Il capitale umano come elemento fondamentale per il successo e la competitività delle imprese
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Il capitale umano come elemento fondamentale per il successo e la competitività delle imprese
L'evento sottolinea come il capitale umano sia fondamentale per la competitività delle imprese. I giovani cercano soprattutto aziende innovative, possibilità di crescita professionale e un buon welfare aziendale. Altri fattori cruciali sono l'internazionalizzazione e la formazione continua, dato che le competenze acquisite all'università non saranno più sufficienti per l'intera carriera lavorativa. Per attrarre i giovani, le aziende dovrebbero comunicare meglio, utilizzare strumenti come LinkedIn e offrire stage e periodi di lavoro durante gli studi.
La Fondazione è un'opera di Buongiorno a tutti e grazie di essere qui fra l'altro così numerosi mi spiace spero che abbiate trovati tutti un posto comodo per poter seguire l'evento e ringrazio anche gli ospiti e i relatori che hanno accettato il nostro invito. Oggi parliamo del tema del capitale umano come fattore di competitività fondamentale per le imprese. Credo che sia ovvio il motivo ma ne parliamo oggi perché in questo momento il tema del capitale umano quindi del personale per le aziende è un punto che viene considerato critico. Io nel mio lavoro sono esposabile regionale per Intesa San Paolo, incontro tante aziende devo dire che è uno dei temi di cui gli imprenditori ci parlano di più, della difficoltà di trovare personale, di trovare le persone con le competenze che oggi servono. Perché c'è questo gap fra domanda offerta di lavoro che è causato da tanti temi, il tema è amplissimo, potremmo parlare veramente di tante cose a partire dal problema demografico che cominciamo a vedere che in qualche modo impatta ma lo vedremo di più nel futuro, il tema delle competenze, il tema anche di un cambiamento di modello culturale di approccio al lavoro e questi sono un po' i temi che proveremo a toccare nel nostro dibattito. Magari inizierei dal tema delle competenze perché nelle aziende oggi vengono ricercate, sono molto importanti tutte quelle che vengono definite competenze di carattere tecnico. Le aziende sono sempre più tecnologiche, digitali, servono persone che abbiano questo tipo di profilo e abbiamo un problema perché abbiamo poche persone, allora innanzitutto in Italia abbiamo meno laureati che il resto del mondo. Purtroppo, a me, siamo l'ultimo paese in Europa con una percentuale all'incirca del 30% di giovani tra i 25-35 anni per dare una fascia con un profilo di carattere, diciamo, tecnico e no, prima di tutto laureati. Poi tra i laureati siamo anche tra quelli che hanno meno laureati, STEM si definiscono, sulle discipline tecnologiche e poi abbiamo un altro problema che i laureati se ne vanno, quindi è normale che i giovani vadano all'estero, si muovano, eccetera, però insomma nel saldo perdiamo giovani che vanno verso l'estero. Per questo motivo, con il nostro ufficio studi e la collaborazione dell'università, abbiamo anche fatto una ricerca per andare a chiedere a questi giovani che se ne sono andati come mai, hanno scelto di andare all'estero e se tornerebbero in Italia, a che condizioni e l'abbiamo fatta in collaborazione con il professor Dugiero, che è responsabile del dipartimento di ingegneria industriale di Padova e quindi lascerei a lui un po' raccontarci quello che è emerso, anche perché i giovani erano giovani che si sono laureati a Padova e che lui aveva conosciuto, quindi hanno risposto in 150. Che cosa ci hanno detto, che cosa è emerso dalla ricerca? Sì, innanzitutto buongiorno a tutti e a tutti, grazie dell'invito, è sempre un piacere parlare di questi argomenti anche dal punto di vista dell'università, in modo tale che così capiamo anche noi quali sono le esigenze delle imprese e cerchiamo di mirare anche un po' i contenuti della formazione che eroghiamo i nostri studenti e studentesse perché siano pronti poi per entrare in azienda. Il riferimento a quell'indagine che abbiamo fatto e che è stata veramente una bellissima esperienza, abbiamo intervistato, diceva la dottoressa Balbo, più di 150 persone che sono già all'estero, che sono permanentemente all'estero, abbiamo cercato di capire quali sono i motivi che gli hanno attratti all'estero e che cosa l'Italia dovrebbe fare per far tornare questi talenti che se ne sono andati o ricordiamoci poi che noi abbiamo un'emigrazione verso l'estero a livello generale, questo lo si ha sia per regioni come il Triveneto, quindi Veneto, Trentino, Friuli, Venezia, Giulia, per regioni come la Lombardia ma per regioni che come l'Emilia-Romagna, questo è come dire un'emigrazione verso i paesi, verso altri paesi. Abbiamo anche un problema interno, il nostro territorio del Triveneto è un altro territorio di emigrazione verso altre regioni, i nostri giovani vanno spesso in Emilia-Romagna e Lombardia e quindi c'è un doppio tema per il nostro territorio. Allora vedendo un po' quali sono i fattori che attraggono i giovani nel lavoro aziendale, beh il primo era l'innovatività, cioè la capacità o meglio trovare aziende che investono in innovazione. I nostri giovani vogliono essere tra virgolette sfidati, vogliono trovare dei lavori che siano dei lavori che danno loro la possibilità di essere creativi e l'innovazione è un tema fondamentale, quindi aziende che innovano sono sicuramente aziende che sono più capaci di altri di attravere giovani ed è un tema fondamentale, magari dopo ne parleremo di questo tema, come può l'università aiutare anche le aziende a fare innovazione. Il secondo tema è quello di avere la possibilità di fare carriera, ma più che di fare carriera, di avere chiarezza su quello che può essere il futuro del loro ruolo all'interno dell'azienda e qui devo dire che non possiamo far molto perché è anche un tema dimensionale, ovvero se un'azienda multinazionale è chiaro che ha diversi ruoli che può proporre nella carriera lavorativa di un giovane e quindi è come dire per definizione attrattiva. Le nostre piccole e medie imprese fanno un po' più di fatica perché non possono garantire, voglio dire, delle posizioni di carriera così ampie rispetto a quelle che sono le multinazionali. Altro tema che si lega a questo ma che devo dire in questo caso le piccole e medie imprese