Volontariato: non solo Stato e mercato ma anche comunità
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Volontariato: non solo Stato e mercato ma anche comunità
La necessità di superare un modello economico bipolare (Stato-Mercato) a favore di uno tripolare (Stato-Mercato-Comunità), evidenzia l'importanza della coprogrammazione e della valorizzazione delle radici italiane del volontariato. Intervengono esperti, tra cui Stefano Zamagni, che sottolineano la necessità di un cambiamento culturale per riconoscere e potenziare il ruolo del volontariato, e il sindaco di Trento, che illustra le iniziative locali in questo ambito.
Buon pomeriggio a tutti, benvenuti a questo incontro del Festival dell'Economia dedicato a volontariato non solo stato e mercato. Con noi oggi c'è il professor Stefano Zamagni che è qui alla mia sinistra, c'è il sindaco di Trento, Franco Ianezelli, a mia destra e infine il presidente di ITAS Luciano Rova. Bene, noi affrontiamo questo discorso del volontariato non solo stato e mercato per cercare di scoprire che cos'è l'economia sociale, che cos'è la sussidiarietà, quale valore c'è dietro queste due parole, queste due espressioni che non sono semplicemente parole ma sono diciamo il riassunto dell'impegno di tanti e della competenza e della professionalità di tanti. Perché dico competenza e professionalità di tanti? Perché il codice del terzo settore che appunto è stato varato qualche anno fa, ormai insomma è qualche anno che ci si fa i conti, ha voluto dare al terzo settore un nuovo statuto, cioè riconoscendo che il terzo settore non è qualcosa di residuale, ma è uno dei fondamenti su cui si può reggere la nostra società, la nostra economia, come ha riconosciuto peraltro una sentenza della Corte Costituzionale che è la 131 del 2020. Bene, con Stefano Zamagni che è un po' il teorico, colui che ha davvero cercato di portare avanti i temi dell'economia sociale, cercheremo di affrontare un po' quelle che sono state i meandri del codice del terzo settore e i punti più significativi. Inizierei con una domanda, Zamagni, sui corpi intermedi, cioè come il codice del terzo settore può dare ruolo e importanza ai corpi intermedi che sono così essenziali oggi, da dove c'è la crisi della politica, la crisi della rappresentanza? Perché i corpi intermedi possono e devono recuperare ruolo? Grazie molte e buonasera a tutti. Allora, entro subito nel merito della domanda che la nostra moderatrice mi ha posto. Partendo da questa considerazione, l'espressione terzo settore non è italiana. Questa espressione è stata inventata dagli americani nel 1973, quando due studiosi, Ezioni che è scomparso da qualche anno e un altro Levite, tuttora vivente, scrisse indipendentemente l'uno dall'altro due saggi nel cui titolo c'era third sector, che vuol dire terzo settore. Voi direte perché ricordi questo? E poi per concludere, poiché gli americani sono americani, una volta che qualcosa nasce là ci deve per forza diffondere la cosiddetta egemonia culturale. Perché nella nostra realtà queste organizzazioni che ormai anche noi cambiamo di terzo settore hanno tutt'un'origine diversa e una denominazione diversa. Ci chiamavano OMI, che vuol dire organizzazioni a muovente ideale. La cosa però più importante è che queste organizzazioni sono nate in Italia. Siamo noi che abbiamo inventato, non loro, tra il 1200 e il 1300, quando nacquero le confraternite. Pensate alle misericordie, tuttora in esistenza in Toscana. Le misericordie sono quelle che si facevano carico di portare il primo aiuto ai disperati, pensate agli ospedali. Chi ha inventato gli ospedali? Noi italiani, mica gli altri sapete. E l'ospedale di Siena ancora oggi è famoso perché fu uno dei primi e così via. Questo voi direte perché è importante precisare questo? Non per avanzare meriti di un tipo o dell'altro. Anzi, noi italiani, ricordate cosa ha scritto Giacomo Leopardi? Dice che gli italiani sono un popolo straordinario che però hanno un difetto, che non sanno valorizzare le proprie radici, perché noi siamo fessi. E quando si è fessi, si è fessi. Ci si lascia dominare culturalmente dagli altri, perché non sappiamo valorizzare le radici, il seme che noi avevamo gettato. Ma lo ricordo perché negli sviluppi successivi due sono state le tradizioni di pensiero. L'una, quella neo-obesiana, Hobbes, 1651, filosofo inglese, il quale afferma la tesi secondo cui lo stato viene prima della società civile, cioè dei corpi intermedi. Direi corpi intermedi, società civile è la stessa cosa. Perché? Perché solo lo stato è in grado di inverare, parole sue che verranno poi riprese da Hegel, la società civile. E quindi la società civile è tutto ciò che in essa opera, tra cui appunto gli enti di terzo settore, vanno visti in funzione dove stato vuol dire ente pubblico, può essere lo stato centrale o locale, adesso non importa e così via. L'altra tradizione, è quella nota come neo-rinascimentale, che è la nostra tradizione, di noi italiani. Per la tradizione e per il pensiero neo-rinascimentale è la società civile che viene prima dello stato, è la società civile che invera lo stato. Quindi lo stato deve mettersi lui al servizio della società civile e non viceversa. Ovviamente, come ormai sappiamo dalla storia, è prevalsa la prima tradizione. E capite perché? Sono fatti tutti i regimi dittattoriali, tutti, destra e di sinistra, hanno questo elemento in comune, che sono obbesiani. Cioè lo stato deve essere forte, che dà le linee, gli interventi e gli altri devono eseguire. Quindi è vero che gli enti di terzo settore sono presenti nell'una e nell'altra delle due tradizioni, però nella prima tradizione sono al servizio. Poi quando l'America inizierà a svilupparsi, anziché al servizio dello stato, gli enti di terzo settore si porranno al servizio del mercato, al servizio del mercato. N'Europa continentale invece l'Inghilterra è sempre stata considerata più vicina all'esperienza americana, sono al servizio appunto dello stato. La riforma del terzo settore del 2017, approvata nell'agosto del 2017, che è tuttora ancora da... deve ancora trovare eccetera, si rifà alla tradizione neo-rinascimentale. E questo è il punto che quasi nessuno mette in evidenza, perché voi sapete che la Costituzione italiana ha la sua radici nella tradizione neo-rinascimentale. Cosa dice l'articolo 1? La Repubblica non dice lo stato, l'Italia è