Correre o rallentare? Strategie per ritrovare l’equilibrio psico-fisico
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Correre o rallentare? Strategie per ritrovare l’equilibrio psico-fisico
Questo incontro al festival affronta il dilemma contemporaneo di "correre o rallentare". La sociologa Barbara Poggio analizza l'accelerazione della società moderna, causata da tecnologia, cambiamenti sociali e ritmi di vita frenetici, con conseguente alienazione, disconnessione e focus sulla prestazione. Daniel Lumera, biologo naturalista, evidenzia come l'educazione moderna ci porti a una dipendenza dalla dopamina e a una disconnessione da noi stessi, proponendo meditazione e silenzio come antidoti. Giovanni Lo Storto, direttore generale dell'Università LUISS Guido Carli, sottolinea l'importanza del "life large learning" per ampliare la comprensione di sé e del mondo, integrando lentezza e velocità per una vita più significativa. L'incontro si conclude con un'esperienza di meditazione guidata da Lumera.
Grazie per essere qui, di tanto che ci danno le cose iniziali. Sono molto contenta, onorata e devo dire anche molto emozionata di essere qui. Infatti il mio cuore batte a mille, ma dopo ore e ore di trasmissione sulla salute e il benessere ho capito che chiedo aiuto. Bisogna fare, perché io ho il cuore che... bisogna fare... Daniel aiuta, un'ispirazione. Poi buttiamo, vero? L'espirazione deve essere un po' più lunga. Io aggiungo un sorriso. A voi chiedo un applauso per essere qua. Grazie. Grazie a voi tutti. Purtiamo, vero? Noi c'eravamo già allargati. Perché questo applauso è un saluto a tutti noi come se fosse una stretta di mano, che questo ci fa piacere, ma anche un modo per complimentarci. Perché? Perché non so se capita anche a voi, ma ritagliarsi in uno spazio in cui facciamo una cosa che ci piace richiede grande abilità. Bisogna correre. Perché proprio per questo noi in un festival dedicato ai dilemmi del III millennio abbiamo pensato dedicare questo incontro ad un tema trasversale a tutte le generazioni, non fa differenze di genere, forse tipico della società in cui viviamo, che è correre o rallentare. Non li metteremo come delle soluzioni antitetiche, ma cercheremo con l'aiuto dei nostri ospiti di trovare delle strategie per equilibrarli e poi dare un significato a questa corsa e dare un significato anche al rallentare, all'allentezza. E allora io lo so che vi chiedo sempre degli applausi, ma io voglio un applauso per i nostri relatori che sono con noi, cominciando dall'ultima parte del fondo, Giovanni Lostorto, abbiamo alle qualifiche le affiliazioni, il direttore generale dell'università, Luiz Guido Carli, grazie. Abbiamo Barbara Poggio, prorettrice dell'università di Trento, grazie. Abbiamo Daniel Lumera, biologo naturalista. Allora, grazie a voi. Io intanto volevo chiedervi, sono le 4 meno 2 minuti ad oggi, considerando che il sabato per me è la giornata più complicata perché metto tutto, le cose che non sono riuscite a fare durante la settimana e poi non le faccio neanche al sabato, ma alzate le mani. Chi di voi ha avuto una giornata, fino ad ora, molto di corse in calzante? Però, a Trento si respira una buona aria. Chi invece è venuto e ha detto, sai che ti dico, il sabato me la godo? Ma facciamo dei seminari qui, professoressa Poggio, professoressa, cosa fate voi a Trento? Come aiutate a sciogliere? Mi ha visto quanto, io mi alzo, faccio le cose, ma è bello. Un po' lei ci ha messo lo zampino? Non lo so perché io non sono esattamente così. Bene, allora io arriverei al tema di oggi perché oggi ne parleremo naturalmente, siete invitati anche voi a partecipare, c'è questo tavolo, ma facciamo finta che non esista. Io partirei proprio dalla professoressa Poggio perché noi andiamo di corsa, no? Mangiamo un panino al volo, andiamo di corsa a prendere i bambini a scuola, facciamo un salto, trovare quell'amico che vorrebbe stare un po' di più con noi ma non ce la facciamo. Insomma, la società, tutta, anche le nostre relazioni vanno di corsa. È accelerata, o almeno, così la avvertiamo. Siamo sempre in lotta contro il tempo, no? Non ce n'è mai abbastanza e le cose da fare sono sempre di più e in meno tempo e bisogna farle bene. E allora io le chiederei da sociologa, questa è una domanda da sociologa, come abbiamo fatto ad arrivare a questo punto? Ok, ci proviamo. Allora, accelerazione è la parola giusta, la usa un sociologo che ha molto lavorato su questi temi, che si chiama Martin Rosa, e che parla appunto di una società in costante accelerazione, no? Dice che tutte le società occidentali soffrono di una continua mancanza di tempo e si sentono in qualche modo in necessità di correre sempre di più, no? E lui identifica tre principali ragioni, cambiamenti, insomma, dei cambiamenti che hanno provocato questa accelerazione. E la prima è la tecnologia, no? Anche in modo un po' paradossale, nel senso che i cambiamenti tecnologici in realtà ci permettono di fare le cose in meno tempo, no? Ci vuole molto meno tempo per viaggiare, ci vuole meno tempo per produrre le cose, abbiamo una comunicazione istantanea, e quindi questo ci farebbe pensare che potendo fare le cose in meno tempo abbiamo del tempo liberato, e invece no, perché questa possibilità di fare tutto più in fretta ci porta a farlo in modo sempre più accelerato, no? L'impressione proprio quella di non avere abbastanza tempo, no? Io una volta scrivevo lettere, oggi scrivo, leggo mail, ma ogni giorno sono ossessionata da questa cosa di finire le mail, no? Perché se ne faccio di più, neanche meno, che è un fake, non è vero, le faccio di più, ce ne saranno sempre di più perché qualcuno mi risponderà, no? L'altro... Quindi la cosa è non rispondere. Eh sarebbe bella, sì. Così facciamo un po' di repulisti. Esattamente. Soprattutto con i più giovani, con gli studenti è complicato non rispondere però devo dire, perché riscrivono subito e dicono ma forse non ha visto la mia mail, magari, non lo so. L'altro tema è proprio il cambiamento sociale, no? Le norme, le aspettative, le mode cambiano continuamente, no? Quello che è rilevante oggi domani può essere obsoleto, non valere più e questo ci crea una sensazione di in qualche modo di instabilità, una necessità di adattarsi continuamente alle cose che cambiano. E la terza dimensione che Rosa sottolinea è proprio i ritmi di vita, perché dice siamo costantemente appunto in corsa con agende piene e... Anche i bambini piccoli hanno già un'agenda di amministratore delegato, fanno musica, fanno piscina, fanno inglese, imparano ad andare sullo scivolo, ci sono corsi per tutti. E anche i nonni, io sono nonna. Quindi insomma anche questa densità di eventi produce una sensazione di mancanza, di controllo su quello che facciamo, perché rincorriamo sempre qualcosa, anche questo di uno stress cronico. E questa è la prima riflessione, la seconda riflessione che possiamo fare, che in una società in accelerazione, accelerata, la dimensione centrale diventa la prestazione. La prestazione è perché siamo continuamente giudicati e valutati in base alla nostra capacità di performare e di raggiungere obiettivi che sono sempre più ambiziosi. Questo in vari ambiti, sicuramente in ambito lavorativo, credo ne parleremo dopo, in ambito lavorativo, poi siamo in università, che è la Mecca da questo punto di vista, dobbiamo essere sempre più... noi siamo misurati anche qui dentro sulla produttività, quanto scriviamo, quanto pubblichiamo, quanto le persone leggono quello che scriviamo e così via. Quindi, sempre chiamati appunto a essere produttivi, a raggiungere risultati che siano misurabili e a entrare in competizione con gli altri, quindi il lavoro. La vita personale, anche nella vita personale, in qualche modo abbiamo questa pressione di avere corpi perfetti. Noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, noi, No, modelli modelli a cui aspirare anche questo diventa una pressione. Ora tutto questo cosa produce, produce tra le varie conseguenze, produce alienazione, alienazione che possiamo vedere in tre dimensioni diverse, no, almeno così nella lettura che secondo me è molto efficace su questi temi che ci da Rosa, li legge in termini di sconnessione, sconnessione dal sé per diamo di vista i nostri desideri, no, e quindi a noi è una cosa che è molto importante. E quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, quindi, body Body S off Take ci sono un sacco anche di problemi in questo mondo ma non li vediamo più perché siamo così concentrati sui nostri obiettivi di performance che appunto siamo ciechi rispetto a questo. Professore Lo Storto, il mondo è cambiato e la professoressa Poggio ci ha dato un inquadramento come insegna la sociologia, è cambiato il mondo in cui comuniciamo, con cui ci relazioniamo, con cui lavoriamo e sono cambiati anche i giovani, i giovani non sono più i giovani di ieri ma sono radicalmente diversi rispetto agli stessi genitori e insomma le generazioni sembra che siano molto sempre più vicine diverse. In un suo libro da cui io ho preso molti spunti per condividere insieme si intitola Ero studente mi piace molto il desiderio di prendere largo che ci afferrà davvero dei suggerimenti anche riguardo al