Nessun dorma! Giovani alla guida del cambiamento per le comunità
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Nessun dorma! Giovani alla guida del cambiamento per le comunità
Il progetto "Esploratori Culturali" della Fondazione De Marchi coinvolge giovani nella co-creazione di politiche dal basso, promuovendo la fiducia e la collaborazione nelle comunità. I giovani sono visti come protagonisti del cambiamento attraverso azioni di welfare culturale. Il progetto cerca di dare voce ai giovani e supportarli, attraverso competenze tecniche e trasversali e momenti di team building. Il contest "Strike" premia progetti giovanil offrendo formazione e supporto economico per la loro realizzazione. Le iniziative sottolineano l'importanza di valorizzare le risorse locali e la risignificazione dei valori.
Paolo Carta, prof. di giurisprudenza Nessun Dorma Nessun Dorma Nessun Dorma Nessun Dorma Nessun Dorma Nessun Dorma Nessun Dorma Cristian Greter Mattia Bonet Mattia Bonet Mattia Bonet Mattia Bonet Mattia Bonet Mattia Bonet Mattia Bonet Mattia Bonet Mattia Bonet Mattia Bonet Mattia Bonet Mattia Bonet Makayla Mahuk Mattia Bonet Dahe Corps板 Monika Mattia Bonet Mattia Bonet Matthia Bonet che raccoglie storie di giovani che cambiano le comunità e che vengono in qualche modo selezionati e si presentano come veri e propri modelli di ispirazione per altri giovani che vogliono così attivarsi all'interno della comunità, delle proprie comunità. Parleremo dopo di Strike, intanto io direi di iniziare subito con gli esploratori culturali e inizierei subito con Christian Greter chiedendogli che cosa sono gli esploratori culturali, come è nato questo progetto e che cosa significa attivare i giovani nelle comunità. Io leggo semplicemente una brevissima frase del libro, della pubblicazione della Fondazione De Marchi che raccoglie un po' questa esperienza. E qui in un tuo scritto tu definisci l'esploratore culturali in questo modo, un'operazione di ricamo territoriale che pone al centro l'elemento della fiducia essenziale per co-costruire politiche dal basso. Grazie, buonasera a tutti e a tutte. Si, una frase molto importante richiama in causa forse in questo momento storico l'importanza di ricreare collaborazione e fiducia nei territori. In un momento storico invece contrassegnato da crisi, contrassegnato da momenti di difficoltà diciamo attraversato dalle guerre, attraversato se vogliamo dalle egocentrisme anche dall'individualismo. Perciò quando scriviamo così come esploratori culturali come Fondazione De Marchi dobbiamo tutti metterci come obiettivo. L'obiettivo è quello di ricreare politiche dal basso, coesione e fiducia dove l'elemento fiduciario è un elemento che porta anche in sé qualcosa che rassicura il cittadino e la cittadina in questo momento. La pandemia ce l'ha insegnato da soli, non ce la facciamo a risolvere i problemi, da soli non ce la facciamo se vogliamo a dare anche ragazze e ragazze in questo momento storico un mondo che gli accolga perché se guardiamo in questo momento i dati sulle nuove generazioni ci dicono i ragazzi non partecipano, i ragazzi e ragazze hanno dei problemi psichici, dobbiamo pensare in questo momento storico sono raddoppiati i minori e i giovani in carico alle neuropsichiatrie, i ragazzi non hanno voglia di partecipare, sembra quasi che ci venga dipinto un mondo dove ci sia proprio una inaccessibilità alla partecipazione, perciò con Fondazione Marche abbiamo accettato questa sfida, se vogliamo una sfida dove dire come facciamo a ricreare un contesto dove invece ragazzi e ragazze si possano veramente esprimere, dove veramente possano farci sentire spaesati perché il tema della partecipazione non è tanto andare a disegnare dei contesti rigidi dove far esprimere ragazzi ma è proprio lasciarsi trasportare da loro, dare la parola loro, dare la parola anche perché forse non sono tanto i ragazzi e ragazze sbagliati in questo momento storico, c'è un mondo che è stato creato dagli adulti, un mondo che che rivede pressati fin da piccoli in una situazione di precariato lavorativo e scolastico dove accanto alle competenze tecniche che vengono date per esempio dalla scuola ci vogliono delle competenze che dette anche informali, soft skill, capacità di relazionarsi col mondo che vengono date proprio dalla fiducia e dalla collaborazione. Questa è stata un po' la sfida che ci ha condotto e ci ha condotto nella consapevolezza che un patto educativo con la comunità va fatto e noi l'abbiamo fatto partendo proprio dal principio di andare a chiamare noi ragazzi, abbiamo fatto una call, abbiamo attivato questo progetto nel 2022 attraverso una chiamata dove abbiamo cercato dei costruttori, dei progettisti, ragazzi che hanno a cuore la comunità e il benessere, convinti cosa? Convinti che in questo momento storico la cultura possa essere quel driver, possa essere quella spinta che anche porta del benessere nel territorio, perciò da una parte i ragazzi come protagonisti, dall'altra parte come riusciamo insieme a modificare il territorio, come facciamo insieme a farlo diventare più adatto e più accogliente per ragazze e ragazze. Vi dicevo del processo fiduciario non è stato facile dopo questa chiamata devo anche dire una cosa per Fondazione dei Marchi, Fondazione dei Marchi è anni che propone dei percorsi esperienziali, è anni che propone proprio anche dei momenti di formazione dove appunto accompagnare i ragazzi e questo ci ha un po' favorito perché? Perché quando c'è una proposta di valore che diventa la tua stella polare dell'agire ti permette poi di proporre quello che abbiamo proposto a Mattia e agli altri. Immaginate che il primo anno l'abbiamo passato quando si fa attivazione giovanile, almeno