una Repubblica democratica fondata sulla voce, non dice uno stato democratico. Se noi leggiamo attentamente la nostra carta costituzionale, lo stato è citato solo tre volte e per ultimo, perché dice la Repubblica è formata dai comuni che vengono prima, province, regioni, stato e altri corpi e i corpi intermedi eccetera. Questo per dire che nel nostro, nella nostra modernità, c'è stata fatta violenza alla nostra tradizione storica e alla nostra verità, perché noi non veniamo da quella, perché il Rinascimento è un fatto italiano, nessun paese al mondo ha avuto l'equivalente del Rinascimento eccetera. Ebbene la riforma del Terzo Settore, a cui ho fatto parola poc'anzi, si inscrive in questo ed è il motivo per cui ancora oggi non è molto capita, bisogna che lo dica. Perché non è capita? Perché i primi, a non capirla, sono molti enti del Terzo Settore, perché c'è stata questa... Molto semplice qui. La colpa è ovviamente dei professori, degli accademici, quali andranno con qualche rara eccessione tutti all'inferno. No, no, no, non sto scherzando, non sto scherzando, io mi arrabbio anche, perché le Università italiane, eccetto due o tre, non hanno mai dedicato a questi temi le attenzioni che ci si aspettava che dedicassero. Guardate quanti sono i master che si occupano di queste cose in Italia, quanti sono i corsi di altri, ce n'è solo uno il corso di laurea su questo, quello è l'Unità di Bologna. Altri hanno il ma... Il master non è un corso di laurea, il corso di laurea è di cinque anni, il master è dello<|bg|>? Non si fa da parte del sistema scolastico, ma soprattutto universitario, quella produzione di pensiero che metta a fuoco questo, perché si si istirilisce su un pragmatismo. Ora è chiaro che il pragmatismo è importante, perché la pratica, ma se tu non dai l'orientamento culturale teorico è chiaro che questo non viene, non va a produrre gli effetti. Comunque la riforma del 2017 ha un grande merito. Se voi leggete l'articolo 2 dice lo stato riconosce, cioè si è passati dal regime concessorio al regime del riconoscimento. Lo stato riconosce l'esistenza degli enti di terzo settore, cosa vuol dire questo? Che si riconosce ciò che già esiste. Prima invece vigeva il regime concessorio e cioè era l'ente pubblico che autorizzava questi enti, soprattutto volontariato, a fare quello che questi per vocazione proprio dovevano fare. Cioè dire, è una cosa assurda, io ricordo l'arrabbiature, vedere la pochessa intellettiva e la disonestà intellettuale di tanti. Dico ma come? Se io, assieme a voi, vogliamo mettere su un'associazione di volontariato dobbiamo chiedere il permesso? Oggi questo non è più possibile perché si è passato il regime del riconoscimento. Il che vuol dire, noi creiamo l'ente pubblico, ovviamente dovrà esercitare i controlli ma non permettere a chi vuole fare il bene di fare il bene. Perché quando si fa il bene non si deve chiedere il permesso a nessuno. Perché i permessi si chiedono per fare il male. Se io, assieme a voi, vogliamo fare il male dobbiamo chiedere i permessi. Ma per fare il bene non si chiede il permesso a nessuno. Da qui capite le implicazioni pratiche. Vi direte voi e quindi la domanda perché il mondo del terzo settore non ha ancora passi in avanza, sono stati fatti? La ragione prima è quella che vi ho detto perché a livello propriamente culturale, le sfere alte come quelle dell'università, non ci sono state le attenzioni. Si si è preoccupati di aggiustare il regolamento, quella cosa giusta è. Però se voi a chi opera nel terzo settore non date questa consapevolezza è ovvio che non potranno esprimere tutto il loro potenziale. E in questo senso per chiudere questo primo punto la sentenza 131 della Corte Costituzionale del 26 giugno del 2020, quattro anni fa, ha come dire scritto la parola definitiva quando ha riconosciuto che negli ambiti propri, l'intervento di questi enti, chiamiamolo welfare, democrazia, accultura, eccetera, deve essere applicato il principio di coprogrammazione e di coprogettazione. Voi direte ma perché allora non vediamo i risultati? Ve lo dico subito perché la sentenza postula che ci sia una legge ordinaria che dia concretezza alla sentenza. Allora mentre abbiamo già una legge ordinaria per la coprogettazione non abbiamo ancora una legge ordinaria che definisca come attuare la coprogrammazione. Dopo quattro anni siamo ancora in attesa perché i vari governi hanno detto che non avevano tempo. Prima ha cominciato a dire che c'era stato il covid che aveva sottratto le energie mentali, ve lo raccomando. Poi si è cominciato a dire è arrivata la guerra in Ucraina, eccetera. Tutte scuse ovviamente e voi capite perché? Perché la coprogrammazione è molto più importante della coprogettazione. Perché la coprogettazione c'era anche prima, sempre stata, ma conta niente la coprogettazione. Coprogrammazione vuol dire che nel momento in cui si stabiliscono le priorità degli interventi, gli ambiti di intervento e le modalità con cui si devono dare esecutorietà agli interventi non può essere l'ente pubblico che da solo le decide. Le deve decidere assieme agli enti di terzo settore. Secondo modalità che la legge ordinaria deve fissare e che però ancora ecco perché nella pratica non ne vediamo i risultati, però state pur certi che si succederà secondo me entro quest'anno anche perché la Corte Costituzionale ha già detto che altrimenti provvederà, manderà in galera tutti quelli che sarebbe una bella affare. Perché questa è delinquenza secondo me. Perché io ammetto uno che mi dica ah io sono di un altro tema, ci mancarebbe altro. Ma non ammetto la delinquenza di chi non dà esecutorietà a qualcosa per il quale già è stato legiferato. Ci vuole chiaramente una leggina che dica come attuare la coprogrammazione. Non è semplice. Perché coprogrammazione vuol dire che attorno al tavolo si radunano i rappresentanti dell'uno dell'altro e dell'altro mondo per decidere le priorità. Quando questo avverrà e avverrà voi state pur certi che il mondo e la realtà del terzo settore arriverà alle stelle. Perché questo vuol dire non solo riconoscere ma stimolare coloro che per scelta libera operano in questo ambito di dare il meglio di se stessi eccetera. Quindi ci arriveremo, ci vuole forse ancora un po' di pazienza però queste cose bisogna imparare a dirle. Perché se noi, lo dico per l'ultima volta, ci limitiamo soltanto ad aggiustare