La coscienza, la vita e l’intelligenza artificiale
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La coscienza, la vita e l’intelligenza artificiale
Oggigiorno si parla di intelligenza artificiale comparata all’intelligenza umana, ma qual è la differenza sostanziale? Affronta l’argomento Federico Faggin, presidente Faggin Foundation con la giornalista Alessia Maccaferri.
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Buongiorno, benvenuti a questo incontro pomeridiano. Oggi pomeriggio parliamo di coscienza, vita e intelligenza artificiale. Di queste ore è una notizia che negli Stati Uniti l'FDA ha dato via libera agli impianti, alla sperimentazione dei test clinici sugli impianti cerebrali, richiesta avvantata dalla startup Neuralink di Elon Musk. Ogni giorno sentiamo notizie che riguardano l'uso dell'intelligenza artificiale, in particolare la nuova intelligenza artificiale diciamo di terza generazione, quella generativa capace di produrre dei testi. Ora in tutto questo parliamo oggi, abbiamo l'occasione e l'onore di parlarne oggi, qui accanto a me c'è Federico Faggin, è l'inventore del microchip, è un fisico, è un imprenditore, è un inventore, è un ingegnere, è una persona che ha conosciuto tutti i campi delle scienze, con il suo ultimo libro che si intitola Irriducibile, si spinge in un ambito particolare che è quello della coscienza, che apparentemente sembra non avere a che fare con la scienza, invece vedremo con lui quanto ha a che fare con la scienza. Federico Faggin oggi si dedica proprio allo studio, con la sua fondazione, la Faggin Foundation, allo studio con un approccio scientifico della coscienza. In questo suo ultimo libro, si intitola appunto Irriducibile, cerca di tracciare i confini tra l'intelligenza umana e l'intelligenza artificiale, analizzando sia le differenze che le somiglianze, la tesi del suo libro è appunto l'irriducibilità, quindi l'impossibilità di ricondurre l'umano a quella che è la logica invece del robot, delle macchine e del calcolo. Eppure parliamo di intelligenza artificiale come parliamo di intelligenza umana, in realtà anche nella storia sembra avere molte cose in comune, ma qual è la differenza sostanziale? Prima di tutto saluto tutti, è un piacere essere qui a Trento per una volta ancora. La differenza fondamentale tra le due intelligenze è che la prima è puramente simbolica, l'intelligenza artificiale, semplicemente ha solo a che fare con i simboli, senza significato, mentre l'intelligenza umana ha a che fare sia con i simboli che con il significato, il significato dipende in maniera fondamentale dall'esistenza della coscienza e del libero arbitrio, cosa che l'intelligenza artificiale non ha e con una teoria che magari se ne parlerà dopo, fatta con il professor D'Ariano che è un eminente fisico teorico che abbiamo fatto insieme, questa teoria preclude che il computer, l'intelligenza artificiale, il computer classico, abbia mai coscienza e libero arbitrio. Quindi noi usiamo i simboli per esprimere quello che proviamo dentro di noi. Quello che proviamo dentro di noi è la coscienza e la conoscenza all'interno della nostra coscienza, della nostra esperienza, un'esperienza fatta di sensazioni e sentimenti. Noi conosciamo perché esperiamo. Il computer non conosce niente, semplicemente ha un simbolo e da quel simbolo c'è una correlazione col simbolo successivo quindi se uno gli fa fare quella correlazione dicendo prendi il simbolo successivo che ha la proprietà più alta, quello fa prendere il simbolo successivo con la proprietà più alta e sembra che dica delle cose sensate molte volte dice delle cose sensate. Quindi il problema qui è di chiedersi ma come fa allora il computer dire delle cose sensate se non capisce niente? Ecco, la ragione per cui il computer può fare questo è perché c'è una correlazione molto forte tra simbolo e significato. Questa correlazione è legata ai dati che sono stati dati in pasto al computer per imparare. Quindi il computer, nel caso di ChargePT, gli abbiamo dato in pasto ad imparare tutti i dati che ci sono su Wikipedia, i libri scritti. Cioè ha avuto dati in cui l'uomo ha dato il meglio di se stesso per creare, per esprimere quello che sente dentro di sé. Come si esprime questo? In correlazioni simboliche che il computer impara. E quindi quattro volte su cinque il computer dice delle cose molto sensate e una volta su cinque dice delle stupidaggini. Tutto qua. Ecco, spesso quando si ragiona dell'uomo, dell'umano, della vita, si ragiona un po' come si ragiona con le macchine. Un uomo è fatto da apparati dal punto di vista anatomico, ha delle funzioni. Usiamo gli stessi termini che usiamo un po' per le macchine. Sostanzialmente si parla di funzioni, si parla di apparati, si parla di complessità che in qualche modo vengono gestite. Ma allora cosa è che ci rende diversa la vita di