L’evoluzione dei sistemi di formazione e di management
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L’evoluzione dei sistemi di formazione e di management
Introduce Fabio Vaccarono, presidente e amministratore delegato Gruppo Multiversity, in dialogo con Cristina Casadei, giornalista Il Sole 24 Ore. Segue tavola rotonda con Raffaella Bossi Fornarini, Politecnico di Milano, Andrea Prencipe, rettore Università Luiss Guido Carli, Alec Ross, Bologna Business School, Pier Maria Saccani, direttore, Consorzio di tutela Mozzarella di Bufala Campana DOP, Paola Venuti, prorettrice Università di Trento.
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Buongiorno a tutti, questa mattina provieremo a fare un viaggio nell'innovazione nei sistemi dell'informazione e del management. Nella mia personalissima rassegna stampa negli ultimi giorni io ho appuntato due cose in particolare che riguardano il nostro Paese. La prima è il forfè, l'aumento del forfè degli studenti universitari al primo anno che ci ha comunicato il Ministero dell'Istruzione. Ci deve preoccupare secondo me sì perché i giovani sono coloro che hanno un po' più in mano il futuro del nostro Paese. L'altro dato che mi ha molto colpito e che io personalmente sto cercando in qualche maniera di nascondere riguarda i posti di lavoro che saranno cancellati dall'intelligenza artificiale. Cancellare è una parola brutta, però noi potremmo magari oggi provare a capire come invece di cancellare potremo utilizzare la parola trasformare. Chi ci potrebbe di più aiutare a capire come usare la parola trasformare? Se non Fabio Vaccarono che oggi è qui come Presidente e amministratore delegato del gruppo Multiversity ma che prima di Università Digitali si è occupato di editoria per un certo periodo quindi ha visto la trasformazione, forse per certi versi anche la sopraffazione del settore poi magari ci dirà qualcosa. Poi è stato Vice President di Google per una decina di anni oggi è arrivato alle Università Telematiche. Ecco, il digitale ci salverà. Come prima cosa le chiedo e soprattutto le chiedo di convincerci dell'opportunità che la collaborazione con un gruppo come il vostro potrebbe dare per portare via quanti più giovani possibili dal bacino dei NYT che è un bacino per l'Italia probabilmente troppo popolato poi anche il contributo che si può dare al lifelong learning che è sempre più importante. Tanto grazie, un saluto a tutti, saluto poi anche gli autorevoli convenuti che faranno parte di questo panel. Tanto grazie, una domanda insomma di una certa ambizione portata, del resto con un padrone di casa come il sole 24 ore con un tema come il futuro del futuro, insomma bisogna fare delle domande coraggiose. Innegabilmente, se noi diamo uno sguardo alle dinamiche del pianeta, la formazione superiore e l'università oggi sono delle priorità nazionali. È stato ricordato 10 anni in Google, un po' di deformazione professionale, si dice che Google è la più poderosa data company, quindi proverei a partire da qualche dato anche un po' per articolare il dibattito, le considerazioni, i punti di vista che sono certi poi successivamente verranno portate al tavolo. Allora, molto brevemente, mi alzo così la presentazione viene più interattivamente, e mi scuso. Allora, il tema è proprio quello della trasformazione digitale. Noi viviamo in un mondo, nell'omento in cui vi sto parlando, in cui ci sono circa 5 miliardi e mezzo di persone collegate alla rete. È un numero enorme. Considerate che le persone che vanno in rete nel pianeta in questo momento vanno in rete con una media di 5-6 strumenti, device tecnologici a testa. Quindi, che l'abbiamo realizzato noi, in questo momento, in questa mattina di maggio del 2023, abbiamo tra i 30 e i 40 miliardi di device tecnologici collegati alla rete. Provene sia il fatto che in un'azienda come quella dalla quale provengo, non si calcolava solo più il tasso di penetrazione della tecnologia internet in un paese, ma si calcolava il tasso di penetrazione ponderato. Quante delle tue 24 ore, più o meno consapevolmente, non sono oggetto di scambio di dati e informazioni dall'utente alla rete e dalla rete all'utente. Ovviamente la dinamica è talmente per evasiva che ormai non dobbiamo più considerare il digitale come un settore. Io mi ricordo 10 anni fa, 12 anni fa, ormai quando, anzi, 11 anni fa, quando ho iniziato in Google, tutti mi dicevano, ah, dopo l'editoria vai in un settore che cresce moltissimo, che fortunato. In realtà l'adozione delle tecnologie digitali ormai è talmente per evasiva. Ciascuno di noi ormai ha 3-4 strumenti di connessione alla rete che internet non va più considerato un settore. Internet è veramente il settore di tutti e non esistono più i professionisti del digitale. Siamo tutti dei professionisti del digitale, che lo si sia realizzato oppure no. Questo è particolarmente vero in un momento nel quale della vera rivoluzione digitale abbiamo visto ancora abbastanza poco. Siamo alle soglie, lo ricordava la nostra moderatrice della rivoluzione dell'intelligenza artificiale. Allora, indubitabilmente, in un mondo dove il digitale è il settore di tutti, tutte le aziende sono degli operatori del digitale e tutte le professioni sono delle professioni del digitale. È ovviamente un pianeta nel quale le competenze, la capacità di sviluppare talento e capitale intellettuale, di manu tenerlo nel corso del tempo. Tutti ricordano questo statement che è molto fondato, un bambino che nasce oggi farà un mestiere che non esiste ancora. Con un allungamento della speranza di vita attiva nei paesi occidentali significativo. Quindi noi come facciamo a rispondere ai bisogni di trasformazione di un mondo dove tutti siamo operatori del digitale e dove tendenzialmente il nostro bisogno di sviluppare, manutenere e ripensare continuamente le competenze sarà assolutamente all'ordine del giorno. Allora, come siamo messi in Italia? Allora, intanto non solo per la discontinuità data dal Covid abbiamo assistito a un significativo aumento del ricorso alla didattica digitale. Purtroppo in Italia non ce lo nascondiamo in una prima fase in virtù di una certa retratezza tecnologica del nostro sistema nazionale. L'abbiamo vissuto in logica emergenziale, pensando che poi alla fine la didattica a distanza, l'e-learning, sia fondamentalmente la DAD. La DAD è la versione disperata, è la versione emergenziale di quello che gli strumenti di innovazione didattica e di sviluppo del capitale e dell'intellettuale del paese possono fare. Comunque ad ogni buon conto questo fattore non è stato un one-off. One-off nel senso non è stato uno scalino, poi finita l'emergenza tutto come prima, ma in realtà è una roba che è diventata assolutamente il nuovo paradigma su cui si sta accelerando ulteriormente. Quindi questa cosa qui è il new normal, è come le forme di lavoro ibride. Lo smart working e gli eccessi dello smart working anche per le società quotate in una prima fase sono stati dovuti a una logica di distanziamento emergenziale. Oggi i nuovi modelli di organizzazione del lavoro in forme ibride bilanciate, possiamo immaginarlo come una specie di sintesi eghegliana dopo una fase di eccesso dovuto all'emergenza, oggi sono assolutamente the new normal o the new anormals preferite. Digital education non è una cosa che dico io ovviamente per dovere d'ufficio al rappresentante oggi di gran lunga il primo gruppo di education in Italia, è una priorità di tutti i paesi. Se voi guardate l'Unione Europea alla quale sempre più dobbiamo fare riferimento, ssendo ormai l'Italia lo 0,7 punto per cento delle terre emerse in un mondo dove tutto è veramente a un click di distanza da tutto quanto il resto, l'Unione Europea sollecita l'adeguamento dell'istruzione dei sistemi e dei sistemi di formazione degli stati membri all'era digitale, perché lo fa? Perché il digitale è stato applicato con progressivo successo a tutti i settori produttivi, cco la mia profezia di prima che vi poteva sembrare strana, dalla finanza all'automotive ai media, pensate alla trasformazione digitale di grandi aziende media leader come il sole 24 ore, ovviamente un settore che si occupa di sviluppare, accrescere, manutenere l'intellectual capita di un paese non può non essere al 2023 fortissimamente orientato al digitale e alla trasformazione digitale, motivo per il quale entro il 2030 l'obiettivo molto ambizioso che si è data l'Unione Europea è che deve avere almeno l'80 per cento dei cittadini dotati di skills digitali di base, senza i quali, senza le quali, in un mondo in cui l'intelligenza artificiale probabilmente sostituirà con maggiore produttività tutte le mansioni a medio alta complessità, perché veramente questa è una rivoluzione che impatta anche cosiddetti lavori di alta qualità francamente diventa un problema particolarmente significativo. Allora priorità di sviluppo di un ecosistema efficiente, di istruzione digitale, di miglioramento delle digital skills, quindi l'Unione Europea ha individuato due direttrici. Un ecosistema altamente efficiente di istruzione digitale, in un mondo in cui una fabbrica di automobili vive immersa in un operatore digitale, non può non esserlo il sistema educativo di un paese che voglia continuare a presupporsi moderno e all'altezza delle sfide che ci aspettano, il secondo ovviamente come derivata di questo, il miglioramento delle digital skills. E' impossibile immaginare un lavoratore, non dico di successo, ma un lavoratore to-cure al 2025 che non abbia un set significativo di digital skills. E questo è vero non solo per chi lavorerà nel digitale, ma per la profezia che vi ho fatto all'inizio per qualunque tipo di lavoratore, per qualunque tipo di studente, per qualunque tipo di specializzazione. Allora i fattori abilitanti per raggiungere questi obiettivi. Allora la disponibilità di infrastrutture, di connettività, di apparecchiature digitali, di piattaforme, di piattaforme tecnologiche, di learning, insegnanti personali che siano veramente competenti sulle tecnologie digitali. Quindi la riconversione digitale che riguarda tutti i settori, riguarda anche soprattutto questo settore che ha poi primariamente il compito di trasferire queste competenze al resto del sistema di avere una serie di sensori intelligenti che capiscono quali sono i fabbisogni, dialogano con le imprese e li tengono alimentati, non dissimilmente da quello che noi facciamo all'interno delle nostre aziende. All'interno delle tue aziende tu vuoi avere i migliori talenti, vuoi selezionarli, vuoi mantenerli, vuoi continuamente trasferire competenze vuoi che questi talenti siano in costante contatto con le evoluzioni la prospettiva che il mercato richiede. Allora da un lato lo sviluppo di competenze digitali deve iniziare fin dall'infanzia con la stabilizzazione digitale, dall'altro la diffusione di una conoscenza e comprensione delle tecnologie alta intensità di dati con l'acquisizione di competenze digitali l'accesso ovviamente delle donne alle carriere digitali. Ricordo un dato di Google, uno degli ultimi che ho visto. Se in Unione Europea noi avessimo una piena parità di accesso alle professioni bilanciata anche sul genere, uomo-donna, a parità di fattori produttivi avremmo un incremento dell'intercetta del PIL europeo tra i 10 e i 20 miliardi, a parità di fattori produttivi. Quindi non solo un tema etico, non solo un tema imprescindibile al 2023, ma anche un tema di opportunità economica. Molto bene, come siamo messi in tutto questo? Rispetto a questo scenario che ho cercato di argomentarvi, non è la mia opinione, ma è anche l'Unione Europea, è il mondo