Trento capitale delle buone pratiche: il volontariato come modello di crescita e sostenibilità
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Trento capitale delle buone pratiche: il volontariato come modello di crescita e sostenibilità
Si discute del volontariato come modello di crescita e sostenibilità, esplorando le iniziative previste, la dimensione europea del fenomeno, e l'importanza del volontariato per lo sviluppo di competenze, capitale sociale e coesione comunitaria. Intervengono rappresentanti di istituzioni, associazioni di volontariato e università, analizzando gli impatti economici e sociali del volontariato e le sfide future per promuoverne la crescita. Il dibattito evidenzia la necessità di un approccio olistico, che vada oltre la mera certificazione delle competenze, focalizzandosi sulla consapevolezza e sulla promozione di valori civici.
Cercavo il futuro. Volevo toccare il cambiamento. Ma un giorno mi sono guardato attorno. E ho visto una città, la sua storia. Una storia che non accettava limiti. Che non voleva barriere. Che guardava oltre. E poi ho visto una comunità. Che si è unita nell'acqua, nel fame. Tra le speranze e i diritti. E ha creduto alla solidarietà. Alla condivisione. E allora ho cercato per le strade tutto questo. E ho incontrato una persona. Poi un'altra. E gli ho visti essere presenti. Con la loro attenzione. Con il loro tempo. Per tutti. E sai cosa? Ho voluto esserci anch'io. E ho visto un sorriso. Poi un'altra. E poi il mio. E allora ho capito il cambiamento. Il futuro. È questo. È energia che si trasforma in cura. In sostegno. E costruire un presente di tutti. Più giusto. Più epico. E oggi siamo tantissimi in queste stesse strade. Per una comunità che diventa sempre più grande. Per un territorio che crede sempre di più ai valori. E siamo così tanti. Che quasi questa non è più solo una città. Oggi siamo una capitale. È un è un'altra. È ancora per me. Dedici Otherwise this horse Spiremo I Stil. Buongiorno a tutti. Benvenuti a questo evento dedicato a Trento capitale delle buone pratiche. Trento, capitale europea del volontariato del 2024, parleremo con gli ospiti del volontariato come modello di crescita e di sostenibilità. Velocemente vi presento gli ospiti che sono qui con me sul palco, partendo dalla mia destra, Alberto Pacher, Vicepresidente di Vicario di Itas Mutua, il sindaco di Trento, Franco Ianeselli, Chiara Tommassini, Presidente dei CIS Vunet, che è l'associazione dei centri di servizio del volontariato, Erika Costa dell'Università di Trento e poi in collegamento abbiamo Leila Sejic-Relic, spero di pronunciare bene il suo nome, Presidente del Centro Europeo per il Volontariato. Benvenuta. Allora, partiamo con i saluti di Alberto Pacher, Vicepresidente di Vicario di Itas Mutua. Grazie, grazie. Naturalmente accogliamo molto volentieri questo evento in questa sala, che è una realizzazione che è stata fatta alcuni anni fa proprio per donare alla città un ulteriore spazio aggregativo. La scommessa quando si fanno questo tipo di interventi e investimenti è che possa diventare uno dei luoghi dove si struttura un pensiero anche collettivo comunitario. E devo dire che la sequenza degli eventi che si stanno succedendo in questi spazi confermano un po' questa intuizione. Itas è naturalmente presente, è presente all'interno del percorso di questo anno entusiasmante come Trento Capitale Europeo del Volontariato e credo non potrebbe essere altrimenti. Perché vede, io penso che delle decine di migliaia di volontari che affollano e riempiono, come dire, di densità sociale e valoriale la vita della nostra comunità, ciascuno arriva con le proprie motivazioni, la propria storia, i propri percorsi. Però c'è un nucleo profondo attorno al quale stanno concentricamente tutte le altre motivazioni. E questo nucleo profondo è dato da un sincero interesse per la propria comunità, per una condivisione, ma anche per la costruzione di una identità collettiva. In fondo, Itas è questa roba qua, perché Itas è una mutua, non ha proprietari, non distribuisce i dividendi, ha dei soci ed è partita 200 anni fa, pensate, 200 anni fa per far fronte agli eventi naturali, agli incendi, tutte quelle cose che colpivano le nostre comunità, che erano comunità povere, periferiche. E' da meno di un secolo che il Trentino ha invertito la tendenza. Ecco, quindi Itas è parte di questa cosa, è parte di questa storia. Quindi, insomma, a noi piace molto essere dentro in questa cosa e poter sostenere questo percorso, perché lo sentiamo davvero profondamente come parte di noi. Grazie. Grazie ad Alberto Pacher che ci ha introdotto a questo dibattito. Trento è la capitale europea del volontariato per il 2024. Mi ha colpito molto andando a visitare il sito della capitale, il sito che racconta questo anno molto particolare, perché il claim dice che Trento è la città che vuole diventare più felice. Allora chiedo al sindaco di Trento, Franco Ianneselli, quali sono i progetti per quest'anno per far diventare Trento una città ancora più felice, direi, perché già lo è e ci accoglie ogni anno con questo festival con braccia aperte. Cosa vuol dire questa essere capitale europea del volontariato per Trento e quali sono i progetti e le iniziative previste durante quest'anno così speciale? Grazie. L'emozione è tanta, parlando di fronte a tantissime persone. No, ma qual è la questione? Noi abbiamo in accordo con il gruppo Solle 24 Ore, proprio pensato che era opportuno in questa edizione del Festival dell'Economia aprire una finestra sul volontariato e questo evento, chiaro, è fatto con persone che si conoscono, però è il calcio d'inizio di altri sei panel che tra oggi e domani affronteranno le questioni del volontariato, cercheranno di andare in profondità e in più ci saranno anche, visto che siamo comunque nell'ambito del Fori Festival, dei momenti di svago intelligente, penso, all'incontro con Giobe Covatta, persona che però di volontariato, insomma, l'ha praticato, lo pratica, quindi ha tante cose da dire. Il punto è proprio questo, essere capitale europea del volontariato significa aprire l'anno con il Presidente Mattarella e con 2.000 volontari, significa fare incontri tematici