Inventare gli spazi pubblici
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Inventare gli spazi pubblici
Due grandi maestri dialogano sulla creatività, il rapporto con lo spazio pubblico, il conformismo, i vincoli del mercato e quelli delle norme urbanistiche.
e aveva ancora gente siamo ancora un minuto per lasciare si accomodare aspetto ancora un momento bene allora buonasera e benvenuti benvenuti in questo teatro questo bellissimo teatro con due grandi maestri anzi un maestro emerito e un allievo che è diventato maestro e la cosa abbastanza belle anche originale e che si ritrovano proprio perché mario botta e vittorio gregotti sono stati davvero un maestro e un allievo lui era docente all'università di venezia e lui era allievo alla facoltà di architettura e questa sera dialogano su un tema su un tema che che tocca la vita che tocca la nostra storia che tocca la qualità dell'abitare tocca soprattutto l'economia della città ma tocca anche proprio scenari che si allargano e che diventano scenari molto importanti legati anche a questa parola che in questi giorni sentirete spesso pronunciare che la crescita parleremo di una città parleremo di città parleremo di luoghi dove si sviluppa un'economia che è un'economia di saperi che è un'economia di creatività fatta anche di paure fatta di facili facili felicità è fatta di metamorfosi di grandi cambiamenti di cambiamenti che a volte possono essere positivi di cambiamenti che invece qualche volta in qualche caso possono non funzionare ed è sicuramente interessante discutere con chi le città le ha ascoltate o forse bisognerebbe dire ascoltate perché per certi versi l'architetto è un po come un medico condotto qualcuno che cura e che ha il compito di curare le ferite delle città qualche volta guarirle altre volte dargli una forma particolare intervenire in maniera chirurgica oppure intervenire invece in maniera molto più soft e forse con dei rammendi con la cura diciamo così del dermatologo urbano e la domanda la domanda che si fa una domanda ricorrente è se anche loro proprio gli architetti sono gli artefici di un futuro delle città oppure se il futuro delle città dipende quasi esclusivamente dalla politica oppure dipende dai cittadini diciamo che forse sono tutte le cose messe insieme che determinano un po anche questi cambiamenti io partirei da vittorio gregotti dalla sua matita che ha disegnato e che ha pensato per tanti anni e ha progettato quartieri ha progettato città e ha ideato anche luoghi ha dato forma a questi luoghi cercando di trasformarli in luoghi che diventavano anche antidoti a quelle che sono poi le difficoltà e le parole di chi vive dentro nelle città e soprattutto ha cercato di rendere fruibili alcuni spazi pubblici io in questo momento non farei delle domande direttamente ma lascerei proprio a lui alcuni appunti per il futuro da è forse una prima lettura su quello che può essere il discorso dei luoghi del futuro legati proprio anche all'architettura comincerei proprio con un suo intervento un suo punto che forse toccherà alcuni argomenti che ci sembreranno molto vicini a lei la parola architetto gregotti grazie dunque ovviamente io credo che realizzatore di questo convegno abbiamo pensato di coinvolgere me era ficcato vuota permette nel dibattito con un titolo interessante che a luoghi nella crescita troppo negozi così vivere qualche cosa quali sono i luoghi della crescita dal punto di vista dell'architettura e del suo stato oggi e quindi anche i luoghi antroposofici importanti per l'evoluzione positiva della sua disciplina devo subito dire la mia breve così esposizione iniziale sarà certamente meno positiva di quella nota che mi ha fatto recapitare il mio amico tito boeri e che ho letto che anche con grande interesse l'opinione non solo mio ma anche di grandi architetti come alvaro si sono storici come trenton come severi perché è che progressivamente non solo la metropoli ma la cosmopolis come si ama determinarla oggi nel mondo globale dei nostri anni sembra non esservi più alcun luogo di crescita per l'architettura se considerata come una pratica artistica se questo anche se questo non permette non esclude certo la ricetta di luoghi più adatti per lo sviluppo della costruzione del mercato di inizio di tutti i suoi altri elementi connessi ci sono molti perché se luogo e crescita culturale sembra oggi invece molto separati e proprio perché esiste un ossessione eccessiva della crescita crede 3 st quantitativa come un valore che finisce per dividerli e questo mette in secondo piano anche l'idea di un possibile sviluppo positivo di alternativo dell'architettura anche solo in qualche luogo un po dimenticato del pianeta che è un soggetto sempre più interessato dalla cultura globale anche del globalismo finanziario neo coloniale e della sua capacità di informazioni rifugio per mezzo degli strumenti di comunicazione in materiale anche come strumenti di convinzione peraltro sono ormai immersi questo problema in questo problema tutte le arti e non solamente quella dell'architettura persino quella di una protesta ancora protesta senza proposta che sempre più lontana da ogni altro elemento che invece dovrebbe essere fondata sulla presa di coscienza delle contraddizioni del presente che l'architettura con la sua sua fondazione sulla relazione importante all eteronomia cuore un materiale del progetto e di un suo futuro possibile e necessario questo non toglie la rete che missione occasioni proprio proprio che proprio la relazione tra le diverse culture antropo geografiche dei territori e degli insediamenti urbani che al di là di essere difesi in quanto testimonianze solite rappresentano culture che si offrono come condizioni dialettiche di modificazioni positive necessarie nella nostra pratica artistica in questo mondo con cui di aree ticamente confrontarsi tutto questo anche se sappiamo bene globalismo dei nostri anni non è quello della ricerca delle ragioni delle diverse culture come materiale prezioso per il progetto con cui confrontarsi ma piuttosto quella della sua unificazione un bel cantina competitiva e conveniente di tutti i desideri proprio nella loro provvisorietà capace di rinnovare continuamente la richiesta mercantile ma vi ha un aspetto più specifico per il mio lavoro che riguarda l'architettura come pratica artistica come opere come progetto di cui credo convenga parlare subito e della trasformazione in corso dai suoi processi di costituzione di intenzionalità fondate di responsabilità del nostro mestiere è necessario ricordare che dopo la tradizionale rapporto diretto tra il cliente il pubblico o privato dai l'architetto e l'esecutore tra questi tre elementi oggi sempre più raro e dopo i tentativi che negli anni 50 sono stati fatti per organizzare in modo globale o in modo unitario il progetto in tutti i suoi aspetti lo studio se non avete architetto compreso quello della sorveglianza delle opere la situazione soprattutto dai casi importanti si sta radicalmente lo restando e gli archi star cioè gli architetti che aspirano al successo televisivo è diventato l'unico compito dell'autore accreditato propone solo un'immagine sorprendente di un progetto questo perché tale immagine sia adottata riforme purché questa immagine si erano state riforma che tentano di essere provvisoriamente formalisticamente diverse delle visuali colossali anche senza alcun fondamento della nostra disciplina ed il cui unico contenuto sia una logan attuale è stato i poteri politici economici e nascosti così i futuri luoghi della crescita per l'architettura sembrano essere diventati al di là della recessione solo questi cioè i luoghi della sospensione dell'architettura appunto come pratica artistica come ho cercato di spiegare in un capitolo del mio ultimo libro possibile necessario a partire dalla fine degli anni in cui ogni produzione sembrava voler essere con stabilmente un luogo neo tecnologie i media intersoggettivi e di massa e il globalismo finanziario dilatato e posto in primo piano il tema della mobilità globale delle produzioni e visibili in modo da esibire prodotti sempre nuovi e sempre come incessante novità con molte difficoltà di un controllo politico del loro interesse per il bene collettivo ma ben al di là vi il prodotto dell'era industriale la quantità della produzione in quanto mito nella cultura del moderno di una