e i dati che vediamo intorno a noi, sono i dati che ci sono. L'Italia purtroppo in fondo alle classifiche dei Paesi UE per numero di laureati e competenze digitali ultimi. Allora in dieci anni in Google io mi occupavo prima dell'Italia, poi ho avuto responsabilità crescenti, la mia lotta è sempre stata quella, tutti gli anni usciva questo report che si chiama DESI, nel quale si vedeva che anche nel solo ambito dell'Unione Europea, l'Unione Europea non è la regione più avanzata dal punto di vista dell'innovazione digitale, per esempio il comparto nordamericano o certe partizioni del mercato asiatico sono più avanti, ma sia pure in questo contesto non leader, l'Italia era sempre tra le ultimissime posizioni da punto di vista del tasso di digitalizzazione dell'economia. Ebbene, il tasso di digitalizzazione il tasso di qualità, risultato, efficacia e efficienza del sistema educativo superiore italiano è in una posizione ancora più bassa rispetto al nostro ritardo sul digitale TUCUR. Vediamo perché. Allora, digitalizzazione del Paese. Oggi abbiamo una penetrazione dell'online che è 40 punti percentuali in meno della Spagna. Perché uso la Spagna? Perché noi abbiamo una vulgata, anche automatica, perché siamo mediterranei, sono cugini gli spagnoli. Cioè, adesso a Crono è stato in Google, ci parlerà sempre della California, Blade Runner, Palo Alto, i paesi inglesi. No, prendiamo la Spagna. La Spagna è un Paese che è anche culturalmente, pur con tutte le diversità del caso, paragonale. La Spagna è un Paese che ha 40 punti percentuali di digitalizzazione davanti al nostro. Ok? Quando io sono arrivato in Google nel 2012, gli ho fatto fare uno studio. Abbiamo preso le piccole e medie aziende che voi sapete essere parte importante del nostro tessuto produttivo. E ho chiesto di calcolare quante piccole e medie aziende italiane avessero un sito internet. Al 2012 eravamo. Rispetto allo stesso tipologia di aziende nel mondo, portoghese e spagnolo, era esattamente la metà. Sito internet che ai tempi era certificato di esistenza in vita digitale. Quindi, non illudiamoci. La Spagna, simile a noi nel bacino del Mediterraneo, naturalmente fratelli e cugini, è un Paese che dal punto di vista della scommessa strategica sul futuro del futuro, della scommessa strategica sulla modernità, è un Paese che non ci vede neanche. Neanche. Sappiatelo, tenetelo presente. Quindi figuratevi altri contesti maggiormente anglosasso. Allora, abbiamo un record negativo per l'Italia per il numero di giovani che non lavorano e non studiano. Lo sapete di questa tragedia. Questa è un'emergenza nazionale. A livello mondiale siamo il sesto peggior Paese. Un nostro connazionale su quattro, tra i 18 e i 30 anni, circa, poi a seconda delle stime, si possono fare parte. Uno su quattro non studia e non lavora. Secondo voi, l'Italia può restare un Paese del G7 e G8 a lungo, con il calo demografico e la crisi anche di struttura demografica che ci aspetta, avendo un giovane su quattro che non studia e non lavora. Andiamo avanti. Siamo sest'ultimi al mondo pernito, quindi sest'ultimi nel senso che peggio di noi fanno solo il Sudafrica, il Brasile, la Turchia, la Colombia e il Costa Rica, però meglio di noi fanno il Cile, l'Argentina, il Messico, la Sempiterna, Spagna e così via. Questo è un dato assolutamente drammatico, che però si parla anche con un paradosso. Lo diceva la nostra moderatrice in apertura. In apertura noi abbiamo questa situazione. Poco prima di uscire da Google, ricordo che in Italia soltanto le aziende cercavano tra i 500 mila e un milione di data scientist con la disperazione di non trovarli. Quindi in questo momento l'accelerazione del cambiamento, l'accelerazione del digitale, il fatto che tutti i settori tutte le professioni stanno diventando digitali ancora non abbiamo visto niente perché ancora deve arrivare l'intelligenza artificiale, fa sì che ci sia quello che si chiama tecnicamente un mismatch, una distanza, un ponte che noi dobbiamo creare tra l'enorme perdita di opportunità produttiva, sociale, di inclusione economica i bisogni sempre più pressanti che ha il sistema produttivo per poter mantenere il benessere e le prospettive dell'Italia. Come percentuale di laureati, qui veramente scendiamo nei gironi dell'inferno dantesco, l'Italia come percentuale di laureati sulla popolazione è il peggiore paese dell'Unione Europea. Peggio di noi fa solo la Romania, non vi consoli, la Romania fa comunque meglio di noi sui laureati in discipline STEM, Science, Technology, Engineering, Mathematics. Questo è un dato, io potrei veramente fermarvi qui aprire alle domande. Voi dite la vulgata del paese, anche la responsabilità, poi chi ti fa la informazione, ma no, in Italia la laurea non serve. In un paese nel quale noi abbiamo 18 milioni di diplomati, record negativo dell'Occidente, diplomati che per loro natura fanno delle mansioni al netto di alcune eccezioni, statisticamente di medio alta complessità. Questo è esattamente il segmento di lavoratori a cui l'intelligenza artificiale farà sicuramente peggio, sicuramente, perché un paese che ha un tasso di laureati più alto si occupa di sviluppare la parte più alta del proprio capitale intellettuale, è un paese che l'intelligenza artificiale la incorpora, la gestisce meglio, crea professioni nuove la trasforme in opportunità. Un paese che ha meno laureati STEM della Romania meno laureati di tutti gli altri, ha 18 milioni di diplomati al 2023, non se ne occupa veramente, è un paese che dallo tsunami che sta arrivando, vi posso assicurare, prenderà solo il peggio. Allora, l'Italia ha la metà dei laureati degli altri paesi UE, quindi abbiamo circa un 26-27% contro una media che va verso il 42%. La cosa che voglio dirvi è che gli altri paesi però non stanno fermi. Avete visto gli standard che setta l'Unione Europea, sta settando gli standard molto elevati di target, di percentuali di popolazione laureata, proprio perché vede le discontinuità tecnologiche che arrivano sa che se un paese, una regione vuole vivere da protagonisti in nuovi tempi, deve investire sul numero di laureati, post laureati, pluri laureati e così via. Allora, 18 milioni di diplomati ve l'ho detto. Altre statistiche che in questo momento ci inducono a essere tutti insieme a collaborare, perché francamente oggi è per dialogare. Abbiamo alcuni autorevolissimi esponenti del mondo dell'educazione superiore italiana. Oggi noi abbiamo 61 laureati soltanto, su 100 che completano il percorso di laurea entro 10 anni. Quindi i pochi che si iscrivono dovrì che costituiscono in sé un gigantesco bacino di dispersione scolasta. Abbiamo 5 milioni di studenti che abbandonano il percorso di laurea. E l'Italia ha un tasso di abbandono di università? Ecco la domanda da cui siamo partiti che è tra il più alto dei paesi UE. Il 62% degli iscritti a una laurea triennale finisce per non completare il percorso di studi. Allora, questo è un dato che fa una differenza enorme. Stiamo sempre nei paesi cosiddetti fritz, che sono quelli che assomigliano a noi, per non avere questo bias che dice si vabbè ma l'America è un'altra cosa. E il più 62% rispetto alla Francia, Spagna e Portogallo è ovviamente se ci spostiamo come lente sui pesi anglosassoni. Ecco perché ve li ho risparmiati. Come dire, noi siamo un campetto di provincia loro sono Champions League. Allora, quali sono le ragioni di questo ritardo? Questo ritardo è strutturale, bisogna guardare bene i dati perché sennò uno dice ah l'Italia... Allora, noi abbiamo, oggettivamente, per come è strutturata la nostra popolazione sul territorio, abbiamo una scarsa presenza di sedi universitaria sul territorio nazionale. Noi abbiamo una provincia su due che non ha una sede presenziale. Questo perché, mica per assenza di investimenti, questo è la conseguenza. Noi ovviamente oggi abbiamo un alto tasso di universitari che sono costretti a studiare fuori sede. Lo dirà alla tavola successiva. Perché? Perché l'Italia ha una conformazione particolare. Chi di voi, come il Sole 24h, ha delle reti che si occupano di gestire piccoli business anche che stanno in provincia e così via. L'Italia ha più dell'80% della popolazione che risiede in comuni con meno di 100.000 abitanti. Per certi versi questo è un fattore di inclusione sociale, di comunità locali, di distrettualità. È uno specifico alla logica del campanile e così via. Però se voi considerate che al 2023 noi ancora abbiamo il 20% degli italiani che risiede in comuni con meno di 3.000 abitanti, ovviamente questo pone una serie di sfide rispetto alla modernità. La prima di tutte c'è un teorema base dell'economia dell'innovazione che dice che quanto più tu hai metropoli grandi capaci di concentrare la popolazione di favorire lo scambio intellettuale, quanto più l'adozione dell'innovazione è rapida. Quindi noi abbiamo già questa difficoltà strutturale. Ma se io ho una provincia su due, non per colpa sua, ma per un fatto di come vive la popolazione, che non ha una sede presenziale, costringo il 60% dei miei studenti che decidono di avventurarsi in un percorso universitario, ssere fuori sede, capite che poi quei dati presentano il loro conto. Ovviamente il tema, il dibattito sacrosanto che abbiamo tutti sotto gli occhi, il tema dell'housing, le tende, quindi oggi abbiamo pochi alloggi a prezzi agevolati per gli studenti, quindi siamo qui per unire le forze. More come dicono gli inglesi, dobbiamo agire su tutti quanti i fronti. Quindi oggi abbiamo 700.000 studenti fuori sede, circa 40.000 posti letto disponibili a costi agevolati, un 5.7% di studenti che soltanto riescono a trovare un alloggio. Proprio perché noi abbiamo un numero di popolazione fuori sede che in termini percentuali è tra i più alti in Europa, una sfortuna nelle sfortune se volete. Però è un fatto, i costi di uno studente fuori sede di università tradizionale, a seconda delle stime, sono dei costi poderosi. Perché c'è il tema degli affitti, del caro affitti, c'è il tema del vitto fuori casa, ma soprattutto c'è il tema relativo al fatto che se io avevo una piccola attività lavorativa, se io comunque mi autosostentavo, aiutavo la famiglia a cose, ovviamente con una popolazione che sta tanto fuori sede questo diventa più complicato. I costi di uno studente di università digitale. Allora, l'università digitale, questo volevo dire, in un mondo in cui tutti i settori diventano digitali, l'università italiana insieme, non sto parlando necessariamente degli specialisti come noi che attene ai digitali di Italia, non può non abbracciare, lo dice anche l'Unione Europea, lo dicono i dati, lo dice il ritardo, lo dice il bisogno che il nostro paese ha, una chiara prospettiva di digitalizzazione. Ovviamente more is more, bisognerà favorire la presenza, bisognerà favorire le interazioni in persona, una cosa non esclude l'altra, bisogna favorire l'housing, tutte cose che devono avere il segno più perché, peggio di così, credo che l'Italia non possa fare rispetto ai numeri laureati. Però allo stesso tempo, se ci sono persone che per loro natura hanno difficoltà, non hanno accesso, noi dobbiamo nuovamente rendere l'università inclusiva. I costi di uno studente che completa un corso di laurea digitale sono circa diviso 7. Diciamo la media, a seconda di quanto si deve spostare fuori sede, se vuole andare al nord, dove ovviamente il costo degli affitti è più elevato, va dalla metà a un settimo. Possiamo a noi rinunciare a una più convinta digitalizzazione del sistema universitario italiano con i pochissimi numeri di laureati che riusciamo a sfornare oggi? Possiamo permettercelo? Possiamo