Anziani, giovani, bambini: i territori che vincono nella qualità della vita
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Anziani, giovani, bambini: i territori che vincono nella qualità della vita
Questo studio sulla qualità della vita in Italia analizza il benessere di bambini, giovani e anziani, evidenziando i divari territoriali. Trento si conferma leader per la qualità della vita degli anziani, mentre Sondrio emerge per i bambini e Gorizia per i giovani. L'analisi degli indicatori, tra cui istruzione, lavoro, salute e servizi, rivela criticità come la difficoltà di accesso alla casa per i giovani e la necessità di un welfare riformato e semplificato. Lo studio evidenzia l'importanza di investimenti a lungo termine, simili al Piano Marshall, per creare un'infrastruttura sociale solida e attrarre i giovani, contrastando lo squilibrio demografico. La collaborazione tra pubblico, privato e volontariato è fondamentale per un modello di sviluppo sostenibile incentrato sulla qualità della vita di tutte le generazioni.
I CINEMATOGRAFICI Buongiorno a tutti e a tutte, io sono Michela Finizio, giornalista del Sole 24 Ore, è la mia collega Marta Catedei. Buongiorno, grazie per essere qui. Oggi parleremo di qualità della vita, noi facciamo sempre una battuta tra di noi, è sempre la qualità della vita degli altri, ma è la nostra, perché, per noi, per il lavoro, portare qui questi risultati e questi dati, però in realtà è una fotografia del benessere che noi cerchiamo di fare ogni anno, ormai è diventato anche un appuntamento qui a Trento, perché ogni anno presentiamo in anteprima, quindi avrete la possibilità di vedere i risultati di questa indagine che verrà pubblicata domani sul sole 24 ore, tre indicatori che fanno parte del nostro percorso, dell'indagine della qualità della vita, che conduce poi a fine anno a quella classifica che conoscete tutti, dove si vive meglio, qual è il territorio, la provincia migliore d'Italia in termini di benessere. Questa è una puntata dedicata alla qualità della vita dei giovani, degli anziani e dei bambini. È un'idea che ci è venuta quattro anni fa, perché è la quarta edizione, per riuscire a fotografare le condizioni di vita, il livello di salute e di benessere proprio di queste tre fasce di età considerate a volte fragili, a volte strategiche nella nostra Italia e nella nostra economia, nella nostra vita sociale. Ed è giusto dedicare a loro questa puntata anche per scoprire tantissime Italie, perché lo vedremo poi dai dati che ci aiuterà anche Marta a leggere. In realtà sono territori molto diversi che hanno condizioni di vita a livelli di benessere molto differenti per questi tre target. Chiedo alla regia di passare alla seconda slide. Adesso inizieremo un po' a raccontarvi sia i risultati, ma anche che cos'è la qualità della vita. È un'indagine che come sole 24 ore conduciamo dal 1990. Quindi prima ancora che io e Marta potessimo iniziare a metterci mano, perché l'abbiamo ereditata da colleghi che ben prima di noi hanno visto nella potenza dei dati, in realtà ha un aspetto precursore, perché il data giornalismo oggi ci racconta sempre dove stiamo andando attraverso i numeri. Noi fin dal 1990 in questa indagine abbiamo cercato più che altro di raccontare i divari del nostro Paese, divari molto marcati. Diciamo sempre che il mezzogiorno è in ritardo per alcuni gap, però in realtà poi scopriamo anche da alcune statistiche che alcuni territori del mezzogiorno si distinguono positivamente. E così abbiamo la nostra indagine. Udine è stata premiata a dicembre come qualità della vita 2023. Seguita da Bologna e da Trento. E così una serie di puntate come quella che presenteremo oggi ci raccontano durante l'anno il benessere attraverso la criminalità e il benessere femminile. A volte pubblichiamo anche dei dati legati a ecosistema urbano, quindi a tutti i target e le statistiche legate alla transizione ecologica. È un percorso che poi ci porta alle indagini di fine anno. Nella prossima slide vediamo anche da dove... Questa è la classifica 2023. Ovviamente qui vedete una sintesi, è un impatto scenografico dei nostri grafici che ci aiutano sempre a sintetizzare milioni di indicatori, perché sono 90 indicatori che confluiscono poi nelle indagini di fine anno. In realtà è una sintesi, una media delle medie. Noi diciamo sempre che non siamo un istituto di ricerca, non lo vogliamo essere, siamo giornalisti. Quindi per noi la classifica è un espediente narrativo, è un modo di fare storytelling per raccontare i diversi territoriali. Quindi noi mettiamo insieme un pacchetto di indicatori, facciamo una media delle medie e raccontiamo in realtà i dati così come sono, i valori così come sono, e li lasciamo parlare da soli attraverso l'espediente narrativo della classifica. Ovviamente andando alla prossima slide, in realtà possiamo raccontarvi anche da dove vengono questi indicatori che oggi presenteremo. Sono indicatori certificati, non ce li inventiamo. Sono fonti che ovviamente collaborano con noi col sole 24 ore da anni, al di là di Istat che fornisce la maggior parte dei dati, ci sono dati ministeriali come quelli dell'istruzione, dati di infocamere dell'Istituto Tagliacarne che collabora con noi e di IQvia per tutti i dati sanitari. Sono dati che ovviamente noi assembliamo, raccogliamo, cerchiamo anche di rapportare alla popolazione residente per farci dare una fotografia ogni anno. Quindi questa è la cosa interessante, vederne anche l'evoluzione del nostro Paese. Allora, adesso entriamo nel cuore dell'indagine che vedrete in anteprima, domani ovviamente sul sole 24 ore. Sarà online già oggi pomeriggio una piccola presentazione, ma poi tutti i dati verranno messi online domani mattina, consultabili e a quel punto partirà il carosello di tutti agli vari approfondimenti che faremo su carta online per raccontare dato per dato le condizioni di vita di giovani bambini anziani. Adesso lascio a Marta il racconto degli indicatori e vi presentiamo in anteprima il titolo di domani mattina proprio sul giornale. Prego Marta. Grazie Michele, facciamo un po' un'immersione in questi dati. Questa è la prima pagina del sole 24 ore di domani che appunto annuncia le tre vincitrici per gli altrettanti indici sintetici della qualità della vita di bambini giovani e anziani. Per l'indice dei bambini vince Sondrio, per quello dei giovani vince Gorizia, e invece Trento è una grande conferma come in passato per la qualità della vita degli anziani. Vi faccio vedere un po' i podi. Perché? Perché, insomma, qualcosa appunto si conferma, come la leadership di Trento. Qualcosa invece rappresenta una novità ed è per esempio il caso di Sondrio. Per cui nel podio, noi diciamo sempre, insomma, cerchiamo di mettere in luce da un lato il podio, perché ovviamente rappresenta le eccellenze. Nel caso dei bambini appunto sono Sondrio, seguita da Ravenna. Ravenna è sempre molto ben posizionata anche nella qualità della vita dei giovani. Poi vi spieghiamo ovviamente quali sono gli indicatori nel dettaglio, se no, dette così non si può comprendere, insomma, a fondo. E