società libera e giusta si è trasformata nei nostri anni nel mito della disuguaglianza tra ricchi e poveri e insieme di uniformità di valori e di desideri ciò che è oggi cambiato nella relazione tra architettura e mondo qualche stremamente di marcia della produzione di rich and poor tecnicamente avanzata è come prima accennato proprio il ruolo dell'architetto in cui l'attività è stata definita anche dalle istituzioni europee come attività di servizio e questo è profondamente di vasto quello che avveniva nel passato è anzitutto una relazione diretta tra i clienti l'architetto esecutore che è mutata in un assai più complessa in cui la relazione tra il progettista e l'utilizzatore più sovente addirittura sconosciuto in quanto ha trovato sempre più numerosi intermediari come gli uomini del marketing nichols controller i burocrati technology signori delle more e così dire tutti elementi caratteristici della produzione di rizzo del progetto di oggi specie delle grandi re states dove il ruolo dell'architetto come ho già accennato prima è divenuto sempre più accessorio tanto da essere considerato quasi esclusivamente come illustratore cioè decoratori di progetti in quanto prodotti già definiti da altri con tutto il peso che ovviamente l'immagine a del mercato e con il compito di rendere massima la possibilità di cambiamento di funzione del prodotto edilizio senza alcun interesse per il suo ruolo contestuale nel disegno urbano e nel disegno interessi territoriali noi sappiamo molto bene che dopo il tramonto della rivoluzione industriale la presa di potere del capitalismo finanziario neo coloniale e globale è diventata sempre più assolute ad esso collaborano molti elementi dal mito delle tecnoscienze non come mesi ma come contenuto di ogni futuro fino alle straordinarie possibilità delle comunicazioni materiali che si trasformano facilmente in credenze alla visibilità mercantile e provvisoria mescolate tra loro come l'unico valore visibile tutto questo con liquefazione dell'idea di classe sociale sia borghese che operare sostituita dalla voragine sempre più alta fra i pochissimi ricchi e i moltissimi poveri dall'idea di caos come visione di libertà successi a giorgetti va assoluta la risposta della cultura delle arti sono quindi venne divenute oggi quasi sempre solo rispecchiamento dello stato delle cose rappresentante dall'ideologia del posto del rimini in un primo tempo come nostalgia atletica degli storici dei visti gli storici un po con un'assunzione formalisti tante dei linguaggi delle avanguardie del primo trentennio del trentesimo secolo private però dei loro ideali strutturalmente rivoluzionari infine da una cotta hd smemo accademismo dell'originalità temporanea che è in realtà un adesione dell'architettura di jesi della visibilità mercantile come primo cercato di spiegare come unico valore da perseguire tutto questo è mi rendo conto un giudizio molto sommario che non esclude la presenza anche oggi di grandi talenti nelle diverse generazioni di architetti come vota qui la presenza o che oggi agiscono anche fondati sulla ricerca del senso del proprio agire politico e disciplinare ma contro tutto questo si aggiunge la mia impressione che l'architettura in quanto pratica artistica e specialmente le discussioni sui suoi fondamenti non interessino più quasi a nessuno ed in particolare non interessano neanche agli architetti come categoria né al loro dovere nei confronti della società e della politica lo si vede il fatto che lo stato disastroso delle nostre città e del suo territorio nel loro territorio e certo non solo di quelle europee e di quelle delle loro periferie per i feriti sono una ideologia da demolire e farne una una autentica parte della città piuttosto che da riparare e più in generale nell'incapacità di dare risposte alle strade parte post metropoli urbane nei paesi in via di sviluppo venti milioni 30 milioni 50 milioni di abitanti soprattutto a causa dell'esplosione delle informazioni in materiale globale senza scelte critiche fondate si tratta forse mi chiedo della fine dell'architettura il parco pratica artistica certo la di sicuro interesse in quanto industria della costruzione della speculazione edilizia e nonostante il precipitoso calo di iniziative dei nostri anni non solo in italia ma è tutta l'europa interessa anche come simbolo di un economia sviluppo interesse inoltre una grande quantità diverse che sempre più numerose categorie di tecnici in quanto occasioni di lavoro e gli architetti soprattutto in quanto occasione di aspirazione a successi mediatici personali è un interesse che rappresenta oggi forse la ragione strutturale dello stato di crisi profonda della nostra disciplina e di impossibilità di uno sguardo critico sulla realtà e sulle sue contraddizioni che invece è nelle arti il fondamento di ogni autentico nuovo parlare o scrivere di architettura dal punto di vista del suo fare dei suoi fondamenti come capacità di messi in discussione delle contraddizioni e presente di modificazione positivo dello stato delle cose sembra interessare ancor meno anche gli asini segni insegnanti universitari nelle nostre facoltà di architettura a partire dalla progressiva messa la sola di insediamento artigianale per esempio del disegno del mestiere concreto che si sa che diventa privo di ogni senso poetico nel dettaglio che così importante e che si propone con un diverso approccio alla forma e persino la storia della nostra disciplina escluso evidentemente nelle scarse ma esistenti eccezioni il luogo dell'architettura e quindi oggi quello di una disciplina frantumata e sciolta nella nuvola minacciose ed esclusiva della calligrafia della comunicazione della lode dello stato delle cose di cui è diventato positivo rispecchiamento come una sorta di sla novismo neo stalinista dei poteri pur con altri strumenti chi come me ha passato più di 70 anni di vita fare progetti di architettura un po in tutto il mondo dalla cina al nord africa oltre che in tutta europa e in america pensandola come un nobile come una nobile pratica artistica o illudendosi che questa fosse una nobile pratica artistica fatica però rinunciare la sua possibilità di produrre ancora per suo mezzo qualche frammento poetico di una verità profonda ciò che crede ancora che il bello sia la luce del vero come scriveva protino molti secoli sono perché anche noi consideriamo il frammento di vero anche se storico e no metafisico il senso centrale del progetto di architettura come pratica artisti non vorrei con questo pessimismo intorno alle possibilità del caos di oggi anzi chiede le eccezioni misurate del rigore dell'ordine come fondamento e possibilità di un ordine altro prevedere la fine della mia pratica artistica quindi mi sembra che si debba riaprire una ricerca sui nuovi luoghi della crescita che però credo sia fondata oltre che sulle preziose differenze nelle diverse culture sulla necessità di una riflessione critica in con dalle condizioni della realtà di oggi e alle sue contraddizioni come fondamento per la ricerca di un frammento di devi fare il presente e capace però di produrre una modificazione dialettica intorno ai modi di essere di ogni poetica del fare futuro ed io nonostante la mia lunga e profonda e fa io cerco di crederci ancora grazie grazie grazie grazie vittorio gregotti ha tirato fuori ha tirato fuori la sciabola e anche e anche la doppietta e devo dire che molti di questi rilievi sono rilievi sui quali bisogna riflettere ragionare per esempio quando parlava di questa prevalenza della legge del profitto probabilmente su questo tema su questo tema vale la pena vero architetto botta vale la pena interrogarsi e soprattutto vale la pena interrogarsi su come rendere le città fruibili a tutti se logica o la legge purtroppo è questa e quanto la committenza lascia la libertà all'architetto di scegliere o di creare un progetto che è poi un progetto che annulla le differenze mentre invece se la scelta del pubblico è determinata unicamente dal valore del committente probabilmente anche qui c'è una rinuncia a quelle che sono alcune delle idealità che ha testé annunciato il professor gregotti ecco come si fa a cercare di trovare di trovare una via d'uscita ea ridare proprio quel ruolo di servizio è auspicabile bene innanzitutto grazie per l'invito e devo dire che sono un po imbarazzato parlare dopo vittorio