sono un po' meno in difficoltà rispetto alle multinazionali è l'internazionalizzazione, cioè i giovani vogliono fare un'esperienza all'estero anche di lavoro. Vedo che c'è lei che annoisce, vuol dire che anche lei sta pensando le stesse cose, mi fa piacere perché vuol dire che abbiamo trovato dei dati che sono assolutamente coerenti con quello che pensate voi giovani, anzi mi fa piacere perché ne vedo tantissimi giovani qui e quindi è un qualche cosa che è rivolto anche a loro. Quindi l'internazionalizzazione e un altro aspetto fondamentale è la formazione continua. Allora qui mi fa piacere che i giovani sappiano già che per loro quello che è stato appreso all'università non sia sufficiente. Io mi ritengo fortunato, sono un boomer nato nel 64, perfetto boomer e la fortuna mia è che quello che ho studiato al liceo e all'università mi è servito per quasi tutta la mia carriera di lavoro. Per voi ragazzi e ragazze non sarà così ma anche per qualcuno che vedo qui che magari è un'età un pochettino più avanzata ma non è la soglia della pensione, non sarà così, mettetevelo subito in testa. Quindi avere questo concetto che io dovrò per forza di cose studiare per tutta la vita è fondamentale ma allora trovare un'azienda che ha nel proprio programma anche di formazione dei propri lavoratori quello che ti dà, ti do la formazione perché tu rimanga sempre al passo con le tecnologie emergenti, questo è un qualche cosa che i giovani apprezzano. Infine l'ho lasciato per ultimo ma è fondamentale, l'altro aspetto è proprio quello del welfare, ne parleremo sicuramente i giovani rispetto a noi sono tra virgolette più esigenti ma non lo sono così tanto, a me sinceramente dà fastidio sentire ah non ci sono più i giovani di una volta, no, non ci sono più i tempi di una volta, no, il futuro non è più quello di una volta potremmo dire, no? Ecco e però è così, cioè pensare che noi dobbiamo dire ai giovani che cosa dovrebbero accettare dell'azienda è sbagliatissimo, dobbiamo invece pensare che le imprese che vogliono attrarre i talenti e farli rimanere nel nostro territorio devono cominciare a fare un po' lasciatemi fare, dare questa parola in inglese, un po' di employer branding cioè cercare di promuoversi anche verso i giovani e cercare di far capire quanto le aziende sono in armonia con quanti giovani richiedono e guardate che quello che io vedo è che ci sono tantissime aziende che sono in armonia ma non lo fanno sapere, non lo fanno conoscere e allora è importante che cominciamo a pensare che anche per le piccole e medie imprese di territorio con quello del Trentino, del Veneto, del Friuli, Venezia Giulia parlo soltanto di questa parte perché siamo qui va bene e poi io padova, appartiene a questo territorio, è importante cominciare a capire che forse il racconto critico non paga, bisognerebbe cominciare a raccontarci un po' di più in maniera positiva e guardate che ci sono eccellenze che sarebbero veramente poli di attrazione per tantissimi giovani e tantissime giovani, ecco questi sono i temi fondamentali sui quali la ricerca ci ha fatto un po' cogliere, gli elementi sui quali dovremmo agire per trattenere i talenti per farli tornare. Grazie Fabrizio e qui abbiamo altri due ospiti che sono imprenditori innanzitutto e partirei da Fausto Manzana che oltre a gestire un'impresa importante e internazionalizzata è anche presidente di Confindustria quindi raccoglie la voce e le esperienze di tantissimi imprenditori, allora le suggestioni che Fabrizio ha dato sono già tantissime quindi forse non ti farai neanche una domanda e ti lascerei intanto aggiungere qualche considerazione e partendo dal fatto che sicuramente parlando delle competenze più alte di chi ha magari investito negli studi eccetera l'azienda grande, la multinazionale fa più ricerca, fa più innovazione, può dare opportunità diverse e non è la caratteristica delle aziende di questo territorio neanche proprio in Italia in generale ecco però innanzitutto alcune di queste aziende ci sono e abbiamo aziende anche di minore dimensioni che però hanno tantissimo da dare su questo fronte, lascerei a te Fausto proseguire. Grazie a tutti, grazie per l'invito ed è veramente un piacere essere qua a parlare di questi temi perché le risorse umane sono realmente il primo, il secondo, il terzo, il quarto, il quinto fattore di investimento, di preoccupazione di un imprenditore. Non c'è a mio modo di vedere una impresa capital intensive così capital intensive da mettere in secondo piano quelle che sono le risorse umane questo partendo da qua noi dobbiamo fare tante riflessioni e purtroppo difficilmente riusciremo a trovare il bandolo della matassa perché questa matassa ha tanti punti di accesso. Comincerei col dire che noi abbiamo un grande problema di natalità, per dirla con la fondazione nord-est non stiamo vivendo un inverno demografico, stiamo vivendo un'era, una glaciazione demografica e questo è sullo sfondo un grandissimo tema. Dopodiché arrivano un po' tutti quegli elementi che diceva il professore Pocanzi. Allora noi come possiamo essere innovativi quando soltanto meno dell'1% delle nostre imprese ha più di 50 addetti e circa il 7% ha 10 addetti? Questo è un grande tema, è un grande tema perché è per investire, per innovare è necessario investire e lì serve una struttura importante organizzata per andare all'estero, per innovare in termini di prodotto e qua i giovani sono correttamente molto molto più sensibili rispetto al passato. Poi l'altra cosa che diceva il professore che mi ha colpito perché non lo dicevo a valle di una ricerca ma è un sentimento, io penso che il mondo della scuola, il mondo del lavoro non è che uno non ha più finito di studiare, non è così, vita di studio e di lavoro devono intrecciarsi continuamente fino ad arrivare a uno smosi per cui l'impresa, il giovane, il lavoratore deve mettere in conto che non ha mai finito di imparare perché le sfide sono così tante che evidentemente se vogliamo continuare a innovare dobbiamo necessariamente portarci sulla frontiera più avanzata per cui le competenze sono un qualche cosa di veramente nodale e qua una richiesta che io continuo a fare al mondo della scuola, la riforma gentile a 101, 100 anni comunque, da allora la scuola non è più stata innovata in modo pesante ma se è vero quello che ha appena detto il professore, che