delle pezze che sono anche importanti in ambito fiscale, in ambito burocratico-amministrativo, non ne usceremo. Noi bisogna che accettiamo la transizione che è già in atto in tanti altri paesi dal modello bipolari di ordine sociale stato-mercato al modello tripolare. Stato-mercato-comunità. Ma cosa vuol dire tripolare? Che la comunità deve essere messa sullo stesso piano dello stato e del mercato quanto a legitimazione ma soprattutto quando ha quanto a cogenza del proprio intervento. Non c'è altra via perché ormai chi conosce le realtà delle nostre società di oggi sa che non c'è altro. E questo tutto perché? Perché ormai sappiamo che beni privati, beni pubblici non bastano soddisfare le nostre esigenze di benessere ma soprattutto di felicità. Perché allo stato possiamo fidare i beni pubblici, stato vuol dire enti pubblici, al mercato i beni privati. Ma la felicità dipende dai beni relazionali. Il mercato può produrre i beni relazionali ma neanche per sogno. L'ente pubblico può produrre gli enti, i beni relazionali ma neanche per sogno. E allora come facciamo noi a privare una popolazione di ciò di cui essa ha massimamente bisogno? Ecco, ne scusi, ma l'emergenza di bisogni sempre più, sempre più grande. Questo non può essere anche una spinta perché ci sia coprogrammazione e poi coprogettazione. Cioè in qualche modo la spinta dal basso funzionerà? Vabbè è chiaro che funziona. Basta vedere le realtà del nostro paese che sono ancora macchia d'olio. Io conosco in realtà di alcuni paesi, piccole città, eccetera, in cui questo già avviene. E dove questo avviene i risultati sono travolgenti. Perché il punto è questo e qui arriviamo su un altro territorio che però è contigo, quello della democrazia. Insomma vogliamo fare a noi conti con la democrazia. Se democrazia vuol dire letteralmente il potere al popolo. Cioè bisogna che la gente conti, ma non conti soltanto per eseguire le cose che hanno deciso gli altri, ma che razza di democrazia è quella in cui l'ente pubblico decide quello da fare. Poi per fare quello che ha deciso di fare chiama questo, quell'altro, la cooperativa sociale, l'impresa sociale volontariato a farlo. Ma è il modo di trattare le persone questo. Questo è immoralità. E io mi meraviglio che anche certi intellettuali non riescano a capire, perché probabilmente non attribuiscono all'etica pubblica la rilevanza che da sempre ce l'ha insegnato Aristotele, dall'antica Grecia ha avuto. Cioè la democrazia, se voi non diamo la possibilità al cittadini di liberamente aggregarsi e di contare, perché anche qui vedete la cosiddetta partecipazione, la buffonata, perché la partecipazione di due tipi, la consultiva e deliberativa. Nella partecipazione consultiva la nostra gente non ne può più, perché io ti consulto e poi però decido io. La volta dopo tu non vieni più a partecipare all'assemblea o alla riunione. Bisogna arrivare allo stadio deliberativo, che vuol dire appunto coprogrammasia. E' un'asse della riforma del terzo settore il fatto che si prevede che le migliori esperienze vengano anche messe in rete e quindi che in qualche modo acquistino una con l'altra maggiore forza, perché bisogna avere consapevolezza della propria forza. Questo è forse un altro elemento che la riforma del terzo settore fa. È chiaro, io nel dire questo non sto mica dicendo, perché il peccato originale ce l'hanno anche quelli che operano nel terzo settore. Forse qualcuno pensa che non sia vero, ma ce l'hanno. Che vuol dire che anche lì dentro ci sono incrostazioni che vanno scrostate, perché? Perché evidentemente uno non può essere presidente di un'associazione eccetera da decenni. Questo è contro il principio democratico, è inutile. Bisogna che la democrazia sia attuata anche all'interno del mondo del terzo settore. La famosa trasparenza richiesta Allienti. Però anche lì io non mi faccio troppe, perché il fatto che ci sia qualcuno che è ovvio, è quasi naturale. Ho fatto la battuta del peccato originale per significare che non dobbiamo fare il ragionamento dei misonaisti che dicono ah ma vedi allora le cose... Non è vero, perché la più parte di queste espressioni fanno bene e producono un mondo di bene, senza il quale noi forse non saremo neanche qui in questa occasione. Che non vuol dire allora che non si debbano modificare ad esempio le regole di organizzazione interna di queste organizzazioni. La tentazione del potere alberga in ciascuno di noi e quindi anche in chi occupa posizioni dirigenziali. Però ripeto, tutto questo è legato al fatto di un deficit culturale, lasciate che ve lo dico. Anche qui le cose cambieranno. Sapete perché? Perché in Italia finalmente la cosiddetta, per quanto riguarda il funzionamento delle università, la terza missione da adesso comincia ad essere applicata. E l'ANVUR, che è l'agenzia che valuta le università, mette esattamente questo. Sapete la terza missione. La prima missione è la ricerca, la seconda missione è l'insegnamento, la trasmissione. La terza missione così è stata chiamata è la capacità dell'università di entrare nella società civile e mettersi al servizio della di fare trasmissione. La valutazione dell'università e i soldi che ne derivano dipende anche da questo. E se voi andate a vedere l'ultimo rapporto dell'ANVUR, che è poco più di un mese fa, il rapporto con gli clienti di terzo settore figurano ai primi posti degli indicatori utilizzati per misurare la terza missione delle varie unità. Quindi segnali positivi ci stanno. Senta, il volontariato come sta? Ci sono stati dei dati che dicevano che i volontari sono in calo, che c'è una crisi di vocazioni? Lo so, i dati, come non sappiamo i dati statisti, si vanno sempre interpretati. È ovvio la popolazione sta calando, soprattutto tra i giovani e è ovvio che ci sia un rimbalso anche di quelli. Però la distinzione importante è tra l'azione volontaria e le organizzazioni di volontariato. La riforma del 2017 riguarda le organizzazioni di volontariato, non il volontariato di fatto. Se io con i miei vicini di casa ci mettiamo d'accordo per fare questo o quell'altro, non abbiamo bisogno di creare una organizzazione. La riforma, il codice del terzo settore, è detta norma per le organizzazioni, non per le altre. Ora, io lo so che le piccole realtà di volontariato protestano in giro, volete che non lo sappia. Però ad alcuni dico, sentite un po', ma perché non vi mettete