Europa tra economia e politica: l'esperienza di un economista di professione
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Europa tra economia e politica: l'esperienza di un economista di professione
Prima in Banca d’Italia, poi alla Consob, infine nel board della Banca Centrale Europea. Un grande servitore dello Stato racconta il rapporto tra istituzioni politiche ed economia dal suo osservatorio privilegiato.
grazie a tutti grazie di essere qui così numerosi ci dispiace magari per chi non è riuscito a trovare un posto questo incontro viene anche trasmesso in diretta su rttr e quindi salutiamo anche gli spettatori di questa emittente e poi su sky devo dirvi che poi altri incontri sono previsti nel programma di domani si svolgeranno in questa sala con tommaso padoa schioppa parliamo di europa e prendiamo spunto da questo suo il suo libro europa un pazienza attiva malinconia e riscatto del vecchio continente pubblicato recentemente da rizzoli tommaso padoa schioppa è stato membro del board della banca centrale europea poi in precedenza è stato presidente della consob e ancora prima vicedirettore generale della banca d'italia oggi è ministro dell'economia nel governo prodi ovviamente lo spirito di questi incontri non è quello di dibattere la realtà di questi giorni ma di fare una discussione approfondita sui grandi temi dell'europa e soprattutto dell'europa vicina ai cittadini alle imprese dell'europa possibile dell'europa che verrà dei suoi successi di cui in questo libro tommaso padoa schioppa parla ma anche dei suoi numerosi insuccessi ora il nostro autore è un europeista convinto e nella prima parte di questo libro si incarica di sfatare tutta una serie di luoghi comuni che vorrebbero l'europa in crisi ma intanto ringrazio il pubblico di essere qui in particolare al pubblico dei giovani ringrazio ferruccio de bortoli di essere il conduttore di questo incontro verso ferruccio de bortoli una latitudine particolare perché lui che mi ha inventato come giornalista come collaboratore del corriere della sera e quindi neanche educato a parlare il linguaggio di 800 mila elettori non quello di un libro che se vende bene vende 8.000 copie o di una rivista scientifica che ne ha 800 o di un incontro tecnico che se raggiungesse le 80 persone sarebbe già un incontro molto largo io sono convinto che di tutti i linguaggi il più ricco è il linguaggio comune i piloti sono i linguaggi tecnici riuscire non c'è nessuna sfumatura almeno nel campo dell'economia del ragionamento economico che non sia esprimibile nel linguaggio comune l'unica difficoltà è che è più difficile esprimerla nel linguaggio comune perché richiede un nello di comprensione più profondo di quello di cui si accontenta il linguaggio tecnico e quindi la mia gratitudine verso ferruccio de bortoli e la gratitudine verso la persona che mi ha indotto è spinto a questo sforzo di approfondimento che si deve compiere per rivolgersi a un pubblico di persone che non sono specialisti della materia economica il titolo di questo incontro è europa tra economia e politica l'esperienza di un economista di professione ma in effetti il libro non è un libro che parla di economia se non in in una misura piuttosto modesta e quindi dovrei quasi scegliere se parlare più del tema dell'inno o del tema che dà il titolo a questo incontro parto dal libro e dico forse solo qualcosa per introdurre e avviare la nostra conversazione innanzitutto e spiego il titolo europa una pazienza attiva è un'espressione che mi è venuta come capita alla bocca prima chiaramente in una in un incontro molto più ristretto di persone alle quali avevo parlato di europa e avevo espresso la mia impazienza per le occasioni mancate per il fatto che alcune cose che sono chiaramente necessarie ragionevoli semplici che benefici che porterebbero benefici a tutti stentano a realizzarsi in europa per esempio in quell'occasione parlavo di integrazione finanziaria è stato fatto l'euro eppure ancora oggi l'euro per certi versi è il coronamento di un cammino di integrazione economica del mercato eccetera ma è anche il presupposto per periori passi di unificazione economica che invece si stentano a compiere e l'abbiamo visto anche in italia lo vediamo in materia di borse livello abbiamo visto lo vediamo per le banche allora una delle persone che erano questo incontro mi disse beh ma insomma ci vuole un po di pazienza e io dissi sì però la pazienza non consiste nella aspettare la pazienza deve essere attivo se c'è un opera lunga un'opera difficile ci vuole pazienza a compierla ma è la pazienza dell'operare e non la pazienza dell'aspettare che le cose succedono sempre per restare sul titolo il sottotitolo è malinconia e riscatto del vecchio continente vi spiego l'origine anche quindi questa espressione il primo capitolo di questo libro è con qualche modifica il testo della prolusione che feci all'apertura dell'anno accademico dell'università dove sono stato studente all'università bocconi mi era stato chiesto di dare un titolo purtroppo i titoli si devono dare prima di scrivere invece di potergli dare alla fine e dissi di come titolo l'europa della malinconia io per educazione a tengono famiglia dove quando ero piccolo quando eravamo bambini gli stati d'animo non venivano molto espressi se uno aveva dei particolari stati d'animo se li teneva per sé e quindi la malinconia che è uno dei più forti antichi stati d'animo non era una cosa che io conoscessi bene e quindi scelse questa parola sapendo cosa naturalmente della sua ricchezza ma soprattutto come parola che esprime uno stato di pessimismo di sfiducia di in attività di rinuncia e nel preparare questa prolusione entrai più a fondo nella storia di questa di questo termine che voi conoscerete molto meglio di me ma che a 2500 anni di storia che inizia nell'antica grecia come studio degli umori un campo della medicina ci sono l'uomo è soggetto a diversi umori uno di questo è l'umore della bile nera che produce lo stato e la melanconia che gli altri temperamenti sono il temperamento sanguigno il temperamento flemmatico il temperamento collerico questi quattro temperamenti sono legati alle stagioni dell'anno alle condizioni del corpo eccetera e scoprirsi che infetti la malinconia rappresenta lo stato dell'europa ancora molto più ampliamente di quanto io pensassi perché il malinconico è un depresso ma è anche un furibondo e anche anche il furore è un'espressione della malinconia ercole e malinconico la statua dell'ercole farnese è quella di uno che si appoggia tristemente alla sua clava esprimo una straordinaria forza ma questa forza sembra non sapere neanche di possederla e quindi vidi che avevo scelto un termine vedendone solo un aspetto e scoprendone altri aspetti questo rappresentava ancora molto meglio di quanto pensassi l'ambivalenza della situazione europea il malinconico di solito è qualcuno che ha una forza un'alta opinione di sé stesso e che la sua è che tra e in effetti motivo di malinconia da questa altra opinione di se stesso tanto quanto nostra e dalla insufficienza delle sue realizzazioni dalla carenza di motivazione eccetera quello che dico