permetterci di non avere delle soluzioni che vadano nel senso di una maggiore inclusività anche sociale ed economica per chi vuole e deve studiare per garantire un futuro al proprio paese il successo? Credo che la risposta sia abbastanza automatica. Tanto più che, se voi guardate poi le statistiche, francamente il ripensamento che ci ha portato il digitale in tanti settori, cioè che cosa ha veramente senso valore aggiunto in presenza che cosa francamente ne ha meno. Se voi guardate, uno studente fuori sede tende a frequentare l'80% delle lezioni di corsi il primo anno, il numero tende a scendere tra il 50% e il 30% il secondo anno e dal terzo anno in su il 10%. Quindi statisticamente anche chi è fuori sede è un medione nazionale poi alla fine finisce per non essere così assido nel frequentare. Se voi prendete i punti percentuali di frequenza ai ricevimenti universitari o ai laboratori universitari sono alcuni punti percentuali. Se aggiungete lo vede chi di voi ha già figlia anche solo al liceo, che all'interno delle aule molto spesso l'attenzione è sugli schermi che le persone hanno di fronte, voi capite che in qualche modo il paradigma organizzativo di erogazione dei contenuti scientifici ha grandissimi spazi soprattutto in Italia per essere completamente ripensato. Allora l'Italia si trova nella parte bassa della classifica giovani adulti, laureati, formazione superiore. Allora il 23.6% delle persone di età compresa tra 25 e 7 ha fatto registrare un basso livello di istruzione. Allora ve lo dico semplicemente così mi avvio le conclusioni. Quanto più escure e colorata questa mappa quanto più la popolazione è istruita d è soprattutto istruita in senso superiore. Voi guardate, quella là credo che sia indicativamente velocitata prima la Romania, questa è l'Italia. Porte di questa mia armocromia qui non devo fare delle considerazioni ulteriori su questa slide. Ovviamente la Russia è sclusa da questa analisi solo perché non fa parte di questa compartimentazione geografica. Barriere geografiche. Motivi che prevalentemente correlati i costi dello studio da fuori sede con ricadute anche sulle prospettive lavorative. Noi abbiamo barriere geografiche importanti, il nostro del Paese delle Province l'abbiamo detto. Le università native e digitali colmano in larga misura, ma non vuol dire native, digitali soltanto come la nostra, vuol dire anche semplicemente uno sviluppo digitali di università tradizionali. Colmano un divario geografico sociale della popolazione. Oggi noi dobbiamo rendere l'università nuovamente inclusiva. Per una famiglia di 18 medio tenere due figli fuori sede è diventato un problema enorme, anche soprattutto da un punto di vista economico. Sono dei risultati assolutamente poco efficienti e efficaci sulla base dei numeri che abbiamo visto prima. Con la digitalizzazione del sistema dell'istruzione superiore possiamo ridurre i costi dello studio, diminuire la diseguaglianza sociale e ovviamente garantire maggiore inclusività e diritto allo studio in un Paese che ne ha drammaticamente bisogno. Che cosa propongo oggi ovviamente sarà anche oggetto del dibattito. Noi dobbiamo puntare a un'integrazione strategica tra Atenei Presenza Atenei Telematici Digitali per recuperare di vario e cogliere opportunità del digitale. Il nuovo modello del mondo il 2025 con sei miliardi di persone che vivono collegati in rete, è un modello personatura ibrido. Se pensate rispetto alle vostre esperienze di fruizione dei media, che non è poi una roba diversissima al netto della componente di ricerca, scientifica, accademica, geologica e diversa. Io ho iniziato la mia carriera nel mondo di media nel 2005, mi ricordo che chi scriveva e lavorava per il quotidiano cartaceo, e chi scriveva e lavorava per l'edizione online, due rette parallele che se non si incontrano mai, che se si incontrano non si salutano. Cioè io ero autorevole, un grande scrittore che ho pubblicato, io solo edizione cartacea. Pensate oggi come funziona una grande azienda leader di media come il Sole 24 ore. Voi siete in grado nel vostro percorso di apprendimento, fruizione, di distinguere tra punti di contatto fisici e punti di contatto virtuali, tra lettere, il click, uno sfoglio. No, è seamless come si dice. Voi siete immersi, grazie alla tecnologia digitale, siete molto più produttivi, siete al centro di un sistema di informazione che è costruito intorno a voi, come direbbe qualcuno, e che vi dissegue dal mattino alla sera. Il sistema dell'educazione superiore al 2023, specie in un paese in ritardo come l'Italia con le caratteristiche morfologiche che l'Italia non può prescindere da questa rivoluzione. Molto brevemente, quindi già oggi la soluzione per uno sviluppo organico del paese viene dal digitale provane sia il fatto che il mercato se n'è anche accorto. Quindi il numero di studenti digitali, ovviamente con l'accelerazione della pandemia, ma che poi non è tornato indietro, è quadruplicato negli ultimi 10 anni, è triplicato negli ultimi 5 anni, è dato che o stamattina è raddoppiato negli ultimi 3 anni. Scusate, c'è ancora tanto da fare perché l'11% oggi dei laureati italiani ha conseguito una laurea in una teoria digitale contro, andiamo alla Spagna, Spagna non ha caso, il doppio dei nostri laureati ha oltre il 20% dei laureati che con successo assoluta normalità vengono da università digitali, così come ha oltre il 20% anche negli Stati Uniti d'America. Poveriscono l'accesso allo studio universitario, pensate alle categorie degli studenti lavoratori dei lavoratori studenti, flessibilità nei percorsi di laurea, benefici individuali, con questioni positive a livello socio economico? Ragazzi c'è spazio, c'è spazio per un'alleanza, per le sinergie, per fare tutti qualcosa insieme per il nostro paese. Abbiamo 18 milioni di diplomati da convincere in ginocchio, mi ci metto io per primo, a studiare, studiare, studiare, perché in un mondo in cui gli americani sono preoccupati di avere 150 milioni di professionisti che verranno impattati dall'intelligenza artificiale, di cosa succede a un paese come il nostro? Ma avete idea delle catombe sociale e economiche che ci aspetta dietro l'angolo? Se non convinciamo tutti gli italiani in modo comodo, pratico, interattivo, basato su tecnologie user friendly, a tornare a studiare ristudiare più volte nel corso della propria esistenza. Allora, attori e protagonisti, 27% delle risorse complessive del PNR dedicate alla trasnizione digitale, dobbiamo rimboccarci le maniche tanto da fare, io chiudo, testimoniando che siamo qui oggi anche ad annunciare una iniziativa nuova, ovviamente, un mondo a temi, come dire, di sostenibilità, a temi di inclusione, la riduzione dell'inquinamento ambientale, la riduzione dell'inquinamento nergetico, la sostituzione del materiale cartaceo con degli strumenti di natura digitale, ovviamente se noi guardiamo aspetti di environmental social governance, il digitale è fortemente correlato agli output positivi in questo senso. Quindi, oggi rappresento un'alternativa concreta per colmare ritardi in termini di formazione e digitalizzazione nel nostro Paese, molto brevemente vi spiego anche due secondi cosa facciamo, ma soprattutto che cosa facciamo oggi insieme al Sole, che ringrazio una volta di più per la grande ospitalità per l'onore che ci fa, siamo ovviamente il primo gruppo nella digital education italiana di grandissima lunga, siamo il secondo gruppo a livello europeo, per una volta in un settore dove siamo indietro, come l'education, corriamo il rischio di creare il campione europeo dall'Italia, a me non sembra poco, ma con l'aiuto di tutti, ce la metteremo tutta veramente per diventare un benchmark da questo punto di vista, abbiamo tre atenei digitali, uno è il più grande, abbiamo circa 7 studenti universitari su 10, 70% di quota di mercato, il più grande di tutti è Pegaso, uno dei più grandi è Mercatorum, che è l'università delle camere di commercio, uno dei temi di cui abbiamo bisogno oggi è questa osmosi permanente tra il mondo della ricerca accademica-scientifica l'università e il mondo del lavoro. Voi capite che avere uno strumento universitario-digitale appoggiato sul sistema delle camere di commercio è per sua natura un plus fortissimo di educazione e riducazione delle persone. E poi l'università digitale Sarrafaelia, che secondo L'Hambur, questo per dire che non necessariamente una cosa che è moderna, non si occupa della densità di ricerca scientifica, è una tra le prime 5 università italiane per la qualità della ricerca, quinta su 98 tenei misurati da L'Hambur, ha 4 top scientists nella classifica di Stanford. Il mezzo, come dire, si sposa con dei contenuti di eccellenza, lo dimostrano i media, lo dimostrano, ovviamente, il ricorso assolutamente normale alla digitalizzazione dell'università che viene all'estero. Allora, svelo alla fine, oggi abbiamo oltre 220.000 studenti, svelo alla fine il vero senso della novità, 66 percorsi di lavoro tanto quanto, non vi annoio oltre, ma per dirvi che non è una scommesa sul futuro, oggi è un gruppo dove un sacco di gente trova enorme soddisfazione con voti di Net Promoter Score, articolazioni territoriali e così via. Allora, tutto questo, cioè la trasformazione digitale industrialmente applicata con successo al mondo dell'education superiore, oggi è una leadership che si lega a un'altra grande leadership, quindi chiudo dicendovi che ho veramente l'onore, il privilegio anche l'emozione di annunciare la nascita di sole 24 ore formazione. Da un lato, il grande leader che ci ospita oggi, che tutti voi conoscete, è come un'eccellenza assoluta del Paese, soprattutto su tematiche di natura imprenditoriale, manageriali, finanza, professioni, articolazioni territoriali di imprese, tutto il mondo e l'ecosistema di confindustria che sta alle spalle, cioè il sole 24 ore, leader assoluto nel suo comparto, proprio per Antono Masi direi, e dall'altra il più grande gruppo di education italiano fortemente permeato da una cultura digitale con oltre 220.000 studenti. Dall'unione, quindi, tra Multiversity il gruppo Sole 24 ore, oggi annunciamo Sole 24 ore formazione, la nostra ambizione è creare uno standard di assoluta eccellenza nel mondo dell'executive education. Cosa vuol dire xecutive education? Persone che attraverso questa scuola trovano dei percorsi di accelerazione, di qualificazione, di riaccelerazione della propria professionalità in un mondo con 5 miliardi e mezzo di persone collegate in rete. Ovviamente la vicinanza con mondo delle imprese è per definizione scritta nel nostro patrimonio genetico, perché il Sole 24 ore rappresenta il mondo della popolazione attiva in Italia quindi oggi, insomma, in qualche modo abbiamo già iniziato una serie di attività, però, teniamo a battesimo questa creatura della quale siamo molto orgogliosi e con la quale vogliamo dare un assoluto vitale, faticoso, appassionato, ma veramente determinato contributo al nostro Paese, finché l'Italia possa avere un futuro all'altezza del proprio grande passato. Vi ringrazio. Grazie a Fabio Vaccarono. Ci sarà adesso una tavola rotonda in cui proveremo a mettere qualche tassello anche un po' di ottimismo, speriamo, perché i dati che ci ha presentato sono dati che ci devono preoccupare, soprattutto nel confronto con gli altri Paesi a questo proposito è molto interessante avere anche un punto di vista esterno che è quello che ci porta Ale Kroos, che è Distinguished Adjunct Professor della Business School dell'Università di Bologna. Buongiorno, ben arrivato. Ale Kroos ha molti cappelli. Oggi ne prendiamo due, quello accademico