Un’economia migliore grazie all’intelligenza artificiale
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Un’economia migliore grazie all’intelligenza artificiale
Il tema centrale del talk è stato quello dell’intelligenza artificiale e la relativa implicazione nelle filiere industriali, con particolare attenzione alla sua implementazione nella progettazione del futuro. L’ex presidente di Apple, Marco Landi, ha guidato un confronto con imprese locali, tra cui Fausto Manzana di Confindustria Trento, Anna Mareschi Danieli del Gruppo Danieli & C, Marco Podini di Dedagroup e Paolo Traverso della Fondazione Bruno Kessler.
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Buonasera a tutti. Iniziamo proprio in corsa, come dire. Quanta gente, che bello vedere tutta questa gente la testimonianza dell'interesse per il tema, proprio quest'anno che si parla di futuro del futuro, l'intelligenza artificiale è sicuramente un tema ricorrente, oggi ne parliamo con l'applicazione, in particolare al mondo delle imprese quindi le conseguenze dell'intelligenza artificiale sull'economia. Andiamo un po' oltre i temi che sentiamo discutere tutti i giorni, appunto con gli esempi e con un'analisi delle opportunità, dei rischi e delle prospettive. Introduco gli ospiti. Fausto Manzana, presidente di Confindustria Trento e amministratore delegato di GP, al cui poi lascerò il saluto iniziale. Marco Landi, presidente Institute Europe IA, dove IA sta per l'intelligenza artificiale. È stato presidente e CEO di Apple, l'Apple di Steve Jobs degli anni 90, quindi insomma una grande e ampia esperienza internazionale. Poi abbiamo Anna Mareschi e Daniele del board del gruppo Daniele vicepresidente di Confindustria Udine, buonasera. E Paolo Traverso, direttore strategia e sviluppo della fondazione Bruno Kessler, con cui vedremo anche il futuro di queste applicazioni. Marco Podini, presidente esecutivo Deda Group, un bel parterre. Presidente, le lascio la parola per salutare la nostra platea. Bene, grazie per essere qua. Io per davvero mi scuso con tutte le persone in piedi, però questa è la sala che ci hanno dato e questa noi gestiamo. Chissà se, anziché parlare di intelligenza artificiale, parlassimo di stupidità naturale, noi avremo lo stesso audit, potrebbe. Però, comunque, al di là di questo, la prima cosa che mi preme dire è che l'intelligenza artificiale ha poco, anzi, ha niente, l'uomo deve essere davanti a questi processi. Rimane questo qualcosa che almeno in un incontro con le imprese noi dobbiamo dire. Però, sì, tornando al titolo di questo momento, l'economia legata all'intelligenza artificiale renderà migliore, più semplice il nostro futuro. Questa è una certezza. Su questa cosa non c'è nulla da eccepire. Un altro dato, soltanto nel 2023, se è vero che il dato sarà il petrolio del futuro, nel 2023 i sistemi di intelligenza artificiale un per l'altro superano già termini di gestione la cifra di oltre 200 miliardi di dollari di transato, di business fatto con sistemi di intelligenza artificiale. Per cui io auguro un buon lavoro, sono particolarmente felice di avervi qua, questo è uno degli eventi di Confindustria Trento all'interno di questo splendido festival. Un filo incredibile anche, con 260 eventi, per cui è un tour de force, se si vogliono morti, probabilmente. Comunque, eccoci qua. Grazie, grazie a tutti per essere qua grazie anche a Landy, a Anna, a Traverso e a Marco che hanno accettato di portare esperienza a vedere un precipitato di questa mitica intelligenza artificiale. Ecco, grazie. Bene. Proprio così, Marco Landy, parliamo di intelligenza artificiale, ma come stanno le cose soprattutto nell'adozione dal punto di vista delle imprese? Buonasera, piacere di essere ancora a Trento. Sono venuto qui a incontrare il Presidente grazie a Anna prima che iniziassimo la seconda edizione di questo festival che facciamo a Cannes, questo festival dell'intelligenza artificiale che ancora una volta è stato un grande successo. E leggendo un po' la rivista che avete editato con il rinascimento digitale, mi ha fatto molto piacere vedere soprattutto l'interesse che le aziende del vostro gruppo stanno dando all'intelligenza artificiale. Quali spunti potremmo prendere da quello che abbiamo visto a Cannes? Cannes è stato un evento veramente maggiore perché è stato un evento totalmente dedicato all'intelligenza artificiale. Ci sono stati 15.000 visitatori, 250 espositori soprattutto ci sono state una cinquantina di conferenze dedicate specificatamente all'intelligenza artificiale. Quale cose potremmo dire che siano state le più interessanti? Prima di tutto è che il tema è il futuro del futuro. Vi devo dire che con l'intelligenza artificiale, con tutte le innovazioni che vengono immesse sul mercato, il futuro è oggi. Perché bastava guardare quello di cui si discuteva a febbraio a questo festival si parlava solo e esclusivamente di open AI, di AI generativa, a tre mesi ci sono i cinesi che stanno entrando, i giapponesi che stanno entrando, gli indiani che stanno entrando. Questa AI generativa sta diventando un qualche cosa di enorme che poi dovrà essere ben capito, compreso. Purtroppo il tema sarebbe ma l'Europa, ma l'Italia, ma penso che ci verremo un pochettino più tardi. Tre spunti. Il primo, c'è un gap tecnologico enorme. E cosa intendo con questo? La immissione di nuove tecnologie sta andando ad un'accelerazione enorme, ma la capacità delle aziende di poter assorbire, di poter avere nei loro processi l'utilizzazione dell'intelligenza artificiale è molto più bassa. E questo gap è qualcosa che è dovuto soprattutto a due fattori. Il primo fattore è la paura dell'intelligenza artificiale. Dovunque si vada ancora oggi, si parla, ah ma non la capisco, ah ma di che cosa. In più poi oggi è stata ancora di più accelerata questa paura quando quelli come OpenAI, come Elon Musk, che hanno creato questa intelligenza artificiale, cominciano a dire, ma questa intelligenza artificiale sta diventando così potente, così forte, che creerà dei rischi per l'umanità. Ora io questo discorso, siccome già dal 2019 quando ho creato l'Istituto Europea cominciavo a dire, ma stiamo bene attenti, ci possono essere dei rischi. Ci possono essere dei rischi, ma non è detto che