anche con poche persone per andare in approfondimento, significa ricordarci quello che il Centro Servizi Volontariato con una mostra fotografica magistrale mi ha fatto capire ed è quel senza, pensare ogni giorno che cosa sarebbe la comunità, la città di Trento se non ci fossero i volontari. Io ieri sera ho partecipato ad un evento non posh, come dire, ma a Villa Madruzzo, insomma, con gli ospiti del Festival, poi me ne sono andato a fare la fine della mia serata questa festa di maggio, i solteri, e per i Trentini, insomma, non stiamo parlando di una periferia, di un quartiere bello, perché tutti i quartieri di Trento sono belli, ma che come sapete ha una convivenza alle volte pensosa tra le residenze, i centri commerciali, e beh lì grazie a dei volontari si è passata una serata magnifica e il punto è il valore. Certo. Perché anche quando abbiamo deciso di inserirci, diciamo, nel Festival dell'Economia, il pensiero l'ho ben fatto, se ci pensate, l'uomo economico sarebbe quello, no, in maniera un po' semplicistica che ti dice, faccio un'azione se ho un ritorno, ed è quello che in una maniera più banale possiamo dire, è la domanda che cosa me ne viene? Il volontariato è il contrario, ci sono quelle persone che agiscono e poi scoprono col tempo che quello che viene loro è quella felicità di cui dicevamo prima, la felicità che viene prodotta sugli altri, ma anche un appagamento, un'autorializzazione che è quell'essere nella comunità. Per noi è una conferma empirica, cioè in quest'anno di Trento Capitale, io me n'accorgo costantemente, e anche ieri sera quei volontari che si sono presi ferie, che hanno deciso di dedicare adesso tutto questo fine settimana per un qualche cosa che magari non verrà scritto credo in un libro per fare la festa di maggio e i solteri, i loro volti erano volti di persone che erano proprio felici per quello, stanchi ma felici. Le grandi questioni di quest'anno, se volete, la grande questione è come non dare per scontato che tutto questo si riproduca, perché se noi vediamo il Trentino che siano i vigili del fuoco, che siano gli alpini, vediamo volontari ovunque, io faccio questa battuta non avremmo pensato di candidarci a capitale della vita notturna come capitale europeo del volontariato, sì e ce l'abbiamo fatta, però la garanzia che tutto questo si riproduca non c'è. Ed è una grande questione credo quella delle carriere di vita, perché quello su cui mi interrogo, ci interroghiamo a me pare proprio questo punto. Il volontariato certo come dice Zamagnia è amicizia civile quindi c'è un valore enorme, e però per persone che sempre più non hanno quel percorso che era faccio servizio militare, poi lavoro e sto nel mio paese quindi divento un vigile del fuoco volontario e poi siccome sono anche un alpino se lascio i vigili divento l'alpino e sto lì, noi abbiamo persone che cambiano città, che hanno momenti amicali, relazionali in cui cambiano, le famiglie non sono più quelle di una volta, allora come produrlo questo valore? La capitale europea prima di Trento era Trondheim, no? L'ho questa parola che è dugnad, che è il lavorare comunitariamente per gli altri, cioè mentre si assieme con gli altri, ecco questo spirito noi dobbiamo assieme ragionare qui in città a livello italiano, a livello europeo su come usare delle leve per far sì che si riproduca e mi verrebbe da dire che al di là delle norme, forse la cosa più importante è già quella che stiamo facendo con tante iniziative, che è quello di riconoscerlo il volontariato. Zamagnia dice benedirlo, parlarne bene, farlo conoscere e portare all'istoria dei volontari, già questa a me pare forse la questione, questa mi pare la questione centrale. Grazie, grazie al sindaco Franco Ianeselli che ci ha introdotto questo tema molto importante e significativo appunto dell'economia che non è solo ciò che si misura in termini di profitto ma è anche appunto un fattore umano, un fattore di felicità e di crescita e il sindaco ha accennato anche la dimensione europea di questa attività, di questi progetti che Trento svolgerà durante questo anno dedicato al volontariato e quindi vorrei introdurre l'intervento di Leila Seik-Relic. I'm sorry if I mispronounce your name. Good morning, no problem, no problem, it's perfectly fine. Good morning, so I was talking about the European dimension of the volunteering and I'd like to ask you to tell us about the activity of the centre and the partnership with Trento in this European volunteering year. Thank you so much, good morning to everyone and I'm really grateful for the invitation and for the opportunity to be present at least in this way but I'm also very happy to say that I had an opportunity last week to witness in life to visit Trento and to witness that the capital of volunteering is very well deserved in the case of Trento. I have witnessed not just a beautiful city but also a city with a high level of social capital that I think is really very relevant also for this topic. I am really honoured today to speak about the subject that's not only close to my heart but what I believe is very important for sustainable growth and social cohesion. The subject of this panel and that perfectly encapsulates the transformative power of volunteerism in our society. But just before I dive into the main topic I would like to introduce Centre for European Volunteering, CEV as we call it shortly. We like to think of ourselves as a leading European network with over 60 national, regional and local volunteer centres and volunteer support agencies. CEV works to promote and support volunteering to advocacy, information and the exchange of best practices across Europe. Its mission is to ensure that the value of volunteering is recognised and that volunteers are effectively supported. One of the key initiatives of CEV is the European Volunteer Capital Competition and we are very proud to say that now we have started that 10 years ago and that we are now looking behind in some of the really great cities and the legacy that the European Year of Volunteering has left and the title of capital has left into their cities. This competition has shown excellence in implementing policies and practices that promote