rallentare e al valore della lentezza o a come correre. Lei individua che di fronte a questo cambiamento bisogna anche cambiare l'approccio, anche educare questi ragazzi che non sono più affascinati da stili educativi, messaggi educativi che sembrano un posto nati. Grazie, grazie per questo invito è davvero bello, è molto bello essere in una sala così piena ed è stato molto bello ascoltare le considerazioni della professoressa che sono molto stimolanti e quindi come dire le cose che uno pensava di condividere poi si arricchiscono di altri spunti. Per esempio mi veniva in mente di provare un piccolissimo esperimento con voi. Se vi chiedessi di fare un applauso non applauso meritatissimo nuovo alla professoressa ma in slow motion potreste battere le mani una volta e poi pian piano farlo trasformare in un applauso? Prego. Bene, che cosa è successo? È successo una cosa estremamente interessante che già da sola risponde alla domanda di Nicoletta. Cioè l'essere umano... L'essere umano si adatta. Nella prima come dire nel primo movimento che vede fatto l'applauso erano tanti momenti diversi in cui accadeva un rumore. Dopo qualche frazione secondo è diventato un unico rumore che si ripeteva. Perché? Perché tutti vi siete senza dirvelo messi d'accordo e avete battuto le mani allo stesso momento. Allora noi siamo arrivati a questo momento facendoci chiamare a un certo punto Gioventù bruciata. Quanti di voi ha fatto parte come me della Gioventù bruciata? Questa qui attuale io la chiamerei Gioventù incendiaria ma non perché dobbiamo preoccuparci d'estate nelle nostre bellissime campagne o montagne che sono costplicenti alle spiagge. No, perché questi ragazzi hanno acquisito la voglia e stanno acquisendo gli strumenti per provare ad intervenire nel cambiamento. Ora il tema è interessante, è proprio questo. Quando tu ti abitui e fai le cose come le fanno gli altri, come abbiamo fatto noi poco fa, il cambiamento non lo vedi, non lo senti. Se il cambiamento è velocità, Dio ci salvi da pensare che non è importante la velocità, ma se sei all'interno, non te ne accorgi, Foster Walls uno scrittore molto famoso ci donò una storiella che è famosissima, che è quella dei due pesciolini giovani che nell'acquario, nel nel mare incontrano un pesce alziano che gli fa ragazzi come l'acqua oggi? E i pesciolini giovani in continuo dopo un po' dopo qualche secondo si guardano e dicono ma che cos'è l'acqua? Perché se tu sei sempre inserito nell'acqua e vivi nell'acqua non ti rendi conto cos'è l'acqua. Se tu sei sempre inserito nel cambiamento e vivi nella velocità non sai più che cos'è la velocità e dove può essere la non velocità e che valore ti può dare la non velocità. Marshall McLuhan, visionario, sociologo, super rispetto dei media ha anticipato internet sostanzialmente, risponde a questa storia sempre con il pesciolino che oggi ci accompagnerà in queste mie breve riflessioni dicendo il pesce si accorge di cosa è l'acqua quando scopre l'aria. Perché il pesce quando viene fuori dall'acqua rischia di morire si accorge scoprendo l'aria di che cos'è l'acqua. Allora il nostro punto proprio questo, noi dobbiamo provare a capire come darci ma soprattutto come fare in modo che i ragazzi e le ragazze che arrivano a scuola oggi prendano gli strumenti per comprendere il cambiamento, per comprendere la velocità e per capire anche il valore della lentezza di cui poi, che assomma, parleremo più avanti. E allora il tema proprio questo qua, tutto sta cambiando, tutto cambia, purtroppo lo dico da direttore generale da Russia, ma da genitore, non cambia la formazione. Io vi prego di riflettere su alcune immagini semplici. Pensate di immaginare un aeroplano del 1930, pensate a un paio di scarpe di un calciatore del 1940, pensate a un pallone di una partita di calcio del 1950, una racchetta del 1960. Le riuscite a visualizzare, almeno uno di questi oggetti, quanto sono diversi da quegli stessi oggetti oggi. Pensate ad una fotografia di una classe di una prima elementare, del 1930 e di oggi, è identica, cambiano i colori, la prima è bianca e nero, forse nella prima stanno un po' più ordinati, un po' più fermi, però alla fine quello è. C'è uno schema che lo schema, lasciatemi dire in modo un po' troppo forte, ma comunque della omologazione, nel senso di una educazione che spinge il professore, il maestro, il professore, l'insegnante, ad essere drone di contenuti, anziché riuscire a guadagnare il livello che occorre, e cioè la trasformazione in designer di motivazione. Quello è il trick che potrebbe far accadere qualcosa, cioè far passare il professore da drone di contenuti verticali, io ti sposto quello che io so nella tua testa, ti consegno delle informazioni, tu devi andare a fissarle da qualche parte, devi tornare e peraltro di tornare nello stesso momento, pronto come tutti gli altri. Diceva un grandissimo studioso di questi temi che era Sir Ken Robinson, mancato qualche qualche anno fa, uno dei Ted Talker più famosi del mondo con i suoi speech guardati da decine e decine di milioni di persone, che la scuola purtroppo deve darsi l'opportunità per non uccidere la creatività. Io raccontavo una storiera molto simpatica della bambina agitativa, molto vivace, che la maestra non riusciva mai a contenere e un giorno la vede concentrata su un compito assegnato da fare un disegno a piacere. Se avvicina la maestra dice ma come mai sei così concentrata? Che succede? La bambina la guarda e dice perché sto disegnando il volto di Dio. E la maestra di rimando confortata, la fatto che aveva fatto bene a farle la domanda, le chiede ma le dice ma lo sai che il volto di Dio non esiste? La bambina la guarda e dice se aspetti qualche minuto te lo faccio vedere, lo sto disegnando io, fantastico! Allora che succede però? Succede che voi avete mai visto due bambini? Vi è capitato di vedere un bambino di sette anni? Oltre volte nella vita? Forse ce ne avete mai visto? Sono sempre di meno devo dire la verità, però qualcuno gira no? N'avete mai visto due insieme? Che è ancora più complicato no? Due bambini di sette anni insieme? Sì! Ma a meno che non siano gemelli o mozigoti e voi non siano i genitori che a quel punto li sapreste riconoscere, ma normalmente voi li riconoscete, uno è Pietro e l'altro è Riccardo, uno è Paola e l'altro è Roberta, sono diversi, uno è più alto l'altro è più basso. Quando li mandi a scuola tu li vuoi trasformare in uguali, cioè tu vuoi che loro entri nel 15 settembre ed eschiano il 13 giugno e al 13 giugno tutti quanti devono sapere tutte le cose che una persona ha deciso che deve sapere tutto il 13 giugno, tutti nello stesso modo. Sì, è sbagliato questo, sarebbe interessante approfittare e fornire a ciascuno strumento in più per valorizzare le proprie caratteristiche di diversità. Soprattutto nella società di oggi che tu Daniel definisci dopaminergica e questa dopamina che batte. Sono anche iper stimolato dai discorsi che hanno fatto loro perché sono stati discorsi sicuramente dopaminergici per me almeno. Provo a fare alcune riflessioni su quello che ho sentito. Io come formazione vengo da un'esperienza spirituale molto molto ampia, sono stato un monaco della tradizione endovelica per 11 anni, ho avuto la fortuna di avere un maestro che è stato un discepolo diretto di Gandhi quindi mi sono forgiato non a una mentalità occidentale, cioè derivo da un altro tipo di formazione anche se sono un biologo e ho sempre stabilito un ponte tra neuroscienze e antichi valori delle tradizioni sapienziali che poi hanno attraversato il corso dei millenni grandissime crisi epocali politiche ambientali e sono sopravvissute a queste cose quindi effettivamente evidentemente appartengono a delle caratteristiche intrinseche dell'esperienza umana. Quindi vorrei fare alcune riflessioni su quello che avete detto perché lo trovo estremamente affascinante. La prima è questa, io credo che esistano tre fondamenti nel nostro sistema educativo che ci abbiano portato a vivere quello che stiamo vivendo oggi. Il primo è che noi educhiamo le generazioni successive a credere a un mito che c'è stato venduto a noi stessi. Se voi avete mai letto la poesia di Eduardo Galeano 1492 dice nel 1492 i nativi hanno scoperto di essere indiani, hanno scoperto che erano nudi, hanno scoperto che esisteva il peccato, hanno scoperto che esisteva un Dio lontano che li avrebbe bruciati se avessero addolato il sole, la terra e la pioggia che la bagnava e lì io ho capito che la narrazione che noi abbiamo introiettato è completamente una follia e noi stiamo semplicemente immaginando come dovrebbe essere la vita e la stiamo imponendo a tutti gli altri popoli della terra. Quindi il mito è il primo sistema educativo, una narrazione. Il secondo sistema è la punizione, il castigo e la ricompensa. Questo inizia il sistema adopaniminergico. Mia nonna quando io tornava da scuola, lei era maestra, aveva un brussellino verde, se prendevo bene mi davano 20 lire, vi ricordate le 20 lire e alla fine dell'anno mi cambiavano tutte le monete in un foglio di carta che era il corrispettivo del mio valore o meglio della mia capacità di essere omologato e adatto, bravo. Un sistema che se andavo bene ero meritevole dell'amore del