assieme? Quando recentemente, l'ho detto, in una comune di 22 mila abitanti, 22 mila abitanti, c'erano 14 associazioni di volontariato. Ma si può? Quando io gli ho detto, io adesso vi spacco la testa, li prendo, e dice ma dopo se noi ci mettiamo assieme, anziché avere 14 presidenti, dopo ne abbiamo uno. Ah, dico, allora, questo è la ragione, vergognatevi gli ho detto. E' anche cambiato. Perché bisogna imparare a dire le cose con loro nome. Perché anche lì, quello che ho appena detto, ognuno vuole farcela proprio associazione per poterla, come dire, dominare, dire io sono qua. Ma non si può andare avanti così. C'è, è vero che il fine che ti muove è l'attenzione all'altro, è il bene che intendi realizzare. Non devi piegare l'organizzazione in funzione di quell'obiettivo e non viceversa. Secondo, bisogna che le organizzazioni di volontariato aprano di più quanto a cariche ai giovani. Ecco perché dopo i giovani non partecipano. Perché io parlo con la gente, perché molti che parlano di queste cose è perché stanno negli uffici e leggono. No, bisogna stare in mezzo alla gente, a sentire con le orecchie quello che dicono. E mi dicono, ma io volevo, sono andato là, c'era l'anziano di turno, quindi se hai senti, come dire, ma cos'è siamo nell'esercito dove ricevo gli ordini? Bisogna accettare di rischiare la libertà. E se tu ai giovani li fai vedere, perché gli anziani hanno altro ruolo che quello di fornire saggezza, di fornire consiglio, non quello di comandare. Perché altrimenti i giovani ti dicono, visto che io faccio questo come spirito mio e non sono pagato e devo anche stare lì a capochino come nel modello tailorista delle imprese, dove il capo ha sempre ragione e gli altri devono eseguire. Dobbiamo cambiare questo perché questo non è... Io dico, persino la chiesa cattolica ha capito questo, ha introdotto la sinodalità. Sapete, la sinodalità è una parola greca che vuol dire che le decisioni bisogna prendere assieme. Perché anche lì si è capito che il criterio di gerarchia non funziona più. Anche perché non funziona, ma poi perché è indecento. Allora, noi dobbiamo liberare le organizzazioni di volontariato da questa struttura. Qualcuno mi dice, ma i giovani non sono... Appunto, proprio perché non sono esperti che devi metterli nelle posizioni rilevanti di azione eccetera. E così sbaglieranno uno, due volte, ma la terza volta faranno bene. Io ho visto quando c'è stato l'alluvione in Romagna. L'anno scorso, io abito a Bologna, quindi ho potuto seguire l'alluvione in Romagna. Ma chi sono stati i primi a arrivare? I giovani del volontariato. Ma sapete perché bisogna parlare di noi. Ah dice, i nostri capi si avevano detto, fate qua, dice, noi abbiamo detto, noi andiamo per conto nostro. E hanno fatto il bene che hanno fatto. Cioè non possiamo burocratizzare il volontariato, perché nel momento in cui lo burocratizzi lo fai diventare un'espressione di pubblica amministrazione. Allora chiamiamo la pubblica amministrazione. Perché bisogna capirle queste cose. E soprattutto agli anziani si devono dare le attenzioni, i meriti, però non gli puoi dare la possibilità ancora di in nome di una presunta superiorità. Perché l'efficienza non è il criterio fondamentale dell'azione volontaria. Perché le organizzazioni di volontariato sono organizzazioni duali, si chiamano in letteratura. Cioè che hanno una doppia motivazione. Cioè quella ideale e quella organizzativa. Quindi bisogna tenere le due in sintonia e in armonia. Le cose però sono certo che cambieranno fra noi. Perché è insostenibile la situazione diversa. Io vedo che quando ai giochi si apre e si dà la responsabilità, la responsabilità vera e propria, anche di sbagliare. E dice ma loro sbagliano. E cosa ti importa che sbagliano? Perché tu non sbagli mai. Ma che discorsi sono questi? Amare la libertà vuol dire amare che l'altro possa sbagliare. Poi dopo lo riprenderai, gli spiegherai, eccetera eccetera. Ma tu non puoi impedire a uno di, per timore che sbagli, di non agire liberamente. Se queste cose cominciassero a diffondersi, tu puoi stare certa che l'adesione... Perché i giovani, soprattutto oggi, amano fare volontariato. Ve lo assicuro io. Non date retta a certi pseudo sociologi che contano balle dalla mattina alla sera perché hanno gli stereotipi in testa. Perché non stanno coi piedi per terra. Il punto è che se voi non create le condizioni per che i giovani possano dare il meglio di sé e soprattutto bisogna cambiare il sistema dei midi. Ricordate sempre Aristotele quando diceva la virtù è più contagiosa del vizio a patto che venga fatta a conoscere. In Italia l'unico che ha capito questo è il presidente Mattarella. Avete notato? Appena Mattarella sa che qualcuno ha fatto un gesto, lo chiama al Quirinale e gli dà il... gli altri presidenti della Repubblica, nessuno lo faceva. Bisognava essere supereroi per avere un riconoscimento. Lui chiama ragazzini, adulti eccetera. Perché? Perché lui ha fatto tesoro siccome lui è di Palermo e ha studiato come dire le radici dell'economia civile e le sa benissimo. Soprattutto Dragonetti che era giudice a Palermo nel settecento e lui capisce che bisogna dire il bene che si fa perché quando si dice il bene che si fa è contagioso. D'altra parte c'è scritto anche del Vangelo. Nessuno accende la torcia per metterla sotto il moggio ma per metterla in cima per rischiarare l'intera sala. Questa è un po' la nostra missione, quella di cercare di divulgare la positività e ci eravamo detti con il professor Zamagni che l'obiettivo di questo incontro non è quello di un pianistero, di tessere diciamo lamente, le lamentazioni, ma è quello di cercare di mettere in evidenza tutto il positivo che può essere racchiuso nella riforma. Poi torneremo dal professor Zamagni perché volevo che poi vorrei che puntualizzasse un altro paio di questioni, ma intanto chiamo in causa il sindaco perché è l'atto d'accusa di Zamagni in qualche modo è un atto d'accusa forte, si fa molta coprogettazione, poca coprogrammazione perché ci sono delle situazioni strutturali ma in qualche modo i comuni potrebbero, i comuni, gli enti locali potrebbero attraverso gli enti del terzo settore, attraverso i dati che il terzo settore possiede, potrebbe davvero gli enti locali guadagnare anche inefficienza rispetto agli interventi sul territorio. E come la vede il sindaco? Buon pomeriggio e devo dirlo, benvenuti qui al