in questo capitolo è che non in realtà non siamo malinconici perché l'europa va male ma l'europa va male perché siamo malinconici cioè c'è qualche cosa nella società di oggi nelle nostre società una mancanza di fiducia in noi stessi una mancanza di di ambizioni che è la causa del fatto che l'europa non si realizza e che quindi è l'origine più che la conseguenza delle insufficienze dell'europa l'elemento di fondo qui è per la mia generazione la motivazione era la pace io spiego nel libro che una persona nata nel 40 come me è nata in tempo per avere per respirare l'atmosfera di paura di insicurezza di angoscia che la guerra porta e anche per vedere fisicamente la guerra a vedere i carri armati vedere le città distrutte vedere le bombe che scendono dagli aerei lì non c'è problema di malinconia c'è un problema di volontà di sopravvivenza elementare per la generazione dei giovani che sono in questa sala ma anche di chi oggi abbia 30 anni ho 40 anni la molla è proprio una delle origini della malinconia il desiderio di grandezza l'attenzione verso l'infinito il desiderio che l'europa o i nostri paesi che ne fanno parte non siano emarginati dalla storia se l'europa non si realizza è perché questa attenzione insufficiente ed è quindi la malinconia che poi nei secoli sia chiamata cd anoia gli psicologi la chiamano depressione cambia nome quasi in ogni in ogni diverso secolo la malinconia è il male da cui nasce la non realizzazione della storia e alla fine siccome quella era una lezione ai giovani dicevo ai giovani non andare dallo psicologo datemi un obiettivo alto e uscirete anche dalla malinconia bene grazie anche perché leggendo questo libro ma leggendo anche le altre cose che il ministro ha scritto in questi anni nella sua attività di pubblicista e anche nella sua attività di saggista non ci sono grandi motivi per essere preoccupati si ma mani monici tristi e depressi no perché comunque abbiamo una percezione dell'europa scrive tommaso padoa schioppa per quella che è in realtà ci sono verità e favole intorno all'europa per esempio l'idea che l'europa sia in declino soprattutto rispetto agli stati uniti che l'euro abbia prodotto più guai che fattori positivi diciamo che abbastanza diffusa non soltanto nella polemica delle forze politiche ma anche siamo a livello generale ci sono dei luoghi comuni che resistono ecco vogliamo elencarne alcuni e cercare di vedere verità e falsità nel dibattito europeo sì questo sarebbe un tema un tema lungo sicuramente la lettura dei giornali incrocia la parola europa e la parola crisi con più frequenza di come incroci la parola crisi con quasi qualunque altro sostantivo salvo forse la parola calcio in questo momento e contemporaneamente c'è una letteratura recente che curiosamente prevalentemente americana e inglese sono usciti alcuni libri importanti che il mio libro città e riassume in cui si racconta dell'europa una storia completamente diversa si racconta l'unione europea come non solo uno straordinario successo economico ma come la realizzazione di una formula di organizzazione delle relazioni tra stati e del dei sistemi politici che quella dell'avvenire mentre la formula del passato di cui l'europa è stata la culla che è quella dello stato nazionale che non riconosce che ha una concezione della sua sovranità assoluta per cui non riconosce che questa sovranità possa essere in alcun modo limitata al di sopra di sé costituisce la formula del passato nata alla fine delle guerre di religione e addirittura la formula su cui nacque è che se si appartiene a una regione si deve appartenere anche alla religione di quella regione e che le sovranità degli stati dovevano essere intoccabili e che se quest'ordine fosse mantenuto la pace si sarebbe instaurata questo avveniva a metà del seicento e per circa 300 anni è l'idea di relazioni internazionali che ha dominato si è via via creduto che se la questione religiosa fosse risolta e poi la questione nazionale e poi la coesione sociale e poi addirittura la questione della razza se l'ordinamento degli stati fosse stato coerente con un principio religioso il principio sociale eccetera la pace si sarebbe instaurata e non si è mai messo in discussione che gli stati che sovranità e sovranità limitata al di sopra di se dovessero essere la stessa cosa bene questa letteratura riconosce la novità dell'esperienza europea come quella dell'accettazione libera del fatto che la sovranità deve riconoscere un limite al di sopra di sé perché ci sono questioni che sono di interesse comune a più stati e possono essere solo affrontate operando insieme e poi si documenta attraverso i risultati economici attraverso perfino materie sulle quali l'europa non è ancora riconosciuta come efficace come per esempio essere una forza di pace al di fuori dei propri confini la il cosiddetto peacekeeping la ricostruzione di società e di paesi distrutti da guerre civili è tutto un campo in cui la presenza europea è molto più forte della presenza americana al di fuori dei confini dell'europa e mostra il successo di il successo di una formula queste cose noi quasi non ne riconosciamo e siamo più lettori di giornali che lettori di libri quindi più frequentemente ci imbattiamo in una descrizione della crisi che in una descrizione dei successi naturalmente c'è una verità anche nella descrizione della crisi perché l'europa è incompiuta molte delle cose che aspira a fare poi non le riesce a fare perché non ci si riesce a mettere d'accordo questo concetto che la sovranità è qualcosa che va condivisa enunciato ma non è poi realizzato in alcuni campi in cui ce ne sarebbe un estremo bisogno però qui è di nuovo il discorso della malinconia e chiaro che realizzare un modello di relazioni tra paesi completamente nuovo nella storia umana non è cosa che si fa in poco tempo e la pazienza deve essere attiva senza deve essere ecco in particolare una delle difficoltà uno dei paesi che più difficilmente riconosce questo limite la sovranità e la francia di cui lei palla spesse volte la cui crisi europea è intervenuto numerosi in numerose occasioni c'è stato il no al referendum francese sulla costituzione europea un no che lei spiega in maniera diversa e soprattutto il tema che comunque spesse volte sono stati grandi paesi fondatori con le loro battute d'arresto a dettare un po dei tempi diversi alla costruzione europea oggi per esempio abbiamo un blocco francese perché fino alle elezioni presidenziali del 2007 probabilmente in europa non accadrà nulla ma la francia il paese che ha inventato l'europa ha inventato la comunità è stato il ministro francese su umane ispirato da jean monet che nel 1950 ha avuto l'idea da cui le comunità europee sono partite siamo né a poco meno di 30 anni durante la prima guerra mondiale aveva organizzato gli sforzi congiunti della gran bretagna e della francia per certi approvvigionamenti di guerra era un genio della operazione concreta pragmatica su cose pratiche tra i paesi però è la stessa francia quella che ha regolarmente fissato il limite di quanta europa unita se avesse ha bocciato nel 53 il trattato sulla comunità europea di difesa ha bocciato