poi c'è Trieste. Per i giovani, invece, c'è Gorizia, Ravenna e Forlice-Zena. E per gli anziani Trento e per la prima volta come Cremona, che sono due delle province lombarde che insieme a quelle del Veneto si piazzano molto bene nella qualità della vita degli anziani. Facciamo... Ora, qui non vedete nel dettaglio, ma vi spiego tutto. Questi sono i dodici indicatori che per ciascuna classifica aiutano appunto a delineare queste eccellenze, queste leadership e poi ovviamente, insomma, le cosiddette malpractice. In fondo alle classifiche ci sono per i bambini Crotone, per i giovani Sud Sardegna. Invece per gli anziani c'è Lucca, che devo dire era l'ultima anche l'anno scorso ed è penalizzata rispetto ad alcuni indicatori. Vi faccio, insomma, un piccolo excursus sull'indicatore di ciascuna classifica perché, ovviamente, si tratta di una selezione, una selezione peraltro fatta da noi, quindi che tentiamo di rappresentare le varie sfaccettature che la qualità della vita può avere per ciascuna categoria appunto, per ciascuna fascia d'età. Non è semplice perché, ovviamente, gli indicatori si aggiornano anche di anno in anno. Noi facciamo sempre l'esempio che all'inizio... Questo vale anche per la qualità della vita, nel senso l'indagine annuale. Noi facciamo sempre l'esempio. Insomma, nel 1990 c'erano gli abbonati SIP. Oggi, invece nell'indagine annuale, inseriamo tutti i dati sulla velocità della banda larga. Quindi, insomma, gli indicatori si evolvono con l'evolversi della società. Quindi, appunto, per i bambini abbiamo selezionato alcuni indicatori che vanno, per esempio, dalle scuole che hanno il giardino alla competenza numerica e la competenza alfabetica. Sapete che il tema dei testi invalsi alle scuole, insomma, alla terza media, è uno dei temi importanti dell'istruzione. Ci sono ovviamente i temi della spesa sociale per le famiglie e per i minori. O, per esempio, l'indice dello sport e dei bambini, che è uno dei sotto-indicatori dell'indice dello sport che noi pubblichiamo ogni anno indicativamente tra la fine dell'estate e l'inizio di settembre. Quindi, insomma, cerchiamo... E anche, per esempio, il numero dei pediatri. Quindi si cerca di rappresentare al meglio possibile, attraverso una serie di parametri, come può essere la qualità della vita dei bambini. Ogni anno inseriamo degli indicatori. Quest'anno, per esempio, abbiamo inserito un tema molto attuale, cioè quello del PNRR. Sapete che una quota importante dei finanziamenti del Piano Nazionale di ripresa e residenza è dedicata all'istruzione con la costruzione, per esempio, degli asili o delle menze scolastiche. Qui, per esempio, abbiamo visto che ovviamente il Sud attrae, ha tratto anche per legge, una grossa quota di investimenti. La provincia che ha avuto maggior numero di progetti dedicati alla scuola è stata nuoro. Dopodiché, a che cosa si deve la leadership di Sondrio? Sicuramente ai temi dell'istruzione e anche dello sport. Per i giovani, che sono una delle categorie più delicate, poi ne parleremo anche con i nostri ospiti, abbiamo il trend dei residenti, che quest'anno vede Milano, aver recuperato una quota interessante di residenti, ma anche, per esempio, i titoli di studio, la quota di laureati, in questo caso vince Bologna. Poi abbiamo cercato di parlare anche del mondo del lavoro con dati come la disoccupazione giovanile e anche le trasformazioni di contratto in tempo indeterminato. In questo caso sempre Milano quest'anno va molto bene, anche se bisogna dire subito una cosa. Nella classifica dei giovani c'è una grossa leadership dell'Emilia Romagna, che ha vinto fino a questa edizione, e invece le grandi città vanno molto male. Quindi evidentemente emerge la loro non essere forse adatte a garantire una qualità della vita elevata ai giovani. Infine gli anziani, qui parliamo di assistenza, quindi per esempio il numero dei geriatri, oppure quello degli infermieri, ma anche di tema di svago, per esempio, come gli orti urbani, quindi la presenza degli orti urbani dove la provincia che ne ha di più è como, e poi ovviamente dei dati demographici come la speranza di vita per le persone che hanno 65 anni e cui Trento è leader, e anche un indice che abbiamo sviluppato l'anno scorso, quello delle persone sole, quindi nuclei monopersonali sul bacino di popolazione che ha più di 65 anni. Qui invece vediamo che il nord è al sud dove ci sono meno persone sole, forse grazie anche alla persistenza delle reti familiari. La cosa interessante che ci permette di fare queste indagini, come ci permette di fare l'indagine annuale sulla qualità della vita, è quella di estrapolare una serie di dati su base nazionale, confrontandoli con le edizioni precedenti, perché chiaramente alcuni indicatori ricorrono. Per cui anche da questi trend, noi li chiamiamo in questo modo, emerge la fotografia di come questo paese sta cambiando, ovviamente nel bene e nel male. Che tipo di fotografia abbiamo potuto scattare con i dati di quest'anno, o con i dati più recenti, noi tendiamo a inserire i dati più recenti nell'indagine della qualità della vita, quindi i più recenti sono del 2024, confrontati con quello dell'anno precedente. Sempre su scala generazionale, vediamo sicuramente un paese che fa un po' fatica a prendersi cura della generazione dei più piccoli. Vi cito solo un dato, quello del numero dei pediatri. Sapete che il tema delle professioni sanitari in Italia è attuale, anche dopo il Covid si è parlato sia dalle università, dalle facoltà di medicina, poi al tema dei medici di pronto soccorso c'è una carenza di figure, e anche quelle dei pediatri sono in diminuzione. Questo è uno dei dati che possiamo citare. Invece, per quanto riguarda i giovani, purtroppo l'anno scorso in questa città abbiamo tracciato un ritratto di una generazione fortemente bloccata, che tuttora rimane bloccata, anche se alcuni dati macro migliorano. Per esempio, i dati sulla disoccupazione giovanile, lo vedete nella seconda colonna, sono diminuiti. La percentuale di disoccupati tra i 15 e 34 anni rispetto al 2023 e al 2022 è calata del 6,9%. Questo ci dice che evidentemente molti più giovani lavorano. Un altro dato che vi posso citare è quello dei canoni di locazione, il tema degli affitti, lo sapete, è un grande tema soprattutto nelle città e anche nelle città turistiche. Calcoliamo il rapporto tra l'affitto che viene pagato e il reddito. Sapete che anche il tema dei salari purtroppo è un tema di estremuattualità. E abbiamo visto che nel 2024 rispetto al 2023 c'è stata addirittura un calo del 12,2%. Quindi teoricamente queste rappresentano delle premesse positive, una spinta per questi giovani. Invece purtroppo in altri indicatori noi vediamo come non c'è risposta a questa spinta. Per esempio, non c'è spinta all'imprenditorialità, le imprese con titolari under 35 sono calate del 3,2%. Ovviamente, poi ne parleremo col professor Rosina, c'è il dato demografico generale che ci fa dire che ci sono sempre meno giovani. E questo è un dato di fatto. Un altro dato che è sicuramente interessante è quello del quoziente di nuzialità, che è il dato