Produttori creativi: da attore a imprenditore
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Produttori creativi: da attore a imprenditore
Il panel ha esplorato la complessità e le sfide di essere un imprenditore nel settore creativo, concentrandosi sulla transizione individuale di Luca Zingaretti e sui temi legati al lavoro artistico e imprenditoriale.
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Prego. La battuta è inevitabile. Ma cosa ci fa il Commissario Monte Albano dell'economia di Trento. Non è colpa mia, sono innocente. In realtà non andremo a parlare del commissario Montalbano, a meno che Luca non voglia ogni tanto far ntrare questo personaggio, perché Luca Zingaretti è qui principalmente investe di imprenditore, come avete visto dalla titolo che ci siamo dati, produttori creativi da attore a imprenditore. Ed è in questo ruolo che ti abbiamo voluto al Festival di Trento, perché è un salto importante creare una propria impresa. Tu dici che è un'impresa artigianale, però è un'impresa che ha l'attivo alcuni successi molto importanti, quindi che cosa vuol dire passare appunto dall'essere in qualche modo attori interpreti di se stesso a essere invece un manager che gestisce una squadra delle persone e che soprattutto lavora con l'immaginario, che è una responsabilità enorme. Allora innanzitutto io non ho mai pensato nella mia vita di poter fare l'imprenditore per l'appunto, ma perché? Perché il mio pensiero è un pensiero, è sempre stato così, molto confuso, nel senso che procede per associazioni, procede per suggestioni, procedi per epifanie ed è questo un po' che mi ha portato a fare il lavoro che ho sempre fatto. Poi a un certo punto della mia vita ho cominciato a sentire un'urgenza che era quella, che era un'urgenza nata da uno scompenso, e cioè dire spesso e volentieri a noi attori capita di doverlescitare delle cose che non stanno tanto in piedi, perché magari quel dialogo là non funziona, perché la storia non sta in piedi, perché il personaggio non si muove spinto da motivazioni reali o giustificate. Faccio un esempio così ci capiamo e non andiamo per il pezzo. Se in una sceneggiatura il personaggio Marco uccide Mario perché Mario gli ha ucciso la moglie o la mamma, nessuno di noi troverebbe da ridire, oddio, da un punto di vista motivazionale, non etico o giudiziario, però capisci che quella cosa lì è stata giustificata da una legge di natura, ammors tu a vita mea, tu hai ammazzato mia madre, io uccido te. Spesso e volentieri però accade, ripeto faccilito così ci capiamo immediatamente, che un personaggio pesta i piedi di Mario e Mario lo uccide, a quel punto tutti chiedi scusa ma perché? Perché o mi stai dicendo che Mario è uno psicopatico oppure non giustifica questo. Ecco questo è un sempio per esempio, ripeto molto generale, molto sciocco anche se vogliamo, ma di storia che non sta in piedi, ma soprattutto a volte ti capita di legge delle storie veramente poco interessanti, perché? Perché c'è un'industria che deve andare avanti, allora a un certo punto anche forte della mia diciamo esperienza, io lavoro da quando ho 18 anni, ho cominciato per fortuna con una scuola che mi ha insegnato quantomeno delle cose generali importanti, rispetto per il mio lavoro, rispetto per il testo, il rispetto per il collega che ti sta vicino, il rispetto per il regista, il rispetto per gli abiti di scena che porti, insomma diciamo mi ha insegnato un'etica del lavoro che per me è stata fondamentale e poi ho cominciato a lavorare per fortuna sempre con delle persone molto più brave di me, molto brave a prescindere da me e che mi hanno insegnato tante cose, io sono uno un po' ossessivo per cui mi capita, mi capitava sempre, un attore non è uno che purtroppo a volte che esce da una stanza e chiude l'ufficio, sei attore sempre, nel senso che appunto discorso del taccuino, io giro sempre con un taccuino perché mi scrivo delle cose, vedi un bambino che piange per strada, il papà che lo rimprovere dice vedi come lo rimproverà però qui è un qualcosa che incammeri e quindi praticamente io nella mia vita senza quasi accorgermene è come se avessi fatto tanta esperienza, proprio perché ho lavorato tantissimo, mi è capitato di lavorare anche 12 mesi l'anno, soprattutto negli anni giovanili appena iniziato, ma non perché per fame di soldi, proprio perché una passione in qualche modo si coltiva in questo modo, non sei mai stanco, vorresti sempre averne di più e quindi a un certo punto mi sono reso conto che quello che mi si chiedeva come attore mi stava un po' stretto, allora avevo questa società che si chiama Zocotoco che avevo fondato qualche anno prima ma aveva fatto poco niente e ho detto a mia moglie Luisa, senti ma perché noi ci stiamo sempre a lamentare che ci arrivano copioni noiosi, ma perché non pensiamo? Che cosa ti piacerebbe vedere al cinema