per sé, gli esseri viventi, gli esseri biologici, da una macchina, da un computer? Qual è la differenza profonda? Il fatto che noi abbiamo esperienze senzienti, fatte di sensazioni e sentimenti. Io quando dico a mio figlio, ti voglio bene, non è perché c'era un simbolo prima da cui segue gli altri simboli, ti voglio bene. No, sento amore per il mio figlio e trasformo una porzione di quello che sento nel simbolo, ti voglio bene. Quindi io seguo al sentimento, seguo con un simbolo. Il computer non avendo sentimenti, semplicemente per esempio osserva l'altro che gli osserva e allora a quel punto c'è la correlazione con dire ti voglio bene, ti voglio bene passando da un simbolo a un altro simbolo senza nessun sentimento in between, tra di due. Quindi questa è la differenza, la coscienza è proprio quella che ci permette di conoscere da dentro, vivendo la nostra esperienza. E nel mondo della fisica, come si traduce? Perché è un fisico tradizionale, probabilmente quando lei parla di coscienza non comprende quello di cui stiamo parlando. Nella fisica la coscienza non esiste, quando io dico informazione, l'informazione che va bene per noi è l'informazione che è legata al significato. Quando invece il fisico parla di informazione intende il cologaritmo della probabilità che un evento avvenga. Quell'evento è indipendente dal significato, cioè un evento appare, se c'è una probabilità piccola che quell'evento appaia c'è molta informazione in quell'evento. Se la probabilità è grande c'è poca informazione in quell'evento. Tutto qua, non c'è nessuna connessione con il significato. Perché quello quando uno legge i libri di neuroscienza non trova nessun modo in cui i segnali elettrici del cervello possono essere collegati a quello che uno prova. Sono soltanto correlati, ma non c'è un modo in cui segnali elettrici si possono convertire in sensazioni e sentimenti coscienti che come noi conosciamo. Nel suo libro parla a proposito della coscienza, spiega come la coscienza pertiene alla fisica quantistica. Come lo possiamo spiegare in modalità semplice? Perché è una parte del libro che non è per tutti. Sono d'accordo. Infatti prima di fare questo devo prendere un po' d'acqua. Prego, devo essere buio. Grazie. Come ho detto prima, secondo la fisica, secondo la scienza, la coscienza è un epifenomeno del cervello. Il cervello è considerato come una struttura informatica complicata, complessa. E' tutto qua. Non sanno spiegare come avvenga il fenomeno della coscienza. Semplicemente viene eliminato, perché dicono che la coscienza non è causativa. Quindi non può causare nessun fenomeno fisico misurabile, è semplicemente un epifenomeno. Si accompagna al fenomeno vero che sono i segnali dei neuroni. Quindi i segnali dei neuroni sono quelli che causano quello che si misura. La coscienza è come la schiuma sopra un'onda. Non serve a niente. Ma se fosse così, noi saremmo macchine. E di fatto ci definiscono come macchine. La cosa interessante, però, è che la fisica quantistica e la connessione tra coscienza e fisica quantistica, tra l'altro, è stata vista fin dai padri della fisica quantistica, Schrodinger, Planck, Heisenberg, Pauli. Tutti hanno capito che c'è qualcosa qui tra fisica quantistica, perché la fisica quantistica è probabilistica e indeterministica. Ha molte delle caratteristiche che noi capiamo che sono della nostra esperienza. Noi non abbiamo la certezza, per esempio, quando sentiamo qualcosa, che quello che sentiamo sia vero o falso. Siamo incerti. C'è una certa impredicibilità nella nostra esperienza. Però nessuno era mai riuscito a mettere il dito sulla piaga. Finché D'Ariano ed io siamo riusciti negli ultimi 2-3 anni a far capire che un sistema quantistico che si trova in uno stato informatico quantistico particolare, si chiama stato puro, ma lasciamo perdere le definizioni tecniche, in uno stato puro è cosciente del suo stato. Dentro di sé questo sistema quantistico prova, conosce lo stato in cui si trova. Perché questa definizione diventa una definizione di cos'è la coscienza? Perché questa definizione è una definizione appropriata? Lo è perché l'informazione quantistica, lo stato puro, non è clonabile, non è conoscibile da fuori, è privato, cioè ha esattamente le stesse caratteristiche che ha la nostra esperienza. Quindi quando noi diciamo abbiamo un'esperienza, la possiamo conoscere solo da dentro, ma io non posso trasferire quello che sento dentro di me ad un altro. E l'altro non può trasferire quello che provo dentro di me a me. Posso soltanto usare simboli classici come il bit, le parole che parlo, i gesti che faccio, sono tutti simboli, perché possono essere riprese da una macchina fotografica, possono essere riprese da un registratore, quindi sono simboli classici condivisibili, mentre quello che provo lo posso provare solo io. Quindi l'informazione quantistica