volunteering but that's only I think one part of the very important big story. The competition is a way to recognise cities that create environments that are enabling for volunteering to try, serve as a role model for others and it doesn't as I said brings only recognition but also encourages other local communities and other cities and inspires them to develop their volunteer programmes, to develop their local volunteer policies and to become more collaborative and that spirit is something that we would like also to support. Volunteer engagement is the core stone of building collaborative communities and its core volunteering is about people coming together to support each other and address common challenges. Volunteer engagement is a way to develop collective communities and to support each other and address common challenges. This collective action fosters a sense of unity and shared purpose which is essential for creating resilient and inclusive communities and that for us is really important. So volunteering brings individuals from diverse backgrounds together, fostering understanding and empathy among different community members and that creates of course more social cohesion and social cohesion then helps reduce social tensions and promote more harmonious communities which I think in the coming days and in the recent past and in the coming days is going to become even more important. Participating in volunteer activities, people can develop a sense of responsibility towards their communities, of course develop some very special skills and competences that makes them also more confident on the employment market but we believe it is also very crucial for active citizenship and which also endorses our democracies and we believe that is also something that we can do. I think that we can also develop a sense of responsibility towards our communities and of course develop some very important skills and we believe that is also something watching the trend of democracy decline also across Europe unfortunately. We believe that's also something that should be supported as a key component of active engagement. Volunteers often form strong social bonds with one another, creating networks and support that extends beyond the volunteer activity itself. These networks can provide emotional support, practical assistance and a sense of belonging which are vital for community resilience. We have seen that during the, especially during the crisis times. Volunteers are often best positioned to identify and address the specific needs in the community. Their local knowledge, their social and economic skills, their social and economic skills, their social and economic skills are important to them and they are the ones that can help them to identify and address the specific needs in the community. Their local knowledge and commitment ensures that volunteer initiatives are relevant and impactful. Engaging volunteers in community projects encourages a culture of collaboration where community members work together towards common goals. This collaborative spirit is essential for tackling complex social issues that require collective action and I'm happy to say this is exactly what I have come to do. che richiedono un'azione collettiva. E sono contenta di dire che è esattamente quello che ho vittuto in Trento, guardare tutti questi esempi nella comunità di persone venire insieme per aderire a un bisogno specifico, ma anche di gruppi diversi venendo insieme per celebrare e per accorgere Trento come capitolo di volontari europei. Per questa discussione oggi, mi sono spiegata che l'inspirazione di questa approccia collaborativa nella comunità si trova anche nel semino recenti che abbiamo in Dubrovnik e i representanti di Trento sono stati qui, e abbiamo parlato di comunità collaborative e abbiamo avuto i nostri representanti di capitoli volontari in tutto l'Europa, che sono venuti insieme e che davvero si è emozionato l'importanza di conoscere i volontari come i principali stagionari in miglioramenti sociali. Con la cooperazione di foste tra i vari settori, possiamo aderire la potenzia di volontari per aderire ai problemi di pressione e per creare comunità inclusivi e disegnate. I programmi di volontari effettivi hanno bisogno di un'attività e di una leaderazione inclusiva. I leader del settore di volontari devono concentrare l'empatia, la trasparenza e l'apprentice continuo. Questa approccia non solo inizia l'effettività delle iniziativi volontari, ma anche assurde la loro sostenibilità. In Dubrovnik, abbiamo sottolineato la necessità di un ambiente legislazionale migliore per supportare le volontarie in Balcanica, perché alcuni dei representanti del sud del sud del Bocco sono stati qui. E, da l'aspirazione e il ruolo della Unione Europea di aiutare i balcani del sud del Bocco e di aumentare la loro accessione nella Unione Europea, vogliamo anche aderire a questo, significa che il volontario può aiutare anche a crossi le bordi e aiutare in solidarietà i quelli che hanno bisogno di supporto in accedere al miglior ambiente democratico e libero, in un ambiente inelettante per forzare l'engagamento attivo nelle loro comunità. Crediamo anche che il volontario sia un'impresa molto potente per il risultato di imparare a vita. La ricerca di servizi integrati anche in curricula educativa può significativamente aumentare l'inclusione sociale e il sviluppo personale. Crediamo che questo possa aiutare in molti ricerchi che hanno confermato la necessità di migliori competenze sociali e sottili dei bambini e della città. Crediamo fortemente che il volontario possa provare a creare un sistema unico per il risultato di servizi. Questo è qualcosa che vorremmo vedere anche più forti, supportati in tutta l'Europa. Come ho detto, i volontari sono sempre al fronte di risposta di crisi, Il importante è che si biblicalizana la successNT. Il Il in riconoscere il valore completo di contribuzione volontaria alla rivoluzione comunitaria. Trento, come capitolo di buone pratiche, ha un'esempio brillante di come il volontarismo può guidare la crescita e la sostenibilità e fornire le comunità collaborative per promuovere il