questi nostri giovani non finiranno più di studiare è ovvio che noi dobbiamo aprire le porte a dei refresh formativi lungo la carriera professionale perché probabilmente è anche questo che renderà attrattivo non tanto le imprese ma il territorio perché con questa classe dimensionale di imprese non potremo immaginare di essere particolarmente attrattivi e probabilmente serviranno generazioni di imprenditori per accrescere la media dimensionale delle nostre imprese e poi che dire del welfare? L'ha lasciato al punto 4 ma è ovvio che l'idea di lavoro è un'idea completamente diversa rispetto a quella che avevo io, avevamo noi un po più datati e noi dobbiamo accettarla, accoglierla e condividerla con questi giovani perché? Perché mettono la vita al primo posto rispetto al lavoro ed è stupido ed è scorretto? No, è una scelta e noi questa scelta la dobbiamo rispettare, incentivare e trovare delle forme di convivenza di queste due importanti dimensioni valori e per dire che cosa? Poi abbiamo un problema certamente di genere femminile al lavoro in Trentino andiamo un po' meglio rispetto al paese ma siamo circa 10 punti, 65% vado vuoto per pieno, 64 e qualcosa, 65 punti percentuali di occupazione femminile, 10 punti in più della media nazionale ma 10 punti in meno rispetto alla media europea e questo perché? Ma perché noi non diamo servizi alla genitorialità? È evidente che la maternità rimane sulle spalle della donna in gran parte ed è così, è un problema culturale, impiegheremo tanto tempo ad affrontare e risolvere questo ma il dono e la grazia della maternità è femminile e per cui cioè io non andrei ad immaginarmi grandi voli pindalici, noi però dobbiamo montare servizi per la natalità. Ecco qua io potrei continuare per davvero tantissimo, penso che sia corretto fermarsi. Intanto grazie, aggiungo un paio di dati a quello che appena ha detto Fausto Manzana, sia per quanto riguarda l'occupazione femminile perché purtroppo a me l'Italia si distingue in negativo anche su questo perché siamo il penultimo paese in Europa per tasso di occupazione femminile, siamo intorno a un 60% prendendo una fascia diciamo relativamente giovane quando Germania e Francia siamo all'80% la stessa Spagna 74 peggio di noi fa Bosnia e Zegovina quindi insomma questo la dice lunga e quindi c'è un tema sicuramente di servizi tant'è che le regioni che danno maggiori servizi hanno il tasso di occupazione femminile e Romagna, è ai livelli dei migliori in Europa ed è la regione che ha più asilinido tanto per essere molto semplici e poi c'è anche un tema di tutte quelle iniziative che le imprese possono fare sui temi del welfare, dell'inclusione, eccetera eccetera. Il nostro ufficio studia ha misurato come cambia la produttività e la reddittività delle imprese che investono di più in welfare e noi abbiamo dei database importanti perché insomma queste ricerche le facciamo su centinaia e migliaia di imprese e c'è una differenza rilevante quindi oltre a fatto che è giusto, oltre al fatto che ci mancano le persone al lavoro, le aziende che investono di più in welfare e in inclusione e valorizzazione anche delle diversità hanno reddittività e produttività molto più alte. Quindi insomma i motivi sono tanti per andare in questa direzione. Sentirei adesso appunto Cristiano del Lago che rappresenta un'azienda di medie dimensioni perché che tra l'altro è molto più rappresentativa di quello che ha il nostro tessuto non solo in Trentino Alto Adige ma in generale e sposterei un po' l'attenzione dal tema delle competenze più specialistiche, laureati eccetera, un tema più generale perché come è già stato accennato in questi ultimi anni è cambiato tanto anche il modello culturale verso il lavoro. La pandemia ha portato sicuramente ha spinto non solo questo ed è proprio cambiato l'approccio delle persone che c'è un po' di disaffezione al lavoro, abbiamo visto anche il fenomeno delle grandissime dimissioni. In Italia negli ultimi anni si sono dimesse volontariamente 2 milioni di persone all'anno, non era mai successo e le persone danno molta più importanza a bilanciamento vita lavoro e è il tema anche tempo, è il tema tempo. E quindi volevo chiedere appunto a Christian intanto se riscontrate anche voi questo fenomeno e in che modo insomma cercate di gestirlo. Buongiorno a tutti, grazie, mi fa piacere vedere una sala così così ampia e ben nutrita e grazie dell'invito. Sì io mi fa piacere essere qui anche a portare un po' la voce di un'azienda di medie dimensioni, siamo circa 200 persone a Cles quindi in Val di Non, quindi siamo un'azienda di valle che ha delle dinamiche a volte un po' diverse anche dall'azienda magari della città e abbiamo un altro centinaio di persone sparsi un po' nelle nostre filiali all'estero e mi ritrovo molto anche in quello che diceva il professore, negli risultati diciamo della ricerca e è vero c'è un cambiamento culturale ma noi tra l'altro essendo un'azienda che produce quindi siamo un'azienda meccanica quindi settore metà meccanico che è anche un settore difficile se vogliamo e costruiamo dei prodotti su misura quindi sono personaggi per cliente quindi abbiamo tante attività manuali, noi non possiamo automatizzare più di tanto per cui l'importanza del capitale umano è sempre stato anche per noi molto importante e infatti da tanti anni cerchiamo sempre di creare un clima molto familiare, noi abbiamo basato molto i nostri rapporti con i nostri dipendenti, le nostre risorse umane creando un clima familiare proprio per andare incontro anche a quello che dicevi tu, dell'intercettare magari per tempo le esigenze dei lavoratori che sono molto diverse perché noi abbiamo lavoratori che lavorano con noi magari da trent'anni e ragazzi giovani appena entrati quindi avere questo rapporto diretto anche con le persone quasi ci conosciamo per nome ti permette anche di intercettare per tempo anche le esigenze e dire guarda che le nostre porte sono sempre aperte quindi vieni parliamone e discutiamo e cerchiamo di trovare di trovare un accordo per esempio abbiamo introdotto il part time per venire incontro anche a quello che diceva anche Fausto prima per venire incontro alle esigenze a famiglia lavoro quindi noi più di vent'anni che abbiamo la maggioranza della nostra popolazione femminile al lavoro che fa part time quindi oppure non so l'orario di lavoro