perché ci siano dei rischi si butta il bambino con l'acqua sporca. E questo discorso che viene fatto oggi da questi grandi personaggi come Elon Musk, Jeffrey Hinton, che dicono l'intelligenza artificiale può creare dei grossi problemi all'umanità mi sembra un po' strano. Quando Elon Musk lascia OpenAI, chiama un gruppo di persone a firmare un documento per dire fermiamoci per sei mesi e poi subito dopo fa una nuova impresa, XAI, compra 6.000 supercomputer da NVIDIA e comincia l'attività. Adesso mi sembra che ci sia dietro qualche cosa che non è certamente limpido, ma una cosa è sicura, quello che crea questo gap tecnologico è dovuta alla mancanza di talenti. Non siamo pronti, le università, il sistema educativo non hanno dato la possibilità di avere quella quantità di talenti necessarie. Le aziende oggi, uno dei problemi che hanno è proprio di trovare i talenti necessari. Io sono presidente di una bellissima impresa di intelligenza artificiale a Siena che si chiama Quested. Abbiamo lanciato un bando per 100 ingegneri e abbiamo trovati due. E dico a Siena non è che sia un postaggio, uno dove si vive bene, però c'è questa mancanza, una mancanza di acculturazione, questa paura ancora dell'intelligenza artificiale e la mancanza di talenti. E quello che è peggio è che i migliori dei nostri talenti vanno all'estero. Questo è un depaperamento delle nostre capacità che rende l'utilizzazione dell'intelligenza artificiale. C'è una guerra che si sta facendo oggi, che è una guerra per acquisire questi talenti. Il tema dei talenti della formazione è molto interessante. Volevo chiedervi nel secondo giro anche questo aspetto, perché si parla di conseguenze sul lavoro in termini di rischio di sostituzione, ma c'è anche quali sono le competenze che possono servire per interpretare al meglio l'opportunità di come sta cambiando questo mercato. Ma volevo chiedere a Anna Mareschi e a Daniele nel vostro ambito, nell'ambito manifatturiero, come stanno le cose in termini di applicazioni dell'intelligenza artificiale. Grazie Presidente per questo invito e per questo panel d'eccezione. Per ritornare alla sua domanda, noi parliamo di intelligenza artificiale di processo, quindi applicata al processo industriale, cosa totalmente diversa dell'intelligenza artificiale applicata ai servizi internet, per esempio. Come diciamo prima, si è parlato molto di questo, quindi la generativa, ma in realtà c'è molto altro. Non c'entra nulla e se trattiamo le due cose nello stesso modo, accorriamo dei rischi enormi, perché da una parte si parla di evoluzione e progresso dall'altra si parla di levare la gioventù ai nostri ragazzi. Andrà articolata, io ho avuto la fortuna di far parte del comitato dell'IEEE che va a normare l'utilizzo dell'intelligenza artificiale, ma non è questa la domanda. Per quanto riguarda un processo industriale, partiamo dal come funziona, perché se non capiamo come funziona l'applicazione industriale, allora forse abbiamo dei punti mancanti che ci spaventano ci portano a dar contro qualcosa che invece è estremamente positivo. In estrema sintesi, arriva l'automazione, arriva quindi l'intelligenza artificiale. Cosa succede? Immediatamente aumenta la produttività. Aumentando la produttività aumenta in maniera esponenziale rispetto all'aumento lineare invece che abbiamo nei posti di lavoro inizialmente. Questo è successo nella riconversione agricola del 1800 in USA. Ci sono voluti un centinaio d'anni per passare al 70% di popolazione attiva che lavorava nel mondo agricolo allo 0,% dopo 120 anni. Ma la stessa cosa possiamo dire che è successa anche con il semplice contabile, perché nel giro di una trentina d'anni siamo passati a una persona che prima una percentuale di popolazione attiva dello 0,15% ha una percentuale dello 0,35% nel giro di solo 30-35 anni, questo anche grazie alla tecnologia. Quindi ci sono lavori che sicuramente vanno in crescita. Ma è proprio la differenza fra learning curve esponenziale e learning curve invece lineare. Ma noi abbiamo detto che aumenta la produttività. Aumentando la produttività cosa succede? Si riduce il costo del lavoro. Riducendosi il costo del lavoro si riduce il costo del prodotto finito che andiamo a vendere. Assumendo di essere in un mondo competitivo, cosa accade? Accade che aumenta la qualità e si riduce il prezzo. Questo sempre in un mondo competitivo. Detto questo, quindi aumenta la domanda. La domanda però crea, l'aumento della domanda crea nuovi posti di lavoro per tutte quelle parti di azienda che non sono automatizzabili o che non sono ancora state automatizzate. Da questo ne consegue che a un certo punto l'aumento della qualità con la riduzione del prezzo satura il mercato. Ma la produttività non si ferma perché è progresso la produttività. Quindi la produttività continua a evolvere e a crescere. Evolvendo e crescendo si crea sempre più automazione, ma i volumi non possono andare dietro all'infinito. Ed ecco il momento in cui si riducono i posti di lavoro. Questo è il punto focale. Dal lato aziendale-manifatturiero, però il World Trade Forum di Davos dice che il bilancio commerciale fra posti di lavoro che verranno cancellati o resi obsoleti dall'intelligenza artificiale hanno un bilancio commerciale positivo di 12 milioni di posti di lavoro. Quindi fra tutti quelli che verranno cancellati e quelli nuovi che verranno creati ci saranno 12 milioni di posti di lavoro in più. Quindi non spaventiamoci, semplicemente cerchiamo di orientarci verso quello che serve al mondo non verso quello di cui siamo stati convinti fino a questo momento. E proprio a proposito di questo motivo la nostra azienda, per far fronte a questa difficoltà, cosa ha deciso di fare? Ha deciso di cambiare la mentalità dei nostri bambini fin dalla loro nascita. Questo è l'unico modo per riuscire a creare il mondo di domani, la mentalità corretta per essere fruttevole in un secondo momento. Quindi dall'asilo nido alla terza media, una scuola internazionale di proprietà dell'azienda pubblica non statale, quindi mantenuta dall'azienda, ma in ogni caso paritaria, disponibile e aperta a tutti con robotica dalla scuola materna, con coding dalla scuola materna. Perché solo così creiamo un terreno fertile per far sì che i nostri