Un futuro guidato dai valori umani: l'esperienza di una regata intorno al mondo senza tecnologia
Incorpora video
Un futuro guidato dai valori umani: l'esperienza di una regata intorno al mondo senza tecnologia
Marco Trombetti e Isabelle Andreu, fondatori di Translated, discutono della loro esperienza nella Ocean Globe Race, una regata intorno al mondo senza tecnologia. La regata, nonostante le numerose difficoltà e l'abbandono forzato a causa di danni alla barca, ha rivelato la resilienza del team e la forza dei legami umani in situazioni estreme.
Il titolo di quest'anno è Quo Vadis e questo panel rispecchia in pieno il titolo Quo Vadis e questo panel rispecchia in pieno il titolo Quo Vadis perché parliamo proprio di un'avventura fatta dagli esseri umani nell'era dell'intelligenza artificiale fatta dagli esseri umani nell'era dell'intelligenza artificiale ma soprattutto compiuta da due dei maggiori esperti di intelligenza artificiale che abbiamo in Italia che sono i fondatori di Translated che è un sistema di traduzione Marco Trombetti e Isabel Andreu che è un sistema di traduzione Marco Trombetti e Isabel Andreu Loro, va detto che Marco è stato il primo in Italia a parlare di intelligenza artificiale generativa come di una rivoluzione grande e importante almeno quanto il web, durante la pandemia cioè addirittura nell'ottobre del 2020 ha fatto un'intervista annunciandoci l'epoca in cui viviamo adesso hanno invece scelto in questo frangente di transizione verso questa nuova era di fare un'esperienza molto particolare di disconnessione e soprattutto di prova di disconnessione e soprattutto di prova proprio dell'essere umano Allora, partiamo però dall'inizio Che cosa fa Translated? Che cosa fa Translated? Inizio io? Grazie Barbara, dell'invito mi fa molto piacere essere qui ho visto che ci sono un po' di velisti e ci sono anche molti non velisti come eravamo io e Isabel quando abbiamo iniziato Intanto, Translated dal 1999 fa traduzione è stato uno dei primissimi servizi di traduzione su internet naturalmente perché non avevamo molti soldi e non avevamo bisogno di aiuto Isabel è una linguista, io sono un informatico abbiamo deciso di utilizzare intelligenza artificiale per fare tutta una serie di lavori che servivano per far crescere l'azienda e Translated pian piano è cresciuta abbiamo sviluppato questi sistemi che scelgono il traduttore migliore dato un documento l'umano correggia l'errore della macchina e la macchina apprende e inizia a seguire l'umano un compagno digitale dell'umano e nello stesso momento l'umano è spinto a crescere perché la macchina gli dà suggerimenti sempre migliori quindi l'aspetto su cui il traduttore si deve concentrare è sempre quello più creativo Con questo qui, Translated è cresciuta bene è diventata una delle società più influenti al mondo Per esempio, tutto il contenuto che vedete di Airbnb quando visitate Airbnb è tutto della vostra lingua in realtà il contenuto è in tante lingue se ne occupa Translated sia per la parte di tutte le pagine le recensioni, anche le chat tra gli utenti quando scrivete, magari dall'altra parte c'è una persona che parla cinese, voi gli scrivete in italiano completamente trasparente, lui lo vede in cinese e vi risponde in cinese, voi lo vedete in italiano e quindi ci sono tutte queste persone che hanno voglia di viaggiare, di divertirsi, e lo facciamo per quasi tutte le big tech americane per 14 anni abbiamo aiutato Google a fare il traduttore Google Translate, e quindi la traduzione che da sempre, dagli anni 50, è la prima forma di intelligenza artificiale su cui si è lavorato ci siamo sempre occupati di questo quindi di tradurre contenuto con questo mix di umani e macchine ma come è nata questa avventura di Translated? voi siete moglie e marito e parlavate due lingue diverse come è cominciata questa avventura? l'avventura di Translated, dici Barbara ci siamo conosciuti a Grenoble Marco Erasmus faceva il suo ultimo anno di università a Grenoble io ero responsabile degli studenti quindi ci siamo conosciuti dopo gli studi mi sono trasferita direttamente a Roma e la storia di Translated è in realtà una storia d'amore perché io e Marco volevamo restare insieme e avevo trovato un lavoro molto lontano da dove avevamo deciso di creare il nostro nido la nostra famiglia e non aveva molto senso perché essendosi trasferita in Italia lasciando tutta la mia famiglia dovevo fare dei giri chilometrici ogni giorno e non ci vedevamo quindi abbiamo detto che cosa potremmo fare per restare più tempo insieme io sono una linguista, lui è un informatico fisico appassionato di computer uniamo le nostre forze e creiamo un servizio di traduzione la lingua era qualcosa che per noi era un punto in comune io essendo di madrelingua francese era un no brainer se vuoi noi siamo in un momento in cui la questione della lingua è