papà, della mamma e della famiglia, altrimenti mi punivano, non mi davano la ricompensa. Loro non sapevano che quello stesso meccanismo di ricompensa che nel cervello di un bambino fa scattare la dopamina, quindi la necessità anche poi di essere, di ricevere il ricompensa, è lo stesso meccanismo che troviamo nei social dove quando ti mettono un like, crei quella dipendenza che è la stessa ludopatica, la stessa delle droghe, cioè sono gli stessi ormoni, sono però alla base di un sistema educativo che è completamente impazzito dal mio punto di vista e che non ha la autocritica nelle sue fondamenta. Il terzo meccanismo che ho identificato, attraverso quello che per me è stato molto stimolante ascoltarvi, è il meccanismo ancora più perverso della disconnessione che entrambi avete citato. Io vi faccio un esempio molto semplice, il bambino piccolo, questa è una società che educa la regola, non educa l'ascolto reale di se stessi, non vuole individui che ascoltino la propria vocazione, la propria unicità, lo dice ma non lo vuole, vuole individui omologati. Quindi il punto è che un bambino mangia e non ha più voglia di mangiare, cioè il suo corpo nella sua profonda saggezza le dice adesso basta e il papà gli dice no tu adesso finisce, la madre oppure, la madre strategie sono quelle, se finisci, guardiamo il cartone anima, se finisci ti compro il gelato dopo. Se il bambino ascolta questa indicazione, finisce il piatto, in quel momento si disconnette da una delle più grandi saggezze che esistono che è quella del nostro corpo, che sa esattamente cosa e quando, cosa abbiamo bisogno e quindi lì iniziamo a educarci, a essere disconnessi da noi stessi e connessi a esigenze che la maggior parte delle volte sono esigenze di mercato, aspettative sociali e aspettative familiari. Questo noi lo chiamiamo educazione, pensate dal mio punto di vista che semplicemente è la mia prospettiva come siamo messi. Detto questo la nostra società passa attraverso due ormoni, qua siamo a discutere corre e ralentare, i due ormoni che caratterizzano la corsa sono la dopamina e la noradrenalina che viene prodotta anche, segreta dal cervello sotto forma di epinefrina, però questa è una società iper performante che crea picchi di adrenalina e poi picchi depressivi che noi cerchiamo di superare attraverso la chimica anestetizzandoci con un'alimentazione tossica e con relazioni e sessualità altamente tossiche. Questi sono i meccanismi di compensazione che ci caratterizzano come società occidentale, che crediamo di essere i più intelligenti e la società più evoluta della terra. Pensate come stiamo messi, parentesi, tutte le altre specie in media hanno vissuto 5 milioni di anni, noi ci siamo affacciati da 200 mila anni, secondo voi continuando come stiamo continuando ci arriviamo a 5 milioni di anni eppure crediamo di essere i più intelligenti tra le varie specie. Concludo il discorso dicendo questo che vi do uno spaccato sulla mente umana e poi perché è così importante recuperare invece un approccio alla vita radicalmente diverso anche con cammini che sono rivoluzionari apparentemente eretici come per esempio quello della meditazione. Lo spaccato è questo, la scienza definisce la mente umana wandering mind, cioè ha dimostrato che noi passiamo il 47% del giorno a pensare a ciò che non sta accadendo e che questo è il principale motivo della nostra insoddisfazione e infelicità, primo dato. Secondo dato, la nostra mente in entrata gestisce ogni giorno 72 giga di informazioni. Avete idea tra 50 anni quando capiremo l'impatto genetico e biologico di tutto questo e capiremo che il burnout, la maggior parte di queste circostanze, deriva dal fatto che abbiamo un strumento che si chiama mente che è costantemente in infiammazione cronica e che da questo deriva tutta una serie di disfunzionalità anche biologiche che noi abbiamo che chiamiamo malattie del nostro tempo, tra cui anche le malattie mentali, quindi la nostra mente è iperattiva. Ultimo dato che Harvard definisce riserva cognitiva come la quantità di energia necessaria al cervello che rappresenta solo il 2% del volume del corpo e dell'organo che spreca in assoluto più energia, come la riserva, la quantità minima di energia che ci serve per essere creativi, intuitivi, per stare bene e perché il cervello possa liderare, governare tutta la macchina biologica in maniera armonica. Adesso voi pensate che noi sprechiamo semplicemente dalle 340 alle 360 calorie al giorno solo in un'attività di pensiero regolare. Immaginatevi una mente stressata, ruminante, iperattiva, tendente alla hiperperformance. Vi rendete conto del del contesto malsano in cui viviamo, in cui bisogna certamente saper ralentare ma ridefinire cosa vuol dire saper correre. Bravo, tutti e tre. Eraviglioso perché abbiamo una sociologa che ci ha dato il quadro della situazione. Adesso parleremo di lavoro. Daniel Lumera abbiamo affidato un un occhio clinico sull'individuo perché la società è fatta di individui, no prof? Mentre al professor lo storto chiediamo di così darci delle indicazioni perché l'educazione e la formazione che cambiano sono quelle che creeranno la nuova società. Dateci anche delle suggestioni delle strategie perché quello che ci avete tratteggiato, dipinto, descritto con minuzia di particolari davvero ci... è angosciante, ci schiaccia, no? Io sento che la mia testa e i miei pensieri vanno veloce e anche il mio corazon ma noi oggi siamo qua per tratteggiare, raccontare che cosa sta succedendo prendendo ne consapevolezza, questo è il primo punto, ma cercando anche grazie all'aiuto dei dati che provengono dalle neurocienze, dalle esperienze e dei nostri e dei nostri relatori cercare come combinare no? Questi due ingredienti, correre o rallentare l'uno serve all'altro. Oggi con Daniel Lumera abbiamo fatto una diretta insieme alla professoressa Luigiina Mortari nel paninsesto di radio 24 dove abbiamo affrontato un altro dilemma no? Parola o silenzio? Ascoltare o parlare e abbiamo visto che tutte e due le cose si compenetrano ma professoressa Poggio, torno a lei perché ho bisogno del suo occhio clinico per così provare a vedere proprio lo stato di salute di questa società che abbiamo visto è malata e andrei in un settore che è il nostro modo di lavorare, di pensare al lavoro, di lasciare che il lavoro occupi le nostre giornate, le nostre vite perché tutto questo lo sappiamo per esperienza diretta ha generato e continuerà a generare se non in qualche modo modificato la nostra vita, la nostra società, l'organizzazione. Professoressa Poggio? Il mondo del lavoro direi che è l'occhio del ciclone Certo. Molte dei problemi vengono esattamente da lì e di lì che forse bisogna cercare anche un po' le soluzioni perché alcuni dei fenomeni che citavo prima sicuramente le nuove tecnologie non solo per la velocizazione ma da questo punto di vista in particolare del lavoro c'è tutto il tema della pervasività del lavoro, le nuove tecnologie portano il lavoro a casa che è una cosa anche utile che ci magari è buono in termini di sostenibilità in cui ne abbiamo meno quando andiamo a lavorare, ci consente una maggiore possibilità però se non riusciamo a contenerlo, se non riusciamo per esempio a ragionare in termini di sconnessione vuol dire che è sempre lavoro, vuol dire che mentre lavoro controlla appunto il mio cellulare, il mio orologio che mi dice che è arrivata anche la mail, che devo fare questa cosa e non stacco e non stacco mai. Hanno inventato anche questo termine che l'hanno dato a noi donne, sembra che noi siamo più brave, il multitasking. Sì che è una bella fregatura. È una bella fregatura se uno dice sai multitasking, invece è una fregatura solenne. Sì sì di solito appunto lo si dice alle donne perché tanto fai una cosa, fai l'altra. Certo, tanto che lavori, ci sono i figli, la lavatrice. E la conciliazione è il seguito di questa cosa ma ci porterebbe magari fuori. Certo. E poi l'altro tema è anche la competizione che è legata appunto al cambiamento dei modelli produttivi, alla globalizzazione ma anche all'affermazione di quel modello che si chiama neoliberista, che è molto centrato appunto su di nuovo sulle performance, sul competere, sull'essere appunto quello che dicevo prima misurabili e anche sulla precarizzazione del lavoro perché in un sistema poi di grandissima competizione arriva anche questa dimensione che incide poi su questi processi. Tutto questo cosa porta a crescita di stress, burnout, riduzione in generale della qualità della vita dei lavoratori ancora di più delle lavoratrici perché su questo anche abbiamo insomma un po' di evidenza empirica con implicazioni sulla salute mentale, sulla salute fisica anche sulle relazioni personali. Qui mi piacerebbe richiamare due fenomeni che sono, che conosciamo, se ne parla anche appunto sui giornali e sono un po' delle cartine al torno al sole con orientamente un po' diversi. Uno è il fenomeno cosiddetto del work-out-ism, la dipendenza dal lavoro, quella cosa che dicevo prima che non so stare senza guardare la mail, che anche quando vanno in canza mi sento in colpa perché non riesco a fare le cose le cose che dovrei, magari non ci vado neanche perché forse è meglio che se se stacco qualche