ha esattamente le stesse caratteristiche dell'esperienza. È uno stato ben definito, uno, e due, non è clonabile, non è riproducibile, neanche da chi ce l'ha, neanche da chi prova quello stato può essere espresso come stato, possono essere espresso diminuendo, come dicevo prima, il teorema di Olavo, che dice che la massima informazione che posso avere da uno stato quantistico è un bit per ogni bit quantistico, dove il bit quantistico è una infinità di stati possibili. Quindi abbiamo una rappresentazione della realtà, abbiamo un linguaggio che non coincide poi con l'esperienza diretta nostra, unica, non clonabile, come diceva lei. Questo ha come conseguenza che se da un lato abbiamo una coscienza che ha queste logiche quantistiche, dall'altro abbiamo le macchine, non ci dovrebbe spaventare la macchina. L'intelligenza artificiale, anche la più potente, anche quella che abbiamo visto decine di volte nei film di fantascienza, l'ipotesi che l'intelligenza artificiale abbia da sé il sopravvento diventando una super coscienza è un'ipotesi non verosimile? Sì, quella non è l'ipotesi verosimile, però l'uso malvagio di quella tecnologia esiste, perché quella tecnologia può ingannare moltissime persone, per esempio già Chuck GPT, abbiamo visto quelle quattro volte su cinque che dice delle cose sensate, uno può usare quelle cose sensate che dice e farsi passare per uno che le ha scritte lui per dire, quello al minimo, il massimo, e prendere due o tre minuti della mia conversazione con voi sulla base di una registrazione poi farmi dire quello che vogliono gli altri in un video in cui io parlo muovendo le lambra esattamente come le avrei mosse usando parole che non sono quelle che avrei detto io, quindi mi fanno passare come qualcuno che ha detto delle cose che io non ho mai detto nel giro di un paio di giorni questa notizia può fare il giro del mondo, quindi una persona da sola può fare un danno enorme ingannando il mondo, quindi immaginiamoci l'uso politico di queste falsità che sono possibili, quindi questo è un piccolo esempio, per non pensarne all'applicazione in ambito militare per esempio, ai droni con l'intelligenza ufficiale, assolutamente e naturalmente nella logica dei militari l'idea di avere il vantaggio del primo che fa la mossa quindi togliere l'uomo dal loop, cioè accettare che il drone prende la decisione se sparare o no, quella cosa lì prima o poi vedremo che potrebbe esserci un militare che decidono di lasciare all'AI prendere la decisione, a quel punto lì potrebbe essere l'inizio della fine almeno per quella battaglia che sta per essere fatta, cioè il problema è eliminare l'uomo nel loop della decisione, lasciando la decisione all'intelligenza artificiale, questo problema gravissimo che ha a che fare con l'etica umana, non ha a che fare con l'intelligenza artificiale, l'intelligenza artificiale non fa nulla che non sia concettualmente possibile fare a noi, tutto quello che fa è quello che abbiamo detto di fare noi, che concettualmente abbiamo capito noi, però lo fa più in fretta e lo fa su campi di dati molto più vasti di quello che possiamo fare noi, quindi l'intelligenza artificiale può fare cose che noi non possiamo fare, non perché concettualmente abbia imparato qualcosa che noi non potremmo mai fare, ma li può fare più in fretta e su dati più grandi, su vastità di dati, molto più efficienti e più veloci, questo è una complementarietà a chi siamo, perché noi possiamo inventare continuamente nuovi concetti, nuovi modi di capire e così via, non così per l'intelligenza artificiale, però l'intelligenza artificiale ci può aiutare in maniera egregia a essere meglio, però solo se siamo onesti, se invece siamo disonesti, anche una piccola parte di noi disonesta può creare gravissimi danni, Certo, il rischio che poi la situazione sfugga di mano è chiaramente dietro l'angolo. Prima di passare alle domande, che sicuramente ci saranno visto il tema, le volevo chiedere, in questi 50-60 anni l'informatica, l'intelligenza artificiale sono andate velocissimamente, chi meglio di lei lo può sapere. La coscienza umana riesce a stare al passo, i governi stanno facendo qualcosa per provare a darsi delle regole, a normare, a limitare, l'etica è un fattore anche di cultura collettiva, la coscienza umana secondo lei è pronta a fare questo passo, a non delegare e a rendersi responsabile in base al libero arbitro delle proprie scelte, delle proprie decisioni, perché questo è un problema che riguarda l'umanità. Certo, secondo me la coscienza umana è sempre stata pronta a fare questo, ma nella storia solo pochi uomini hanno conosciuto l'aspetto spirituale, sono quelli che hanno scritto Iveda, leupanishad, testi della filosofia greca e così via, Platone, Spinoza, Leibniz, soprattutto gli idealisti. A parte quello noi abbiamo le stesse caratteristiche dovrei dire che