gregotti perché la sua radicalità in queste riflessioni è in grado di annientare qualunque velleità architettonica ma cosa vai a però insomma io mi trovo nel bel mezzo del fare e quindi trovo anche devo devo dire magari con poca consapevolezza critica ma trovo anche delle risorse solo nel fare cioè questa globalizzazione che ha come dire ha coinvolto tutti gli aspetti della vita del piacere delle relazioni umane cosa cosa resta al povero uomo resta il suo mestiere che ritengo all'interno del quale possibile è possibile trovare ancora delle risorse walter begnamini diceva che il valore politico di un'opera letteraria sta nel suo valore letterario e io credo che anche il valore politico valore sociale valore etico della di non importa quale attività sia all'interno dell'attività stessa allora va bene la consapevolezza critica filosofica la lucidità che gregotti dopo 75 anni di lavoro può fare ma io credo che di fronte a questa a questo suo atteggiamento ho preferito come deve fare alcune osservazioni quasi autobiografica per questo che ho voluto anche portarle scritte magari poi mi sarei confuso e poi parlerò nella seconda parte con delle immagini nel tentativo di vedere come dei temi di architettura una casa o una biblioteca un museo abbia saputo cogliere dalla dalla città le risorse per testimoniare in termini positivi del nostro tempo allora sui luoghi della crescita cercherò di leggervi nel come riuscirò come sono capace alcune osservazioni più brevi di quelle di di vittorio gregotti sui luoghi della crescita vorrei parlarvi della cosa sono i luoghi della crescita per l'architetto sono gli spazi della crescita e allora comincerei con un osservazione di fondo che continua a ritornare nella nella mia mente prendere possesso dello spazio e il primo gesto dei viventi degli uomini degli animali delle piante delle nuvole manifestazione fondamentale di equilibrio per necessità di sicurezza e di durata prendere possesso dello spazio e acquisizione di tranquillità di esistenza essere essere e occupare lo spazio il fiore la pianta l'albero la montagna che ci stanno davanti viventi non ambienti essi sono esistono nel seno di questo spazio lo occupano provocano delle risonanze queste parole così efficaci nell'inter nell'interrogazione natura vivente del mondo fisico non vengono da un biologo o da un altro polo go queste parole sono di le corbusier così formulato il pensiero del famoso architetto modernista potrebbe sembrare a scienziati filosofi un'invasione di campo ma va ricordato che sulla carta di identità di le corbusier le corbusier non si definiva architetto bensì mondo elettro quindi un professionista del pensiero onde uomo di lettere sotto letterato un pensatore nel mio tentativo di argomentare da architetto il valore collettivo dello spazio voglio farmi forza di queste affermazioni di le corbusier il loro tono antropologico sottolinea innanzitutto l'uomo prendendo possesso che come l'uomo prendendo possesso dello spazio ogni modifica le condizioni la geografia dei luoghi la morfologia del contesto in tal senso ci viene ricordato che nell'opera dell'architetto si perpetua una delle attività primordiali dell'uomo quella di trasformare una condizione di natura in una condizione di cultura se vogliamo capire più a fondo lo stato di crisi che citava gregotti nel quale ci troviamo che talvolta un po sbrigativamente chiamiamo spazio pubblico converrà ripartire da questa dimensione antropologica da essere deriva che lo spazio è sempre e necessariamente pubblico poiché luogo in cui si reifica la dimensione culturale e sociale dell'umanità ovviamente esistono diversi usi che articolano lo spazio in specifiche funzioni e in sistemi di proprietà ma ciò non ne contraddice in alcun modo il valore pubblico perché ogni parcella di territorio ogni costruzione spaziale al di là del sistema proprietario di lottizzazione funzionale partecipano formulare la dimensione collettiva dell'ambiente antropizzato che il valore pubblico così inteso sia elemento fondante di ogni gesto progettuale di trasformazione dello spazio lo si coglie soprattutto quando parliamo della città la città in particolare quella europea o della cultura occidentale è senza ombra di dubbio il modello di organizzazione dello spazio di vita sociale più avanzato più flessibile più accogliente più performante che il progresso di antropizzazione dello spazio a abbia saputo inventare a partire dal neolitico lungo i vari millenni la città si è progressivamente imposta come luogo per eccellenza del vivere collettivo non conosco altre forme di associazione che abbiano superato in bellezza in qualità di vita di intelligenza la struttura della città lo spazio urbano è una condizione di vita necessaria per l'uomo che ci permette di fruire del vivere quotidiano ma anche delle testimonianze dei popoli estinti e quindi di riconoscerci nella nostra stessa identità quando gli diamo nelle città non siamo mai soli e un po paradossale perché viviamo la città dei morti ma ci sentiamo a nostro agio perché quella città dei morti è parte della nostra stessa identità la città sancisce dunque la matrice profondamente collettiva che presiede l'attività di presa di possesso dello spazio ea sottolinearlo solo soprattutto le nostre tradizioni europee mediterraneo occidentali che diversamente dai modelli prevalenti in america o in asia si esprimono al meglio esprimono al meglio il loro carattere collettivo che ne ha guidato i disegni per i secoli naturalmente non dobbiamo assumere le categorie spaziale urbane come entità fisse anch'esse sono soggette alla perenne mettono metamorfosi storica pensiamo ad esempio come è cambiato il nostro modo di pensare e vedere la città dopo il secondo dopoguerra in un primo momento il modello di riferimento per la ricostruzione si è ispirata una dimensione ancora romantica riprendendo talvolta anche con ottimi esiti tracciati e morfologie esistenti poi travolti dai nuovi processi di modernizzazione e più tardi ma non tanto più tardi di globalizzazione ci siamo abituati a spazi sempre più vasti nella maggior parte dei casi che abbiamo chiamato omologati come direbbe pasolini alle forme banalmente speculative impoverite appiattite e senza una propria identità che secondo la formula del l'antropologo marco già oggi chiamiamo non luoghi ogni momento storico obbligato a rendere conto dei suoi specifici modelli questo tocca anche la nostra generazione e la città in quanto costruzione collettiva si configura sempre come espressione formale della storia la città è la costruzione che dà forma alla storia più che i singoli monumenti più che ha un'idea di bellezza la città e il disegno della storia non è possibile disegnare una città la città è disegnata dalla storia e allora in quanto costruzione collettiva si configura sempre come un bene che noi condividiamo con altri con altre generazioni con altri speranze con altri progetti per i nostri figli e per le generazioni future da alcuni anni la popolazione insediata nei nostri contesti urbani ha superato il 50 per cento questi sono dati della popolazione mondiale se pensiamo al continuo aumento demografico cogliamo la gravità dei problemi che oggi si pongono agli attori chiamati a progettare lo spazio collettivo nelle sue diverse declinazioni i fenomeni di globalizzazione economica produttive come e commerciale le recenti impressionanti bibliche migrazioni e l'urbanizzazione spesso forzosa la rivoluzione elettronica la facilità crescente nei sistemi di trasporto tracciano il drammatico scenario su cui oggi noi ci muoviamo la cultura del progetto insieme al pensiero urbanistico e geografico nelle sue diverse combinazioni disciplinare si deve misurare con queste nuove difficilissime condizioni che presiedono la costruzione dello spazio di vita dell'uomo oggi alle prese anche con gli inquietanti effetti delle crisi ecologiche delle crisi energetiche i cambiamenti climatici che oramai si intravedono con chiarezza in prospettiva rischiano di imporci a brevissimo tempo un ambiente al limite delle possibilità vitali le cui ricadute nefaste sulla nostra esistenza stanno già facendo impallidire gli esiti pur negativi che abbiamo ereditato dalle precedenti fasi della modernizzazione se non si prendono drastiche misure c'è chi ventila perfino lo spettro di un suicidio collettivo pensiero architettonico