giorno mi trovo una lista infinita di mail che quando torno sto anche peggio. Poi ci sono gli studenti che rispondono. Esattamente, anche a ferragosto. E quindi c'è questa, appunto è un problema psicologico che però è generato da questa richiesta di continua performance. L'altra dimensione che mi preme richiamare è quella che oggi si chiama great resignation, è un fenomeno non ancora chiaramente definito, ci sono anche letture diverse. C'è chi dice un fenomeno grave, c'è chi dice stato sopravvalutato, ma è negabile che, un dato c'è insomma, è negabile che in particolare, insomma, partire dalla pandemia e non a caso i dati sulle dimissioni volontarie sono aumentati, sono in crescita. Un po' può essere appunto che durante il periodo della pandemia le persone si sono nel doversi anche di staccare chi ha potuto farlo meglio e chi peggio, possiamo dire anche questa cosa naturalmente. Però insomma, chi ha potuto farlo meglio, magari stata casa coi figli, insomma, si è riappropriato di alcune parti di vita e poi dopo ha pensato che forse non voleva più riprendersi. Certo, il lavoro che toglie veramente spazio alla relazione, spazio alle proprie passioni, diventava un po' l'altra dimensione che si sottolinea è il fatto che non è solo che appunto uno sta a casa perché è privilegiato e può fare quello che vuole, spesso i ammendati ci dicono che sono persone che sono veramente in sofferenza un po' per le condizioni di lavoro che sono peggiorate, un po' parlavamo della precarietà, ma questo carico ingestibile uno preferisce staccare, poi magari fa lavoretti. Ti senti un po' intossicato. Io riprendo, ero studente, prof, e vado a pagina 39, io l'ho tutto sottolineato, ho fatto delle cose molto carine. Lei inizia il capitolo dedicato a rallentare così. In un mondo che corre tanto, perché mai dovremmo rallentare? La risposta, le scrive, è semplice, quasi banale perché l'accelerazione non sempre porta a migliori risultati. Mentre le generazioni precedenti vivevano con l'ambizione della stabilità, i ragazzi di oggi, cresciuti nel mezzo della parola crisi, danno del tuo all'incertezza, hanno fatto della flessibilità la loro parola d'ordine. Ecco, partiamo da qua, prof, perché noi continuiamo a dire accelerare o rallentare, veloce o lento, però ci sono altre parole, no, che possono fare da corollare o la flessibilità, ad esempio, una di queste. Sì, che non deve diventare un alibi però per non dare ancora una volta opportunità alle ragazze e ragazzi di costruire i loro percorsi. Ancora molto stimolato delle cose che dice la professoressa e dal bellissimo intervento di Daniel. Noi ragioniamo, questo è interessantissimo, all'interno ancora una volta della nostra acqua, riprendo la metafora, che è il mondo occidentale e il modello nel quale siamo cresciuti e nel quale ci siamo alimentati. E ancora una volta mi piace molto, e richiamo peraltro a temi che sono stati divulgati in maniera molto godibile da Yuval Noah Harari con il suo capolavoro Sapiens soprattutto, piuttosto che con Homo Deus, piuttosto che con 21 lezioni per il XXI secolo, e cioè l'homo erectus, intanto, come dire, non tutti sono susseguiti, nel senso che l'homo erectus neander, tra gli altri, con il Sapiens, hanno anche convissuto. Il Sapiens è riuscito, perché forse probabilmente lo dico assolutamente da inesperto, però a prevalere sugli altri, diciamo, usiamo prevalere per non essere, come dire, violenti nella terminologia, ed esiste da poche, 10 milioni di anni, tutto sommato, 150 mila, 200 mila, 250 mila, gli altri milioni di anni. In questo modo, con questa velocità, riusciremo quanto a rimanerci, questo per reagire alle cose interessantissime che sono state dette. Fratelli tutti di Papa Francesco ci propone tanti spunti straordinariamente utili, proprio per questa chiacchierata anche, e dice a un certo punto il Papa, ci chiediamo sempre, quando ci incrociamo, che cosa fai, di cosa ti occupi, dove lavori, cosa di cui. Nessuno chiede mai all'altro chi sei e di chi ti prendi cura, cioè come usi il tuo tempo, casomai non correndo, per prenderti cura di te o di chi e come. Allora questo tema qua secondo me è proprio il cuore della riflessione, vado al punto, di qual è il valore della lentezza insieme a quello della velocità per dare alle giovane generazioni degli strumenti utili. Il Dipartimento americano del lavoro del 2016 ci disse che il 65% delle bambine, dei bambini che iniziavano la scuola quell'anno, cioè otto anni fa, avrebbe fatto un lavoro che ancora non esisteva in quell'anno, cioè che avrebbero dovuto loro prendere gli strumenti per inventarlo. Futurologi, futuristi come Kevin Kelly, Gerd Leonard, Peter Fisk ci dicono che il mondo tra 20 anni sarà più diverso da questo mondo che stiamo vivendo, di quanto questo non è diverso, non sia diverso, più diverso da quello di 200 anni fa. 1800 24, io vi dico, giusto per avere a mente gli riferimenti, la bicicletta è stata inventata nel 1817, cioè 7 anni prima, la penicillina, l'antibiotico 1928, cioè 100 anni dopo del 1824, l'automobile a fine 800 e l'aereo ai primi 1900. Voglio dire, come fa questo mondo in sé di 20 anni a diventare così più diverso da un mondo che non aveva né la bicicletta, né il treno e né l'automobile, nell'antibiotico. Il punto è, se tutto questo è vero e ha dei contenuti alti di verità, noi abbiamo il dovere di aggiungere allo schema della competizione velocizzata e della velocità come schema di riferimento assoluto, la lentezza o perlomeno il rallentamento, il rallentamento che non è decrescita assolutamente, ma è consapevolezza del valore che puoi creare altrimenti. Lo dico con una battuta e chiudo questa risposta. In università noi abbiamo sperimentato, che è poi un po' il senso di quel libro, l'accostamento al lifelong learning, tutti sappiamo cos'è il lifelong learning, è dobbiamo studiare tutta la vita, in realtà quando eravamo ragazzi noi, sapevamo che bastava studiare per trovare lavoro, nessuno di noi pensava che avrebbe potuto studiare tutta la vita. Poi, qualche decennio dopo abbiamo imparato che per mantenere lo dovere studiare tutta la vita. Anche questo ormai non basta più, perché devi aggiungere quello che abbiamo provato a chiamare il lifelong learning, il life large learning, cioè devi aggiungere un allargamento della comprensione di chi sei, di dove sei, per essere che cosa, per diventare che cosa, insieme a chi. Guardate che l'esperienza della pandemia, noi l'abbiamo affrontata adesso al di là di posizioni estreme anche politiche se volete, ma perché è arrivato comunque un vaccino, comunque perché è arrivata una unità di tutti per affrontare un nemico imprevisto e è terribile. Le pagine della peste. Che ci ha costretto a rallentare. Che ci ha costretto alla realtà di che cosa. Almeno a cambiare i nostri ritmi, la nostra quotidianità, la paura, il dolore, la perdita. Il life large learning è, tu dovresti provare ad inserire negli schemi dove insegni ad apprendere o perlomeno dove alleni ad apprendere, non voglio dire di educazione o di formazione, dove i ragazzi apprendono, apprendono a comportarsi, apprendono competenze, apprendono conoscenze, dovresti avere la opportunità di offrirgli, e noi lo abbiamo fatto, ci sono 10 storie da contare lì, delle opportunità di apprendimento largo. Quello che negli Stati Uniti si è chiamato per un periodo service learning. Noi abbiamo chiamato large learning perché non è soltanto volontariato, ma è anche per fare un solo esempio tra i tanti, gli esempi sono andare a lavorare l'estate nei carceri con le donne detenute del carcere di Lecce piuttosto che a Rebibbia, oppure andare nei campi profichi, oppure andare a lavorare con gli start-upper, oppure fare tante altre cose. Vi raccoglio, c'è solo un esempio che è trasformare un pezzo di parco dell'università in un orto e fare in quell'orto sperimentazione di lavoro dell'orto dei nostri studenti con dei ragazzi autistici e a quel punto tu hai messo insieme varie cose. Hai messo insieme l'allenamento della diversità perché l'allenamento più difficile per l'essere umano è quello alla diversità. Insegni o perlomeno consenti allo studente di apprendere, di imparare che l'altro ha una sua normalità che non è necessariamente una diversità come dire, efficiente, è una normalità diversa che può aggiungere e creare un suo valore che può arricchire comunque e poi impari molto più basicamente che perché un pomodoro o un cetriolo maturi tu hai bisogno di acqua, sole e tempo, lentezza. Non puoi pensare che un pomodoro maturi con un click così come pensi che possa maturare l'amicizia con un click o anche la rottura di un'amicizia con un click o un amore con un click. Perché ci sia fiducia, amicizia, amore, relazione umana, come dire? Perché si conservi e si continui l'umano, nonostante l'intelligenza artificiale e il digitale è fondamentale che si acquisisca il valore del tempo, delle cose che hanno bisogno del giusto tempo. E questa è la parola che unisce questo correre e rallentare da un significato e oggi cerchiamo di suggerire delle soluzioni, delle strategie. Partiamo dall'individuo, abbiamo parlato molto di giovani, ma anche chi non è più giovane ha il diritto e il dovere di prendere