La scuola del futuro
Incorpora video
La scuola del futuro
La scuola italiana necessita di un'evoluzione per preparare i giovani al mondo del lavoro in continua trasformazione, in particolare in relazione all'impatto dell'intelligenza artificiale. Si discute l'importanza di sviluppare competenze trasversali, come l'intelligenza emotiva e la capacità di problem solving, integrando le nuove tecnologie con un approccio pedagogico innovativo. Emerge la necessità di ripensare la scuola media, l'istruzione professionale e la formazione degli insegnanti, anche attraverso un'alleanza tra pubblico e privato.
Delaware, Tanzania, della scuola del futuro, il futuro dei giovani e cercheremo di affrontare questo tema con l'aiuto di due illustri relatori con i quali cercheremo un po' di capire come può evolvere un'istituzione come la scuola, un'istituzione con delle regole, un'istituzione con dei perimetri specifici, come può evolvere per cercare di aiutare sempre di più i giovani in questo percorso di formazione che la scuola deve dare per farli entrare in un mondo del lavoro in continua trasformazione. Noi cercheremo di muoverci lungo quindi tre direttrici scuola, competenze, lavoro e lo faremo come dicevo con i due redattori che vado a presentare subito e abbiamo alla mia sinistra Roberta Cocco, docente universitario nonché senior advisor di trasformazione digitale, lei è stata già consulente del ministero della innovazione tecnologica e la trasformazione digitale sotto il governo Draghi, poi ha passato anche di assessore a comune di Milano proprio dedicato questo tema della trasformazione digitale ed è stata anche precedente anche manager di Microsoft a livello internazionale benvenuta. Alla mia destra presento Andrea Cavosto direttore della fondazione Agneli dal 2008, lei ha diretto quindi questa istituzione che è un po' è la nostra guida soprattutto per noi giornalisti quando dobbiamo parlare dell'istruzione in quanto grazie alla sua direzione, grazie a quello che è stato sempre da fine all'inizio l'input di questa fondazione, diciamo il fulcro è stato sempre quello di portare avanti un'attività di ricerca per quanto riguarda il mondo accademico, dalla scuola primaria fino ad arrivare all'università quindi con i vostri rapporti con le vostre ricerche e anche con i suoi libri ci avete dato spesso e volentieri un tema per affrontare le nostre discussioni anche per quanto riguarda il nostro lavoro di giornalista. Bene, allora direi di partire subito e vi preannuncio anche che vorrei anche un minimo di vostra collaborazione anche dei ragazzi che sono tanti presenti qua in sala perché daremo spazio anche alle domande che arriveranno dal pubblico. Allora, parleremo quindi dicevo di scuola del futuro, futuro significa una scuola che possa preparare i giovani al mondo del lavoro e un mondo del lavoro che dicevo che continua a trasformazione e penso non solo per l'impatto delle nuove tecnologie. Dottoressa Cocco, a lei il compito quindi di aprire questa nostra discussione, vi prego anche di proprio fare una discussione, un dibattito quindi di intervenire, di dialogare tra di noi e quindi ci dia subito una visione, una sua visione sul futuro della scuola, prego. Grazie, grazie mille, buongiorno anche da parte mia a tutti. Allora, parlare di scuola del futuro è un tema molto ampio e anche molto dibattuto in un momento in cui l'innovazione tecnologica corre velocissima, a noi sembra che addirittura di settimana in settimana nascano nuove cose, si scoprano nuove cose, forse non è così vero quindi partiamo da questo. Si parla dell'intelligenza artificiale come uno dei temi principali, la prima chatbot reale che passò il test di touring, quindi che fu considerata tecnologicamente avanzata, è del 1966, quindi l'intelligenza artificiale prima di diciamo esplodere ha avuto un lungo percorso. Come questo percorso e soprattutto l'innovazione che c'è adesso può essere insegnata, condivisa, capita e compresa, sicuramente c'è bisogno che la scuola faccia velocemente un aggiornamento verso quelle che sono le nuove tecnologie ma soprattutto la capacità e la consapevolezza dei giovani, dei nostri figli, degli studenti di utilizzare questi strumenti. Noi boomer chiamiamo i giovani, diciamo che i giovani sono nativi digitali e loro, io ho tre figli in questa fascia di età e loro odiano questa terminologia, perché giustamente è una terminologia che noi diamo a loro. In realtà i nostri giovani sono nati immersi nella tecnologia, questo però non significa essere consapevoli da una parte delle potenzialità che la tecnologia offre e dall'altra parte di quelli che sono i rischi. Quando noi dobbiamo prendere la patente ci insegnano le regole, ci insegnano a guidare, ci insegnano a quanto deve andare un'auto, ci sono delle regole per cui entro una certa età, puoi andare solo ad una certa velocità o puoi utilizzare solo certe cilindrate. Beh questo è un po' ovviamente un paragone azzardato però quello che dovremmo fare anche con la tecnologia però non passa solo dalla scuola, sono anche le famiglie che devono essere consapevoli dell'utilizzo, troppo spesso utilizziamo i dispositivi tecnologici come babysitter o supporti, a chi di noi non si è capitato di andare in un ristorante e vedere magari i genitori che sino un minuto prima si sono lamentati dell'utilizzo dei sei sempre al telefonino, appena il bimbo o il ragazzino fa un verso danno il telefonino, danno il tablet. La scuola come può reagire? Deve essere consapevole dell'innovazione che corre, deve aiutare gli insegnanti a essere consapevoli e a conoscere le nuove tecnologie, deve offrire momenti di formazione e formazione che non è più quella che abbiamo vissuto noi, tu facevi tutto il tuo percorso scolastico, arrivavi dove arrivavi, avevi finito, entravi nel mondo del lavoro e indipendentemente dalla professione che svolgevi quello che sapevi sapevi, non è più così, non può più essere così, c'è bisogno di formazione continua, dobbiamo dirlo ai nostri giovani, dobbiamo dirlo agli insegnanti e anche alle famiglie, quindi c'è un grande bisogno di consapevolezza affinché la scuola del futuro, ma io direi la scuola del presente, prepari i nostri giovani ad entrare nel mondo del lavoro con gli strumenti giusti, conoscendo quello che saranno le leve che dovranno poi utilizzare, indipendentemente mi lasci dire dalla professione che svolgeranno. Mi fermerei qua. Grazie, mi incuriosiva il discorso della famiglia perché noi proprio come genitori, forse una generazione come diceva lei, che non era abituata a ragionare con questa forte spinta dell'innovazione e della trasformazione digitale, abbiamo difficoltà forse a capire quello che questo approccio che comunque i giovani hanno, un po' diverso rispetto ai nostri, loro sicuramente si pongono nei confronti della tecnologia della stessa scuola in maniera un po' diversa e quindi come possono le famiglie, serve un percorso di formazione anche per le famiglie forse, anche per poi aiutare i giovani secondo me. Allora aggiungo un tema, prima lei ha accennato come la scuola deve preparare al mondo del lavoro, in questo momento nel mondo del lavoro ci sono quattro generazioni, andiamo dai boomer che sono ancora nel mondo del lavoro fino alle ultime generazioni, è sempre stato così, nella scuola ci sono sempre state, scusi nel lavoro ci sono sempre state tante generazioni, ma mai come