e poi anche quello di venture capitalist. Abbiamo con noi il rettore della Luisa Andrea Principe, buongiorno. Per l'Università di Trento abbiamo la prolettrice Paola Venuti, buongiorno. Per la Graduate School of Management del Politecnico di Milano per UULM abbiamo la professoressa Raffaella Bossi. Buongiorno, vedo che tutti le danno la mano. E poi all'arrivo ci aspetta Pier Maria Saccani, che è il direttore del consorzio della mozzarella di bufala Campana DOP. L'ondata tecnologica ha investito tutti i settori. Diciamo che ancora il shop che fa la mozzarella non c'è. Serve ancora il casaro, però diciamo così, quest'ondata ha in qualche maniera avuto un impatto molto forte anche sulle vostre aziende, soprattutto dal punto di vista dell'organizzazione del lavoro. Vero? Grazie, trovo anch'io. Scusa. Comincerei da Alec Ross. Così vediamo cosa pensa chi arriva dal paese che gioca la Champions quando si parla di tecnologia. Lei un paio di anni fa ha scritto un libro intitolato I furiosi anni venti, dito da Feltrinelli dice che questo è il momento per una nuova ondata di innovazioni, esattamente come accadde dopo la seconda guerra mondiale. A questo proposito lei dà quattro consigli, ci invita a ripensare il patto sociale, diciamo così, stato cittadini i protagonisti tra i protagonisti di questi quattro consigli, ci sono due categorie che in Italia sono penalizzate. Una è quella dei giovani che sbaglieranno anche, ma vanno incoraggiati. Io questa mattina ho visto che ci sono tantissimi ragazzi e speriamo di poter offrire anche qualche stimolo interessante. L'altra categoria sono le donne che sicuramente la risorsa più sottutilizzata nell'economia italiana. Vaccarono prima diceva che nel percorso di digitalizzazione è importante coinvolgere le donne anche perché le donne poi sono anche madri quindi magari possono trascinare anche i figli in qualche maniera. Ecco, come facciamo a trasformare due punti deboli in due punti di forza? Grazie per questa domanda grazie per l'opportunità di condividere alcuni pensieri con voi oggi. Fabio ha parlato con alcuni dati molto molto importanti sulla formazione, è quello che dobbiamo fare in questo Paese per lo sviluppo delle competenze digitali e nell'ecosistema universitario. Io vorrei dato che questo panel è anche un focus sull'evoluzione di management, vorrei dare un piccolo perspetivo anche su cosa succede dopo la laurea o anche nel lavoro per quelle che non hanno una laurea. Come lei ha detto, io vorrei parlare senza censura, come sentite da questo accento italiano non è mia madre lingua, ma ho un cuore un'anima italiana, quindi voglio dargli un perspetivo da qualcuno che vede all'interno di questo Paese che è un'altra, ci sono 196 Paesi nel mondo ne ho visitato più di 100 quindi un perspetivo d'Italia che da qualcuno che adora questo Paese ma anche vedo delle sfide prima di tutto possiamo parlare dei giovani, io penso che io sia giovane ho 51 anni ma alle tavole importanti in questo Paese sono sempre il giovane quasi il più giovane mentre quando sono negli Stati Uniti sono quasi sempre il più vecchio è così noi abbiamo un grande problema a livello culturale blocchiamo i giovani talenti per questo che partono quando vai al sede di Apple, Cupertino California, ci sono delle tavole la mensa dove parlano solo in italiano una volta lì ho chiesto ma perché siete qui, si vede un Cupertino super noioso super costoso, perché avete queste competenze perché siete qui in California invece del bel Paese e mi dicono che ma non possiamo fare questo lavoro perché dobbiamo aspettare ci dicono che dobbiamo aspettare 10, 12, 15 anni per avere il livello di responsabilità che ci dà all'inizio nei Stati Uniti questo è un Paese in cui a livello culturale è all'interno dei nostri sistemi di business abbiamo una mentalità di, negli anni 20 si può fare questo, negli anni 30 si può fare questo, negli anni 40 si può fare questo forse alla fine degli anni 40 potete avere delle responsabilità grandi io nel mio fondo di venture capro ho investito più di 800 milioni di dollari in 40 aziende in 5 continenti tutti, tutti i miei investimenti, gli amministratori delegati sono più giovani di me tutti sarebbe impossibile in questo Paese non dico che quelli vecchi non possono innovare sì, sì, si può ma penso che manchiamo un po' di equilibrio penso che si è squilibrato qui dobbiamo creare più spazio per questi giovani talenti che non scappano non vanno a Londra nei Stati Uniti, in Israele in Australia questo è il numero uno numero due le donne io ho fatto un discorso cinque giorni fa c'erano due personaggi importanti del mondo di business, 200 presenti tra cui c'erano meno di 10 donne tra questi 10 donne penso che forse 4 o 5 di questi erano figlie del fondatore senza figli non siamo perfetti nei Stati Uniti ma per diventare un esecutivo ad alto livello in Italia come una donna devi essere Wonder Woman altrimenti non si va molto spesso quando crescono crescono all'interno di aziende internazionali diventano country manager in Italia abbiamo un'idea, io voglio fare qualcosa con voi se potete vorrei che voi tutti per 10 secondi chiudete gli occhi pensate dell'immagine io, sì io qual è la faccia, qual è la figura sì io aprite gli occhi quanti di voi avete un'immagine maschile? tutto, è così penso che dobbiamo cambiare la mentalità di cos'è un CEO quando un italiano diventa arrabbiato con me dice, io ho delle donne in posizioni importanti come esecutivi comunicazione o risorse umane ma come sapevi? quindi la seconda sfida in questo paese è per le donne possiamo parlare di tutti i sistemi di formazione di politica tutto questo ma dobbiamo anche affrontare le sfide culturali ok, dobbiamo io dico tutto questo da uno che ama questo paese vorrei concludere con un noto di ottimismo io sono qui, adesso passo il 40% di l'anno in Italia non è solo perché si vive bene si mangia bene, no perché vedo opportunità in questo paese perché penso che durante gli ultimi 20 anni le innovazioni hanno reso il mondo più veloce d efficace gli umani sono diventati più come macchine, le macchine sono diventati più come umani ma adesso vogliamo le innovazioni che ci rendono più umani che aumentano il nostro umanessimo questa peninsula che adesso chiamiamo Italia è stata per 500 anni il centro del mondo dove si può collegare i sviluppi tecnologici e scientifici con l'umanessimo pensa delle invenzioni italiane i primi motori di combustione interno al mondo, il barometro il calcolatrice programmabile l'epidemiologia, lo studio delle malattie, la lampadina la macchina da scrivere, il microscopio il motociclo, la nitroglicerina gli occhiali, i paracoduti personal computer, i protesi la radio, uno dopo l'altro non c'è un altro paese nel mondo con queste dimensioni che ha questo tipo di creatività legato all'innovazione, quindi sono molto molto ottimista per questo paese ma dobbiamo affrontare con occhi aperti alcune sfide non solo a livello politico tecnico ma anche culturale grazie Saccani è d'accordo con me ma si è dimenticato la mozzarella di bufala allora vi porto nella cuore del Made in Italy perché il nostro è intanto un paese manufacturiero dove è vero che appunto ci sono delle trasformazioni che dobbiamo più gestire che non subire però è anche vero che ancora oggi la mozzarella di bufala la fa il casaro e il casaro si alza la mattina prima dell'alba lavora anche la domenica in un mondo appunto che si sta completamente trasformando ha forse diciamo così reso il settore forse meno attrattivo per i più giovani che chiedono molto tempo per sé cco quello che volevo chiederle è voi per aiutar le imprese nel percorso di profonda internazionalizzazione che stanno affrontando di grande crescita perché si tratta di un settore in forte crescita avete creato una scuola avete detto partiamo da una scuola di formazione che ormai ha diciamo ha un certo numero di anni e che interessa sia i casari che i manager però perché non basta soltanto formare i casari perché aziende che oramai hanno dimensioni come le vostre hanno bisogno di manager internazionali tanto grazie alla possibilità di essere qua di parlare anche a tanti giovani mi ha tolto dall'imbarazza perché ieri sera ne parlavamo in Italia viviamo in un mondo di vecchi è già stato detto per cui almeno mi sono tolto da questo imbarazzo poi abbiamo più o meno la stessa età per cui anche passo in quella in quella fase allora innanzitutto io sono molto orgoglioso mi sento anche un po' di responsabilità perché in tutti i soggetti che partecipano a partecipare noi probabilmente siamo una delle poche realtà che rappresenta il sud Italia il sud Italia vive purtroppo sentite l'accento sono 8 anni che lavoro al consorzio della mozzarella di Buffa alla Campana vive di stereotipi che sono passati il sud Italia è uno dei posti nel sud Italia ci sono i posti che hanno avuto il più grande incremento turistico negli ultimi 10 anni ci sono delle grandi risorse tecnologiche c'è una grande evoluzione noi come mozzarella di Buffa alla Campana rappresentiamo una filiera che dà a lavorare circa a 11.000 persone che negli ultimi 6 anni è cresciuta in termini di volume circa il 26% ha una distribuzione pressoché mondiale con dei problemi delle logistiche legate a un formaggio che comunque è freschissimo dati che aveva laborato Svimez genera sul territorio 1.2 miliardi di fatturato diretto, cioè tutto quello che gravita intorno al nostro mondo nel territorio di produzione ha questo genere noi ci siamo fatti qualche domanda nel 2016 abbiamo spostato la nostra sede dentro alla reggia di Caserta noi abbiamo iniziato a pensare all'Italia come un qualcosa legato profondamente alla cultura e anche all'innovazione ma a quello che nel mondo noi rappresentiamo il bello noi non facciamo macchine noi facciamo le Ferrari non facciamo moda, c'è Armani abbiamo il parmigiano reggiano, mozzarella di buffa alla campana il vino possiamo avere il Chianti Classico e la Marone noi rappresentiamo questo per il mondo secondo me ra intorno al 2012-2013 io ho ascoltato Eric Schmidt presidente di Google in 40 minuti lui descrive quella che era l'Italia a Roma io gli avrei chiesto quanto guadagni mandiamo a casa tutti, tu ci prendi e ci porti avanti lui è partito descrivendo l'Italia, voi siete la Monte Carlo del mondo perché tutto il mondo vi vede come il punto di riferimento come la grande bellezza richiamando poi noi che cosa abbiamo fatto l'anno successivo dopo esserci trasferiti dentro alla reggia abbiamo creato una scuola di formazione perché è vero che ci sarà l'intelligenza artificiale il latte è vero tutto quello che sarà l'evoluzione ma tutte le mattine le buffale vanno munte il latte va portato nei casifici il casaro deve fare la mozzarella la tecnologia ci ha aiutato oggi abbiamo una filiera che è tracciata, è l'unica filiera DOP d'Europa con un sistema di tracciabilità io da una confezione di mozzarella riesco a dirvi in tempo reale la buffala che ha prodotto il latte l'informatizzazione c'è stata perché non si fa la mozzarella come si faceva vent'anni fa i livelli qualitativi sono cresciuti perché noi sulla qualità possiamo competere al mondo noi possiamo competere perché perché non ne facciamo tantissimo di formaggio noi facciamo quello che riusciamo a fare perché l'agricoltura e l'agroalimentare oggi rappresentano il secondo comparto del PIL in Italia noi dobbiamo fare qualità perché solo su quello possiamo competere io ieri ascoltavo anche il ministro Urso che parlava di tante cose sull'evoluzione e quant'altro io vorrei affrontare un attimo l'argomento in maniera diversa, noi