ragazzi di domani non abbiano paura del diverso, non abbiano paura di creare qualcosa che oggi non c'è, di creare qualcosa che può fare la differenza. Si ricollega con quello che diceva in effetti Landy rispetto all'approccio di quello che si conosce meno quindi la formazione diventa importante. Per controverso volevo invece andare a definire in quale contesto siamo, cioè non c'è dubbio che c'è un grandissimo interesse, abbiamo visto notizie recenti, l'altro giorno ho Nvidia, un'azienda americana che fa processori molto importanti per l'intelligenza artificiale, che chi conosce il mondo dei videogiochi magari già conosceva, però prima non era così rinomata, è un'azienda che si è avvicinata al club dal trilione di dollari a Wall Street, con una crescita pazzesca, quindi succedono delle cose. Però la domanda è, visto che lei di intelligenza artificiale si occupa come ricercatore, come mondo della scienza, diciamo da molti anni, siamo davvero di fronte a un punto di svolta o c'è un po' di hype, mi viene in mente il metaverso di cui ho imparato per un sacco di tempo, però è abbastanza sparito, poi magari ci saranno applicazioni industriali, però lì c'era molto hype, è una situazione diversa oggi, siamo a un punto di svolta? Siamo a tanti punti di svolta. Giustamente l'intelligenza artificiale è una vita che c'è negli anni 50, i padri dell'intelligenza artificiale hanno fatto il primo, il primo meeting, il primo incontro sull'intelligenza artificiale, avevano un sogno che era quello non tanto di fare delle macchine che pensano come le persone, ma fare delle macchine che fanno delle cose che fino a quel momento non si pensava potessero fare, potessero fare solo le persone. Ci sono successe tante cose anche nel passato. Ad esempio nel 1998 la NASA ha pubblicato un articolo che diceva finalmente l'intelligenza artificiale vola nello spazio. Questo era il 1998, non era il 2023. Era un sistema di pianificazione che controllava la navicella spazzale DispSpace One mentre prendeva le fotografie di un asteroid e di una cometa. Benissimo sono state descritte le applicazioni che già si fanno con l'intelligenza artificiale, però ci sono state un continuo serie di punti di svolta. Ad esempio le tecniche di apprendimento sono diventate grazie alla disponibilità di dati, grazie a potere sempre più potenti fino a fare delle cose che hanno colpito molto anche le persone quotidiane. Ad esempio riconoscere cosa c'è in una fotografia. Uno dice, ma riconosce una fotografia? Con quelle tecnologie... L'applicazione consumera aiuta la percezione di qualcosa che sta cambiando. Però con quell'applicazione adesso ci sono dei prodotti, visto magari che stiamo nella medicina, ci sono dei prodotti che... parlo di prodotti, non di sperimentazioni, che ti permettono di analizzare in un millisecondo un'immagine di una retina di dirti se si tratta di una retinoponatia. Ora capisci che se io vado all'azienda sanitaria e dico, guarda l'intelligenza artificiale ha guidato la navicella spaziale, mi dicono, ma io, interessante, ma vado un attimo, ho degli altri problemi. Se gli dico che invece, visto che hanno da fare 15.000, più o meno, sami a persone che soffrono di diabete e non ce la fanno, magari può essere utile. Poi se vado da Marco Podini e da Fausto Manzana, che hanno un'azienda che lavora anche nella medicina, dico, ma guarda che comunque questa è tutto contro la medicina personalizzata, perché dei 15.000 dovrei capire in anticipo con delle tecniche di intelligenza artificiale quelli che sono più a rischio e magari facciamo un qualcosa assieme poi loro gliel'ho già detto e poi mi fregano sempre, perché loro sono imprenditori e io sono uno sporco ricercatore, quindi loro sanno fare molto meglio di me. Quindi ci sono stati dei progressi. E questa è intelligenza artificiale discriminativa che viene applicata in industria, in medicina, per l'agricoltura stiamo lavando assieme. L'intelligenza artificiale generativa, di cui si parlava molto, stupisce ancora di più, perché permette di generare immagini, di generare musica, quadri, testi e così via. C'è un mercato anche lì, c'è un mercato. Vorrei far notare che però il concetto di modello generativo è un concetto matematico che esiste da secoli. Semplicemente la tecnologia l'ha sfruttato e ha ottenuto risultati. Quindi secondo me c'è un insieme vertiginoso, come diceva Mark Holland, di progressi, non è hype solo hype, non è solo marketing. Diciamo che un po' quei sogni dei padri dell'intelligenza artificiale stanno un po' alverando. Chiarissimo. Marco Podini, dal vostro punto di vista di Data Group fornite tecnologie, quindi avete un punto di vista interessante sui settori che ne stanno adottando di più in quest'ottica. Cosa state vedendo? Come azienda, ormai da due decenni che stiamo lavorando sulle applicazioni concrete dell'intelligenza artificiale all'interno dei processi aziendali. Quindi in particolare cerchiamo di ottimizzare questi processi attraverso algoritmi soprattutto di machine learning che cercando la frontiera efficiente portano appunto a delle scelte veloci e migliori spesso di quelle che potrebbero fare anche gli operatori umani. Per darvi alcuni esempi concreti di progetti che abbiamo realizzato, ad esempio in ambito commerciale e industriale, uno dei cavalli di battaglia è sicuramente l'ottimizzazione della catena logistica. Quindi quando ad esempio un punto di vendita deve quotidianamente decidere quali merci riordinare dal centro di distribuzione oppure lo stesso centro di distribuzione, quale merci deve ordinare dai propri fornitori, cco che questi algoritmi possono automatizzare in maniera molto efficace un processo che invece storicamente in realtà nella maggior parte dei casi ancora ad oggi viene effettuato appunto dal personale dell'azienda. Oppure un altro esempio è quello nel processo di produzione dove di fronte ad una certa domanda il direttore di produzione deve decidere per l'appunto quali prodotti produrre. Pensate ad esempio ad un'azienda di moda che deve decidere per una collezione quante taglie, quali colori magari appunto non conoscendo effettivamente quale potrebbe essere la sua domanda. Ecco questi algoritmi consentono di gestire un insieme di parametri veramente numerosi