consapevolezza e di cercare di equilibrare queste due dimensioni. Perché? Perché gli adulti possono trasmettere anche esempi, parole, suggestioni e l'ambiente in cui i giovani vivono che permette loro di nutrirsi anche di nuovi valori di nuove modalità che risultano ancora più vere proprio se vengono intese come un ripensamento, come una maturazione magari di processi che non hanno sortito all'effetto desiderato o che sono stati lasciati andare senza consapevolezza. Io sono genitore, sono nonna e mi rendo conto anche per il lavoro che faccio. Ciascuno di noi ha un ruolo nella società anche nel trasmettere parole, suggestioni, idee, nel fare un po' un mea culpa, nel cercare di rallentare, dare un senso a questa lentezza, dare un senso a questa velocità ed è trasversale a tutte le età, non fa differenze di genere. Quindi andiamo anche a delle sugestioni che tu puoi darci in base anche al tuo lavoro che stai facendo, che fai da anni e che porti una conoscenza, una consapevolezza dell'individuo. La riflessione breve, la suggestione breve che voglio dare sentendo parlare, vi ripeto per me questo da loro ricevo una iper stimolazione nel senso che per ogni concetto che è stato espresso c'è un mondo da esplorare percettivo e cognitivo tra l'altro. La prima riflessione è che la mente occidentale è una mente completamente estrovertita, cioè cerca le soluzioni anche più profonde esistenziali all'esterno di se stesso, nelle dinamiche relazionali, lavorative, di successo, di denaro, di scoperta esterna, ma non si rivolge mai neanche istintivamente alla radice dell'essere. Prima si diceva una verità enorme, cioè quando tu chiedi a una persona chi sei ti racconta ciò che fa, perché noi attribuiamo significato alle cose attraverso il fare, l'avere, l'apparire, le nuove professioni sono tutte votate all'apparire, c'è sempre meno capacità di saper fare qualcosa e sempre poca capacità di saper gestire l'avere, secondo dei principi sicuramente di economia del dono, comunque sia di altruismo, di compassione verso tutte le forme delle creature. La nostra società è retta realmente da una forma di egoismo di cupidigia che è sconvolgente dal mio punto di vista, salvo poi vedere che nelle meta-analisi più grandi che abbiamo applicate all'abilità prosociali salta fuori che gli individui con abilità prosociali più sviluppate, per abilità prosociali intendo volontariato, cooperazione, gentilezza, compassione, tutte queste cose qua, c'è un tasso di mortalità ridotto del del del 60 per cento, hanno espressioni geniche come il CTRA molto più moderate, quindi hanno la capacità di gestire lo stress molto superiore, questo semplicemente è l'effetto dell'altruismo sulla nostra salute, cioè non abbiamo proprio compreso i processi evolutivi, abbiamo alla base della nostra mente metabolizzato dei concetti come sopravvivo è il più forte, che è la più grande distorsione dell'idea darwiniana stessa, che invece è il più adatto alla sopravvivenza a chi meglio si adatta al cambiamento, questo è il pensiero di Darwin. Noi l'abbiamo interpretato con il più adatto, ecchie più forte, quindi intrinseccamente giustifichiamo la violenza come principio di autoaffermazione, il principio identitario, violenza non solo fisica, è violenza psicologica, economica, guardate che esistono tante forme di violenza, quindi da mio punto di vista bisogna elaborare delle strategie che sono rivoluzionarie rispetto a quello che conosciamo e che portino la mente a una lentezza di fondo che non è smettere di viaggiare, ma è semplicemente imparare a saper essere, se noi a saper fare, a saper avere, a saper apparire, aggiungiamo la sfera del saper essere, della consapevolezza dell'essere, dell'origine della realtà interna, qua apro e chiudo una parentesi prima di finire il mio discorso, l'origine della realtà è mentale, tutto quello che tu vedi in questo momento è un processo immaginativo della tua mente, Trento, scrivania, se qua ci fosse una formica, la formica non ha la più pallida idea che questa è una scrivania, che qui siamo Trento, ma neanche un cane e un gatto, sono tutti i processi immaginativi della mente umana che però hanno un impatto ecologico, di potere, politico, identitario e non riconosciamo che sono semplicemente processi immaginativi del nostro cervello, niente di più che immaginazione, immaginazione che ti può fare ammalare, che ti può fare distruggere e che non ti toglie la consapevolezza di cosa sia la vita e i processi reali evolutivi, la vita si basa non sulla competizione, ma sulla cooperazione, sull'interdipendenza, sull'interconnessione, cose che possiamo applicare anche a livello economico, le più grandi aziende negli ultimi dieci anni hanno avuto fortuna grazie al potere di interconnessione, facebook è il più grande produttore in sema Instagram e TikTok, più grandi produttore al mondo di contenuti e non ne producono neanche uno, li fanno produrre a chi interconnettono, Uber non ha un taxi e il b&b non ha un bed and breakfast, voglio dire vi rendete che il principio di interconnessione è la base dell'economia evolutiva che si allinea con le forze della vita e chiudo dicendo che l'antidoto a questo tipo di mente impazzita letteralmente, che non riconosce i prodotti della sua illusione, è il silenzio, è la ritualità, è la meditazione, sono quelle arti antiche che grazie a Dio oggi le neuroscienze convalidano, che hanno un impatto su benessere, salute e qualità della vita enorme che ci permettono di fermarci pur continuando a viaggiare, di essere introspettivi, di poterci osservare, di conoscere la trascendenza, la devozione, di conoscere per esempio i processi gnostici o i processi contemplativi, sono tutte medicine naturali, per me sono un grandissimo antidoto alla società, vi dico solo questo, nel carcere noi lavoriamo in 12 carri, ho tre linee sociali, accompagno le persone al fine vita quindi mi occupo di accompagnamento alla morte di elaborazione del lutto, lavoriamo nelle scuole, nell'educazione, alla consapevolezza e nelle carceri, solo in Italia in 19 carceri, al Pagliarelli di Palermo abbiamo fatto un gruppo pilota con un gruppo di detenute, io sono stato 6 giorni, ho fatto un ritiro di meditazione, con loro abbiamo creato una stanza permanente di meditazione nel carcere, da ottobre, da maggio a ottobre, cioè i mesi prima della creazione della stanza, loro il gruppo ha ricevuto 48 rapporti disciplinari, da ottobre a oggi un rapporto disciplinario, questo vuol dire che ci sono delle arti che incidono sull'aggressività, sulla capacità di osservazione, facendo un discorso probabilmente molto scomodo ma di 10 secondi, noi abbiamo in Italia il 70% di recidiva, cioè 70 su 100 reiterano dalle 4 alle 10 volte, poi ogni tanto qualche politico fa un discorso totalmente inconsapevole, aumentiamo la pulizia, mettiamo dentro i cattivi e risolviamo il problema della sicurezza, però non ci dicono che quelle persone escono più incazzate di prima, scusate se mi scaldo, e che la soluzione non è un sistema punitivo di giustizia, è un sistema reale che educa le persone a integrare, il problema è che questa società preferisce sbarazzarsi e cercare di fare di ciò che non capisce piuttosto che mettersi in discussione alle fondamenti. Perché è più veloce, allora voglio leggere, intanto sono bravissimi, io sono veramente meraviglia, grazie di cuore di quello che ci state dicendo perché accendete pensieri, intanto se volete intervenire, intanto che qualcuno magari rompe il ghiaccio perché c'è molta, c'è una bella energia, vero? Ci sentiamo proprio tutti insieme. Voglio leggervi, me lo sono appuntato dal nuovo libro di Daniel Lumera, come se tutto fosse un miracolo, un breve strato in cui tu inviti a rallentare e scrivi. Fermarsi vuol dire anche smettere di accumulare e imparare a svuotarsi, svuotarsi dall'enorme quantità di informazioni che crediamo indispensabile per sopravvivere mentre invece di essere utili ci stordiscono e addormentano fino a renderci insensibili. Io trovo che sia illuminante, intanto se volete condividere con voi, con i nostri relatori storie, domande ci sono già, grazie perché è sempre un rischio. Il precedente convegno che abbiamo fatto in questa stanza parlava dell'intelligenza artificiale e dei rapporti con i professionisti che vi stiamo dicendo. Correre e rallentare, strategia per trovare equilibrio psicofisico. Io sono un professionista, ho visto sempre più dei professionisti correre e perdere completamente i collegamenti tra le parti, ho preferito a un certo punto ricollegare le persone introducendo la meditazione civile commerciale che è una attività giuridica, diciamo prima del processo si parla tra le parti e abbiamo abbassato i toni della controversia, i toni della controversia e i toni del processo. Si può fare un collegamento magari su queste cose qua che sono anche la riconnessione, la riconnessione tra le persone che ricreano un po' il clima tra le persone. E che richiedono anche tempo come il professor lo storto perché poi la parola è il tempo. Io su questo penso che sia la domanda... Più per Daniel. Però forse è un bit, il tema è provare ancora una volta a far sì che da bambini ci si alleni a stare con gli altri piuttosto che a stare