Il terzo settore e la sfida dell'economia sociale tra fisco e lavoro
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Il terzo settore e la sfida dell'economia sociale tra fisco e lavoro
Il talk è dedicato al terzo settore e all'economia sociale tra fisco e lavoro. Con l’intervento di due esperti, sia per quanto riguarda il fisco, che per il lavoro: Olga Pirone, magistrato alla Corte d'Appello di Roma e Gabriele Sepio, avvocato e tributarista.
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Benvenuti a tutti, sono particolarmente felice e orgogliosa di presentare questo evento nell'ambito del Festival dell'Economia Il futuro del futuro E non è un caso che in questo capitolo del futuro del futuro un paragrafo sia dedicato al terzo settore e all'economia sociale tra fisco e lavoro perché poi qui abbiamo due esperti che davvero sono la punta massima del terzo settore sia per quanto riguarda il fisco e per quanto riguarda il lavoro Allora, presento i miei ospiti, Olga Pirone Olga Pirone è un magistrato, un magistrato che tratta di lavoro sta alla Corte d'Appello di Roma però nel corso della sua carriera ha fatto anche molta esperienza all'interno dei ministeri e negli uffici legislativi dei ministeri è una signora, è una professionista che ha fatto le leggi che in qualche modo ha imparato a fare le leggi oltre che a giudicare sul diritto del lavoro poi Gabriele Sepio che è avvocato, avvocato tributarista sperto del Sole 24 Ore è l'animatore all'interno del gruppo Sole 24 Ore di una banca dati dedicata al terzo settore è uno dei prodotti che sono nati da questa collaborazione lo vedete qui ed è questo manuale del terzo settore lo dico perché se siete operatori del terzo settore troverete in questo manuale davvero molte indicazioni molte risposte a quelli che possono essere i problemi di una normativa che è nata qualche anno fa tra il 2016 e il 2017 poi con il codice del terzo settore che come tutte le nuove normative che cambiano a setti consolidati da qualche anno ha anche suscitato un po' di sconcerto, un po' di apprensione ma che adesso con il passare del tempo anche con il tentativo di una comunicazione sempre più articolata forse stiamo cercando di dissipare pur nelle difficoltà di una normativa che è molto articolata non complicata ma molto articolata poi ieri si rifletteva nell'ambito di qualche panel sul fatto che noi abbiamo a che fare con problemi complessi quindi talvolta non possiamo dare risposte semplicistiche a problemi complessi quindi questo è un pochino il fatto che dobbiamo accettare di confrontarci con una normativa, con una disciplina che va assimilata pian piano terzo settore economia sociale il terzo settore è il compagno dell'economia sociale l'economia sociale è un orizzonte che si sta spalancando davanti a noi anche per effetto delle scelte della commissione europea il prossimo anno inizierà a dipenare le proprie conseguenze pratiche la direttiva sulla sostenibilità che obbligherà sempre più gradualmente un gran numero di imprese a confrontarsi appunto con tutti i parametri relativi alla sostenibilità questo sicuramente aprirà per il terzo settore nuovi orizzonti anche perché ci sono sempre più imprese che fanno alleanze, join venture forse si possono definire così con alcune organizzazioni del terzo settore per posizionarsi in un modo nuovo all'interno del mercato bbene questo naturalmente apre per il terzo settore tutta una problematica sull'opportunità su quali sono gli eventuali errori da non commettere quali possono essere anche le agevolazioni fiscali rispetto a questa collaborazione Gabriele Grazie madre Carla, credo si senta ringrazio anche il sole 24 ore perché in questo percorso non era facile immaginare un quotidiano economico in grado di seguire l'evoluzione di un modello che è quello del terzo settore l'hai detto bene tu, il terzo settore è il modello principale dell'economia sociale siamo arrivati al punto tale per cui questa contaminazione, questa alleanza si evince ormai in un sistema come quello del mercato che sta gradualmente prendendo in prestito i modelli del terzo settore una volta il terzo settore era relegato all'angolo non era considerato perché ovviamente viveva secondo un'accezione non profit quindi non lucratività in assoluto, sussidi invece abbiamo scoperto gradualmente che l'economia sociale è mossa attraverso tutti questi enti che sono produttivi di modelli sociali che sono quelli che non... Scusami se ti interrompo da un modello basato sui sussidi a un modello basato sulla sussidiarietà che è una cosa un po' diversa Esatto, è talmente vero che gli enti del terzo settore sono i modelli di riferimento del principio costituzionale di sussidiarietà la sussidiarietà orizzontale in questo caso cioè il dialogo tra gli enti locali, il dialogo con i territori