il referendum nel maggio del 2005 e si devono vedere tutte e due questi aspetti perché quasi in quasi tutti i paesi europei la la politica europea è la stessa e con chiunque governi paese in particolare momento ed è radicata in in una cultura politica in un atteggiamento di fondo della società che è anche della storia recente per paesi come la germania o come l'italia l'europa e stata la via per riguadagnare dignità rispetto di se stessi presenza internazionale per i paesi piccoli molto spesso l'europa è lo strumento per far parte di un consesso più ampio per la spagna per licia per i paesi del centro europeo è stato l'ancoraggio di una democrazia ristabilita dopo lunghi anni di dittatura la francia ha un atteggiamento doppio perché non è uscita sconfitta dalla seconda guerra mondiale ed è tuttavia il paese che ha fatto lo straordinario atto di generosità nel 50 di dire alla germania di altri paesi il carbone e le acciaioli amministriamo insieme però è anche la culla stessa dell'idea di sovranità e di sovranità nazionale e quindi il paese che ha delle riserve e queste due anime sono presenti nella politica francese in una maniera quasi equivalente mentre una delle due di solito prevale in un paese un altro e quindi era francia che ha dato questa specie di bilanciamento fra i passi avanti e le battute d'arresto e della francia il paese che ha in fondo stabilito quanta europa unita ci potesse essere in un particolare momento io credo che la il no francese abbia solo in parte a che vedere con questo in parte a breve a che vedere con con un'evoluzione del sistema politico francese del sistema sociale francese ma è difficile che l'europa possa ripartire senza la partecipazione piena della francia non sarei d'accordo che non c'è nulla da fare filotto le elezioni francese c'è una grande occasione per l'italia per la germania in questo momento di preparare il terreno a una ripresa di iniziativa europeo chiede una cosa molto 3 grafica perché il nostro paese ha più interesse ad essere vicino a francia e germania anziché per esempio all'inghilterra come peraltro accaduto nella precedente legislatura sono due scelte legittime perché dovremmo preferire una anziché l'altrà ma non è una scelta di paesi è una scelta di idea dell'europa l'intuizione che ebbe l'italia nell'immediato dopoguerra in primo luogo di un uomo che viene da queste parti come de gasperi che era stato parlare parlamentare italiano al parlamento austriaco in gioventù e poi in italia un caso curioso l'italia adesso alcuni dei suoi più grandi uomini di governo erano italiani solo in parte cavour parlava francese educato fuori dal dal piemonte qualche cosa di simile successo con la figura di de gasperi quindi italiani che vedono l'italia in parte anche da fuori oltre che che da dentro l'intuizione fughe e non solo vi era un'esigenza di unire l'europa per evitare nuove guerre ma che per l'italia questa era un'occasione formidabile di sviluppo economico civile e istituzionale di consolidamento della democrazia è questa intuizione via via ha conquistato tutte le forze politiche italiane che man mano che se si avvicinavano l'esercizio del potere ha conquistato i socialisti negli anni sessanta nenni divenne un ministro degli esteri fortemente europeista dieci anni dopo esser stato fortemente ancorato a mosca il partito comunista fece lo stesso cammino fine ha fatto lo stesso cammino in italia negli ultimi dieci anni e cioè la scoperta del fa che non solo il paese ma le stesse forze politiche che nascono spesso da una matrice diversa trovano poi attraverso un incontro con l'europa la loro occasione di maturazione non quindi non è una scelta della germania e l'italia di stare con la germania o di stare con la francia e la scelta di stare con l'europa è certo l'europa è progredita sul sul moto del rapporto fra la francia e la germania rapporto nel quale l'italia spesso operato da mediatore ha operato facendo facendo la differenza fra due paesi che avevano spesso ragioni di di concordanza ma spesso anche la giorni di tensione perché ci si sente così poco europei si è parlato di crisi d'identità si fatica a sentirci parte di un'europa che forse è cresciuta troppo che ormai a 25 paesi che si è allargata ad est forse perché sono state fatte quattro grandi riforme mercato unico moneta unica allargamento costituzione ovviamente rimasta a metà in troppo poco tempo ma io darei due cene sono probabilmente molto di più ma due ragioni 2 risposte due elementi di risposta alla domanda in primo luogo si rischia di dare l'europa per già fatta e quindi ci si appassiona da poco perchè non si pensa che sia una cosa per cui vale ancora la pena dirsi molto da fare non so come la pensano di nuovi giovani presenti in questa sala ma un giovane che fa un anno col erasmus che viaggia senza passaporto in gran parte dell'europa dice ma l'europa c'è già casomai si preoccupa del mondo si preoccupa della povertà e del sottosviluppo vista a questo stato d'animo io rispondo che anche nel 1914 si credeva che l'europa ci fosse già e la distinzione fra una condizione di pace è una condizione di tregua non è così facile da da fare credo di citare nel libro un bellissimo film che si chiama prima della pioggia in cui un regista credo serbo di un paese della dei balcani racconta come in un piccolo paese dei balcani dove convivevano tranquillamente musulmani e ed ortodossi da generazioni si scambiavano i generi alimentari quando mancavano andavano le stesse fontane a prendere l'acqua si insinua a un certo punto l'odio si rompe l'unità di questa comunità è quella che sembrava una convivenza pacifica diventa uno stato di guerra noi siamo ancora oggi in questa condizione non solo nei balcani ma non solo nel mondo ma perfino in europa e quindi la prima risposta è non crediate che l'europa sia già fatta e la seconda risposta ai nuovi in termini di ambizione è di malinconia cioè la certo se se ci si accontenta che le sorti del mondo siano decise da qualche altra parte si può star bene l'italia ebbe tre o quattrocento anni di decadenza in cui rimaneva il paese più ricco d'europa nel seicento nel settecento più bello tutti venivano a fare dei viaggi in italia l'italia però non c'erano contava nulla poi è venuto un momento in cui si è capito che anche essere attori della storia è qualcosa per cui valga la pena io dico che l'europa e dopo la grecia e l'italia la terza penisola di quell'europa è stata definita una penisola all'estremo ovest dell'asia è la terza penisola che rischia una decadenza e una emarginazione della storia se non c'è un elemento di di ambizione di volontà di contare nella storia del mondo lei parla di decadenza morale e civile ma credo che non sia d'accordo sulla retorica del declino economico del nostro paese perché anzi assistiamo a una ripresa consistente abbiamo grandi potenzialità possiamo sprigionare grandi risorse forse i grandi uomini che decidono l'europa e anche il nostro paese nascono nei momenti di crisi forse nei momenti di malinconia non nascono io credo che le individualità contino monaco quindi sono anche convinto che lo stesso sviluppo economico abbia