salone di rappresentanza di Palazzo Geremia per i non Trentini, insomma questa è la casa della città dove teniamo gli eventi importanti. Che dire sulla città? Beh, noi abbiamo provato a non essere completamente fessi perché quando c'è stata la possibilità di candidarci a capitale europea del volontariato, l'abbiamo fatto, sì ma lo dico sempre se fosse stata capitale europea della vita notturna non ci saremmo candidati però l'idea è che se qualche cosa ce l'hai nella storia in quello che pratichi tanto vale provare. Per i Trentini non è proprio semplice, è questo perché per chiunque di noi è sempre troppo per Trento e dicevo anche questa mattina un altro dibattito che forse anche il festival dell'economia ha dato una mano perché io ricordo anche la prima edizione le massa, troppo per Trento invece è così andata. Io ho detto che è importante ragionare sulla riforma, detto che il comune di Trento sta lavorando sulla coprogettazione per superare qualche difficoltà vogliamo ammettere nello statuto. Io torno però a quello che io ho vissuto ieri sera perché il punto è questo, dicevo già a degli amici, io in quanto sindaco ieri sera ho avuto la fortuna di andare a Villa Madruzzo a fare questa bella cena con gli ospiti e poi sono andato ai Solteri perché c'è la festa di maggio ai Solteri. Per chi è di qua sa che i Solteri sono un bel quartiere però sono in mezzo ad aree commerciali, qualche tensione c'è, il punto sono quei volontari lì e sono delle persone che fino a mezzanotte, fino a luna hanno cucinato, hanno ospillato la birra, hanno organizzato un concerto. Io non so nemmeno se sono in un'associazione, mi pare che sono legati alla parrocchia, hanno fatto le pratiche che servivano noi abbiamo dato loro una mano e per me la questione pensando al maggio ai Solteri, così come c'è la festa a Vilazano in questi giorni, è questa. La prima è quella che diceva sempre il professor Zamagni, come considerare le persone libere? Se voi vi ricordate, qualcuno di voi si ricorda, quando è venuto presidente Mattarella c'era stato l'intervento di questo volontario, Bronzini, che si è permesso di dire alla fine del suo intervento, sulla coglienza vi chiederemo di fare di più, di battito di giorni in cui ha fatto bene, ha fatto male, però i volontari non sono servi, i volontari sono dei cittadini attivi ed è giusto che le persone... Quello che noi si sta provando a fare con le associazioni volontariato col terzo settore è riconoscere il loro ruolo di realtà libere. Non è un dettaglio, abbiamo avuto la settimana scorsa gli ospiti da tutta Europa perché era proprio la vista di studio Trento e un riconoscimento bello che abbiamo preso è stato questo. Un rapporto di collaborazione con l'Ante Pubblico che però non sopprime, non negano, non è oppressivo, che sennò perdiamo energia. Secondo aspetto, quando me l'avevano proposta mi pareva probabilmente una cretinata ed era perché si diceva quest'anno del volontariato come lo chiamiamo. Noi abbiamo scelto come slogan gente felice, anche qui dico vabbè, queste cose, la questione americana, ma la faccenda è questa che ieri sera al maggio dei solteri c'è quell'espressione che ha usato il professor Zamagni in un articolo che ha scritto su vita. Amicizia civile, no, è creare un'amicizia tra le persone e una felicità che negli occhi stanchi e questo è fondamentale. Qual è la produzione di felicità? Noi come amministrazione, ad esempio, e questa è una cosa di cui siamo molto orgogliosi, lavoriamo su patti di collaborazione con cittadini attivi, vuol dire che non hai nemmeno la necessità di essere in nessuna associazione ma vuoi gestire gli orti urbani, creiamo uno strumento che permette di lavorare in questa direzione. L'ultimo aspetto riguarda certo l'età. Ora, al Trento Film Festival è venuto Henry De Luca, è stato presentato questo documentario, si chiama L'età sperimentale sul fatto che lui è più di 70 anni fa il frisolo, no? L'età sperimentale è l'idea che noi sperimentiamo per la prima volta nella storia, una condizione delle persone anziane che forse è diversa anche da quella che avevano i miei stessi genitori, va in pensione poi pian piano, noi vediamo quanto volontariato sia straordinariamente ricco e però allo stesso tempo sappiamo, e noi qui in Trentino dobbiamo dircilo in maniera particolare, che quel modello sociale nel quale a un certo punto vai a lavorare e ti spose, quindi diventi il vigile del fuoco volontario perché per tutta la vita starai a romagnano e poi a un certo punto va in pensione, sei fatto l'alpino, ti rimette negli alpini perché oggi le persone cambiano famiglia, cambiano città, c'è molta dinamica e allora senza negare il fatto che in questa età sperimentale mai dire e ci sono gli anziani che schifo va benissimo e però una questione sui giovani c'è e ha a che fare con il coinvolgimento, con la pariacea, col farli decidere ma poi per noi come amministra e per le associazioni trovare le occasioni per cui se uno lo vuole fare per un anno, per sei mesi, per un momento in cui sta Trento la soddisfazione maggiore per noi è quando ci sono gli universitari che a Trento dicono sto qua un anno mi metto a fare del volontariato e poi tornerò a Bologna, andrò a studiare ad Amsterdam e queste mi paiono che sono delle grandi sfide per non volgere i pianisti e odel, qua i numeri declinano, le cose diminuiscono, ma per essere felici anche come approccio che è quello che vogliamo fare in quest'anno di capitale. Bene, grazie mille sindaco. Allora come ricordava il sindaco Ianezelli il Trentino è una terra generosa, è una terra in cui il volontariato, il sentimento della solidarietà è molto diffuso, è molto comune. Presidente Rova, lei è presidente di una assicurazione un po' particolare perché è una mutua e quindi è vicino al mondo del terzo settore. Ecco che cosa state facendo per questo mondo molto vicino. Allora io rappresento intanto, buonasera a tutti, la mutua più antica d'Italia. Una delle due mutui che operano in Italia perché purtroppo in Italia la legislazione non è stata favorevole alla nascita e alla crescita delle mutue nel tessuto economico. La mutua nasce 200 anni fa e nasce per far fronte alle calamità che colpivano allora le comunità. Non esisteva ancora la lampadina quindi gli incendi 200 anni fa erano una delle calamità maggiori ed ecco che queste persone che si sono riunite si sono orientate verso