il dialogo con i volontari e il dialogo con il mercato in questa contaminazione è interessante cominciare a leggere un nuovo modello culturale le imprese iniziano ad avere atteggiamenti molto simili a quelli del terzo settore guardate la tendenza verso le società benefit è evidente che si cerca di indossare un vestito quanto più possibile in grado di rappresentare all'esterno questa tensione verso un modello economico-sociale cco allora che le imprese iniziano ad immaginare delle divisioni sulla sostenibilità iniziano ad investire in che modo? in vario modo anche sul terzo settore l'investimento sugli enti del terzo settore è diventato un investimento sempre più a corto oculato tant'è vero che la riforma ha eliminato anche le barriere quantitative rispetto alle erogazioni liberali le donazioni effettuate verso gli enti del terzo settore diventano donazioni consapevoli guardate qui cominciamo a ritornare al modello del mecenatismo il mecenatismo nasceva con una grande attenzione nei confronti della donazione però io seguo l'evoluzione dell'artista seguo questo percorso legato al modello culturale questa è la tensione, prima c'era un modello tale per cui dono però mi sono tolto il pensiero e non ho creato un'alleanza oggi il termine alleanza è un termine fondamentale non dono e basta, seguo quel processo nel bilancio sociale delle imprese è presente un messaggio ho donato ma ho donato in maniera consapevole soprattutto e qui è la grande competizione sul mercato del terzo settore ho donato nei confronti di un ento del terzo settore consapevole che produce un determinato effetto questo è un discorso anche molto culturalmente molto interessante anche diciamo che dà emotivo guardando anche alle difficoltà di implementazione della riforma nel fatto che l'alleanza tra profit e enti del terzo settore si può anche strinsecare con agevolazioni fiscali per le erogazioni qui noi capiamo, ed è una prima risposta rispetto al perché la riforma capiamo perché il registro a un certo punto diventa lo strumento per avere agevolazioni per crescere, per dare strumenti al terzo settore per crescere perché lo strumento legato a RUNS peraltro questo acronimo terribile, non potevamo fare di peggio qualcuno lo chiama RUNS perché c'è questa tendenza all'inglese ma è un acronimo registro unico nazionale del terzo settore assegna la patente a quegli enti che scelgono la sussidiarietà come modello di riferimento scelgono di svolgere in forma prevalente attività di interesse generale scelgono di rendere pubblico il proprio bilancio e la propria rendicontazione la trasparenza è il modello di riferimento con una sintesi un po' banale la trasparenza paga la trasparenza paga e soprattutto delinea quello che è un nuovo messaggio all'interno della categoria del non-profit abbiamo avuto questa evoluzione dal non-profit inizialmente si diceva, si utilizzava una n sola come a dire sei un soggetto che deve vivere di sussidi e non può svolgere attività lucrativa di nessun tipo siamo arrivati al non-profit che è il concetto giusto non vi è una lucratività soggettiva, gli utili non possono essere distribuiti ma posso svolgere attività commerciale reinvestendo gli utili nell'attività di interesse generale all'interno del genus del non-profit esiste una species che è il terzo settore che non solo è non-profit ma ha un obiettivo e una finalità specifica che è legata alle 26 attività di interesse generale indicate per esempio all'articolo 5 per dare qualche numero del codice del terzo settore se voi cominciate a leggerle li vedete il tema della sussidiarità solo se svolge in forma prevalente quelle attività lo stato è disposto a fare un passo indietro a concederti dei vantaggi fiscali, dei vantaggi finanziari dei vantaggi sotto il profilo dell'accesso ai rapporti con la pubblica amministrazione solo se tu comunque hai quel tipo di patente allora affrontiamo brevissimamente perché poi andiamo sul tema del lavoro affrontiamo brevemente il tema della fiscalità è un tema molto un po' complicato che deve essere ancora completato però insomma è vero che gli enti del terzo settore una volta che ci sarà l'autorizzazione europea per quanto riguarda le imposte dirette perché questo è ciò di cui stiamo parlando dovranno, come dire, troveranno un altro regime rispetto a questo che cosa possiamo dire per inquadrare brevemente qual è la rivoluzione del fisco e nel terzo settore una rivoluzione che poi si completerà probabilmente con la delega fiscale perché l'altro elemento sarà l'autorizzazione europea ma anche delega fiscale questa è la cosa secondo me che potrebbe essere interpretata come un elemento di complicazione ma è importante che il terzo settore e la normativa fiscale del terzo settore stia nella delega fiscale in modo che il tutto si tenga che non sia un settore