bisogno di individualità lei e bellunese io sono nato belluno quasi per caso quella è una regione come sappiamo da cui si emigrava fino a 30 anni fa forse anche meno è uno dei grandi miracoli economici dell'ultimo trentennio nello stesso tempo siani si continuava a migrare quando già il miracolo stava si stava producendo e molti li non se ne accorgevano io sono convinto che sono state anche alcune singole figure di imprenditori chiese forse per caso per fortuna sono nati su quel terreno ad aver cambiato le cose aver mostrato che si può si possono cambiare le cose la stessa cosa io credo che succeda anche in europa è uno degli elementi della crisi attuale è una carenza di di leadership europea degli elementi perché il declino non cominciano si produca ci sono tutti questo vale per l'italia vale per l'europa il livello di vita la qualità di vita straordinariamente alta le risorse ci sono forse è diminuita la volontà di rischiare e dice giustamente che l'unione europea un'unione di minoranze nel senso che è progredita esportando la democrazia anche laddove non c'era però vediamo che i nuovi paesi entrati a far parte dell'unione europea cito un esempio calzante che può essere la polonia beh insomma sono già antieuropeisti cioè pochi partecipa hanno un'idea rivendicativo confronti dell'europa spesse volte ci sono derive populiste qualche caso anche pepe insomma ecco non preoccupa forse questa idea ce è come se avessimo esportato anche tessuti deboli e dobbiamo far fare i conti anche con delle società che non sono forse preparate alla alla democrazia e allo sviluppo economico così come lo chiamiamo noi nei paesi europei di prima generazione dell'unione ecco questo preoccupa un po allora tutto sommato l'allargamento avrà un limite perché insomma l'ucraina dovremmo farla entrare però dovremo fare entrare anche i balcani perché poi a disgregazione è stata straordinaria tra l'altro notate prima eravamo dieci anni fa concentrati su quello che accadeva alle porte di casa adesso abbiamo un disinteresse pressoché totale mentre stanno accadendo delle cose estremamente interessanti e con l'allargamento non è stato troppo c'è eccessivo frettoloso ma forse bisognava completare il percorso costituzionale si racconta una storia sull'europa la storia di uno va dal sarto e che gli fa il sarto li fa un vestito va la prima prova del vestito e lui constata che una manica è troppo corta il sarto dice no ma guardi lei deve semplicemente ritirare un po il braccio e vedete la manica va a posto e alla seconda prova nota che la spalla non calza bene il sarto dice no magari lei deve semplicemente alzare un po la spalla e vedrà che la la giacca le calze ben somma alla fine quando esce col vestito finito cammina praticamente come uno sciancato e il vestito gli calza perfettamente camminando in questa maniera di san catello gente lo vede passare per estrarre dice certo uno così deve avere un bravo sardo e ecco questa è la descrive descrive molto bene come l'europa cammina sun carta perché ha avuto un cattivo fatto il cattivo sarto purtroppo sono sono coloro che l'hanno realizzata che hanno per esempio fissato degli obiettivi comuni hanno decretato che certe materie sono materie comuni ma non hanno costituito delle regole per decidere a maggioranza dei bilanci di risorse sufficienti per perseguire quegli obiettivi e poi allora europa fa moltissima retorica sulla difesa comune ma poi non ha i mezzi non si mette d'accordo su quale debba essere la politica in iraq non è che gli europei fossero divisi sull'iraq più di quanto fossero divisi gli inglesi e dove si sa che l'opinione era spaccata a metà però dell'europa si dice che è divisa del gran bretagna no perché alla fine in gran bretagna o in qualunque altro paese c'è un metodo per definire una politica sola mentre l'europa non ce l'ha ecco se i polacchi si disamorano dell'europa in parte perché la vedono sciancata non perché se si presentasse per quello che può essere che l'ha concepito che fosse o laddove si presenta perché in molti aspetti sciancata non è si presenta per quello che veramente deve essere la reazione è completamente diversa al referendum sul trattato di adesione all'unione europea il 70 per cento dei polacchi è andato a votare pochi mesi dopo alle elezioni per il parlamento europeo c'è andato se ricordo bene meno del 30 per cento cioè se si propone qualcosa di forte la risposta c'è se si vola molto basso gli aerei si sfracellano sulle colline ecco l'europa è assente su alcune grandi questioni internazionali citava prima l'intervento in iraq dove l'europa si è diviso per alcuni hanno partecipato c'è stato il documento degli otto che ha spezzato l'unità dell'unione europea tre anni fa nei confronti per esempio della crisi medio orientale l'europa parla spesso una voce flebile c'è anche da dire naturalmente che finora nel dopoguerra la difesa europea è stata garantita dal contribuente americano attraverso il finanziamento delle spese militari americane ecco un europa che diventa anche autonoma sotto il profilo militare deve rinunciare al suo sistema di welfare state che è un po il fiore all'occhiello di un'economia di mercato sociale quale l'abbiamo conosciuta negli anni del dopoguerra no io credo di no secondo me l'europa nella seconda metà del ventesimo secolo in parte in parte anche prima ha inventato due cose straordinarie nella civiltà moderna uno è quella che ho citato prima e cioè la scoperta della necessità che la sovranità degli stati sia non assoluta non sia abolita man sia assoluta perché esistono dei problemi che stanno al di sopra della dimensione degli stati e il secondo è la solidarietà sociale perché che si consideri che fa parte dei compiti di uno stato non solo assicurare le libertà politica e la libertà religiosa certi diritti umani elementari ma anche alcune forme fondamentali di solidarietà sociale è qualcosa che non era parte della idea di quello che lo stato debba avere come doveri e fino a forse fino alla fine dell'ottocento ma certamente l'affermazione dello stato sociale è avvenuta dopo la seconda guerra mondiale e in parte per effetto della seconda guerra mondiale se si pensa per esempio al cammino che ha fatto l'inghilterra nella seconda metà degli anni quaranta non c'è nessun motivo che si debba rinunciare a questo del resto vediamo che già oggi in europa i paesi la cui riuscita economica è massima non sono paesi che hanno rinunciato allo stato sociale sono i paesi scandinavi come la svezia come la danimarca come la andando anche paesi piccoli che hanno un problema di finanza pubblica sì ma intanto far politica in un paese piccolo per quello che io ho visto può essere ancora più difficile che in un paese grande e le tensioni che ci sono non sono funzione della dimensione del paese ci sono dei vantaggi essere un paese piccolo per certi aspetti per esempio non si coltivano ambizioni di campioni nazionali indipendenza di autosufficienza economica che invece paesi più grandi fanno fatica ad abbandonare però questo aspetto che la combinazione del mantenimento di un sistema di protezione sociale molto forte con la piena accettazione di