a un punto di svolta nel senso che questi nuovi sistemi di intelligenza artificiale generativa ci consentono di tradurre molto rapidamente da una lingua all'altra e per lo più i materiali linguistici visti e letti dal punto di vista della lingua inglese quanto è importante che tutte le lingue siano rappresentate in questa globalizzazione della memoria e del linguaggio dell'uomo? io mi sono avvicinato a questo problema della lingua per amore prima per una ragazza però immediatamente dopo è diventato un amore per il problema la lingua è la cosa più umana che abbiamo tutte le specie sul pianeta hanno sviluppato quello che si chiama il motor control cioè la capacità di spostarsi però l'unica specie che ha sviluppato il linguaggio complesso è la specie umana e con il linguaggio complesso noi siamo in grado di comprenderci e perché ci comprendiamo noi possiamo cooperare e soprattutto possiamo disegnare il futuro questo ha fatto sì che la lingua è stato il fattore più importante per l'evoluzione umana quindi non c'è niente di più potente che la lingua per far l'evoluzione allora che cosa è successo? questo stadio in cui siamo e pensiamo di aver risolto, noi abbiamo il linguaggio in realtà se pensate ai miei genitori che parlano solo italiano loro accedono al 2% della conoscenza globale se un problema è stato risolto nel mondo loro non lo sanno il 98% di probabilità c'è qualcosa buono e lima loro non lo sapranno mai se noi vogliamo sbloccare il prossimo livello evolutivo della specie umana e attaccare i grandi problemi noi dobbiamo permettere a chiunque sul pianeta di comprendere e essere compreso quindi noi pensiamo che questo sia veramente il problema più grande su cui lavorare e scherziamo che Elon Musk però scherziamo fino a un certo punto stia sbagliando lui considera diventare una specie multiplanetaria il problema più grande o anche il climate change quindi è un problema enorme però quello che secondo me tutti stanno mancando è che noi dobbiamo creare gli strumenti per poter risolvere questi problemi e risolvere il problema della lingua significa consentire la cooperazione globale se vuoi diventare una specie multiplanetaria non sarà un singolo paese comunque sarà una cooperazione su scala mondiale sarà una cooperazione su scala mondiale anche il climate change e noi quindi lavorando sul problema della lingua pensiamo di sbloccare potenzialmente questo livello e di essere al prossimo livello di evoluzione umana e per farlo bisogna creare una macchina che sia in grado di tradurre perfettamente istantaneamente e a un costo che sia accessibile a qualsiasi persona sul pianeta e siccome nell'ultimo 2-3 miliardi di persone e siccome nell'ultimo 2-3 miliardi di persone le disponibilità economiche non sono molte questo di fatto significa che questa tecnologia dovrebbe essere praticamente gratuita per avere questo impatto e quindi questo è perché pensiamo che sia estremamente importante e ne abbiamo qualche conferma perché intelligenza artificiale è diventato un po' l'hype del momento ma soprattutto lingua è diventato l'hype del momento quindi si pensa che si raggiungerà l'intelligenza artificiale generale tramite il linguaggio large language models e siamo felici, sono 25 anni che lavoriamo a questo problema e ogni anno facciamo un piccolo progresso in quella direzione lo vediamo arrivare e pensiamo che sia un problema risolvibile entro questo decennio e ora c'è un hype così grande che forse succederà prima perché ognuno di noi sta mettendo un'energia incredibile, una quantità di calco, una quantità di ricerca incredibile e quindi se prima ci sentiamo un po' soli oggi invece c'è un ecosistema enorme che ci lavora e quindi forse qualcosa che può arrivare fra pochi anni In questo quadro in cui appunto da 25 anni lavorate per comprendere a fondo il funzionamento e l'interazione tra l'uomo e questi sistemi, avete sentito la necessità di staccare per un attimo e andare a comprendere in un modo singolare che è quello di un giro del mondo in barca vela disconnessi, che cos'è l'essere umano come vi è venuta quest'idea e questa esigenza nel momento di hype in cui avreste solo dovuto, secondo una logica economica pensare a come posizionarvi ancora meglio in questo mondo Per introdurti però su questo tema secondo me che avevamo un piccolo contributo usiamo quello lì, allora abbiamo lavorato 2 anni questo è un'ossessione che abbiamo verso il problema della lingua quindi abbiamo lavorato prima di fare questo progetto di cui parlerai, abbiamo lavorato 2 anni con dei creativi per cercare di capire che cosa significhi essere umano perché le macchine non riescono a tradurre la lingua dopo 2 anni hanno prodotto questo video che ha vinto l'anno scorso il premio con la migliore pubblicità italiana ha vinto il New York Film Festival in Europa ha vinto il bronzo, un altro concorso è