stasera? Qual è la cosa che ti intrigherebbe sentirti, la storia che ti intrigherebbe sentirti raccontare? Cosa credi sia necessario in questo momento? Questi erano un po' i tre interrogativi che ci siamo posti e abbiamo cominciato a pensare a delle storie, a dei progetti e queste storie, questi progetti li abbiamo messi su carta, li abbiamo sviluppati, ci abbiamo messo il tempo che secondo noi era necessario, quando abbiamo capito che quelle cose li potemano passare a uno step successivo, cioè poter essere presentati al mercato per vedere come il mercato li recepiva, abbiamo fatto questo passo. I progetti all'epoca sto parlando di sei anni fa, forse sette, erano sei e noi timidamente ci siamo affacciati nella speranza di che uno ne partirà, invece la fortuna ha voluto che ne partissero cinque, però ripeto a quel punto ci siamo trovati a dover gestire qualcosa a cui non eravamo assolutamente pronti, ci siamo dovuti adeguare immediatamente, raccogliere intorno a noi delle persone che ci piacevano, come lavoravamo, di cui ci fidavamo, che in qualche modo condividevano con noi lo stesso spirito nel portare avanti questa impresa, ma soprattutto è stata una cosa che ci è piaciuto tantissimo fare e quindi a quel punto l'ha abbiamo detto vabbè ma qui dobbiamo fare uno step, non è una cosa che parte, la dai in mano a qualcuno eccetera, la dobbiamo seguire noi e da lì è nata l'idea appunto di seguire dalla nascita fino alla messa in scena, alla vendita, al pubblico, di storie che ci appartenessero e quindi sono nata varie cose, è nato un cartone animato che parla di alimentazione, che non è un cartone animato educational, è proprio un cartone animato che si rivolge ai bambini per divertirli e che attraverso il divertimento riesce a far passare delle linee guida dell'alimentazione. E poi scusami se ne interrompo ma perché sembra tutto facile, come lo racconta sembra che sia la cosa più semplice del mondo, in realtà fra questi progetti che così sono nati un po' casualmente come racconti c'è Lolita Lobocki che è uno dei forse successi maggiori di serie tv e ti interrompo vedi per parlare di questo progetto che come dire ha incantato tutti quanti, ci ha reso tutti addicted in senso proprio letterale. Lolita Lobosco quando l'ho proposta a Luisa me l'ho detto non mi piace, ma leggi no, non c'ho tempo, non c'ho tempo, io avevo letto per caso i libri della Gabriela Genisi che aveva scritto che ha inventato questo personaggio, così invogliato da un mio amico, leggi queste cose qua c'è una detection però c'è un personaggio, leggo questo coso e capisco subito che sotto la cenere di un romanzo che in alcuni tratti, almeno il primo gli altri, quelli che ho letto dopo erano decisamente migliori, sotto un romanzo che magari, sotto la cenere di una detection, cioè di una storia gialla, poliziesca, che non era proprio il massimo, c'era un'idea straordinaria, cioè c'era l'idea di un personaggio femminile potentissimo perché era una donna moderna con delle come dire con delle idee molto precise sul suo essere donna che viveva in un mondo, al presente in un mondo maschile come quello della polizia che però per fare questo e per farsi valere, per farsi valere, si avvaleva, non rinnegava delle prerogative che sono tutte femminile come un certo piacere del vestirsi bene, una sua sensualità, come era stato fatto per tutta una serie di eroine che sono state raccontate sia in letteratura che al cinema, ma invece aveva proprio le sue radici e la sua forza in un sud antico, in un sud come poteva essere quello appunto di anche solo venti trent'anni fa e questa era un personaggio straordinario, allora lui ha detto, lui ha detto, senti, fai una cosa, leggitelo, mi piace, poi sei barese, io sono napoletanico, ma leggilo, effettivamente lei lasciò lì il libro per qualche mese, io nel frattempo invece convinto della mia scoperta, andai dalla Genisi, comprai diritti e cominciai a far scrivere, a sviluppare il personaggio, prendemmo tre sceneggiatori molto bravi in particolare un famosissimo sceneggiatore che subito venne rapito dalle storie, c'è da inventare tutta una parte che quella più poliziesca bisogna un po' rimpolparla, però il personaggio è potentissimo e cominciamo a scrivere, Luisa finalmente si decise a leggere il libro e mi disse, è bellissimo, adesso legge della sceneggiatura perché io nel frattempo sono andato avanti e da lì è partita questa avventura devo dire molto divertente, molto divertente perché abbiamo creato anche lì una squadra di gente che ormai da due anni adesso il terzo va giù a Monopoli e fa un po' come dire, una sorta di colonia cinematografica all'interno di Monopoli che è questo piccolo centro praticamente in periferia di Bari, il pubblico l'ha amata pazza mente, soprattutto le donne, da subito tra l'altro, è partita rapidissimo, io quando giro con Luisa, o quando vado