principi di concorrenza della globalizzazione eccetera io non credo che sia questione di dimensioni di paese e lo vediamo pienamente realizzato in alcuni paesi europei fino a che punto bisogna preoccuparci del fatto che grandi imprese restino di proprietà di un paese europeo ma io penso che è molto probabile che un paese europeo che ha un'economia sana e competitiva che non stecca risorse abbia anche un importante numero di imprese che sono non solo fisicamente localizzate nel suo territorio ma che sono anche nella loro proprietà prevalentemente possedute perché perché è un paese che produce ricchezza che attira investimenti ma che procedono ricchezza improprio produce anche capacità di essere forte azionista di queste imprese quindi non credo che lo scopo vada perseguito in quanto tale lo scopo da perseguire in quanto tale è la sanità e la robustezza del sistema economico che ranocchia che è un'impresa finlandese abbia la maggioranza dei suoi azionisti fuori dalla finlandia in realtà interessa relativamente gran parte dell'attività di ricerca della nokia si svolge in quella nella finale ha fatto una politica che di istruzione di liberalizzazione di promozione dell'innovazione tecnologica da cui lascia il successo della nokia ranocchia quotata in molte borse si dà il caso che ma nessuno si pensa per questo di fare della nokia il satellite di un'altra industria o di portarla fuori dalla finlandia diventa quasi un problema in rilevante è quello di sapere come si distribuisce la proprietà azionaria europa e neutrale rispetto alla proprietà delle aziende noi abbiamo avuto un decennio di grandi privatizzazioni però sono sempre istante prima azioni positive a suo giudizio qualche volta non lo sono stata ma è difficile esaminare in generale quando l'italia ha fatto le grandi privatizzazioni negli anni 90 le ha fatte per due ordini di ragioni uno è che c'era un grave problema di finanza pubblica quindi necessità di cedere una parte delle proprietà esattamente come farebbe un impresa una famiglia che per ridurre il proprio deficit o il proprio debito vende un quadro l'argenteria eccetera e la seconda ragione è che quando queste imprese erano in perdita le norme sulla concorrenza europea non permettevano più di ripianare le perdite perché costituivano cosiddetto aiuto di stato che era una pratica contraria alla concorrenza nel mercato per esempio molte delle imprese iri si trovarono a questa stretta per effetto di questo naturalmente può accadere che per vendere al più alto prezzo possibile un'impresa pubblica che magari è monopolista nel suo campo non le si non si sia restia a introdurre concorrenza in quel campo perché questa impresa marebbe di meno come prende di più vendere un monopolio che vendere un'impresa che in concorrenza con altri quindi alcuni osservano che l'urgenza di vendere di vendere al più alto prezzo possibile può avere prevalso su quella di liberalizzare il settore in cui fu un'impresa operare tanto per esempio come nel caso delle banche ovviamente le banche entrano nel giorno del mercato italiano perché è un mercato ricco mercato dove cioè un tasso di risparmio estremamente elevato tra l'altro abbiamo assistito nei mesi scorsi a una parte del risparmio consistente che viene ormai gestite da stranieri insomma ha certamente il fatto che arrivino banche straniere di per sé non vuol dire che i costi bancari scendono è che il mercato diventa più concorrenziale e competitivo ci vuole qualcos'altro probabilmente sì la proprietà in sé non non determina tutto se ci sono imprese che infatti nell'esempio perciò prima delle privatizzazioni se il passaggio e da un monopolio privato pubblico o monopolio privato gli inconvenienti del monopolio ci sono in entrambi i casi è così se in un particolare settore le imprese operano in un modo inefficiente o hanno degli accordi tra di loro per cui la concorrenza è carente non è perché qualcuno di questi passa dall'essere di proprietà italiana ad essere di proprietà straniera che questo difetto del mercato viene meno anzi può essere addirittura quello l'elemento che attira il compratore che viene da fuori non per essere agente di riforma per essere per sedersi a tavola con gli altri e partecipare al banchetto ministro oggi in italia bisogna preoccuparci più di liberalizzare di premiare il merito o di avere maggiore attenzione per la solidarietà sociale e per l'attenzione a una maggiore nomina minore disuguaglianza tra le case sociali ma guardi io non credo che la solidarietà sia in conflitto col mancato riconoscimento del merito anzi la povertà è una cosa la mediocrità è un'altra non riconoscere il merito significa non voler vedere la differenza fra chi fa bene chi fa male la solidarietà è una cosa completamente diversa sono ben consapevole del fatto che la la battaglia contro la meritocrazia si serve dell'argomento della solidarietà ma usurpa completamente un valore e anzi è una cosa fondamentale è proprio di separare questi due concetti ecco le volevo chiedere in questi per farci una domanda e poi ci avviamo alla ma la conclusione ma avremo lo spazio per alcune domande dal pubblico si discute molto sulla l'ho detto anche governatore della banca d'italia sulla qualità della nostra istruzione soprattutto della della nostra istruzione universitaria non abbiamo in italia troppe università e poche università di eccellenza il valore legale del titolo di studio deve rimanere o no io non credo che sia una questione di valore legale del titolo di studio quando ero in banca d'italia ho fatto un tentativo che non è riuscito che era quello di scuse glielo racconto brevemente alla banca d'italia fa dei concorsi le domande sono un multiplo molto alto del numero dei posti messi in palio non si può fare il concorso a tremila persone quindi si dice con meno di 110 e lode torniamo al problema della meritocrazia comunque o 110 si selezionano i migliori quindi è molto facile senza 110 110 e lode essere anche solo ammessi al concorso sappiamo che il 110 110 e lode non sono dati con la stessa severità e e attenzione al merito in tutte le universe università e ci si può laureare in legge senza forse oggi non è più e roma una volta ci si poteva laureare in legge senza aver rubato alcune materie fondamentali perché la scelta del corso di studi era estrema senza aver scritto nulla è pensare allora io ho proposi che si facessero questi concorsi selezionando non in base al voto di laurea ma in base al voto ricevuto in diciamo 7 esami in sette materia è giudicato 10 fondamentali e col casey implicitamente si rendeva indispensabile che nel curriculum dello studente quelle materie ci fossero non sono riuscito a convincere il servizio legale della banca d'italia che questa è una cosa perfettamente fattibile perché mi sostennero l'argomento del valore legale del titolo di studio io credo che fosse credo che sbagliassero loro non io no la cultura del formalismo è talmente forte che anche la possibilità di romperla attraverso semplicemente la libera determinazione lì come si fa un concorso bisogna essere laureato però bisogna in più sa per l'inglese e altre cose di questo genere 15 