diventato un prodotto bellissimo e che parla di questo problema quindi prima di introdurre la seconda ricerca che abbiamo fatto quindi chiedo alla regia se possono mandare questo human touch siccome siete un po' dietro e ci sono delle scritte io leggerò la scritta per voi qualora fosse troppo piccola Possiamo andare ora? Avevamo detto mezzanotte e allora? ora bianco è finita mi piace andrà tutto bene ho paura anch'io nulla traduce un umano come un umano grazie questa era la ricerca due anni abbiamo capito che mancava tutto il body language abbiamo capito che le macchie non ce la possono fare presentiamo tutte le nostre emozioni condensate non solo nelle parole ma in tutto quello che noi facciamo. Abbiamo detto ok e abbiamo capito, abbiamo iniziato a lavorare quindi sull'intelligenza artificiale per la visione e diciamo ok dobbiamo cercare di interpretare meglio gli esseri umani sennò non li tradurremo bene, abbiamo bisogno di vedere cosa fanno, abbiamo bisogno di comprendere tutta la storia della loro vita e sappiamo che abbiamo tanti anni di lavoro. Abbiamo fatto questo pezzetto in più e ancora non ci siamo, ancora le macchie non ci la fanno a tradurre come gli umani. E' l'ora lì la cattiva idea di cui vi parla Isabella. La storia inizia durante il Covid, ci raggruppiamo con i nostri figli nella nostra villa in Toscana il P7 che è una villa che abbiamo dedicato alla creatività per la nostra azienda dove spesso facciamo gli offsite e ci racchiudiamo lì per passare un po' di tempo durante il Covid. Ed è una villa bellissima sul Monte Argentario dove abbiamo una vetrata che da sul mare lo strapiombo e da lì vediamo barche passare ogni giorno quindi lavoriamo da remoto e penso che nella testa nostra inizia questa voglia di avventura, voglia di scappare. Marco inizia a cercare su internet come comprare una barca, quanto costa avere una barca ed è una cosa molto poco economica. Dopo di questo facciamo un piccolo viaggio in famiglia, tre giorni, dovete sapere che nessuno di noi due è velista, lui ha un mal di mare pazzesco, io forse sono più velista di lui perché essendo francese è parte della cultura però ho rimosso dalla testa il fatto di viaggiare in barca perché avendo il mal di mare è una cosa che non si può fare. Però durante questi tre giorni di viaggio in famiglia lui non ha il mal di mare e torniamo al nostro lavoro e a questo punto le ricerche che abbiamo fatto su trovare una barca, Google fa la sua parte di lavoro con il remarketing inizia a farci vedere pubblicità di barche e appare la pubblicità di questa regata, la regata più avventurosa del mondo, la Ocean Globe Race. Per il 50° anniversario della Witwood Round Award inizia una edizione speciale senza tecnologia, senza internet, senza strumenti tecnologici, con il winch manuale si può partire per fare questa regata. A questo punto per noi è abbastanza chiaro che facendo tecnologia da 25 anni, dove abbiamo sempre messo la tecnologia al centro, l'uomo al centro, non abbiamo mai fatto tecnologia contro le persone ma mettendo le persone al centro di tutto quello che facciamo. La tecnologia è qui per aiutarli a diventare super potenti, per noi è un'opportunità per mostrare alle persone che siamo capaci di fare cose enormi, gigantesche, progetti importanti senza l'uso della tecnologia, con le nostre forze, con i nostri valori. Da lì parte tutto il progetto. Non so se vuoi raccontare tu Marco. Diciamo che da una forma di esperimento sull'essere umano, questa diventa una competizione. Con chi partite per questa avventura e come questo spirito competitivo vi aiuta a comprendere proprio come andare a vela, che è il tema del festival, come facciamo ad andare a vela in un momento in cui poche cose sono prevedibili? Ci siamo resi rapidamente conto che ci eravamo imbarcati in qualcosa di un po' più grande di quello che erano le nostre capacità e soprattutto ormai eravamo partiti, ci eravamo iscritti in questa regata due anni prima di preparazione, però ormai iscritti, comprata la barca, siamo pronti e effettivamente il problema è impegnativo. E quando le cose si fanno impegnative, io quello che faccio da persona che non capisce niente di vela, inizio a fare le domande e quando tu non capisci niente hai un vantaggio competitivo incredibile perché non conosci i grandi miti della vela, quindi non hai paura di parlare con nessuno e soprattutto puoi permettere di fare le domande. Quindi io ho detto mi serve qualcuno che mi aiuti a fare questo progetto, mi serve qualcuno che sia il velista più completo che ci sia, che abbia vinto le Olimpiadi, che abbia fatto la Coppa America, che abbia vinto questo giro del mondo, mi serve qualcuno che abbia vinto, così mi dice come vincermo e soprattutto che sia anche bravo a comunicare perché comunque quindi abbiamo bisogno di qualcuno che ci aiuti. E iniziamo a chiedere a tutti