adesso le diverse generazioni hanno un approccio completamente diverso al lavoro e alla tecnologia che è diventata lo strumento essenziale. Dal mio punto di vista c'è bisogno di una sorta di patto generazionale attraverso il quale i più giovani mettono a disposizione la creatività, la capacità, l'immediatezza, la conoscenza, l'utilizzo immediato degli strumenti tecnologici e le persone più adulte diciamo adulte che è un bel termine, le persone più adulte devono offrire quella che è la conoscenza, lo sviluppo che hanno fatto, il loro lavoro anche l'approccio proprio al lavoro, se io penso a mio papà o addirittura a me stessa adesso un po' meno all'inizio sicuramente per me la carriera era importantissima, mio papà viveva per lavorare, adesso giustamente i giovani lavorano per vivere, se chiediamo alle diverse generazioni cosa intendono per carriera avremo risposte completamente diverse, se chiediamo cos'è il talento avremo risposte diverse, la scuola deve adeguarsi a questo, deve capire che i ragazzi di adesso hanno bisogno di nuovi stimoli, hanno bisogno di essere compresi, guai a pensare che i giovani siano fannulloni o non abbiano voglia o siano dipendenti dalle tecnologie, aiutiamoli a usarle queste tecnologie poi ci daranno soddisfazioni straordinarie. Quindi come dicevamo una scuola in evoluzione e non soltanto dal punto di vista tecnologico deve trasformarsi e deve adeguarsi anche per gestire al meglio anche quelli che sono i momenti di crescita dei nostri ragazzi. Dottor Gausto, adesso chiedo lei dal suo punto di osservazione un po' privilegiato tra virgolette, se ci può fare una veloce panoramica su quelli che ritieni che siano i punti critici un po' del nostro sistema di istruzione, le maggiori criticità e quali possono essere naturalmente i possibili rimedi dal suo punto di vista. Si grazie. Ci introduce anche lei quindi in questa discussione. Ripartirei da quello che diceva la dottoressa Cocco, nel senso che chiaramente oggi uno dei punti critici è l'introduzione dell'intelligenza artificiale soprattutto quella di seconda fase, diciamo la cosiddetta generativa, charge PT per intenderci nel mondo della scuola. Questo è un tema molto dedicato perché è come dire ha un impatto sulla scuola da almeno due punti di vista. Uno sul che cosa si insegna, quali sono le competenze che è necessario sviluppare a scuola e naturalmente anche all'università per il mondo del lavoro del futuro. Se ne sa ancora ovviamente pochissimo perché l'intelligenza artificiale è una cosa che sta succedendo diciamo da probabilmente questa nuova generazione da poco più di un anno, però qualche idea diciamo cominciamo ad averla per esempio ci sono certi tipi di competenze che sicuramente non verranno mai sostituite dall'automazione dell'intelligenza artificiale che avrebbe senso sviluppare a scuola. Ad esempio forme di competenze emotive, di intelligenza emotiva da un lato, competenze di socializzazione, diciamo gli algoritmi almeno per il momento ancora non socializzano fra di loro, capacità anche di decidere con poca informazione. L'intelligenza artificiale ha bisogno di tantissime informazioni per arrivare a una soluzione al termine del percorso. Il cervello umano è fatto diversamente quindi sulla base di poca informazione capisce sostanzialmente cosa dobbiamo fare. Tutto questo cosa vuol dire dal punto di vista della scuola? Vuol dire che per esempio è forse meno utile andare molto in profondità sulle singole materie, inutile sapere tutte le battaglie napoleoni che è una cosa che domani i ragazzi possano tranquillamente chiedere a forme di intelligenza artificiale. E' molto più importante invece una cosa che l'intelligenza artificiale ancora non sa fare perché lavora in maniera molto verticale che è quella di fare ponti fra materie diverse cioè vedere come si affrontano i problemi da più punti di vista. Questa è una cosa che sinceramente la nostra scuola non fa particolarmente bene e quindi un ripensamento anche di proprio dell'organizzazione della scuola, dell'organizzazione delle materie, del come si collabora fra docenti e naturalmente come si introducono gli strumenti delle nuove tecnologie dentro la scuola. Sappiamo, devo dire, noi come fondazione abbiamo provato alcuni anni fa a introdurre strumenti che secondo me sono utilissimi soprattutto per aiutare la personalizzazione dell'insegnamento ma c'è obiettivamente una forte resistenza ancora da parte del mondo della scuola. Quindi forse la cosa più urgente è superare un po' la paura che in questo momento molti insegnanti in generale del mondo della scuola hanno nei confronti delle nuove tecnologie che sono uno strumento cioè alla fine chi mina la danza, chi deve decidere strategie didattiche e il docente questo non cambierà mai però come dire l'intelligenza artificiale può aiutare a fare la trasformazione, a fare il cambiamento. Oltre a quello per rispondere alla sua domanda ci sono alcuni problemi storici della nostra scuola. Sappiamo andando proprio per per slogan che due aree molto critiche della scuola italiana sono la scuola media che è una scuola di transizione che non ha ormai più una vera missione quindi dovrebbe aiutare poi all'orientamento per le scelte successive ma non riesce a farlo in maniera efficace e l'altro è tutto il filone dell'istruzione formazione professionale che rispetto anche a quello che osserviamo nel resto perlomeno dell'Europa continentale funziona molto meno bene quindi su quello adesso si sta discutendo nella nuova filiera 4 più 2 gli ts però è un punto critico della nostra scuola. Poi c'è il tema degli insegnanti, la scuola funziona perché ci sono gli insegnanti, gli insegnanti sono in assoluto la chiave del funzionamento della scuola e lì ci portiamo dietro decenni di situazione assolutamente fallimentare dal punto di vista di come si selezionano e si formano gli insegnanti in Italia. Abbiamo questo paradosso per cui metà delle catte da reddi ruolo messa a disposizione tutti gli anni non vengono coperte e abbiamo la bellezza di 240.000 precari quasi il 25 per cento corporecenti che è un assurdo e lì è chiaro che i sistemi di uso il brutto termine che si usa nella scuola reclutamento diciamo di assunzione e soprattutto di formazione iniziale sono veramente la chiave per avere insegnanti più motivati, più preparati insieme naturalmente a temi come quello retributivo, il discorso l'introduzione della carriera. Per esempio il Trentino nella scorsa consigliatura aveva sviluppato una proposta molto buona di carriera dei docenti che spero si possa riprendere. Sono tutti i temi che portano comunque il clou è selezionare persone che sono motivate e preparate a fare bene agli insegnanti. Che vanno anche remunerati anche meglio per stimolare. Vanno retribuiti creando dei percorsi di carriera. Però mi incuriosivano quei due passaggi che diceva sulle due tipologie di scuole che forse sono quelle che ad oggi non funzionano alla perfezione mi diceva la scuola media, secondaria di primo grado e i studi professionali. Su questo secondo fronte c'è stata un po' anche tentativa che si sta guardando davanti di cambiare un po' e di introdurre nuove forme. Questa sperimentazione, allora, l'instruzione professionale è uno dei temi del PNRR però diciamo finora non stati fatti, devo dirlo, cambiamenti abbastanza marginali Il ministro Valditara ha deciso di lanciare questa sperimentazione