neppure quello più ambizioso che non rinuncia quindi a interrogarsi sulla dimensione etica della vita collettiva non ha ovviamente il suo potere la facoltà di risolvere la crisi ecologica economica o per quella ecologica o quella dell'ambiente o quella che abbiamo descritta con i cambiamenti climatici ciò nondimeno all'interno di tali drammatici fenomeni alla cultura architettonica ciò chi alla disciplina che organizza gli spazi di vita dell'uomo che modifica che prende la responsabilità di della configurazione formale dello spazio collettivo alla cultura che si deve chiedere riallacciandosi e le migliori intenzioni del movimento moderno di affrontare la dimensione civile del progetto concependo manufatti e spazi capaci di definire contesti sociali autenticamente civili ossia luoghi qualificati per la vita collettiva la negatività la grossolanità e persino la violenza sociale che sembra spesso ispirare i modelli insediativi extraeuropei a ben vedere sta infatti proprio nel non interrogarsi sulla relazione tra architettura e spazio pubblico un tale intreccio e viceversa ciò che ha fatto grandi le tradizioni architettoniche e urbane occidentali le stesse che si sono depositati come memoria delle tradizioni civile sulle pietre sui selciati sugli intonaci sui muri sulle piazze delle strade e degli edifici delle nostre città volendo sviluppare ulteriormente questo paragone tra europa e altri continenti si potrebbe anche dire che i modelli americani e soprattutto asiatici sono da condannare in quanto letteralmente atopici ossia produttori di spazi e non di luoghi laddove al contrario la storia snodatasi attorno al mediterraneo ci lascia in eredità e ci mostra a ogni passo delle nostre regioni una fortissima costruzione dei luoghi contraddistinti da una forte identità collettiva politica estetica luoghi in grado di dialogare straordinariamente con le condizioni orografiche più differenti in quanto architetto ho bisogno di tradurre la dimensione sociale della vita in una dimensione spaziale questo è il nostro compito questa forse anche la nostra degenerazione mentale leggiamo la vita collettiva attraversa lo spac lo spazio e quindi abbiamo bisogno di poter leggere questo spazio per capire anche le le tensioni e le contraddizioni del vivere di oggi allora in questo caso il mio lavoro è un modo per concorrere io credo al tentativo almeno di tracciare una migliore vita sociale in questo senso mi piace leggere riflessioni e testi urbani approfondire autori come se tra quattro kamer dove i suoi racconti sulle riflessioni della vita quotidiana trattano i dicono molto di più delle dei trattati accademici la città moderna l'avvento della metropoli novecentesca i primi germi della sua crisi emergono dalle pagine di kracauer più come con il pulsare delle corti delle case popolari richiami fantasmagorici delle merci nelle strade sono racconti che era che dicono al di là dello spazio la vita che pullula all'interno di questi spazi come spesso mi capita di sottolineare questi testi letterari interpretano in maniera forte una vita che noi riconosciamo forse più intensa di quella che normalmente escono fare gli architetti riescono a descrivere gli architetti abbiamo molto da imparare nel vedere come si traducono in destino sociale i manufatti architettonici e gli spazi urbani la paura la pluralità delle emozioni che questi autori penso a strade di berlino con le vie oi racconti sulla parigi di kracauer restituiscono la capacità che loro hanno di restituire nel con i loro testi il territorio della memoria che io credo oggi costituisce l'elemento principale sul quale lavora oggi l'architetto noi di fatto ci vengono dati temi ci viene dato un contesto un territorio geografico ma dietro questo territorio geografico lì è un territorio di cultura vi è una storia vi è una memoria oggi il territorio della memoria e il territorio sul quale l'architetto è chiamato a interpretare a dare delle soluzioni allora in questa ottica io ho ancora caro gregotti dei maestri di riferimento il passato con un amico del grande louis kahn è un richiamo alla nostra generazione a rivedere le grandi trasformazione del moderno le grandi trasformazioni della globalizzazione attraverso il filtro della memoria non a caso l'america ha totalmente dimenticato sui cani la annientato la fatto passare sotto silenzio preferendo il post moderno come forma ironica di riferimento al passato ora io mi sento tranquillamente di di affermare che attraverso l'opera d'architettura il suo contesto sia ancora possibile una lezione piuttosto chiara in merito al tessuto della memoria le nostre città possono essere viste a tutti gli effetti come luoghi di una presenza attiva del passato in essi antichi tracciati morfologie del contesto e tipologie costruttive sopravvivono infatti quali forme di permanenza il processo utilizzazione vi hanno via via su sedimentato quando accenno al territorio della memoria ea questo passato che invito a guardare un passato in cui la città è civiltà sono cresciute insieme un passato in cui le tensioni e le lotte del vivere hanno preso possesso degli spazi urbani urbani trasformando gli equilibri preesistenti un segnalano gli equilibri e vietante nera e difatti stavo proprio dicendo gli equilibri preesistenti nuovi equilibri speriamo che non siano quelli dati dal cielo dove le pietre riescono ancora a parlare di una memoria è indispensabile che per l'uomo equivale a una speranza progettuale grave difetto ma che sta dicendo architetto ci sta dicendo mi pare di capire che le città hanno hanno un carattere spesso non qualcosa comunque che di vivo che si muove e quindi tocca a noi interpretato da voi interpretarli ma architetto grigiotti ma sono state interpretate male negli ultimi anni le città proprio per arrivare alle considerazioni che che faceva sono state interpretate male nelle periferie con le periferie sono decisamente squallide alcune periferie sono semplicemente dei dormitori o comunque sono dei luoghi che non non hanno le funzioni che ha un centro storico alcune periferie sono proprio ai margini di quella vivibilità auspicabile ecco quindi anche anche gli architetti forse hanno delle auto critiche o comunque hanno delle responsabilità in questo lasciar andare diciamo così le cose in un certo modo negli anni 70 ci fu un momento in cui per esempio per tornare alla memoria le pietre delle città vennero coperte dall intonaco ci fu un momento in cui tutti i luoghi dove c'erano delle case di pietra venivano intonacate adesso si va a ricercare ancora la pietra no forse proprio perché c'è il senso del gusto delle le trasformazioni come diceva gregotti sono ben più profondi perché magari fosse solo il clima numero ritorna perché la pietra vince col tempo e come l'asfalto ritorno ancora ma il problema non è quello e soprattutto dobbiamo fare attenzione a non dare un'interpretazione nostalgica territorio della memoria è un qualcosa che ci appartiene come condizione di vita come re interpretazione dei bisogni di oggi non può essere un si è visto in maniera nostalgica è una roba tremenda e la fine c'era nostro maestro comunque credo anche di di vittorio carlo scarpa che a noi giovani diceva ma guardate che l'unico modo per rispettare il passato è quello di essere autenticamente moderni se noi tradiamo la cultura la sensibilità l'arte noi siamo frutti del nostro tempo noi siamo io sono frutto del bauhaus dei le grandi avanguardie artistiche che che hanno lavorato nella nella prima metà del ventesimo secolo non posso pensare senza picasso non posso pensare senza clay mio modo di la mia sensibilità la nostra lettura che diamo anche dei grandi conflitti anche degli elementi negativi passa attraverso una consapevolezza collettiva che è cresciuta con noi quindi da questo punto di vista dobbiamo fare attenzione a non confondere il territorio della memoria come un passato nostalgico e lei i suoi maestri la scuola sua che cosa le ha lasciato e che oggi forse si fatica a trovare dunque come avete visto intanto quei due attori hanno fatto ognuno la propria parte io del pessimista e lui della ottimista ma questo era un po un po un'intesa ancora diceva la casa non intesa palese parola diceva montanelli a una certa età si può essere pessimisti lasciatemi essere pessimista però altri hanno il dovere di cercare di essere ottimisti a seguito del mio