e tutti mi dicevano guarda la persona migliore è Paul Cahillard, Paul Cahillard è stato lo skipper del Moro, è fatto sette volte l'America Cup anche con Oracle, ha vinto sette volte il campionato del mondo di star, due volte le Olimpiadi, ho detto perfetto e quindi vado da Paul e Paul in breve, la faccio breve, dopo mezz'ora mi dice come faccio a dire di no? Questa è la celebrazione della Woodbridge, il 50° anniversario della regata che io ho vinto, sono fortemente, ci siamo vissi a San Francisco, lui è di San Francisco, fortemente legato all'Italia, gli allenamenti li vuoi fare a San Francisco perché effettivamente avevamo queste due barche gemelle e a San Francisco facciamo tutti gli allenamenti, ha detto questa mi sembra un'idea eccezionale ma soprattutto ho paura che voi moriate quindi è meglio che vi dia una mano, ha detto Paul alla là senti vieni con noi, lui ha detto no guarda io ho fatto una volta il giro del mondo e l'ho vinto nel 1997 e ho giurato che non l'avrei mai più fatto, poi è arrivata la Disney che doveva lanciare i pirati dei caraibi e quindi ho accettato di rifarlo perché mi hanno coperto di soldi incredibilmente ma ho rifatto di tutto per non farlo, non c'è modo che lo faccia ancora però vi aiuterò a non morire e poi mi siamo in un buon punto quindi siamo partiti con Paul che ci allenava, ci faceva ad ambassador, abbiamo aperto una selezione aperta. 1.600 persone hanno partecipato, abbiamo preso tutto il nostro network, tutti i nostri clienti con la barca San Francisco ogni weekend ci allenavamo con Paul Cahillard e da 1.600 persone che si sono iscritte abbiamo creato una crew composta da 7 nazionalità, giovani ragazzi tra i 20 e i 30 anni che si sono imbarcati questa avventura, una avventura che è iniziata 2 anni e mezzo fa, la Ocean Globe Race è iniziata a settembre del 2023 e una regata attorno al mondo sono 4 tappe e insomma abbiamo finito un mese fa. 2.000 persone hanno partecipato, abbiamo creato una crew composta da 7 nazionalità, giovani e quindi ci siamo accorti che il motivo per quale volevamo fare questa cosa, cioè isolarci completamente dalla tecnologia, era una buona idea perché effettivamente lì non hai possibilità di interazione con la terra, non hai il GPS, non puoi avere neanche un telefono, non puoi avere nessun dispositivo elettronico a bordo, a meno della sicurezza ovviamente hai tutti i telefoni satellitari a tutto messi da una parte e puoi rompere e sigirli in caso di problemi però devi compiere tutto senza niente e quindi l'ultima cosa che noi potevamo fare era quella di stare lì a pensare di cosa significava essere umani, noi dovevamo sopravvivere lì dentro e quindi iniziamo questa regata e la cosa è diventata subito competitiva perché l'Italia dovete sapere che questa regata non ha mai fatto meglio del quinto posto della storia della regata, Giorgio Falch, forse negli anni 80 e noi partiamo e dopo poche ore faccio il primo pianto della regata, faccio il primo pianto perché per tre anni tu hai preparato qualcosa, parti e noi eravamo nettamente in prima posizione, 17 barca la partenza e noi andavamo più veloce e tu immagina che non ti sei mai confrontato con nessuno di loro, non hai nessuna indicazione, hai solo lavorato durissimo per due anni per prepararla e mi hai fatto mezzo giro del mondo di allenamento e arrivi lì e sei primi e insomma concludiamo la prima tappa, eccola qui, e la vinciamo, l'Italia vince la prima tappa con due giorni e mezzo di anticipo, incredibile, ci danno ovviamente la fortuna dei principianti, la verità è che noi lavoravamo non sapendo niente di vela, noi eravamo costretti a lavorare il doppio degli altri, non lasciavamo niente indietro, qualsiasi cosa, andavamo a fondo su tutti i singoli dettagli e poi comunque c'era Paul che non voleva venire in barca con noi però comunque ci ha sempre detto cosa dobbiamo fare per vincere, partiamo a Cape Town, un giornalista viene e dice ma allora voi underdogs così siete stati fortunati in questa leg che cosa pensate? Ho detto guarda, l'Oceano del Sud è dove nella prima edizione sono morte tre persone, non è uno scherzo, è lì che si vede chi sono i veri marinai, ovviamente ho esagerato, se non che facciamo la seconda tappa e vinciamo con altri tre giorni di vantaggio. Siamo primi overall questa seconda tappa? Vinciamo non solo, poi vinciamo il premio principale della regata, si chiama IRC, ma vinciamo anche tutte le altre categorie di quella tappa, sei giorni di vantaggio di fatto, ora però dobbiamo affrontare Caporn, ora però c'è questo posto mitico dove i venti e le onde sono incredibili. I marinai che lo passano si fanno il piercing all'orecchio, se passi Caporn lasci il seno. Se lo fanno, perché come tradizione questo anello d'oro era qualcosa che tu dovevi avere perché qualora tu fossi caduto in mare, quando ti ritrovavano potevano utilizzare