che poi dovrebbe diventare norma del percorso 4 più 2 quindi sostanzialmente 4 anni di istruzione tecnica e professionale e poi diciamo un passaggio quasi senza soluzione di continuità per chi vuole agli ITS che sono questo livello universitario di formazione professionale che esiste in tutta Europa e manca invece in Italia. Secondo me è una proposta interessante, so che il mondo della scuola ha qualche perplessità, oggi come oggi sappiamo che l'istruzione e formazione professionale sia di stato che nelle regioni in cui c'è non funziona bene quindi secondo me vale la pena sperimentare. È chiaro che il rischio di questa partita che ridura da 5 a 4 anni i percorsi di scuola superiore di secondaria a secondo grado infatti a legge dice a parità di competenze non è banale perché una delle poche cose di cui siamo certi è che ogni anno in più di scuola aumenta il livello di conoscenze e il livello di competenze quindi la parte difficile sarà riorganizzare per dare le stesse competenze in meno tempo. Lato invece, perdoni se insisto, della scuola media invece per quale motivo è così un po' critico? Allora la scuola media è una scuola che storicamente aveva appunto l'obiettivo di portare diciamo come da costituzione tutti i cittadini italiani al completamento dell'obbligo scolastico a 14 anni per fortuna ormai l'obbligo scolastico è andato a 16 anni ma l'obbligo formativo è a 18, di conseguenza è una scuola che ha perso un po' diciamo un po' la missione. Ne avrebbe una importante che per come funziona il nostro sistema scolastico è quella di aiutare ragazzi e ragazze a scegliere i percorsi decisivi che quella dopo la terza media è un po' la scelta cardina diciamo nel nostro sistema faccio diceo, faccio istituto tecnico, faccio istituto professionale poi quale di queste sotto indirizzi eccetera. Quindi dovrebbe essere dedicata all'orientamento anche su quello altro tema pnr ma si stanno facendo dei passi avanti però tre anni di orientamento significa anche la capacità di sollecitare anche nei ragazzi quali sono i loro interessi, le loro inclinazioni, fare una didattica specifica rivolta all'orientamento quindi è una trasformazione importante. Dottoressa Cocco, torno da lei tornando a parlare anche sempre di quell'aspetto che stavamo discutendo prima delle competenze che servono ai giovani per entrare nel mondo del lavoro. C'è chi sostiene però che i giovani stanno studiando materie che non servono più per il mondo del lavoro, che studiano per dei lavori che non ci saranno più in futuro. Lei condivide questo pensiero? Assolutamente no o meglio io sono certa che qualunque professione noi avremo in futuro ma moltissime anche ora avranno bisogno di una solida base di competenze digitali. Il medico continuerà a esistere probabilmente non opererà più col bisturi ma coadjuvato aiutato da quali si voglia robot. L'agricoltura sta accelerando in modo incredibile la capacità di evidenziare la necessità di irrigazione piuttosto che le possibili malattie ma dietro tutto questo ci deve essere qualcuno, l'agronomo del futuro attuale che sia in grado di conoscere la parte hard ovvero l'ambito di cui si occupa e avere la capacità di utilizzare questi strumenti per migliorare la gestione. Qui siamo in una delle zone più straordinarie del mondo per la produzione di vino. Se si vanno io amo questa zona e spesso mi spendo qualche weekend qua intorno se si vedono le le coltivazioni sono veramente molto legate a tutto quella che permette l'innovazione tecnologica. Allora quali sono le nuove competenze? Parliamo di contaminazione dei saperi come diceva giustamente il direttore c'è bisogno di più competenze insieme che siano complementari e permettano a chi entra nel mondo del lavoro di avere il più possibile leve per scegliere e poi per definire quali sono le competenze non esiste un elenco assoluto e soprattutto non esiste un elenco rigido perché è vero che quello che oggi studiamo potrebbe essere aggiornato o migliorato domani ma certamente i percorsi di studio continueranno ad esistere coadiuvati dalla strumentazione intelligenza artificiale o d'altro. Alcuni strumenti di intelligenza artificiale copilot di microsoft ad esempio è già il nome omen dice esattamente che è un copilota ti aiuta a fare meglio il tuo lavoro così come anche gli altri strumenti ovviamente di altri di altri player a disposizione. Io voglio citare qualche dato che mi sono portata da parte dell'osservatorio sulle competenze digitali di Anita Cassi in forma che è l'associazione che riunisce le aziende nel mondo ICT. In questo momento in Italia si trova solo un professionista ICT su 5 richieste del mercato. Si registra un aumento del 120% circa degli annunci di lavoro rivolti a professionisti del settore ICT. I corsi di studio ICT costituiscono solo il 7% dell'offerta formativa totale delle nostre università e un altro tema che mi è particolarmente caro le ragazze rappresentano solo il 23% dei laureati in ICT. Mi fermo qua magari qualche altro dato lo diamo dopo. Allora nel momento in cui dobbiamo aiutare dei giovani a scegliere il loro percorso è molto importante che siano consapevoli di quello che il mercato del lavoro offre affinché possano scegliere certamente seguendo le proprie ambizioni, passioni, interessi ma ben consapevoli di quello che il mondo del lavoro può offrire. Purtroppo siamo sempre molto attenti come giusto che sia ai numeri della disoccupazione, disoccupazione giovanile e mai così altrettanto attenti a quante decine di migliaia di posti di lavoro rimangono non coperti perché non ci sono i profili corretti. Quindi per tornare alla domanda iniziale, io mia personalissima opinione non credo soprattutto perché non voglio dare un'idea pessimistica del presente o del futuro ci mancherebbe. Certamente bisogna essere un pochino più scaltri nell'individuare le aree dove ci sono le potenzialità e ci sono le opportunità Ma essere, ancora uso un termine brutto e non particolarmente amato, nativi digitali non basta. Quella è un ottimo imprint ma quelle competenze vanno studiate, conosciute e soprattutto l'intelligenza artificiale va utilizzata capendo le logiche e anche sapendola governare, cosa ha fatto semplice. Grazie. Dottor Agosto vuole aggiungere qualcosa al riguardo? Io ho forse un punto di vista leggermente, nel senso sono totalmente d'accordo che gli strumenti digitali sono parte ovviamente della scuola di oggi e ha maggior ragione di quella del futuro e chiaramente anche di cui anche l'intelligenza artificiale come dicevo. Quello che spesso però è un po' un' illusione del mondo della scuola, non è il caso ovviamente del dottore Sacoco, è quest'idea che se io inserisco strumenti digitali nella scuola magicamente, come dire, la scuola si modernizza, mette i computer, cambia tutto, in realtà sappiamo, c'è una letteratura vastissima in questo campo, che di per sé usare i tablet, i computer, i monitor, le vecchie LIM per chi se le ricorda eccetera, non modifica minimamente i risultati scolastici. Questa è una letteratura ormai a livello mondiale perché ovviamente quello che fa la differenza non è lo strumento e come lo strumento viene utilizzato da un insegnante, se io continuo a fare un certo tipo di lezione frontale che abbia come dire il monitor touch o la vecchia lavagna d'ardese fa relativamente poca differenza. Quindi di nuovo il tema è giusto portare strumenti nuovi