diritto inclusivo e integrare il volontarismo in fattori educativi e sociali. Come ho detto all'inizio, sono molto felice di aver visto questo in persona. Spero che Trento sia un grande anno per supportare, fornire e ispirare anche altre città in Europa. E vorrei chiudere questo con la propria domanda. Nel CEEV non ci sono dubbi che il volontarismo non sia il team centrale, ma è un team importante per la crescita sostenibile, per la rivoluzione in totale, se vogliamo che il nostro rivoluzione funzioni per tutti. Grazie per la vostra intenzione e per l'opportunità di essere qui con voi oggi. Grazie, Leila Sejic-Relic, per le vostre parole. Siamo molto importanti per la volontarismi. Ha detto che ovviamente è stata a Trento dove ha toccato con mano l'alto livello dei servizi sociali della città. Quindi il ruolo di capitano è un ruolo meritato. Fra i tanti temi toccati è sottolineerei il potere trasformativo del volontariato che permette di aumentare il senso di responsabilità verso le comunità, ma ovviamente anche uno strumento di democrazia, di sviluppo del territorio. Mi ha colpito anche questa sottolineatura del potere del volontariato di sviluppare competenze che i giovani possono poi usare sul mercato del lavoro e anche competenze per la cittadina assattiva, che ricordiamo è una nella programmazione, nella nuova programmazione dei fondi europei, è un tema al quale la Commissione tiene molto. Infatti ricordo che nei fondi Erasmus c'è anche una porzione di fondi dedicata al volontariato. Dopo aver esplorato l'interessante dimensione europea torniamo in Italia. Quindi io passerei la parola a Chiara Tommasini, che è la Presidente dell'Associazione dei Centri per il Servizio del Volontariato. Le chiederei di raccontare cos'è questa rete alla CSVnet, questa rete di centri di servizi, qual è il valore dell'attività che svolge e anche qual è la collaborazione, il networking con i centri europei. Grazie dell'invito ma anche della possibilità che ci viene data di incrociare la dimensione nazionale con la dimensione europea ma anche con la dimensione locale di Trento, parlando del sistema dei centri di servizi per il volontariato, che è un'esperienza che difficilmente si ritrova in parallelo in altri stati europei. I centri di servizi per il volontariato sono nati con la legge quadro sul volontariato nel 1991 con un compito ben identificato nel fornire servizi alle organizzazioni di volontariato, quindi ben identificato l'oggetto ma ben identificati i soggetti verso cui andare a fare delle attività. Con un finanziamento di tipo privato per legge da parte delle fondazioni di origine bancaria, chiaro che dal 1991 al codice del terzo settore sono passati tanti e tanti anni, il mondo è cambiato, la società è cambiata, anche il volontariato è tanto cambiato e con il codice del terzo settore i centri di servizio sono stati confermati nell'esistenza, confermati nel finanziamento, rivoluzionati nelle funzioni, nel mandato ma anche nei beneficiari, nel senso che oggi il sistema dei centri di servizio per il volontariato che conta 49 enti in tutta Italia, ciascuno con un ambito territoriale ben definito e non sovrapponibile, cioè in ogni territorio c'è un solo CSV che fa da riferimento, hanno compiti di promuovere i valori del volontariato e della cittadinanza attiva, fare sì attività di servizio, di formazione, di consulenza, supporto logistico, informazione, comunicazione, così come recita la normativa, ma anche e soprattutto fare attività di animazione del territorio. L'animazione del territorio mettendo in contatto chi fa già volontariato con chi non lo fa, con chi non lo conosce, mettendo in contatto gli enti di terzo settore volontari con la pubblica amministrazione, con le imprese, con tutti i vari pezzi della società civile, quindi ha affidato al sistema dei centri di servizio per il volontariato un ruolo più da protagonisti all'interno dei territori, un ruolo più attivo e non solo un ente a cui andare a chiedere dei servizi a domanda, a domanda risposta. Andando ad aumentare a dismisura la platea di beneficiari nel senso che noi oggi non abbiamo più come riferimento solo le organizzazioni di volontariato, ma in genere ogni ente di terzo settore che è anche un volontario può venire a chiedere qualcosa relativamente alla parte volontariato ai centri di servizio, ma anche gli enti pubblici, ma anche le imprese. C'è tutto ciò che riguarda il tema volontariato, siamo 49 riuniti in un'associazione nazionale che ha vent'anni pure quella, quindi è una storia che dura da un po', quindi un'infrastruttura stabile all'interno del paese, soci del Centro Europeo per il volontariato che è la nostra filiera europea. L'attività che viene fatta è una messa in condivisione di pratiche, di progettualità, di risorse, sia tra il sistema dei centri di servizio, quindi tra CSV e CSV, ma anche tra CSV ed enti di terzo settore, centri di servizio pubblica e amministrazione e anche con altri enti che fanno più o meno il nostro stesso lavoro all'interno dell'Europa, cercando sempre comunque di mettere in evidenza il valore del volontariato. La domanda che cosa sarebbe la società di oggi senza il volontariato, ce lo siamo chiesti, è una domanda che ci siamo posti, e quello di andare a riflettere e prendere a modello il progetto del CEV di istituire tutti gli anni una capitale europea all'interno chiaramente degli Stati dell'Unione per avere un luogo all'interno del quale tutti i volontari guardano nel corso dell'anno come un posto dove fare sperimentazioni, da dove lanciare messaggi, ci sembrava interessante riportarlo in Italia come modello e come progettualità, e quindi ne è nata da tre anni il progetto capitale italiano del volontariato, che altro non è che il progetto europeo riportato all'interno dell'Italia, poi nel corso di questi mesi anche il Portogallo ha fatto lo stesso, lo stanno facendo anche in Francia, noi siamo partiti chiaramente, essendo soci noi del CEV, abbiamo detto proviamo a vedere che cosa succede, andando anche a coinvolgere altri enti a livello nazionale come Caritas e il Forum del Terzo Settore, abbiamo iniziato nel 2022 andando a identificare una città direttamente noi, stavamo