e complessi e dare alla fine un output che si rivela appunto molto molto performante. Oppure in ambito finanziario che forse è uno dei segmenti maggiormente storicamente impattati da questa evoluzione la scelta degli strumenti finanziari o la valutazione dei parametri che questi strumenti hanno alla fine scelte di asset management che sono appunto anche in questo caso molto più veloci di quello che potrebbe fare un umano di fronte appunto a decine di migliaia di strumenti e parametri. Ma veramente gli esempi possono essere tanti. Ad esempio abbiamo nel caso di una catena di latterie abbiamo costruito un algoritmo che dava all'autista del camion che la mattina faceva il giro degli agricoltori quale fosse il percorso ottimizzato per raccogliere il latte. O ancora in ambito energetico lavoriamo con Terna per ottimizzare il dispacciamento di energia nella rete. Terna oggi è molto caldo e attraverso di nuovo questi algoritmi di previsione della domanda da un lato naturalmente analisi delle condizioni della rete possono ottimizzare molto questo dispacciamento. Quindi alla fin fine si tratta di strumenti che consentono di aumentare la produttività delle organizzazioni del lavoro. In questo senso i guadagni sono molto importanti. Per darvi un'idea riprendendo gli esempi che ho fatto in una catena logistica si può ridurre lo stock della merce presente nei depositi del 30% oppure nell'ambito di una rete energetica si può ottimizzare il dispacciamento del 10%. Quindi veramente stiamo parlando di aumenti di produttività. Maggiore ottimizzazione, efficienza che anche in ottica di energie rinnovabili, l'esempio delle reti sicuramente trova l'applicazione. Poi naturalmente è fondamentale che questo tipo di evoluzione si accompagna anche a uno sviluppo inclusivo e condiviso perché naturalmente ci sono temi sia economici che sociali che vanno opportunamente governati. Però personalmente sono ottimista su questo. Fausto Manzana, abbiamo citato il tema della sanità delle applicazioni in ambito sanitario. Quindi come amministratore delegato di GP le volevo chiedere com'è la situazione a questo punto di vista. Siamo anche lì davvero a un punto di svolta sulla diagnostica o quali sono le principale applicazioni in ambito sanitario? Direi che come Benny diceva, dottor Traverso, ce ne sono sempre tanti punti di svolta. Però ho bisogno di fare un cappello. Noi abbiamo ad est le autarchie ad ovest abbiamo l'iperliberismo di cui ha fatto uno splendido cennolandi qua l'Europa, un'Europa che tenta di regolare ogni cosa. In qualche modo ci dice in modo abbastanza preciso in sanità che taluni i dati. Io ho ottenuto l'autorizzazione del paziente Manzana per gestire i dati e qua ci si ferma, ma non è che possa usare quel dataset di dati per addestrare algoritmi di intelligenza artificiale. In qualche modo sembra, il primo acchito, che l'Europa abbia messo uno stop, si sia preclusa strade di avanzamento. No, non è assolutamente così. Utilizzando algoritmi sempre di intelligenza artificiale, prendo un dataset, un record, un insieme di dati viene elaborato da algoritmi di intelligenza artificiale ne creo un secondo totalmente diverso che però non ha nessuna inferenza statistica rispetto al mio obiettivo. Per cui faccio un detaccio rispetto al record di Faust rispetto a quello che è il futuro. Per cui rispetto pienamente i requisiti della privacy, ci si immagini cosa significa. E da lì faccio una serie di controlli, controllo che questa inferenza statistica non sia stata effettivamente violata da lì ho dei dati per addestrare quegli algoritmi di cui parlava prima Paolo. Questa cosa è determinante nella sanità. Noi non potremmo aiutare i primari che ci sono in questa sala nel fare referti alla velocità del millisecondo se non riuscissimo a rispettare innanzitutto le regole perché non sono messe a caso. E tra le altre cose, le regole che l'Europa si dà sono regole molto importanti. Io preferisco vivere in questo mondo di regole perché poi faranno strada a nostro modo di vedere nel mondo con questo mondo di regole riuscire, superando le difficoltà nel rispetto di queste regole, adestrare. Allora noi riusciamo a aiutare sicuramente a velocità incredibile, a dire ad esempio quante cellule tumurali ci sono in un contesto rispetto a un altro, a riuscire nell'ambito di una televisita, la deglutizione, a riuscire a dire quanto sta andando avanti velocemente l'invecchiamento. È tecnicamente impossibile per l'uomo riuscire a far memoria di quello che poteva essere l'incontro in televista di 20 giorni prima. A questo punto Marco Landi, visto che ha tirato fuori il tema del ruolo dell'Europa, il Presidente, accorpo le prossime due domande che volevo fare partendo dall'Europa. L'Europa si è data a un primo tentativo di regolamentazione sull'intelligenza artificiale, primo dei grandi non paesi, prima area del mondo che agisce in questo senso. E' questo il ruolo dell'Europa in questo contesto o rispetto a questa rivoluzione ci può essere anche un ruolo industriale. Allora qui mi permetto di dissentire un momento o di lanciare qualche cosa un po' di diverso. Siccome siamo poi in ambiente di confindustria, io ricordo qualche anno fa quando c'era Emma Marcegaglia, disse una cosa che mi è rimasta molto impressa. L'America innova, la Cina copia, l'Europa regola. E' bello, ci vogliono delle regole. Ma, caro Presidente, bisogna anche darsi da fare perché ci sia l'innovazione. Oggi come oggi, e qui ho papà, mamme, nonni, nonne, davanti a noi, noi dobbiamo anche guardare al futuro dei nostri figli. Se noi non innoviamo, se noi non creiamo opportunità in cui ci siano degli sviluppi, tipo per esempio un'IA generativa europea, non esiste, non esiste. Prima lei parlava di questa Nvidia, perché è la compagnia, immagino, alla quale lei si riferisce, è Nvidia, che è nei semiconduttori. Perché poi, signori, parliamo di silicio, ma tutti questi algoritmi vanno messi da qualche parte, vanno nel silicio. In Europa ne siamo ancora completamente lontani. Il cloud, voi avete nipoti, figli, tutti sono sicuri utilizzano Facebook, TikTok, Instagram. Ma, signori, sono tutte cose o cinesi o americane. E dove vanno i dati che influenzano la vita dei vostri figli? E delle vostre figlie? Che uso