in giro io mi cambia sempre più spesso di persone, ma soprattutto lei per carità, ma mi saluti sua moglie, noi siamo pazzi di sua moglie, dico va bene signora glielo dirò, perché a parte penso anche Luisa sia una donna, Luisa è una donna molto solidale, non è percepita come una mangia uomini ma è percepita a caso mai come una donna solidale con il femminile, ma anche soprattutto il personaggio, un personaggio di questo tipo qua, quindi Lolita ha soprattutto un pubblico di donne, io dico sempre che quando mi facciano le domande del pubblico femminile per esempio di Montalbano mi dicevano, io rispondevo sempre che è bello avere un pubblico soprattutto femminile, perché il pubblico femminile, noi maschietti siamo più semplici, ci piacciono di più le cose, accordiamo la nostra amicizia o il nostro gradimento più facilmente, le donne è come se te dicessero non me freghi bello, però nel momento in cui scavallano e le conquisti, diventano un pubblico decisamente molto ma molto ma molto più fedele di quello maschile, quindi per un attore conquistare un pubblico femminile significa innanzitutto che hai dovuto faticare per convincerlo e se l'hai convinto è un sintomo del fatto che hai lavorato bene, della bontà del tuo lavoro e soprattutto che ti sei fidelizzato un pubblico che non è solo una rendita sul futuro, perché così come l'hai guadagnato te lo puoi perdere, ma soprattutto è un modo per alzare le aspettative su quello che tu dovrai fare domani, perché dici sì mi seguono ma io devo sempre stare sul pezzo a dargli qualcosa che valga la pena di seguire e quindi da lì è partito il grande successo della prima stagione, la seconda è stata una marcia triunfale e adesso stiamo scrivendo la terza. Cintiamo le campane queste campane di sottofondo mi facevano venire in mente quello su cui chiacchieravamo prima, sul bello comunque di essere in un contesto come questo, come Trento, voi dovete sapere che in realtà io ho detto il commissario Montalbano arriva al festival dell'economia di Trento, ma in realtà a Trento c'era già stato, non nelle vesti del commissario Montalbano, ma invece per girare un film e quindi sei stato a Trento due mesi se non sbaglio e hai conosciuto e apprezzato la città, ci racconti qualcosa di quel periodo e soprattutto come l'hai trovata a distanza di anni? Ma l'ho trovata benissimo perché l'ho trovata praticamente identica, io sono venuto qua nel 2014. Mal d'amore era il film? Mal d'amore era il film, eravamo io, Luisa, è stato uno dei due film che io e Luisa abbiamo fatto insieme e poi c'era Boni, Alessio Boni e Angiolini ed era una storia di una commedia. Abbiamo vissuto in questa città due mesi per chi come me veniva dalla città, i primi 48 ore ho scalpitato molto perché mi mancava il rumore, mi mancava la puzza delle macchine, mi mancava la scortesia della gente, mi mancava un certo ritmo per cui tu entri in un posto a Roma o in una città e pretendi che questo caffè ti venga servito in tempo regol perché c'hai altro da fare, perché devi scappare, perché c'è traffico, improvvisamente la prima cosa che ti colpisce è il rallentamento dei tuoi ritmi biologici, e allora cominci a guardarti intorno e dici ma dove sono? Sei in una città storica, bellissima, dove la gente forse grazie a questo ritmo di vita decisamente più umano di quelli delle grandi città è più abituato ad avere attenzione e gentilezza nei confronti del prossimo che poi significa anche essere più attenti e gentili verso se stessi ed è una città dove poi noi avevamo la bimba piccola, c'era due anni, abbiamo passato un periodo bellissimo, mi ricordo, raccontavo prima che a un certo punto questo era il periodo, vediamo questi cartelloni arancioni con sopra scritto festival dell'economia, io mi sono girato verso lì e dicevo ma chi c'è vieno al festival dell'economia? E la risposta mi fu data dopo qualche giorno quando finalmente il festival dell'economia era iniziato dove quelle strade di cui si apprezzava come dire lo spazio, il silenzio eccetera dove andavano a fare permesso permesso permesso e ancora oggi mi sorprende piacevolmente vedere quanta gente segua questo questo evento giustamente perché come dicevo prima l'economia mi sembra oggi come oggi la chiave migliore per capire quale quale potrebbe essere il nostro il nostro futuro, più di altri altri strumenti che magari in passato sono stati utilizzati, oggi chissà di conomia sa immaginarsi il mondo e quindi sa prevedere la direzione verso cui stiamo andando. Anche se è assai difficile appunto in questo momento fare previsioni ogni volta e peraltro gli anni passati ce l'hanno dimostrato. Avevamo previsioni a lungo termine e poi appunto tutte le nostre previsioni sono state ribaltate in peggio e poi in meglio nel senso che l'arresto della pandemia è stato un dramma e poi la ripresa da un punto di vista economico è stata vorticosa