penso anzi che ci sia un aumento nel numero di persone che oggi hanno come percentuale, non come numero assoluto, un aumento del percentuale delle persone che hanno esperienze straordinarie di coscienza che rivelano a queste persone che la realtà è molto più ricca di quella rivelata dai sensi, che è quella che ha creato la dualità tra chi ha avuto esperienze molto mistiche, chiamiamole, persone che invece hanno esperienze ordinarie e dicono che la mistica è semplicemente una grande baggianata. E quindi abbiamo questo dualismo che oggi impera oggi con l'intelligente artificiale che ci dice che il computer nel futuro sarà cosciente, perché chiaramente siccome anche noi siamo una macchina, il computer del futuro sarà ancora più complicato di noi, allora anche quello sarà cosciente. Questa logica che è assurda, perché non parte dalla definizione accurata di cos'è la coscienza, ci porta ad avere un futuro incerto, però secondo me il segno importante che c'è la possibilità di una trasformazione umana in atto è il fatto che c'è questo aumento della percentuale di persone che hanno avuto esperienze straordinarie, per esempio l'esperienza di premorte. Ci sono una alta percentuale di chi ha avuto un'esperienza di premorte, poi cambia radicalmente come persona, perché questa esperienza gli rivela una realtà molto più vasta. Quindi io sono ottimista, però riconosco anche il pericolo gravissimo che c'è con l'intelligente artificiale con il dualismo imperante che invece ci facciano dei passi falsi. A proposito di dualismo, materia e spirito, negli ultimi anni, l'abbiamo visto anche con il Covid, la scienza è stata fondamentale, utilissima, i vaccini, le misure di contenimento, quant'altro. Allo stesso tempo ci si è affidati anche alla scienza in maniera assoluta, come se la scienza potesse risolvere qualsiasi ambito della vita umana. Leggendo il suo libro invece pare che le cose non stiano proprio così, cioè che ci sia una parte della vita umana che non è riconducibile in qualche modo alla scienza. Questo è anche un atto di fiducia che facciamo verso la vita da un certo punto di vista, è così? Secondo me questa divisione che esiste tra scienza e spiritualità, viste come due silo che non comunicano tra di loro, è un retaggio della nostra storia che deve cambiare, perché nel mio libro parlo di una fusione, una unione tra le due che è possibile nel momento in cui uno capisce che già la fisica ci dice che la coscienza esiste da una proprietà quantistica della natura. Quindi a quel punto diventa scienza anche la natura della coscienza. Quindi è la scienza che non ha fatto quel passo avanti finora di capire che la nostra coscienza è una proprietà fondamentale della natura che ci permette di conoscere attraverso esperimenti interiori, invece che esperimenti fatti in laboratorio. Non che non si debbano fare anche quelli in laboratorio, semplicemente che è possibile fare tutti e due, imparare in due modi, mentre prima c'era solo un modo di imparare, era quello di fare gli esperimenti in laboratorio. Quindi per me ammettere che la coscienza è un fenomeno fondamentale che è prima della materia, non è la materia inconscia che crea la coscienza, ma è la coscienza che crea la materia. La materia è l'aspetto informatico di enti coscienti che vogliono comunicare tra di loro. Quindi hanno bisogno di simboli e i simboli sono quelli che noi abbiamo chiamato materia. Quindi ad un tratto abbiamo un'unione tra le due discipline che ci permette di crescere come persone di portare significato e scopo nell'universo che la scienza aveva eliminato perché non c'è nessuna ragione. Se esiste solo la materia inconsciente e basta, non c'è nessuna ragione che ci sia scopo e significato nell'universo. Invece, se si parte dalla coscienza del libero abilitio, il significato è ab initio nell'universo, prima ancora del Big Bang, che sia una coscienza cosmica. L'ultima cosa che volevo chiedere prima di passare alle domande è un tema molto attuale riguarda la robotica che negli ultimi anni ha cambiato completamente non solo il mondo ma anche la manifattura del mondo del lavoro. Ora con questa frontiera dell'intelligenza artificiale si parla di un effetto sostitutivo che ci sarà inevitabilmente. Si creeranno nuovi posti di lavoro, magari negli ambiti più avanzati della ricerca, ma allo stesso tempo l'intelligenza artificiale provocherà inevitabilmente milioni di persone disoccupate che dovranno reinventarsi. Questo secondo lei è uno scenario realistico di qui ai prossimi anni? Prevedere centinaia di milioni di posti di lavoro persi nel mondo, di persone che dovranno in qualche modo cambiare prospettiva? Sì, secondo me c'è del realistico. Secondo me molte di queste proiezioni sono esagerate, nel senso che l'intelligenza artificiale può fare molte cose che sono ripetitive e così via, però è sempre stata