a scuola, però se, torniamo alla questione di insegnanti, se insegnanti continuano ad utilizzarli in maniera tradizionale sappiamo che sono destinati a non sortire alcun effetto. Quindi forse il vero tema è in un paese in cui non si è mai fatta formazione degli insegnanti, per fortuna il Trentino è storicamente un'eccezione da quel punto di vista però nel resto dell'Italia non si fa formazione degli insegnanti, l'importante è l'uso e uno dei problemi, torno al PNR, per esempio che nella scuola 4.0 l'ordine di scuderia è stato di investire moltissimo in hardware e di nuovo sappiamo le scuole che peraltro hanno già aggiornato l'hardware durante il covid, stanno comprando di nuovo tablet computer eccetera ma servirà? Non sarebbe stato meglio lavorare sulla formazione? ricevuto il messaggio e penso che bisogna fare dei ragionamenti, tanto è vero che vorrei tornare a quella dottoressa Cocco, proprio perché lei prima parlava di contaminazione di staperi, uno di questi strumenti naturalmente e quella accennava anche lei, l'intelligenza artificiale che aumenta e amplifica proprio in maniera esponenziale le nostre competenze e le nostre anche capacità che ci vengono sempre più richieste nella vita privata come anche nel mondo del lavoro ma tornando al discorso come possiamo insegnare ai giovani a gestire queste nuove sfide, ma più che ai giovani Come possiamo prima insegnare ai docenti proprio questa possibilità di dover gestire tutta questa potenzialità che abbiamo in mano? Allora è una domandora, è una domandora con la bacchetta magica, allora da una parte non creando i pro e i contro, cioè da una parte chi ama l'intelligenza artificiale o le nuove tecnologie in generale e quindi ne vede solamente la parte positiva e dall'altra parte gli uni contro gli altri, chi invece lo considera un demonio, i nostri ragazzi non capiscono più niente, si fanno aiutare a fare tutto eccetera. Ci sono esempi eccellenti nella scuola italiana di scuole pubbliche, università ma anche veramente a partire dall'elementari di insegnanti che sono riusciti ad integrare nei loro percorsi l'utilizzo delle nuove tecnologie lavorando con gli studenti e comprendendo quelle che sono le possibilità che gli strumenti offrono agli studenti. Certo che se ci si pone come dire io do il tema in classe, gli studenti lo finiscono a casa, lo scaricano completamente dall'intelligenza artificiale e me lo riportano, quello che forse facevamo noi 35 anni fa è semplicemente che utilizzavamo il libro impolverato che c'era in casa, andavamo a copiare tutto, io mi ricordo le ricerche, non so chi si ricorda dovevi andare dal giornalai, ritagliavi le figurine, appiccicavi la figurina così non si vedeva e copiavi tutto quello che c'era scritto dietro. Ora lo strumento è diverso, la scaltrezza è la stessa, cioè non dobbiamo mettere da una parte bellissimo, meraviglioso, paracià di tutti i mali e dall'altra parte il demonio né nelle famiglie né verso i giovani né verso gli insegnanti. Riuscire ad utilizzare invece gli strumenti con consapevolezza anche dei limiti, anche del perimetro. Il festival di quest'anno secondo me è un titolo bellissimo che sono i dilemmi del nostro tempo, allora per esempio parlare in classe di quelli che sono i dilemmi dell'intelligenza artificiale. Io ne ho in mente quattro, il tema dei bias o bias come bisognerebbe dire ma tutti usano l'inglese e quindi il fatto che c'è una frase bellissima che ho sentito da un collega, l'intelligenza artificiale dice quello che sa ma non sa quello che dice, che è perfetta, cioè l'intelligenza artificiale è un motore che rumina, esatto, butta fuori delle cose ma non ha la più palide idea di cosa sta buttando fuori. Secondo dilemma il tema dei prompt parlavo stamattina con Donatella Asciutto, la rettrice del Politecnico e mi diceva che stanno moltiplicando i corsi di ingegneria dei prompt, ovvero come fare le domande giuste perché di nuovo garbage in, garbage out, se butto spazzatura riceverò spazzatura. Come si fanno le domande giuste, e qui lo dico agli studenti anche per non essere sgamati dagli insegnanti, perché io insegno in università e i miei studenti la usano l'intelligenza artificiale, un po' faccio finta di sapere come si fa a sgamarli, un po' loro ci credono sicuramente la maggior parte mi frega però insegnare a fare le domande giuste. Tre, il tema delle regole anche qua, un'altra frase che si legge quotidianamente sui ovunque, l'America sviluppa, la Cina copia, l'Europa regolamenta, ma non è vero definire un perimetro di utilizzo anche nella scuola, anche per gli studenti, è anche una sorta di schermo di protezione e l'ultimo dilemma è quello dell'etica, tutti ci scandalizziamo nel dire le macchine, al di là dei film futuristici e alcuni della nostra generazione i film li hanno visti trent'anni fa e guarda caso è quello che sta succedendo, però non voglio entrare in tematiche geopolitiche, con quello che sta succedendo e quello che riescono a fare gli uomini e le persone, secondo me l'intelligenza artificiale prima ad arrivare a certi scempi ne ha ancora da fare quindi non puntiamo tutto contro quello, questi sono i temi di cui parlare ai giovani oltre all'utilizzo tecnologico, la capacità, ma ormai con gli strumenti che vengono sui nostri software in modo automatico, allora è arrivata ad una tale semplificazione che forse non serve più così tanto a meno che tu non faccia quello di professione, ma serve la consapevolezza di utilizzo e anche la definizione del perimetro. Quindi che risposta alla domandora che diceva, complimenti perché secondo me ha fatto un passaggio che tutti i nostri giovani dovrebbero ascoltare e non soltanto gli insegnanti, è proprio adatto sicuramente delle indicazioni ben precise, grazie. Cambiamo un po' tema, nel senso passiamo dalle competenze che comunque sono tutte collegate nei discorsi che facciamo. La fondazione Agnelli, dottor Gavosto nei giorni scorsi ha pubblicato una ricerca del eloquenti titolo che è scuola e PNR, a che punto siamo? Ci può illustrare quello che è emerso e volevo chiederle se riusciremo secondo lei a dare una svolta al nostro sistema scolastico questa abbondanza di risorse che sono destinate alla cosiddetta missione 4. Si, allora cominciamo dalla seconda parte. PNR è una grandissima straordinaria occasione della scuola, nel senso che la scuola ha giustamente sempre lamentato l'assenza di risorse. Sostanzialmente in questa fase, come dire, arrivano per la scuola mal contati circa 20 miliardi, poco più che sono tanti, tra l'altro un decimo di intero importo di PNR. La voce grossa naturalmente è l'edizia scolastica, è un tema critico. Sappiamo che gran parte delle nostre scuole risalgono agli anni 70-80 e quindi diciamo non sono più sicure, più sostenibili da un punto di vista ambientale e anche con la concezione didattica molto vecchia, con le scuole, diciamo le aule che tutti conosciamo con la cattedra, i banchi a schiera, eccetera, i lunghi corridoi. Quindi tutte cose che si è andata per esempio nei paesi nel nord Europa sostanzialmente non esistono più. Quindi è sicuramente una grandissima occasione. Come sapete il PNR ha due facce, c'è la parte riforme e alcune di queste riforme sono davvero centrali, per esempio quella dell'assunzione informazioni iniziali dei docenti, informazioni in servizio e carriera e poi c'è la parte investimento che è altrettanto