invece rispetto appunto anche alle previsioni a quel punto molto caote che avevamo fatto. Noi ci siamo dati in questo festival dell'economia un titolo che è insieme molto largo ma anche molto sfidante che è il futuro del futuro. Non ci accontentiamo appunto dei germi di futuro nel presente ma appunto l'idea è guardare ancora più lontano. Come lo immagini tu questo questo futuro? Da padre, da imprenditore e d'attore te lo spiego. Guarda allora, leggevo qualche giorno fa un saggio su queste riviste, non mi ricordo precisamente dove, tipo internazionale piuttosto che un'altra rivista. Sicuramente era il sole 24 ore. O il sole 24 ore, è sicuramente il sole 24 ore. Di questo economista anche sui 40-45 anni che diceva che noi nel 2050, noi non riusciamo a rimaginarci che cosa faremo nel 2050, come ci vestiremo, che cosa mangeremo, cosa faremo, in che mondo vivremo e questo e quindi concludeva poi alla fine della sua intervista dicendo quali erano le capacità che andavano sviluppate nei giovani di oggi, nei bambini di oggi. Sostanzialmente diceva un'intelligenza emotiva che non so bene cosa voglio dire ma insomma io ho riassunto dicendo che secondo me oggi come oggi bisogna istruire i nostri bambini, i nostri ragazzi ad essere pronti al cambiamento, ad essere utili, ad essere resilienti e ve dicendo. Detto questo io voglio dire anche una cosa che vorrei, una mia riflessione che vorrei condividere con voi. Allora innanzitutto voglio dire che il futuro è così poco prevedibile oggi come oggi perché è sempre più dipendente dallo sviluppo tecnologico che è diventato sempre più veloce, cioè quello che prima si faceva in 100 anni, adesso si ne fa in 10 e via dicendo. Pensate solo a quello che è successo negli ultimi 10, 15, 20 anni con l'avvento dei telefonini, con l'isocial e via dicendo. È proprio cambiato proprio non solo morfologicamente all'essere umano ma anche antropologicamente, è diventata un'altra roba. Ma soprattutto tu hai parlato della della pandemia, la pandemia a un certo punto è stata una roba forte, noi forse ancora non ce ne rendiamo conto, io me ne rendo conto perché c'ho avuto gli effetti del long covid e quindi diciamo che sono rimasto immerso in questa esperienza più del dovuto. È stato uno stop che ci ha fatto molto più male secondo me di quello che sia da un punto di vista economico ma anche e soprattutto da un punto di vista personale che poi ha anche riproduzioni sul dato macroeconomico. Cioè a dire che a un certo punto il mondo si è fermato, si è silenziato e sono venute fuori quelle cose che adesso dirò che cosa sono che prima erano immersa un po' in un rumore di fondo. Penso per esempio all'emergenza climatica, cioè improvvisamente noi se ci pensate bene quanti anni è che dico che ci stiamo riscaldando, il mondo per tre anni si è fermato, adesso noi vediamo da fuori la finestra che per sempio in questi giorni siamo un paese tropicale, a Roma alle due e mezza piove ci puoi rimettere un orologio, sono 20 giorni che fa così, quindi noi ci accorgiamo anno dopo anno che questa è diciamo una sfida per il futuro che non è più futuro. Penso all'intelligenza artificiale, chi prima di quest'anno, di questi ultimi due anni si è posto il problema sull'intelligenza artificiale come influirà sul nostro futuro eccetera eccetera, l'intelligenza artificiale è ieri, non è il futuro. Quindi tutte queste cose qua hanno creato secondo me un'area da fine mondo per cui sono venute fuori tutte delle teorie irrazionali, pensate a quello che è successo con Trump in America, pensate a quello che sta succedendo in Europa, pensate a questa setta, non saprei come altro chiamarlo dei QAnon che spargono false notizie e le coltivano come se fossero una setta religiosa, quasi le adorano le false. Quindi si è creata una situazione per cui, perché dico questo, a parte per una mia personale preoccupazione del mio futuro ad essere umano e di quella dei miei figli e qui come come professionista, come attore e imprenditore non so perché già si comincia a parlare di scannerizzare l'essere umano che poi se ne potrà stare a casa e io imprenditore che devo fare il film, siccome si farà tutto al computer, pago delle royalty all'attore ma l'attore non servirà più, non esisterà più Trump o nemmeno scannerizzarlo, ma soprattutto come padre di bambini, mi interrogo come potrebbe essere questo futuro o forse il futuro è già cominciato e c'è qualcuno che questo futuro già lo sa, già lo contempla? Ora, per carità non voglio mettere ansie, però sono elementi di riflessione che secondo me andrebbero fatti, non so quanti di voi hanno visto un film che si chiama Don't Look Up, vedo la maggior parte, per quelli che non l'hanno visto è anche simpatico il modo in cui lo racconta, leggero, per poi alla fine dare una stersa, ma insomma sono questi due studiosi del cielo, dei fenomeni, delle