vengono fatte? Per dargli un target, per profilargli, per dirgli acquista questo, vedi questo film, Netflix. Quindi, quello che vorrei dire, è che l'Europa deve anche saper innovare, ma per innovare bisogna fare la ricerca, l'Europa ne fa tantissima, ma bisogna far uscire questa ricerca dai laboratori. Quindi bisogna creare delle start-up, incentivare queste start-up, bisogna che le grandi imprese aiutino queste start-up, all'interno di loro abbiano i loro laboratori che innovino. Bisogna fare in maniera tale, io ormai, da tempo che predico, anche alla Commissione Europea, ci vado di nuovo il 7 giugno, ci vuole un piano europeo per le nuove tecnologie. Non bastano, ci devono essere le regole, perché quando lei dà una macchina in mano a chiunque, ci sono delle regole da rispettare. Se c'è il semaforo, si deve fermare, deve saper guidare la macchina, ed è giusto, soprattutto perché questa intelligenza artificiale, se è male utilizzata, può creare veramente dei problemi. Ma non basta questo. Bisogna che ci mettano dei soldi, come abbiamo fatto con il PNRR. Ma se noi guardiamo anche in Italia, guardiamo, a parte come viene utilizzato, si parla che non riusciremo almeno a spenderli tutti, noi, come Questit, abbiamo lanciato un appello a Giorgia Meloni, dicendo, metti 500 milioni, ci facciamo carico noi, Questit, di creare un consorzio di tutte le migliori aziende che ci sono in Italia nell'intelligenza artificiale, vi facciamo vedere che abbiamo i talenti, le capacità, le qualità, per creare una IA generativa europea. Io spero che venga accolto, prendo l'opportunità di rilanciarlo da voi. Ma state attenti con i vostri figli e nipoti, perché tutti questi dati, anche lì il cloud computing dovrebbe essere, qualche cosa di cui l'Europa si appropia, non esiste, esiste solo una piccola società in Francia, OVH, non c'è la capacità di avere i nostri dati. Stiamo perdendo la sovranità digitale, o stiamo rischiando di diventare una colonia. Quindi è una proposta concreta. Il governo italiano sul PNR, che di cui si è parato tantissimo ieri e l'altro ieri, prima dell'opposizione e poi ai representanti del governo, poi all'Europa, che infatti, dei piani sceglia poi sulle terre rare, di tentativo di recupero, proprio legato al fatto che, prima il Covid e poi la guerra, hanno dimostrato anche come il tema della sicurezza è diventato assolutamente centrale. Parliamo di lavoro adesso. Con Mareschi e Danieli volevo chiederle, la stessa domanda, in realtà sono due, però, le domande che le faccio. La prima è, quali professioni davvero spariranno all'interno di questo nuovo contesto, per quello che è il suo punto di vista, in ottica di formazione, se dovesse dare un consiglio a chi oggi sceglie un'università o, diciamo, vuole formarsi per adeguarsi allo scenario attuale, quali sono le strade più promettenti, di cui c'è più necessità in azienda? Parto solo facendo una battuta sul fatto che, proprio per la risposta che ha dato Marco poco fa, il motivo per il quale ci mettono sempre a fianco in tutti questi convegni o comunque discorsi, perché lui parla giustamente di un tipo di intelligenza artificiale che va a manipolare la mente umana, un qualcosa di estremamente pericoloso, io ho tre figlie, quindi ne sono decisamente consapevole, non posso che essere più che convinta che lui abbia ragione di quello che dice. Ma non dimentichiamoci che intelligenza artificiale significa anche applicazione ai processi industriali. Quindi, scusami, Luca, se esco un attimo dalla domanda che mi hai fatto, ma secondo me è veramente importante questo discorso, perché l'automazione dei processi industriali porta sicuramente ad un aumento estremo della sicurezza fino ad arrivare alla quasi massima sicurezza. Si parla di una riduzione del lavoro faticoso, si parla di una riduzione del lavoro rutinario che fa anche perdere un po' quella voglia di lavorare che abbiamo in tanti nostri lavoratori. Non ci sono infortuni, siamo infortuni quasi zero. Noi abbiamo appena implementato un impianto di vergella per la produzione di vergella di qualità, sono 800 metri di impianto, zero men on the floor, una volta sarebbero servite forse 350 persone per la produzione di mezzo milione di tonnellate di vergella di qualità all'anno. Oggi abbiamo 13 persone a turno all'interno di un pulpito. Questa è la nuova azienda metallurgica siderurgica. È tutt'altra cosa, e senza intelligenza artificiale noi non potremmo gestire un impianto da 800 metri con 120 telecamere termiche e ottiche per la gestione appunto attraverso i nostri computer che autoapprendono, che prevedono le manutenzioni necessarie, che eliminano gli sprechi, che creano circolarità, che riducono l'impatto ambientale. Sembra assurdo quello che dico, ma non è così, perché noi ci siamo resi conto attraverso l'applicazione che ogni volta che vai a efficientare un processo industriale automaticamente vai a ridurne l'impatto ambientale. Ed è automatico, chiunque può sperimentarlo e mi dare a ragione. Non lo sapevamo prima, lo abbiamo scoperto sul campo creandolo. Perché l'intelligenza artificiale alla fine è una commodity che va a prendere tutta l'azienda, non singole parti. Il problema è l'integrazione dell'ufficio acquisti insieme all'ufficio vendite, insieme ai pagamenti, alle lettere di credito. Insomma, tutti quelli che sono alla produzione, alla logistica, tutti quelli che sono i settori. Oggi il problema probabilmente è che non si parlano, ma anche una piccola azienda che dice come faccio a implementare l'intelligenza artificiale? Sicuramente lo stai già facendo in qualche modo, con il magazzino o attraverso la ricezione degli ordini. Sicuramente lo stai già facendo. Devi semplicemente integrare tutto ed è costoso. Sicuramente è costoso, ma va fatto. Per tornare rapidissimamente alla domanda che tu mi hai fatto, tu mi hai chiesto qual è la forza che guida la creazione l'eliminazione dei posti di lavoro? Cos'è a rischio, quali sono le opportunità, invece? Sì, diciamo che sicuramente parliamo della produttività, del quanto velocemente aumenta la produttività, quindi di quanto velocemente attecchisce la tecnologia, prima di tutto, secondo parliamo della domanda latente. Quindi, in base a queste due caratteristiche, noi possiamo