iniziano alle 7 così alle quattro e mezzo di pomeriggio hanno finito e possono andare a lavorare in campagna perché noi siamo in Val di Nogh e c'è la coattivazione della mela e è vero poi facciamo fatica essendo una media piccola media impresa a garantire anche un percorso di carriera lungo questo è un problema delle aziende medio piccole però lavorando in tutto il mondo essendo molto internazionalizzati perché noi siamo andati all'estero già negli anni 90 prendo le nostre filiali possiamo però garantire ai giovani che vogliono unirsi al nostro gruppo anche dell'esperienza all'estero ma lavorando proprio nel nostro gruppo quindi capitalizzando le esperienze non abbiamo fidari in europa in america in cina in india quindi non è neanche un problema di dire dove vado possiamo infatti posso chiederti una cosa in effetti anche dalla ricerca veniva fuori come tanti giovani vanno all'estero perché pensano che sul proprio territorio non ci sono aziende innovative e perché poi hanno appunto questa curiosità legittima di vedere altro e allora viene fuori quello che fabrizio diceva conoscono le aziende? Ecco qui mi riallaccio un po' anche a un punto che diceva e di faccio mea culpa come imprenditori dobbiamo comunicare meglio assolutamente noi abbiamo ma non solo qui in italia in generale abbiamo tantissime eccellenze che però sono forse troppo concentrate al lavoro alla quotidianità all'emergenza del giorno per giorno e non comunica una abbastanza soprattutto aziende che amiamo periferiche come può essere la nostra che siamo appunto in valle e non riescono a spiegare che possiamo dare tante opportunità noi per esempio abbiamo lavorato molto anche nel creare un ambiente di lavoro bello moderno quindi anche sul fabbricato banalmente che dice ma come fabbrica eppure ha la sua importanza avere un clima di lavoro ordinato pulito per esempio il venerdì all'ultimo giorno della settimana lavorativa prima della fine del turno tutte le persone puliscono la propria area di lavoro la mettono in ordine in modo tale che lunedì si parte già con tutto l'ambiente ordinato e pulito oppure come dicevo prima creando questo clima familiare dobbiamo imparare a comunicare di più questo sono d'accordo ne parliamo spesso anche nei nostri inconti in confindustria perché ci sono tantissime realtà e dobbiamo anche dire che le aziende soprattutto io parlo della meccanica chiaramente non sono più brutte sporche cattive non è vero non è vero c'è anche molta consapevolezza anche negli imprenditori nel fare questo passo avanti forse lo era una volta tanti anni fa per carità ma adesso non è più così però meno la maggioranza non è così quindi ho invito anche i giovani che sono presenti in sala che magari stanno pensando al lavoro andate a vedere le aziende non è un problema e allora ecco la domanda anche che cosa possiamo fare per avvicinare di più il mondo delle imprese con il mondo dei giovani ma aggiungo un piccolo dettaglio sempre dalla ricerca ad esempio per dire una cosa molto concreta veniva fuori come quasi tutti i giovani cercano e trovano il lavoro attraverso linkedin poche aziende ancora hanno un proprio profilo linkedin ma non solo informativo in cui anche pubblicare tutte le belle cose che si fanno cioè il tema della comunicazione è veramente importantissimo è solo un esempio però c'è questo tema sicuramente di far conoscere meglio e forse anche avvicinare di più i giovani alle imprese e l'università e anche la banca perché anche noi facciamo tantissime cose insieme a confindustria per facilitare questo è importante provare a farlo e quindi magari sentirei fabrizio cosa ne pensa di questo e se voglia anche di aggiungere qualche cosa sul tema dell'innovazione perché l'hai citato prima i giovani ma non soltanto i giovani cercano ambienti stimolanti innovativi cosa possiamo fare di più perché il sistema ecco spinga in questa direzione grazie Cristina io partirei forse da questa seconda come vuoi? sì è fondamentale creare degli ambienti innovativi degli ecosistemi dell'innovazione dei territori che puntano sull'innovazione il nostro paese devo essere sincero spesso fa fatica a ricevere le innovazioni però dobbiamo ricordare che se non recepiamo le innovazioni velocemente le subiamo allora io cito soltanto tre temi sui quali attualmente stiamo sentendo delle cose che a mio parere andrebbero un po' riviste ne cito una automobile elettrica la resistenza che c'è in italia non c'è negli altri paesi ne cito un altro cibo coltivato ne cito un'altra ancora intelligenza artificiale ne cito tre su questi tre temi cosa fa l'italia cosa fa l'europa cerca di mettere regole cosa fanno gli altri paesi investono in innovazione vanno avanti dico solo questo e quindi questo è un tema sul quale il nostro paese dovrebbe riflettere l'innovazione perché c'è un testo abbastanza datato oltretutto scritto da un nostro cervello in fuga enrico moretti che adesso insegna berkley il quale è intitolato la nuova geografia del lavoro che mette proprio in evidenza enrico moretti su questo testo mette in evidenza come l'investimento in innovazione paghi molto di più rispetto all'investimento in altri settori cioè se io investo in manifattura i fattori molti applicativo della manifattura e di ogni posto di lavoro ne creo circa 1 e mezzo investire nell'innovazione vuol dire per ogni posto di lavoro creato nell'ambito dell'innovazione vuol dire avere un fattore molti applicativo 5 5 questo è fondamentale quindi è fondamentale anche per creare economia e come si deve fare per creare un territorio adeguato per l'innovazione sicuramente dobbiamo pensare a creare ecosistemi milano ci sta riuscendo napoli roma sono centri però anche le periferie io ritengo che il nostro territorio sia a mio parere a torto considerato periferia debbano ritornare invece essere considerati centri e c'è un test anche qui che penso abbia detto anche tutti un certo giuglio buccioni che è un altro nostro cervello all'estero che insegna al trinity college di dublino periferie competitive dove mette in evidenza proprio questo aspetto che dobbiamo ritornare anche a far di ritornare le periferie dei centri dove si può investire in innovazione magari in nicchie dove esiste una specialità in questi territori quindi l'innovazione ripeto non è come dire a potremmo fare qualcosa di nuovo di bello è una necessità va bene