l'oro dell'orecchino per fare il tuo funerale, quindi era un po' il capitale che tu lasciavi per assicurarti una degna sevoltura. Noi avevamo però due professionisti a bordo, Vittorio Malingri e Nicolo Malingri, due bravissimi incredibili velisti, se non che Vittorio commette un errore grave, decide per un colpo di pazzia, non sappiamo perché, di prendere delle vele e invece che ripararle sulla barca, di portarle nella veleria, per questa regata tu ti devi riparare tutto da solo, non puoi chiedere mai assistenza esterna. Questa cosa qui praticamente lo fa di nascosto dal team, dalla squadra e in quel momento lui pensava di risolvere un problema, forse lo stress anche di questi 40 giorni in mare così, insomma commette questo grande errore e si rende conto la mattina dopo della cretinata che ha fatto, ci danno 72 ore di penalità, 3 giorni, che era un'enormità, ma nonostante questi siamo ancora primi di 3 giorni, però si rende conto del problema che ha fatto e Vittorio dice che non può far pensare che tutti voi abbiate imbrogliato e si è dimesso, come vero uomo di mare fa di fronte al problema, lui ha detto prendo le mie responsabilità e c'è un piccolo problema, che Vittorio era la persona più qualificata che avevamo a bordo, lui aveva preparato la barca, aveva allenato tutti noi e ora noi ci troviamo a fare caporn senza capo, e quindi eravamo con Paul, Kaihard e dico, e dico, Paul, ora è il momento che vieni. Io lascio Marco andare con i miei tre figli a casa e lo lascio andare a fare caporn, non so se vi rendete conto. E lì, e lì praticamente Paul ha detto no, a questo punto, guarda, se non troviamo una soluzione vengo io. In realtà nel momento in cui questa cosa è successa, tutte le altre persone che avevano fatto le tappe precedenti con noi, le prime due tappe, mi chiamano e mi dicono, Marco, se c'è bisogno di aiuto veniamo noi, questo giro lo dobbiamo completare a tutti i costi. Insomma ci facciamo un po' coraggio e iniziamo a fare la matrice di rischio, tutte le cose che possano succedere, e insomma si, erano terribili, però gestibili. C'era modo per gestire più o meno queste cose. E con Paul che ci guardava diceva, sì secondo me ce la potete fare, insomma siamo partiti, siamo partiti e andiamo benissimo. Recuperiamo praticamente da lì a caporn anche quei tre giorni di penalità che ci hanno dato. Se non che caporn, eccola qui, fortuna, il passaggio mitico, ogni anno ci sono 800 persone che fanno l'Everest e ci sono circa 30 persone che fanno caporn. Caporn perché è così? Perché non ha senso andarci numero uno, due, perché lì si convogliano venti e onde incredibili. 10 metri tonda, 10 metri, tre piani di palazzo, 40 nodi con raffica a 60 e quando prendiamo i 60 nodi facciamo una cosa che si chiama knock down, cioè la barca va giù, l'albero finisce sott'acqua. E succede questo, rompiamo la barca, facciamo una falla, una crepa sulla barca e iniziamo a imbarcare acqua. La barca da regolamento deve essere una barca che ha partecipato alle prime tradizioni, la nostra barca ha 50 anni. Ok, quindi abbiamo riportato questa barca che aveva già fatto il giro del mondo nel 1977, l'abbiamo riportata a fare il giro del mondo, però l'abbiamo portata nelle condizioni più estreme che si poteva e abbiamo raggiunto il limite strutturale della barca. Morale della favola, quella falla lì, come avete la forma di L dove entra l'acqua, questa è un mare piatto, appena c'era un po' di mare questa falla si apriva completamente e questa falla avrebbe causato l'affondamento della nave in forse 5 minuti. E se hai 6 metri di onda fuori, tu non hai il tempo di andare sulla scialuppa, non riuscirai a saltare mentre tu sei sulla scialuppa. E quindi lì ci siamo fatti 3 giorni di pianto, perché 3 giorni? Perché abbiamo trovato le isole Falkland, che erano le isole più vicine a noi e abbiamo deciso di abbandonare la regata. Non potevamo continuare così, la vita delle persone era a rischio e puntiamo a queste isole. 24 ore su 24 qualcuno che guardava la falla. Prima di andare avanti, 2 domande. Primo, abbiamo detto che tu soffri di mal di mare, che fine ha fatto questo mal di mare in tutto ciò? Ha perso 15 kg in 30 giorni. 