verso gli altri, cioè anziché competere sempre provare a costruire insieme. E' un percorso che si sta facendo la scuola, sta iniziando a farlo. Però questo poi ci può portare ad avere quelle opportunità. Daniel. Anche qua una breve suggestione perché in realtà io consiglieria di fare a tutti un ritiro di sette giorni di meditazione come minimo. Però noi faremo una meditazione di un quarto d'ora. Solo un quarto d'ora va bene, che peccato. Però il festival di Trento, ma poi ci ritroviamo. Allora, una riflessione, il libro che Nicoletta stava leggendo prima inizia proprio facendo una riflessione. Cioè noi stiamo cercando di umanizzare la tecnologia di fatto senza aver trovato l'umano nell'uomo prima. E siamo in questo punto della nostra evoluzione. Qual è il problema? Il problema è che qui ci hanno detto c'è tutto, ci sono tutte le applicazioni. Cioè tutto qua risparmi tempo. Abbiamo tempo in più, abbiamo tempo in meno. Quindi c'è qualcosa che non funziona in questo meccanismo. L'intelligenza artificiale è l'espressione della necessità dell'essere umano di sostituirsi a Dio. Cioè di creare un'intelligenza, di creare una vita, di plasmare vita. Io continuo a dire che la soluzione reale al problema che stiamo vivendo, perché quando stavano parlando, io l'immagine che ho avuto dalle loro parole è stata di una pietra 1920-1930. Ho visto una pietruzza che è iniziato a rotolare come accade per, avete presente, i cartoni animati della Disney. Poi diventa una roba enorme che non si ferma più. Noi siamo in questa condizione. Quindi dal mio punto di vista dobbiamo, lo ripeto, comprendere l'origine della realtà. Cioè da dove si origina la realtà? Da dove origina il costrutto, quello che noi crediamo essere reale, che invece è un'illusione? Origina dalla mente. Noi non conosciamo, la psicologia moderna non conosce la natura della mente. La mistica conosce la natura della mente. Quindi bisogna capire come creare dei ponti tra scienza e spiritualità e anche arte e mettere questo a disposizione di un processo per me di detossificazione. Profondissima che stiamo vivendo e di dipendenza dall'aspetto tecnologico. Il pensiero che nella nostra mente è questo. La tecnologia ci risolverà la vita. La tecnologia non risolverà la vita. Voi pensate che noi stiamo cercando di risolvere il problema morte con la tecnologia. Il problema morte. Ma l'esistenza, e qui mi taccio, l'esistenza della morte è di fondamentale importanza. Dovremo meditare ogni giorno sul fatto che dobbiamo morire. Fermarci ogni giorno è rapportarci all'elemento morte. Che ci darebbe una vastità e una chiarezza su la natura reale della vita, che è efimera, che è basata sul cambiamento, che ogni istante è unico, che ogni respiro dovrebbe essere onorato. L'urgenza, l'intensità di amare le persone che invece ci dimentichiamo in nome di un qualcosa di superfluo. Io accompagnando le persone al finivita vedo questo. Un risveglio di valori. Un risveglio al miracolo della vita. Viviamo addormentati e dovremmo vivere in questo modo, non morire in questo modo. E' per questo che il valore della crisi. Prima dicevamo l'incertezza. Ma se tu vivi un tempo di incertezza in una società che cerca di controllare tutto, le previsioni del tempo, le previsioni politiche, le previsioni ma che ne sono? Le previsioni della salute. Alla fine non riusciamo a controllare nulla in realtà se non la nostra follia del controllo. Ma il punto è questo. La nostra necessità più profonda in questo meccanismo non è tanto quella di evitare l'incertezza quanto imparare ad accogliere l'incertezza. Se tu accogli l'incertezza senza rifiuto, giudizio, desiderio di controllo, che cos'è l'incertezza? L'incertezza è una maestra che ci insegna ad avere fiducia. A entrare dentro, a scoprire nuove possibilità e soprattutto a affidarci a dei processi che ci superano. Noi abbiamo bisogno di questo. L'elemento che più manca in questa società non è l'amore, è la fiducia, dal mio punto di vista. Ci sono altre domande? Professore Lo Storto, siamo arrivati quasi in chiusura di questa nostra chiacchierata. Chi ha prodotto sicuramente produrrà dei cambiamenti perché usciamo tutti più consapevoli grazie ai vostri interventi e alle idee che avete fatto nascere in noi. Lei ha sottolineato quanto sia importante l'educazione ma quanto sia anche importante il tempo. La nostra gestione del tempo, la nostra visione del tempo e tutti i vostri interventi hanno come denominatore comune questo. Vuole aggiungere qualcosa? Io so che alle 5 puntuali... Il paradossale di questo tempo. Come se la perfetta licemerentola... Correre all'entario dovrò correre perché altrimenti perdo l'ultimo treno. Però all'entrante uno. Però detto questo, io vorrei salvare due o tre parole che secondo me sono molto interessanti anche da questa discussione che mi ha arricchito moltissimo. Io ringrazio molto la professoressa Dan e te per questa organizzazione puntuale e meravigliosa. Tutto il sole, 24 ore, festival, treno. Le parole sono... Intanto abbiamo imparato a saper fare, ma a saper essere va aggiunto e probabilmente forse io l'elemento in più che mi annoterei è il saper ascoltare. Perché quando tu ti alleni anche a saper essere a quel punto finalmente hai gli elementi per poter saper ascoltare anche l'altro che a sua volta sa essere. Per questo allenamento io ho aggiunto una traiettoria di follia che è quella di iscrivermi io sono matricola dell'Università di Perugia studente di filosofia e Daniel ci ha parlato sostanzialmente dell'inventore della fenomenologia di Ussel perché è Ussel che dice il ritorno alle cose ed è Ussel che attribuisce alla coscienza l'intenzionalità di dire questa è una bottiglia, io la vedo come bottiglia e la vedo come bottiglia da questa parte loro come bottiglia da un'altra parte non è sempre la stessa bottiglia che cambia nella intenzione della coscienza che la guarda. Allora, la prima parola è l'ascolto la seconda parola è il sorriso tu hai aperto con il tema del sorriso Allora, se noi ci chiedessimo ci sono delle indagini molto interessanti su questo, quante volte sorridiamo noi in una sola giornata spontaneamente e quante volte sorride un bambino di due anni o di tre anni scopriremo delle cose incredibili molto affascinanti perché pare che sorrire spontaneamente equivale come a scoprire di aver vinto un 10.000 euro la stessa gioia, il stesso tipo di effetto chimico oppure mangiare una barretta di cioccolato immaginate un bambino a sorridere 200 volte vuol dire che se noi mangiasse 200 barrette di cioccolato al giorno, sarebbe un problema oppure se fossimo destinati a dare 200 vincite da 10.000 euro quindi un bambino è ricchissimo prima di essere allenato a diventare povero quanto noi, cioè a perdere la spontaneità per il sorriso 1-ascoltano 2-sorridiamo 3-la domanda e qui c'è un progetto molto bello che noi in università abbiamo avviato da tempo e cioè parliamo di intelligenza artificiale e parliamo di tecnologia vi ricordate? non tutti qua hanno meno di 18 anni a occhio e croce e quindi vi ricordate tutti quanti quando ci è arrivato il primo computer o abbiamo comprato il primo portatile io ho un Toshiba 1850 tu lo prendi lo porti a casa lo metti là un mattone lo apri e non sai cosa farci sostanzialmente non sai che cosa farci si apre il prompt di DOS con i puntini che lampeggiano C, slash, maggiore che ci fai? niente, devi dare il comando del Windows, si apre e forse stampi stampi, se hai la fortuna allora era una fortuna che fumavi per dire, uscivi a fumare ti stampava una pagina con la stampante ad Hagi ecco non dico questo, non perché sia una fortuna fumare ma anzi io ho smesso moltissimi anni fa e ho perso dopo 16 kg quindi sono la rappresentazione di come si può smettere non ingressando ma, dicevo rispetto al computer il tema vero era, che cosa ci faccio? rispetto all'intelligenza artificiale se qualcuno di voi ha giocato con cià CPT e che gli chiedo? perché se gli fate una domanda sciocca vi arriva una risposta sciocca non che le risposte che arrivi possano essere fine non sciocche, ma il tema è la tecnologia a sua volta anche per aggiungere quel poco di valore che può aggiungere ha bisogno di un umano che sia capace di un essere umano e non che tenti di assomigliare alla tecnologia ancora Yuval Noah Harari il più importante la sfida tra l'uomo e la macchina tanto vince la macchina provate a fare la radice cubica di un numero a 40 cifre e su una lavagna quanto ci mettete e quanta probabilità c'è che alla fine sia corretto per chi lo sa fare la macchina ne fa 70 contestualmente risolve in un secondo e tutte sono corrette la sfida non è tra l'uomo e la macchina ma è tra l'uomo e la sua rilevanza quanto l'uomo si allena ad essere rilevante anche per usarla e per guadagnare lentezza dico questo e mi zittisco, poi non so se tu vuoi fare il gioco ma non so se c'è tempo dico solo la battuta vuoi che faccio il gioco? e poi mi scusate se scappo dai facciamo il gioco perché io voglio vedere dico solo due cose un piccolo esperimento ancora che ho fatto più volte quindi i colleghi di Luiz mi scuseranno se lo rifaccio anche qua il direttore della comunicazione Massimo Angelini che è sempre attento a che le cose girino correttamente