una soluzione che è quella della mutua che ha dentro lo spirito della solidarietà cioè io ti aiuto oggi perché potrò essere, aver bisogno di essere aiutato domani. Espressione massima della democrazia perché una testa un voto e questo diremo aiuta anche a crescere nella solidarietà e nel cooperativismo. Tutto questo è rimasto nello statuto perché lo statuto l'articolo 2 della mutua dice la mutua si ispira a principi di solidarietà mutualistica che guarda caso fa pando anche l'articolo 2 della costituzione che recita sui diritti di solidarietà civile e di solidarietà economica e politica economica e politica. Ecco questo principio di solidarietà noi l'abbiamo portato avanti per 200 anni mi sembra che adesso nella nostra realtà stia diventando ogni giorno più di interesse più di attenzione cioè i cittadini non vogliono più comprare soltanto un servizio ma guardano anche alla sostenibilità del servizio e la nostra società nel operare risponde alle esigenze degli assicurati e dei soci che richiedono una copertura ma cerca di rilasciare nel territorio anche quello che è il beneficio economico di questo. Dal punto di vista operativo in due parole noi abbiamo dei prodotti che vanno in aiuto del terzo settore perché abbiamo eh diremo eh messo una polizia tramite insurance eh istanti insurance per facilitare la copertura dei rischi in incendio, malattia e responsabilità civile che sono richiesta dalla legge con semplici click vengono coperti i volontari occasionali anche per pochi giorni senza eh grosse eh difficoltà. Avviam creato gratuitamente e messo a disposizione una piattaforma che viene continuamente aggiornata e riguarda eh va in aiuto a chi opera nel terzo settore che come ha detto il il professor Zamagni sono soprattutto giovani anche se eh diremo eh le persone anziane faticano a lasciare il passo però è vero che anche le persone anziane sono state giovani e la loro esperienza è maturata sugli errori che hanno fatto da giovani. Questo è inciso per prima. Ecco questa eh questa piattaforma eh ha dentro dei podcast delle eh delle eh diremo dei dei tutor per eh eh favorire quell'adempimento purtroppo sempre oneroso degli adempimenti eh amministrativi per svolgere il volontariato. Fiore Olocchiello direi che eh ha lanciato un eh alcuni anni fa un progetto di agenzia mutualistica. Cosa fa l'agenzia mutualistica? Eh l'agenzia che opera nel territorio che ha i contatti col terzo settore che sa creare valore nel terzo settore e ecco che la società si sostiene eh l'anno scorso sono stati avviati cinquantadue progetti cioè la società la la compagnia non fa beneficenza cerca di favorire l'avvio del volontariato. Cinquantadue progetti eh quasi eh sei mila eh persone interessate per centoventimila euro erogati per far partire dei progetti che poi dovranno trovare autonoma eh eh autonomo sviluppo da parte dei volontari che sono interessati. Volontari diremo che nell'economia sociale eh secondo me eh sono importanti le citava prima una diminuzione mi pare di ricordare dai dati Eurix e Istat che parliamo di cinque milioni di volontari in Italia quindi di cifre molto importante parliamo di un settore di economia sociale eh che rappresenta l'otto per cento delle organizzazioni eh il dodici per cento dei dipendenti in senso ampio quindi parliamo di un settore che merita maggiore attenzione anche nella dal punto di vista normativo Bene, professor Tamagni ehm qual è la considerazione eh dell'Unione Europea rispetto alla all'economia sociale? Delle Unione Europea rispetto all'economia sociale. Ecco dopo diversi anni di dibattiti anche di lotte la commissione europea è arrivata a comprendere che le nostre economie avanzate come sono quelle dell'Unione Europea non possono pensare di ridurre l'agire economico soltanto all'interno dello schema dello stato e del mercato perché come già prima si diceva ci sono situazioni e soprattutto categorie di beni che non possono essere prodotti né dallo stato né dal mercato. Ad esempio lo stato va bene intanto che si tratta di produrre beni pubblici, il mercato beni privati ma i beni relazionali non li può produrre il mercato e ne anche lo stato per definizione e i beni comuni. I beni comuni che continuano a essere confusi con i beni pubblici sono un'altra cosa. Qui in Trentino li capiscono subito queste cose perché chi conosce la storia del Trentino conosce le tradizioni che affondono le radici diversi secoli tanti secoli a dietro. L'esempio più frequente di bene comune è l'ambiente. L'ambiente, l'aria, l'acqua, la neve eccetera, le montagne non sono dei pubblici, beni pubblici o beni privati, sono beni comuni e se sono beni comuni qual è l'implicazione? Che la governance che vuol dire le regole di governo nella gestione di questi beni non può essere né di tipo pubblicistico né di tipo privatistico, deve essere di tipo comunitario. Voi sapete che una delle prime voce autorevoli a chiarire questo punto fu quella di Elinor Ostrom, una donna americana eccezionale che nel 1990 pubblicò questo libro intitolato Governing the Commons, cioè il governo dei beni comuni. Poi ottenne il premio Nobel dell'economia successivamente, ma lei non era un economista, era una scienziata politica perché gli economisti, testoni come sono, non erano ancora arrivati a capire, adesso sì, io sto parlando del 1990 non di secoli fa eccetera perché pensavano che si potesse aggiustare la governance dei beni comuni con interventi o dell'ente pubblico o del cosiddetto pubblico privato. No, non c'è modo, va cambiata la governance e la governance deve essere comunitaria e nel momento in cui si dice questo è chiaro che la emergenza e la salita di rilevanza degli enti che noi chiamiamo di terzo settore diventa enorme e ci arriveremo perché allora voi vedrete come le cose appunto cambieranno e anche perché tutto questo ci deve aiutare a comprendere e se noi ci chiediamo quali sono i sistemi motivazionali che spingono una persona ad agire sono basicamente tre. Si può agire per interesse e non c'è niente di male, mancherebbe altro. Si può agire per obbedienza, cioè dire per via di dovere, dovere obbligante come canta e ci aveva insegnato e ci si ferma lì. Perché ci si dimentica della terza componente? E cioè che si agisce in determinati casi e circostanze per amore. Avete mai sentito voi un economista che parli di amore? Ma si può essere più stupidi. Quando c'è