capire quali posti di lavoro esisteranno ancora quali posti di lavoro, invece, verranno eliminati. Ma vorrei fare anche una provocazione alla fine, perché noi parliamo tanto di necessità di competitività, di essere i migliori competitivi. Come facciamo a essere competitivi? Dobbiamo vivere su un territorio competitivo. Chi mi segue sa che dico sempre questa cosa. Per avere un'azienda competitiva, il territorio deve essere competitivo, altrimenti poco facciamo. Affinché il territorio sia competitivo, dobbiamo riuscire ad alzare i salari in modo tale che l'ascensore sociale funzioni. Per aumentare i salari ci sono oggi due modi. La produttività e il valore aggiunto per aziende, perlomeno manufatturiere come siamo noi, va aggiunto un terzo punto, perché l'organizzazione lean va un po' contro la produttività vera e propria oggi. Non bisogna più fare attenzione esclusivamente all'aumento della produttività, ma bisogna focalizzarsi di più su quello che è il fabbisogno del cliente. L'intelligenza artificiale ci aiuterà in una maniera incredibile, perché noi dobbiamo capire quale processo che porta un vantaggio ai costi della mia azienda porta anche un soddisfacimento maggiore al mio cliente, altrimenti quel costo minore del processo della mia azienda alla fine mi creerà un grossissimo problema. Chiarissimo, chiarissimo. Paolo Traverso, sempre parlando della prima la abbiamo accennato, ci sono state frasi che hanno molto colpito dei fondatori, tra virgolette, dell'intelligenza artificiale, anche l'ex responsabile di Google ha usato queste parole molto spaventose, proprio a rischio l'umanità rispetto all'adozione di intelligenza artificiale. Visto che adesso, come dire, alcune cose si stanno scrivendo dei sistemi di intelligenza artificiale, a che cosa bisogna prestare attenzione oggi per far sì che vengano, come dire, smentite queste profezie? A cosa dobbiamo fare attenzione oggi? Quali sono i veri pericoli che però bisogna guardare seriamente confrontandosi senza remore? Sì, è una tecnologia molto potente, può fare del bene, può fare del male, che venga utilizzata un giorno per applicazioni militari, come per applicazioni industriali come bene stato descritto o applicazioni in medicina. La bomba atomica? La bomba atomica è uguale, esatto. Tecnologia potente è così. Ora, io faccio una provocazione a Marco Landi. Allora, cosa facciamo ad attenzione? L'intelligenza artificiale generativa, la grande intelligenza artificiale generativa, come quella che serve per generare i dati in medicina, è un'intelligenza artificiale che forse ha bisogno di modelli un po' più semplici, magari senza qualche migliaia di miliardi di parametri da addestrare con milioni e milioni, no milioni, con miliardi di frasi prese da tutto il web del mondo. Facciamo un po' più semplice. Magari ci mettiamo dentro qualche cosa che riesce a controllarla facciamo l'AI generativa europea, che riesce poi magari anche perché la generativa, finché mi genera un'immagine, me la genera storta, bruta, non è un grande problema, ma si genera dei dati per la medicina sballati che non hanno senso, quindi dobbiamo controllarla in qualche modo. Quindi c'è lavoro da fare questo. E qui arriva anche l'altro discorso dei dati, perché io sono contento di vivere in un paese dove ci sono delle regole, perché nessuno può prendere i miei dati e farne delle cose brutte. Però non voglio neanche andare a dire ai nostri figli non abbiamo guarito il diabete per via della privacy. Allora, ci vogliono delle regole, ma bisogna anche capire dove fa bene e dove fa male. Anche l'AI Act, famosa AI Act europeo, deve capire che deve andare avanti, perché la tecnologia va avanti, non possono averlo scritto un anno fa, mentre c'è il GBT, mi parlano di completezza dei dati, che è completezza dei dati che c'è il GBT, mi prende i dati di tutto il mondo. Quindi c'è da lavorare molto in questo senso. Io credo che dobbiamo spingere lì. Chiaro anche questo, grazie. Marco Podini, abbiamo toccato il tema della formazione. Dal suo punto di vista, che tipo di formazione serve per gestire e strutturare un salto di questo tipo a livello tecnologico? Una competenza tecnologica o c'è bisogno anche di altro? Sicuramente l'intelligenza artificiale, l'abbiamo capito, avrà un impatto fondamentale sul mondo del lavoro. Praticamente direi che tutte le mansioni ne verranno impattate, chi più chi meno, per fare ad esempio dei servizi legali, servizi contabili, piuttosto che l'organizzazione dei viaggi, addirittura attività creative, piuttosto che l'educazione delle lingue. Insomma, veramente l'impatto di questa tecnologia sarà enorme. È altresì vero che dobbiamo anche razionalizzare il fatto che, per certi versi, poi appunto le persone, le organizzazioni, volvono in maniera graduale. Quindi io penso che bisogna anche dare un messaggio, insomma, di tranquillità, nel senso che ci vorranno decenni perché effettivamente l'intelligenza artificiale dispiegherà tutta la sua potenza di questa appunto evoluzione. Per farvi un esempio concreto, il centralino automatico è stato inventato nel 1892, ma poi è stato solamente dopo la Seconda Guerra Mondiale che realmente il mestiere del centralinista è andato a venire meno. Quindi, effettivamente, è importante che la formazione cambi, si evolva, soprattutto l'abbiamo sentito, avvicinare i giovani alle nuove tecnologie, a questa formamenti diversa che appunto considera, consentirà questi grandi aumenti di produttività. Che, attenzione, non sono solo aumenti di produttività per le imprese o le grandi organizzazioni, ma saranno anche aumenti di produttività a livello personale. Quindi, nella sostanza, questa evoluzione libererà miliardi e miliardi di ore di lavoro che appunto potremo dedicare a nuove attività o anche semplicemente al nostro tempo libero. Per venire alla tua domanda, in particolare, io penso che questa rivoluzione produrrà anche un grande cambiamento proprio nel modo in cui le persone lavorano. Cioè, sempre più le persone non saranno isolate nel produrre le loro appunto funzioni e attività. Ma si genererà un modo di lavorare sempre molto più condiviso, dove appunto organizzazioni, come parte noi abbiamo già intrapreso come data group questo percorso di open innovation, quindi