come la intendiamo noi, non devi riempire un percorso di tante tappe già prochestituite, non ci si è lasciati portare da cosa? Da loro, da momenti dove insieme a loro abbiamo deciso lo stesso percorso ossia due tre tappe, due tre tappe formative per dopo invece andare a vedere ma cosa facciamo nella valutazione nel percorso, quali sono poi le cose importanti per noi per diventare comunità? In questo momento abbiamo detto la comunità non esiste è da creare e attraverso dei momenti esperienziali, dei momenti di condivisione abbiamo poi costruito nell'anno successivo una mappatura delle belle realtà trentine che si preoccupano sia di creare benessere nel territorio attraverso il welfare culturale e sociale ma sia anche di andare appunto a modificare il territorio stesso, una mappatura è stata poi un bellissimo lavoro devo dire la verità anche molto entusiasmante perché nel Trentino ci sono veramente tante belle realtà di giovani che hanno voglia di costruttori e di testitori. Insieme a loro sempre nel secondo anno poi si è detto ma chi siamo? Perciò il ricamo territoriale, l'autodefinirsi comunità l'ha decisa loro, l'ha decisa Mattia e tutti gli altri, l'ha decisa dando uno spessore incredibile attraverso degli indicatori di direzione cioè sono proprio loro che ci stanno dicendo in questo momento per esempio risignificare una parola come il coraggio insieme a Mattia diventa un bel progetto e dove si ha il coraggio di cambiare dove si ha il coraggio di creare capitale sociale dove si ha il coraggio di creare legami. Questa cosa vuol dire? Che è anche una cultura nuova nell'uso proprio dei beni dei servizi che ci insegnano loro che non è tanto avere qualcosa ma quanto siamo quanto siamo accessibili a quella cosa, quanto la scambiamo e quanto produciamo valore. In quest'anno che nel 2023-24 invece stiamo proprio lavorando insieme andando proprio a ridare, oltre che a risignificare i valori per esempio faccio un esempio per noi inclusione non è solo inclusione ma è coabitazione di un territorio nella coabitazione del territorio quanto stanno bene le parti tra di loro. È molto interessante cosa che è la stessa Europa che ci dice oggi cosa vuol dire, quali sono gli strumenti che da utilizzare insieme ragazzi. Ragazzi sono portatori di diritti, il diritto di partecipazione lo sono in quanto cittadini del territorio hanno il diritto di avere i mezzi, i mezzi per essere supportati, i mezzi per mettersi in gioco. Non è facile in questo momento per un ragazzo dire la propria avere delle occasioni di vedere il futuro. Forse invece che parlare di passato presente futuro noi quello che facciamo con loro parliamo di passato futuro presente proprio per andare a disegnare qualcosa per fargli vedere un futuro. Io mi metto nei panni di un ragazzo e la ragazza al giorno d'oggi e dico la verità non so se sarei capace da solo di vedere un futuro perciò penso che sia molto importante questi momenti di team building, di valutazione, di coordinamento per supportarli e accompagnarli perché? Perché la cosa importante non fargli avere una rappresentanza di facciata ma dire proprio la loro e contare in quello che dicono. Ecco, hai parlato, il modello mi pare abbastanza chiaro cioè lasciare che siano gli esploratori a addettare un po' le linee con le quali poi muoversi all'interno delle singole comunità cioè è la loro esperienza che diventa fondamentalmente la creazione di novità come ci dicevi. Da questo punto di vista sono davvero curioso di sentire un po' concretamente qual è l'attività di un esploratore culturale. Buonasera a tutti e tutte, grazie per l'opportunità datami perché sono davvero felice di essere qui e parlare a nome di tutti gli esploratori culturali. Siamo più di venti ragazzi e ragazze e appunto ci sono venuti a cercarci, Fondazione De Marchi, attraverso anche gli strumenti che sono presenti sul territorio Trentino come i piani giovani di zona ad esempio. Infatti io sono all'interno del piano giovani di zona della Val di Fiemme, io infatti vivo in Val di Fiemme e lì rappresento il mio comune di Panchia e tra i giovani hanno chiesto a me e a un'assessora di Cavalese di poter far parte di questo progetto di esploratori culturali. Inizialmente le nostre idee erano un po' confuse perché non capivamo bene cosa fosse questo progetto e poi abbiamo capito col tempo che prima di tutto è un'enorme opportunità di crescita e di fare rete con ragazzi e ragazze del territorio Trentino che come noi sognano un territorio attivo, più inclusivo e la riscoperta dei valori di una comunità, di nuovi valori, di valori moderni. Probabilmente anche il nostro pubblico è molto interessato a capire quali sono le azioni, le attività concrete che insieme avete pensato di metterne a atto. Per esempio la tua esperienza e voglio capire in che modo poi Fondazione De Marchi e quindi Christian ti ha aiutato ad andare a realizzare questo tipo di esperienze e di richieste. Attualmente Esploratori Culturali lo definirei un grande laboratorio e quindi la più grande ricchezza di cui sto godendo è sicuramente lo stimolo continuo che le altre persone, gli altri esploratori culturali mi stanno regalando attraverso le loro esperienze e poi stiamo cercando di capire quali sono i nostri sogni, quali sono i valori che condividiamo e come possiamo in futuro poterli apportare sul nostro territorio, sulla nostra comunità e magari perché sogniamo una comunità più larga, più inclusiva, riuscire a creare anche una rete tra di noi e stiamo pensando di iscrivere un progetto condiviso da portare su tutto il territorio Trentino grazie alle nostre conoscenze, alle nostre reti e ai nostri progetti che sono già attivi perché ad esempio io sono presidente