dell'istate di quante persone si sposano. Sono sempre meno. Per cui c'è questa generazione che rimane fortemente bloccata. Per quanto riguarda gli anziani, poi chiudiamo, sicuramente c'è una maggiore attenzione, lo vediamo per esempio nel numero di professionisti specializzati in geriatria, che aumenta, però dall'altra parte anche una maggiore solitudine. Ora non possiamo generalizzare, ma il consumo dei farmaci per la depressione aumenta. Questo può voler dire che c'è una maggiore consapevolezza della depressione come malattia nell'età anziana, ma anche che più anziani ne sono colpiti. Ecco, questi per noi sono dati molto interessanti. Li potrete trovare, come dicevamo, domani, ma a partire appunto dalle 14, sul sito del Sole 24 Ore. Questo è l'indirizzo. E poi, ovviamente, vi invitiamo, se volete, se avete dei dubbi o volete delle informazioni in più, a scriverci. Questa è la mail della Qualità della Vita. Siamo sempre aperte a suggerimenti che ci arrivano da tutte le parti d'Italia. Quindi io ripasso la parola a Michela, vi ringrazio e sentiamo insomma. Entriamo nel vivo del dibattito. Come diceva Marta, in realtà, ogni indicatore meriterebbe un racconto a sé stante. Ad esempio, Geriatria sappiamo che è l'unica specializzazione di medicina dove aumentano i medici, mentre tante altre specialità, purtroppo, vedono la carenza. Allo stesso modo, il tema degli affitti, ovviamente, è un tema molto caldo e in realtà poi, e quella è una media delle medie, ogni città rappresenta, in realtà, ci sono alcune città dove purtroppo l'incidenza sul reddito è aumentata. Ed è anche vero che ogni dato poi fotografa il trend di quel momento. Quella, per esempio, era un'indagine, quella dell'incidenza sugli affitti legata al reddito 2022, che ovviamente aumenta rispetto al 2021, all'effetto Covid, quindi è chiaro che questo ci ha fatto anche vedere questo trend. Quindi ci sono anche delle specifiche su ciascun indicatore e, come diciamo noi, in ogni classifica, al di là di una best practice che racconta una politica locale, magari vincente o un territorio vincente, ci sono le fragilità e i gap da colmare. Ne parliamo con i nostri relatori di oggi e quindi entriamo nel vivo nel dibattito. Li faccio accomodare Alessandro Rosina, demografo dell'Università Cattolica e nostro editorialista. Salve Alessandro. Mariangela Frank, docente e professoressa senior del Dipartimento di Economia e Management dell'Università di Trento. Grazie. Eleonora Angelini, fondatrice SEO di Nuova Agenzia. Grazie, salve, piacere. E vicepresidente dei giovani imprenditori della Concommercio di Trento. Allora, intanto, grazie di essere qui. Con loro abbiamo avuto modo anche, con alcuni di loro, anche di commentare forse una delle prime edizioni di questo indice della qualità della vita dei bambini e giovani anziani. Quindi direi che ne avete visto anche un po' l'evoluzione. Allora, il racconto ci dice tante cose. Inizierei da Alessandro, che tra l'altro ha scritto per noi un'analisi che verrà pubblicata sul giornale di domani proprio per cercare di dare un primo commento a questi indicatori. Ci sono tantissimi gap da colmare, territori dove ovviamente lo squilibrio tra le tre generazioni è nettamente evidente, nel senso che non solo attraverso gli indicatori di condizioni di vita, ma anche attraverso indicatori demografici che ci dicono proprio il rapporto tra anziani e giovani sta diventando squilibrato. Sappiamo che la popolazione anziana sta aumentando e molto spesso questo squilibrio si traduce in qualità della vita incapace di soddisfare le esigenze delle generazioni. Quindi quali sono poi gli effetti sul benessere di queste tre generazioni dello squilibrio demografico che stiamo vivendo in questo paese in inverno demografico? Intanto buongiorno e grazie per avermi coinvolto. Parto da una premessa importante che dà anche l'idea del valore che ha questa operazione che viene fatta ogni anno. Noi abbiamo ben presente un modello di sviluppo economico e sociale che ancora continua a indirizzare molto delle scelte politiche sia a livello nazionale e locale che è quello del secolo scorso, quello del novecento che ha al centro, alla base dello sviluppo, la crescita della quantità. Andava bene tutto quello che faceva crescere la quantità. Quindi il prodotto in lato dell'ordo, produrre, consumare anche la quantità della vita, cioè il vivere di più, più a lungo quindi aggiungere anni di vita. Però è un modello che ha prodotto anche disuguaglianze ha prodotto anche un rapporto con l'ambiente che è andato a deteriorarsi e che ha tutta una serie di indicazioni che portano anche a squilibri a rischi e a condizioni penalizzanti. Noi dobbiamo cambiare il modello di sviluppo dobbiamo andare verso quello che è coerente con i processi di questo secolo è uno sviluppo basato sulla qualità. Quindi mettere al centro la qualità della vita vuol dire proprio far entrare anche culturalmente all'interno di nuove categorie, nuovi punti di riferimento che devono orientarci su come noi vogliamo costruire il futuro cioè che cosa vogliamo che migliore il futuro e sicuramente non vogliamo che cresca semplicemente la quantità vogliamo che migliore la qualità e la qualità di tutte le fasi della vita. Quindi quello che è molto importante di tutta questa operazione sono anche queste, oltre alla qualità messa al centro è mettere assieme il fatto che la qualità non può aumentare solo per una generazione o non può aumentare solo per una categoria di età deve mettere assieme non solo le generazioni ma anche le fasi della vita quindi vanno lette sia come generazioni diverse in maniera statica ma anche in maniera dinamica le fasi della vita e non può far migliorare le condizioni di un territorio e non di altri quindi c'è di essere un sistema che poi complessivamente va verso il miglioramento altrimenti ci sono squillibili che poi di nuovo hanno dei costi quindi la riflessione che io provo a dare su questo è che noi abbiamo dei trend degli andamenti che sono in atto e che in qualche modo con cui dobbiamo comunque fare i conti e è il fatto che la quantità di vita aumenta e quindi aumenta la popolazione anziana quindi se c'è una cosa che andrà a aumentare nei prossimi anni e questo voi lo documentate con i trend e andrà a aumentare in tutto il territorio e quindi che accomuna sostanzialmente un po' tutto è l'aumento degli over 65 aumenteranno nei prossimi 10 anni del 16% in tutto il territorio italiano questo è praticamente omogeneo cioè la crescita di popolazione anziana è omogenea su tutto il territorio quindi è quantità di popolazione anziana che aumenta in tutto il territorio come conseguenza che si vive più a lungo una speranza di vita migliore che aumenta ma la domanda è ma l'aumento degli anziani su un territorio quando è sostenibile e in quali territori non è sostenibile la risposta è l'aumento degli anziani non è sostenibile in un territorio se contemporaneamente i popolazioni anziani diminuiscono i giovani perché se diminuiscono i giovani diventa meno sostenibile la possibilità di pagare i servizi dare crescita economica