guardate che nel 1930 la durata di vita di un'impresa era 90 anni attualmente la durata di vita di un'impresa e sui 15 anni che cosa vuol dire vuol dire che chi non innova muore ma soprattutto muore anche perché non è poi in grado di attraverare i talenti quindi sull'innovazione bisogna lavorare bisogna lavorare tanto e a mio parere il nostro paese è una grande possibilità in più rispetto ad altri perché noi abbiamo la capacità di fare il bello insieme al funzionale allora io spesso cito questi due opposti no? dobbiamo unire al made in italy non insistere soltanto sul made in italy ma unire il made in italy io lo chiamo così al made in science cioè aggiungere la tecnologia alla parte del bello dell'esteticamente bello il nostro paese è l'unico che può fare questo e per fare questo serve una collaborazione tra tutti gli attori chi fa formazione, l'università e le scuole, chi fa i prodotti, l'impresa, chi aiuta l'impresa a fare i prodotti la finanza e le banche quindi è fondamentale che questi tre attori si parlino ovviamente ci deve essere il quarto attore che è la politica e ci mancherebbe altro ma io penso che se da questi tre attori arrivano le idee la politica non deve fare altro che ascoltare e mettere in pratica queste idee torniamo invece all'altra domanda quella è che cosa può fare in più l'università e i giovani escono dall'università che non hanno mai visto l'impresa e questo è un tema fondamentale cioè dobbiamo abituare i giovani spesso quando ero giovane io andavo a fare il cameriere. I docenti l'hanno vista l'impresa? Con me sfonda la porta aperta. Lui si però è vero. Perfettamente ragione ci vuole un cambio di mentalità va bene però dobbiamo anche avvicinare i giovani all'impresa anche se i docenti magari non sono molto non tutti sono molto vicini all'impresa dobbiamo avvicinare i giovani all'impresa. Io mi ricordo quando ero studenti quando ero cameriere ma perché l'impresa non offrono dei periodi di stage anche durante l'estate di un mese di 15 giorni e fanno conoscere ai giovani che cosa si fa nelle aziende perché sono convinto al 100% che quello che fate voi è qualche cosa che attrarrebbe i giovani a rimanere lì ma è chiaro che se noi sembra quasi sia un'impresa con le porte chiuse insomma ecco l'università dovrebbe dare molto più spazio a periodi anche durante gli studi non soltanto lo stage l'internship che si fa alla fine del percorso di studi ma durante tutto il percorso di studi dovremmo far capire ai giovani cosa sono le imprese come si vive all'interno di un'impresa. Ci sono esempi di questo tipo di imprese che hanno dato la possibilità anche addirittura di andare a fare soltanto una mezza giornata di stage durante la settimana perché così i giovani conoscono le imprese. Io spesso vedo che i giovani non sanno nemmeno cosa si fa all'interno di un impreso. E scusami Fabrizio sti interrompo ma di nuovo nella ricerca se ricordi è emerso che i giovani che fanno esperienze di lavoro durante il percorso di studi fanno lavori che non centrano nulla con quello che stanno studiando ed è uno spreco per loro e anche per le aziende e anche quando fanno gli stage spesso invece le aziende per cui vanno a lavorare all'estero sono aziende dove hanno sviluppato stage, master e cose di questo tipo. All'università spesso noi ci nascondiamo dicendo dobbiamo formare i cittadini del futuro però i cittadini sono anche lavoratori. Poi mi unisco alle provocazioni anche tutto il tema dei crediti formativi eccetera magari si potrebbe far meglio no? Però vabbè andiamo avanti. Stegniamo vero che c'è un tema abbastanza difficile. Mi permetto perché Fabrizio è anche un amico ma insomma è complesso il tema. Però questo è un po' il succo di avvicinare anche durante il percorso di studi le nostre studentesse, i nostri studenti proprio agli ambienti di lavoro. Avvicinarli molto di più vuol dire insomma frequentarli e non aver paura di frequentarli. Anche noi universitaria dobbiamo non aver paura di frequentare le imprese. Giusto. Aggiungo ancora una cosa poi magari sentiamo anche Fausto perché hai azzardato al tema delle periferie ma è così perché anche il Veneto oggi insomma ci sono tante discussioni sul fatto che si rischia di essere se non si è già un po' periferia nel momento in cui non hai più sedi importanti delle aziende e soprattutto non ci sono le competenze, non c'è l'innovazione. E va detto però visto che siamo proprio a Trento che nella mappa dell'innovazione dell'Italia noi purtroppo non siamo parte delle zone a più alto indice di innovazione europeo con l'eccezione dell'Emilia, un po' di Milano e di Trento. E di Trento. L'avrebbe detto Fausto ma io ci tengo a dirlo perché l'ho portato come esempio anche quindi come dire ci sono le competenze, c'è come dire un nucleo che probabilmente può avere più forza. Lascio anche a te Fausto. Anche qua, Trento è lì nei migliori nelle prime posizioni del paese in relazione proprio alla nostra università all'fbk, a femma e non tanto per quanto riguarda le imprese. Bisogna dirsele le cose e non è proprio così facile pensarsi innovativi. Noi non siamo come come come imprese particolarmente innovativi per cui dobbiamo riflettere cioè fermo che tutti devono fare la loro parte Di sicuro l'impresa, gli imprenditori non possono chiamarsi fuori da questo però io volevo, ascoltando il professore, arrivano dei flash di esperienza. Una cosa buffa, è una provocazione sempre. Ai genitori che hanno i figli da 16 17 anni ma raccontano esattamente cos'è il loro lavoro. Allora una cosa che ha avuto un incredibile successo, evidentemente prima del covid, dobbiamo riprendere questa partita. Erano tre settimane di stage del figlio ma non vicino al papà alla mamma in impresa, poteva andare avanti indietro insomma con il genitore semplificando un po' l'elemento logistico e questa cosa ha avuto un incredibile successo perché l'impresa come abbiamo definito prima è veramente sconosciuta. Il modello organizzativo è totalmente sconosciuto e avere un'idea di cosa si fa, di come si vive all'interno dell'impresa è decisamente molto importante e questa cosa, cioè quello dell'aprire le porte, dell'essere trasparenti, di dire esattamente quello che si è perché se noi diciamo che crediamo in questo non è che poi nei fatti lo possiamo smentire. Questo è un qualcosa che i giovani correttamente non perdonano