del comitato Manifestazioni Locali di Panchia, ma ci sono tantissimi esploratori e esploratrici che hanno il proprio progetto o sono anche loro attivi all'interno delle proprie comunità quindi è un laboratorio attualmente e una grandissima opportunità di crescita e speriamo di poter proseguire Ecco Cristian quali sono le richieste, qual è il lavoro di concreto, di messa a terra dei sogni? Per essere comunità devi guadagnarci qualcosa per partecipare, per partecipare devi guadagnare qualcosa e i ragazzi e ragazze cosa hanno? Insieme a noi riescono a rafforzare le competenze, la formazione che diamo ai viaggi anche che facciamo di ispirazione, siamo andati a Proci, la capitale della cultura, a Andremo a Pesaro dove stiamo facendo un grandissimo lavoro, Pesaro è in questo momento un laboratorio interessante perché stiamo reimaginando la città insieme ai ragazzi e le ragazze, lo stiamo facendo proprio già in sede di dossier concretamente dobbiamo immaginare un percorso dove tutti questi ragazzi come Mattia hanno dei progetti e dove trovano con noi degli strumenti ulteriori per rafforzarsi nei progetti, d'altra parte stanno immaginando insieme nuove, proprio nel verso dell'andare a stimolare il welfare culturale che poi tra l'altro l'Europa in questo momento sta stimolando quanto il welfare culturale possa essere di supporto alle politiche della salute immaginiamo in questo momento abbiamo iniziato a coprogettare però per esempio abbiamo cominciato a coprogettare in maniera diversa, molte volte si dà molta enfasi alle azioni di un progetto invece con loro abbiamo detto ma perché perché cosa vogliamo portare allora è venuto fuori una bellissima definizione secondo me proprio come come il welfare culturale in questo momento possa essere in appoggio al benessere del territorio proprio l'azione attraverso i ragazzi perciò noi non sappiamo ancora, a ragione Mattia, nel Dile, noi ci rivedremo per esempio il 15 di giugno dove faremo un momento di progettazione partecipata proprio per andare a realizzare questi nuovi progetti però è molto importante dirci che ragazze ragazze hanno bisogno di informazioni, supporto, competenze tecniche e trasversali e trovare che ci guadagnano qualcosa a stare nei processi, che gli diamo un'attenzione, guardate ripeto noi facciamo dei momenti insieme di team building dove non sappiamo mai dove dove andiamo a finire, ora è bellissimo e questo è un consiglio per il nostro mondo adulto che dove io lo vedo un po' in crisi più del loro sinceramente dove essere un po' spaesati da quello che ci dicono. Mattia ha cognato insieme abbiamo cognato l'indicatore del coraggio e penso che questo momento avere coraggio verso il bene comune e verso il proprio territorio per il benessere del territorio sia un messaggio da parte dei ragazzi dove tutti noi adulti potremo ascoltare e seguirlo perciò la risinficazione anche dei valori, la risinficazione delle parole è molto importante in questo momento perché noi ci capiamo momento di cambiamento e io mi affiderei e noi ci affidiamo molto a loro per la costruzione di quella che è la società futura. Insomma tutta questa esperienza genere in qualche modo solo comunità ma anche ricchezza, vera e propria ricchezza cioè la traduzione di tutto ciò che è in materiale in materialità cioè si traduce davvero in ricchezza concreta per la comunità perché è una comunità che è viva e che risponde è una comunità che è più in salute come giustamente ricordavi è sostenibile risponde se vogliamo anche ai requisiti che sono un po' la sfida qui siamo in una in una provincia autonoma sono un po' risponde alla sfida dell'autonomia l'autonomia non può essere semplicemente data per diritto non è semplicemente qualcosa è un'occasione di poter di poter avviare dei laboratori che poi possono in qualche modo contagiare e portare benefici anche in altri contesti. Sì ieri sera ero a casa di un amico e parlavamo di parole l'arte viene proprio da imitare la natura diceva Aristotele dicevo ieri con Lorenzo, ripartendo cosa ci sta insegnando la natura e cosa ci insegna anche la natura in un bosco micorizza questo concetto vuol dire che i funghi, le radici e gli alberi si autosostengono non è che esista una sicurezza data in questo mondo però sicuramente imparare la natura che autosostenendoci insieme riusciamo a dare un futuro più sostenibile e accessibile celebrando la diversità e non negandola penso che sia un messaggio che gli esporti culturali sia molto interessante in questo momento e parlare di antifragilità invece che di sicurezza questo me lo dato loro l'occasione di sperimentarlo. Bene passiamo invece all'altra iniziativa al contest meraviglioso queste storie di giovani che si attivano e che cambiano e che cambiano la comunità e che attivando si cambia la comunità storie che vengono selezionate come vi ho detto poc'anzi all'interno di questo progetto strike. Dianna Anselmo è uno dei vincitori della quinta edizione di strike, adesso siamo all'ottava anzi l'ottava c'è già stata ci sarà la nona ed è questa un'occasione per far capire al nostro pubblico che cos'è strike perché è stato importante per te e devo dire anche che significato ha avuto per te in questo processo di tu parli di accorgersi nel tuo saggio appunto pubblicato in questo volume we strike giovani che cambia il mondo. Tu ti sei accorta, accorto quindi più accorto essere più accorto e significa accorgersi di qualcosa che altri non vedono. Ci vuoi chiarire un po questa? Penso proprio di sì. Bene con questo super assist ciao buonasera mi chiamo Dianna Anselmo sono molto felice di essere qua ringrazio il festival dell'economia, fondazione De Marchi e chiunque abbia fatto in modo che io fossi qui