creare coesione sociale avere una vitalità e una vivibilità che poi abbia base solida e noi vediamo già appunto che ci sono parti del territorio in cui c'è questo impoverimento che è la parte più preoccupante quindi delle condizioni quantitative e qualitative dei giovani perché queste due cose sono collegate io quando dico dobbiamo utilizzare anche categorie e termini nuovi come quello del de-giovanimento è per far capire questa cosa perché il de-giovanimento cioè la riduzione della presenza dei giovani su un territorio tende a portare un circolo vissioso sia quantitativo che qualitativo perché sostanzialmente se in un territorio non ci sono condizioni perché i giovani o le giovani coppie sostanzialmente possono trovare servizi adeguati e efficienti possono trovare opportunità di lavoro possono far crescere in maniera solida adeguati i propri figli avremo un territorio in cui aumenterà la denatalità e i giovani se ne andranno ma nel frattempo ribarranno gli anziani che andranno a crescere e noi abbiamo delle aree del paese che sono in questa condizione in maniera molto più accentuata non solo rispetto al passato ma anche rispetto agli altri paesi con cui ci confrontiamo e penso in particolare al sud Italia che è il caso è l'area in cui a parità di aumento della popolazione anziana si sta riducendo di più la popolazione giovanile perché appunto queste condizioni in cui tu hai servizi adeguati opportunità lavorative possibilità di realizzarti pienamente ci sono di meno e quindi succede appunto che la natalità diminuisce di più e tenderà a diminuire di più e i giovani se ne andranno altro perché qui c'è un altro elemento importante che va chiarito i giovani vanno dove ci sono i giovani provo a spergarlo in tre punti perché i giovani vanno dove ci sono i giovani e quindi va ad accentuare se non c'è un circolo virtuoso diventa un circolo vizioso perché dove ci sono i giovani vuol dire che ci sono delle condizioni positive perché i giovani possano vivere bene e quindi questo attrae altri giovani ma dove ci sono giovani è un territorio che diventa anche più dinamico da un punto di vista solido sociale, culturale, eccetera e dove i giovani stanno bene in una condizione appunto che consente ai giovani di vivere bene in quell'ambito non solo, dove ci sono i giovani e ci stanno bene formeranno anche una famiglia e avranno figli e quindi tenderà a aumentare la natalità o a ridursi la denatalità e quindi ci sarà anche un rinnovo generazionale che è meno squilibrato sicuramente noi non avremo più giovani che arrivano a riequilibrare il rimpiasto generazionale perché la natalità è così bassa che comunque in ogni caso i giovani andranno a diminuire e lo squilibrato della generazione alziana a quelli più giovani va a peggiorare ma ci sono alcuni territori in cui andrà a peggiorare in maniera insostenibile e altri territori invece in cui tenderà a reggere parlando di territori scusa Alessandro, ti interrompo il tema di alcuni territori dove come quello di Trento abbiamo una qualità della vita degli anziani molto alta volevo passare appunto la parola a Deleonoro Angelini in cui però tu parlavi proprio di i giovani vanno dove ci sono le occasioni appunto per i giovani ma che devono anche un po' combattere o saperse le costruire proprio nel dialogo con il territorio non è una cosa semplice volevo appunto capire come per esempio essendo anche stata appunto nel consiglio dei giovani della provincia cioè come si fa a creare anche a dialogare con delle istituzioni che come diceva appunto il professor Rosina ragionano con un modello del secolo scorso appunto come si fa a dialogare con queste istituzioni per costruire delle opportunità per i giovani in un territorio che ha un'alta qualità della vita per gli anziani ma insomma vuole attrarre i giovani per renderlo insomma per migliorarsi Grazie, buongiorno a tutti io partirei dal dato appunto Trentino ragioniamo sul fatto che il Trentino è la provincia dove gli anziani vivono meglio di conseguenza è la provincia dove forse i giovani non vivono meglio e qui mi collego a un dato scaturito da un panel precedente il 34% degli under-20 pensa di voler andare all'estero trasferirsi per lavoro e proprio per costruire una vita questo ha due aspetti positivi e però un rovescio della medaglia molto grave nel senso che finalmente in positivo abbiamo questa identità europea che si sta rafforzando i giovani si sentono a casa in Europa e poi vi è un sistema di selezione in positivo per i nostri giovani quindi diverse opportunità di far carriera e di muoversi al contempo però per i giovani non vi è nel nostro Paese una crescita e una prospettiva di crescita economica e sociale all'interno delle nostre imprese non vi è produttività la produttività è un termine che abbiamo sempre considerato con una connotazione un po' negativa perché magari non è elegante parlare di fondi però se una azienda è produttiva vuol dire che guadagna e se guadagna aumenta e cresce e di conseguenza da stipendi più ampi e poi crea una sorta di accompagnamento e di inclusione all'interno della stessa in termini anche di formazione per quanto riguarda appunto il personale quindi i giovani non vedono che c'è questo equilibrio tra gestione e accoglienza perché alla fine ai giovani non interessa solo lo stipendio interessa proprio costruire un pezzo di vita quindi se noi in prospettiva avremo un giovane in meno su quattro vuol dire che indebogliamo la nostra capacità di costruire il futuro perché se i giovani vanno via significa che avremo meno cervelli quindi meno giovani competenti perché si presumo che appunto si muovano i giovani formati con determinate qualità e di conseguenza avremo anche meno genitori meno insegnanti che vanno a educare la società e quindi anche meno medici e infermieri che devono curare tutti ma che dovranno curare specialmente i nostri anziani perché dobbiamo anche pensare che il 48% degli over 80 non è autosufficiente chi in maniera lieve media o grave quindi avremo meno occupati e di conseguenza meno welfare ecco perché dobbiamo andare a ripensare a rigenerare e a creare un maggior grado di coinvolgimento sociale perché la vivibilità non è solo ambientale è sociale e soprattutto economica di conseguenza l'ultimo rapporto census parla che nel 2050 avremo 8 milioni di persone in età da lavoro in meno e quindi di conseguenza bisogna applicare delle nuove politiche riguardanti l'accoglienza anche per immigrati quindi una selezione e una formazione che aiutino le persone a entrare all'interno del nostro sistema ma questa è una funzione sul lungo periodo quindi siamo già in ritardo ma per rispondere alla domanda prendiamo anche un dato positivo di questo studio noi abbiamo il 29% di ragazzi dai 18 ai 34 anni che vede all'interno del nostro Paese possibilità di crescita e di sviluppo quindi se da una parte abbiamo capito che i ventenni rispetto ai trentenni hanno diverse prospettive e magari diverse esigenze i giovani adulti categoria in cui mi metto anch'io hanno preso più coscienza di sé perché d'altronde se una generazione vuole diventare adulta