15 kg, non si vede. Nella prima tappa, uno vi voglio dire, ho iniziato il primo volta che abbiamo comprato la barca e sono salito sulla barca, ho vomitato tutto il tempo. Però ho detto, va, è la prima volta, ora vado la seconda volta e mi passa. Di nuovo, di nuovo, di nuovo. Non ho mai smesso di vomitare ogni singola volta che sono andato in barca per 2 anni. Ero sempre convinto stupidamente che sarebbe passato. Mi imbarco per la prima tappa, 40 giorni in mare, e ho vomitato 52 volte in 40 giorni. E quando sono arrivato, ho detto, io non lo farò mai più. Poi il problema dell'essere umano è che dopo 24 ore tu ti scordi della sofferenza. E quindi prendo e riparto. Magicamente a Cape Horn, nella terza tappa, dopo 3 anni di mal di mare continua, è sparito. Forse la paura di queste onde di 10 metri, forse problemi mostruosamente più grandi, quindi i problemi più grandi schiacciano quelli più piccoli. Quello che mi sembrava l'ostacolo più grande, paffo, sparisce. Ecco, questa è una delle dimensioni di atterraggio anche di cosa è essere umano. A capire come funziona, come funzioniamo, come funzionano le sfide che noi stessi ci poniamo. La seconda cosa, prima di ritornare alle Folklan, i figli dove li avete lasciati? Allora, per fare le tappe ci siamo separati e non abbiamo mai fatto una tappa insieme. E quindi quando è partito Marco sono stata io a casa e quando sono partita io è stato lui a casa con mia mamma in un po' di aiuto insomma. Però è stato un progetto impegnativo perché ci ha coinvolto da settembre fino a un mese fa. E ha coinvolto anche loro come spettatori. Ripartiamo allora dalle Folklan. Cosa succede lì? Le Folklan è stata la cosa più bella successa in tutta questa avventura. L'accettazione della sconfitta. Perché quando tu sei sei giorni davanti a tutti, ricordate? Sei giorni, tre giorni di penalità, sei giorni di sconfitta. Poi li riprendiamo e ritorniamo sei giorni avanti a chiunque. Nella storia della regata il distacco più grande fra il primo e il secondo era stato due giorni e mezzo. Non solo avevamo fatto con l'Italia la storia perché avevamo già vinto le prime due tappe che non erano mai successo, ma nella storia della regata sarebbe stato il risultato migliore in assoluto. E devi accettare di renunciare a questo. Era un risultato sportivo, eravamo partiti per studiare romano, ma eravamo diventati competitivi. Quello era il nostro sogno in quel momento. Arriviamo lì, scendiamo dalla barca e tutti iniziano a cercare il volo per tornare a casa. Alle Folklan non c'è una gru per tirare fuori la barca. Non c'è pezzi di ricambio, manca tutto. E quindi mentalmente molliamo tutto. Se non che, come ultima chance così, apro l'applicazione che si chiama Marine Traffic che ti fa vedere dove stanno tutte le barche nel mondo. E vedo che ci sono due, tre navi cargo che stanno passando non troppo lontani dalle Folkland. In quel momento iniziamo a pensare che forse ce la possiamo fare se convinciamo una nave cargo a usare la loro gru per tirar fuori la barca dall'acqua. Forse non possiamo più vincere il premio principale, ma forse possiamo riparare questa barca, arrivare in Uruguay per ripartire la quarta tappa e stravinciare la quarta tappa e far vedere di che pasta siamo fatti. Insomma, chiama il capitano via radio di questa nave cargo, le Folkland. La guerra è finita con l'Argentina nell'85, ma c'è ancora una guerra commerciale. Si ostacolano in tutti i modi. E queste persone che con le navi cargo portano i rifornimenti alle Folkland e alle zone intorno sono dei veri avventurieri che cercano di girare intorno le regole per riuscire ad aiutare le persone. Hanno una natura in cui loro vogliono aiutare le persone, perché sono 3.000 abitanti su questa isola, non hanno niente e si devono adattare. Quando sente che noi abbiamo avuto questo problema, lui dice non c'è problema, domani mattina sono da voi. La nave cargo si ferma alle Folkland, prendiamo la gru della nave cargo e tiriamo fuori la barca. Immaginate, siamo arrivati, il giorno dopo abbiamo già tirato fuori la barca, ma la barca vela è fatta a punta, alla chiglia sotto. Non è che la puoi appoggiare dove vuoi. Ti serve una cosa che si chiama l'invaso, c'è una struttura sotto una culla che la tiene. E non c'è. Iniziamo. Ci serve di trovare questa cosa, ci serve un mezzo di trasporto per cercare almeno i pezzi per costruirla. Vediamo un van in un campo e chiediamo scusate ma possiamo usare quel van per andare a cercare il materiale? E lui fa, se riesce a riparare quel van ve lo regalo. Perfetto. Prendiamo il van, lo ripariamo, che poi mancava solo il liquido del servo sterzo e la batteria. Due ore dopo andiamo in giro per l'isola, troviamo dei pezzi di metallo, ce li facciamo trasportare con un furgone più grande del nostro e iniziamo col saldatore a creare questo invaso, mentre la nave cargo stava spostando la barca. Il tempo della nave cargo finisce, mi ricordo, alle 11 e mezza, lui ha detto io alle 11 e mezza devo ripartire comunque. Abbiamo iniziato alle 4 e mezza della mattina, alle 11 e un quarto lui dice mi dispiace, rimetto la barca in acqua perché l'invaso non è pronto. Io lui dico no, no, è pronto. E lui fa come è pronto? Lui dice sì, sì, appoggiaci ma Marco se metto la barca lì l'80% di probabilità cadrà e perdrai la barca. Non ci importa niente della barca. Noi vogliamo arrivare. Meglio fallire così, è più onorevole, più tosto che non provarci. L'appoggia e la barca sta in equilibrio, però non tira vento e si regge. E noi ci avviciniamo con un po' di