grazie. Bene allora sì nel 2019 prima che arrivasse il covid e il mondo si rivoltasse c'è stata la quinta edizione di strike che appunto è un no contest un bando promosso da fondazione De Marchi che dal lato adesso mi sta guardando quindi farò attenzione a dire le cose giuste se mi vedete fare così è perché sto a check in cui si sortano i giovani a portare delle idee delle storie dei progetti di qualcosa che abbiano già fatto e a portarlo come a presentare, adesso non mi ricordo forse c'era anche una candidatura se non mi ricordo però sostanzialmente tu proponi un'attività che hai fatto o da solo da sola o magari in un gruppo non so la proponi a strike se viene selezionato in pare che fosse così hai un incontro con dei ragazzi e delle ragazze della Holden che ti fanno la formazione gratuita praticamente su come riuscire a fare uno speech in maniera funzionale funzionante e efficiente accantivante e altre cose che fanno rima quindi la fine di questo strike è questa serata in cui, grazie che ridette per me importante, in cui si hanno cinque minuti a testa per presentare i propri progetti la propria attività che poteva spaziare tutti i tipi colori e salsi poteva essere una cosa artistica poteva essere una cosa sociale poteva essere ambole cose insieme eccetera eccetera quando è arrivato il mio turno io ho presentato il mio progetto che fra i tra i che hanno vinto perché ogni edizione ne vincono o tre non c'è il primo secondo terzo che onestamente è una cosa che io ho molto apprezzato e non ho più ritrovato in nessun bando molto bene e quindi ero uno dei tre vincitori e il mio progetto si chiamava il museo dell'empatia e sostanzialmente era un progetto un'installazione una mostra che si basava intorno a questo tema dell'accorgersi che è un po' la parola chiave quale professor carta di cui è stato colpito questo accorgersi perché perché il museo ve lo spiego in due parole così poi andiamo avanti sulle altre cose che faccio il museo sostanzialmente era una un'esperienza di concretizzare il proverbio mettiti nei miei panni mettersi nei panni dell'altro e dell'altra il museo erano detto stretto 10 sedie su ogni sedia c'era un capo di vestiario la giacca piuttosto che la sciarpa pre covid poi infatti è stato abbastanza impossibile rifarlo lol però c'era la giacca la sciarpa la borsa è un grazie che ridete è un qr code per cui lo spettatore spettatrice si avvicinava a questa sedia poteva inquadrare i qr code e ascoltare la storia della persona che possedeva quel capo e ovviamente non erano storie che possono essere la storia di signor mario rossi anche se sono certo che anche mario rossi alle sue cose di cui noi non ci rendiamo cont erano 10 soggettività marginalizzate c'era quindi una persona sorda una persona in carrozzina una persona trans sono erano 10 soggettività con che vivevano diversi tipi di margine a cui io avevo fatto una domanda e la domanda era mi puoi raccontare qualcosa per cui gli altri hanno il lusso di non notare perché a volte non accorgisi delle cose anzi non a volte sempre non accorgisi delle cose è un lusso io che sono una persona che cammina quando vado in un bagno pubblico non mi accorgo se è accessibile o non è accessibile la carrozzina e onestamente non mi interessa e non è vero che non mi interessa perché dopo uno ci pensa inizia a vedere queste cose dice ma non è giusto che non mi interessa però giustamente in quel momento sfido tutti e tutte ad accorgersi e dire cavolo questo cesso non è accessibile allora io non faccio la pipì per protel che è quello che forse dovremmo fare non lo so può essere ma è difficile accorgersi perché strutturalmente l'essere umano proprio nel nostro cervello non è in grado di pensare per negativi facciamo fatica a vedere le cose che non vediamo questo perché il senso del dato per scontato è in questa cosa il nostro cervello ha bisogno di block out delle cose per funzionare su quelle che nota quindi era una sorta di etnografia dell'inconsapevole questo museo dell'empatia ed è stata la prima cosa artistica che io ho fatto grazie a supporto anche economico adesso effettiva dell'economia oggi un po marxista anche economico che che forniva il fondazione dei marchi perché un conto è dire giovani che sono bravi che sono brave pat pat un conto anche fornire loro dei soldi un conto e fornire loro anche dei mezzi per poter attualizzare le cose quindi grazie all'importo economico di fondazione dei ma piccolo però nel senso uno inizia così a fare le cose è nata questa prima morte museo dell'empatia poi è arrivato il covid quindi buonanotte per un po di tempo perché era prebito toccarsi figurati sederti su una sedia dove c'era un'altra persona e ora sono passati cinque anni dal 2019 e ci stavo pensando stamantina venendo qua in treno cinque anni dopo io adesso ho un'altra mostra a fondazione san direttore rebaudengo che è più importante la più importante fondazione privata per l'arte contemporanea qui in italia e ovviamente sono arrivato lì non solo perché ho fatto strike a cinque anni fa e poi più niente e anche combinato delle altre cose nel frattempo manco mal però per dire da qualche parte se pur iniziato è chiaramente strike questo tipo di iniziative anche vedere persone adulte perché a un certo punto ai 5 anni fa gli avevo 20 anni vedi persone adulte che dicono ma se che questa roba qua che pensato è bella ma perché non la porti a questo contest se vuoi se se vince se funziona ti diamo un premio e tu puoi fare del lato con questa cosa bella e poi continuare a farla a furia di persone adulte perché alla fine tra tra quei tani per quella che la mia esperienza o non sto più guardando l'orologio vabbè tu fermami quando ora e tra quei tani però quando