importante. Quello che noi abbiamo fatto è di vedere a che punto era soprattutto il lato della spesa di investimenti, visto che il PNR finirà alla fine del 2026 come procede. Allora dal punto di vista degli edempimenti formali nei confronti della commissione europea, devo dire, siamo in linea, cioè siamo al punto in cui dovremmo essere. Dal punto di vista però della spesa, la missione 4 che è quella scuola-università, ha finora speso il 16,8% rispetto al potenziale previsto a livello di PNR, che è meno di quello che hanno speso tutte le altre missioni che hanno superato il 20%. Quindi sicuramente la spesa per la scuola è in ritardo. Poi anche lì c'è molta variabilità, per esempio ancora non si è speso nulla sulla parte cosiddetta i docenti che conosceranno i nuovi linguaggi, quindi per esempio formazione STEM, formazione sulle lingue. Si è speso il 40% del previsto invece su scuola 4.0, quindi l'acquisto diciamo di device tecnologici. Sulle scuole, devo dire, c'è stata un'accelerata negli ultimi mesi, quindi la fluidità scolastica si sta un po' recuperando terreno, però anche lì siamo ancora sotto il 20% della spesa. Quindi la vera domanda è... C'è un raggio per recuperare? No, devo dire, è chiaro che sono partiti canti. Era difficile sin dall'inizio, adesso non si può come dire, in questo senso sono state fatte delle scelte in origine probabilmente un po' irrealistiche. Poi la missione 4 è passata praticamente inalterata dal governo Conte, al governo Draghi, al governo Meloni e sostanzialmente probabilmente c'erano delle cose che chiaramente non si potevano fare. In generale c'erano troppe cose probabilmente e quindi alcune di queste inevitabilmente dovrebbero essere rimodulate, che è quello che l'attuale governo ha fatto con la commissione europea. Il vero problema è riusciremo a farcela, probabilmente non riusciremo a farcela su tutti i campi. L'altro rischio è anche dove riuscissimo a chiudere in tempo per il 2026. 2026 pensate ai cantieri, vuol dire che devi averli collaudati, rendi contatti alla commissione europea, cioè praticamente le scuole dovremmo finire le domani per riuscire a, per come funzionano le nostre procedure amministrative. Lì rischiamo magari di fare le cose in fretta e a scapito della qualità. È stata una grande occasione e una grande occasione per la scuola, anche per la pubblica amministrazione italiana, perché chiaramente significa cambiare il modo di lavorare, darsi degli obiettivi eccetera, quindi secondo me rimane molto positivo, però certo stiamo arrivando un po' col fiato corto. Il governo, diciamo, sia con il ministro Fitto prima che ha replicato dicendo che non ci sono sti ritardi, che voi del vostro rapporto fate emergere. Poi anche il ministro Valditara ha reso pubblici altri dati un po' per smentirvi, tra virgolette, dicendo che si sono andati fatti molti passina avanti negli ultimi mesi, anche lei lo accennava. Vuole aggiungere qualcosa riguardo? No, sono molto contento perché noi abbiamo utilizzato tutte le informazioni pubbliche e vi assicuro che uno dei temi è che non era facilissimo ricavare informazioni dai documenti pubblici, quindi è stato un lavoro abbastanza complesso, diciamo, rimettere in fila tutto questo. La risposta soprattutto del ministro Valditara ha detto no, ma le cose stanno meglio, abbiamo già speso, per esempio, sulla scuola 3,8 miliardi, quindi ci ha dato delle informazioni aggiuntive che in quel momento nessuno aveva, quindi da un punto di vista giornalistico l'obiettivo che era quello un po' di stanare le informazioni da parte del governo, secondo me è stato un ottimo risultato. Quindi, come accennava prima, diceva che non c'è stato nessun tipo di intervento, se non quello sugli asili, che hanno ridotto un po' le risorse, visto che c'era questa incapacità di spendere soprattutto delle strutture locali che non sono preparati da punto di vista. Però anche il ministero è arrivato molto lungo. Il ministero è arrivato anche su altri fronti, certo, nell'anche valutare quelle che erano le proposte che i vari comuni in questo caso presentavano. Quindi non c'è stata da una parte chissà quale ritocco che potrebbe giustificare, tra il passaggio tra i vari governi, quello che è un cambio di direzione, che forse serviva un po' un cambio di direzione, volevo chiedere. Poi dobbiamo sperare a questo punto, mi sembra di capire, in una proroga almeno 2027, per poter arrivare almeno sulla parte dell'inizio scolastica a completare quello che si sta avviando solo ora. Allora, se ne parla molto ovviamente per riuscire a completare, diciamo, l'estensione di un anno al PNRR. A oggi la commissione l'ha già esclusa ufficialmente, quindi temo che sia un po' velleitario. Diciamo che è una partita, però io non ho le competenze chiaramente, una partita molto politica su quella che sarà, come dire, l'accordo politico per la prossima commissione, quanto sarà decisivo, diciamo, il ruolo in particolare dei fratelli d'Italia, diciamo, nel sostenere. Quindi fa parte, come dire, del pacchetto. Però obiettivamente, come dire, non credo che possiamo, non so che l'Italia succede spesso, non credo che possiamo contare sulla proroga. Cioè dobbiamo cercare di finire quanto riusciamo a finire bene entro il 2026. Sì, per il momento dobbiamo puntare a quella data e cercare di... Ma ce la volevo sentire un po', qualche cosa che si poteva, nell'arco di questi, diciamo, passaggi da Draghi, Conte Draghi e Meloni, se si poteva intervenire, visto la possibilità di farlo, per dirizzare le risorse in una direzione dove forse c'è più... Tipo, prima sentivo parlare della formazione degli insegnanti, forse bisognava dirottare maggiori risorse su quelle fronte? Quello, sicuramente, diciamo, sull'edilizia, in realtà era necessario, quindi su quello ha fatto bene il governo nella rimodulazione a mantenere comunque un tema importante, tranne la questione degli esili Nido, dove da 260 mila nuovi posti si è passati a un obiettivo di 150 mila, tagliando anche il finanziamento. Quello è un problema perché la questione degli esili Nido, soprattutto nelle regioni meridionali, era un po' come dire la misura bandiera della missione 4, quindi lì il tema iniziale è che soprattutto molti comuni del sud non hanno partecipato ai bandi, quindi quello che fa, secondo me, correttamente, ha deciso l'attuale governo, è di superare la logica dei bandi, la questione del 33% dei bambini che devono comunque frequentare, parliamo soprattutto dei Nidi, perché sugli esili le cose sono più avanti, diventa un LEP, quindi a quel punto il governo sta adottando una logica, ripeto correttamente, secondo me molto top-down, invece che fare i bandi, se i comuni non raggiungono il 33% dei bambini al Nido e hanno comunque almeno 60 bambini in quella faccia di età, l'idea che i Nidi si costruiscono. È chiaro che il nostro è un paese complicato con diversi livelli di governo, era difficile, Piena Arere ha contribuito a snellire molte procedure, però rimaniamo un paese complicato, quindi pensare di riuscire a fare tutti i passaggi, tutta la cascata amministrativa in tempo era difficile sin dall'inizio. Grazie, io vi ripeto, vorrei dare spazio anche in questi minuti conclusivi, anche alle domande, quindi se qualcuno vuole rompere il ghiaccio lo faccia tranquillamente. Dottoressa Cocco, voleva aggiungere qualcosa al riguardo, in merito a quello che era tutto questo discorso