separato sia un settore distinto ma non separato la delega fiscale è una bella sfida che potrà essere raccolta tenendo in considerazione il fatto che all'interno della delega compare per la prima volta il riferimento al terzo settore tra i principi generali compaiono due termini sussidiarietà e solidarietà che all'interno di una delega fiscale sembra una contraddizione in termini in realtà per la prima volta si rende consapevole il sistema dell'esistenza di un terzo settore con cui bisogna dialogare quindi attenzione, ci saranno adesso diversi elementi su cui discutere perché il terzo settore è entrato come modello produttivo ancora non l'abbiamo misurata questa capacità produttiva degli enti abbiamo dei grandi benchmark che sono le cooperative sociali, le imprese sociali che sono i modelli produttivi del terzo settore accanto a questo ci sono dei modelli diversi ma comunque sempre terzo settore che sono dei modelli associativi allora si tratterà di capire come accompagnare questo processo ci sono diversi spunti nella delega fiscale ve li segnalo perché sarà interessante capire come si articoleranno i lavori per la produzione dei decreti attuativi principio generale del sistema la delega fiscale dovrà tener conto della disciplina fiscale degli enti del terzo settore altro aspetto, il welfare aziendale quindi dove il terzo settore è fornitore di quei modelli il welfare aziendale dovrà essere rivisto e aggiornato vi dico solo una cosa, i famosi fringe benefit quindi i 258 euro defiscalizzati con decontribuzione che può prendere il lavoratore sono fermi al 1986 258 euro è la traduzione delle 500 mila lire dopodiché non ci sono vantaggi per esempio per la mobilità sostenibile, per l'ambiente l'aspetto sanitario dovrà essere integrato e valorizzato ancora di più lì si potrà ragionare su un aggiornamento del sistema accanto a questo bisognerà anche ragionare su nuovi modelli per esempio legati all'IVA l'IVA avrà la possibilità di costituire anche se qui mi sembra che il tempo stia passando forse rispetto all'IVA dove appunto c'è la tagliola del cambio del 2024 il tempo sta stringendo su quello avremo la norma dovrebbe salvo prorogo entrare in vigore il primo gennaio 2024 quello è un tema magari lo affrontiamo dopo legato ai rapporti con l'Europa bisognerà capire come creare una risposta ma aggiungo solo un dato rispetto alla tassazione delle imposte sui redditi la riforma, la delega fiscale prevede la possibilità di operare una riduzione della liquida Ires quindi dell'imposta sulle società questi presupposti sono legati agli interventi agli investimenti qualificati oggi noi abbiamo in testa il modello produttivo delle aziende quali sono gli investimenti qualificati? industria 4.0, patent box, ricerca e sviluppo all'attenzione perché questo modello tradotto nell'ambito del terzo settore significa ridisegnare gli investimenti qualificati il terzo settore investe sulla produttività come adeguare questi modelli di riduzione in questo ambito bene, a questo ci porta in tutto questo nostro discorso iniziale abbiamo capito come il terzo settore abbia conquistato centralità ad Olga Pirone io chiederei quando l'ho presentato ho dimenticato di dire che oltre che magistrato è una studiosa del diritto del terzo settore perché è una appassionata di terzo settore cco le chiedo questa centralità del terzo settore questo cambio di pelle che in parte è una caratteristica del terzo settore in parte è stato forse il legislatore a sollecitarlo questo cambio di paradigma richiede per quanto riguarda il lavoro cioè coloro che si impegnano nel terzo settore ma qui parlo più di dipendenti di operatori, richiede nuove competenze nuove professionalità ringrazio anch'io tutti anche gli organizzatori la risposta è affermativa perché come già è stato anticipato dall'avvocato Sepio il terzo settore coinvolge interessi quindi competenze anche di tipo trasversale con la riforma si è avuta l'opportunità di risistemare una disciplina che sarebbe distribuita in vari provvedimenti normativi di dare una sistemazione tenendo sempre presente la centralità della realizzazione degli interessi generali della solidarietà sociale ma anche aprendo il settore a una nuova competitività per renderlo anche appetibile le competenze trasversali quindi non si deve pensare soltanto alla parte della socialità dell'assistenzialismo ma anche la risistemazione dei dati dei dati personali l'analisi del data science tutte queste competenze nuove quindi che cosa figure professionale nuove l'approvazione della riforma ha anche intercettato delle esigenze che venivano dalla giurisprudenza la figura centrale del terzo settore è il volontariato la figura del lavoratore però ottiene nell'ambito del codice una specifica disciplina che risponde a due esigenze l'articolo 8 e l'articolo 16 