ai vent'anni e vedi una persona che ha i giovani della tua età che ti dice sai che forse non è da buttare via c'è rega fa un po la differenza va ben insomma quindi la prima mostra boom adesso torino molto bello però oltre a fare mostre nel frattempo sono andato avanti nei processi di pensiero e questa questione del notare non notare far caso non farci caso che è stata la base teorica del museo dell'empatia che poi ovviamente ha avuto il risvolto artistico eccetera è diventata la base teorica anche di tante altre cose se non della mia una delle mie varie professioni attuali che è quella di accessibility manager in alcuni festival di arti performative qua specificatamente oriento occidente dance festival qui a roveretto insomma sicuro lo conoscete che succede che ho iniziato a lavorare lì a 2019 l'anno in cui è caduto tutto ho iniziato a lavorare la cinque anni fa facendo un ruolo dall'altro era tipo una cosa con l'università di trento tipo tirocinante se non mi ricordo bene e passa che passa il tempo adesso io oggi da cinque anni cosa faccio per loro mi occupo dell'accessibilità del festival per i vari tipi di pubblici quindi parliamo di un festival di danza contemporanea a cui peraltro siete invitate e a settembre primi dieci giorni di settembre quindi abbiamo l'accessibilità del pubblico sordo per cui viene richiesta una certa una certa serie di accorgimenti poi c'è l'accessibilità del pubblico c'è per cui abbiamo delle altre forme c'è il pubblico neurodivergente abbiamo un pubblico con disabilità motoria c'è tutte cose e io veramente questa roba dell'accorgersi ne ho fatto bandiera ma perché non fatto bandiera perché ho il cuore grande no io non penso che c'è no no io non penso che c'è bisogno di avere il cuore grande e farsi bandiera di queste cose io penso che per farsi bandiera di queste cose c'è bisogno di credere nel vadore dell'accessibilità che viene erroniamente considerato secondo me viene erroniamente considerato come la persona col cuore grande che appunto tenendo il cuore grande mette una rampa e poi lacrime regge i seni abbracci no per me per me non è questa cosa per me la cosa veramente importante che è quella che mi fa fare le cose che faccio di cui alla fine non ho parlato ma è che l'accessibilità si ma dopo me lo puoi chiedere se vuoi è che l'accessibilità è il primo strumento veramente c'è sembra la cosa retorica ma è tutto vero l'accessibilità è il primo strumento per smantellare un sistema che è basato sulla deprivazione e sulla esclusività l'accesso da parte delle comunità marginalizzate cioè tutte le comunità marginalizzate sono e restano marginali proprio perché c'è un sistamento intero che si adopre ad impedire che loro possano occupare lo spazio pubblico e prendere parte a questo tipo di discussioni e questo tipo di talk con l'accessibilità andiamo a fare quello che è il valore più importante della democrazia far sì che varie idee vari corpi varie prospettive e vari posizionamenti possano essere presenti nella piazza pubblica io non faccio le cose sull'accessibilità non faccio le mostre non faccio le performance non faccio il lavoro per il netto accidente perché tengo il cuore grande ma perché credono in fatto che l'italia sia antifascista allora benissimo nice pulito strike dunque ritorniamo a strike c'è stato un momento in cui tu stavi abbandonando aveva abbandonato completamente l'idea no racconti avevi questa idea del del museo dell'empatia e non trovavi alcuna alcuna possibilità di è vero ha fatto ricordare allora come strike è stato importante e questo supporto è stato importante per darti come dire un'occasione per rilanciare sì diciamocela tutta non è che le idee migliori sono solamente quelle vincenti ci sono idee che per lungo tempo sono buone e non hanno una possibilità ecco i contest come strike danno la possibilità a quelle idee che maturano nel tempo e che possono essere realizzate allora coltivate le idee come ci ricordava mattia poccanzi o anche christian in fondo questa idea degli esploratori culturali era un'idea che ha avuto bisogno di un lungo percorso per essere realizzata ci sono idee ottime che stanno lì e che richiedono semplicemente il momento opportuno l'occasione per poter essere realizzate tu mi pare che hai ricordato di avere un momento in cui stavi abbandonando tutto penso a te cambiato tutto no? Io penso che tutto ogni cosa come tutte le cose da dalle idee agli esseri umani nascano da un desiderio e da un incontro cioè se non c'è un desiderio e non c'è un incontro magari c'essero una delle due io penso non nasce niente ma neanche bambini insomma e nel caso di strike il desiderio c'era anche prima strike non è che è stato strike giustamente e compresibilmente a innestare desiderio però strike è stato l'incontro io mi ricordo mi hai fatto ricordare che c'è stato un momento in cui forse aveva anche abbandonato l'idea di fare sto museo non mi ricordo come mai penso penso perché c'era un festival che mi aveva chiesto ma poi mi aveva detto no non ti paghiamo più per farlo e ho detto vabbè ma allora io ho la beneficenza vabbè ho tutto un pensiero però io credo che ci siano alcune cose che siano beneficenza e va molto bene e ci sono altre cose che siano lavoro e va molto bene quindi quando gli ho sentito da questo festival che non mi avrebbero più pagato per fare questa cosa le ho detto vabbè cari saluti e rivederci però dopo non mi ricordo come in che contesto in che cosa una delle persone non mi ricordo neanche se Lara ma qualcuno mi ha handed mi ha mi ha passato mi ha passato grazie mi ha passato appunto il foglietto di strike e li allora c'è stato l'incontro indubbiamente questo non vuol dire che se non avessi vinto strike allora