uscendo dal periodo complicato della pandemia, quindi è stata Bergamo la prima città che ha fatto la prepista per quanto riguarda questa progettualità, quindi nel 2022 Bergamo e poi nel 2023 Cosenza, nel 2024 chiaramente avendo qui la capitale europea, di cui siamo veramente molto orgogliosi, la capitale italiana si è sposata, stiamo capendo l'anno prossimo come procedere, avendo anche ottenuto da un po' di settimane un accordo con Anci per proseguire insieme su questa strada, perché di fatto le municipalità, i comuni, sono lente pubblico più vicino al volontariato, quindi avere anche Anci all'interno della squadra che porterà avanti poi il progetto in futuro è strategico, è assolutamente strategico, perché è un mondo che sta vivendo una forte riorganizzazione, l'Istad l'anno scorso ha dato un numero a seguito delle analisi dei dati rilevati con l'ultimo censimento, questo meno 15,9% di volontari operanti all'interno delle istituzioni no profit ci ha molto colpito, però ci ha colpito nel senso che ha trovato una misura oggettiva, quello che era da un po' che i centri di servizio andavano dicendo, verosia che molte meno persone si impegnano, stanno all'interno delle organizzazioni, degli istituzioni no profit e ci sono molte più persone, specialmente giovani, che fanno tante esperienze di diversa natura, più limitate nel tempo, ma non meno importanti nel significato, nella sostanza, in tante diverse realtà, piuttosto che in tanti diversi eventi o episodi che capitano nella vita un po' perché cambia il rapporto vita-lavoro-studio, c'è molto più spostamento delle persone, siamo tutti molto più connessi e quindi è anche molto più facile trovare delle occasioni e cambiare anche prospettiva, è un tema assolutamente centrale di ricerca e richiesta di una, passatemil termine, ricompensa da parte dei volontari nei confronti dell'ente o comunque dell'evento presso cui fanno attività di volontariato, che non è in danaro, ma è anche solo la certificazione delle competenze che sono state acquisite per poterle poi magari spendere all'interno del proprio curriculum o dei punti per potersi accedere ai concorsi pubblici, quindi è anche un modo diverso di vedere e di impegnarsi nei vari ambiti dove ritroviamo i volontari. Quello che stiamo misurando, che è una ricerca che uscirà tra giugno e luglio, che cambia anche il volontariato all'interno delle organizzazioni, nel senso che da un campione che è stato analizzato in questa ricerca, circa il 60% di volontari operanti all'interno degli enti fa attività di volontariato occasionale e questo è un dato importante. Eravamo abituati alle organizzazioni di volontariato con un volontariato molto stabile anche dal punto di vista dell'impegno, adesso non è più così. E questo fa ripensare anche i modelli organizzativi all'interno degli enti, i modelli di leadership, il ricambio generazionale, sono tutti grandi temoni, grandi sfide in cui in questo momento una grandissima riflessione, vedo sempre più enti se li stanno ponendo, sia i più piccoli ma anche per arrivare alle più grandi reti perché è un tema proprio di visione di futuro. Grazie, il sindaco voleva aggiungere qualcosa in marito? Posso fare una domanda? Certo, assolutamente. Io sono attirato anche un po' perplesso su questa questione delle competenze, vi dico perché io a un certo punto nella mia vita lavoravo nel sindacato e parliamo di 10 anni fa ero entrato in questo mondo della certificazione delle competenze. Ho partecipato alla settimana europea a Trento e come era tanto tempo fa quando avevo una zia che guardava Beautiful e quindi io magari ogni due mesi vedevo una puntata e capivo che eravamo sempre allo stesso punto e per me questa era la genialità di quella sopopera, ho visto che 10 anni dopo siamo allo stesso punto, cioè certificare le competenze. Mi chiedo perché qualcuno l'ha detto, ha senso approfondire questa questione della certificazione delle competenze quindi vorrebbe dire che l'amministratore delegato di ITAS ha un sistema per cui vedi c'è la certificazione delle competenze o come suggeriva qualcuno ha più senso lavorare sulla consapevolezza dei volontari, cioè sul fatto che una persona che fa volontariato nel momento in cui fa un colloquio di lavoro si presenta racconta, perché è consapevole e qualcuno l'ha aiutato in questa consapevolezza, le competenze che ha ma non perché c'è un sistema di certificazione che ha una sua complessità perché poi se le certifichi vuol dire che c'è un ente che mette un bollino, se invece si lavora di più sulla consapevolezza io credo che questo può aiutare perché io sono ben convinto che oggi nel momento in cui si decide di assumere una persona sarebbe molto scioco un potenzialeatore di lavoro che non ragiona su quello che uno fa fuori nella vita perché dice tanto della persona. Sono incuriosito, per me beautiful, di dire ogni x anni siamo più o meno là, però io ho perso dei pezzi quindi mi interessa molto capire qual è il punto qui siamo arrivati nel dibattito. Ecco magari può essere questa un'occasione per lanciare un appello in tal senso, cioè introdurre anche un metodo di valutazione, di certificazione un modello che integri quello della certificazione che anche a livello europeo che comunque è fatta per garantire gli standard che possano permettere ai giovani di muoversi con questa certificazione in tutta l'Unione Andiamo avanti analizzando gli impatti sociali ed economici del volontariato. In realtà abbiamo già sfiorato questo argomento, però Erika Costa dell'Università di Trento ci racconta il lavoro di ricerca che l'Università sta facendo proprio in questo senso Grazie a tutti per l'invito. Faccio solo un passaggio precedente per arrivare alla ricerca perché ho ricercato una citazione nel frattempo che mi sembra utile in questo contesto che è legato un po' al titolo dell'intervento di oggi Quindi come forse il volontariato può aiutare a rendere le nostre società più sostenibili, io mi occupo di sostenibilità come studiosa e devo dire che andando un pochino a fondo su questo tema della sostenibilità di cui condivido poco, tra virgolette, il modo con il quale oggi si approccia, che mi sembra molto il tipo tecnico e compilativo Sono invece