si prevede da un lato con l'articolo 8 che il lavoratore non può percepire una retribuzione che è superiore del 40% della scorrispondente figura professionale prevista nel contratto collettivo nazionale sottoscritto dal sindacato comparativamente più rappresentativo di categoria invece con l'articolo 16 c'è la necessità che non si violi il rapporto di 1 a 8 nella differenza di retribuzione allora che cosa succede questo perché risponde sia all'esigenza di evitare la distribuzione indiretta degli utili in questo tempo con l'articolo 16 la tutela del lavoratore perché comunque non dimentichiamolo che sì il terzo settore è anche una branca del diritto civile lavoristico proprio la trasversalità ma le norme gius lavoristiche di tutela del lavoratore non sono venute meno quindi il divieto di andare al di sotto risponde a questa esigenza un limite in alto questo può portare alcune problematiche nell'ambito delle grandi organizzazioni per esempio le organizzazioni che si occupano di ricerca, faccio questo esempio probabilmente anche su questo bisognerà riflettere con le eventuali correzioni certamente sì, anche io sono passata dal produttore al consumatore dal consumatore al produttore nel senso quando investe di legislatore mi dovevo immaginare e porre dal lato dell'ente adesso che sono ritornata a fare il mio lavoro il giudice mi trovo spesso a confrontarmi con la realtà del lavoratore per questo parlavo di tutela a volte mi sono immaginata che cosa può rendere un lavoro competibile proprio anche il sistema io ho immaginato anche che si possa lavorare sul Welfare cioè la possibilità di incrementare il Welfare aziendale proprio perché i Frank Bannisfield comportano quei problemi di fiscalità dal lato del lavoratore di contribuzione che abbiamo poc'anzi detto quindi si può parlare più il legislatore metterà a disposizione magari strumenti diversi non è il nostro compito continuiamo lei ha accennato ai volontari proviamo a vedere cosa cambia per i volontari questo è un altro nodo centrale come dicevo appunto il volontariato rimane una figura che la fa da principe in questo settore chiaramente ha ricevuto una sistemazione una collocazione anche all'interno del codice perché si conosceva già la figura del volontario già con la legge del 91 non esiste in determinati aspetti del volontariato era disciplinato l'articolo 17 del codice è l'articolo che si occupa specificamente del volontario e del volontariato ovviamente il carattere peculiare del volontariato la parola in sé che ce lo insegna è quella della gratuità, spontaneità e liberalità questo è un confine che non può essere mai superato perché al di là di questo si scivola verso il rapporto di lavoro che sia autonomo o subordinato quindi c'è la sanzione che può essere l'impugnazione davanti al giudice il riconoscimento rapporto lavoro subordinato vi assicuro che questo nella mia esperienza diretta è una cosa che accade non è così peregrino immaginare che un soggetto che sia chiamato come volontario che si chiami volontario perché comunque un principio cardine gius lavoristico è quello che il nome iuris, cioè il tipo contrattuale non è definito dal nome che danno le parti la qualificazione soltanto quindi in una prova concreta si vede come si è declinato il rapporto se il rapporto era un rapporto che retribuito in qualche modo perché con dei compensi che non sono rimborsi spese ma che sono alla fine dei compensi è un modo di eludere questo allora e se il volontario riesce a dimostrare perché comunque è tutto doveva rispettare determinati orari soprattutto che era etero organizzato, etero diretto lì è difficile pensare, oggi comunque la disciplina prevede anche l'assicurazione per l'obbligo assicurativo per il volontario questo è sicuramente incomiabile perché comunque si prende atto, cioè il legislatore ha preso atto della dignità del volontario perché secondo me è una persona culturale, tutto ciò che non è retribuito stiamo giocando, il volontario non è uno che gioca è una persona che ha scelto di prestare la sua opera, la sua attività, la sua passione la sua competenza al servizio di un ente che ha un fine solidaristico un fine sociale e quindi questo è assolutamente meritorio secondo me ovviamente credo che il legislatore abbia intercettato questo cercando poi di salvaguardare quelle cose di cui poc'anzi si è detto quindi il volontario non deve al di là del nome, non deve vivere in un rapporto girarchicamente subordinato al volontario è riconosciuta la dignità e l'attenzione che si deve rispetto a chi presta gratuitamente la propria opera con Gabriele alla questione del fisco abbiamo detto che è in corso questo processo un po' lungo che dovrebbe portare all'autorizzazione da parte della commissione europea del nuovo sistema di tassazione diretta per quanto riguarda il