ai matusa, a chi organizzano cose in modo diverso da quelle che nei fatti proclamano, cioè fare greenwashing, insomma lì il giovane ha ragione a punire quell'organizzazione, perché se non si è trasparenti e corretti in quel contesto è giusto essere stimolati a cambiare. Poi un'altra cosa che io non ho una risposta ed è un elemento che mi fa indagare, la nostra impresa è tanto sul femminile, noi abbiamo una percentuale di lavoro femminile particolarmente rilevante e mi interessava indagare, e anche abbiamo la possibilità di avere tutte le flessibilità, tutta, però portiamo a casa ancora soprattutto post maternità tantissime dimissioni. Allora, cioè se queste dimissioni le porta a casa un'impresa, GPE ha circa nel gruppo 120 maternità correnti, oggi tutti i santi giorni, circa, non sono due, sono 120, e noi non riusciamo con tutta la flessibilità, con tutta l'apertura che l'impresa ha, tanto vero che partita un indagine per capire la reale motivazione per cui portiamo a casa queste dimissioni, ma allora in un'impresa che più o meno maninfatturiera, più o meno dove l'orario evidentemente lo si deve contingentare assieme agli altri, mi immagino all'interno degli esercizi commerciali, quello è l'orario di apertura, quello è l'orario di chiusura, non è che puoi fare tutta la flessibilità che vuoi, no Gianni? Allora, cioè lì ci sono reali difficoltà organizzative, ma se un'impresa che non le ha queste difficoltà organizzative porta a casa comunque un così cattivo risultato, veramente ci mancano i servizi, ecco io metterei qua l'accento, i servizi alla genitorialità, i servizi alla donna, perché se noi non riscopriamo l'altra metà del cielo noi non andiamo da nessuna parte. Aggiungo forse anche le abitazioni, giusto? Certo, certo, la carta. State facendo cose anche su questo, no? Certo, certo. C'è anche un tema residenziale anche in questo territorio, no? Assolutamente, assolutamente. Mi vorrebbe da dire soprattutto in questo nostro territorio che è a vocazione turistica, no? Però dall'altra parte immaginare di non riuscire a trovare casa, no? Perché noi potremmo essere anche attrattivi, ma noi saremo attrattivi solo e solamente se portiamo vicino a quel lavoratore troviamo una soluzione per gli affetti, se non abbiamo lì gli affetti per cui la scuola, la questione, ma poi lavoro e soprattutto la casa. Ecco noi abbiamo questo grande problema ma dovremmo anche per quanto riguarda il turismo prestare la massima attenzione perché se spopoliamo le valli, no? Cioè le periferie che noi abbiamo sul nostro treno che sono grandi e sono importanti, se la spopoliamo dai residenti, e beh poi quella valle difficilmente resta turistica, perché è il complesso, è il complesso di servizi che noi dobbiamo offrire anche al turista per cui qua si vince e si perde tutti insieme sicuramente anche la casa è tra i più grandi problemi che abbiamo. Grazie e tra l'altro visto che hai citato il settore del turismo, il gap, il problema del personale in alcuni settori è ancora più critico e sono un po' il settore del turismo piuttosto che anche alcune imprese che magari hanno la necessità di lavorare su turni continui di notte, weekend, eccetera, insomma ci sono dei settori che questo tema non sono presenti al tavolo però è giusto anche dirlo che lo stanno sentendo in maniera ancora più forte visto che è stato toccato anche il tema un po' accennato, affetti, eccetera, mi sposterei anche per qualche riflessione un po' su un'altra componente che oggi viene più sentita quando si cerca posto di lavoro e a volte anche quando lo si lascia che è la parte valoriale, la parte valoriale di cui si è sempre parlato, allora giustamente hai detto il greenwashing perché tutti i temi della sostenibilità sono molto sentiti ma devono essere veri e quindi giustamente ma non è solo tema della sostenibilità, ecco oggi le persone in generale ecco c'è più disaffezione, il lavoro non per forza a tutti i costi deve essere al primo posto se non rispecchia, se non consente anche un buon equilibrio anche se lasciatemelo dire come magari emerso da qualche ricerca se non mi sento trattato come un numero anche perché oggi nel lavoro come dire le sfide sono sempre più importanti, si chiede anche sempre di più e quindi potrei raccontare tante cose che anche noi come azienda abbiamo fatto e stiamo facendo perché anche noi siamo un settore in piena trasformazione ma non rubo lo spazio degli ospiti, questo tema valoriale e del non essere trattati come un numero eccetera, lo sentite? Le persone lo chiedono? Voi lo fate? E poi quello che vuoi aggiungere anche su quello che è già stato detto naturalmente? Sì assolutamente c'è un'attenzione sempre maggiore alla qualità della vita, qualità del lavoro soprattutto nei giovani, questo è vero ma anche nei meno giovani, questo bisogna dirlo ed è per questo che come dicevo prima noi abbiamo sempre cercato di avere questo clima familiare proprio per rendere partecipi anche tutti i nostri lavoratori nella vita dell'azienda perché poi è un percorso come si diceva prima che si fa insieme perché l'imprenditore da solo non fa nulla assolutamente nulla e tutti servono poi noi abbiamo un po' diciamo così la fortuna di avere anche un tipo di prodotto che richiede molta interazione tra ufficio tecnico, produzione perché essendo dei prodotti custom quindi studiati per il cliente si parte da un'esigenza del cliente l'ufficio tecnico prepara un progetto poi ne deve discutere anche con l'operatore di macchina perché ogni manipolatore che esce dai nostri capannoni è diverso quindi va studiato insieme questa è un po' una fortuna quindi riusciamo anche a coinvolgere tutta tutta la parte un po' più di produzione, di ufficio tecnico, del commerciale e questo ci aiuta anche a mantenere certi valori perché non sono considerati dei numeri questo sicuramente. Che le persone lo appreziano? Avete una buona civilizzazione del personale? Sì molto molto alta. Diciamo che da noi entrano dopo la scuola tendenzialmente escono pensionati mediamente. Che non è più la norma direi? No no no non è più la norma. Vediamo fino a quanto resisto perché poi chiaramente noi dobbiamo adeguarci come ovviamente tutti devo anche dire però che l'azienda medio piccola fa più fatica ad adeguarsi siamo un po' più lenti ma perché non abbiamo neanche la struttura che magari può avere la grossa