anche quando non siamo in Luiz alla giusta velocità alla giusta velocità? per esempio c'è una battuta bellissima in questo periodo che fece il compianto Mimmo De Masi che è un sociologo che andò a Milano per fare una roba in un certo punto era in anticipo di mezz'ora me lo ha contato qualche mese prima di mancare purtroppo e andò a prendere un caffè con la persona che aveva incontrato che aveva un po' di tempo questa persona al caffè incontra un'altra che conosce e gli dice a me che fai qua? e la persona risponde, buonanome di sempre di corsa e Mimmo, che era ironico e divertente si aggiudisse, no come sempre di corso siamo in anticipo, siamo qua seduti a prendere caffè che vuol dire sempre di corso? perché noi siamo nell'acqua e pensiamo di correre sempre e ho sputo John Maynard Keynes un grandissimo economista che scrive le prospettive economiche o meglio che pronuncia all'unità di Madrid nel 1930 un discorso, prospettive economiche per i miei pronipoti, lo trovate facilmente su internet meraviglioso, 10 pagine in cui alla fine lui dice tra 100 anni, 1930 2030, mancano 6 anni il vero tema per l'essere umano sarà capire come occupare il suo tempo visto che la tecnologia gli avrà liberato molto tempo libero 1930 come si fa? si fa abbandonando le complicazioni e capendo che le cose semplici possono essere semplici io questo spunto l'ho preso da un video che visto qualche anno fa mi fa un segno che bisogna chiudere allora dal video di se qualcuno fa ve lo faccio velocemente ed era Danny Smithos che negli anni 70 studiarono come poteva finire il mondo negli anni 2000 con una crisi per fortuna non è successo il video 90enne quasi racconta questa cosa e fa fare al pubblico un gioco, vi ripropongo per riflettere sul tempo quando non c'erano i telefonini ed eravamo in attesa, anziché stare così come stiamo adesso incrociavamo le braccia come qualcuno fa qua adesso per farlo tutti, di incrociare le braccia tutti tutti, posso Danny? chi di voi ha messo sopra il polso destro? alzate la mano chi di voi ha messo sopra il polso sinistro? deve essere l'altra metà di persone se no abbiamo un problema ecco se io vi chiedessi di incrociare nuovamente le braccia e vi chiedessi di mettere sopra l'altro polso se vuoi per fare una cosa banale che è mettere sopra un polso diverso dal polso destro che è una cosa forse più banale del mondo diventate goffi diventa goffi, il resto del l'affo fa questa roba, agitava perché siamo immersi nell'acqua nella nostra acqua e non ci vediamo conto che può diventare aria e può renderci goffi dobbiamo allenarci ogni giorno rallentando capendoci che si può fare di più con meno, con pochissimo ho pubblicato un libro di 3 autori indiani bravissimi nel 2014 Giuga ad Innovation che diceva questo con il rubettino si può fare di più con meno basta metterci passione voglia ed essere essere umani, essere se stessi grazie prof dopo aver parlato per un'ora dopo aver parlato per un'ora di correre o rallentare al volo, corra grazie professoressa Poggio chiudiamo con lei perché abbiamo aperto ha delineato questa società di oggi proviamo a pensare alla società del domani ok, magari faccio anch'io come lui parole così facciamo veloci per stare in tempo 3 mi vengono in mente ti roccerò anche la canzone dammi 3 parole che sono però non quelle non sono quelle la prima è stata evocata proprio nel precedente intervento ed è cura noi dobbiamo imparare a prenderci cura la pandemia avrebbe dovuto essere una grandissima lezione perché le cose che non hanno funzionato erano molto legate al fatto che non ci fosse stata attenzione alla cura non abbiamo imparato abbastanza ma abbiamo sempre tempo per farlo prima che sia troppo tardi, quindi prenderci cura cura a vari livelli ovviamente la cura di noi l'attenzione al nostro benessere prenderci tempi, però c'è una cura che invece è ad altri livelli la cura organizzativa, la cura del pianeta però è una parola trasversale ed è secondo me fondamentale, la sua c'è una seconda che è responsabilità le responsabilità sono essere questa anche responsabilità di cura direi ma anche in senso più lato e sono responsabilità che troviamo a vari livelli noi abbiamo una responsabilità prima di tutti verso noi stessi che ci dimentichiamo siamo così presi da correre dietro obiettivi che non sono neanche i nostri quelli che ci fanno stare bene che ci dimentichiamo di noi stessi ma anche la responsabilità nei confronti delle persone che ci stanno intorno delle relazioni di cui non ci prendiamo cura e c'è una responsabilità anche nei contesti in cui lavoriamo io lavoro in università ho un compito educativo, formativo e rispetto ai temi di cui abbiamo parlato io mi sento responsabile quando ragioniamo in termini delle carriere delle giovani persone che entrano in università e quindi abbiamo la possibilità di evitare questi modelli così tossici di hiper produttività quindi anche nei contesti in cui lavoriamo noi possiamo fare delle cose e poi c'è una responsabilità che non è meno importante ma in qualche modo a cui contribuiamo anche con il nostro voto con il nostro essere più o meno partecipi in quello che succede nel mondo che è la politica anche la politica su queste cose può fare molto in un occupo di contesti organizzativi si possono fare norme, si possono fare leggi si può spingere verso modelli che siano appunto meno pressanti più attenti al benessere organizzativo più attenti alla salute delle persone e arriva la terza domanda che è una parola che chiamo molto e su cui lavoro in particolare che è differenza o diversità in tutto questo quando noi facciamo educazione quando noi lavoriamo con le persone nelle organizzazioni e vogliamo cercare di portare avanti dei modelli che siano appunto meno tossici, meno intensivi c'è anche una dimensione che è stata anche questa oggi evocata a non omologare, a non avere un modello unico a tenere presente che le persone sono diverse sono un crogiolo di diversità non sono solo diverse perché sono uomini e donne persone più giovani ma perché sono un mix di tutte queste cose e nel nostro modo di educarli o di lavorare con loro di creare modelli lavorativi tenere conto delle diverse velocità a cui le persone viaggiano è qualcosa di assolutamente imprescindibile e mi fermerò qui Grazie, grazie Proz Daniel, adesso è il nostro momento chi vuole può fermarsi io vi consiglio di fuggire perché una volta che iniziamo sarete maledetti per tutta la vostra faremo una brevissima esperienza di meditazione chi si vuole sedere o con le gamme incrociate può farlo tranquillamente però voglio prima di iniziare spiegarvi che cosa faremo e darvi fondamenti neurobiologici di quello che faremo sarò molto breve allora la meditazione è indicata dall'Organizzazione Mondiale della Sanità come uno dei tre pilastri del benessere dopo corretta alimentazione e corretto movimento fisico il CDC degli Stati Uniti ha dichiarato la meditazione il trend sanitario in più rapida crescita negli ultimi anni negli Stati Uniti la prescrivono visto gli almeno 20.000 articoli scientifici presenti su PubMed non solo come modello, applicazione e strategia di prevenzione ma proprio come associazione alle terapie tradizionali la meditazione è applicata principalmente a 4-5 linee di ricerca scientifica importante la prima è genetica nel 2011 cambia radicalmente la ricerca scientifica sulla meditazione perchè Elisabeth Beckburn il premio Nobel alla medicina del 2009 pubblica un articolo dove dimostra che in 2 mesi e mezzo di pratica meditativa i soggetti studiati rispetto al gruppo di controllo producono a livello della macchina biologica quindi del corpo il 30% in più di telomerasi che è l'enzima che ripara i telometri i telometri sono biomarcatori di longevità cioè la parte terminale dei nostri cromosomi che la scienza utilizza per misurare la nostra longevità la nostra capacità di vivere a lungo in salute questo apre il vaso di Pandora della ricerca scientifica perchè iniziano dei filoni di ricerca scientifica soprattutto condotti dal Massachusetts General Hospital che dimostra che la mente meditante una mente contemplativa controlla circa 1500 geni preposti all'infiammazione del cellulare e quindi l'infiammazione è alla base di tutte le malattie croniche del nostro tempo Alzheimer e cancro riduce il livello di infiammazione riduce la morte del cellulare e la produzione di radicali liberi e qua apre un ulteriore filone di ricerca che è quello sulla salute mentale quindi hanno studiato anche l'impatto della meditazione sulla depressione sugli attacchi di panico e sugli stati dansi e infine c'è un filone di ricerca oltre quello della gestione del dolore fisico che si sapeva perché Gandhi è stato operato di appendicite senza anestesia oggi è molto più semplice comprendere questo perché ci sono tante donne che decidono di partorire non con l'anestesia ma attraverso l'ipnosi quindi è qualcosa che già concepiamo di più come occidentali, però vi dico questo il 30° anno della mia iniziazione alla meditazione sono stato iniziato quando avevo 18-19 anni, alla fine del mio 18° compleanno di età vi posso garantire che in questo momento mia testimonianza personale al di là del fondamento scientifico quello che