legato al PNRR? Magari aggiungo un pezzo, una parte del PNRR sul tema digitale ovviamente, io mi ero occupata della misura 1, quindi la parte digitale è dedicata all'aumento della cultura digitale in Italia, cosa si intende? Al di là del DESI che è l'indice più importante internazionale europeo che misura la digitalizzazione delle nazioni e purtroppo ci vede ancora negli ultimi posti, stiamo lentamente risalendo ma siamo abbastanza negli ultimi posti purtroppo, uno dei parametri più negativi per l'Italia è la conoscenza di competenze digitali dei cittadini, purtroppo in Italia abbiamo ancora 10 milioni di cittadini che non hanno alcuna contezza di tematiche digitali, non usano internet, non vanno in rete, proprio sono totalmente esclusi, è un numerone, è un numero importante perché poi questi 10 milioni sono famiglie, sono persone che che vivono nella nostra società, questo sembra un tema distaccato ma non lo è affatto e su questo il PNRR ha agito facendo sin dall'inizio bandi che sono andati alle regioni e che poi le regioni hanno messo ovviamente a disposizione per fare proprio formazione di base, questo io credo sia fondamentale perché è un'altra leva che spinge in avanti tutto il sistema e un secondo punto che volevo aggiungere è il tema del proprio fare sistema, queste sfide enormi non si vincono da soli, bisogna che ci sia una fortissima alleanza pubblico-privato perché per esempio la formazione degli insegnanti, una stragrande parte della formazione degli insegnanti è offerta gratuitamente alle grandi aziende di tecnologia, certo che lo fanno per la loro immagine, per il brand eccetera, però intanto lo fanno piuttosto che il terzo settore è una leva importantissima che per esempio è il primo beneficiario dei fondi su formazione per i cittadini quindi non avendo la bacchetta magica, uno degli strumenti per poter risolvere almeno in parte quello di cui abbiamo discusso è proprio fare sistema, le istituzioni, il mondo della scuola, i privati, il terzo settore, le varie associazioni sul territorio, riuscire a mettersi insieme ed affrontare ovviamente un problema che è enorme anche grazie ai fondi del PNRR, però ancora prima dei fondi ci vuole la volontà di lavorare insieme. Quindi ai dirigenti scolastici che ci stanno ascoltando e quel messaggio è arrivato, ma cosa pensate, visto che c'è nava il discorso della formazione che può essere fornita anche gratuitamente diciamo dalle società tecnologiche, cosa pensate di questo dibattito che anche lì sta emergendo sulla possibilità di introdurre delle sponsorizzazioni nel mondo della scuola da parte dei privati? Allora non sono così informata quindi non vorrei dire cose, sponsorizzazioni che siano smaccatamente legate a dei prodotti secondo me è totalmente negativo e io ho sulle spalle 25 anni di Microsoft dove ho lavorato tanto nel mondo della scuola ma non poteva mai essere citato il prodotto. Invece io sono una forte sostenitrice del valore del combo pubblico-privato perché se da una parte il pubblico quindi le istituzioni hanno l'autorevolezza sono in grado di conoscere le procedure, è vero come diceva il direttore molto lunghe in Italia talvolta farraginose talvolta pesanti però che se si conoscono si possono gestire. Il privato è lontanissimo da questi temi ma il privato ha dalla sua certamente soprattutto per quello di cui parliamo le competenze quindi potrebbe mettere a disposizione le competenze e questo serve tantissimo al mondo della scuola ma in tanti mondi. Trovare il sistema corretto per far lavorare questi due mondi insieme, ciascuno con di nuovo il proprio perimetro e ciascuno con la propria posizione dal mio punto di vista è un vantaggio per tutti. La sponsorizzazione smaccata del prodotto quello no secondo me non è corretto anche perché ci rivolgiamo a un mondo che è il mondo della scuola dove i giovani devono essere il più possibile lasciati liberi di pensiero. La distribuzione faccio la parte giornalista di cartelli credito a tutti i ragazzi non so che tipo di finalità potesse avere come è successo. Sono assolutamente d'accordo anche a me la sponsorizzazione non convince quella smaccata col brand eccetera. Quello che invece sarebbe importante ancora in Italia in me si fa poco e al di là della collaborazione pubblico privato il fatto che nell'ambito dell'attività ISG o corpora social responsabilità come si dice un tempo ci dovrebbe essere più attenzione del mondo produttivo nei confronti della scuola. Ad esempio noi come fondazione abbiamo costruito, ristrutturato praticamente costruito da zero una scuola pubblica a Torino e una cosa che volendo come dire si può fare nel senso che come dire il settore privato che è no profit però voglio dire potrebbe farlo benissimo un'azienda profit si prende cura diciamo di un pezzo di bene pubblico fondamentale come una struttura scolastica. Noi chiaro col PNRR c'è un grosso investimento ma parliamo di 13 miliardi. Abbiamo fatto i conti un po' di tempo fa che per ristrutturare tutto patrimonio scolastico italiano ce ne vogliono 200 miliardi. Quindi è chiaro che su quello se come dire le aziende le associazioni eccetera si impegnassero per esempio anche solo nel in opere di ristrutturazione degli ambienti di apprendimento degli ambienti scolari sarebbe una cosa fantastico. Anche cose banali tipo andare a sistemare per dire le finestre rotte eccetera. E' chiaro in teoria tra l'altro si potrebbe fare perché c'era la legge 107 a buona scuola prevedeva la possibilità di che il privato finanziasse alcune opere. Però di nuovo torniamo alla fargenosità del nostro sistema quindi di fatto nessuno l'ha mai fatto perché è talmente complicato e poi dal punto di vista fiscale eccetera che quindi sostanzialmente però quella è una strada diciamo che su cui che a me piacerebbe perseguire. Posso intervenire su una cosa è correttissimo quello che dice il direttore noi dovremmo guardare anche a quello che è successo non 100 anni fa ma un paio d'anni fa legato alla terribile pandemia. In quel momento ovviamente dramma purtroppo planetario e che ha ovviamente una ha toccato insomma per tutti noi temi veramente veramente drammatici. Guardiamo però a come siamo riusciti a reagire su alcune cose per esempio proprio nel mondo della scuola io ero a Milano e occupavo come lei citava prima il ruolo di assessore all'innovazione la tecnologia. Noi abbiamo avuto anche a Milano decine di scuole che erano totalmente senza connessioni senza rete gli insegnanti che non erano in grado perché non gli era mai stato chiesto non perché fossero meno bravi di altri semplicemente non gli era mai stato chiesto di utilizzarle. Dove questo? A Milano. A Milano. A Milano. Beh noi ovviamente tutti ricordiamo dovevamo gestire n temi. È stato il privato cioè il sindaco sala ha fatto un appello ha chiesto l'aiuto di tutti quelli che ci potevano aiutare e grazie all'aiuto del privato di altre istituzioni che magari su certe cose avevano già fatto determinati temi grazie all'intervento tempestivo di una serie di grandi aziende dalla banca un'azienda famosissima di abbigliamento un'altra assicurazione siamo riusciti in poche settimane a riattivare tutti gli impianti scolastici perché c'era un problema di hardware non funzionavano le strumentazioni tecnologiche non funzionavano di hardware perché non c'erano i computer non c'erano i computer per gli insegnanti ma neanche nelle case