azienda e come dicevo prima siamo molto coinvolti spesso nell'operatività quotidiana e quindi dobbiamo imparare anche noi a creare magari una struttura che ci aiuta a vedere anche questi altri aspetti e a recepirli. Però poi do la parola se volete aggiungere qualche cosa si possono fare tante cose e mi sembra di poter riassumere quello che voi fate con anche far star bene alle persone in azienda. Certo questa secondo me è la base la base a tutti i livelli anche dal punto di vista economico perché forse è un aspetto che non abbiamo toccato ma almeno quello che riscontriamo noi è che l'aspetto economico è ancora molto importante. Cioè va bene il tempo però alla fine anche l'aspetto economico non è da valutare. Pagare è il giusto? Pagare è il giusto, ma aggiunge qualcosa su questo? Anche per la casa mi rialaccio un po' perché magari in valle c'è ancora la cultura di avere la casa di proprietà e quindi chiaramente per acquistare casa o ristrutturarla magari sia di famiglia costa. E certamente, vuoi aggiungere qualcosa? Perché il tema retribuzioni diciamo che per le fasce più alte, di nuovo cito la ricerca, non era il primo posto però era il terzo, i giovani vanno all'estero anche perché vengono pagati meglio certi profili e di nuovo non è il primo posto ma anche questo potrebbe essere un tema. Vuoi aggiungere qualcosa? Perché è un tema ampio? Allora direi che cosa aggiungere? Cioè torniamo ancora alla classe dimensionale della nostra impresa, alle difficoltà ad alzare il valore aggiunto per il lavoratore e da lì la difficoltà a riconoscere uno stipendio adeguato e comunque in linea con le aspettative. È una realtà, cioè è una realtà. Nostro paese soffre di questo, lo soffre meno la manifattura, lo soffre meno probabilmente gli ambiti nei quali lavoriamo, cioè come impresa, come impresa anche di Christian, però è un tema, cioè questo è il tema, il valore aggiunto per singolo addetto e questo se non lo risolviamo e non torniamo a risolverlo con l'internazionalizzazione, l'innovazione, gli investimenti, se non lo risolviamo da questa parte non potremmo sicuramente riconoscere stipendi più importanti e questo è per cui nel momento in cui noi tornando ad esempio all'internazionalizzazione che potrebbe anche essere il risultato dell'innovazione come accennavano nella introduzione della ricerca, il nostro Trentino, l'export in mano a un migliaio di imprese e l'85 per cento di questo export è fatto da meno di 100 imprese, bisogna dirsele queste cose e allora il Trentino in termini di export sul PIL meno del 25 per cento, loro sicchia, in Italia siamo al 35, il Veneto è al 45, allora quando io in maniera provocatoria dico che noi dobbiamo raddoppiare il nostro export non è che la butto lì, perché? Perché se riusciamo a raddoppiare il nostro export riusciremo certamente a fare innovazione e siamo ancora lì e un po' tornando al valore del lavoro, io credo che sia diverso, non possiamo confrontare quello che è oggi rispetto a quello che era rispetto al passato, noi sbaglieremo se noi volessimo guardare e misurare secondo il nostro sentire, è sbagliato, noi dobbiamo prendere atto che il lavoro è una componente della vita e questa componente deve essere accettata e gestita dai nuovi imprenditori e da chi ha l'ambizione di crescere, ecco questo è quanto noi possiamo in qualche modo suggerire perché se uno cresce fa innovazione perché per crescere l'innovazione è necessaria, per crescere è necessaria l'internazionalizzazione, ecco che allora riesco a dare ai miei giovani forse quello che cercano, perché per la maggior parte di tutti noi il lavoro è una componente della vita e noi non possiamo pensare di farla debordare a essere la componente principale, da imprenditore, da soggetto che ha speso tanto nella vita al lavoro dico pesiamo bene il lavoro, vediamo che sia ricco di soddisfazioni, che gratifichi l'uomo, la donna che portano avanti questi percorsi, per vivere meglio probabilmente, perché è qualcosa che soltanto i giovani riusciranno a valutare se stessi. Assolutamente centrale questo punto perché sento ancora spesso fare i confronti con ciò che è stato, su ciò che siamo stati e quello che oggi, oggi è oggi e bisogna prendere consapevolezza con quelli che sono i modelli culturali, i bisogni e fare i conti con questo, oggi e provando a lanciare come ultimo giro uno sguardo un pochino più avanti nel futuro, ma che poi proprio futuro non è, aggiungo un altro stimolo che è quello del ulteriore sviluppo tecnologico e innovazione a cui stiamo andando incontro, ad esempio per l'impatto sempre più importante dell'intelligenza artificiale che non potrà non cambiare il modo di lavorare, che sicuramente renderà alcune delle competenze oggi importanti meno importanti per non dire inutili, possiamo anche dirlo forse, fa paura ma è così perché già oggi i motori di intelligenza artificiale fanno molto meglio tante cose che rispetto all'uomo, allora quando parliamo di capitale umano credo che questo sia un elemento di cui tener conto, non avremo più bisogno delle persone sicuramente non è così però ecco se avete voglia di aggiungere qualche cosa su questo, partirei da Fabrizio, questo è un tema che mi appassiona, è un tema enorme abbiamo 9 minuti, e così ne approfitto anche a mio parere per dare mi sento di poter dare un consiglio anche ai giovani su questo, il tema mi riferisco all'intelligenza artificiale, io lo metto in relazione alle diverse rivoluzioni industriali che ci sono state, le prime 3-4 rivoluzioni industriali sono legate alla sostituzione della forza muscolare ad una forza diversa dal muscolare, quindi vapore, elettricità, automazione e così via la prossima rivoluzione industriale dell'intelligenza artificiale vedrà la sostituzione del cervello, è già così, sto dicendo che saremo sostituiti perché so che sto facendo una provocazione però è così ma guardate che l'intelligenza artificiale sostituirà il cervello come nelle prime rivoluzioni industriali la forza del vapore dell'energia elettrica sostituiva la forza bruta muscolare, quella che ti dava la necessità di fare operazioni ripetitive nella catena di montaggio, l'intelligenza artificiale ci darà la possibilità di sostituire la forza brutta delle operazioni ripetitive del cervello lasciando, io lo dico in maniera forse provocatoria, un po' più di tempo alla noia, c'è