un po ci si nasconde secondo me dietro non sono sicuro che se il valore legale del titolo di studio venisse abolito verrebbe meno una serie di distorsioni di non riconoscimento del merito che sono quelle che veramente peso ecco che volevo chiedere perché noi abbiamo pochi giovani purtroppo perché siamo una società anziana li trattiamo relativamente male sono stati d'accordo affermazioni perché effettivamente sono loro che però devono muoversi perché aspetto però però non è mai successo dei vecchi abbiamo riformato la società non si fa questa era una è una buona risposta però è anche vero che stiamo creando in maniera anche un po disordinata una società multietnica abbiamo gia un numero di immigrati piuttosto elevato fra un po avremo un c'è medio di immigrati c'è già specialmente nei piccoli centri certo media di immigrati avremo poi la concorrenza di laureati di immigrati di prima o seconda generazione nei confronti dei nostri studenti ecco che cosa abbiamo sbagliato nella politica distruzione di politica dei giovani cioè li abbiamo protetti troppo sono andati poco all'estero rispetto alla sua esperienza in altri paesi cioè il tema del fatto di dare maggiori possibilità ai giovani sia nella processabilità sì ma non nella precarietà come condizione perenne insomma come qualche volta può accadere ecco perché tutto sommato una società anziana ha così scarsa attenzione per i giorni io non sono non ho la presunzione di sapere ho tre figli che hanno fra i 30 ei 35 anni esperienza del caso loro certo essere giovani e nella generazione dei miei figli è stato molto più difficile che nella mia per tante ragioni compreso il fatto che il rischio dell'inganno nella generazione dei miei figli è stato molto più forte e che nella mia l'inganno sul sul fatto che i problemi potessero essere rinviati e non potessero essere affrontati subito e credo ci sia una responsabilità dei genitori non c'è dubbio nello stesso tempo le cose nella società le cambiano quelli che hanno meno di 40 anni non ne cambiano quelli che hanno la mia età e quindi bisogna bisogna sperare che dalla generazione dei giovani venga la risposta per questo ho fatto prima con la battuta non è se no non bisogna che la generazione mia sia c'era un articolo di un illustre economista che non cito ma che forse anche qui che lamentava il fatto faceva la questione dell'età anche se la prendeva un po anche commercio e ricerche tutti sono vecchi quelli che hanno formano questo governo non si capisce che favorisse questo quarantenne che si faccia a faccia largo che che si dia da fare cioè non è mai successo che i vecchi si ritirino da soli devono essere cioè questo è il tipico è il tipico atteggiamento vittimista di un giovane di straordinario talento perché l'autore di quell'articolo è considerato uno degli economisti più illustri di cui l'italia possa far vanto e ancora faceva il lamento come se fosse il figlio di qualcuno che non fosse un adulto che deve semplicemente cambiare lui la società lei che conosce le classi dirigenti dei paesi europei non soltanto dei paesi europei come la nostra classe dirigente rispetto a quella di altri paesi europei non posso va bene mamma è una cosa troppo complicata da noi abbiamo pazienza non è certo che non ci fermeremo qua e lasceremo spazio se naturalmente se lei ministro d'accordo alle alle domande quindi fatevi avanti se ci sono delle domande il ministro poi risponde vediamo forse c'è anche un gelato che si dice che sia bene non so se funziona si celi non c'è un ecco la dovete dire per favore il vostro nome ci sia ci siano due cose una mi è venuta recentemente su questa ultima battuta dei giovani e quello che dice il ministro è sicuramente vero però lei non negherà che in italia c'è una cultura che però non appartiene agli anziani alle persone della sorte dava appartiene esattamente ai giovani che è quella di non fidarsi dei giovani stessi cioè in altri paesi 35 anni puoi trovare un dirigente di un'azienda stimato è considerato valido dai suoi colleghi in italia è molto più complicato se un giovane un 35enne è in una posizione dirigenziale un'azienda incontra enormi difficoltà a gestire umani e personali con i propri colleghi sia coetani che più anziani quindi questo è un problema culturale che però non è insomma non è colpa degli anziani che non se ne vanno e chiaro è un problema culturale che però abbiamo tutti noi compresi noi giovani compresi invece volevo fare una domanda al ministro tornando alla prima parte della vostra discussione sul sogno sull'europa mi è molto piaciuta la differenza che le ha fatto fra le motivazioni che portavano la sua generazione a credere ea lavorare per un'europa e quelle che portano a noi a lavorare per eventualmente chi lo fa per una europa cioè quasi un'esigenza di sopravvivenza di una necessità di conservazione della specie nella sua generazione e quindi la necessità della pace e oggi invece l'idea quasi una sorta di mania di grandezza non vorrei essere frainteso mi chiedevo se lei vede questo insomma questo progresso dell'europa l'europa è riuscita nel tentativo di portare la pace se poi sia una tregua non so ma non lo sappiamo insomma finora è riuscita a portare la pace in europa vede nel modello europa modello a cui l'intero mondo possa aspirare come possibile soluzione di quella che insomma una volta canta avrebbe chiamato la pace perpetua grazie grazie alla risposta più breve della domanda poi se la risposta è sì in due l'idea chiave che è quella che sovranità di uno stato dello stato nazionale non sia necessariamente una sovranità che nega ogni autorità al di sopra di sé questa è l'idea chiave certamente all'idea per l'europa ma è un'idea per il mondo è un'idea per gli stati uniti per esempio che da questo punto di vista sono molto meno pronti al stop passaggio di concezione dello stato e l'europa può essere un esempio sia perché è un esempio di come ci possano essere aggregazioni regionali e guardata con estremo interesse dai paesi dell'america latina dai paesi dell'est asiatico come l'esempio di cooperazione fra paesi in una grande regione del mondo sia anche come idea guida intuita da dante poi da canta eccetera che è l'idea della pace perpetua sulla terra non solo su una regione bene grazie credo che ci sia una domanda lassù in alto arriva credo in là il microfono microfono poi arriva lei dunque c'è stato alcun e alcuni la relazione dello studioso albert ap ci sono anche immagino lei e conosca sul tema delle disuguaglianze di reddito e di ricchezza all'interno della società e ha presentato una tematica estremamente interessante e anche sonante nel fatto che in questi ultimi 15 20 anni noi abbiamo avuto nelle nazioni europee un progressivo impoverimento della parte più povera è un grandissimo arricchimento della parte più ricca ecco io vorrei chiederle non le chiedo se pensa che questa dinamica sia positiva o negativa perché credo che l'assenza pro mi risponderà che non è positiva però indubbiamente si è avvenuta delle ragioni ci sono evidentemente c'è il labbro chi ha ritenuto che fossero una dinamica da favorire ecco la domanda è questa i quali o attraverso