facciamo fatica le nostre aziende fanno fatica a trovare le persone come dicevi che la mattina alle 4 vogliono svegliarsi andare in allevamento, che non esiste il sabato e la domenica il nostro prodotto è un prodotto stagionale che si vende col caldo per cui diciamo che i picchi ci sono da aprile a settembre ma il problema io lo vedo in maniera diversa non siamo noi a dover offrire un lavoro a loro ma è loro i giovani che devono dirci come vogliono lavorare forse dovremmo dare questa piccola apertura il problema alla base in un precedente vita facevo l'avvocato secondo me è giusto lavoristico le nostre aziende non pagano se dobbiamo dare, per esempio parliamo di ristorazione, non parliamo parlando la settimana scorsa con uno chef abbastanza importante, due stelle, Michelin lui diceva, io non trovo la gente che viene qua, sono aziende perché hanno dei fatturati che sono equiparabili a delle aziende poi ho fatto la scommessa ho provato a fare degli annunci in giro offrendo un lavoro che non prevede tutte le sere il lavoro, ma solamente 3 sere la settimana un weekend libero, sì, un weekend libero no c'era la coda fuori ci sono delle priorità diverse noi li studiamo nei confronti dei nostri consumatori per andare a vedere chi è interessato al nostro prodotto i giovani hanno delle priorità diverse siamo noi vecchi che dobbiamo anche adattarci a questo perché tanto le aziende le dovranno mandare avanti loro noi viviamo in una in un comparto dove quasi tutte sono aziende familiare il padre ci ha buttato il sangue probabilmente per creare delle aziende di un certo tipo, non concepiscono che il figlio gli dica, io voglio andare con i miei amici in vacanza come? questo non è concepibile secondo me questa è un'evoluzione però alla base bisogna stare attenti anche giust lavoristica perché è facile parlare, negli Stati Uniti c'è un sistema giust lavoristico totalmente differente, oggi avere due persone che lavorano 4 ore al giorno non costa come averne una che le lavora 8 per l'azienda questo è uno dei grandi problemi allora le aziende fanno fatica a strutturarsi perché il presidente qua oggi che c'ha un'azienda questo è il problema che deve affrontare allora secondo me la riflessione che noi dobbiamo fare è anche in quell'ottica e forse anche il sistema universitario in Italia si può adoperare per insistere in questo verso, sennò è ovvio che non siamo mai competitivi fortunatamente la mozzarella di buffa la campana dopo non si può delocalizzare non andremo mai a farla altrove quindi nella produzione della mozzarella di buffa la campana doppa diciamo anche la trasformazione l'innovazione oltre un certo limite non si può spingere cco direi di entrare adesso nell'accademia un po' più tradizionale per capire fino dove invece ci si può spingere per risolvere tutte quelle problematiche che ci ha ampiamente raccontato con molti dati Fabio Daccarono cco chi conosce Andrea Principe retore della LUIS sa che la sua leadership accademica tra le altre cose ruota attorno a tre una l'innovazione l'altra l'interdisciplinarità la terza è l'internazionalizzazione i temi che ha affrontato anche alle gross la cosa che volevo chiederle che cosa sta facendo nella pratica per costruire questi tre piastri e perché oggi sono così importanti Bene, grazie buongiorno a tutti io solitamente nelle tavole rotonde provo a disallinearmi dalle dalle proposte piuttosto che dalle condivisioni però ammetto che su questa mi trovo semi allineato sulle ovviamente sui numeri che Fabio ci ha illustrato sulla posizione sia di Alecross che di Saccani tra l'altro proverei un attimo a dare anche una colorazione diversa un significato diverso al concetto di università tradizionale, questo anche scontando il fatto che io sono professore di innovazione quindi di Innovation Studies attenzione tradizione e innovazione vanno e devono andare a ripasso non è tanto la tradizione che impatta negativamente sul futuro sul futuro del futuro quanto il tradizionalismo e quindi su questo dobbiamo attenzione a rivedere e ripensare anche categorie mentali che utilizziamo per descrivere appunto le nostre università qual è il mio punto per allinearmi e approfondire provare a dare una risposta alla sua domanda cioè è vero sì che purtroppo il sistema Italia viaggia con i numeri che ci ha raccontato Fabio Vaccarono è vero anche però che abbiamo possiamo avere tutte le risorse da una parte per ripensare il modo in cui si fa non soltanto alta formazione ma si fa formazione in generale quindi possiamo e dobbiamo secondo me ripensare rivedere l'intera filiera educativa da una parte dall'altra, e mi è piaciuto moltissimo il punto, il caso concreto che ci ha portato Saccani cioè dobbiamo attenzione tenere presente che le nuove generazioni vanno intercettate diversamente rispetto all'opportunità di lavoro diversamente rispetto a come noi lo abbiamo pensato bastato tra virgolette modificare qualche elemento dell'offerta di lavoro che Saccani ha avuto appunto la fila al composito sistema del consorzio della mozzorra di Bufa alla Campana quindi qual è il messaggio? 1, necessariamente dobbiamo ripensare il modo in cui si fa formazione quello che diceva Vaccarono è giustissimo attenzione, l'intelligenza artificiale non dobbiamo avere parola dell'intelligenza artificiale però per non aver paura dobbiamo inserire elementi di intelligenza artificiale di didattica, di ricerca in tutti i percorsi informativi perché qualsiasi professione sarà impattata non è soltanto la abilità, la competenza di saper utilizzare il device di turno che sia un iPad, che sia un telefono, che sia un computer abbiamo bisogno di quelle competenze cioè che tutti i futuri professionisti abbiano quelle competenze che permettono loro attenzione, altro concetto che non amo e anzi aborro, non devono adattarsi all'intelligenza artificiale, devono saperla governare devono saperla governare questo però di nuovo richiede un modo diverso di fare formazione infatti, da quando sono docente, ho sempre cercato di aborrire il termine come vogliono i colleghi, il termine insegnamento ho sempre prediletto invece il termine ducazione, nel senso latino del termine, perché educazione deriva dal latino educere, che significa tirar fuori da una persona da un ragazzo o una ragazza per tirar fuori quello che è una persona, è necessario però chiarare le condizioni che permettono a lui e a lei di 1, responsabilizzarsi rispetto al proprio percorso formativo poi di responsabilizzarsi anche rispetto alle problematiche diciamo così, ma io direi meglio alle opportunità, che i futuri mercati dei lavori offrono loro, e cioè tutti coloro che abitano l'Occidente avranno l'opportunità di cambiare il lavoro, di reinventare il proprio lavoro probabilmente per 20 volte durante il loro percorso di carriera quindi noi universitari noi educatori dobbiamo dare loro la possibilità e quindi anche quelle competenze, quelli strumenti intellettuali che permettono loro 1, di responsabilizzarsi, ma 2 appunto di creare delle condizioni di poter ripensare inventare lavori esistenti o di crearli dei nuovi, io sorrido quando leggo le stime, le liste delle future professioni perché dopo qualche tempo, adesso dopo un mese 2 mesi, 1 anno, saranno sicuramente smentite, dobbiamo lavorare sulle competenze di base però dobbiamo farlo appunto in materia in maniera 1, innovativa attenzione, di nuovo anche questa cosa qui innovazione significa anche valorizzare la tradizione, non a caso io dico a me non piace il concetto di insegnamento, piace molto il piu' quello di educazione, noi ci dimentichiamo che chi ci ha preceduto chi ha inventato chi ha lavorato nella formazione molto prima di noi di me in particolare lavorava soprattutto sui concetti di lezione e discussione lezio e disputazio, la discussione la disputazio fondamentalmente è la responsabilizzazione dello studente, del discente, della discente perché responsabilizzazione? perché significa dare a lui e a lei quella strumentazione intellettuale che gli o lei permetterà di governare le crisi se invece continuiamo a pensare che il modo di fare formazione ducazione e insegnamento è quello di riempire la testa degli studenti e delle studentesse abbiamo sbagliato dal principio, questo già avvenisse in un già plotarco, noi dobbiamo accendere la fiamma nella mente, noi dobbiamo riempire elementi questo è un punto altro elemento fondamentale lei citava i tre pilastri, uno appunto quello innovativo, innovativo significa non solo però utilizzare l'assumentazione digitale come diceva il professore Vanni Odionigi questo è il torretto quando si è lavorato a Bologna noi dobbiamo abbandonare l'idea di vivere ancora nell'era dell'out out noi dobbiamo vivere, viviamo nell'era dell'et et tanto importante l'approccio tradizionale, mi piace dire residenziale della formazione tanto importante, come ci ha spiegato Vaccarono quello digitale è nulla osta che le due dimensioni queste due modelli possono interagire virtuosamente noi in Duis grazie tra virgolette ovviamente, non me ne vogliate grazie all'esperienza della pandemia abbiamo introdotto alcuni lementi di didattica digitale in modalità complementare o come forse è meglio dire in modalità aumentativa rispetto a quello che facevamo prima tradizionalmente ovviamente vorremmo cavalcare anche l'onda della formazione digitale, abbiamo lanciato due programmi interamente digitali, quindi questo è il punto fondamentale terminare internazionalizzazione, ce l'ho detto poco fa Alec i mondi che vivremo che viveranno i nostri ragazzi sono per definizione internazionali multiculturali quindi offrire opportunità di essere sposti a culture altre significa allenare prima ragazzi e ragazze a questi mondi soprattutto Alec ne conosce molto di me ssere esposti a altre culture, tanto sono distanti queste culture tanto più si conosce la propria in termini di limiti anche vantaggi per chiudere di nuovo sull'innovazione l'innovazione nell'università non è soltanto innovazione di tipo tra virgolette tecnico e quindi del mezzo ad utilizzare, ma anche innovazione dei modelli ducativi, non a caso prima ho citato lexio e disputazio lexio e disputazio perché è importante che ragazzi e ragazzi siano in grado adesso di avere quegli strumenti che permettono loro di identificare quelle che sono le sfide future cioè di saper fare quello che gli inglesi chiamano con regime se sbaglio Alec, problem framing oltre che problem solving cioè bisogna saper prima identificare queste crisi e come si fa a identificarle dicendo loro come facciamo sistematicamente in Luiz ragazzi e ragazze state bravissimi a offrirci risposte per superare il test d'ingresso, per saperlo in Luiz, da oggi in poi nel momento in cui entrate, dimenticate tutte le risposte reimparate a fare le domande uno dei concetti fondamentali il concetto fondamentale della formazione del futuro è imparare o reimparare a fare le domande, quindi ritornare ad essere bambini applausi ringraziamo il rettore Principe per gli spunti che ci ha dato volevo chiedere a Paola Vinuti che è qui come prolettrice dell'università di Trento ma anche come direttrice del Festival Educa che cosa dicono i ragazzi, per voi quest'anno avete parlato molto della necessità di portare innovazione nella didattica avete presentato una ricerca dove che interessa diciamo così un po' tutti i gradi dell'istruzione dove emergono delle necessità una necessità di cambiamento totale, trasversale in tutti i gradi di istruzione, ecco perché bisogna cambiare la didattica, ecco perché bisogna riportare ai ragazzi anche perché era inutile Grazie grazie all'opportunità di