di alcune fasce di studenti e così come l'abbiamo fatto noi l'hanno fatto tantissime altre città in Italia quindi se noi imparassimo un pochino da quello che c'è appena successo e come l'abbiamo fatto e come siamo riusciti a gestirlo seguendo le procedure seguendo le normative esattamente aderenti a tutte le leggi che amiamo avere in Italia allora impariamo da questi anche in questo momento è corretto quello che dice il direttore il numero mi ha sfaventato 200 miliardi per ristrutturare piuttosto che gli edifici scolastici non sono proprio esattamente tutti da vetrina ma anche lì si può intervenire da soli le istituzioni riescono no non ce la fanno c'è niente è inutile far finta non nascondersi dietro il dito però collaborando collaborando in modo serio e trasparente si può fare però parlando di collaborazione pubblico privato non posso esimersi di girarvi un altro domanda chi mi vuole fare un bilancio dell'alternanza scuola lavoro un'esperienza che siamo a distanza norma di qualche anno dare un giudizio chi vuole sarebbe bello poter dare un giudizio al problema che non c'era un punto c'era una commissione di valutazione che però di cui tra l'altro facevo parte anch'io per capire appunto se funzionava non funzionava in pratica quindi non ho mai operato perché praticamente un governo successivo al ministro Bussetti ha deciso che si chiudeva e si è passati adesso queste che sono il PCTO quindi non sappiamo quanto sia funzionato io ho l'impressione che si continua a ritenere che l'alternanza sia utile soprattutto forse non tanto come un solo come orientamento dei ragazzi ma anche per far vedere ragazze e le ragazze che c'è un mondo là fuori cioè che la loro vita non è solo chiusa nella casa nella scuola quindi secondo me dal punto di vista anche di competenze soft diciamo chiamiamole così come si deve dire e sarebbe una cosa importante io sono sono molto favorevole però obiettivamente è difficile dire ha funzionato non ha funzionato funziona non funziona perché non c'è nessuna forma di monitoraggio sistematico importante quello che dice il corso di aprirsi al mondo esterno e far uscire i ragazzi molto spesso si pensa soltanto a portare avanti i programmi e quindi non dare spazio e non portare fuori i ragazzi da questo che è l'ambito scolastico anche per seguire una presentazione una conferenza è molto importante fargli vedere quello che c'è al di fuori dalle aule scolastiche prego allora io sono invece molto molto positiva sull'alternanza scuola lavoro però posso portare solo l'esperienza che ho vissuto non ho statistiche non ho dati certamente tutto dipende da come viene gestita di nuovo anche qua porto una mia esperienza che che ricordo davvero con il sorriso fare alternanza scuola lavoro per le scuole milanesi e far venire i giovani al comune e metterli all'anagrafe quando questi giovani possono andare da prada darmani nei locali eccetera io li vedevo arrivare al mattino il lunedì mattina stavano con noi due settimane con delle facce che credo se avessero potuto fucilarmi farmi a pezzi mettermi nel freezer sarebbero stati contenti erano veramente veramente dispiaciuti e poi per accordo con la nostra direttrice del personale io prendevo le scuole tecniche piuttosto che gli ts insomma allora il primo giorno abbiamo delle foto drammatiche dopodiché che cosa facevano questi ragazzi erano nelle anagrafi a milano abbiamo 128 sportelli dell'anagrafe ma il più grande è quello di via larga nelle anagrafi dopo aver fatto un giorno e mezzo di corso con i tablet a fermare le persone in coda e insegnare come avrebbero potuto avere quel certificato quel documento in modo digitale quindi insegnavano alle persone in coda dal terzo giorno tu vedevi le facce cambiare perché loro erano quelli bravi che aiutavano la popolazione a parte che avevamo messo dei banchetti e c'erano le persone che tornavano dai ragazzi e gli portavano il gelato il vuoi la mancetta io dicevo ragazzi non accettate mancette per carità ed era una si è creata una situazione incredibile però perché perché i ragazzi facevano quello che sapevano fare ed erano ringraziati sostenuti quando arrivavano le facce quando andavano via e noi facevamo sempre la foto il prima e il dopo no trova le differenze foto iniziale foto dopo due settimane è stata un'esperienza straordinaria quando non abbiamo più potuto farla gli insegnanti ci hanno chiesto perché perché poi sono cambiate le norme le ore eccetera eccetera sono ancora convinta che preferirebbero andare da Armani da Prada eccetera assolutamente però anche aiutarli a tirare fuori quello che sanno fare quante volte io vado dai miei figli e io che sono tecnologica in teoria e gli dico senti ma questa roba come si fa titi titi fatta è così cioè dipende da quello che dai se dai poi ricevi ne sono convintissima grazie c'è qualche domanda in questi ultimi minuti prego c'è la possibilità se non le porti il microfono non arriva grazie io vorrei chiedere entrambi i relatori se ritengono che i programmi scolastici siano troppo imbevuti di cultura classica è un tema che caro all'economista boldrin che provocatoriamente dice il classico è da abolire questa è una bella questione secondo me nel tempo della della scienza la tecnica e qualche modo di delle competenze che in italia dicono essere poco approfondite come l'educazione finanziaria grazie chi vuole rispondere penso che già vi ha dato prima delle risposte al riguardo che mi sembrava assolutamente no io ho una convinzione che le materie classiche e quindi le materie umanistiche in generale siano le fondamenta su cui poi costruire altro anche perché quello che impari al liceo classico liceo scientifico o nelle altre scuole dove comunque fai letteratura italiana magari noi che dovevamo imparare a memoria canti interi della divina commedia e che ancora ci ricordiamo magari quello può essere anche un pelo superato però quel pezzo di cultura anche nel long life learning cioè nella formazione continua non lo recuperi più vai avanti con le competenze che ti servono per il progresso ma io sono totalmente soprattutto vivendo in una realtà come la nostra che è sono all'italia è un'intrisa di cultura io credo che sia una base molto importante molto profonda citavamo prima la contaminazione dei saperi e quindi quanto anche queste componenti vadano integrate a materie o discipline più moderne più innovative quello sì però dal mio punto di vista personalissima opinione guai a perdere la componente di cultura classica grazie altro domande non ho sul classico conosco michele boldrin che è un simpaticissimo provocatore io devo dire ho fatto il classico e ho amato moltissimo di studi classici secondo me alla fine la gente deve scegliere quello che vuole cioè se se uno ha la passione per lo studio del classico è giusto che abbia l'opportunità di frequentare il classico il tema delicato se vediamo e che oggi come oggi il classico tende come dire a fare benissimo tutto quello che riguarda filosofia cultura classica eccetera e ancora in ritardo su alcune delle competenze che secondo me tutti devono avere indipendentemente dall'indirizzo che riguardano matematica scienza della vita fisica dell'universo eccetera eccetera quindi se si potesse potenziare l'aspetto scientifico del classico forse faremo veramente la scuola ideale di cui parlava grazie facciamo fare la domanda telegrafico io posso sì io sono matteo e da