piaccia o non piaccia lo diventa e allora noi dobbiamo avere intanto la responsabilità di dire che i giovani non vanno iperprotetti perché noi sappiamo benissimo che non basta la laurea per diventare un direttore generale che la vita non è facile non pretendiamo di essere protetti dalla famiglia e dalla società vogliamo essere autonomi ma per essere messi nelle condizioni di poter essere autonomi ecco che serve una filiera di accompagnamento pensata su uno sviluppo non da qui a 25 anni come convenzionalmente consideriamo una generazione ma da qui ai prossimi 5-10 anni perché il tempo stringe facciamo un esempio della natalità e Bolzano è la provincia che ha due figli di media se andiamo a chiedere alla maggioranza di noi giovani ci aspettiamo che prima dei 40 anni almeno due figli potremmo anche riuscire a farli invece procrastiniamo magari ne facciamo uno e manco quello ma questo perché? perché l'Alto Adige che prendiamo da esempio la città di Bolzano ha un trend come quella anche qui come le varie città insomma qui nel nord Italia il punto è che la differenza la fa la periferia nel senso le valli che in Alto Adige hanno sempre avuto una tradizione masochiuso e quindi non ha vissuto la problematica e vissuto tutti i vari cambiamenti che nella società normale abbiamo potuto vedere quindi non è che servono politiche come il bonus bebé per carità può essere utile ma sono tutte misure ad effetto placebo noi dobbiamo andare a ripensare il sistema di filiera e ripensare un welfare anche su lunga scala ma anche per cambiare un po' la percezione che è sempre negativa se voi pensate dal 2008 quando c'è stata la grande crisi che ha colpito il 65-70% quindi la classe media quella che reggeva il sistema è praticamente un figlia di questa crisi questa percezione negativa ma è anche madre del populismo che vediamo oggi quindi alla fine noi giovani non accettiamo questa giaculatoria su di noi non pretendiamo di vivere di rendita sui patrimoni immobiliari immobiliari dei nostri nonni e dei nostri genitori noi condividiamo la visione anche di Gian Battista Vico che diceva appunto che c'è un ciclo degli eventi ma noi vogliamo essere parte attiva del nostro ciclo del ciclo che stiamo vivendo ecco infatti Eleonora dice che è una cosa che ci prego scusa se ti ho interrotto ma mi piaceva l'idea di raccontare come una filiera di un territorio quindi una rete un insieme di soggetti può di fatto inserirsi in un contesto e muovere anche gli indicatori che vediamo in queste classifiche ovviamente passando per passare la parola anche alla professoressa Frank su questo punto noi il professor Rosina dice che non vanno dove ci sono i giovani ovviamente perché alcuni contesti diventano più attrattivi e magari per effetto di filiera di dinamiche economiche di tante cose a Milano di fatto abbiamo detto da una delle nostre classifiche quella che ha attratto nell'ultimo anno più residenti giovani sappiamo che le grandi città fanno questo genera però un meccanismo poi di pressione in alcuni luoghi dove poi in realtà altri indicatori che dovrebbero essere la chiave dell'attrattività di un territorio in realtà c'è la pressione gli affitti le dinamiche legate alla casa e tante altre indicatori che incominciano a soffrire proprio perché c'è un'attrattività che fa emergere tutti gli squilibri di un territorio il territorio come deve rispondere a questa a questo squilibrio so che a Trento avete diverse progettualità però so anche che bisognerebbe ragionare su progettualità di scala più ampia quindi può un territorio rimettere in equilibrio il benessere delle generazioni umedite e il nurse piccolo che ha parlato le persone che han parlato prima di me. Allora innanzitutto un altro modello economico di sviluppo, sono vent'anni che ci proviamo a ragionare e poi a rendere anche un po' applicabile e concreto, dove la qualità, ecco la qualità è un termine, è un concetto davvero troppo vasto e comunque qualità della vita di una persona in tutta la sua vita, quindi da quando nasce o prima di nascere a quando poi muore. Quindi qualità che vuol dire capacità di un territorio di mettere queste tre categorie che avete riassunto bambini, giovani, anziani nelle condizioni di vivere il meglio possibile. Naturalmente il meglio possibile è qualcosa di differente per un bambino, un neonato, un giovane, una persona adulta e una persona anziana. Per fare questo bisogna che il territorio diventi attrattivo, i giovani vanno dove ci sono i giovani, i giovani hanno bisogno di essere giustamente protagonisti. Bene, che cos'è l'attrattività di un territorio? Nel vecchio modello di sviluppo l'attrattività di un territorio era un posto, semplificando molto e mi scuso per questo, dove si trovavano anche degli incentivi, no? Incentivi a fare impresa, a trasferirsi perché lì il posto di lavoro era più accessibile quasi sicuro. Ricordo per i non Trentini che intorno agli anni 70-75 noi abbiamo avuto, essendo in carenza di professori che potessero insegnare alla neonata obbligatoria a scuola media, abbiamo avuto un'importazione, il termine, di persone dal centro ma soprattutto dal sud che sono venuti a fare i professori. Quindi c'era un incentivo per un posto di lavoro. Oppure può essere un incentivo perché effettivamente si vive meglio, è più facile vivere, ci sono più servizi per tutte le tre categorie. Bene, come si fa oggi secondo me? Bisogna fare due cose, innanzitutto ripensare e non eliminare e neanche ridurre ma ripensare le politiche di welfare. Quindi noi in Italia in generale, in Trentino in particolare, abbiamo usato anche la nostra speciale autonomia per mettere in piedi una serie di servizi in passato di welfare che hanno funzionato molto bene. A mio modo di vedere, i dati sulla categoria anziani, che conosco abbastanza bene, testimoniano che trent'anni fa, trent'anni fa si è cominciato a investire in un welfare che guardava a questa categoria di soggetti che sarebbe diventata quella più consistente. Chiaro che gli effetti, questo è il maestro il professor Rosina, gli effetti di questi investimenti in welfare non è che si misurano in dieci anni, quindi per questo dico trent'anni e abbiamo avuto questi effetti che non sono solo, ci sono più piadiatri, ma c'è una qualità della vita degli anziani che è straordinaria. Neanche vent'anni si è allungato di sette anni la speranza di vita di un infartuato. Perché? Perché ci sono stati messi in piedi i servizi di welfare eccetera eccetera. Bene, oggi qual è il welfare che ci serve per poter attrarre giovani e poter continuare a garantire a tutti una qualità della vita della quale siamo orgogliosi? Eh, questo bisogna dirlo. Caroaffitti. Caroaffitti è uno di quegli elementi che bloccano l'attrattività di un territorio, soprattutto per i giovani. Ci sono delle sperimentazioni in corso di welfare, di nuovo tipo di welfare, ovvero la messa a disposizione, incomodato gratuito per quattro anni, di un alloggio a coppie o coppie già con figli che intendano spendere almeno quattro anni nella loro vita su questo territorio. I numeri sono piccolissimi, siamo in una sperimentazione, quindi