pessimismo cioè credo di poter interpretare alcune anche delle condizioni che sono assolutamente necessarie ma che sono diventati limitative per 3 milioni che non competono noi solamente competono a noi come categoria perché poi la categoria degli architetti della categoria molto strane molte però non con gente completamente diversa che lavora in modi assolutamente contrastanti l'una l'altra qui stiamo parlando con il caso per esempio di libertà di una persona che si è sempre impegnata in questo rapporto con alcuni maestri del movimento moderno e ha considerato anche la stessa memoria come memoria del movimento moderno qui c'è un piccolo vantaggio è che io essendo un po più vecchio anzi parecchio più vecchio ho il vantaggio di avere anche conosciuto personalmente tutta questa categoria quando mio padre di tre figlie o parla di cannes con parla di gruppo sono parla di tutta questa generazione sono stati dei conoscenti che gli anni primi anni cinquanta ho potuto frequentare direttamente in modo non gerarchico assolutamente non gerarchico e quindi anche come dire giudicare molto sovente delle certezze e soprattutto di alcuni profili che riguardavano il futuro ancor più pessimisti di quelle che io vedo scritto prima ancor più pessimisti cercando per esempio negli anni 51 quando è stato il congresso si chiedeva se sono cercandoli e di porsi il problema del rapporto con la storia la memoria in questo senso accesso molto più vasto anche loro come loro hanno posto il problema delle periferie cosa volevano dire le periferie per il movimento moderno volevano dire che preferisce che siano costruite nell'ottocento a cui dal 1850 in avanti siano andate riflettendo su come agire su queste periferie di carattere che riguardavano il problema evidentemente dello sviluppo industriale con risposte che sono state risposte parziali ma molto preoccupate perché proprio i cm nei loro anni più importanti diciamo a partire dagli anni 20 fino a quando non si sono spenti e poi riacesi dopo la guerra hanno fatto del problema delle periferie un tema fondamentale oggi noi possiamo dire che timori per i treni così come loro la mente apprezzato in un modo di accettare l'esistenza della periferia cioè accettare l'esistenza della necessità di dare un alloggio con delle caratteristiche che fossero delle caratteristiche come dire umanamente abitabili con dei servizi minimi ma possibili con una segregazione però insieme di una categoria di persone si erano assolutamente in italia dal punto di vista sociale e di questo per noi in questo momento stiamo ancora corso avendo le conseguenze per noi e periferie sono sempre qualche cosa che sta al di fuori che non ha a che vedere con la città mentre infatti anche recentemente quando si è cominciato a ragionare anche in italia sul tema delle periferie si è parlato di aggiustamenti di sistemazioni direbbe che serie a no bisogna parlare della negazione dell'idea di periferie bisogna fare in modo che quelle parti di città diventano parti di città e quindi ci sia una moltiplicazione dei rapporti funzionali che ci sia una possibilità di lavoro sul posto che ci sono degli elementi eccezionali anche per tutta la città collocata in quelle posizioni che ci sia una multi società e abita col porto noi possono sia abitato da un solo livello sociale naturalmente la crisi in questo momento noi stiamo affrontando e che anche questo problema dei livelli sociali è diventato un tema assolutamente inestricabile a parte noi usiamo continuamente questa definizione di richiede i poveri i poveri che di molti poveri ma in realtà in un enorme estensione della classe media che sta in pre più sta affondando evidentemente ma che però esiste ecco questo non si piega pochino ma poco è alcune come dire degli elementi critici chievo avevo cercato di porre sul tappeto e che in qualche modo volevano spiegare anche o giustificare se volete le molte mancanze che la nostra generazione di architetti la mia ma anche quella successiva la mia hanno avuto nei confronti dei problemi della politica che si sono allontanati e radicalmente da questi problemi sono tornati diciamo a un tipo di servizi e illustrativo degli aspetti positivi dei considerati aspetti positivi di una condizione sociale come la nostra ecco questa è il mio pessimismo nasceva anche dal fatto che è molto forte l'autoaccusa che io faccia la categoria degli architetti perché oggi gli architetti più noti più importanti si chiamano gli effetti della televisione insomma sono sono comparti che hanno come dire agito secondo quella forma che rinuncia al progetto e che sedimenta sull'illustrazione la visibilità pubblica la visibilità mercantile solamente questo naturalmente io invece sono nato in un periodo in cui il rapporto col colore con il movimento moderno era anche per me molto diretto e il problema dell'inserzione del tema della storia e nella sua possibilità di essere coerente rispetto alle metodologie proposte del movimento moderno è stato uno dei grandi temi che hanno attraversato tutta la mia attività questo tipo di contraddizioni andava in qualche modo superata ma era presente in modo molto realistico e se questo è diventato uno degli elementi fondamentali per nome o della mia generazione con diversi tipi di risposte risposte che andavano come dire della mitizzazione già negli anni 60 70 della macchinazione del della il progresso scientifico del progresso tecnico come contenuto invece che come mezzo per quanto riguarda noi architetti come strumento che andavano verso diciamo limitazione del del mondo del punto di partenza di questa suddivisione a partire dal rapporto con l'illuminismo l'illuminismo aveva messo in crisi gli elementi di credenza metafisica e nella costruito un altro che era quello che il progresso senza nominare questo progresso attraverso agli strumenti che questo progresso permetteva di tutti questi sono gli elementi che io cerco attraverso i quali riflettendo che cerco scuse ai miei errori personali non sono i miei ma gli errori della mia generazione nonostante questo io volevo per negare il nero pessimismo è dovuto alla finalmente cassa giovinezza volevo leggervi una una serie di consigli che io ho dato agli studenti molti anni fa 40 anni fa che poi come dire ho riletto proprio in questi giorni per capire se avevano qualche tipo di funzionalità non erano segnati anche degli elementi delle chiese e così avete pazienza io vorrei rileggere queste regole perché sono regole con le quali i nomi compromesso definitivamente naturalmente che sono dieci buoni consigli primo che dicevo gli studenti cercate di non essere originali né tantomeno degli artisti per volontà a priori poiché il nostro obiettivo è la luna e di lunga durata delle opere la lunga durata delle opere dobbiamo fare cose che appaiono sempre come se fossero sempre state le secondo bisogna stare lontani da ogni preoccupazione a priori di linguaggio poetico espressivo riconoscibile esso verrà dopo e sarà ciò che noi siamo stati lungo al lavoro durante tutta la progettazione un modo come come idoneo periodo caotico e l'incerto che diventi troppo divertente per fare un risultato autenticamente concordia nelle interpretazioni ben intenzionale di progetto e dell'opera poi un altro elemento era ogni chakra terzo ogni caso offre una verità specifica da ricercare un ricominciamento ma anche una fondazione precisa pratiche e teorie sono ancor più di un tempo due facce del progetto reciprocamente indispensabili 4 l'altro può geografia del sito come modo di essere fisico della sua storia e ciò che ponendo limiti permette di agire utilizzare questo significa mettere insieme la collezione dei reperti come un parco limitatori materiali privilegiati per il progetto specifico scelti in modo in cui il nuovo necessario sia dialettico rispetto ad essi bile 5 faccio un po di confusione sì quindi progettare significa modificare le regole delle nostre appartenenze riconoscendole solo lo scontro con il luogo è una critica le contraddizioni del presente da una concretezza al progetto la qualità architettonica e la qualità della non coincidenza con lo stato dei valori imposti dai poteri del presente questo altri già 40 anni fa non vi sono sesto non vi sono dettagli nella costruzione non crediate di poter impunemente lasciare ad altri decidere aspetti apparentemente secondario del progetto la nostra