la stupidità mentale non si può andare avanti. Dice cosa c'entra l'amore con l'economia? Come cosa c'entra il lavoro con l'economia? Perché vuoi ridurre tutto all'interesse e all'obbedienza agli ordini? Dico ma vogliamo scherzare perché vedete il modello bipolare stato e mercato ha cambiato le nostre mappe cognitive. Prima non era così. Andiamo agli inizi. Quando è nata l'economia di mercato che è nata tra il 1300 e il 1400 non è nata all'epoca della rivoluzione industriale. Quella è l'economia di mercato capitalistica. Prima c'era l'economia di mercato civile. Queste tre motivazioni giocavano un ruolo fondamentale tutte e tre. Perché è vero che in tante circostanze bisogna agire per interesse. Insomma un'impresa non c'è bisogno che faccia esempi. Bisogna agire perché bisogna le leggi vanno fatte rispettate eccetera. Per oggi bisogna agire perché l'azione per amore appartiene ad una e antropologicamente un'esigenza primaria. Il fatto di reprimere nelle persone questa esigenza primaria è all'origine di tutti i disservizi, di tutti i guasti che noi stiamo sperimentando. Ecco allora perché quando si parla di terzo settore bisogna sempre mettere in evidenza questo. Il Presidente di l'Isa poc'anzi ha usato a proposito della mutualità. Perché è la mutualità importante? Non possiamo dire importante perché colma le deficienze, quelli che in economia si chiamano i fallimenti dello stato e del mercato. Quelli sono dei stupizzagili. È importante perché la mutualità veicola tra la gente il principio di reciprocità, che non è né il principio dello scambio né il principio del comando. E che cos'è la reciprocità? È un dare senza perdere e un prendere senza togliere. Provate a pensare. Dare senza perdere e prendere senza togliere. Però di queste cose fino a tempi recenti mai se ne è parlato. Questo ci aiuta a capire un certo ritardo e soprattutto i problemi che stiamo avendo. Ecco perché anche da questo punto di vista è necessario un balzo in avanti. Ecco come possiamo fare a diffondere meglio questo modello? Beh prima di tutto bisogna dirle queste cose. Secondo bisogna spaccare la testa ai professori di economia che continuano a insegnare delle menate nelle aule universitarie, compreso Trento, che quella è la mia rabbia suprema. Perché io sono per il pluralismo. Io rispetto tutte le posizioni. Ma perché un professore in nome di che cosa? Se lui ha le sue idee, lecito che abbia le idee, debba imporre ai suoi studenti di spiegare quello che sono le sue idee. Ma tu spiega anche le idee degli altri e poi lascia libri gli studenti di fare le proprie scelte. E invece no, si fa della censura. È vero o non è vero? Vorrei che qualcuno mi contraddicesse su questo. Sarei molto contento davvero. Ma non mi può contraddire. Perché se lo dico è perché conosco i fatti. Cioè il punto è bisogna cambiare il modello culturale, il modello con cui osserviamo la realtà. Poi non basta. Però se noi non partiamo di lì non ci sarà niente da fare. Perché diversamente non si mette in moto quel meccanismo evolutivo che oggi soprattutto tra i giovani è massimamente esigito ed ascoltato. Tu dirai ma ci vorrà del tempo? Sì, un po' di tempo ci vuole, ma neanche tanto. Perché? Perché il bisogno irrefrenabile che a ognuno di noi si porta in seno, che è il bisogno di felicità, ormai si comincia a capire. Perché là la felicità non arriva ad una esistenza che si spende per la felicità, ma arriva ad una esistenza che è felice di essere spesa. Questo non di me. Se qualcuno obietta è perché forzatamente con la violenza, violenza intellettuale si fa credere qualcosa d'altro. Quando tra i... non vi conosco, ma te l'economista sta menata dell'omo economico. Ma si può essere più cretini di questo. Ma come si fa a credere all'omo economico? Che oltretutto è smentito dai fatti. Ma non ha nessun fondamento, non ha nessun fondamento perché l'omo economicus non è altro che il derivato della frase di Hobs, che ho citato prima, Homo homini lupus. Ogni uomo è un lupo nei confronti degli altri uomini. Ma se io insegno ai bambini piccoli e poi a scuola e all'università che gli altri sono dei lupi, quale sarà la conseguenza? Primo, che non mi fiderò mai. E secondo, che dovrò proteggere. Perché chi di noi, sapendo che gli altri sono dei lupi famelici, non come dire, fa così. Ma non ci rendiamo conto che se noi distruggiamo la fides, sapete cosa vuol dire fides, da cui la parola fiducia? Fides in latino vuol dire corda. Era la corda del luto che deve essere ben tesa, perché possa suonare. Allora se noi tagliamo le corde e quindi tagliamo i legami di fiducia, voi vedete le conseguenze. Da punto di vista economico, disastro, perché bisogna introdurre correttivi, controlli. Ma questa roba qui costa, sapete. E allora si abbassa l'efficienza e si abbassa poi la produttività. E si dice in Italia c'è un calo, ed è vero che c'è un calo. Ma perché? Perché l'azienda ha smesso di fidarsi l'un l'altra. Ma per fidarsi bisogna allacciare le corde. Ebbene il terzo settore, in senso ampio e soprattutto il volontariato, ha questa missione storica, questa direi vocazione fondamentale, quella di allacciare le corde. Perché il volontario che porta un sorriso al letto di un ammalato, che porta conforto a uno disperato eccetera, non gli dà soltanto un aiuto materiale. Certo se uno è materialista si ferma lì. E bisogna rispettare anche i materialisti che sia ben chiaro. Però si sa che non è così, perché quella parola di conforto, quel sorriso, tende ad allacciare. Ricordate sempre la vicenda del lupo di Gubbio, che molti pensano che sia una storiella per i bambini. Ma come? Io lo spiego a lezione all'università e gli studenti non fiatano. Quando Francesco, Francesco San Francesco, non quello, prende il lupo e gli dice tu lupo sbagli, non devi sbranare gli altri, non devi far così. Però io so perché tu lo fai, perché tu hai fame e gli eugubini, gli abitanti di Gubbio si chiamano eugubini, non ti danno, sono egoisti, non ti danno da mangiare. E lui gli dice, Francesco, al lupo, se io convinco gli eugubini a darti il cibo, tu mi prometti che non farai più questo? E allora nella iconografia si vede che il lupo alza la zampa anteriore destra e la mette nella mano di San Francesco. Poi San Francesco va degli eugubini e gli ne dice tutti colori, secondo me gli ha anche picchiato. Perché gli ha detto siete degli spudorati egoisti, ma non