lungi da me dire è questa la soluzione. Però cosa abbiamo visto? Che le persone che arrivano sono appunto coppie relativamente giovani, mediamente con un livello educativo alto e che hanno tutta la voglia di integrarsi in quel territorio, magari proprio perché vengono già da esperienze vissute in altre parti d'Italia. Quindi questo può essere un nuovo strumento oppure pensare concretamente a mettere le imprese, soprattutto quelle giovanili e quelle femminili, permettetemi di dire che anche quelle sono decisamente troppo poche, nelle condizioni di fare imprese. L'ultima cosa che mi preme dire è una provocazione, però forse ci aiuta a riflettere. Questo diverso nuovo modello economico potrebbe farci transitare da quello che, vecchio modello economico, dove la parola, il concetto principale era shareholder, si fa investi e questo genererà produttività, reddito, eccetera eccetera. Poi è stato il tempo dello stakeholder, quindi portatori di interesse, il territorio, molto interessante e ancora applicato e applicabile in varie parti. Forse dobbiamo passare al concetto anche di asset holder, cioè una sorta di mutualità di territorio dove il pubblico, il privato, il privato sociale mettono in campo non solo stakeholder portatore di interesse e di potere, ma anche asset, cioè cosa ci metti tu per far sì che questo modello economico, come dire, prenda la strada della ricerca della qualità. Ecco, questo a me sembra una strada possibile per rispondere. Una sorta di paternariato pubblico-privato in cui la filiera del territorio mette in campo le sue risorse per creare un virtuosismo. La filiera che cittava, che l'ha citata prima, sempre in economia significa che i vari partner della filiera ci mettono qualcosa, non solamente una partecipazione ma un asset. Devo dire che non ha detto una cosa che noi ci siamo parlati prima di questo evento, che mi aveva molto colpito di questo progetto, cioè che queste quattro coppie in realtà arrivano da altre regioni, non vivevano già in Trentino Alto Adige, ma si sono trasferite in Trentino Alto Adige per usufruire di questo progetto di welfare che sicuramente è molto attrattivo. Faccio un ultimo passaggio con Eleonora prima di ridare la parola agli altri relatori. Noi domani pubblichiamo anche un sondaggio che riguarda la visione dei giovani e dell'Europa, però per fare un ultimo passaggio su questa fascia di età che noi consideriamo inevitabilmente critica. Una delle cose che è venuta fuori è proprio che una quota importante, cioè il 20% dei giovani non sa molto, passatemi il termine, dove andare a parare quando si tratta di priorità, di agenda delle... cioè è come se non sapesse dove guardarsi intorno, perché? Perché sente di fatto una distanza dalle istituzioni, cioè dice io non vedo delle politiche che mi rappresentano, non vedo un'attenzione verso la mia categoria, quindi non so neanche cosa andare a chiedere. Eleonora, essendo tu di fatto poi un'imprenditrice ma anche una persona che è stata nelle istituzioni, perché appunto nel consiglio dei giovani della provincia di Trento, come si fa a creare un dialogo che sembra un po' fratturato su vari fronti? Ora magari non nell'esempio del Trentino che sicuramente è una regione insomma autonoma, quindi ha delle dinamiche a sé, però quali sono i punti su cui c'è più da lavorare? Intanto è stato citato questo progetto di housing che per carità è importante ma è una componente. Quello che i giovani faticano a recepire sia delle istituzioni sia appunto dalla società è il fatto della tempistica, perché i giovani finiscono di studiare sempre più tardi, quindi diventano autonomi sempre più tardi e poi devono andare a cercare un lavoro, un lavoro che sia di qualità, devono prepararsi per un concorso dove si spera possa vigere la meritocrazia, perché non tutti siamo imprenditori o non tutti vanno a creare delle startup, perché piccola chiosa su quest'argomento, voi sapete che più di un'impresa su due nei primi cinque anni chiude i battenti. Di startup 9 su 10 falliscono ad eccezione delle startup innovative che hanno una sopravvivenza di oltre il 90%, questo perché? Perché intanto vengono messe nelle condizioni di poter sviluppare il proprio prodotto nel tempo prima di metterlo nel mercato del lavoro, il MISE ha predisposto delle agevolazioni in tal senso, uscire dal mercato italiano è da un lato difficile per questioni burocratiche e illegali e lì ci sarebbe da aprire una parentesi perché quando un giovane vuole mettere su un'impresa andrebbe accompagnato non solo per validare il proprio progetto, il proprio business, ma anche per andare a decodificare quelle normative pubbliche che il pubblico comunque non può fare perché non possiede la cultura di impresa. Al di là di questo col PNRR c'è la manovra incentivi a nuove imprese a tasso zero, in Trentino c'è la legge 6 del 99 che predispone dei fondi per giovani imprenditori e donne attraverso contributi a fondo perduto nei primi cinque anni, è chiaro che non è sempre facile, è una gestione complessa, noi per esempio abbiamo creato una startup di ingegneria a fine 2015, siamo partiti in tre, andavamo a presentarci per progettare edifici pubblici, gli amministratori ci dicevano bravi, avete puntato con la formazione però tornate quando avete fatto esperienza e allora ci siamo rimboccati le maniche e abbiamo creato una rete collaborando anche con le società fuori dal Trentino. A proposito di natalità attualmente grazie al PNRR stiamo seguendo più di una ventina di interventi di asili nido, quelli di cui parlavamo nel nostro indice, ma il punto è che secondo un ragionamento che abbiamo fatto anche all'interno del nostro consiglio provinciale abbiamo un problema con i genitori, nel senso prima della crisi del 2008 che è stata appunto economica finanziaria di debito pubblico, quando alle persone veniva chiesto come vedi il tuo futuro e loro rispondevano beh lo vedo meglio del mio presente e vedrò il dopo domani dei miei figli ancora migliore, il 75% rispondeva questo, dopo il 2008 si è sovvertita questa situazione e quindi ci sono questi genitori che sono un po' iperprotettivi che pretendono che i giovani magari vivano in un presentismo che però è deleterio perché non ci fa andare avanti, la vita è uno sviluppo continuo poi chiaro c'è la battuta forse per scaramanzia, ma i giovani non vedranno mai la pensione, d'accordo però noi dobbiamo essere i primi a muoverci in tal senso, la mobilità è importantissima. Dicevi questa cosa legata al fatto che i genitori in realtà rispondono anche a dei sondaggi dicendo che vorrebbero delle condizioni diverse o che avrebbero in qualche modo dei desideri diversi, Istat qualche giorno fa ha pubblicato un'indagine in cui si rende conto proprio del fatto che ci sono dei desideri che non trovano risposte sui territori anche in termini proprio dimessa al mondo dei figli, non riescono ad essere soddisfatti da quello che trovano, per proprio diciamo rinunciano al figlio anche se desiderato e qui torno dal professor Rosina che conosce benissimo questo argomento. Il tema della natalità è chiaro che a