quali mezzi lei pensa che queste dinamiche si possano invertire in particolare un tema su cui atkinson ha molto speculato il tema della tassazione la tassazione può intervenire su questo grazie è un tema enorme sì credo che la tassazione possa intervenire su questo ma non sia molto più che un mezzo direi quasi residuale è il modo in cui l'economia funziona e in cui funzionano certi istituti della protezione sociale nell'economia quello che può determinare o correggere la situazione che lei ha descritto torno a quello che ho detto prima molto spesso le categorie che riescono ad appropriarsi dell'argomento della solidarietà non sono le più povere non sono le più sofferenti sono quelle che hanno una forza sufficiente per appropriarsi di questo motivo e difendere o ottenere qualche cosa che invece sarebbe più necessario destinare alle fasce più povere che lei descrive prima da un certo punto di vista il problema è che la capacità di certi interessi di organizzarsi può essere più forte del riconoscimento che quegli interessi dovrebbero ricevere da parte della cosa pubblica se questa valutasse secondo un serio di solidarietà sociale bene grazie c'è una domanda lassù vi pregherei di qualificarvi prima di rivolgere l'arma non senso vicari sono a funzionare in pensione della commissione europea nella prima parte la conversazione si amministra lei aveva accennato al fatto che questo fosse un in questo momento ci siano delle buone opportunità per il rilancio del progetto di costituzione europea in particolare da giocare fra italia e germania ancora prima di che arrivino le elezioni francese può dirci qualcosa di più c'è un capito bene sì io credo che tornando alla domanda che lei mi faceva la caratteristica della politica europea dell'italia prevalente nell'arco di 50 anni è stata quella di essere l'alleato di chi in quel particolare momento voleva far progredire l'europa chiunque esso forse in questo momento probabilmente la germania ce ne sono dei segni chiari a un'intenzione di rilancio europeo nel nuovo governo del cancelliere merkel come l'italia è uno dei grandi paesi fondatori che hanno ratificato il trattato giustamente la germania dice la nostra ratifica vale almeno tanto quanto la vostra non ratifica per non parlare di quelli che addirittura non vogliono più nemmeno affrontare la ratifica e quindi si sono già messi fuori dal trattato per il solo fatto di non avere rispettato l'impegno di portare il trattato alla ratifica ci sono stati altri momenti in cui la germania e l'italia per esempio c'è un famoso atto genscher colombo che negli anni ottanta se ricordo bene costituire un momento di preparazione di un bilancio europeo che poi con gol sa anche la francia quindi ci sono condizioni per cui non dico solo l'italia la germania per esempio il primo ministro belga è molto impegnato su questa cosa quindi possono esserci anche altri paesi è uno dei temi di questo rilancio e il processo in cui si è incagliata la ratifica della costituzione i paesi che hanno ratificato quest'anno già oggi la maggioranza dei paesi dell'unione hanno il diritto di pretendere che la loro ratifica valga qualcosa non era preferibile fare un referendum tutti insieme si era sicuramente preferibile perché non è mai successo che il popolo che si deve pronunciare il popolo dell'europa non è il popolo di singoli paesi la domanda la sua cima poi c'è una persona più persone qua è un ci avviamo verso grazie signor ministro io che devo chiederle una cosa diretta proprio anche da questa domanda nasce da questa domanda la mia domanda a sua volta io sono mi chiamo salvatore palermo e sono segretario del movimento federalista europeo di como le chiedo una cosa questa ratifica della costituzione è stata controversa da molti paesi e pur avendola firmata alcuni di questi rimane ancora uno scoglio molto importante da superare noi movimento federalista europeo abbiamo chiesto ai paesi fondatori di farsi garanti di una situazione diversa da quella attuale cioè di superare l'attuale stato confusionale in cui è caduta l'europa proprio per una costituzione che forse è calata dall'alto sui cittadini europei e quindi di andare ad una nuova azione come paesi fondatori per rilanciare il progetto di unità europea questa è la nostra posizione e soprattutto in lombardia per questo e per questo chiediamo a questo governo italiano un'azione convinta ed energica soprattutto nei confronti di francia e germania per sbloccare la situazione ringrazio bene grazie a questo prendo notte allora vediamo che da lì ci sia ministro manda la prego buonasera poterle qualificarvi si è arenato volevo sapere se la variabile macro economica monetaria può essere variabile irrilevante per l'europa rispetto al resto del mondo e se è visto chi ha esperienza anche legate alla banca d'italia e se la politica fiscale è l'unica variabile di cui attualmente sentiamo parlare nei dibattiti politici o se esiste qualcosa che può essere ulteriormente sottolineato nell'ambito della politica economica italiana e quindi sì che l'europa abbia una moneta unica è una cosa estremamente rilevante per l'europa e nel panorama mondiale non mi dilungo ma l'immagine la la maniera in cui si guarda l'europa da quando l'europa ha l'euro io l'ho constatato per esperienza diretta visitando gli stessi paesi gli stessi interlocutori pubblici e privati prima e dopo è stata trasformata dall'euro al seconda domanda certo la mia preoccupazione fondamentale nel compito che ho adesso riguarda finanza pubblica perché il ministero dell'economia e delle finanze è prevalentemente occupato dalla questione dei conti pubblici però è i conti pubblici non solo devono essere risanati ma devono essere volti alla promozione della crescita e dello sviluppo oltre che della solidarietà quella meritevoli questo termine ma è vero che le stesse tre finalità che sono l'equilibrio con la stabilità se vogliamo l'equità sociale e la crescita hanno bisogno di strumenti ulteriori rispetto al al bilancio alla spesa e e all'entrata che sono strumenti di regolamentazione di come funzionano le amministrazioni pubbliche di legislazione e fra l'altro di strumenti a livello nazionale ma anche a livello regionale a livello provinciale e ci sono quindi altre parti del governo altri colleghi nel governo che hanno esattamente lo stesso tipo di mobilitazione anche se il loro compito preminente può essere quello di azionare strumenti di legge o di regolamentazione o di esercizio dell'amministrazione pubblica bene grazie salve mi presento sull'amico villo studente al primo anno della facoltà di economia di modena e reggio emilia lei prima ha fatto quella battuta sui giovani però io volevo far notare che nel mondo accademico e universitario e difficile per i giovani trovano spazio e farsi notare anche perché dato il numero degli studenti e professori fanno più difficoltà questo è abbastanza ovvio a rilevare le personalità migliori e diciamo i cervelli quindi secondo me esiste una una sola ricetta che esteticamente molto brutta per risolvere questo problema ebbene si parla tanto di quote rosa se si mettessero delle quote giovani per le aziende per