società è perso un pezzo numero la società e con esse un elemento di continuo rinnovamento male tecnica sono mezzi e non finì nei contenuti adesso fanno parte del complesso delle condizioni eteronomi che devono essere organizzate dall autonomia dell'architetto questo rapporto 3 tono romy eteronomia enel dell autonomia è uno degli elementi importanti di queste regole le regole sono importanti bisogna sempre cercare di costruire un linguaggio specifico del progetto un modo di trasmettere la disciplina comprensibile ed insieme le nuove regole possibili proposte proprio delle cessioni necessarie al progetto stesso che stiamo lavorato cui stiamo lavorando il mio consiglio più importante e quando fatte architettura fate il meno rumore possibile ciò si ottiene con attenzione e la pazienza senza dimenticare mai che l'architettura è un lavoro regola principale per chi si mette a progettare e fare silenzio attorno per essere più attenti e capaci di vedere piccolo tra le cose e scoprire così frammenti di verità storica del presente come fondamento di ciò che è possibile e necessario dire con un'architettura eccolo eccolo bene era un po adesso il potere di recente quando mi sono le regole perché sono regole a cui sarete ancora adesso verifichiamo comunque si deve dire che dovevo l'ha rispettata se verificheremo dopo un decalogo di questo tipo come si fa a parlare di ancora di pessimismo hai elencato cose che per qualche secolo ancora permetterà alla nostra categoria di servire l'uomo e la collettività poi io credo credo anche che difficile interpretarlo e sono tutte condivisibili ma tutto quello che ha detto gregotti dire non al 99 al cento per cento i ragionamenti che fa sono perfetti resta un problema che per chi fa questo lavoro è come me è arrivato anche a 70 anni facendo questo è difficile cambiare come se non so fare altro per cui se siamo in un certo senso condannati a cercare di farlo di farlo al meglio questo lavoro però anche anche con con una condizione oggettiva e cioè che l'architettura serve a dare una casa l'uomo fin tanto che esiste l'uomo la casa la dobbiamo dare maniere scusa se tinta europea me e le mie mio pessimismo è volto soprattutto il futuro cioè quando io parlo delle condizioni di cambiamento della condizione del progetto nei confronti delle grandi re le stesse per esempio e quindi dell'inter posizioni degli elementi rispetto che fanno siti pugliesi diventano di illustratori progettisti questo è un elemento che non è che sia ancora pienamente verificando però è chiaro che esiste quando si parla del problema della città e delle sue difficoltà è che la stessa comunità urbana in crisi cioè la stessa identità urbana certo che non è in crisi meno in crisi in europa e meno ancora nei piccoli centri dell'europa ma insomma tu conosci il mondo come lo conosco io perché sono stati un po dappertutto e sappiamo molto bene che l'identità urbana come il senso della comunità è al tramonto le persone si spostano con una facilità a partire dal modello statunitense insomma alla ricerca del lavoro di una migliore situazione basta leggere i romanzi americani per capire che la mobilità esiste in america e molto al di là di quella che questa europa anche se le giustificazioni sono assolutamente possibili sono come dire chiare però pur tuttavia questo impedisce alle comunità di costruire cioè è lecita di costruirsi come comunità e quindi questa difficoltà a questa difficoltà aggiunge il fatto che le città sono diventate 20 milioni di abitanti 30 milioni di abitanti diventerà praticamente impossibile come come trovare la maniera di fare dj sguardo di una cittá di 30 milioni di abitanti ma questo non è stato un errore anche nella programmazione generale no anche perché adesso non può stare il fatto io non do con fa nessuno ma c'è ancora una condizione c'è cioè adesso in atto un meccanismo più diffuso cioè i giovani per esempio vanno anche via dalle città cioè si muovono tornano un po fuori c'è una truffa è una giustizia credono che devi provare una vita contadina un rifugio è un rifiuto per le condizioni che bisogna affrontare e non bisogna sfuggire queste condizioni il trucco è quello quindi quindi applicare applicare quello che dice poi italo calvino nelle città invisibili cioè bisogna contrastare l'inferno che se diamo un inferno questo io credo che c'erano un atteggiamento di fondo comune nel senso che non vogliamo lasciare o dare in pasto ai tecnocrati questa condizione di un controllo dello spazio e quindi della condizione del vivere e vero che succedono tutti questi ma si devono trovare all'interno delle piccole festeggiare questo ragionamento che fanno gli scienziati 3 trovare queste fessure e dentro questo spazio trovare non rassegnarsi a dare in mano avviene ai grandi general contractor o o ai tecnocrati la soluzione del problema della siccità che ti dà una risposta e ci dà una risposta ce la danno i giovani che vanno a vivere in alcuni di questi luoghi bisogna crearli bisogna farli vivere bisogna dargli un'anima no un'impossibilità evitare il problema è non vedere con guardare al problema anche il senso dello spazio tutto il mondo dei rapporti diciamo interpersonali ormai transitabili attraverso strumenti è stato reso completamente diverso e diventerà ancora più diverso sono le difficoltà che io guardo dal punto di vista di un architetto cioè guardo dal punto di vista della possibilità di fare ancora l'architetto in queste condizioni che non ho creato io dico che la società sta affrontando e che stanno andando tutti nella stessa direzione per ora però sono persi milano c'è però è meglio che ti faccio vedere le ottime io credo molto al tuo decalogo invece e quindi credo certo cercherò di applicarlo no sulle sulle proiezioni da da mostrare vediamo se parlano molto brevemente vorrei far scorrere dei dei tentativi interpretazione attraverso un progetto i problemi della città queste negli anni 80 ho dovuto costruire questo angolo urbano che è un pezzetto di terreno volto anonimo un angolo di un isolato tangolo di isolato è stato interpretato come appunto una condizione non di un di un edificio ma di un angolo e per cui è stato come dire scavato come come immagine per poter sottolineare questa condizione di un lotto urbano invece che di un di un quadrato e ferrarini svizzera lugano sono tutti i modi diciamo per tentare di trasmettere all'interno della dell'architettura del fatto architettonico una parte della città oppure questo ancora a lugano là dove esistevano quattro ville novecentesche il tema era un concorso di costruire un grande edificio amministrativo una banca la banca del gottardo è invece di dare un un edificio unico che avrebbe dato un fuori scala abbiamo tentato di fare un edificio articolato in modo tale che ci fossero quattro testate quattro volti quattro immagini 4 sfingi a richiamare questo rapporto di pieno di vuoto ed evitare il fuori scala di un edificio unico in vetro di un edificio che avrebbe necessariamente creato uno uno squilibrio strano rispetto alla struttura alla morfologia della città quindi sono tentativi diciamo e di interpretare la città ha all'interno del della condizione architettonica data oppure in questo caso un'altra poi a tokyo in giappone lungo una strada tagliata negli anni sessanta per andare ai giochi olimpici vedete il tessuto connettivo ancora di di una struttura di baracche medievali tagliato da questa strada in questo piccolo terreno triangolare dovuto costruire un edificio privato ma di interesse punto una galleria d'arte e allora far vivere nella nuova downtown con questo linguaggio internazionale un elemento invece di grande identità locale un un angolo dove è la condizione particolare di questa punta diventasse come una barriera e quindi riproporre l'edificio non più come un appoggio della pubblicità come sta come stanno laccato ma ridare alla alla presenza urbana una sua gerarchia un suo volto una sua immagine una sua riconoscibilità dentro andy warhol e oppure ancora museo recentemente ferito da un ampliamento che è stato inaugurato 15 giorni fa ma era il museo di san francisco e ancora museo di san francisco dove dentro la downtown mi è sembrato giusto per la volontà di allora del board di allora di dare un'immagine il museo non è solo la somma di spazi espositivi è un'altra è un'entità nella quale il cittadino bisogno di