o forse lo vuole dire non lo so non lo posso sapere però strike non è stato soltanto la vittoria che è stata anche una cosa di riconoscimento oppure anche il gettone che mi è stato dato però è stata anche la formazione perché appunto come vi dicevo incontrare due laureati della scuola Holden che ti fanno gratis ma che fosse un pomeriggio intero una formazione di come fare gli spiccio ce ne sono delle cose mi le sono portate a casa se avete notato non lo so competenze appunto competenze non solo non solo competenze ma le competenze sono una parte fondamentale anche del lavoro della fondazione dei marchi la certificazione delle competenze è uno degli aspetti che viene portato avanti con maggiore forza e in questo momento è indispensabile grazie indispensabile occuparsene c'è però qualcos'altro un'altra domanda e poi magari sentiamo se il pubblico ha qualche curiosità abbiamo un po di tempo e se non se non vi siete annoiati ma non mi pare se tutti qui siete tutti qui allora io vorrei chiedere fare un giro di tavolo velocissimo e chiedervi in che modo le comunità cambiano dopo che si è attivato un processo di questo tipo cioè questo vale tanto per gli esploratori culturali quanto per strike quanto per l'attività concreta no che che poi tu hai sviluppato con strike ma mi interessa un po capire se sì è vero poc'anzi christian ci diceva non dobbiamo guardare il risultato concreto sempre dobbiamo pensare ci sono sono veri e propri laboratori il laboratorio se si andasse in laboratorio sperando di trovare la ricetta la scoperta la formula dopo solo una giornata probabilmente si resterebbe molto delusi e si smetterebbe di sperimentare però anche la sperimentazione anche il laboratorio è qualcosa che in qualche modo cambia la comunità quindi volevo sapere un pochino questo sì il fare comunità come dicevamo più che altro in questo momento storico la vera rivoluzione è fare comunità è difficilissimo fidarsi del prossimo in questo momento diciamoci la verità sono tutti presi e il mondo è preso un po dell'egocentrismo perciò io penso che a loro mi hanno insegnato e ogni volta ci auto insegniamo assieme di quanto non è facile all'inizio entrare in relazione con qualcuno capirsi conoscersi fidarsi e da lì attivare qualcosa cioè la competenza per quanto ci guarda noi è dare competenze tecniche e anche trasversali ragazze e ragazze ma portarle fuori verso la comunità cioè inebriare quello che è un percorso partecipato anche la comunità stessa la comunità secondo me le comunità che sono fatica o non esistono proprio non penso alle vecchie comunità agricole e violente io sto parlando cerchiamo di parlare di altre comunità forse società locali globalizzate dove siamo attraversati da tanti flussi in questo momento storico che siano migratori che siano finanziari che siano in media ecco penso e pensiamo insieme che portare un rapporto fiduciario che si basa sull'accettazione la realizzazione differenze nei territori possa dare quella forza e quella sicurezza in più che oggi forse ci viene a mancare mattia e sì come esploratori culturali penso che un processo del genere possa portare a una rete più ampia sul territorio Trentino di persone coinvolte in realtà sociali all'interno della propria comunità e proprio perché le comunità io per fortuna provengo da un territorio la valle di fiamme dove dove un'idea di comunità c'è ancora e capisco lavorando all'interno della comunità che prima di tutto una comunità è fatta di relazioni e poi proprio riprendendo l'esempio delle delle ife no di un fungo diciamo le ife sono il corpo e poi quando il corpo è abbastanza forte può nascere il fungo quello che noi vediamo che altro non è che il frutto e quindi così è un po anche una comunità quando le relazioni sono abbastanza forti poi può nascere sbocciare qualcosa e quindi il progetto di esploratori culturali a questa ambizione che è portare a frutto questa nuova rete di persone attive sul territorio del Trentino e portare un frutto che non sia che ha solo per un singolo territorio ma per tutto il Trentino quindi è un'ambizione grande spero di poterla raggiungere molto interessante un po come ricostituire un tessuto connettivo no è un intreccio molto fitto che va ricostituito un tempo probabilmente c'era sulla si fondava su su presupposti su basi completamente differenti oggi si tratta di ricostruirlo è molto bello e importante che ci sia un progetto che incorazza i più giovani a trovare il tessuto del futuro sì appunto è importante incoraggiare i giovani perché se penso anche alla mia esperienza sono cresciuto grazie a persone che hanno creduto in me ma soprattutto hanno deciso di responsabilizzarmi e di darmi delle responsabilità e quindi in realtà e così conosco molti molti miei amici molti giovani che effettivamente non si mettono in gioco ma sono convinto che se qualcuno gli spronasse ed effettivamente mettesse in mano loro una responsabilità e in quel momento lì si attivano perché si sentono importanti e si sentono piloti anche di un cambiamento quindi sì è importante stimolare e incoraggiare e responsabilizzare i giovani. Grazie ciò che appena descritto è un processo trasformazionale, trasforma chi lo attiva, trasforma il destinatario e entrambi vengono trasformati a loro volta in modo assolutamente imprevedibile cioè è ciò che porta fondamentalmente una squadra destinata alla salvezza a vincere il campionato come l'Esther non lo sai però è un processo di questo tipo, accade e Esploratori culturali mi sembra proprio una di quelle iniziative che si pone questo obiettivo proviamoci a sostenere, adesso io però vorrei sentire Diana, in che modo hai potuto toccare con mano il cambiamento e gli effetti delle tue iniziative