l'impresa che collabora con i centri di ricerca, con le università, con le startup, con altri attori economici, per appunto produrre qualcosa di diverso e migliore. Perché no Paolo, no? Noi già collaboriamo in ambito dati, cyber security, ma potremmo anche immaginarci delle nuove frontiere dove andare a lavorare anche appunto su questi temi dell'etica delle regole che sicuramente sono molto importanti. Quindi, in conclusione, il messaggio che voglio lasciare è quello che questa grande rivoluzione scientifica ci porterà sicuramente grandi progressi quindi non dobbiamo averne paura. Bene, siamo quasi vicini alla conclusione. Ci sarebbe tempo, se volete, per un paio di domande. Se qualcuno del pubblico vuole approfittare dell'occasione di chiedere qualcosa ai nostri relatori, ce n'è una. Porto io il microfono, se non c'è nessuno. Però io non posso uscire di qua, c'è l'inquadratura. Lì. Primo. Un attimo che mi faccia vedere. Ah, sì, venga, venga. Allora, innanzitutto, grazie all'auditorio, perché una chiarezza metodologica è così, fa sempre piacere. Non proclami né niente, ma semplicemente un'analisi oggettiva. E dico anche mio nome, sono Andrea Bertamini, da praticamente 35 anni mi cibo di dati. Quindi sono una persona anche in causa in tutto quello che è stato il processo di trasformazione della modalità di trattare i dati. E l'ho vissuta sulla mia pelle. Quindi io sono contentissimo, come parliate, dei giovani che devono essere preparati alle nuove frontiere rispetto all'intelligenza artificiale. Ma non dimentichiamoci anche di quel patrimonio di cultura, di esperienza, di chi c'è già. E che quindi vive questo momento di transizione. Saremo noi che, come diceva la dottoressa Danieli, trasmettiamo ai nostri figli quel minimo di conoscenza e anche regola. Ma se noi non sappiamo primis come trattare queste cose, diventiamo dei momenti deboli dell'anello, sia in campo di istruzione dei figli, ma soprattutto in campo lavorativo. Quindi abbiamo tutta questa fase, probabilmente di transizione, in cui c'è una necessità di reskilling, una parola bruttissima che ho vissuta sulla mia pelle, che significa devi ricollificarti, tradotto proprio in parole povere e povere, o upskilling, ancora peggio, devi migliorare, devi fare qualcosa in più, ho detto che più di quello che faccio non ce la faccio, ma il momento di transizione probabilmente sarà quello meno in dolore per il futuro. È il momento successivo in cui non ci sarà più questa generazione che ha accumulato quell'esperienza che permette poi di fare i modelli supervisionati, perché il 99% dei modelli che funzionano sono quelli supervisionati. Quelli supervisionati sono quelli in cui c'è qualcuno che ha l'esperienza di dire, caro modello, hai preso? Sì, per me stai facendo una cassata. E così parlando. È una provocazione. Però avete detto tutte cose giustissime, secondo me mancava questo pezzo qua, della generazione, la mia o di tante altre che si trovano nel momento in cui non hanno avuto la fortuna di trovare menti lungimiranti come le vostre che andate all'università, o addirittura, Teresa Danieli, la stimo tantissimo, coding fino dalla scuola materna, magari non a quei livelli lì, però un approccio. Mio figlio mi frega in qualsiasi istante a 15 anni è oltre a me di migliaia di anni, pur vivendo io da 30 anni all'interno dei dati. Non voglio continuare oltre, era questo che volevo dire. Grazie, grazie. Luca, posso, scusami? Certo, non è una domanda, ma ci ha sicuramente fornito uno spunto. Intanto la ringrazio per questo intervento che era assolutamente necessario, siamo d'accordo su questo. Le assicuro che il coding dalla scuola materna funziona perché si parte dallo spiegare a dei bambini che l'apprendimento di dati di una macchina crea valore lo capiscono. La robotica la capiscono in maniera facilissima. Un bambino dà un ordine e quell'altro lo esegue. Già lì hanno capito come funziona, più o meno. È il vecchio. È il vecchio, bravo. E fra l'altro, l'ultima cosa giustissima che lei ha detto, il problema del re-skilling o dell'up-skilling. Io ho scritto un articolo da pochissimo, una settimana fa, dove proprio lo definisco il nuovo fattore critico di successo per le imprese, non l'unico, ma uno, perché oggi non abbiamo ragazzi da formare, quelli formati non sono in linea con le competenze di cui noi abbiamo bisogno perché non abbiamo creato delle menti aperte sufficientemente a capire che non stiamo parlando di meccanica quantistica, ma stiamo parlando di futuro. E il re-skilling oggi significa creare dei genitori che riescono a spiegare ai propri figli che questo è il futuro non deve spaventare. Bene. C'è un'altra domanda? Non mi sembra. Sì, ce ne sono, no, di improvviso tre. Microfono, perché è per la diretta video. Velociissimo, perché sono tante. Voglio vedere una risposta agli sceneggiatori di Hollywood che stanno scioperando contro l'intelligenza artificiale perché l'intelligenza artificiale sviluppa delle sceneggiature. Questa, Landi, vuoi rispondere? Volevo citarlo io. Visto che ha vissuto a lungo vicino a Hollywood. Guardi, ogni volta che c'è una nuova tecnologia, ci sono sempre quei gruppi che un po' vengono spiazzati che cominciano a protestare. Ma questo, dalla rivoluzione industriale, lei si ricorda, i luttisti, no, che quando arrivavano le macchine in Inghilterra distruggeranno il nostro lavoro. In questo momento, capita proprio, non so se tutti lo sanno e hanno capito la domanda, ma in America, soprattutto a Hollywood, stanno facendo sciopere una cosa incredibile per l'America, soprattutto per Hollywood, sono quelli che scrivono i testi, gli sceneggiatori, tutti quelli che oggi si trovano spiazzati, ma dicono loro di essere spiazzati, perché questa IA generativa li dovrebbe aiutare. Dovrebbero capire che invece è un modo di cui si potrebbero appropriare per essere più creativi ed essere più performanti. È sempre la solita logica di dire prendo questa scusa perché mi dovete dare più soldi. Non c'è altro dietro. Traverso, volevo aggiungere, poi abbiamo... Mia figlia fa la scenografa. E stasci operando, no. No, no, semplicemente con quello che si è detto oggi veramente si tratta di avere a disposizione queste tecnologie che permettono di fare cose magari di alzare