identificarsi avviso di riconoscersi e allora laddove ci sono questi edifici belli o brutti non interessano ma sono edifici muti non parlano noi dentro questi edifici del culto in vol dell'internationa stein non sappiamo se sono uffici o albero sotto residenze la città ha perso questa capacità iconica di descrivere come è sempre stato nella c e allora un tentativo di far sì che almeno il museo ritorni ad essere un'immagine ritorni ad avere una sua capacità iconica diventi un elemento in grado di portare una luce all'interno anche quando si è all'esterno di sentire l'altezza in cui ci si trova rispetto al piano di camminamento oggi rientrano in questi edifici che sono dei labirinti abbiamo perso la capacità di orientarsi all'interno di uno spazio se perdiamo la capacità di orientarsi all'interno di uno spazio abbiamo perso la capacità di abitare abitare vuol dire riavere questa capacità e qui lo stesso ragionamento vale per la città anche nella città vi è la necessità di avere i punti di riconoscimento come io ho fatto questo museo quasi pensando le vecchie chiesette romaniche dove nelle periferie ritrovavi è un'immagine che ti dava al punto di riferimento all'interno della città ecco io mi fermo qui perché non era questo il senso di una esposizione ma era per mostrare come dire i tentativi e gli strumenti che l'architetto è che la nostra disciplina possiedono ancora non dobbiamo dimenticare nella città ci sono tanti buchi neri comunque ci sono aree dismesse ci sono adesso tante caserme inutilizzate e ecco il trovare il modo di dare è quello il resto è l'urbanistica del futuro io credo che la città debba innanzitutto consolidarsi e consolidarsi al suo interno le aree obsolete aree dismesse sono anche per ragioni economiche delle aree disponibili ci sono già i tram che passano c'è le fognature ci sono le risorse l'alimentazione energetica la città dovrà continuare a crescere su se stessa com ste come ha fatto per secoli d'altra parte quindi l'urbanistica del futuro sarà questa urbanistica da un lato della demolizione per correggere le degenerazioni che abbiamo fatto nel dall'altro la speranza e lì sono sono ottimista come lo è gregotti di trasformare la periferia in una parte di città a proposito di periferia volevo chiedere niente prima di tutto bisogna dire che il difetto è promosso questa festa siamo qui spesso fa grazie maestro ma quanti anni quanti anni fa eravate allievi lo diciamo non lo diciamo questo non toglie il problema a cui io facevo cenno diciamo sviluppo futuro perché era il mio pessimismo è volto al futuro gli atti che compie botta sono gli altri colpi a loro si sa se con che altri architetti che si sono il mondo fa da quando entro certi limiti ma anche lui cioè c'è questo tentativo di resistere diciamo ma il problema è che è che invece grattacielo è una corsa era prima grande altezza adesso si sta facendo uno le solite aribitri zone arabe alto 865 m sono cose che hanno sono privi di qualsiasi senso dal punto di vista anche economico io credo anche dell'edilizia però è una dimostrazione diciamo della di mettere sul tappeto la propria potenzialità ecco questa diciamo espressione della potenzialità non dimentichiamo che anche san pietro era così e anche michelangelo ha fatto questa operazione po meglio ma voglio dire promuoviamo anche lui promuoviamo ottenuto ecco ma voglio dire che ci sono a come anche nell'antichità ci sono moltissime storie di immobiliaristi le fan di nella città di roma che hanno vissuto delle parti impressionati che poi si sono demoliscono che volete ci sono clienti difficilissimi nel mondo storico ma è per questo che la vera bio pessimismo cerca di evitare nel modo più assoluto diciamo un richiamo diretto al mondo storico il postmodernismo per me anche questo anche questo difetto tremendo per fortuna è una operazione finita in questo momento è stata superata ma superata da cosa superata invece dal grattacielo invece 165 metri cioè dall'idea di dare dimostrazione della potenza finanziaria che qualche cosa di diverso dalla dimostrazione della potenza industriale diciamo dell'ottocento e anche del novecento di capire che non gli piacciono neanche tanto i grattacieli di milano no veramente assolutamente no no dipende per della thatcher è una parola un po come vere cioè che sta spostando le poi propri metri in altezza i due grattacieli di milano che probabilmente lei fa riferimento sono la torre velasca ella è forse il grattacielo pirelli per lo vedevano bene il fatto da nervi beh fanno bene fino a quando due sezioni misurate concertazione del rapporto anch'essi nei confronti della storia con una questione diciamo da porre sul tappeto specialmente quello di nervi per esempio e anche i buchi ha fatto anche ponti ma sono chiamato sostanzialmente i nervi sono solo due questioni interessanti e non parliamo della torre velasca che è fondata proprio sul problema però sono del 1950 è degli altri grattacieli quelli che vengono adesso che ce n'è uno un po nella stortignaccolo console e far nascere la gente con la gobba ci viene alla gobba il cartone fa all'architetto gregotti volevo chiedere però una cosa che riguarda le periferie perché ha lavorato sulle periferie ha lavorato sulle periferie a palermo ha lavorato sulla periferia a milano e adesso rivedendo a distanza di tempo un po questo lavoro sulle periferie 1 credo che ne abbia dato grandi soddisfazioni che è quello di milano che ha accorciato proprio una distanza perché qualche anno fa a milano per esempio per zona bicocca era considerata lontano ad essere stata integrata quasi nella città perché perché la zona bicocca ha avuto questo grande vantaggio di essere costruita in 25 anni e non ancora finita del tutto ma attraverso questa stessa azione di costruire un pezzo di città avendo l'occasione di avere in questa posizione intanto dei anche degli elementi eccezionali come una nuova universitaria a tre che ormai fanno 35.000 persone che girano di avere diciamo un nuovo teatro di avere le nuove strutture che erano anche interessanti per l'intera città di milano e che quindi in qualche modo obbligavano a un tipo di rapporto e che costruivano una di una città perché la debolezza di quella della bicocca è stata la parte non ancora completata che dovrebbe essere ancora più abitazioni che il numero delle abitazioni sono 15 mila abitanti è troppo basso ancora ma però che il numero degli altri elementi sono interessanti perché sono diventati elementi dentro le quali il rapporto col lavoro per esempio è assolutamente presente non è un nuovo lavoro secondario che si dove ci sono le ci sono diciamo il commercio si è sviluppato cioè è un pezzo di città questo è la cosa importante e quindi la chiave può essere quella delle funzioni cioè portare elementi culturali in questo caso per esempio c'è anche un teatro cesar simbolo di una cultura i giovani l'università luogo di lavoro e comunque connessioni collegamenti ecco questo è un po la chiave ma siccome si parlava anche di crescita e di strumenti per la crescita forse anche un altro elemento è una grande manutenzione forse che abbisognano un po le nostre città ma è certo che le città devono devono poter vivere e poter migliorare in continuazione la manutenzione dei manufatti è una parte che nella storia sempre ha sempre fatto da traino come attrattore di di questo mix di funzioni che ha bisogno che ha bisogno la città quello che dice gregotti questa sua sperimentazione sul suo esperimento verso la bicocca e ha una sua forza perché la bicocca è stata presa stata accettata come una parte della città e quindi non è non è una periferia non è un'isola non è un ghetto per il rischio per i poveri è una e una crescita della città attraverso queste funzioni attraverso anche un organizzazione urbana ha una percezione dei tracciati quindi il modello della città io ripeto non è ancora stato superato non è che in cina o in asia si trovano degli altri modelli di aggregazione sono tutte delle cattive delle cattivissime coppie della dell'idea della città che dal neolitico fino a oggi ha connotato il vivere collettivo la città ancora oggi resta un miracolo di della della possibilità di vivere collettivo un miracolo fisico che si regge su 23 diciamo così elementi 1 la città è una costante che noi riconosciamo nelle forme più diverse nella forma di orografica geografica ritroviamo le forme