terzo settore d è e c'è l'altro fronte aperto dell'IVA, come possiamo brevemente illustrare questi due fronti? Brevemente mi spaventa però possiamo provare anche perché ci sono tanti giovani in sala proviamo ad immaginare che questo dialogo con l'Europa serve a fornire una nuova declinazione dei modelli dell'economia sociale nel sistema, allora immaginate questo, ad oggi non esiste proviamo a metterlo in questi termini noi veniamo da un sistema fiscale per il non profit che era basato su agevolazioni un po' privilegiate a pioggia che in qualche modo erano sfuggite a qualsiasi controllo da parte del legislatore europeo qualsiasi cosa uno facesse semplicemente perché magari aveva un certo nome, aveva diritto ad un beneficio fiscale. Ora questa cosa naturalmente non poteva resistere ulteriormente, quindi il modello è cambiato e come è cambiato questo modello? Per capire come è cambiato bisogna capire qual è la ragione per cui ogni tanto l'Europa ci bacchetta, perché ci bacchetta? Perché andiamo a violare delle regole che dicono il mercato deve eseguire un principio tale per cui non puoi concedere degli aiuti di Stato a specifiche categorie perché stai creando un vantaggio competitivo non previsto allora noi siamo i campioni dal punto di vista delle procedure di infrazione, quindi abbiamo tantissimi precedenti sulle procedure di infrazione ma quando abbiamo avviato il percorso a riforma del terzo settore non avevamo un solo precedente fisiologico, cioè legato alla richiesta di autorizzazione su alcune misure fiscali legate alla domanda come tasso la ricchezza prodotta dagli enti del terzo settore, cioè quegli enti che scelgono la sussidiarietà? Che stanno sul mercato con una funzione particolare. In realtà possono o meno stare sul mercato qui bisogna distinguere, noi abbiamo dei modelli produttivi che sono le cooperative sociali e le imprese sociali, per le cooperative sociali esiste già un modello di fiscalità che in qualche modo nasce da un'interlocuzione serrata con la commissione europea per le imprese sociali bisognava crearlo allora le imprese sociali sono imprese, lo dice la parola stessa però non sono sul mercato come tutte le altre imprese uno perché devono svolgere necessariamente attività d'interesse generale, due perché possono svolgere limitatamente attività commerciale, dall'altra perché hanno dei vincoli rispetto al lavoro e quindi rispetto alla attribuzione dei lavori hanno ovviamente una quasi impossibilità di accedere ai fondi, ai finanziamenti previsti per il mercato hanno l'obbligo del coinvolgimento dei lavoratori, hanno l'obbligo della trasparenza, l'obbligo di un registro pubblico, potremmo aggiungere tante cose, quindi per quelli si sceglie di chiedere alla commissione europea di poter defiscalizzare il reinvestimento degli utili da parte delle imprese sociali quando abbiamo chiuso la riforma era il 2017, primo decreto chiuso, 117 del 2017 per gli amanti della cabbala poi l'articolo 17, il volontariato, perfetto, siamo a posto c'erano pochissime imprese sociali, allora in un paese, adesso ovviamente si è stato il trasferimento di tutte le imprese iscritte nel registro delle imprese nel runz, ma soprattutto l'anno scorso si è registrato un effetto particolare, per la prima volta i nuovi soggetti scritti nella categoria imprese sociali, ricordo le cooperative sociali sono imprese sociali, ecco le imprese sociali hanno superato le nuove imprese sociali, le nuove cooperative, qualcosa sta cambiando perché inizialmente, ovviamente l'imprenditore sociale diceva, io faccio l'imprenditore sociale, sono obbligato a reinvestire tutto nell'attività di interesse generale ma fiscalmente veniva tassato in qualsiasi soggetto profit, come fosse la Pirelli per dire, quindi un soggetto sul mercato, e allora nessuno è filantropo verso il fisco, guardate siamo un popolo di filantropi, ma se trovate uno che diventa filantropo verso il fisco me lo dite, così facciamo una riflessione però è chiaro che questo poi comportava la scelta da parte degli imprenditori sociali di modelli in qualche modo in grado di ottimizzare il carico fiscale, le hollus anche le cooperative sociali e altri modelli che rispondevano ad alcune caratteristiche ma non a tutte questo è il grande capovolgimento, dall'altra ci sono i modelli non produttivi e allora lì è stato interessante il confronto con la commissione europea, la prima volta abbiamo avuto un confronto, peraltro il confronto è avvenuto in inglese perché in realtà non è previsto, c'è anche la possibilità di parlare in lingua però ho avuto un primo problema di approccio, la definizione perché se io dico third sector cosa sto definendo per un francese vuol dire una cosa è che il nostro terzo settore italiano ha dei tratti assolutamente peculiari perché abbiamo oltre ai modelli