stelle che dicono guardate che ci sta arrivando addosso una meteora e vanno in televisione a dirlo pensando adesso finalmente diremo i risultati della nostra ricerca, finalmente si smuoveranno i governi, troveremo un modo per deviare, invece quello che l'interviste dice va beh ma insomma che cos'è l'amore per lei e passano oltre con delle domande assolutamente insulte, ecco un po' la sensazione mia a proposito di futuro è che e poi vorrei anche dire perché lo dico qui è che noi stiamo tutti allegri sopra una barca a vela che sta andando contro gli scogli, quella prua dice stiamo andando contro gli scogli e l'altro a poppa lo saluta pensando che quello lo stia salutando, invece quello ci stanno i scogli e dai sti scogli arriveranno, ora perché l'economia? Perché secondo me se c'è qualcosa che si sta muovendo molto più di governi, molto più di organizzazioni tipo comunità uropea e via dicendo, mi sembra che le cose più intelligenti, le cose più interessanti rispetto a questa cosa, non so quanto potranno risolvere il problema ma mi sembra che vengono proprio dal mondo imprenditoriale, cioè questi grossi normi gruppi o questi ricchissimi imprenditori mi sembra che si stiano ponendo per la prima volta in maniera seria l'interrogativo di come superare questo scoglio, questo problema che se non risolto io non so se... parliamo di cose più diversi, no ma io credo hai toccato tanti punti molto interessanti tanto più per questo contesto, intanto credo che è tipico dell'imprenditore dover fare previsioni ma anche nella previsione gestire l'imprevisto e quindi non mi stupisce che tu dica hanno più capacità di visione, certo sono obbligati soprattutto se devono restare nel proprio tempo e nello stesso tempo programmare, programmare il futuro l'altra cosa che io credo proprio in un mondo che va molto più verso la tecnologia, la velocità, quello che tu dicevi del rallentare credo abbia anche molto a che fare con la produzione materiale, finché siamo comunque ancorati a dei prodotti anche al corpo, al corpo dell'attore, tu che lavori col corpo e per contro appunto un imprenditore che fa cose, beh c'è ancora una dimensione non a caso della manualità, non a caso per esempio nel mondo dell'alta gamma che è quello su cui il Made in Italy eccelle, si parla tanto di artigianalità, di tornare al fatto mano, una delle parole più ricorrenti è fare esperienza, perché? Perché in un mondo immateriale invece abbiamo proprio più bisogno di toccare, in questo senso ritorno, sono come il piccolo principe che non dimentica mai la domanda iniziale che ha fatto e ritorno a quell'idea che dicevamo all'inizio la fabbrica dei sogni, certo che voi lavorate con la cosa più immateriale del mondo che è l'immaginario, però lo fai col tuo corpo, coi tuoi occhi, coi tuoi gesti e questa è una cosa potentissima, io mi ricordo che tu dici sempre che non giudichi un personaggio, ma cerchi di capirlo e di incarnarlo, quasi un processo psicoanalitico, mi piacerebbe ripartire di lì dall'interpretazione incarnata. Sì, innanzitutto ogni attore ha un suo metodo, in realtà tanti sono gli attori quanti sono i metodi, nel senso che io non credo ai grandi metodi, Stanislavski, l'acto studio, queste robe qua, perché queste robe qua comunque, o almeno, non credo che possano funzionare su una cultura come quella nostra, noi abbiamo migliaia di anni di storia, gli americani ci hanno 200 anni scarsi e quindi si devono in qualche modo inventare delle cose, per chi come noi ha alle spalle una cultura che trasuda esperienza, come dire, sedimentazioni e via dicendo, è tutto diverso, quindi io di solito parto dalla scrittura, io ho una formazione teatrale, in teatro parte tutto dalla scrittura, quindi la prima cosa è l'analisi del testo, capire perché quel personaggio dice quelle battute, capire perché l'autore le ha scritte, capire perché agisce in quel modo, le motivazioni e poi se tu devi restituirlo non puoi pensare di dire faccio un cattivo e quindi sono critico nei confronti del mio cattivo, perché sennò è un'autocensura, tu ti devi sempre porre in un'ottica di difendere il personaggio che c'hai, io dico sempre non devi fare il giudice del tuo personaggio, quanta piuttosto devi essere l'analista che va a incontrare e a parlare col tuo personaggio, per cui devi comprenderlo per poterlo restituire, questo è un po' il mio gioco, una volta che l'hai capito poi c'è quello che gli inglesi chiamano stage business, cioè ok ho capito che devo essere uno piegato dall'ansia, ho capito adesso come si muove questo personaggio, forse lo farei un po' piegato in due, forse invece utilizzerai una... come parla? io per esempio adesso ho fatto, adesso, ho appena terminato la seconda serie del del Rey, che è questo personaggio di su Sky, di questo discusso, direttore di un carcere di massima sicurezza e il primo giorno di ripresa nel 