noi racconta tantissimo nel senso anche di un territorio nella sua capacità di dare futuro, però racconta anche proprio di questi squilibri generazionali, c'è un modo come qui abbiamo detto di creare quelle politiche, noi sappiamo che gli asili nido sono un tema, un indicatore quasi sentinella di quello che è il C'è un modo insomma per riuscire a capire se un territorio è a misura e cosa di questo equilibrio generazionale per generare futuro? Io vorrei insistere su questa cosa, cioè un territorio, non posso dire un territorio in cui migliora complessivamente la qualità della vita, se stanno male gli anziani e stanno bene i giovani o se stanno bene i giovani e stanno male gli anziani perché queste cose non si tengono assieme, se stanno male gli anziani ammenteranno i costi per forza incomprimibili verso la popolazione anziana e il rischio di togliere risorse comunque i giovani, se stanno male i giovani e stanno bene gli anziani in prospettiva anche gli anziani non avranno un territorio vitale vivibile e condizioni anche economiche che possano sostenere i servizi, questo già lo vediamo in molti aree interne del paese non solo nel sud Italia, ma aree interne che si stanno spopolando e invecchiando con giovani che se ne vanno e in cui mancheranno prospecchivamente anche gli servizi di consenso di una qualità della vita adeguata e un presidio del territorio per la popolazione anziana, queste cose devono essere tenute assieme. Allora secondo me quello che dovremmo fare come sistema paese è un po' quello che si è fatto col piano Marshall dopo la seconda guerra mondiale, che cosa si è fatto? Cioè avevamo il paese stanzialmente in ginocchio, distrutto, anche a punto di vista insomma di una classe dirigente completamente delegittimata da essere stata compromessa con il fascismo, quindi è un paese che ha dovuto proprio ripartire ed è ripartito facendo cosa, investendo sulle infrastrutture fisiche, mancavano le strade, andavano a ricostruire la rete ferroviaria, gli edifici, fisicamente ristrutturato, ma non ristrutturato ricostruendolo come era negli anni 30, ristrutturandolo in base a quello che serviva nei decenni successivi, tra 5-10 anni, cosa è che sta cambiando nel mondo, nella realtà e come quindi realineare il paese a un modello nuovo di cresce e di sviluppo che andava bene in quel periodo, tant'è che aveva avuto sia il baby boom che il miracolo economico, che è una prospettiva positiva anche nei confronti del futuro, cioè c'era una mobilità sociale che le portava anche a vedere un futuro positivo. Ora noi dopo l'impatto della pandemia che ha bloccato l'economia del paese, l'ha fatta in maniera imprevista, abbiamo questo investimento che è appunto il PNRR, che è una grande quantità di risorse che è paragonabile da quella del piano Marshall e che cosa dobbiamo fare? Ricostruire l'infrastruttura sociale del paese. Se ai tempi c'era l'infrastruttura fisica da costruire, ora abbiamo bisogno di ricostruire o costruire in maniera adeguata per i prossimi anni l'infrastruttura sociale e se devo fare degli esempi su quali sono gli elementi chiave, gli snodi su cui noi manchiamo da tempo ma dobbiamo costruire in maniera che funzioni per il mondo che sta evolvendo e che sta crescendo, sono esattamente collocati nelle tre fasi della vita che voi indicate e sono i servizi territoriali integrati per non autosufficienti e l'opulazione anziana, non possiamo non investire in quella direzione. Il secondo è i servizi di matching fra domanda e offerta del lavoro, quindi servizi per l'impiego, non possiamo continuare ad essere un paese in cui i giovani trovano lavoro attraverso segnalazione e conoscenze e non attraverso canali formali che consentano alle competenze che loro portano di incontrarsi al miglior livello con le competenze che le aziende chiedono e non trovarci con un alta percentuale di need di giovani che non studiano e non lavorano, questo va potenziato. E poi ci sono i need, non possiamo non investire sui servizi per l'infanzia, non utilizzare bene le risorse del PNRR per servizi per l'infanzia perché hanno due aspetti cruciali che aiutano il territorio a funzionare bene. Uno è quello di conciliazione perché consente alle donne che lavorano il poter se desiderano avere figli e le donne che hanno figli se desiderano poter anche lavorare e quindi avrai una natalità un po' meno bassa e un'occupazione femminile più elevata e quindi anche un secondo realito nella famiglia che difende le famiglie dalle condizioni di povertà. Ma il nido di qualità, perché non è solo un parcheggio, diventa anche il punto di partenza di un percorso formativo educativo in cui si riavforza le condizioni di socializzazione dei bambini, le capacità cognitive, lo sviluppo umano che consente anche di ridurre la povertà educativa a partire dall'infanzia. Noi non possiamo non investire, abbiamo dei fonti, abbiamo delle risorse, dobbiamo investirli bene perché questa infrastruttura sociale del paese venga portata al livello di fare in modo che le potenzialità che il paese ha nei territori possa trovare la migliore espressione. Un'attrattività che poi va messa a terra nei territori dove poi queste risorse devono trovare vita, no? E quindi credi anche tu, ti do del tu Alessandro, ormai è per me difficile darti del lei pubblicamente perché viene del facile del tu, ma credi anche tu che ci sia poi la necessità di creare poi nella messa a terra un gioco di filiera ma anche un meccanismo per cui diversi soggetti usano quelle risorse nel meccanismo virtuoso per dare non solo progettualità che nascono oggi bonus che arrivano e muoiono dopo due o tre giorni. È davvero una progettualità che va estesa su un l'arco di tempo più lungo, giusto? Sì, infatti hanno stessa funzione di infrastruttura fisica, ci sono i ponti che erano per restare. La rete ferroviaria potenziata, le autostrade che consentivano a collegare meglio il paese erano fatte per dare base solide e con continuità nel tempo che consentivano al paese di istrutturarsi positivamente. Queste infrastrutture sociali di cui ho parlato sono basi solide che poi rimangono cioè che consentono di pensare all'investimento sociale proprio come investimento a migliorare le condizioni di sviluppo di benesse all'interno del territorio e che poi hanno tutta una serie di riscontri positivi che diventano collettivi. Il fatto che dobbiamo prenderci cura anche del benesse della popolazione anziana e farli in maniera strutturale, ha ribalto un po' la questione, è perché comunque noi non possiamo non pagare le pensioni a chi è anziano e devono essere dignitosi e questa è una sfida che hanno tutti i paesi perché appunto popolazione anziana cresce. Non possiamo non rafforzare il sistema sanitario locale nazionale e dare cura e assistenza a chi è in condizioni di nono sufficiente perché altrimenti appunto diventa un costo e peggiora ulteriormente le condizioni del territorio. Ma diventa il fatto che gli anziani stiano bene, siccome pesano anche dal punto di vista elettorale, vuol dire che possono prendersi cura anche nel loro voto non solo della propria condizione, se