poter appunto riportare il tema sull'educazione chiaramente da universitaria all'università per me e la ricerca universitaria la didattica universitaria hanno un grande peso facendo poi la prolettrice della didattica però credo che dobbiamo guardare l'educazione un po' in senso più generale e renderci conto che o cambiamo il sistema scolastico in senso più ampio o restiamo fermi da subito dopo dico che probabilmente per come siamo strutturati in Italia dobbiamo proprio partire dall'università a fare dei cambiamenti per poter sperare poi di portarli anche nella scuola io credo che oggi diciamo quello che è emerso da questa grossa ricerca che abbiamo fatto un po' in tutta Italia chiedendo a studenti che andavano dalle scuole primarie all'università che modello di istruzione vorrebbero, che tipologia di insegnanti che vorrebbero i fattori che uniscono fondamentalmente sono molto più pratica un'istruzione in cui la teoria è legata alla pratica in cui si trattano si risolvono problemi ogni giorno e fondamentalmente nell'università, un'università che ci prepara concrettamente alla professionalizzazione e al futuro che dobbiamo affrontare allora in questo senso l'innovazione deve partire da quando il bambino sta in prima elementare cioè in prima elementare dobbiamo insegnare a fare le domande, non possiamo arrivare all'università a insegnare a fare le domande certo, se non l'abbiamo fatto prima lo facciamo in università però credo che il nostro obiettivo sia formare dei futuri professori universitari, dei futuri maestri dei futuri delle future persone che si pongono anche con i loro figli a fare domande quindi in questo senso poi penso che l'università debba avere un ruolo di spinta e di azione importante come Università di Trento credo che stiamo facendo due tipologie di lavoro che sono abbastanza importanti in questo però l'innovazione la stiamo declinando attraverso una formazione a ampio raggio di tutti i neossunti dell'università insegnando metodologie didattiche che probabilmente non hanno appreso nel loro corso di studio, quindi insegnando come poter usare delle tecnologie per fare didattica e insegnando anche come è possibile utilizzare la tecnologia a supporto di una lezione, ma come è possibile fare una lezione in una maniera non tradizionale lavorando assieme agli studenti facendo lavorare gli studenti in maniera partecipativa e da questo tipo di lavoro poi è nucleare dei concetti che restano la competenza che lo studente si porta dietro e non la sola informazione che si porta dall'altra parte, questa formazione parte con i neossunti ma chiaramente si estende a tutti i docenti dell'università in maniera di gentile spinta che tutti possano formarsi in questa direzione ma dall'altra parte stiamo lavorando molto su altri due elementi che sono quello che chiamiamo student voice cioè il dare voce agli studenti anche nella formulazione dei percorsi nella formulazione dei progetti di corsi di studio che vengono attivati, nella strutturazione dei percorsi poi di laurea che verranno attivati dall'altra parte invece di student voice nel cercare di coinvolgere quanto più è possibile gli studenti nella definizione del loro benessere sia di tipo fisico che di tipo mentale nell'ambito dell'università laddove dobbiamo dedicare a mio avviso un'attenzione un po' più ampia in questo momento al benessere dello studente qui mi sento di essere un pochino in contraddizione con il dottor Vaccarone sul benessere che può offrire l'università digitale nel senso che secondo me è un momento in cui noi dobbiamo favorire la vita sociale, dobbiamo guardare di più a delle fragilità con cui ci arrivano gli studenti oggi fragilità di formazione probabilmente ma anche fragilità di crescita loro di sviluppo loro in una società complessa e difficile in cui alla famiglia che si è trasformata ancora non abbiamo saputo dare le risposte educative che sappiano colmare le trasformazioni di una famiglia quindi dobbiamo guardare al fatto che assieme agli studenti dobbiamo tenerli coinvolti in dei progetti e in delle trasformazioni che danno anche a loro un beneficio che danno una strutturazione alla loro personalità e al loro io in questo senso credo che la vicinanza, l'essere presenti l'andare fuori dalle famiglie e quindi ovviamente io capisco tutto il grande problema dell'andar fuori ma il problema bisognerebbe risolverlo a livello politico permettendo a loro di andare fuori non rinunciando ad andare fuori quindi dando alloggi a prezzi calmerati dando studentati, dando opportunità per vivere assieme piuttosto che facendogli stare a casa a lavorare a distanza che certo per risolvere il problema del laborativo va benissimo ma io vorrei che ci ponessimo anche il problema della vita complessiva della strutturazione complessiva di un giovane adulto oggi e del dall'altra parte diciamo del farli partecipare a un miglioramento della qualità della didattica che è l'altro elemento che noi dobbiamo mettere, noi dobbiamo preparare nella nostra università i giovani a parlare a destra e dobbiamo lasciare lo spazio perché le loro idee prendono piede se no ci troviamo poi con la società dei vecchi dove i giovani a 30 anni sono ascoltati dappertutto noi diciamo prima di 50 non puoi neanche parlare cco io penso che innovazione vada in questa direzione che le università si devono fare carico di questo oggi chiaramente in questo l'innovazione tecnologica è obbligatoria, è fondamentale il saper padroneggiare queste tecnologie saper padroneggiare a livello educativo, formativo l'intelligenza artificiale intelligenza artificiale noi potremo padroneggiarla se sapremo porre domande sia chat gbt, se sappiamo farle domande lei ci risponde, se le domande facciamo male ci dice stupidaggini quindi dobbiamo andare veramente nel formare questo tipo di prospettiva educativa dobbiamo forse anche un po' cambiare la cultura delle persone Raffaella Bossi Formalini è una delle nostre più grandi esperte di trasformazione culturale nella sua quotidianità mappa proprio la cultura aziendale cerca di capire dove dovrebbe essere portato il pensiero di chi gestisce le aziende diciamo che lavora forse con target un po' più alto anche a livello di seniority molto banalmente anche per le caratteristiche che appunto ci raccontava in apertura di questa tavola rotonda alle cross cco esiste un metodo per mappare la cultura d'impresa da dove si parte per allineare tutti agli obiettivi per rendere anche le aziende un po' più attrattive perché molte aziende hanno un tema di attrattività in questo momento Grazie, buongiorno a tutti è molto onorata di far parte di questo panel sì, io mi occupo di quelli che hanno fatto l'asilo oppure sono diplomali elementari sono diplomati, sono poi laureati arrivano in azienda il mio lavoro con le aziende è quello di fare in modo che queste persone abbiano gli strumenti di pensiero che sono poi tradotte in attività che permettono a tutti dipendenti dell'azienda di essere soddisfatti del loro lavoro, di lavorare bene quindi di raggiungere risultati individuali o aziendali, anzi, ovviamente di solito vanno insieme allora, il modo con il quale noi lo facciamo è partire da uno strumento da una metodologia in modo di andare a guardare qualcuno dice il sistema operativo dell'azienda, a me piace molto anche l'idea che sia una grammatica di una lingua, qualcosa che permetta alle persone di capirsi di non dover ridiscutere qual è la funzione del verbo o del soggetto ma di creare un modo per muoversi la come dire, chiedeva il punto di partenza è l'osservazione di quello che succede cioè le aziende devono intercettare persone in questi ultimi anni pandemia, digitalizzazione così via, si sono creati dei fenomeni che hanno veramente per l'intensità e la profondità un po' stordito tante aziende, uno l'avrete sentito e secondo me il più grosso il principale è stato chiamato you only live once, Iolo che cosa vuol dire? Vuol dire una faglia, una spaccatura pazzesca per la quale le persone in tutto quello che fanno nel mio campo di interesse per il lavoro chiedono condizioni da vita unica quindi chiedono alle aziende di dare un senso al loro lavoro quindi non è più quello che le persone devono fare in azienda per avere uno stipendio ma chiedono all'azienda la capacità di intercettare i loro valori più profondi, il loro sentire più profondo, la loro idea di poter utilizzare le ore della giornata in azienda per realizzare qualcosa che è importante per loro, questa cosa che sembra magari da poco ha dei numeri pazzeschi l'80% delle persone nel mondo occidentale condivide questo punto di vista, il 95% delle persone pensa di non essere capita dai propri capi, solo il 12% fa parte di quelli che vengono chiamati persone ingaggiate cioè quelli che si alzano al mattino sono contenti da andare a fare il lavoro che devono fare quindi un impatto terribile perché? Perché la conseguenza di questo fenomeno è stata una cosa che è stata chiamata quitting, cioè la gente ha dato le dimissioni nel 2022 rispetto al 2021 in Italia più 37% di queste persone che hanno dato le dimissioni che quindi hanno portato via competenze sperienze e così via dalle aziende il 40% non aveva un altro lavoro come arriva tutto questo alla formazione? arriva al fatto che le aziende stanno capendo che devono cambiare il modo di pensare dei loro manager o perlomeno devono cambiare stanno vedendo che le aziende che riescono invece a trattenere le loro persone ad attrarre candidati sono quelle che stanno dimostrando in un modo, come è stato detto prima molto diverso di creare le condizioni Iolo, le condizioni che alle persone piacciono per esempio dando responsabilità per esempio lasciando alle persone la capacità di sbagliare quindi la cultura dell'errore che sta entrando pesantemente nelle aziende la cultura dell'essere responsabili partendo non solo dalla carriera scolastica, quindi uno è laureato che ha fatto economia va a fare il controller in un'azienda ma magari questo che fa il controller ha una passione per qualcos'altro fotografie dai droni cito un esempio reale concreto quindi invece di fare il controller diventa il responsabile di un'unità di business che per la sua azienda fa dei servizi che prima l'azienda dava in outsourcing con dei costi cioè qualcosa che non va questi servizi venivano fatti da esterni venivano fatti con dei tempi piuttosto lunghi si scopre invece che la capacità delle persone di questo tizio di avere questa passione sua può renderlo capace di guidare un'unità di business che non solo produce reddito nel senso che vita dei costi ma addirittura produce reddito perché diventa un nuovo business che l'azienda fa e che vende all'esterno quindi la capacità sulla quale noi stiamo molto lavorando con i manager nelle aziende è terribilmente dirompente, cioè li deve prendere per mano con tantissima calba, accompagnare a fare qualcosa a cui non erano preparati, cioè a rivedere il ruolo della gerarchia a rivedere appunto il senso di responsabilità, a diventare dei capi che non so come funzionerà poi con l'intelligenza artificiale ma non sono più soltanto i capi di competenza ma sono i capi capaci di capire qual è il potenziale delle persone al di là di quello che le persone sanno quindi dei capi che fanno fare delle carriere in parallelo, dei capi che riescono ad avere delle capacità che adesso non hanno ancora così tanto sviluppato di comprendere aggiungo una cosa rapidissima in questo quitting che vi dicevo c'è una componente che è lasciar l'azienda, c'è una componente che è cosiddetta conscious quitting cioè le persone secondo una ricerca recente l'86% della