trascurata la capacità umana di prendere decisioni sensate quando le situazioni sono un po' imprevedibili. Per cui anche in un posto di lavoro tipico ogni giorno avvengono due o tre situazioni imprevedibili, per cui a meno che uno non abbia veramente una situazione controllatissima in cui le macchine lavorano sempre nelle stesse condizioni che ripetono le stesse mosse e così via, la capacità di risolvere problemi imprevisti non è così alta nell'intelligenza artificiale, né oggi né lo sarà domani. Migliorerà sempre, però molto più lentamente di quanto secondo me gli addetti ai lavori ci fanno credere. Per cui si perderanno parecchi posti di lavoro e il problema è quello di retrain, di insegnare alle persone che perdono posti di lavoro nuovi skills, nuovi lavori. E quindi è semplicemente una questione di darsi un po' da fare, non è come la crisi del cambiamento climatico in cui c'è più che darsi da fare in quel caso. Mi ci vorrebbe tanta intelligenza umana oltre che quella artificiale. Esatto, e anche lavorare insieme e prendere decisioni oggi invece che fra vent'anni quando è troppo tardi. Esatto. Bene, grazie. Questo pensiero ha tantissime conseguenze possibili, lascio a voi la parola. Se ci sono delle domande volentieri vi pregherei di farle domande puntuali, non interventi, poi c'è anche un'altra domanda lì dopo. Salve, volevo chiedere la sua idea di coscienza, perché sento parlare di coscienza umana, ma anche di questa sorta di coscienza universale. Lei intende una coscienza che è anche in tutte le cose, con diversi gradi, quindi anche a livello subatomico. Allora, in questo modello la coscienza è una proprietà di un campo quantistico che è quindi come tale, c'è dappertutto. Per esempio, il campo degli elettroni è cosciente, però gli elettroni sono stati dei campi, quindi gli elettroni non esistono come oggetti, ma esistono solo come stati dei campi. Quindi gli elettroni rappresentano l'informazione classica che il campo usa per comunicare con gli altri campi, quindi quelli che chiamiamo elettroni non sono coscienti. Il campo è cosciente, ma non gli stati dei campi. Per esempio, una moneta ha due stati, gli stati della moneta non si possono separare dalla moneta, l'ontologia nella moneta. Quindi la moneta è cosciente, ma lo stato della moneta, testa o croce, non è cosciente. L'elettrone, come stato del campo, è come testa o croce della moneta. L'ontologia è nel campo cosciente. Il campo è cosciente. Cosa è il campo? Il campo è un'ente che è dappertutto. La Matrix? No, Matrix era un supercomputer. La seconda domanda è cosa ne pensa la teoria della simulazione di Nick Bostrom? La teoria di Nick Bostrom implica che ci sia un grande computer e noi siamo delle subroutines in questo programma di simulazione. Ma chi ha fatto il computer? Dov'è il computer? Non fa altro che spostare il problema di chi siamo. Prima di tutto ci elimina come enti coscienti, enti che non hanno niente a che fare con la realtà. La realtà è fatta da enti, altri enti molto più avanzati di noi che hanno un computer così potente che noi siamo semplicemente giocattoli dentro il computer. Non ha senso. Il fatto è che questa realtà fisica è una forma di simulazione, ma siamo noi a aver creato questa simulazione. Noi il campo? Noi i campi. La mia coscienza, la sua coscienza è un campo. Il mio corpo esiste all'interno di questo campo. Questo campo non esiste nello spazio-tempo, esiste in una realtà più vasta che contiene anche lo spazio-tempo. Quindi lo spazio-tempo è una proiezione di una realtà più vasta che è quantistica. Ed è conoscibile? Da dentro e solo da dentro. Solo da dentro. Grazie mille. Prego. E c'era una signora davanti. Buongiorno. Mi ricollego alla domanda della dottoressa Maccaferri rispetto alla trasformazione nel mondo del lavoro. Lei ha parlato dell'evoluzione che ci sarà sulle skills tecniche, sulle hard skills che dovranno incontrare i nuovi modelli di lavoro basati sull'intelligenza artificiale. Ma qual è il ruolo dell'education, del training per affiancare alle competenze tecniche, le competenze più personali ad agganciarsi a un discorso un po' più ampio sulla coscienza e su quello che può essere la formazione della persona ancora di qui in avanti? L'unico modo di usare l'intelligenza artificiale in maniera giusta, in maniera in cui veramente aiuta tutti, è prima e tutto usare l'intelligenza artificiale con onestà, eticamente. L'altro è di capire di più di quello che fa l'intelligenza artificiale. Per esempio, io quando traduco dall'inglese all'italiano uso il traduttore di Google, perché mi risparmia tempo, lo potrei fare anch'io, perché so tutte e due le lingue. E di fatto se non sapessi l'italiano e usassi la traduzione senza correggerla con quello che so, io farei una traduzione pessima e direi in certi casi addirittura all'opposto di quello che dicevo in