paura sotto, 32 tonnellate che ti cadono addosso e iniziamo a saldare gli ultimi pezzi intorno. La facciamo, la sistemiamo. Felicissimi. Qui ce la facciamo. Andiamo subito nel primo negozietto lì per comprare la fibra di vetro per riparare la falla e non esiste fibra di vetro sull'isola. Vabbè, ormai la troviamo uguale. Inizio a dire mi serve un piccolo aereo, volerò in Sud America e la vado a prendere. Non ci sono voli di linea alle Falkland. E allora lì, in contatto a Santiago del Cilo, un'aerocleba acrobatico. Ho detto mi serve qualcuno stupido, proprio qualcuno folle. Stupido no? Come noi, stupido come noi. E chiamo questo club acrobatico di Allianti. Quindi l'Allianti comunque non sarebbe potuta arrivare da noi, però li chiamo. Con la speranza, avrò fatto 50 telefonate. E dico mi potete aiutare? Dico noi no, l'Allianti certo non può venire. Però conosco un tizio chiamato Sebastian Diaz, cileno di Santiago, che vuole fare il giro del mondo col suo aereo. Parlate con lui. Ho detto è perfetto. Gli dico Sebastian, noi stiamo facendo il giro del mondo. Abbiamo avuto una falla. Ci serve assolutamente il pezzo di cambio. Lui fa, e che vi devo portare? Fibra di vetro e epoxy. Ma l'epoxy è classe 8. E' un materiale pericoloso, non può viaggiare sull'aereo. E lui si ferma e dice, ma io lo faccio uguale. Ok, l'aereo è mio e faccio come mi pare, più o meno la storia. E' discrezione del pilota poterlo fare. Applica subito il piano di volo, ma il gentile presidente Mielei non approva nessun sorvolo dello spazio aereo argentino per andare alle Falkland. Ostacolano commercialmente qualsiasi relazione. Allora gli dico, guarda, niente approvazione del piano di volo. Questo è successo in poche ore. Stiamo parlando della mattina. Possiamo girare intorno all'Argentina? Cioè, Santiago del Cile è qui, questo è Sud America, bisogna andare giù tutto il Cile fino a Cape Horn e poi risalire sulle isole Falkland, che sono dall'altra parte. E lui dice, no, non ce la faccio col carburante, ho 4 ore d'autonomia e me ne servono 7. E dico, ma non puoi mettere più carburante in un altro serbatoio? Lui si ferma per 3 secondi. E lì capisco che abbiamo un'opportunità. Dato, Sebastiano, perché stai pensando? E gli fa, no, perché io ho comprato in Australia un bladder, che sarebbe una busta di plastica in cui si possono mettere fino a 500 litri di querosene. Allora, questa scatola per fare il giro del mondo, l'avevo pensata di fare questa busta, collegarla ai serbatoi per poter fare le tappe più lunghe che devo fare nel giro del mondo. E dito, ma qual è il problema? Non l'ho mai provata. Mi sembra un'opportunità eccezionale. Era felicissimo Sebastiano. Due ore dopo va a casa, prende questo bladder, lo riempie con 500 litri di querosene, ha già fatto l'impianto di collegamento ai serbatoi, partiamo io con questo 500 litri in braccio, perché sta dentro la cabina, quindi sta insieme a te. Lui davanti guidava l'aereo, 500 litri, e i materiali classe 8 pericolosi dietro. Arriviamo, ripariamo, e riusciamo a arrivare a Punta dell'Este per la partenza della quarta tappa. Due giorni prima. Sì, arriviamo due giorni prima, facciamo le altre riparazioni che mancavano. La sera prima finiamo tutto. Un'ora prima di partire facevamo la busta al supermercato. Ancora non avevamo fatto la spesa per 40 giorni di tappa. La spesa sono 500 kg di cibo. Partiamo. Il team pensava che lavora così. Sei ore di lavoro, sei ore di sonno. Ormai erano 70 giorni che continuavano così. Morti. Partiamo in nona posizione. Partiamo malissimo. E in nona posizione. Per degli errori di navigazione pensate che siamo con il Sestante. Quindi non è facile. Lavoriamo con le mappe cartacee. Però piano piano, ottimizzando sempre le cose che facciamo, camionero e vele. A volte, alcune notte abbiamo cambiato fino a 8 volte la vela. Riusciamo a risalire e diventiamo di nuovo primi in categoria. In 10 giorni tannoni, ritorniamo primi. Il sogno sa vera, è quello di cadere e dimostrare a tutti che noi comunque eravamo i vincitori. Perché vinci anche la quarta tappa. Però non è mai così semplice. No. Infatti andiamo verso nord. Siamo ormai più o meno a 8 giorni prima dell'arrivo. Ci siamo fatti un po' l'accolino in bocca. Io faccio la quarta tappa. Non mi sono mai messa aspettativa nel numero di giorni che avrei navigato, però avevo l'aspettativa di arrivare, ovviamente. Più andiamo a nord e più si fanno forti venti. Di nuovo, una notte, arriviamo a 47 nodi di vento e di nuovo la barca si china. A questo punto, tutte le strutture di vie vanno a un punto in cui le strutture di vie vanno in acqua e ci finiamo quasi annegati. Per qualche minuto, prendo la paura della mia vita, non eravamo nemmeno attaccati, non eravamo nemmeno... avevamo il giupotto di salvataggio, però non eravamo collegati alla barca. Ritorniamo nella nostra posizione. A