generazione Z, ma anche il 9% dei boomers, quindi quelli che avete detto che sono dappertutto giustamente sono dappertutto cco, queste persone, quello che stanno chiedendo è di lavorare per un'azienda che li aiuti a fare quello che individualmente non possono cioè creare un cambiamento nel mondo i grandi temi sono ovviamente la sostenibilità la chiusura delle disuguaglianze sociali però lavoro con un'azienda per esempio, che ha un tema di fare in modo che le persone non si debbano sentire eccezionali io vengo dalle corporation americane il detto era up or out, cioè se tu non sei capace di far carriera per noi non sei interessante che francamente è abbastanza ansiogeno per uno che lavora molto bene ma per qualche ragione non ha così tanto fuoco sacro per fare carriera cco, questa azienda invece dice io ho bisogno di gente normale, ma che abbia una voglia norme di lavorare con gli altri perché insieme faranno cose eccezionali quindi un cambio di paradigma terribile, non è più il profitto, è il benessere così via, è chiamato purpose addirittura black rock il grande fondo ha nel 2019 il CEO ha indicato che loro diminuiranno gli investimenti in aziende che perseguono solo il profitto e invece vorranno investire in aziende che vedono concretizzare nelle attività la realizzazione di questo purpose cioè di arrivare al profitto attraverso dei cambiamenti del modo di pensare nelle aziende cco, questo è quello non so se ho risposto è quello che io faccio, aiuto il manager a intercettare questi modi di pensare prima di arrivare alle conclusioni che lascerei trarre a Fabio Vaccaron, io non ho avuto il dono della sintesi farai un altro rapidissimo giro di di tavolo cco, Rettore Principe, diciamo che all'Aluis l'innovazione della gestione manageriale si impara da piccoli, perché sappiamo tutti che all'università, io ho fatto la scuola di giornalismo, ne ho avuto la prova, che ha un legame veramente molto forte con le imprese proprio con il mercato del lavoro cco, diciamo così che questa interazione anche esperienziale che date ai vostri ragazzi, ecco che cosa porta perché è così importante sì noi nasciamo come università che come università diciamo così di interfaccia tra il mondo accadevico ssendo un università e il mondo del lavoro non a caso appunto siamo promossi da Confindustria, essendo nati come questo tipo di configurazione ma anche di visione abbiamo rafforzato in maniera virtuosa sistematica la relazione con quello che chiamo il mondo reale, quindi rappresentanti corporate piuttosto che della pubblica più piuttosto che della diplomazia l'abbiamo fatto sia aumentando le opportunità di interazione dei nostri ragazzi e le nostre ragazze con ad esempio strumenti tradizionali come lo stage, l'intership, ma anche coinvolgendo sistematicamente manager, diplomatici rappresentanti della pubblica amministrazione i stessi giornalisti nei nostri corsi di studio con attività laboratoriali e o sperienziali per offrire a ragazze e ragazze una prospettiva diversa rispetto a quella accademica cioè noi da sempre cerchiamo di combinare virtuosamente il rigore accademico con la rilevanza pratica è fondamentale poi questa idea di stare tra virgolette nel mezzo ci ha permesso, e torno alla prima domanda che mi aveva fatto perché non ho approfondito il tema delle interdisciplinarità di vedere appunto il mondo della formazione come il mondo in cui si può lavorare verso e per il futuro e cioè le sfide che affronteranno ragazze e ragazzi sono sempre più complesse quindi un unico esperto sarà difficilissimo che si possa essere in grado di affrontarle, di cui la necessità di offrire a ragazze e ragazze dei percorsi formativi che abbiano diano loro la possibilità di sviluppare un pensiero interdisciplinario che cosa significa questo? Non significa tradire le discipline sono fondamentali gli approfondimenti sono fondamentali approfondimenti verticali disciplinari, però ecco essere in grado di acquisire un minimo di linguaggio altro di linguaggi altri e quindi saper interagire sicuramente da un punto di vista sociale ma anche da un punto di vista professionale con esperti altri è la chiave non del futuro ma del presente, quindi saper lavorare in team con x esperti significa o implica un appunto un ripensamento un ripensamento in chiave interdisciplinare dei nostri percorsi formativi, non a caso come dicevo poco fa, noi abbiamo introdotto in tutti i corsi di studio degli elementi di intelligenza artificiale quindi anche se si viene a studiare giurisprudenza in lui, si studia intelligenza artificiale nel contempo, e questo farà felice a Alex sicuramente abbiamo introdotto una serie di corsi, di laboratori di studi umanistici perché quanto è tanto importante l'approccio di governo dell'intelligenza artificiale è altrettanto importante l'approccio, diciamo così, della visione dell'intero che ci offre lo studio umanistico Alex, il Rettore l'ha chiamata in causa diverse volte, e se non le spiace le mettiamo all'abito del venture capitalista visto quello che ci ha raccontato poco fa le vostre aziende sono aziende di frontiera sul fronte dell'innovazione spesso, ci ha detto sono guidate da giovani persone comunque più giovani di me lei è giovane cco, il Rettore ci diceva poc'anzi che bisogna lavorare molto sulle competenze di base perché se noi lavoriamo sull'innovazione tempo con la velocità che vediamo le competenze diventano rapidamente obsolete cco, allora la cosa che le chiedo, visto anche il suo punto di vista insomma, così estraneo al nostro paese che può essere molto utile visto che ci sono anche tanti ragazzi in sala, quali competenze caratteristiche servono quali sono i paesi anche che stanno facendo meglio, molto più di noi, visto che la Carono è una cartina un po' inquietante cco sul livello che abbiamo raggiunto sì, e risponderevo in poche parole prima di tutto vi insegnerò che c'è una differenza tra intelligenza saggezza quindi, queste sono due cose molto diverse quindi molto spesso, quando io penso molto spesso dei miei investimenti, sono giovani sono giovani ingegneri, sono intelligenti ma non sono saggi quindi il nostro ruolo come leader molto spesso non è di fare formazione su le competenze, questo fa Fabio ma è l'istituzione ma penso che dobbiamo anche avere un approccio di sviluppare anche la saggezza di questi giovani imprenditori che hanno un ruolo sia positivo sia negativo con le loro innovazioni quindi queste colleghe, anche il concetto del interdisciplinarità quindi io sono violentamente d'accordo con il magnifico rettore Andrea Principe che dobbiamo avere un approccio interdisciplinare con la formazione anche con il life long learning degli esecutivi quindi non parlerò più di questo ma penso che dobbiamo anche parliamo molto spesso qui su questi palchi dell'intelligenza della formazione formale ma dobbiamo anche pensare in questi anni difficili in questi anni di si rompente e anche della saggezza questa crea opportunità per interdisciplinarità ma anche di partnership intergenerazionale Grazie Ecco Pier Maria Saccani, abbiamo parlato molto di giovani moltissimo questa mattina che cosa state facendo per rendere per migliorare l'attrattività delle vostre aziende Come detto noi dal 2017 abbiamo questa scuola riconosciuta a livello nazionale naturalmente si occupa della formazione del casaro cioè chi fa la mozzarella perché poi dopo noi possiamo ragionare su quello che va e fortunatamente adesso siamo abbastanza contro anche tutto quello che è il cibo sintetico però questo è un qualcosa che si fa si farà sempre e poi richiamando anche quello che diceva il rettore attenzione noi siamo dei prodotti tradizionali ma non siamo vecchi due termini che sono emersi oggi cioè noi abbiamo una grande componente tecnologica di innovazione all'interno delle nostre filiere sia per quanto riguarda l'azotechnia sia per quanto riguarda la trasformazione prodotta oggi non si girano più a mano le forme di parmigiano reggiano per lavarle c'è una macchina che prende le gira avrebbe poco senso anche quello che noi però stiamo facendo e stiamo affrontando da diversi anni è il cambiamento dei mercati innanzitutto dobbiamo avere anche degli imprenditori che abbiano non solo sapendo fare una grande mozzarella ma stiano al passo al passo coi tempi sostenibilità un altro tema che è emerso oggi stiamo attenti perché i giovani che peraltro poco si vanno a fare la spesa, molti giovani ancora devono uscire di casa per cui il nostro target è abbastanza alto chi fa la spesa che non siano troppo affascinati per esempio dalla confezione cioè uno compra la confezione e non il contenuto se io ho un formaggio bellissimo con una bellissima confezione compostabile tutto così, dentro mi interesso fino a ce l'ho usato un parmigiano reggiano fantastico sottovoto e tutto, no ma quello non va bene per cui cerchiamo di formare anche delle nuove figure che prima nei caseifici non c'erano perché oggi vendiamo a Walmart a Marks & Spencer mentre prima si vendeva in Campania alla mozzarella lungo la strada, oggi facciamo 56 milioni di tonnelli, 56 milioni di chili all'anno di mozzarella che ha per tutto il mondo però se ne facevano 18 milioni negli anni 90 per cui siamo un po' cresciuti dobbiamo formare delle figure all'interno dei caseifici che si sappiano relazionare anche con le tecnologie con il resto del mondo perché l'altro ieri mi sembra che abbiano annunciato che Walmart sta sperimentando l'intelligenza artificiale per sostituire i buyer, io non so come facciano assaggiare i prodotti però questo è un elemento e Amazon ha detto lo faremo anche noi, sull'agroalimentare non so quanto questo avrà un impatto per dare un dato, credo che oggi il commercio elettronico in Europa di beni agroalimentari sclusione del vino che ha facilità di trasporto, di conservazione sia meno dello 0,1% se togliamo ovviamente il delivery per cui la gente a farla spesa ci va, e l'esperienza di Amazon New York ha già chiuso credo, io sono stato a novembre il negozio senza commesse tutto, a parte che è inquietante perché io sono entrato, se uno alzava la testa, solo telecamere mettevi, assaggiavi ho fatto anche euro con un collega, assaggiavi mettevi il prodotto in mano al collega lo scontrinava lui, cioè una cosa abbastanza inquietante a farla spesa ci si va dobbiamo formare le persone i giovani che abbiano un approccio un pochino diverso al mercato nonostante siamo una filiera molto legata al territorio Paola Venuti abbiamo parlato molto dell'innovazione che ci deve essere nella didattica però innovare la didattica significa anche innovare la valutazione cambiare anche l'approccio dei giovani alla valutazione certo la valutazione credo che sia uno degli elementi più importanti da modificare mi riaggancio anche a quello che diceva a proposito dell'industria la collega prima cioè se valutazione è solo giudizio non funziona se la valutazione deve diventare una possibilità di dare indicazioni per modificare per cambiare dobbiamo dare dignità all'errore, io sono profondamente d'accordo i giovani devono sapere che sbagliare è possibile capire l'errore significa non farlo più, capire l'errore significa crescere, modificarsi aumentare le proprie competenze viviamo in un mondo in cui la verifica è tutto verifica che faccio, prendo 7 prendo 8, prendo 10, va tutto bene prendo 7 ma non sto a capire perché ho preso 7 non 10 mentre invece quello che credo che sia importante è proprio capire quello che bisogna migliorare nell'università stiamo cercando quanto più è possibile per almeno tutta una serie di discipline di parlare di valutazione fatta su compiti