andata un po' indietro a risalire al perché oggi ci stiamo ponendo questi problemi. Quindi vi leggo soltanto un passaggio di questa a me piaciuta molto, questa teoria dei sistemi che era stata definita entorno agli anni 50-60, tradotta da me in maniera non precisa dal tedesco, dice Le cause, praticamente questo Bertalanaffi prevedeva quello che si serve verificato oggi, quindi quando ho riletto questo testo degli anni, prima degli anni 70, mi è venuto un po' a me è venuto un po' i brivi, vediamo che effetto farà voi Dice che le cause di inquinamento ambientale, spreco di risorse naturali, esplosione demografica e corsa agli armamenti non stanno tanto nelle caratteristiche psichiche delle persone, quanto piuttosto nelle caratteristiche sistemiche della civiltà e della progettazione socio culturale dei sistemi Quindi lui dice l'unico modo che abbiamo per evitare che ci sia una crisi di tipo sociale e naturale è in un qualche modo quello di ripensare a un sistema che deve essere di tipo umanistico. Perché voglio ripartire da questo concetto? Perchè se forse avessimo guardato questo un po' prima non ci troveremo nella situazione di oggi, mi viene da dire. Dall'altra perché quando ne parliamo di volontariato e poi vi racconto anche delle ricerche che stiamo facendo, lo posizioniamo sempre in quello che si chiama terzo settore E il linguaggio secondo me ha una sua connotazione, scusate, però vuol dire che ce n'è un primo, che è il mercato, ce n'è un secondo, che è lo stato, e poi c'è quello residuale. E già questo secondo me non è un messaggio corretto. Ma vi aggiungo un altro elemento. Il primo settore, quindi il mercato, ha delle inefficienze enormi. E vi faccio un esempio che è tipico, se volete dei nostri studenti, lo conoscono benissimo i studenti di economia, però secondo me fa riflettere moltissimo. Sapete qual è il più grande mercato che non funziona in America? Quello del sangue. Perchè si vende il sangue? In Italia abbiamo i donatori di sangue. Allora questo è quello che noi chiamiamo sistema delle assimetrie informative. Cioè se io devo fare i soldi venderti il sangue non ti dico se ho una malattia, te lo vendo al miglior prezzo. Allora mi viene da dire, siamo sicuri che quella è la direzione che noi vogliamo prendere? Cioè siamo veramente sicuri che il primo settore, quindi in qualche modo il mercato, sia in grado di mediare tutti i nostri sistemi di relazioni. Aggiungo un altro pezzo. Noi pensiamo che il mercato sia mediato da un fattore di scambio che si chiama prezzo. Ma il prezzo, che abbiamo parlato di un'altra cosa che è il valore, il prezzo non corrisponde al valore. Ecco, ora è qui che secondo me dobbiamo un attimo riflettere su quello che infatti può essere il valore del volontariato e mi aggancio in questo caso alla ricerca. Allora noi con il Comune di Trento e CSV abbiamo in questo momento in corso una ricerca che vuole analizzare il volontariato da tre punti di vista. Vi dico che il terzo a mio avviso è quello un po' più nuovo, riferito anche agli altri due. Allora da un lato gli impatti economici. Sono un po' più noti. La parte che noi abbiamo cercato di aggiungere è che quando parliamo di impatti economici si pensa sempre alle persone che offrono il volontariato, ma non pensiamo anche alle risorse gratuite volontarie che sono messe a disposizione. Cioè molto spesso organizzazioni anche di mercato possono soffruire di risorse gratuite. Quindi insomma c'è un tema importante. Non pensate che il volontario sia sempre non qualificato. Possiamo avere dei professionisti che offrono un'ora di consulenza di avvocato. Quindi questo ha un valore economico importante. Di cui appunto un po' già sappiamo, lo vogliamo analizzare, l'esercizio che faremo è quello di, io mi occupo di contabilità sostenibile, quindi riproporre un bilancio inserendo il volontariato a costo di mercato. Questo mi incuriosisce. Stiamo facendo ma è la parte che mi incuriosisce. Secondo elemento, capitale sociale. Allora capitale sociale è tipicamente una dimensione più sociologica, fa riferimento a quelli che si chiamano bringing and bonding, che sono gli elementi di relazione. Quindi c'è tutto il tema di Fukuyama, Coleman, Putnam, sono tutti questi studiosi sul capitale sociale. E lì sappiamo abbastanza. Il terzo invece, mi ricollego un po' anche alla profilazione del sindaco e a quello che ha detto anche la presidente CSV appunto Europa, è quello, lei parlava di long life learning. Cioè il terzo elemento che stiamo cercando di analizzare è quello delle competenze, le abbiamo chiamate culturali. Che vuol dire? È possibile in qualche modo che il volontariato permetta lo sviluppo di competenze, noi le chiamiamo in management, le chiamiamo live skills, oggi giorno, perché ogni giorno ci inventiamo un'etichetta nuova. Allora queste live skills vuol dire che tu hai imparato a gestire problemi, hai imparato a gestire un'emergenza, hai imparato a gestire il tempo scarso, l'affollamento, il team di lavoro. Allora questo stiamo cercando di portarlo dentro alle università, le università si stanno muovendo grazie all'innovazione didattica verso uno sviluppo di competenze, non soltanto di conoscenze. Però oggettivamente questo può facilitare un ingresso nel mondo del lavoro, vi dico già, sì, alcuni studi già lo dicono, questo facilita un ingresso nel mondo del lavoro. Allora, e qui concordo la riflessione del sindaco, abbiamo bisogno di un sistema di certificazione? Io credo che i sistemi istituzionalizzanti possono aiutare, ma non può essere il drive, perché altrimenti ricadiamo nel sistema di mercato, lo faccio solo al bollino di ritorno. Quindi credo che l'approccio dal basso possa essere quello che invece spinge proprio la motivazione intrinseca, la capacità di poter sviluppare una competenza. Io vi voglio riportare un alettato personale, visto che appunto il pubblico me lo consente, che ha un po' rivoluzionato la mia vita, perché a un certo punto tu capisci che sei proprio una nullità nel sistema più grande. A me è successo qualche anno fa, perché conosce il territorio Trentino, visto che come diceva Bertalanaffi, le crisi ambientali sappiamo cosa sono aggigiorno, che quando inizia a piovere non