2021 ho preso il covid, quindi mi hanno ricoverato in ospedale e in ospedale, siccome c'era la polmonite, parlavo così... e allora ho pensato lì, da qui, che quella cosa lì potesse essere una cosa giusta per quest'uomo che in qualche modo aveva fatto del suo lavoro e della sua passione un'ossessione e talmente ossessione da, come dire, da avere un po' rinunciato a una parte di se stessa, non aveva nemmeno la possibilità di prendere un bel respiro per... l'ho provata, l'ho provata insieme al regista, l'abbiamo fatta e è diventato parte del personaggio, io penso che un personaggio si costruisca con piccole cose, con le scarpe giuste, col colore delle scarpe giuste, con la cravatta giusta, se porta la cravatta, se non la porta, con la camminata, ma tutto questo è un qualcosa che viene dopo che tu hai scoperto chi è quel personaggio e quindi sai che quel tipo di scarpe là non può andar bene perché quel personaggio là, quelle scarpe là, non si emetterebbe mai. Diciamo che è un lavoro molto interessante come attore, solo che l'attore, a proposito del discorso produttore-attore, riceve la parte finale dell'atto creativo e lo trasforma in qualche altra cosa. Adesso, come imprenditore, io adesso sto lavorando con quattro gruppi di sceneggiatori, ecco, li participi al momento creativo vero che è la scrittura, cioè tu li decidi che quel personaggio non può parlare così perché se un personaggio che viene dalla periferia romana è nata, che ne so, a San Basilio, non può utilizzare il congiuntivo, dico per dire, in maniera corretta e qui, e Pia dice, insomma, è un processo molto affascinante. Bello, mi veniva in mente quando tu dicevi indossare una scarpa piuttosto che un'altra che in inglese non a caso si usa, per dire, identificarsi, immedesimarsi in una persona, mettersi nelle sue scarpe, in your shoes ed è sattamente quello. A proposito di mettersi nelle scarpe di qualcuno e te l'aspettavi, inutile far finta che non te l'aspettassi, Festival dell'economia di Trento ti faccio parlare di una delle tante magistrali interpretazioni che è quella di Adriano Livetti. Guarda, ti faccio una domanda che sembra banale ma sono sicura che invece la tua risposta non lo sarà. Che cosa hai imparato mettendoti nei panni di Adriano Livetti e che cosa hai imparato che puoi raccontarci qui a un Festival dell'economia? Ma innanzitutto voglio dire una cosa, ci sono dei miei colleghi che appunto usano dei metodi un po' più psicologici che dicono dove devo fare San Giovanni, san' notte mi è apparsa in sogno alla Madonna e magari gli è apparso veramente perché sono entrati in... io lavoro in maniera molto più razionale però è vero che se tu affronti un personaggio, faccio un esempio che forse vi è più facile comprensione, immaginate, provate a ricordarvi la prima volta che avete incontrato una persona che magari adesso conoscete da qualche mese o da qualche anno, quella persona vi ha comunicato immediatamente una sensazione di affidabilità o non affidabilità, quante coppie per esempio che stanno insieme da 40 anni mi dice io, lui, la prima volta che ho visto l'ho detestato, io, a te, adesso sono 40 anni che stanno insieme, quindi prima impressione, questa impressione poi si può modificare con il tempo oppure si può rafforzare, ecco quella persona lì in qualche modo ha comunicato qualche cosa, poi ha conosciuto la fidanzata, poi ha conosciuto i genitori, poi ha conosciuto la scuola, poi ha capito che faceva quel lavoro, insomma acquisisci tante informazioni su quella persona là e dopo un po' te ne fai anche un'idea, fai un riassunto di quello se dici ma senti che... ma parlami di Mario l'amico tuo e tu gli dici tutuntutu e più cose sai di questa persona e più lunga sarà la narrazione, meno cose sai, paradossalmente è più facile per me interpretare il mio fruttivendolo che il mio amico, perché del mio fruttivendolo so quattro cose, sono quelle cose, del mio amico invece ne so tante, quindi più informazioni sai e più fatichi a trovare quella giusta, ora io quando quindi quando vai a incontrare un personaggio è come incontrare una persona vera e quindi anche quando la incontri viene un po' invaso da quella che è la sua nergia, perché cominci a pensare se hai fatto un buon lavoro di documentazione che significa se è un personaggio realmente esistito, aver letto quello che hanno scritto di lui, se è un personaggio realmente esistito, aver conosciuto magari quelli che l'hanno conosciuto o chi ne in qualche moda si fa testimonia della sua esistenza e ti portano tutti tutti i dati, quando incontri personaggi ecco tipo Adriano Olivetti a un certo punto io mi ero fatto l'idea di questo grande imprenditore che in qualche modo aveva fatto delle cose molto importanti soprattutto in quel periodo storico durante il dopoguerro eccetera e che lì mi ero subito fatta l'idea, probabilmente era stata fatta