inglese. Quindi per essere bravi con l'intelligenza artificiale bisogna conoscere di più di quello che fa l'intelligenza artificiale. Quindi se uno si fida di CiaoGPT perché non capisce niente e dice come propria produzione quello che dice CiaoGPT, una volta su quattro dirà delle castronate. Questo è il problema. Volevo chiedere una cosa, io ieri sera ho visto una trasmissione sui cambiamenti climatici. Lui è un negacionista praticamente, non solo lui, anche altri fisici che non accettano la maggioranza delle persone che dipendono dalle organizzazioni delle Nazioni Unite, ci siano questi cambiamenti climatici. Lui dice che c'è un inquinamento, però quello è a parte, infatti citava anche l'enciclica di... Se può fare la domanda, così lasciamo spazio anche agli altri. No, perché è la spazio delle domande, non degli interventi, altrimenti non c'è tempo per tutti. Volevo dire che bisogna vedere che anche gli senziati devono avere almeno un centro in cui si possano conciliare le due affermazioni. Posso chiedere un'altra cosa? Due fisici negli anni 50, o forse anche prima negli anni 30, uno si chiamava Albert Einstein e l'altro era un fisico matematico ungherese che avevano fatto una scoperta. Il gas freum, quello che fa andare i frigoriferi, era noccivo. Loro avevano scoperto un tipo di gas che era 3-4 volte più efficiente di questo, però l'Electrolux e altre grandi compagnie sono riuscite... Volevo dire che ci sono degli interessi anche per non sviluppare ricerche. Il primo punto è quello, perché non c'è una univocità tra scienziati, tra fisici? Perché ognuno ha le sue opinioni. Anche sul clima, come su ogni cosa. Mi sono dato da fare per vedere l'evidenza. L'evidenza è così overwhelming che non si può assolutamente negare che c'è un cambiamento climatico in atto e che le previsioni che stanno facendo sono ottimistiche rispetto a quello che è più realista. Chi dice che addirittura non c'è il cambiamento climatico, cosa ci posso fare? Se non vogliono vedere i dati o li interpretano in maniera diversa, è così. Viviamo in un mondo in cui le opinioni sono tante e bisogna trovare un accordo. Grazie innanzitutto per il Tredionion che ha fatto tra il mondo del trascendente e scienza. Simplifico molto perché è raro sentirlo dire da persone del mondo scientifico, anche se per fortuna sempre più frequente. A me preoccupa più dell'incidenza dell'intelligenza artificiale sul mondo del lavoro e del fatto che venga usato in modo malvagio. Prima ancora penso che possa modificare le nostre coscienze. E tanto più la coscienza è fragile, tanto più può essere modificata. Tutto ciò che è tecnologico, oggetti, tablet, computer, cellulare, vengono definiti iperoggetti e non oggetti e ci sarà un motivo. Io penso che ha ragione. Per esempio una grande percentuale di ragazzi e ragazze oggi, secondo me, spendono troppo tempo con il cellulare. E crea una relazione tra il cellulare e se stessi che dovrebbe essere tra persone, tra persone umane in cui c'è uno scambio più empatico. Uno si isola. Poi naturalmente chi vende contenuto caratterizza gli utenti e gli dà agli utenti il contenuto che vogliono. Nel senso che riducono l'informazione che è disponibile alle persone al punto che fanno vedere solo quello che uno vuole vedere. Quindi invece di vedere il mondo come è, uno vede sempre meno il mondo come è, vede una fetta più piccola. Così uno preme il pulsante più in fretta, clicca più in fretta e fa più soldi per chi gli dà il contenuto. Questo ciclo è un po' malvagio, questo ciclo che sta avvenendo. Quindi certo è un altro aspetto culturale che è meno evidente ma può essere più nocivo alla fine. Tutte queste cose qua fanno parte di questa trasformazione che chi ha a cuore il futuro deve pensarci e deve anche regolare tutte queste cose. Perché il governo non può stare a guardare e oggi con l'intelligenza artificiale, per esempio, che io sappia nessuno, ha creato delle leggi nuove che possa perseguire rapidamente chi abusa dell'intelligenza artificiale. Poi bisogna avere anche i mezzi per perseguire chi abusa le leggi. Se uno che abusa le leggi viene condannato vent'anni dopo perché i tribunali vanno avanti per vent'anni, anche quello incoraggia l'abuso. Siamo in un momento molto critico e bisogna che chi ci governa pensi a queste cose e faccia qualcosa in fretta. Mentre la mia impressione è che spesso chi ci governa pensa più alle lezioni, alle prossime lezioni, a questi problemi fondamentali che stanno vedendo sotto i nostri occhi. Professore, sono Luigi Zoppello. In un passaggio che lei ha fatto prima sulla permanenza dei campi, la loro esistenza prima del Big Bang, lei mi ha ricordato molto certi fondamenti di dottrine e religioni asiatiche, in particolare dell'induismo per quanto riguarda la rincarnazione e la continuità di una vita, ovviamente non quella umana e non l'esistenza, e