per la politica per tutto bene sì io credo che questa possa essere parte della soluzione per esempio di personalmente ritengo che quando c'è una una riunione è una discussione certi temi se mettiamo straccia una riunione di 30 persone se non ce n'è un congruo numero di persone che hanno piuttosto la sua età che la mia la discussione si impoverisce in maniera in maniera gravissima e si crede di avere concluso qualcosa soprattutto se si parla del futuro se sono solo persone della mia età è chiaro che noi non si va molto lontano insomma quindi sarebbe bene che ci fosse questa abitudine però ancora una volta bisogna sì se si creassero queste quote giovani sarebbe per la spinta vostra che viene da voi non contate che vi venga concessa dall altro perché i vecchi sono delle brutte bestie non non è e poi soprattutto possono tirarsi indietro gli anni quindi rientrare nella quota giovani rossano scozzi lavoro in direzione risorse umane alleni io credo relativamente alla questione generazionale che ci sia bisogno di un duplice esame di coscienza diciamo uno della parte di domani nel senso che secondo me è molto spesso in noi viene a mancare la voglia di sacrificarsi di sudare oggi di dare troppo per scontato nel riuscire a raggiungere gli obiettivi quando invece per raggiungere determinati obiettivi bisogna sudare e aver voglio come aveva detto lei di volare alto e di credere in quello che si fa dall'altro lato però ritengo che chi oggi effettivamente al potere debba farsi il suo esame di coscienza perché viene a mancare spesso l'istruzione quella formazione adeguata quel capitale umano che è fondamentale poi per fare in modo di creare e dar vita alla classe dirigente e poi l'altra cosa che volevo dire fateci un po una domanda così retorico sapete quanto è difficile per un giovane che viene che non ha nessuno dietro poter emergere ma io sono d'accordo sono d'accordo su tutto quello che ha detto salvo forse l'ultima affermazione a quella che ha scatenato l'applauso perché sono assolutamente d'accordo che c'è una grandissima responsabilità che voi a dover rimuovere non intendevo mica dire che se voi responsabili di questa situazione intendevo dire che dipende da voi che essa cambia non cambi i responsabili sono chiaramente alle persone della generazione passata un po di esame di coscienza forse è utile che lo facciano anche i giovani nel senso che c'è un elemento e io dicevo che è più facile era più facile essere un giovane alla mia età perché c'era la spinta del bisogno che nel caso vostro è molto più debole se si voleva se si voleva costituirsi una famiglia avere un'indipendenza poter accedere a certi livelli di vita bisognava farlo la disposizione a accettare qualunque lavoro che desse un reddito era molto più forte molto più forte questo tipo di spinta del bisogno oggi nella generazione dei trentenni diciamo è minore perché perché le famiglie hanno un atteggiamento diverso perché i genitori di un trentenne di oggi media sono molto più benestanti di come erano i genitori di un trentenne di 40 anni fa e e ci sono altre cose di questo tipo quanto al fatto dell'aver qualcuno dietro dipende molto da da circostanze da regioni da costumi eccetera però non va non va sopravvalutato io non credo che se si diffonde l'idea che l'unico modo per farsi strada e di avere qualcuno che ti spinge si ha una visione distorta e complessivamente e rinunciataria che non è utile bene allora abbiamo ancora due domande grazie allora una lassù in cima di galatone il vaso di pasquale con interessi di storia filosofia e politica signor ministro penso che tutti gli riconosciamo una grande esperienza nazionale e internazionale volevo chiedere in prospettiva che tipi di rapporti prevede si possano instaurare a livello culturale politico ed economico europa cina india e viceversa grati vasto programma tanto mi fa piacere che lei ha comuni cina e india perché si parla moltissimo di cina si parla molto meno di india federico rampini qui la fuse in un'unica espressione e credo che abbia pienamente ragione strano ma l'attenzione è molto più forte sulla cina che sull'india sarebbe affascinante parlare e confrontare i due casi beh io mi sono accorto che 15 anni fa fino a 15 anni fa dieci anni fa e anche nei precedenti anni andava negli stati uniti 45 volte all'anno e in estremo oriente circa una volta all'anno è praticamente sempre in giappone negli ultimi dieci anni il numero dei viaggi verso l'estremo oriente verso il nord america sia circa uguagliato e i viaggi e difficile che io andassi negli stati uniti senza andare a new york oa washington mentre le mete dell'asia erano almeno 45 tokyo hong kong pechino seul singapore come minimo questo dà la cosa diciamo è una piccola esperienza vissuta che fa vedere quanto si sia completamente trasformato l'equilibrio è l'interesse in questi paesi l'interesse il desiderio di avere rapporti stretti con l'europa è fortissimo e parlano di europa anche se spesso si parla dell'europa anche laddove essa esiste poco quindi è una straordinaria occasione per l'europa oltre che essere certo un concorrente una sfida non posso dire di più di questo di queste poche frasi generiche perché il tema è troppo ampio bene grazie ultima domanda un re ma grazie per la pazienza professore paolo berloff volgiamo imprenditore la domanda è questa non pensa che ci sia una carente strategia dell'europa per quello che riguarda la strategia dell'euro a livello mondiale cioè l'impressione che per esempio la parità di cambio col dollaro sia decisa a washington a riad a pechino e noi siamo quasi spettatori della nostra stessa moneta dimenticando il potenziale che potrebbe avere per esempio in in tutto latino america guardi su questo non sono d'accordo e strano come non solo lei ma siano tantissimi in europa che credono che ci sia una strategia del dollaro che si decide a washington e che noi europei subiamo e è un'espressione della malinconia europea cioè dell'idea di vivere in una condizione di subordinazione a qualche forte potere nascosto che decide le nostre sorti se si viaggia in europa quasi tutti parlano del cambio dell'euro si viaggia negli stati uniti nessuno quasi parla del cambio del dollaro l'economia europea è grande tanto quanto quella americana il grado di apertura delle due economie cioè l'intensità dei rapporti con l'estero rispetto al loro volume economico non è diversissima certo ognuna delle nostre economie italia germania era infinitamente più aperta all'estero di quanto lo sia l'europa nel suo complesso eppure c'è questa idea io non la mia esperienza di questo mi sono occupato molto di altre cose che sto facendo adesso sto imparando ma questa la conosco bene non c'è un burattinaio del cambio che vive in america che è che determina ma il cambio per lei benissimo allora noi terminiamo qui questo nostro incontro ringraziamo tommaso padoa schioppa grazie ad oria sono intervenuti di di votare soltanto un informazione che l'incontro con bauman domani e con dahrendorf credo dopodomani si terrà qua grazie a tutti quando serve grazie ti ho visto l'altra sera
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