nel contesto nel quale ti muoi? Prima di rispondere a questo, rispondo a quella che hai fatto allora perché mi ho preparato quella. Ci tenevo molto a dire che sono molto d'accordo con Mattia con tutto il discorso che ha fatto su questa cosa del dare responsabilità per me è abbastanza quella la chiave, cioè volevo proprio sottolineare e io penso che un giovane possa cambiare la comunità e dopo arriva a dire che è successo, io penso che un giovane, una giovane, possano giungere a cambiare la comunità quando trovano un bosco che li accoglie, cosa intendo con questa cosa del bosco che li accoglie, me l'avete fatta venire in mente con la roba del fungo e non molto tempo fa, perché io non sono Trentino sennò l'avrei saputo da quando nascevo, non molto tempo fa ho scoperto che nei boschi, cioè per me è rivoluzionario probabilmente voi già lo sapevate, nei boschi tutti gli alberi da fuori tu li vedi sono alberi separati, insomma ognuno ha il suo tronco, ogni tronco ha i suoi rami e insomma ognuno si fa un po' ai fatti suoi in maniera individualista, città neoliberale, quello che volete, ma in realtà nel sottosuolo, nel sottosuolo le radici di tutti questi alberi sono connesse, sono intrecciate tra di loro, cioè questi alberelli che sembrano così anche autocentrati sottosotto si danno la mano, per me è stato molto bello scoprire questa informazione in maniera reale, biologica ma anche simbolica, quest'idea che siamo tutti individui che hanno bisogno di darsi la mano, di darsi la mano come volete, nel mio caso il mio bosco è stato appunto riantoaccidente festival, non lo dico per fare promozione, non mi interessa niente ma lo dico perché io sono arrivato lì appunto cinque anni fa per fare un tirocinio, ho convenzionato con l'università una cosa che hanno fatto in mille e da parte loro c'è stato questo credere e responsabilizzarmi e dire Diana ma non è che per caso hai voglia di iniziare a pensare a come rendere accessibile questo festival anche ad altre persone, altre soggettività, perché me l'hanno chiesto, perché sennò simpatico no, ma perché io in prima persona sono sorda, ho gli apparecchi acustici, quando li levo non sento, quando ce li ho sento la mia lingua madre è la lingua dei segni anche se mi fa molto ridere che lingua come parola intenda qualcosa che sta nella bocca per forza, beh non è vero, quindi mi hanno responsabilizzato e dato la possibilità di poter fare delle cose per davvero, perciò il festival è stato un modo in cui ho iniziato a mettere in campo un sapere che era indubbiamente incorporato fisico ma anche a studiare ad avere in mente quella cosa delle cose di cui ci si accorge, di cui non ci si accorge, a come fare ad accorgersi a quello che noi per definizione diamo per scontato è impossibile, è difficilissimo proprio perché sembra così facile che così difficile, tutto questo lavoro e come si è concretizzato ovviamente non dico che se non fossi apparso io niente accidente, ovviamente no avrebbero trovato un modo anche altrimenti mi auguro però come si è concretizzato che con la presenza mia dall'anno scorso abbiamo un team accessibilità che non sono solo io ma abbiamo anche altri ragazzi e ragazze con disabilità dentro il festival che durante il festival si occupano di fare in modo che questo festival possa essere accessibile a tutte le disabilità che ho elencato prima ma non solo, adesso io non voglio sembrare biblico però dirò questa cosa che suona un po' da bibbia che quando si liberano gli ultimi si liberano tutti veramente tutti quando uno fa qualcosa per l'accessibilità pensando alla persona più recondita eccetera in realtà in realtà torna utile a tutti e a tutte per me è stato quello vedere questa cosa vedere queste persone che venivano al festival la mia pratica artistica per cui faccio spettacoli vedere chi viene gli argomenti di cui si per me per me è quello vedere che tutti insieme sotto sotto ci diamo le radici possiamo anche non volerlo però è così che sono fatti i boschi non c'è niente da discutere. Bene allora come promesso ci siamo riservati... precisissime... questa impeccabile come avevo promesso ci siamo riservati dieci minuti se avete delle curiosità potete fare delle domande abbiamo pochissimo tempo però se avete delle curiosità le quali i nostri speaker possono rispondere siete benvenuti non v'aspettavate di essere interrogati succede sempre così non vedo mai in alzare se sono terrorizzati... Ciao complimenti intanto a tutti io sono arrivato un po' in ritardo però anche solo pochi minuti sono stati veramente di ispirazione quindi complimenti mi chiamo Alessandro mi ho come un disvoluto di comunità quindi ci occupiamo della stessa cosa più o meno vi porto una domanda che spesso mi fanno che una persona di Brescia io sono di vero una persona di Brescia una volta mi ha chiesto io vorrei fare cose perché devo andare a New York a Milano a farle e non posso farle a Brescia come si fa a rendere una comunità diciamo a renderla esponenziale a livello di opportunità di possibilità è una domanda ovviamente molto ampia però mi piacerebbe sapere un piccolo pietresino dal vostro punto di vista grazie è un domandone penso nel lavorare con i ragazzi ragazze lavorare insieme quello che abbiamo imparato è che forse il valore c'è già nella comunità le opportunità ci sono già molte volte i ragazzi non sanno neanche che ci sono le opportunità e molte volte non gliele facciamo sapere dove facciamo arrivare così come proprio quello che stia cercando perché la difficoltà nel cercare di passare questi concetti che stiamo affrontando oggi penso che proprio il cambiamento di un approccio culturale di fidarsi la diversità sembra facile ma creare un ecosistema territoriale e