imprenditoriali un'altra massa di modelli associativi che producono un'attività che in realtà è commerciale ma che abbiamo sempre defiscalizzato in virtù di quelle norme che citavi prima e allora bisognava cominciare a definire, a declinare, allora l'Europa è inquinata dal nostro modello fiscale noi abbiamo un problema grosso col terzo settore che prima è nato l'inquadramento fiscale e poi l'inquadramento civilistico, le OLLUS in realtà non esprimono un modello organizzativo, è una misura fiscale noi quindi partivamo dall'idea prima ti dico come ti tasso poi mi dici se mai, se vuoi, chi sei con la riforma del terzo settore invertiamo questo paradigma, prima mi dici chi sei poi ti dico come ti tasso e l'Europa in realtà ci chiede non se svolge un'attività commerciale o non commerciale ma cambia il sistema, questo sarà il sistema del futuro rispetto alla declinazione anche della fiscalità, sei un ente che svolge attività conomica o non economica che è una cosa completamente diversa perché ci sono degli enti del terzo settore che svolgono attività non economica cioè non stanno sul mercato e quindi è chiaro che non vengono di tutela sul mercato attraverso gli aiuti di Stato perché se svolge un'attività legata ai servizi sociali è evidente che non stai sul mercato, se invece svolge un'altra attività nell'ambito sanitario stai e potresti stare sul mercato quindi evidentemente la cosa che ci chiede l'Europa è questa e allora esistono dei principi che abbiamo poi trasposto nelle norme del terzo settore tale per cui ci sono quelle attività fuori dal mercato attività non economiche quindi su quelle l'Europa dice vabbè non ho problemi di tutela rispetto agli aiuti di Stato poi ci sono quelle attività di interesse generale che sono comunque attività economiche dove però si perde quel tratto economico se l'attività è svolta prevalentemente per raggiungere comunque un sostanziale pareggio al massimo un avanso di utile ragionevole dice l'Europa perché il tuo obiettivo non è quello di raggiungere un profitto ma di aumentare sempre di più le attività di interesse generale che tu svolgi cco allora che quell'avanzo di utile ragionevole lo trovate tradotto in una norma che appunto al 79 del codice del terzo settore che dice appunto che se lente rispetto all'attività di interesse generale nel rapporto tra entrata e uscita al massimo realizza un pareggio o un avanzo un piccolo avanzo di gestione del 6% per non più di tre esercizi consecutivi non state parlando di un soggetto economico che è una attività non commerciale con riferimento all'attività di interesse generale questi sono i nuovi paradigmi intorno ai quali andrà costruito un modello di economia tant'è vero che l'Europa si sta preoccupando in questa fase di individuare delle definizioni di organismo dell'economia sociale perché manca una fiscalità per tutti anche perché noi ci preoccupiamo di dare una definizione di fiscalità agli enti del terzo settore perché abbiamo un pubblico registro che quelli sono enti della sussidiarietà come noi in questa partita dell'economia sociale a livello europeo che ruolo giochiamo? Giochiamo sicuramente il ruolo legato al fatto che siamo i primi artefici di una riforma di sistema manca in molti paesi una vera e propria riforma di sistema la cosa che ho notato io mi ricordo un periodo quando eravamo nella fase di produzione delle norme è arrivata una delegazione dalla Svezia io ho sempre pensato ma questi per quanto riguarda il welfare sono sempre stati punto di riferimento abbiamo avuto un confronto e ho capito che la loro richiesta era legata alla modalità con cui abbiamo declinato noi la differenza tra attività commerciali e non commerciali è chiaro che loro hanno 5 milioni di abitanti noi 5 milioni di poveri quindi è evidentemente di soggetti sotto soglia quindi è evidentemente senza la capillarità dei modelli imprenditoriali dei modelli associativi noi non saremmo in grado di dare quel tipo di risposta ma loro interesse questo ha fatto riflettere su quello che stai dicendo in che misura possiamo essere esempio in Europa abbiamo iniziato noi a declinare questi modelli distinguendo per la prima volta tra i modelli imprenditoriali che devono seguire alcune regole che non vanno confusi con i modelli associativi o fondazioni che non svolgono attività secondo un modello imprenditoriale devono seguire regole diverse la categoria è una ma non tutti gli enti del terzo settore sono uguali e non ci possono stare dei benefici fiscali a pioggia distribuiti che valgono per tutti questo è il grande cambiamento epocale ci siamo resi conto quindi se voi oggi osservate i runts le 7 sezioni del registro unico quello sarà il modello dell'economia sociale del futuro ci sono già una grande trasmigrazione verso queste sezioni se le osservate ci sono delle categorie