il livello del lavoro in questo caso. Quindi io sono d'accordo. L'ho detto anche perché sono direttamente intero. Io ho un figlio che fa l'avvocato uno che fa la scenografa. Anche lui, ma anche lui mi sembra tranquillo. Prego. Io volevo osservare una cosa. Già oggi la psicologia sta studiando l'evoluzione biologica del cervello dei nostri bimbi, dei bimbi più piccini. L'evoluzione darwiniana ci ha portato a essere quelli che siamo qua oggi. Questi bimbi, queste piccole creature, oggi sono influenzate da questi algoritmi. Ecco il perché. Io ho ribadito l'importanza delle regole poi ulteriormente altro elemento sempre relativamente ai bimbi per dare un po' una visione rispetto a quello che ci sarà e che non ci sarà. Chi inizia la scuola oggi, per il 50%, non riusciamo nemmeno a immaginarcelo il suo posto di lavoro. Ma banalmente un profilo digitale può far parte dell'asse ereditario? Cioè, chi è che lo gestirà? Come lo gestiremo? Certo. Sì, solo per chiudere con quello che ha detto Fausto, nel 1940 non esisteva il 60% delle professioni che oggi abbiamo. Quindi questo dà l'idea del potenziale. Per tornare alla domanda sui creativi, di nuovo l'intelligenza generativa non fa altro che scandagliare il passato ovviamente riproporre dei modelli che hanno funzionato o che sono efficaci. Però ragazzi, il futuro è proprio qualcosa di diverso. Il futuro è qualcosa che noi, grazie alla nostra creatività, possiamo e dobbiamo inventare. Quindi i creativi del domani dovranno essere in un certo senso più bravi o diversi da quelli del passato. C'era l'ultima domanda, prego. Provocazione per provocazione, ne volevo fare uno anch'io. In questi tre giorni ho avuto fatto una quindicina di cose su uno Staccano Vista. Un tema che è venuto fuori abbastanza frequente è quello dei giovani laureati che vanno all'estero. Come io sono padre di una ragazza che da dieci anni lavora in Svezia, da una parte sono contento che sia realizzata, dall'altra pensa, porca miseria, divento vecchio con una figlia a 2.000 km. Voglio ricordare a tutti questi che si lamentano perché poi leggi sul giornale Confindustri, non troviamo che il mercato ha una risposta a questo problema. Pagateli, quando li pagate, restano qua. E anche la Daniele aveva parlato del tema del reddito. C'è qualcuno che vorrà fare l'ultimo commento? Se mi permette, non è solo il salario, è tutto quello che c'è al contorno. Perché vanno via anche quei giovani che hanno delle brillanti idee per creare delle startup, delle nuove iniziative. E vanno via perché il sistema che noi abbiamo di finanziamenti, di aiuto, di supporto, è contrario a questo. Guardi, le do solo un esempio, perché mi è capitato che mi ha fatto parecchio male. Un giovane, vent'anni, che aveva ideato una stampante 3D a colori voleva brevetare questo, ha chiesto 30 mila euro al MES, al ministero dello sviluppo economico. Le hanno risposto, lei è troppo giovane, l'iniziativa è troppo importante, non possiamo darle seguito. È il nostro modo di vedere le cose che è sbagliato che lo dobbiamo cambiare. Landi, quando è che hai andato via dall'Italia? Era un'altra epoca, però ero curioso. Io sono andato via praticamente nell'82, perché... Ma lì è stata la carriera, non è che io sono voluto andare via. Io ero presidente della Texas Instruments Italia, mi hanno fatto capo dell'Europa, mi hanno fatto capo di tutta l'Asia, quindi mi hanno mandato a Hong Kong, poi lì mi ha beccato la Apple, che mi ha riportato in Europa poi mi ha portato a Cupertino. Lì non sono voluto andare via io, dall'altra parte la carriera, quando ti chiedono di poter dire... Adesso da capo dell'Italia, dimenti, capo dell'Europa, da capo dell'Europia, capo in tutta l'Asia... Poi erano gli anni della grande crescita secondo quel mondo lì. Mi hanno fatto cavalcare l'onda in cui tutte le grandi aziende, noi li abbiamo persi un'opportunità enorme. Velociissimo, ho un'ultima domanda per Traverso, perché so che lui risponde molto meglio. Però non posso non rispondere come azienda. Ha ragionissima lei, non so come si chiama, signore, quella maglia rossa, ha ragionissima. Il lavoro di qualità va pagato, va pagato nel modo corretto vanno dati i servizi accessori. Ma guardiamo tutti i lati, io ora non voglio essere polemica, ma tanti genitori, io quando facevo dei colloquio, non li faccio più perché non ho tempo, ho visto dei ragazzi laureati da 25-26 anni che arrivavano al colloquio con i genitori, alcuni che mi dicevano 1300 euro al mese stipendio di un ingegnere neolaureato con un percorso di crescita, una learning curve, che prevede un aumento di stipendio in base alla performance, come è giusto che sia, perché noi dovremmo arrivare a pagare in base alla performance, non in base alle ore di lavoro o in base a tante altre cose. Cosa ci interessa? Il risultato. Mi hai portato il risultato? Bene, ti pago di più. Non mi hai portato il risultato, ti pago il lavoro di base, eccetera. Quindi anche noi genitori, facciamoci ogni tanto, non parlo di lei assolutamente, ma facciamoci un mea culpa rendiamoci conto che dobbiamo creare dei ragazzi coraggiosi che non devono pretendere i loro diritti prima di accertare di aver rispettato i loro doveri. Grazie. L'ultima domanda per Traverso, perché io sono appassionato di futuro, quindi cosa ci aspettiamo? La ricerca adesso, cosa sta lavorando sull'intelligenza artificiale? Cosa ci possiamo aspettare nei prossimi anni? Un'intelligenza artificiale affidabile, un'intelligenza artificiale che impari dai dati, ma che usi anche i modelli delle persone, perché nei processi produttivi, l'ingegnere lo sa come è fatta la macchina, il valore di un dato in un certo stato è ben diverso dal valore di dato da un'altra parte. Un'intelligenza artificiale generativa controllabile, un'intelligenza artificiale che per preaddestrare, per preaddestrarle non costi un milione, ma non solo un milione di dollari, non usi tutto quel potere computazionale tutta quell'energia che mi fa tagliare tutti gli alberi in Amazonia. Chiarissimo, grazie. Abbiamo un po' sforato, ma ne valsa la pena. Grazie ai relatori, grazie che ci hai ascoltato e buona continuazione. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org
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