unire i vari puntini valorizza quello che c'è e qui penso che dobbiamo giocare molto su questo in questo momento storico più che produrre qualcosa di nuovo valorizzare quello che c'è mettendolo in relazione proprio attraverso cosa attraverso sempre ragazze ragazze vedendoli veramente come agenti di sviluppo sono tutte parole da risignificare perché in realtà non li vediamo come agenti di sviluppo non li ascoltiamo molte volte sono chiusi loro case non stimoliamo la corresponsabilità perciò proprio come cambiare il mondo ecco penso che attraverso questa energia perché le sessioni lavoro che facciamo insieme con mattia sono bellissime perché hanno un'energia sprigionano le ragazze un'energia che noi adulti ce la scordiamo e dobbiamo fidarci di questo a prescindere ho adorato ascoltare di ara e anche mattia oggi perché solo come come si risignificano le parole l'accessibilità e quant'altro ti dà proprio il senso di come oggi abbiamo bisogno di questa freschezza perciò più che produrre nuove opportunità io verrà di mettere insieme quello che abbiamo per valorizzare si domanda si difficile non so se saprò rispondere ma effettivamente la faccio anche mia come domanda perché anche la valle da cui provengo effettivamente molti vogliono uscire per fare cose perché se questo ragazzo vuole uscire da Brescia figuriamoci da una valle alpina di 20.000 abitanti però quello che stimola a me personalmente arrestare a provare a fare cose all'interno della valle ancora una volta sono le relazioni perché ho un tessuto che conosco e secondo me per per portare dei cambiamenti all'interno della comunità trasformarla a portare anche nuove cose è importante forse personalmente conoscere la comunità conoscere la comunità e capire quali sono le dinamiche che la governano e quali sono i rapporti gli equilibri e quindi io all'interno della mia comunità sento di avere questi strumenti sento di avere questi strumenti quindi mi sento più forte io penso che forse andare uscire e provare ad esprimermi in realtà a me sconosciute farei molta più difficoltà potrebbe essere un aspetto positivo entrare in altre comunità con sguardi nuovi perché spesso le comunità sono anche schiave delle loro stesse usanze tradizioni rapporti ed equilibri però lo stesso tempo quando hai le mani in pasta all'interno di una comunità forse riesci ad essere più potente perché hai più strumenti e quindi per quello io resterei nel mio sì in qualche modo anche sì Diana ha detto che non vuole rispondere quindi ne approfitto io non sto rispondendo per te se tu vuoi parlare io ti lascio se c'è un'altra domanda no piace l'idea di che i giorni siano poi coloro che portano in qualche modo il mondo nella comunità cioè c'è questa necessità c'è tutta la ricchezza che si conosce facendo esperienze fuori può essere riportata e anche le comunità possono una volta ricreate possono diventare degli ottimi laboratori con aspirazioni universali quasi direi cioè noi andiamo a vedere delle comunità disperse che hanno delle delle che sono delle punte avanzate per esempio nella sostenibilità cioè sono posti remoti nel mondo che però funzionano e oggi li osserviamo come veri e propri laboratori di sostenibilità dunque il piccolo il remoto non necessariamente è lontano dal resto del mondo quindi anche questo anche questa può essere una riflessione da fare altre domande altre curiosità abbiamo tre minuti e trenta e due allora io credo che abbiamo una società che imposta l'istituto scolastico a partire dalle elementari fino all'università a creare dei piccoli operai o comunque impiegati che porta a avere la mentalità che lo stage è giusto o che l'apprendistato è giusto la mia domanda è perché non portate questo progetto ai ragazzi anche un po' più giovani 14 15 16 anni per quanto mi riguarda sfondi una porta aperta io penso che questo momento della povertà educativa e disuguaglianze come lasciamo indietro gli ultimi come cerchiamo di adeguare le persone a una norma che non esiste più in questa epoca qua sia un limite perciò penso proprio che la scuola dovrebbe deve in questo momento attraverso dei patti educativi attraverso delle nuove alleanze lavorare tra formare informale cioè penso che questo momento deve supportare i ragazzi proprio da punto di vista di competenze che non sono solo tecniche non è solo l'istruzione che conta in questo momento c'è la sofferenza c'è qualcosa sostenere molto volentieri portarlo ai ragazzi più piccoli molto molto volentieri quello che facciamo insieme è proprio quello di andare a stimolare l'intergenerazionalità per ciò dai 0 ai 90 anni perché se non si ricrea un vero dialogo tra i generazioni non faremo mai niente sì devo dire che la scuola superiore per esempio ha uno spazio dedicato in fondazione dei marchi cioè il suo presidente fin da subito ha pensato di ospitare lì la consulta degli studenti per esempio per cui si tratta di iniziative con le quali anche gli studenti della scuola superiore vengono vengono immediatamente a contatto questo è ciò che si può fare naturalmente è interessante una sfida in più quella che che ci viene proposta che viene proposta ma appunto piccoli passi prendiamo prendiamo in considerazione ancora un minuto ma io credo di dover chiudere con le domande a questo punto e ringraziare naturalmente christian greter in ringraziare matthew bonnet ringraziare di annan selmo che sanno davvero regalato una esperienza che fa ben sperare tutti noi e le nostre comunità per il futuro grazie davvero a tutti voi di essere stati qui con noi a prestissimo insomma veniteci a trovare naturalmente ci sono tante iniziative culturali alla fondazione dei marchi che meritano grazie
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