pratici valutazione fatta su attività che tu devi poi svolgere nel tuo lavoro quindi mettere in atto la competenza perché produci quello che dovrai fare valutare quello credo che questo sia necessario, obbligatorio con una didattica innovativa quello di lasciarci anche se volete l'aspetto sommativo culturale di capire quello che ti ricordi ma la cosa fondamentale è verificare come sai modellarti autoregolarti nel tuo processo di crescita e di apprendimento Raffaella Vosi Fornarini Volevo chiederle quanto pesa dal suo punto di vista l'identificazione di una cultura d'impresa per fare sì che le persone vogliano andare a lavorare proprio non andare a lavorare no, andare a lavorare in quell'impresa in particolare I dati stanno dicendo che conta tantissimo che la prima ricerca delle persone tutte le ricerche concordano nel indicare al primo punto della volontà delle persone di andare in alcune aziende il legame con i loro valori la comprensione della cultura, cioè del modo con il quale tutto avviene dallo stile di leadership ai temi di formazione alle relazioni con le persone ai sistemi premianti, alla selezione quindi alla tipologia di persone che l'azienda porterà a bordo peraltro oltre al fatto che tutte le ricerche concordino lo testo però vale poco l'esperienza individuale insomma però ci sono i casi di successo delle aziende aggiungo una cosa, la capacità di riuscire a convogliare le energie convinte di persone che partecipano a qualche cosa perché quello è quello che anche loro vorrebbero fare porta a una spinta enorme stiamo vedendo sempre più la capacità delle aziende di diventare iconiche, cioè di creare con le loro persone quello che fanno con i consumatori all'esterno, il consumatore sceglie il brand per una serie di fattori, tra i quali i valori del brand, ecco le persone stanno sempre più creando una relazione forte con l'azienda attraverso questo ragionamento e messa a punto della relazione tra l'azienda e le persone. Grazie Il compito più difficile adesso lo lasciamo a Vaccarono Un dettativo di sintesi Allora intanto grazie, è stato veramente un onore partecipare a questo panel su un tema così importante, quindi un sacco di spunti e diciamo un rinnovato senso che ha un po' di pessimismo della ragione sui dati gramscianamente siamo nelle condizioni di controproporre un ottimismo della volontà un ottimismo della volontà, ci ha un po' scoraggiato tutti questi dati purtroppo la quantità di lavoro sulla formazione universitaria post universitaria, poi il mantenimento di queste competenze partendo dalla situazione in cui siamo con 18 milioni di diplomati a forte rischio rispetto al futuro, è un tema che veramente deve unire le migliori forze del paese, quindi ragionare senza pregiudizi confrontarsi sulla sostanza, quindi rapidamente alcuni spunti, intanto è stato citato più riprese il tema dei giovani rispetto agli anziani, la gender parity l'inclusion, guardate una cosa che ho imparato in 10 anni di google sul digitale è che il digitale sposta il pendolo di qualsiasi attività umana portando molto più potere nei confronti del fruitore quindi che si tratti di un cittadino che si tratti di uno studente che si tratti di una persona che lavora in un'azienda il pendolo in termini di trasparenza delle informazioni, in termini di facilità di accesso dell'informazione in termini di possibile contatto diretto col mio professore maestro qui da tutore questa cosa si accresce enormemente in senso di trasparenza ormai una decina di anni c'è un saggio molto bello di un cademico molto importante americano, si chiama Moses Naim la fine del potere se pensate anche nel mondo dei beni di largo consumo, pensate oggi in tempo reale tutto è un click di distanza da tutto quanto il resto, se io sono bravo a lavorare nel ecosistema nuovo, ho competenze mi sono circondato di persone che capiscono le logiche di funzionamento di questo ecosistema, possa essere un piccolo produttore di bevande italiano dieci anni fa, la Coca Cola comprava il Superbowl e ero costretto a confrontarmi con una nicchia stremamente territoriale, oggi in un mondo dove tutti a distanza di un click da tutto quanto il resto, si è investito sulle competenze sul modello, sul purpose che è importante far capire perché siste il mondo, oggi un produttore eccellente italiano veramente una logica Marco Polo 3.0 per confrontarsi ad armi pari con dei colossi che fino all'altro ieri erano imprendibili, che cosa serve per attivare questo processo democratico? le competenze, e questo mi provete di arrivare al secondo punto nel corso dei miei dieci anni di Google sempre partivo spesso giocando ironicamente sul mio cognome, mi chiamo Vaccarono che probabilmente, a parte qualche ramo della famiglia che può aver prodotto lo logio di lusso, scherzo, non so, ma moltissimi altri ovviamente sono stati presumibilmente degli allevatori nel medioevo, allora partivo con una charte dove c'era una mucca che aveva un curioso collare al collo, anziché avere il campanaccio tipico nelle mie parti, sentirà dall'accento che io sono nato al confine tra Piedmont e Valle d'Osta, aveva questo collare viola, quello era un sensore costava poche decine di dollari in quel modo l'animale, questo è un'impresa italiana, quindi insomma che sempre parlano dei soliti anglosassi, in tempo reale comunicava con una centralina di big data tecnicamente, quindi che poi aprendendo, diciamo, dati in tempo reale sul benessere dell'animale il tasso di idratazione riusciva a aumentare la produttività in modo significativo, rendendo anche il prodotto organoleaticamente più sano, perché poteva risparmiare su medicine, sulle vaccinazioni via discorrendo. Qual è il mio punto? E' stato così brillantemente fficacemente detto, il Casaro del 2023 ha un sistema di competenze che senza pregiudicare niente dell'enorme tradizione di prodotto che ci viene riconosciuta, oggi fa di lui un Casaro 2.0 che ha competenze di machine learning nel tracciamento della filiera che ha competenze di blockchain, oggi le imprese italiane esportano poco attraverso il digitale, in un mondo dove tutto è un click di distanza, tutto il resto possono entrare tutti delle piccole multinazionali. Noi abbiamo visto delle aziende che hanno iniziato con le competenze giuste, anche se piccole, brave sul loro prodotto, affare sul serio su internet sono cresciute di 10 volte grazie all'export, 5 miliardi di persone collegate in rete, siamo alla Monte Carlo del mondo, che cosa serve per scaricare a terra questa roba? Gente che sia preparata, gente che che sia preparata industrialmente, sprima un pensiero creativo rispetto al tuo disegno industriale, questo pensiero resti aggiornato nel tempo. Non potrei essere più d'accordo con il rettore Principe, veramente oggi ho detto delle cose interessantissime, sposo la logica dei tempi rivoluzionari che ci aspettano, veramente Terenzio 2.0. Oggi la cosa importante è concentrarsi sul metodo, sull'imparare imparare, avendo fatto l'amministratore regato di Google a medicine di giovani, i responsabili mi chiedevano che cosa devo studiare, qual è la specializzazione che mi garantirà fama, successo e fortuna? Non esiste, un bambino che nasce oggi farà un mestiere che non esiste ancora. L'unica cosa veramente certa è il cambiamento, è il cambiamento costante, quindi noi dobbiamo trasformare i nostri diplomati in persone che hanno una cassetta degli attrezzi minimo da laureati poi da post laureati poi continuare a mantenere questa loro scatola nera, perché devono imparare ad imparare. Ecco l'importanza per esempio dei licei italiani, sono stato anche moderatamente fautore del liceo classico, John Locke diceva già nel XVIII secolo fate studiare solo diritto commerciale, con mercesti ragazzi non serve più tradurre tucidide. In realtà siamo tornati in un'epoca dove avere una scatola nera capace di imparare, fa assolutamente la differenza tra una persona che ha scelto una specializzazione che tra tre giorni magari è messa fuori dal mercato, dalle macchine, a questo che uno che invece è in grado di rinnovarla. Vengo a una serie di punti in uno tempo, ovviamente una cosa che ti insegna quando aiuti le aziende a fare la loro trasformazione digitale, l'avvento del digitale, è a ripensare di tutta la catena del valore delle attività tassello per tassello quali sono le attività che hanno molto senso fatte in un modo quali sono le attività che hanno molto più senso fatte grazie alla discontinuità tecnologica. Se io fossi in un mondo ideale, io l'ho sperimentato nel mio corso formativo, dove siamo in un MBA prestigioso, a numero chiuso, siamo settanta persone in due anni che lasciano il lavoro, hanno borse di studio, hanno a disposizione i migliori docenti di economia e di management a disposizione di quel paese. È ovvio che la profondità anche situazionale che io tiro fuori da quella cosa è atomica, è enorme, è inarrivabile. Ma se io devo dotare 18 milioni di miei connessionali, quantomeno dell'alfabeto dell'armamentario di base, rispetto a delle competenze che poi permettono loro di stabilire i loro orizzonti di felicità sociale, produttiva, economica, aziendale, è altrettanto ovvio che determinate attività vanno ripensate guardando ai dati. Io sono un decoroso prodotto dell'università pubblica italiana, alla quale sarò enormemente grato nella mia vita. Non dico a che università perché non voglio creare degli incidenti, sia pure su passati 30 anni. Mi sono laureato in tempo ho avuto dei professori, francamente, straordinari. Io seguo però le statistiche, le seguivo già nella prima metà degli anni 90. Il primo anno ho studiato economia, di cinque insegnamenti ne ho seguiti due, quelli che avevano la fama di essere più temibili. Il secondo anno ne ho seguiti due, uno che aveva fama di temibilissimo e il secondo perché c'era la professoressa Fornero e adesso avete capito dove ho studiato perché il corso di macroeconomia era bellissimo. Tutte le restanti annualità, io ho conosciuto il professore il giorno dell'esame, avevo la guida alla facoltà di economia di Torino, vedevo i testi consigliati, se l'esame aveva fama di essere arognosetto, mi compravo la sbobinatura d ero uno dei privilegiati, figlio unico di una famiglia benestante a cui i miei genitori avevano comprato un appartamento a 40 metri dall'università. Mi sono laureato con 110 loa dimensione dignità accademica. Ora, benissimo, ci sono delle persone che straggono da questo modello un vantaggio anche personale che si porteranno tutta quanta la vita. Ma se io ho 61 persone su 100 di quelle che stanno in presenza, che si laureano a 10 anni, è un paese che continua a essere l'ultimo per numero di laureati in Europa poco prima della Romania. Avremo il diritto insieme come paese di pensare segmento per segmento a quali sono le attività più produttive per farci fare un salto di qualità, anche perché la socialità, io per esempio la posso conseguire in modo molto pragmatico iniziando a lavorare presto, perché nel frattempo grazie alla tecnologia digitale mi posso laureare lo stesso. Sarà un'interazione sociale a valore aggiunto per la mia scatola nera di futuro professionista, avere la possibilità di continuare a formarmi mentre magari sto già facendo qualcosa? Io sono convinto di sì, una cosa non esclude l'altra. More is more, come dicevano i miei ex colleghi, quindi uniamo le forze perché tanto lo spazio è talmente grande che abbiamo veramente bisogno di tenere tutti a bordo. Grazie. Grazie, grazie a tutti. Grazie, ancora grazie. Grazie, grazie. Grazie, grazie. Grazie, grazie.
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