stanno bene voteranno anche perché il territorio complessivamente continui ad essere solida, a essere vivace, ad essere vitale. È interessante vedere che i dati di una ricerca che abbiamo fatto, che chiede alla popolazione anziana ai signi, sostanzialmente, quali sono le priorità del paese. Al primo posto c'è la salute e il sistema sanitario nazionale e questo ci sta perché poi riguarda tutti, se lo rafforsi poi è un bene che comunque ha ricaduto su tutti. Le pensioni sono al terzo posto. Al secondo posto c'è la disoccupazione giovanile, cioè la priorità investire sull'occupazione giovanile. Quindi le pensioni arrivano dopo a pensare ai giovani e a necessità che anche i giovani possano trovare le opportunità adeguate. Questo è un buon segnale che fa capire appunto, tanto più in territori come il Trentino in cui gli anziani stanno bene, è qui dove maggiormente ci sono potenzialità anche per essere attrattivo nei confronti dei giovani e investire su di loro. Possiamo chiedere sicuramente alla professoressa Franca, visto che la prima che ha tirato fuori il termine della filiera, come si fa poi a realizzare in concreto dei progetti che siano concatenati tra loro e che pensino a un benessere proprio del territorio attraverso il benessere delle generazioni. Poi non so se voleva commentare qualcosa ovviamente. Allora io vorrei per rispondere a questa domanda riagganciarmi al concetto che Rosina ha ripetuto più volte, bisogna investire, bisogna investire, investire, ovviamente sì, ma facendo riferimento al nostro territorio, ma non è solo il Trentino, ma io parlo più del Trentino perché lo conosco meglio, c'è un altro attore che può entrare nella filiera e può davvero portare un asset. Lo so, è un po' dan-tan, non entra nei dibattiti televisivi, ma è il volontariato. Tra l'altro Trento è capitale del... Sì, tra l'altro, ecco, ma non è per quello che lo voglio citare, ma è perché davvero porto un dato. Il Trentino è la provincia italiana dove c'è il più alto numero di donatori di organi. Allora diceva che c'entra, e no, c'entra, perché facendo anche un giro un po' più largo, ma la qualità della vita passa anche attraverso questo tipo di presenza del volontariato. Quindi quando parlavo prima di asset da mettere in gioco, bene, anche questo del volontariato che poi si dipana su una marea di servizi che vanno moltissimi a favore dei bambini e dei giovani, di supporto alle attività scolastiche, recreative e quant'altro, ma il nuovo welfare deve capire che il volontariato, che è una risorsa straordinaria, deve avere la possibilità di agire in maniera semplificata. Cioè non può avere sulla schiena una serie di orpelli. Per cui, uso trenta secondi per un altro esempio, mi raccontava un presidente di un corpo bandistico, noi ne abbiamo tantissimi, che per poter fare il suo concerto in piazza ha dovuto fare 27 richieste. Cioè sono persone che lavorano gratuitamente, cioè non è possibile. Quindi anche questo è un elemento che bisogna, si parla da tantissimo tempo di semplificazione, ma semplifichiamo anche per, soprattutto per queste associazioni, che oltretutto non hanno nessuno che possa poi seguire specificatamente tutta la burocrazia. Per cui nelle filiere bisogna fare entrare anche chi ha un asset da mettere a disposizione. Questo è difficile, sì, perché ci vuole una visione politica capace di coordinare questi che sono soggetti che effettivamente giocano ruoli diversi e hanno anche forza diversa. Però io sono, ripeto, positiva pensando ad un welfare diverso, ma welfare, che integri tutti gli asset che ci sono sul territorio e che possono essere messi a disposizione, spontaneamente non succede. La visione politica conta tantissimo. Ricordiamo, adesso mi ha fatto venire in mente quanto importante semplificare anche il welfare. Recentemente abbiamo scritto ad esempio di un grande tema, il bonus nido, che ancora molte famiglie hanno richiesto da gennaio per le rate del bonus nido e IMS ha erogato ancora pochissimi contributi, ha rimborso ovviamente delle rette versate da gennaio, ormai a quasi giugno. Quindi di fatto si diceva asilo nido gratis, ma di fatto alla fine bisogna poterselo permettere ancora in modo concreto. E questo è esatto, è tutto un meccanismo che poi nella pratica determina su un peso, insomma, sulle generazioni. Voleva commentare Leonora? Volevo aggiungere una cosa, sarò brevissima. In tutti questi ragionamenti di filiera dobbiamo anche discutere della possibilità di rivedere il rapporto tra generazioni, declinato in diritti e doveri, perché comunque non siamo più in una società immobile, ma è altamente mobile, non siamo più negli anni 60 dove uno trovava il lavoro della vita, bisogna rivedere i rapporti e se da un lato proponiamo appunto un nuovo sistema di welfare, chiediamo ai genitori di lasciarsi andare, di renderci più autonomi, anche noi nel nostro piccolo, come Consiglio provinciale e giovani, abbiamo proposto un disegno di legge sulle quote che andrà in aula giugno che prevede quindi la presenza di under 35 nelle società partecipate per incrementare il curriculum, conoscere un'azienda e conoscere il sistema dell'autonomia. Qui chiudo perché volevo dare un messaggio visto che in fondo insomma ci sono anche certi ragazzi. Noi nella vita lavorativa, come nella vita personale e nei rapporti con gli altri, non dobbiamo mai pensare che le scorciatoie siano qualcosa di vincente, perché quelle non esistono, noi dobbiamo pensare che se otteniamo qualcosa per fortuna è un qualcosa di efimero che andrà a cadere e non dobbiamo puntare al successo personale fino a se stesso, perché viviamo in un'epoca dove se non appare non sei, anche a causa dei social, noi dobbiamo puntare al lavoro, al lavoro su di noi nei rapporti con gli altri. Noi donne non dobbiamo accontentarci della mediocrità perché riusciamo veramente a fare tutto e quindi dobbiamo puntare su questo lavoro e se noi porteremo avanti questo cammino e sapremo gestirlo, sapremo anche valorizzare qualsiasi meta a cui arriveremo, perché ci arriveremo. Grazie, un messaggio ottimista e quindi io direi che abbiamo finito qui la nostra chiacchierata, però vi vorrei dare ovviamente appuntamento anche un po' per una certa sfida alla prossima edizione della qualità della vita di queste tre generazioni, giovani bambini e anziani, anche per vedere se davvero nella messa a terra delle nostre politiche, della visione politica e di quelle che sono le politiche in realtà di welfare che anche Rosina diceva devono essere a lunga gittata, nel senso che dobbiamo guardare ovviamente all'effetto che si tradurrà sul territorio negli anni e quindi non la bonus economy, non aiuti che nascono e muoiono anche un po' per effetto del consenso politico e lo vedremo negli indicatori dell'anno prossimo se c'è qualche miglioramento, intanto quelli di questa edizione li vedrete online da domani, sul sole 24 ore ne dicono domani nel dettaglio tutte le classifiche commentate nel dettaglio e grazie a tutti per essere stati qui ad ascoltarvi, grazie ai nostri relatori
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