quest'anno ho il piacere di rappresentare non solo gli studenti del trentino ma anche di tutta italia e quindi ho una domanda per lei e una testa diciamo molto la prima per la dottoressa cocco noi abbiamo parlato in stade nazionale abbiamo recentemente avuto una riunione al ministero e abbiamo parlato dello stesso tema no del rapporto al pubblico e il privato uno dei problemi che secondo me rimane in italia è la differenza che c'è nel tessuto produttivo tra il nord e il sud ossia che il rapporto tra pubblico e privato non si può conformare allo stesso modo qua in atlanto o a milano nello stesso modo in cui si fa purtroppo nel meridione perché proprio come tessuto sociale produttivo mentre qua abbiamo comunque anche delle industrie anche delle grandi firme che hanno un nome a livello nazionale internazionale ancora nel meridione si va a privilegiare il sistema della piccola media impresa insomma locale familiare e quindi la domanda è se dobbiamo effettivamente come dice giustamente lei cercare di inserire mettere come procedura consolidata nelle scuole rapporto tra il pubblico e il privato anche in una visione di una sinergia che deve diventare sempre più stretta per stare al passo con i tempi come possiamo farlo uniformando questo sistema in tutto il nostro paese in modo che non ci sia una parte che va a velocità doppia rispetto a una che sta ferma e posso ok la seconda invece è sulla sul disegno della carriera dei docenti qui c'è stata una grande discussione nella nostra provincia tra insomma tra opinioni favorevoli opinioni contrari e la mia domanda è più una sua visione su come si può conciliare la giusta perché anche noi studenti alla fine saremo i primi ad accorgersi no di una grande io penso che per esempio sulla valorizzazione della professione si debba lavorare di più prima di pensare alla diciamo alla progressione della carriera sulla selezione in entrata però chiaramente anche la progressione di carriera è un modo per valorizzare la professione che poi uno va a rivestire quindi la domanda è secondo lei come si può conciliare la legittima insomma è anche la giusta giusto tentativo di valorizzare la professione del docente con però da una parte anche quelle che sono le i dubbi sollevati per esempio delle sigle sindacali che invece ogni volta che si parla diciamo di questo tema pongono come diciamo in opposizione alla proposta il fatto che magari si c'è il rischio di dare un potere all'uro del dirigente scolastico che andrebbe a sovvertire l'ordine della scuola verticalizzandolo invece che mantenendolo diciamo orizzontale tra varie io non sono per riportare esatto era riportare questo che è il succo no di quella della discussione che è in atto grazie bottezza cocco allora quello che chiudere quindi quello che tocca a lei è un tema sicuramente importante io sarei un po meno drastica nella vedere la parte di differenze parlando sempre del digitale che è il mio ambito di lavoro e anche di conoscenza negli ultimi dieci anni si sono moltiplicate sia le grandi aziende multinazionali ma anche quelle nazionali che hanno aperto siti al sud dove accolgono per esempio i giovani che escono dalle università del sud un po per far fronte al tema della smart working piuttosto che non grande interesse nello spostarsi ma anche per accrescere diciamo il tessuto economico ne cito una su tutte ntt data grandissima multinazionale tecnologica ha aperto a cosenza il proprio la propria struttura di innovation abba dove vengono sviluppati prodotti ed è il centro europeo cosenza con moltissimi studenti che provengono dalle università ovviamente di cosenza ma della zona e così via quindi è vero che il tessuto è molto diverso a me piace vedere numericamente diverso non necessariamente qualitativamente diverso prima ho citato il politecnico di non cito le università dell'insegno così sono super parte il politecnico di bari è altrettanto eccellente così come tante università del sud da non mettiamo ulteriori limiti a quello che si può fare al limite andiamo ad agire poi sul nello specifico se c'è la necessità ma così come le pubbliche amministrazioni hanno uguali leggi uguali normative uguali burocrazia uguali procedure per cui se alcune cose si possono fare in alcuni comuni si possono fare in tutti i comuni facciamo così anche per la parte delle aziende proviamoci almeno direttore prego allora non ha carriera ben parte l'ho già detto io ho visto con grandissimo interesse diciamo la proposta trentina che secondo me era era e spero venga ripresa molto ben congegnata molto ben pensata allora tema delle carriere perché è importante dal mio punto di vista per due motivi uno noi sappiamo che in italia rispetto agli altri paesi avanzati sostanzialmente le retribuzioni insegnanti sono basse retribuzioni iniziali ma soprattutto quello che manca è una progressione cioè il divario fra la retribuzione all'inizio di carriera quella fine carriera e bassi e la più bassa diciamo di tutti i paesi sviluppati la francia cominciano gli insegnanti cominciano uno stipendio simile al nostro però terminano a fine carriera con uno stipendio molto più quindi introdurre la carriera è anche un modo per rispondere appunto al fatto di far crescere retribuzioni da un lato e anche come dire chiaramente premiare chi si impegna di più nell'organizzazione della scuola nel lavoro della scuola chi fa bene particolarmente bene diciamo gli insegnanti quindi se volete un fattore meritocratico ci puoi un'altra motivazione che visto che siamo il festival economia è un pochino più sottile ma altrettanto importante che oggi è difficile attrarre nella scuola persone che abbiano voglia di mettersi in gioco rischiare la scuola come sappiamo ha una struttura retributiva e di carriera totalmente piatta se io sono una persona magari sarà lei domani che invece vuole andare nella scuola però piacerebbe avere come dire vedere riconosciuto il suo lavoro oggi come oggi forse non è il posto la scuola non è il posto ideale quindi la carriera secondo me è anche un fattore di attrazione delle persone se volete più anche più ambiziosa in senso positivo del termine più motivata e chiaro che va contro la cultura della scuola che è quella del fatto che come dire tutti gli insegnanti sono uguali in realtà sappiamo che non è vero che gli insegnanti sono tutti uguali quello siamo andati anche a studiarli in aula e ci sono insegnanti straordinari e altre che obiettivamente non sono meno ma diciamo dicono cosa ovvia e c'è un po questa cultura però tenete conto che la struttura per carriera e presenti in tutte le organizzazioni anche nel settore pubblico e solo nella scuola che non esiste cioè nella pubblica messazione nei giornali nel terzo settore c'è comunque una crescita di responsabilità a cui corrisponde tipicamente anche una capacità di organizzare le altre persone anche magari una retribuzione più elevata quindi secondo me poi la scuola che anomala in questo caso non nel resto del mondo. Grazie siamo giunti al termine io ringrazio Roberta Cocco e Andrea Agosto per gli spunti di riflessione e per anche le indicazioni che avete dato a tutti i soggetti che rotolano il mondo della scuola grazie al pubblico presentenziale a chi ci ha seguito da casa vi lascio i prossimi appuntamenti che seguiranno in questi quattro giorni di lavori qui a Trento buona giornata
{{section.title}}
{{ item.title }}
{{ item.subtitle }}