tipo gli enti filantropici per esempio che non esistevano in precedenza addirittura finalmente è stato riorganizzato un sistema tale per cui le cooperative sociali hanno una collocazione in una sezione con le imprese sociali prima le cooperative sociali erano hollust e diritto come le organizzazioni di volontariato quindi capite che questo modello qui non poteva più durare è un sistema come il nostro che conta ormai 350 mila enti in questo settore quindi anche il fisco sarà stratificato a seconda di questi parametri che tu richiamavi veniamo all'IVA brevemente perché poi volevo fare un'ultima considerazione sul lavoro l'IVA è un'altra eredità che ci portiamo dietro è una procedura di infrazione che risale a 2009 poi noi siamo stati bravi a dire adesso ridisegniamo la norma incide su questo tipo di entrata che è l'entrata principale degli enti associativi inclusi gli enti sportivi sono i cosiddetti corrispettivi specifici cioè tutte le quote supplementari che sono versate da associati, soci, tesserati, familiari, partecipanti che sono più rispetto alla quota ora potremmo fare mille esempi però è tutto quello che riguarda la fruizione di servizi ulteriori legati all'attività di interesse generale magari se fate attività sportiva avete partecipato e chiedete l'affitto per un'ora del campo prima avrei fatto l'esempio del calcetto una volta ora devo dire padel in questo caso state pagando una quota supplementare gli enti e bevande, i famosi circoli all'interno di queste strutture allora l'Europa ha detto ma non è che forse questo fatto di escludere completamente dal campo IVA si pone in contrasto con i principi generali del mercato allora ha attivato una procedura di infrazione cui noi abbiamo risposto che entrerà in vigore il 1 gennaio 2024 ma che avrà bisogno di alcuni aggiustamenti abbiamo inserito ovviamente dovevamo rispondere dicendo che tutte queste entrate prima escuse dal campo IVA ntrano in campo IVA, in particolare tra le prestazioni esenti ora per chi non è un amante del sistema tributario vuol dire che comunque tu devi aprire una partita IVA ma soprattutto si pone un problema di declinazione per esempio per la somministrazione resti in esenzione soltanto se la somministrazione è rivolta a soggetti indigenti è chiaro che è difficile e complicato andare a declinare lo status economico del soggetto che fluisce di un servizio tanto più per esempio poi ci sono alcune realtà che sono state completamente dimenticate tipo le società sportive direttantistiche che si ritroveranno a pagare l'IVA in misura piena fino a oggi invece rientravano nelle esposioni la prospettiva di correzioni rispetto a queste distorsioni le prospettive ci sono c'è anche la possibilità, mi avviso, di dialogare con l'Europa per inserire un limite sotto il quale non costringi le piccole realtà da aprirsi una partita IVA perché ci sono delle realtà che potrebbe essere 65.000 euro anche qui dobbiamo passare attraverso il dialogo con l'Unione Europea attraverso il dialogo con l'Unione Europea ma soprattutto il dialogo adesso dovrà essere attivato ma è un paese poco credibile Dottoressa Pirone, volevo chiederle se il modello di lavoro nel terzo settore poteva in qualche modo diventare un modello di lavoro sportato anche fuori in particolare se poteva servire per aprire nuove possibilità di inclusione quindi lavoro per i giovani, lavoro per le donne Certamente sì perché proprio in connessione con quella trasversalità di cui abbiamo già parlato il terzo settore intercetta molti interessi di tipo molte competenze che sono anche competenze in cui tradizionalmente anche il mondo femminile è più versato Ora non per fare un discorso discriminatorio al contrario, ma quando le molte associazioni che si occupano anche della parità di genere vedere coinvolte i soggetti che sono direttamente interessati può affavorire ha favorito a mio giudizio perché ho anche verificato dei dati istat ultimi di maggio ho potuto constatare che dal 2015, quindi ante riforma poi il 2017 dal 2017 ad oggi c'è stato un incremento sia nell'occupazione femminile sia per quella anche dei giovani Per quanto riguarda l'occupazione femminile rispetto a quella maschile è sempre un passo indietro ma questo è un discorso culturale generale non c'entra col terzo settore ma c'è stato veramente un incremento negli ultimi due anni si è passati da poco più di 9.000 per intenderci come numeri a quasi 10.000 soggetti pertanto questo fa ben sperare anche per un incremento successivo perché certamente il binomio donna e terzo settore può essere un binomio vincente anche per quella flessibilità che spesso offrono i modelli organizzativi delle associazioni degli anti non profit offrono per i lavoratori quindi direi così che il legislatore del 2017 ha altresi intercettato con l'esigenza di conciliazione