anche il pensiero buddhista Zen. Lei ha ben presente queste cose. Siamo arrivati con la fisica quantistica a riconoscere che avevano ragione loro? No, ma non c'è molta distanza, nel senso che molti fisici hanno sempre capito che la fisica quantistica aveva qualcosa a fare con la coscienza, però non erano mai stati in grado di identificare cosa, perché nella scienza bisogna avere delle definizioni così precise, così fatte bene, che poi si possono fare esperimenti che falsifichano o meno quelle che sono le nuove teorie, quindi solo adesso, con la teoria del professor D'Ariano, abbiamo in realtà una teoria falsificabile, quindi se poi gli esperimenti daranno ragione a questa teoria, cco che queste idee dei nostri nonni e bisnonni, cioè dei padri della spiritualità e delle filosofie orientali, saranno accettate molte di quelle idee, altre no, ma ci sarà modo di capire anche quali sono le idee giuste e quali non sono giuste, quindi è un passo avanti, quello che è stato fatto secondo me è un passo avanti, molto importante, però adesso bisogna lavorarci in tanti in questa direzione per riuscire a far sì che questa teoria venga accettata dalla scienza. Salve, vorrei chiederle, Marco, l'avanzare è tecnologico la creazione di nuovi computer sempre più potenti, magari anche di stampo quantistico, non potremmo mai secondo lei arrivare a creare noi stessi uno di questi campi, campi di cui pari alla che si manifestano poi come coscienza o anche un qualcosa di estremamente simile che però riesce ad andare di più della classica intelligenza artificiale. Noi possiamo, e l'abbiamo già fatto, lo stiamo facendo, manipolare la vita e creare nuovi tipi di vita, per esempio la coscienza che si associa a quella nuova vita però già esiste, non l'abbiamo creata noi, noi abbiamo tre livelli qui di realtà, la realtà più profonda, quella della coscienza, del libero arbitrio, è una realtà quantistica fatta di campi che già esistono, poi c'è la realtà della fisica classica, dove ci sono i computer, gli oggetti macroscopici della fisica classica e così via, quella è la fisica classica e poi c'è la vita, gli organismi viventi che sono quantistici e classici fanno da ponte tra la fisica classica, quindi dei simboli condivisibili e la fisica quantistica che descrive l'esperienza, quindi l'embodyment dell'esperienza è possibile avendo un organismo vivente che è un organismo completamente diverso delle macchine classiche che abbiamo, la scienza oggi ci presenta la vita come se fosse simile a un computer ma non è neanche lontanamente simile a un computer, una cellula vivente, la materia della cellula vivente entra ed esce da questa cellula la cellula non è mai la stessa istante dopo istante, la cellula manipola atomi e molecole singolarmente quindi deve usare le regole della fisica quantistica, la cellula poi dentro di sé crea una copia di se stesso e si divide in due, avete mai visto un computer partorire voi? Nel computer la materia con cui è fatto il computer è quella che c'è dopo dieci anni e dopo cinquant'anni, la materia di una cellula continua a cambiare dopo due giorni o tre giorni, la materia della cellula non è quella che c'era due giorni prima, la cellula è qualcosa di incredibilmente più complesso e quella fa da ponte tra il mondo dell'esperienza quantistico il mondo del simbolico classico, quindi i campi coscienti non sono creati da noi, se noi creiamo un nuovo sistema, un nuovo organismo vivente qualche campo quantistico si associa, lo usa, vive e si embody in quell'organismo vivente ma non siamo noi a scegliere chi si embody, ha capito? Quindi c'è anche molto pericolo qui di creare magari degli organismi viventi a cui si associano enti coscienti che non sono compatibili con noi. C'è un'altra domanda. Buongiorno, lei ha prima parlato appunto degli esperimenti che per quanto riguarda la fisica classica avvengono in laboratorio, mentre invece parlando di coscienza questi esperimenti non possono avvenire in laboratorio. Il laboratorio è la nostra coscienza. E volevo chiarire appunto in che modo nella nostra coscienza possiamo fare esperimenti per evolverci in questo senso. Per esempio ci sono persone che sono in grado di uscire dal corpo, la coscienza esce dal corpo e visita altre realtà per esempio. Attraverso meditazione molti entrano in stati di coscienza molto profondi in cui hanno intuizioni, ispirazioni e così via, capiscono di più di chi sono, di cosa vogliono e così via. Queste cose qua sono sempre esistite e si tratta di capirle meglio, usarle meglio e quindi imparare a essere ancora più umani di quello che siamo mai stati. Benissimo, grazie. Allora, io sono molto piena di gratitudine perché mi trovo davanti a una persona, a un uomo di grandi esperienze. Volevo chiederle, nella sua vita si è sentito mai guidato da una forza intima interna, una specie di intuizione