anche una canzone di Angelina Manggo da poco che parla della noia, la noia o lozium dei nostri antichi latini è una caratteristica fondamentale per la creatività cioè il fatto che noi abbiamo il cervello impegnati in operazioni ripetitive non ci dà più la possibilità di annoiarci, chi di voi si annoia? io faccio fatica ad annoiarmi, ecco però ma non penso ok però secondo me il fatto di dare spazio all'intelligenza artificiale generativa che è diverso dall'intelligenza artificiale che abbiamo conosciuto fino ad ora, ci dà la possibilità di trovare di nuovo la noia, di trovare lo spazio per la creatività, quindi ben venga l'intelligenza artificiale generativa che lascia più spazio alla creatività perché la creatività produce innovazione, la creatività ha bisogno anche di essere allenata, di essere appresa, non è una dota innata e la creatività secondo me ci darà la possibilità di essere maggiormente appresa se insieme alle materie scientifiche stem ci saranno anche arte, letteratura e filosofia io spesso dico che il futuro è fatto di stima, scienza, tecnologia, ingegneria matematica e arte, intendendo con l'arte tutte quelle scienze umane che fanno parte del nostro bagaglio culturale e che spesso nel nostro paese abbiamo coltivato forse un po' di più rispetto ad altri paesi quindi intelligenza artificiale mai bloccarla, noi invece stiamo regolamentando tutto come dicevo prima, invece c'è una grande possibilità per noi, consiglio ai giovani, parlavamo di lavoro del futuro, non lo conoscete il lavoro del futuro, non lo conosciamo il lavoro del futuro, quello che possiamo fare è essere allenati all'autoimprenditorialità, quello che dovete fare voi giovani è cercare di essere imprenditori anche nel lavorare in un'azienda perché i collaboratori del futuro saranno quelli che avranno anche queste spiccate doti di imprenditorialità e l'imprenditorialità non si acquisisce soltanto con competenze verticali ma si acquisisce anche con competenze trasversali, quelle che vengono chiamate competenze trasformative, soft skill, ecco l'università deve fare questo, io ho provato quest'anno, il mio secondo anno in ingegneria insegno elettrotecnica, ho lanciato delle sfide, delle challenge dove gli studenti vorrebbero pensare a fare delle startup nell'ambito dell'elettrificazione del futuro, dovrebbe diventare una normalità questo tipo di attività anche nelle scuole perché? Perché, come dire, si è più maleabili quando si è più giovani e se si comincia a pensare ad imprenditori quando si è giovani poi questa mentalità, questo mindset, diventa quasi naturale. Assolutamente, Fausto vuoi aggiungere qualcosa? Sì, nella mia testa certamente l'intelligenza artificiale sarà una rivoluzione industriale, cioè questo è ovvio, sempre nella mia testa, io credo, penso che human in command, cioè alla fine noi dovremmo avere uno strumento in più che ci aiuta a decidere, che ci aiuta a fare meglio, che alimenta di elementi nostri. Perché? Perché alla fine quello che vale, quello che conta è la relazione con gli altri umani, cioè non esiste la possibilità di farci sostituire. Allora sì, quando io ero a scuola, ero la prima calcolatrice scientifica, diciamo no, facciamo il tema senza la calcolatrice, oggi sarebbe ridicolo immaginarselo così e probabilmente domani potremmo anche fare il tema con l'intelligenza artificiale generativa, però noi qual è il nostro colpo d'ala su questo? Qual è quello che aggiunge qualche cosa, che mette quel pizzico di sale per dire che quella non è una sbobba, ma è cosa nostra, me la sento mia, è la mia poesia, non è un qualche cosa che ho fatto per far esprimere la macchina. Ecco allora io penso che human in command, penso, penso, rimanendo nell'ambito della scelta europea, quella della IAE, penso che non sia poi così sbagliato mettere dei confini. La cosa importante è metterli in modo chiaro, banalmente, cioè se io con all'interno di una selezione osservo le emozioni e mi faccio suggerire dalla macchina qual è la mia persona giusta, è corretto, non è corretto, non lo so, di sicuro è delicato, di sicuro è molto delicato. Dall'altra parte, sempre guardando le emozioni, abbiamo come impresa certificato un algoritmo che aiuta il clinico a certificare la depressione postpartum, 17, 18 per cento delle mamme soffre di depressione postpartum. Diciamo che avere una diagnosi 15 giorni prima, un mese prima, cambia totalmente la terapia, sempre emozioni, guardiamo uno in un processo di assunzione, l'altro in una teleconsulto che ha una finalità direi completamente diversa. È un tema, è un tema, io non sono certamente per le regole perché tra le altre cose altri ci somministreranno quegli algoritmi. Noi dobbiamo però anche qua come Trentino, cioè pensare che una fabbrica di intelligenza artificiale o fabbriche di intelligenza artificiale possono per davvero rompere il paradigma della dimensione, perché qua è l'inventiva, è la nostra capacità di andare oltre. Non è che Trento è seconda a nessuno rispetto a questo tema, anche partendo, non c'è confronto, termini dimensionali tra Università di Trento e Università di Padova, ma qua noi abbiamo qualche cosa che riusciamo a dire, perché c'è anche tanta storia e questa non la fabbrichi in poco tempo. È un qualche cosa dove soprattutto i giovani devono star davanti, per cui andate avanti e immaginatevi una vita piena di studio. Grazie Cristi, il nostro tempo è scaduto, forse proprio pensando a quello che dicevi tu, una cosa che però tutto ciò non può sostituire, il valore delle relazioni. Spero di no. Voi aggiungere qualcosa? Il tema secondo me, l'intelligenza artificiale è ovvio che le aziende non possono trascurarla, il tema sarà come applicarla alle aziende. Certo. Certo, soprattutto in aziende, magari in manufatturiere come la nostra, dove l'attività manuale, ma manuale con intelligenza, con valore aggiunto, è ancora fondamentale. Assolutamente e andiamo a chiudere perché non vogliamo sforare. Proprio quello che raccontavi prima, il valore della relazione è riuscire a realizzare dei modelli dove le persone comunque possono esprimere quella parte che la macchina non può esprimere, credo che sia una cosa di cui... le emozioni, come è stato detto. Quindi chiudiamo su questo concetto delle emozioni e ringraziamo tutti per la partecipazione.
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