tempi di vita di lavoro che già si era tradotta nel 2015 con la norma attuativa del jobs act l'80-2015 per quanto riguarda i giovani la cosa che mi ha un po' incuriosito proprio nell'esaminare anche questi dati è che la fascia di età maggiormente incrementata è 35-50 e poi 50-64 questa è questa fascia che dovremmo considerare centrale mentre quella dei giovani più giovani diciamo i 18-34 anni che sono soggetti che possono essere particolarmente sensibili alla digitalizzazione il mondo del web loro sono nati in questo mondo il mondo della cultura però ho pensato che forse nel mondo del lavoro si è giovani molto a lungo quindi si va in pensione molto tardi si è giovani a 50 anni siamo dei ragazzini la questione banale è il fatto che talvolta anche queste opportunità siano poco comunicate la cosa che mi ha colpito nei mesi scorsi è stato il fatto che stanno nascendo dei corsi dei corsi di laurea e forse più di specializzazione dei master proprio per lavorare nel terzo settore quindi è un settore che ha bisogno di persone con alte competenze e quindi molto qualificate abbiamo 30 secondi forse possiamo permetterci una domanda di chiusura chiusura prego aspetta aspetta il microfono non per metterle ansia 19 18 17 16 15 14 è bene arrivederci beh ma sarò breve ne ha accennato prima ASD che sono spesse volte realtà piccole 15 disperati amici che fanno ginastica per due ore alla settimana è certo che già dal primo di luglio c'è questa variazione per cui l'istruttore che viene viene considerato un lavoratore quindi va steso il documento di valutazione dei rischi l'iscrizione all'inel non mi sono adentrato sui versamenti previdenziali perché ho già deciso che chiuderemo questa esperienza voglio dire è una forma di regressione perché si torna alla situazione precedente in cui si facevano le cose in ombra per non dire qualcos'altro faccio solo un inquadramento generale è chiaro che quella riforma la riforma dello sport considerate questo che era in scadenza la delega di riforma è stata depositata veramente un'ora prima per le dimissioni del Presidente del Consiglio dei Ministri all'epoca quindi fu una disciplina scritta velocemente che ha bisogno di essere rivista perché quello che lei dice sacrosanto oggi siete abituati sotto i 10.000 euro a rientrare in un sistema di defiscalizzazione e decontribuzione c'è la questione di dire bene da domani gli allenatori dovranno rientrare o all'interno del rapporto di lavoro dipendente autonomo o collaborazione naturalmente però lei avrà pure dei soggetti con cui interloquisce sporadicamente non è che li può inquadrare necessariamente in questo alve allora ci saranno dei correttivi su questo l'ha dichiarato anche il Ministro dello sport volti in qualche modo a capire se c'è la possibilità di riprendere la norma precedente quella che attualmente applicate peraltro l'altra difficoltà che avrete che ci sarà un disallinamento cioè dal punto di vista previdenziale 5000 dal punto di vista fiscale 15 quindi poi questo nasce pure perché c'erano state delle controversie rispetto alla riqualificazione di questo rapporto questo è il punto la riforma dello sport che sta facendo discutere che chiaramente se ne parla dappertutto e si comprendono bene i problemi è nata proprio quindi c'è l'esigenza di intercettare in realtà la tutela della dignità del lavoratore ma soprattutto di venire anche incontro a quella che prima parlavo di un osmosi tra giurisprudenza e legislazione io appunto giudice del lavoro al di là del nomen di quello che si diceva ma ci sono io quotidianamente decido cause di contribuzione con avvisi di adebito posizione di avvisi da debito anche in una relazione sportiva in cui è stato ritenuto dagli ispettori che quel rapporto di lavoro era un rapporto di lavoro di tipo subordinato e quindi veniva al di là di quello che avrebbe detto lei con l'istruttore ma lì entriamo però in un campo diverso cioè non in un campo diverso, in un terreno diverso perché lì diventa un problema anche di prova di giurisprudenza, forse questo è un po' colpo appunto perché diciamo le decisioni sono state tantissime sono state soltanto nel 2021 37 decisioni corte appello, cassazione, su questi temi in cui si dava poi alla fine torto all'associazione sportiva per cui era un tema molto caldo molto a ragione l'avvocato Sepio sicuramente si deve intervenire con un correttivo o qualcosa su questo aspetto specificamente fiscale perché così ci si può aggiustare diciamo così globale certo, la data del 1° luglio è stata spostata o ricordo male Gabriele? al momento ancora no va bene, se non ci sono altre domande ci sono domande? no, non c'è più, perfetto a questo punto noi chiudiamo, io ringrazio la dottoressa Olga Pirone e ringrazio l'avvocato Sepio ringrazio tutti
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