le più disparate la patch che che ha la parte dei dei ricchi giù in basso e l'altra che invece ha la parte dei poveri in alto ci sono forme contraddittorie della della occupazione dello spazio ma che hanno questo mix della vita e 22 costanti che sono di una semplicità disarmante la città ha un centro e la città ha un limite oggi le città sono in crisi perché non hanno più un centro hanno più centri ma soprattutto perché non hanno più un limite se noi lasciamo cadere questa idea della civitas della della polis all'interno dove il cittadino aveva dei diritti rispetto al barbaro che era fuori o o al terreno agricolo che non ne aveva lì cominciamo ad avere qualche difetto è oggi il grave il cancro della dell'urbanizzazione è che questa condizione che è una condizione arcaica storica che che contraddistingue l'idea della città diventata un amalgama e parlano della città continua cos'è la città continua in periferia continua la città infinita la città diffusa ma per arrivare a una conclusione voi prima io vi ho sentito non ci arriviamo però se a sé se andiamo se andiamo fuori voi prima avete fatto una bellissima chiacchierata parlando di cina e parlando delle vostre esperienze in cina ma lì come si progetta come si guarda al futuro e alla crescita ma tu che io sto lavorando molto in cina ancora adesso una dozzina di progetti in città diverse con forme molto aneddotti che da dal museo alla biblioteca però è in realtà la cina la vivo come come un estraneo nel senso che è impossibile entrare nella logica di questo sviluppo così sfrenato loro vengono dal medioevo loro cioè nel giro di una generazione sono passati da una condizione di vita di grande povertà materiale al poster chiario quindi è difficile dare dei giudizi sul fatto che loro vogliano invece degli interventi di architetti occidentali io credo che ci sia una scelta intelligente la loro a me ha impressionato ad esempio le prime le prime linee sui contratti di lavoro sto facendo un campus universitario per un accademia d'arte una dei primi paragrafi diceva questo nuovo campus deve durare 50 anni punto cioè loro mettono quello che per noi era la durata eterna della della dell'edificazione come una condizione di uno sviluppo temporaneo della collettività della società e quindi cambiano tutti i parametri quando uno ti dice ma fai questo 360 mila metri quadrati di solaio case e musei laboratori aule e ti dicono noi sappiamo che dura 50 anni è un modo totalmente diverso dalla nostra città europea della città occidentale per cui tutti i parametri vaglia variano però loro ri riconoscono e questo secondo me è il feeling che c'è riconoscono tacitamente come un primato rispetto alla città europea rispetto agli architetti che hanno un'esperienza di questo tipo perché ne hanno s'accorgono te ne hanno bisogno non possono fare l'ala tabula rasa che ad esempio altre società più ricche fanno la differenza tra costruire in europa il costruire in america io mi sono confrontato con tutti e due e molto semplice in america per costruire spaziano tutto da zero a zero l'isolato dove io ho fatto il museo di san francisco carlotti il museo baechler lo azzerano qui c'è da fare l'uomo 0 all in europa impossibile anche alla a berlino dove dove c'è questa c'era questa possibilità con il crollo del muro di una edificazione ex novo non c'è perché ci sono delle tracce perché ci sono delle orme ci sono dei catastali che quindi la città europea viene dalla sua storia dalla sua morfologia la si può trasformare ma non la puoi azzerare e fare ex novo è molto diversa e l'america invece lo fa tranquillamente devecchi no noi un'esperienza molto diverso lavorato una decina di prima di lui quindi scianna e prima di lui prima di tutto io mi sono scontrato con una civiltà che comincia del 3000 avanti cristo e che ha avuto uno sviluppo assolutamente straordinario come cita e con mezzi e strutture completamente diversi con un'autonomia anche come dire nel modo di ragionare non molto lontana dalla logos greco a un altro tipo di rapporto la logica cinese in più con una storia che ha avuto periodi molto diversificati tra di loro per storia molto lunga con la divisione in vari settori di sviluppo altri invece con settori come dire politici concentrati l'intero lascia abbastanza tardi nella sua seconda ii secolo dopo cristo e con un insieme di concezioni molto lontano dall idea di nazione la loro è un'idea civiltà non di nazione anno quando hanno sviluppato intorno alla fine del seicento una grande flotta navale che è arrivata fino al mar rosso che ha girato tutto il mondo e hanno deciso che invece la loro civiltà doveva restare all'interno di un certo periodo è molto strano questo tipo di profonda storia ciò che è avvenuto con la rivoluzione rivoluzione che ha un carattere molto diverso da quella sovietica perché una rivoluzione di campagna che odia la città all'inizio e quindi con un salto colossale dal punto di vista civile con una differenza diciamo rispetto alla rivoluzione sovietica assoluta questa ha avuto a sua volta ormai da quasi un secolo insomma una serie di modificazioni interne molto rapide che sono dovute però al confronto globale allora diciamo il fenomeno della globalizzazione quando invece fino a 600 fino al settecento esistevo tipo dvd civiltà che aveva un autonomia assoluta se lei pensa che la parola religione è stata tradotta in cinese solamente nel 1840 dopo la guerra della piccola occasione della guerra che l'occhio è una guerra poi farò io diciamolo ci ha fornito ben fornito l'occhio non ce l'avevo pensato alcuni fondamenti della loro vita completamente radicalmente diversi la stessa normativa della città che ha un primo trattato intorno al 1300 euro poi ripreso da questo alla fine del 1600 di un periodo molto importante per lo sviluppo anche sviluppo tecnico perché è uno hanno avuto in questo periodo sviluppo tecnico molto superiore a quello europeo su alcune questioni insomma ecco anche questo è un elemento che naturalmente viene spazzato via viene che puoi dire ovviamente della rivoluzione ha come compito quello di mettersi da un altro punto di vista questa rivoluzione poi subito la serie trasformazione e si è trasformata in una grande potenza diciamo economica e finanziaria che in questo momento non ha più a che vedere con la propria storia anche se ogni tanto cerca in questo periodo presente di ricomporre un rapporto e soprattutto umano anche vedere assolutamente nulla questi ministro pessimista su questo non solo pessimista al contrario riconosco che esiste questa condizione è che questa condizione per un certo verso la difesa cioè varie stese la differenza è molto importante difendere differenze quando queste differenze non sono aggressive sono in grado di parlare perché poi voglio dire il mondo anche il mondo arabo di cui oggi in questo momento siamo seppelliti dal terrore eccetera è un mondo che ha avuto in un per certo periodo un rapporto con l'europa assolutamente come dire tra grandi potenze ed era molto comprensivo al proprio interno sempre insieme europei cattolici riportava assolutamente niente c'erano delle regole generali che questo poi si sia trasformato in modo diverso questo problema che perché come dire che dipendono le condizioni radicalmente il resto me non mi faccia fare lo storico che lo facevo no assolutamente assolutamente da in favore a mia proposta adesso ha concluso a conclusione della serata in cui ringraziamo architetto gregotti e l'architetto botta è quella di prendere le sue dieci regole mandare in giro per il mondo architet mandarle a tutti gli architetti mandarle anche ai politici a cercare diciamo così di arginare un po questa degenerazione in corso e avviare avviare un percorso di ricostruzione come auspicato che la ricostruzione del senso civico la ricostruzione di un senso identitario di un'appartenenza la ricostruzione anche attraverso qualche cosa di bello ed esteticamente valido che possa favorire questo che poi è lo slogan è il titolo di questa rassegna la crescita è anche una rinascita per un paese che ha bisogno di ottimismo anche se ha bisogno della severità e dei richiami perché il richiamo all'etica e richiama l'onestà sono quelli comunque con i quali dobbiamo sempre fare i conti e vi chiamo la verità è la cosa più importante benissimo grazie grazie a tutti
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