fuori perché era andata a toccare diciamo, è andata ad innovare in maniera decisiva un settore che non era di nostra competenza, che era quello appunto della tecnologia dei computer ccetera, c'è tutta una squadra di pensiero che pensa che lui sia stato fatto fuori dagli americani, dai servizi americani, in realtà Adriano Olivetti è morto su un treno mentre si stava non so se regando partendo da Ivrea sotto un tunnel, gli è preso un infarto, è morto, c'è tanta gente che è per la tesi un po' più complottista, ma questo è un altro discorso. Adriano Olivetti nasce dicevo prima mi sembra nel 1901, sono quasi sicuro di questo, e cresce in una famiglia benestante però tutti quelli che l'hanno conosciuto anche nei primi tempi ne vanno con una persona molto particolare con cui era difficile razionarsi, nonostante fosse di una gentilezza squisita, nonostante fosse di un'amitezza straordinaria, difficilmente ci si riusciva diciamo a intessere un rapporto che andasse oltre il ciao come stai, se voi leggete in romanzo familiare la ginsburne da in 2-3 in 2-3 pagine non consecutive, ogni tanto parla di Olivetti che gli girava per casa, girava per casa di suo marito leone ginsbur che era intellettuale, scrittore d'origine ebraica che venne ucciso durante il fascismo, ne parla come di una persona vestita con dei vestiti più grandi di lui che c'aveva questi occhi profondissimi però non aveva mai la sensazione, non riusciva mai a capire se la sua attenzione era rivolta dentro di sé o fuori al mondo esterno, insomma un adorabile personaggio un po' svampito, ecco diremmo oggi, pensando a quello che quest'uomo ha fatto a me è tornato tutto, era un uomo che stava molto nel suo mondo interiore ma soprattutto che seguiva un sogno, oggi si parla tanto di un'economia diversa, si fanno convegni su come migliorare le condizioni di lavoro di tutti insieme alla produttività dell'azienda, all'epoca rano dei temi, Olivetti quando ha cominciato a fare nelle sue fabbriche asilinido, mense, aiuti per le proprie peraie e via dicendo era considerato un deficiente, addirittura a un certo punto la Olivetti si mi si conti, ma noi non possiamo spendere tutti questi soldi per fare i vetri che guardano il mare perché così gli operai lavorano meglio, ma a chi se ne frega degli operai? Adesso magari sembra tutto molto naturale ma voi pensate a questi discorsi fatti nel secondo dopoguerra, erano cose folli, però ripeto io prima dicevo se potessi affrontare, dice quale imprenditore ti piacerebbe raccontare? Mi piacerebbe riraccontare Olivetti però prendendo da questo punto di vista personale, riuscire a far capire che dentro quella testa c'erano non solo dei sogni ma anche dei progetti che si srotolavano, mi rendo conto che non mi riesco a far capire, abbiate pazienza adesso riavvolgo il nastro e ricomincio. Ecco andrei a scandagliare i processi di un personaggio che ribolliva di idee e che per ribollire di idee aveva bisogno di astrarsi dal mondo quotidiano e però aveva anche la forza e l'ostinazione per dire si fa come dico io, capisco che è una visione molto poco concreta se si parla di un economista o se si parla di un imprenditore, però per me Olivetti è sempre rimasto legato a questa idea, di una persona che stava nell'iperuranio che c'aveva una visione lucidissima di quello che sarebbe stato giusto fare e che però all'epoca doveva combattere una serie di resistenze, una serie di difficoltà e soprattutto doveva aprire un cammino perché all'epoca nessuno faceva un pensiero come era il suo e io nell'interpretare ho cercato un po' di di portare avanti questa questa mia idea del personaggio, purtroppo poi c'era una sceneggiatura da recitare, c'era un regista che tra l'altro era un parente di Olivetti, un bravissimo regista che però insomma doveva pure lui seguire la sceneggiatura che era più sui fatti, più sulle concretezze e quindi diciamo hai in mente un sogno è quello di riprenderlo e riprenderlo magari da regista quindi a tua volta. Facendo un po' d'operazione come fanno gli americani, noi quando facciamo i biopic che sono le diciamo le racconto le esistenze nell'essere umano siamo molto legati ai fatti no e quindi ci teniamo subito a dire ah stiamo a raccontare lui, ehi Adriano, poi c'era Adriano Olivetti al terzo minuto già sai che si chiama Adriano Olivetti e ti concentri su quello che quella persona ha fatto. Gli americani sono geniali nel fare nel raccontare la psicologia del personaggio che poi ovviamente fa le stesse cose però permette allo spettatore vedendo il racconto più che di un personaggio di un essere umano di immedesimarsi in quel racconto e quindi di svolgere meglio e di seguirlo meglio di impatizzare meglio col personaggio e col racconto. Senti ci stiamo avviando verso la fine di questo nostro incontro e quindi stavo pensando con con quale domanda possiamo chiudere perché come