capite che se non gli date da mangiare si interrompe quel innesso che ho chiamato fiduciario. Ecco, prendetela come metafora questa storia che non si sa se sia vera, ma non importa se è vera, l'importante è capire il significato. Ebbene il terzo settore ha questa missione storica, quella di allacciare le corde. Perché oggi sappiamo che i territori dove innessi l'indicatore di fiducia è alto sono anche i territori a maggior tasso di sviluppo umano integrale e viceversa. Allora se vogliamo aumentare lo sviluppo aumentiamo le corde, mettiamoci ad allacciare e i cordai principali sono i volontari. Un'ultima battuta per il professor Zamani. Abbiamo capito che c'è qualcosa che possiamo esportare professore, di cui dobbiamo inondare l'Europa. Certo, il terzo settore. È chiaro che possiamo, però dovremmo avere più fiducia di noi stessi, esseremelo affessi. È quello che ho detto prima, perché quando si va a brussel noi italiani facciamo sempre la figura dei cioccolatai. Abbiamo paura, siamo timidi, ma come siamo timidi? Bisogna prendere coscienza di se stessi, bisogna prendere coscienza di se stessi. Bisogna spiegare a quelli là, ai nordici, che cosa è stato il Rinascimento. La tradizione neorinascimentale deve tornare in auto, perché noi della tradizione neo-obesiano non sappiamo più che è vera, perché ha prodotto più disastri e il pensiero obesiano. Insomma, tutte le dittature nascono di lì, sapete? Fascismo, comunismo, nazismo, ecc. E allora questo noi dobbiamo esportare, perché questo è tipico dalla nostra matrice. E poi dobbiamo spiegare agli europei le differenze, mi correggono, le diversità, perché la differenza è una cosa, la diversità è un'altra, le diversità che esistono tra la matrice, ho detto matrice culturale, non c'entra qui la fede, tra la matrice culturale cattolica e la matrice culturale calvinista. Perché i paesi del nord d'Europa sono tutti sotto l'influenza della matrice calvinista. Adam Smith, il grande Adam Smith, era un protestante. E dopo per quello che ha scritto le cose che ha scritto, allora bisogna spiegarle queste cose, perché molti in buona fede non le sanno e quindi commettono e ci hanno sempre trattato a noi italiani dicendo ma voi siete di matrice cattolica e quindi siete di serie B, ma Roma da matti. Ovviamente a me non me lo dicono perché io gli salto addosso e gli strapo gli occhi. A qualcuno li ho anche picchiato. Cosa devo fare quando vedo la cattiveria che c'è in certe persone? Perché, ripeto, vanno rispettate tutte le... ma che non possiamo accettare la dominanza e soprattutto questa forma di egemonia culturale che impedisce di ottenere cosiddette leggi. Voi sapete che le norme sono di tre tipi. Ci sono le norme legali, le norme sociali e le norme morali. La differenza è nel meccanismo di enforcement. Se io violo una norma legale, cosa mi succede? La sanzione, che può essere di un tipo o dell'altro eccetera. Se violo la norma sociale, qual è la conseguenza? Il senso della vergogna. Io mi vergogno perché la società tende a isolarmi. Se violo la norma morale di comportamento, quello che succede è il senso di colpa. Allora, una legge si chiama espressiva, in inglese expressive law, quando è formulata in maniera tale da essere congruente, che vuol dire deve tener conto delle norme sociali e delle norme morali prevalenti in un determinato territorio. Cos'è accaduto invece dopo la rivoluzione industriale fino a tempi recentissimi? Che si è adottata la matrice culturale calvinista, che ha le sue norme di comportamento e le sue norme morali. Sulla base di quelle sono state edificate delle leggi, cioè norme legali, che sono state imposte anche gli altri. Questa è violenza ed è una forma di neocolonialismo che deve espettare. Perché chi veramente ama la verità e ama la libertà sa che la comunanza etica nella società del pluralismo, nella società pluralista, risulta dal concorso di tutte le matrici, in un dialogo che sia veramente dialogo, non che nera conversazione. Ecco quello che dobbiamo esportare a Brusseri. Se avessimo dei rappresentanti parlamentari europei un po' con la testa sulle spade queste cose le saprebbero e farebbero del gran bene. Perché io vedo che in altri ambiti, non quelli del Parlamento o della Commissione Europea, ambiti chiamiamoli più accademici, dove queste cose si raccontano e si spiegano con le dovute maniere, gli altri ci ringrazzano e ci dicono ma perché non ce l'avete detto prima? Perché gli altri si rendono conto dei limiti a cui sono stati. Sinda Cuglianezelli, Trento ha una grande responsabilità nell'essere capitale del volontariato perché davvero questo messaggio può essere trasmesso e può essere davvero di grande profitto. Come si ha messi qui? È finito il tempo? È finito però a due minuti per concludere. Allora se ci sono due minuti per concludere, grazie al professor Damagni. Ma io sì, tantissimo, proprio bello. Sapevamo che sarebbe andata così e siamo contenti di aver avuto il professor Damagni. Mi pare che lui in un articolo, in quell'articolo, ha detto una cosa bella che io posso usare come conclusione. Perché l'homo economicus c'è in teoria ma c'è anche nella vita. Noi incontriamo le persone che dicono a me che cosa me ne viene, lo incontriamo, bom. E allora parlare bene dei volontari, cioè di quelle persone che hanno uno scopo e quello scopo è fare qualcosa per gli altri. E quello che dobbiamo fare, io di certificazione delle competenze, di sistemi, non ci credo tanto. Credo che sia molto importante raccontare le storie dei volontari, perché altri facciano i volontari, e partire da quello che i volontari sono perché hanno molto da dire. Grazie. Bene, questo incontro secondo me, possiamo ricavare una piccola conclusione da questo incontro. Tutto il resto, insomma, naturalmente le parole del professor Damagni sono inarrivabili. Però quello che noi abbiamo cercato di fare è quello di cercare di diffondere un nostro modello che viene da lontano, un modello che guarda alle persone, all'uomo, alla felicità, ai bisogni relazionali e non solo ai bisogni economici. Abbiamo cercato di raccontare tutto questo. Naturalmente Trento, come capitale del volontariato, continuerà a farlo e le esperienze sul territorio davvero sono dei piccoli segni che ci ricordano come la nostra tradizione ci possa far andare molto lontano. Grazie a tutti.
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