sai come andrà a finire. Io qualche estate fa ero in una nostra valle, perché abita lì la mia mamma, ero andata a trovarla con mio figlio piccolo per due giorni, e il meteo ha deciso di fare il cattivo tempo. Se lo dico, insomma ero in Val di Fassa, quindi forse lo ricorderete, quel cattivo tempo si è manifestato in qualcosa di molto più grande. Alla sera vengono a bustarci alla porta, io ho anche un fratello disabile, quindi ero me, mia mamma, mio fratello e mio figlio piccolino, vengono a bustarci alla porta e ci dicono dovete evacuare perché c'è un grandissimo pericolo, che insomma c'è un masso che si sta spostando a causa dei temporali e la vostra casa è a rischio. Notate che sono queste case storiche dove c'è cresciuta tutta la tua famiglia, quindi al di là del problema di gestire le emozioni della madre, del fratello e tutto, io vengo portata in caserma dei vigili del fuoco. Ovviamente sei lì che arrivano anziani che non riescono a camminare, bambini neonati, praticamente allattati improvvisamente dalle mamme, una situazione che non augura nessuno. In quel momento però io, i posti erano pochi a dormire, ho detto mia mamma, noi stiamo bene di salute, andiamo a trovarci una sistemazione perché c'è gente che non sa dove andare. Io quando ho visto questa madre che allattava il bambino, che dice io non so come fare, ho detto state qua voi, quei vigili del fuoco, noi abbiamo camminato lungo il paese, perché non ci fattava spostare in macchina visto che c'era quest'acqua che aveva, insomma, velocemente, finché abbiamo raggiunto appunto un parente che ci ha ospitato in soggiorno per terra tutti insieme appassionatamente. In quell'occasione mio nipote di 16 anni è stato fino alle 3 di notte a tirar fuori la gente dal fango. Io ci ho messo mesi a digerirla quella situazione perché ho detto è vero, io insegno all'università, faccio grandi progetti, ma veramente vi assicuro la nullità rispetto a mio nipote 16 anni che fino alle 3 di notte è tornato a casa col fango fino a qua per salvare la vita alle altre persone. Allora mi sono detta, questo ha un valore. Io sono stata mesi in difficoltà umana perché sicuramente cercherò di studiare i bilanci, studio gli impatti sociali, ma se quel ragazzino di 16 anni che ha portato i medicinali a tutti fino alle 3 di notte, ha tirato fuori con le sue forze queste persone che non riuscivano dal balcone a calare perché il balcone era pieno di fango, se quel ragazzino non avesse voluto farlo per volontarietà dove saremmo andati? Allora mi chiedo, siamo sicuri che questo non abbia un valore? Siamo sicuri che questo non sia il mondo sostenibile che vogliamo costruire? Ecco, io credo che su questo riflettiamo troppo poco. L'economia di mercato ci ha portato a un sistema molto egoistico e poco altruistico, però io non voglio fare pronostici negativi, però vi assicuro che oggi tutti gli accademici del mondo, i più famosi ad Oxford, si stanno occupando di, o diamo un purpose, un obiettivo che le organizzazioni operano, altrimenti ci troveremo con delle crisi sociali e ambientali molto più forti. Quindi io credo che un modo per ripartire sia esattamente questo, cioè rendersi ognuno disponibile per gli altri. Io non mi vergogno a dirlo, dalle 7.30 del mattino alle 7.45 faccio una volontaria a piedi, bus, non mi vergogno a dirlo, con il mio giacchino che il comune gentilmente mi ha dato, e mio figlio tra un po' non andrà più su quel percorso. Lui mi ha detto, il mio più piccolo, mamma, lasceremo qualcosa di buono per gli altri. Questo è il nostro motivo, sostenibile vuol dire lasciare qualcosa di buono per chi verrà dopo. Però mi vien da dire, grazie, grazie anche per questa testimonianza così personale, mi vien da dire probabilmente che anche l'analisi comunque, lei dice, accademica, degli impatti sociali, dei bilanci, possa comunque costituire una leva perché altri ragazzi come suo nipote facciano quello che suo nipote ha fatto. Possiamo vederlo anche in questo senso. Grazie, la ricerca scientifica ha un po' questo dovere secondo me, per quello che adesso noi abbiamo appunto questi questionari pronti, saranno appunto inviati nei prossimi mesi. La ricerca scientifica è quello di provare a dare una dimostrazione, non usiamo questa brutta parola, dimostrare scientificamente quella che può essere un'intuizione. Vi dico, ci sono già molti studi su singole realtà. Noi la sfida che abbiamo col Comune e con CSV è di estendere tutte le realtà in modo che costruiremo un modello di valutazione d'impatto Trentino che possa essere forte ad esempio anche per altre regioni italiane, chi lo sa, magari europee. Questo è un po' l'intento che abbiamo adesso, perché questa cosa va assolutamente valorizzata. Guardate che è il futuro più grigio di quello che pensiamo se non incominciamo a misurare tutte queste cose positive. Assolutamente, assolutamente. I temi che abbiamo messo sul tavolo sono tanti e sicuramente saranno, come diceva anche il sindaco, questa è un'introduzione ad altri panel che li approfondiranno punto per punto. Però io volevo chiudere questa nostra discussione, appunto visti i propri temi che abbiamo messo sul tavolo, facendovi una domanda un po' secca, qual è secondo voi la leva che dovrebbe essere sviluppata per migliorare il modello del volontariato come è adesso? Su quale aspetto interverreste, se aveste la possibilità di farlo in maniera un po' magica, mi vien da dire? Chi vuole iniziare a rispondere? Prego. Alle volte succede che non si è tanto consapevoli di quello che si fa, poi a noi trentini succede, abbiamo la stessa espressione, che comunque le massa, anche quando ci siamo candidati a capitale europea, la mia prima reazione è troppo per noi. E devo anche dire che non è una liscietta di pelo, forse anche questi 19 anni di festival, che all'inizio ci sembravano troppo, Alberto Pacca era un ex sindaco, poi abbiamo visto insomma come la città ha funzionato, ci hanno aiutato ad avere un po' di fiducia. Io ho capito, parlando con gli ospiti europei, che tutti mi dicevano in quella settimana, ma voi siete straordinari in questa azione che avete, non in positiva, ma veramente collaborativa, tra pubblica amministrazione e realtà del volontariato, che