si è affidato a questo o nelle sue scelte si è affidato più a un spirito critico, a un pensiero critico diciamo? Tutti e due e sono necessarie tutti e due e di fatto bisogna stare molto attenti a usare una razionalità troppo troppo controlling, che vuole controllare. L'ego vorrebbe controllare la nostra vita, quindi riuscire ad accettare di più quello che avviene nella nostra vita, capirlo, essere più rilassati nella propria vita, quello è fondamentale perché le intuizioni vengono in questo stato in cui uno è aperto alla novità, a quello che avviene, magari è un sogno oppure in un momento così tranquillo uno ha un'intuizione, mentre l'ego vorrebbe sempre prendere e tironare, come si dice in dialetto veneto, chi sa il veneto capisce cosa dico, questa forma un po' aggressiva, però la razionalità deve sempre essere presente anche quella, perché sennò uno dopo diventa credulone, qualsiasi cosa che gli viene in mente è la verità, quindi la razionalità e di fatto la scienza ci ha insegnato veramente a usare la razionalità in maniera egregia, il progresso che ha fatto la scienza è dovuto per il 95% alla razionalità, per il 5% non qualitativamente, perché conta di più, è venuto dall'intuizione, però solo pochi hanno avuto intuizione, poi gli altri non fanno altro che risolvere i problemi matematici che richiedono essenzialmente la razionalità, quindi la scienza ci ha insegnato una cosa che assolutamente deve continuare anche quando vogliamo evolvere come enti spirituali e materiali. Mi chiamo Andrea, non parlo in pubblico da un po' quindi abbiate pazienza. Lei parla di coscienza, mi sembra di capire in realtà se ha più uno stato di autocoscienza del nostro essere stato puro. Sì, è un'autocoscienza infatti, cioè il se è cosciente che l'esperienza che sta avendo è la sua esperienza, quella è l'autocoscienza, io so che l'esperienza che sto avendo è la mia esperienza, ci può essere coscienza senza autocoscienza, in quel caso è come se non ci fosse un osservatore, cioè un ente può avere coscienza senza un osservatore, esiste anche quella, un computer quantistico per esempio che è un computer deterministico quindi non ha libero arbitrio, può avere coscienza del suo stato quando opera come stato puro, perché durante la trasformazione unitaria del computer lo stato è uno stato puro e quindi il computer è, strettamente parlando, cosciente, ma non è autocosciente, non sa che il suo stato è quello che sta avendo, quindi è come una coscienza senza osservatore. E' un po' più sofisticata la cosa. Volevo fare un ultimo step, se era possibile, riguardo l'empatia, quindi la coscienza magari riferita verso l'altro, l'hai parlato di simboli anche facendo riferimento al linguaggio oltre che alle emozioni, io sono un po' vitkestaniano quindi mi chiedevo, quindi è realmente possibile comprendere l'altro, essere coscienti dell'altro se di fatto possiamo solamente essere coscienti di noi? Bellissima domanda, di fatto l'empatia è una capacità che abbiamo di entrare in risonanza, una risonanza quantistica quando riusciamo attraverso i simboli, ma i simboli includono non solo le parole ma anche i gesti che abbiamo, tutto l'aspetto fisico a arrivare così vicini uno con l'altro quello che proviamo dentro di noi si può entrare in uno stato congiunto empatico e questa è un'ipotesi che rimane così, un po' per aria per il momento ma è consistent con la musica quantistica. Quindi in via teorica serve possibile avere, diciamo, due corpi, una coscienza? C'è, la combinazione di enti coscienti crea un unico, quando c'è la combinazione, cioè deve avvenire di fatto anche nella teoria nostra con Daliano che due enti coscienti che si comprendono completamente al massimo che è possibile comprendersi possono creare un nuovo ente cosciente che è più della somma delle parti, questo è possibile anzi il modo in cui enti coscienti più elementari si combinano in enti coscienti più avanzati ed è una forma di empatia quello che porta i due a diventare uno. Complessa la risposta anche, grazie. Bene, il nostro tempo mi sembra che sia concluso, non ci siamo più, non vi vedo, mi spiace perché dobbiamo liberare la sala, purtroppo magari continuiamo. Due parole, voglio sapere se andrete nel suo libro, cosa è la vita, non si spiega la pluralità delle coscienze, si collega a tutti i discorsi che abbiamo fatto? La probabilità delle coscienze? Alla pluralità. Alla pluralità. Si collega con tutto il discorso? Sì sì sì, certo. Ogni coscienza è una creazione di uno, la totalità di ciò che esiste quando uno conosce se stesso per la prima volta con un nuovo punto di vista. La coscienza universale praticamente esiste? Sì, è la coscienza di uno. È per quello che non si spiegava. La coscienza di uno è la coscienza universale. Grazie. Prego. Bene, grazie, grazie a tutti voi.
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