sempre capita ne avrei ancora tante da farle vado a ripescare un ricordo remotissimo tu anni anni fa hai partecipato a un convegno dell'università di Bologna intitolato sua maestà me lo sono segnato per dirlo sua maestà il denaro che era in realtà un convegno sui classici e l'economia quindi stiamo parlando veramente di dell'antichità del pensiero economico dove in sostanza la domanda principale era qual è la vera ricchezza e allora ti chiedo perché hai accennato tante cose nel nel corso di questa nostra chiacchierata compresa il bisogno di rallentare il bisogno di avere una visione lunga ma nello stesso tempo di essere radicati nel fare nel presente ti chiedo dovessi oggi a distanza credo sia almeno 15 anni fa che hai fatto questo convegno dovessi oggi dire bene oggi a questo futuro del futuro del festival dell'economia di trento dico qual è la mia idea di ricchezza che cosa secondo me è la vera ricchezza mutuando quel convegno che cosa che cosa ci diresti domanda difficilissima ti ho riservato alla fine posso anche rischiare di essere banale no tanto devi devi guardate io come avrete capito a me questi ultimi tre anni mi sono molto serviti per riflettere pensare e dico una cosa tra le tante che mi sono venute in mente in questi anni che forse ha anche un qualcosa a che fare con l'economia secondo me non lo dico io è una cosa mutuata da pensatori ben più importanti molto più importante di me però secondo me proprio in virtù di quello che stiamo vivendo in virtù della presa di coscienza della finitezza delle risorse del pianeta quello che tutti dovremmo ripensare perché noi stiamo in un'economia capitalistica dove bisogna sempre crescere crescere crescere se fermi se ti fermi come paese vai in recessione se ti fermi come produzione arriva quello là e te se mangia e te compra e ti ingloba come cosa ci abbiamo un po' lo stesso la spessa sintrome a livello umano non ci basta mai dice vabbè ma io c'ho questo bar che fa delle dei cornetti buonissimi ne apro un altro sì ne ha più un altro però quello che apri significa ancora più lavoro sul più l'altro giorno leggevo una in biografia di un personaggio che diceva io ho trovato la felicità quando ho capito che cosa volevo della mia vita e quello che io volevo della mia vita al netto di questa è una biografia di un punto di un pasticcere diceva io al netto di quello che mi serve per dare a mangiare la mia famiglia io voglio del tempo per inseguirmi per raggiungermi per coltivare me stesso coltivare me stesso io penso che se noi riuscissimo a capire che la felicità non sta nel possedere di più ma e nemmeno nell'accontentarsi ma nel capire che al netto appunto del tempo che tu devi destinare per portare a casa la pagnotta devi vivere questa esperienza meravigliosa che la vita cercando di nutrire te stesso il più possibile e quindi essere felici credo che noi avremmo risolto anche il problema della sovrappopolazione su questo pianeta perché significherebbe anche rinunciare a tante cose rispetto al di più che noi produciamo rispetto al di più di quello che noi consumiamo e quindi significherebbe ridistribuire in maniera più equa quel poco che ci è rimasto da sfruttare su questa terra grazie non mi sembra che forse io ho detto devi devi una banalità e invece ci dai un'ottima indicazione io credo e ci godiamo la lunghezza di questo di questo applauso con tutto il suo tempo credo che ci hai dato anche un'indicazione per come seguire questo festival perché appunto gli appuntamenti sono tanti e nei momenti dei festival viene anche questa frenesia di dire faccio questo poi esco di là vado a vedere un altro è così invece torno a quello che hai detto all'inizio guardiamoci anche intorno facciamo un bel respiro e andiamo a scegliere le cose che in qualche modo no ci ci nutrono lascio però chiudere da te perché non abbiamo detto una cosa semplice a proposito di cose semplici ma non banali questa tua casa di produzione che ha un nome complicativo fatto apposta per trarre in difficoltà chi la presenta e me la sono riscritta caratteri cubitali zoco toco da dove viene questo nome chiudiamo con questo così facciamo un omaggio a una cosa piccola che però è molto significativa dovete sapere quando io ho fondato alla fine degli anni 90 questa società finalmente all'epoca poi non è che nuotassi nel loro quindi fare anche una spesa dal notaio era un qualcosa che andava ben pensata finalmente mi decido vado dal notaio e a un certo punto le firme a proposito ma come si chiama questa società io mi guardo guardo il notaio dico non lo so come non lo sa chiamiamola come il mio gatto il mio gatto si chiamava zoco toco e quindi lo trasferisco molto semplice grazie grazie a voi grazie di essere venuti e a voi di averci seguito grazie no Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità 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