siccome noi lo facciamo da un sacco di tempo, non sappiamo neanche evidentemente il buono che facciamo, ma erano tutti stupiti, perché vuol dire che i volontari non sono dei servi dell'amministrazione, perché sono dei cittadini attivi che la possono criticare. Significa che si promuovono anche forme nuove come i patti di collaborazione, vanno nella direzione che dicevi tu, no Chiara, non è l'organizzazione rigida, ma è la possibilità, in un determinato momento, su una determinata situazione, immagino sempre con uno spirito, perché poi un'altra preoccupazione è che il volontariato, secondo me, non è proprio buono se mette tanti confini, è buono come confine a quello dell'umanità del pianeta. E allora, anche qui, è il contrario dell'umiltà professata all'inizio, ma forse quello che noi stiamo facendo è questo rapporto non invasivo, ma generativo, tra pubblica amministrazione e realtà strutturate o meno del volontariato, mi sembra che possa essere un contributo che diamo. Un modello di buone pratiche, come abbiamo detto all'inizio. Prego. Grazie. Dunque, pensavo, no, ascoltando gli interventi che si sono susseguiti, di quanto i temi di cui abbiamo parlato oggi, abbiamo sentito dire oggi, siano parte della trama del sistema di domande che sorregge questa edizione del Festival dell'Economia. No? Quando si parla di questo cuovadis aperto a tutto, perché oggi è tutto, la professoressa ci ha detto, di questa dimensione sistemica. Allora mi chiedevano, c'è un fattore di fondo che noi vediamo emergere in maniera molto forte, e cioè la progressiva perdita di profondità di campo e sociale e temporale. Oggi si pensa meno in termini di profondità di campo temporale, in questo sorretti in maniera collusiva dalla logica della cultura dei social media, e si pensa anche in maniera meno profonda in termini di densità sociale. I gruppi sono più ridotti. Guardate che questo, tra l'altro, incide in maniera molto rilevante sui processi, come dire, di soggettivazione. Oggi tutti gli studi degli psicologi sono affollati di ragazze e ragazzi che hanno una crescente fatica nei propri processi di individuazione. Ma questo non è casuale. E' perché siamo in questa situazione. Allora, mi concordo su quanto è stato detto fino adesso, cioè mi pare che forse la cosa più importante rispetto a questo, perché effettivamente il volontariato è un fattore che va in controtendenza rispetto a questo, perché è invece parte di una profondità di appartenenza sociale, perché uno fa volontariato se sente di essere parte di, e che quello che fa può servire a. Ecco, mi verrebbe da dire che lo sforzo potrebbe essere quello, attraverso anche un sistema di consettualizzazione sempre più evoluto, anche quello di far diventare sempre più, lasciatemi usare questo termine, insomma, il volontariato più consapevole e quasi meno preterintenzionale. Ecco, nel senso che noi abbiamo un volontariato assolutamente diffuso, che si fa perché si deve, perché gli alpini l'hanno sempre fatto, perché i volontari di qua l'hanno sempre fatto, perché quelli che gestiscono la festa del maggio ai solteri, la sagra, si è sempre fatto, viene spontaneo, è quasi preterintenzionale. Se ne diventiamo più consapevoli, io credo che questo possa avere una grande valenza di sistema. Grazie, grazie molto. Poi ricordo anche quello a cui ha accennato la presidente del Centro Europeo, che il volontariato rappresenta anche uno strumento potente per garantire un ambiente democratico, quindi questa consapevolezza poi ha anche una ricaduta sociale molto importante. Chiara Tommasini vuole aggiungere, vuole rispondere alla domanda? Ma io sono quasi tre anni che sono presidente del Sistema nazionale dei centri di servizio e giro parecchio per l'Italia, ogni tanto mi vedono comparire da qualche parte, provando tutti i mezzi di trasporto possibili. Il caso Trento è un caso Trento, e quindi la risposta alla domanda secondo me è come è stato fatto a Trento mettere la strategia di sviluppo del volontariato al centro dell'agenda politica? Perché non è così. E anche il riflettere su che cosa vuole dire sviluppare il volontariato, che non è solo una dimensione numerica, è soprattutto una dimensione qualitativa, è soprattutto una dimensione culturale e valoriale. Poi c'è tutto un tema anche di processi partecipativi, di rapporto soprattutto con la pubblica amministrazione, di cambiare l'ottica, lo sguardo con cui si guarda anche alle giovani generazioni. Questo secondo me va messo in evidenza. Grazie. E in un certo senso la Commissione europea, dicevo, accennava ai finanziamenti Erasmus dedicati anche al volontariato, lo fa mettendo la cittadinanza attiva comunque a un livello abbastanza alto tra le sue priorità, almeno come intenzione. Erika, qua sta. Battuta finale proprio. Però lo spot che il Comune di Trento ha scelto, un volontario, gente felice, non è casuale. La ricerca lo dimostra. Allora mi collega a quello che ha detto appunto il Dottor Packer. Oggi lo sappiamo, l'Italia ha un livello di malessere di giovani maggiore. Crescente, scusate. In questo momento, diciamo che il modo con il quale vengono accolti, appunto l'accesso ai servizi psicologici, che sicuramente hanno un valore enorme. Però forse un modo, un canale, è quello proprio di occupare il tempo di questi ragazzi attraverso l'attività di volontariato, perché le ricerche di psicologia lo dimostrano. Cioè quando un ragazzo si mette a disposizione della comunità diventa più felice. Io penso che questo sia un qualcosa da incentivare. Non credo che ci sia solamente un elemento istituzionale, quindi sono molto a favore delle reti liberi di volontariato. Questo i ragazzi è quello che cercano. Ma penso che possa essere la strada per rendere una società più sostenibile, più umanistica. Grazie a tutti per questo dibattito molto stimolante. Grazie a chi ci ha seguito in streaming e in sala. Vi ringrazio per la vostra attenzione. Vi invito ovviamente a seguire gli altri panel di approfondimento sul tema del volontariato, ma anche a partecipare ai tantissimi eventi di questo festival bellissimo. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. Grazie a tutti. 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