io ho provato quando la meditazione diventa matura nel suo stadio, c'è gli stati di beatitudine, perché diversamente non si possono definire, non sono paragonabili a nessun orgasmo, nessun successo letterario, nessun obiettivo e nessun amore neanche per i propri figli, è qualcosa che è indescrivibile e che dà senso all'esistenza anche nel dolore, è per questo che dal mio punto di vista ci siamo sforzati normalmente di portarla negli ospedali a livello internazionale, solo in Italia sia il careggi che il mayor hanno fatto, quindi ospedali d'eccellenza mondiale hanno fatto con noi dei programmi importantissimi di meditazione applicati ad oltre 6.500 persone riguardanti personale medico e sanitario lo stesso stiamo facendo in Svizzera adesso cioè quello che voglio dirvi è che c'è un'applicazione molto importante, Banche Italia ha fatto lo stesso la Baker Hughes, abbiamo istituito nella Baker Hughes la stanza della meditazione, aveva iniziato Steve Jobs, poi la Virgin poi McKinsey, cioè è qualcosa che funziona anche a livello economico vi do un ultimissimo dato sulla meditazione e poi andiamo a sperimentarlo il dato riguarda l'abilità cognitive in tutti i bambini, tutte le scuole noi abbiamo fatto gli esperimenti straordinari soprattutto nelle scuole spagnole in cui gli insegnanti hanno rinunciato a 5 minuti di meditazione al giorno e ogni mattina facevano 20 minuti di pratica la dispersione scolastica, il deficit di attenzione la sindrome di iperattività, il bullismo si sono ridotti drasticamente poco fa ho citato l'esperimento al calcio delle pagliarelli, è qualcosa che funziona in maniera molto potente a livello non solo interno biologico ma a livello caratteriale e a livello anche in tutto il processo di trasformazione sociale, quindi adesso faremo un piccolo esperimento che durerà pochi minuti in cui vi faccio sperimentare una biologia applicata, cioè cosa accade nei processi contemplativi della mente a partire da un processo di respirazione quello che faremo è un esperimento fatto in laboratorio dal professor Huberman, che ha dimostrato come 28 respirazioni 28, bello, non 29, non 27 28, un ciclo mestruale un ciclo lunare, di respirazione nasobocca semplicissimo 28 respirazioni, più un apnea finale, fatta a polmoni vuoti cioè svuotando i polmoni, regola la produzione del cervello di epinefrina che è il neuromodulatore che poi si trasforma a livello di corpo in adrenalina, quindi in una sostanza riesce a bilanciare l'adrenalina, in questa piccola sequenza che vi faccio fare agiremo su quattro ormoni, la dopamina regolaremo, la noradrenalina, la serotonina e l'ossitocina, gli ultimi due sono gli ormoni collegati al piacere alla sensazione di stare bene, al benessere, alla felicità, all'amore, quindi attraverso la pratica meditativa ogni giorno noi possiamo trovare un antidoto, ci vuole costanza, perseveranza, pazienza umiltà, dedizione, devozione, amore, che sono le cose che mancano in tutte le altre attività, ma uno si sveglia e la mattina, questo è quello che ho fatto io dopo che sono stato ordinato monaco per 11 anni ho continuato e continuerò tutta la vita, cioè che la prima cosa che faccio al mio risveglio prima di mangiare dopo la doccia, è una pratica meditativa, ti trasforma completamente l'esistenza completamente, quello che faremo adesso è un piccolo esperimento di questa sequenza perfetta che è di fatto una medicina naturale, siamo pronti? Unica raccomandazione le persone che soffrono di questa tensione, o che hanno dei problemi cardiaci, devono non seguire il ritmo che io proporrò ma seguire voi stessi, perché il principio che regolano la meditazione è la gentilezza l'ascolto di voi stessi, quindi siccome siamo in un luogo pubblico, se respirare in questo modo vi iperventila fatelo semplicemente più piano, poi quando finiremo di farlo, arriverà un corpo di calore, non stai morendo semplicemente stai ricevendo ossigeno a livello cerebrale è normale avere un po' di vertigini è normale, ok? respirare fa questo effetto anche perché noi non siamo abituati quindi per piacere, sedetevi con la colonna vertebrale retta mio Dio, quant'eravate seduti male ragazzi detto questo scoliosi multiple allora vi chiedo questo faremo una cosa molto semplice seguite solamente le mie indicazioni vi chiedo qualche minuto, perché faremo un'esperienza un'ultima indicazione per il piacere, non tenete niente nelle mani se avete gli occhiali, solo se vi fa piacere e vi dà più distensione toglieteli, metteteli dove desiderate facciamo un profondo respiro e chiudiamo un attimo gli occhi e da tutta l'attenzione alla sensazione che in questo momento l'aria crea entrando e uscendo dalle tue narici rendi il tuo respiro sempre più lento profondo e naturale rilassato inspirando in profondità segui l'aria che entra fino ai polmoni nell'intimità dei tuoi polmoni nella profondità dei tuoi polmoni ed espirando e in questo modo rilascia ogni tensione inspirando entra ossigeno chiarezza vita che ti nutre, ti attraversa espirando lascia andare ogni cosa rilascia ogni tensione il respiro è naturale respireremo insieme adesso inspirando dalle narici entra ossigeno ma anche chiarezza, vita, luce soffiando dalla bocca questo ossigeno questa vita, questa luce si espande libera la mente apre il cuore e risveglia il corpo e la coscienza respiriamo insieme 3, 2, 1 2 3 4 5 6 7 8 9 10 1 2 3 4 5 6 7 8 9 20 1 2 3 4 5 6 7 8 svuota tutta l'aria dai polmoni apnea porta tutta la tensione in apnea nella fontanella nella sommità del capo, silenzio presenza, ascolta e riuscire a farlo in un modo che l'ossigeno lavori in apnea inspira lascia andare ah inspira profondamente dal naso lascia andare dalla bocca ah inspira profondamente libera totalmente inspira un ultima volta lascia andare libera la mente libera il respiro completamente e senti come un fiore bianco di luce che si apre sopra il tuo capo allo spazio infinito sopra di te ed espanditi in alto nel cielo oltre il cielo nel vuoto del cosmo fino al sole senti silenzio in espansione in alto e senti come una piccola pioggia di luce che discende dall'alto che porta quiete, che ci attraversa che porta pace presenza, ascolto ma anche bellezza ma anche umiltà, silenzio verità amore rimani qualche istante nel silenzio e ascolta in alto in espansione in alto in espansione in alto in espansione in alto in espansione in alto in espansione in alto in espansione in alto in espansione in alto molto lentamente rimanendo con gli occhi chiusi appoggia delicatamente le mani nel cuore prendi coltatto col cuore e fai un piccolo sorriso al tuo cuore e senti il tuo cuore che ti sorride. E in questo momento pensa a una persona che tu ami profondamente o che hai amato, non importa che sia un no ancora in vita, può essere tua madre, tua mamma, tuo padre, un figlio, una figlia, anche un figlio perduto, desiderato, mai avuto un compagno, una compagna, un amico, un'amica e chi ama questa persona e guarda là ovunque lei sia avvicinarsi a te ora e sorriderti, guarda i suoi occhi e condividi con lei questo spazio al di là del tempo come se fosse l'ultima volta in cui puoi vedere questa persona e dalle semplicemente grazie per la tua vita, grazie per ogni momento di dolore, di amore vissuto insieme, grazie per ogni respiro, per ogni abbraccio e dille semplicemente io ti lascio andare, io ti libero. Inspira e soffiando l'aria dalla bocca apri le mani e lasciala andare, lasciala andare, guarda che ti saluta, che sorride, lasciala volare via, lascia che vada nel luogo più puro, più bello, più luminoso, guarda la sorridere, guarda che in questo momento riceve quell'amore, quella forza che avrebbe voluto darti e anche tutti noi riceviamo in questo istante queste cose. In questo momento fai un pensiero di ringraziamento, fai un profondo respiro, lentamente soffiando l'aria dalla bocca, lentamente apri gli occhi e con lentezza quando è il momento per piacere guarda una persona o più persone anche che non conosci, un istante guardale e digli semplicemente grazie e chi vuole può scambiare un abbraccio. Grazie. Non volevo farvi piangere ma voglio raccontarvi una cosa, così ci salutiamo. Voglio raccontarvi una cosa così ci salutiamo. Noi abbiamo un amico in comune che è il professor Franco Berrino e durante una conferenza a Franco gli hanno fatto una domanda importante che riguardava la stittichezza in buona sostanza, cioè l'importanza di fare la cacca ogni giorno, un argomento che lui fa molto serrato, Nicoletta lo stesso. Io avevo appena guidato un esercizio simile solo un po' più profondo perché noi abbiamo affondato una scuola internazionale che riguarda proprio il perdono, la gratitudine, questo tipo di valori e l'impatto che hanno nella qualità della nostra vita. E allora molte persone si erano molto profondamente emozionate, una donna si è alzata e mi ha detto, ci ha detto io sono venuto qua perché Franco ha dato tanti consigli la mattina per far funzionare bene il testino, io sono venuto qua e ho scoperto oggi che Lumera fa piangere Berrino fa cagare. Grazie. Io non posso salutarvi perché adesso poi riderò e ho riso. Grazie, grazie di cuore, buona vita. Grazie Nicoletta Carbone. Ah.
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