questo punto andiamo a verificare i lavori che abbiamo fatto alle Folkland, che sono stati certificati. Siamo andati con la speranza di completare. Non ci è mai passato per il cervello che non sarebbe stato possibile. Invece scopriamo di nuovo una falle dentro lo scafo. E allora lì, personalmente per me... Quel lavoro fatto alle Folkland in una settimana non si era asciugato abbastanza, faceva troppo freddo le Folkland e di fatto quella riparazione che abbiamo fatto velocemente si era riaperta. Non c'era stato abbastanza tempo, quindi si stava scollando di nuovo. Crollo psicologico per la seconda volta, come se fosse un déjà vu. Per me la prima volta però non potevo accettarlo. Non potevo accettare di non far vivere a questi ragazzi che avevano passato tutto il loro tempo, loro non vedevano la famiglia da agosto del 2023 e si erano già proiettati nell'arrivo. Pensavamo cosa avremmo fatto quando saremmo arrivati, cosa avremmo mangiato, insomma, ci eravamo già proiettati. E per me è stato difficilissimo pensare che non potevo farli vivere questo momento. Decidiamo di nuovo di abbandonare la regata e di fermarci a Madeira. Madeira era 600 mila lontano dal posto dove eravamo. Quella sera, quindi, viriamo e io cado sul ponte mentre facciamo una manovra. Mi rompo il ginocchio, passo tre giorni con un ginocchio enorme, mi rompo il cruciato, mi rompo la rotula frantumata. Arriviamo a Madeira e Marco mi dice «Guarda, non ti preoccupare, sarò lì all'arrivo e cercheremo di nuovo di mettere a posto questa barca e ripartiamo, perché noi dobbiamo completare quello che abbiamo iniziato». E io, tra me e me, penso ma è una follia. È una seconda volta, le persone non hanno più una meta, non stiamo più regattando per vincere. Ormai siamo fuori tutto. Arriviamo a Madeira, io nel frattempo torno a Roma perché mi devo operare e lascio Marco a capo dei lavori. Le persone sono totalmente demorializzate, una a uno se ne vanno a casa, non hanno più uno scopo. Per loro sono passati già ad altro, la regata è finita. Mentre noi ci diciamo che abbiamo lavorato così tanto, sono due anni e mezzo di progetto, non possiamo non finire questo progetto. Poi arriva la chiamata di Esgim e Deryn, che sono questi due ragazzi turchi che sono stati in barca con noi. Chiamano Marco e gli dicono «Tu stai riparando la barca? In quanto tempo possiamo ripartire? Perché noi vogliamo venire con te». Dopo Deryn, il ragazzo francese Batiste fa la stessa cosa e tutti, una pressa all'altro, tornano con noi. Immaginate che significa «Sei lì, molli». Loro hanno mollato, hanno detto «132 giorni in mare». Non ce la faccio più. Si sono tornati dalle loro famiglie, due giorni dopo, tre giorni dopo, tutti cambiano idea e dicono «Torniamo». E lì quindi non c'è più il premio, non c'è più niente da vincere. C'è l'umanità. Cioè dobbiamo fare questa cosa, perché l'abbiamo iniziata e dobbiamo finirla. Si è creato un legame così forte, quando sei in mare, senza tecnologia, sei costretto ad avere relazioni con le persone, sei costretto a vivere l'ambiente che ti circonda e hai delle relazioni vere. E questo è il bello di questo progetto, perché ti rendi conto che è come un ritornare allo stato nudo. Ti rendi conto dell'importanza delle connessioni tra le persone. E quindi questo è il legame così forte che ci unisce e man mano tornano con noi. Nel momento in cui ci sentiamo più soli in assoluto, alla fine le persone poi ti seguono. Quindi ripartiamo, sono gli ultimi sei giorni e a questo punto arriviamo. Siamo fuori regata, fuori tutto, però abbiamo vinto il cuore delle persone e gli offriamo questo arrivo meraviglioso dove loro non si pentano di aver completato il giro, perché è completo a questo punto. Non c'è il premio finale, ma abbiamo fatto quello che dovevamo fare. All'arrivo, che sono queste tra l'altro le immagini, eravamo più contenti che se avessimo vinto il giro. C'era qualcosa di di più lì. Che cosa vi ha insegnato allora tutta questa meravigliosa esperienza in cui vedo dal vostro racconto che poi alla fine le difficoltà sono diventate veramente la parte fondamentale, fondante di questa formazione che avete avuto eccezionale, che cosa vi ha insegnato sull'essere umano? Per quanto riguarda il nostro progetto di intelligenza artificiale purtroppo non ci ha insegnato nulla, assolutamente nulla, ed è stato del tutto inutile, ma c'è una cosa fondamentale, una cosa che vogliamo condividere oggi con voi che nel momento in cui dovete affrontare un progetto grande, sarete soli, anzi molto soli, ma man mano le persone poi si aggregano con voi e piano piano ci credono. Quindi la lezione di oggi, se vogliamo, quello che abbiamo imparato è sicuramente di credere nelle persone, di credere in se stessi e non mollare mai. Grazie Marco Trombetti, Isabella, Andrea, di questa vostra esperienza, di averla condivisa, speriamo che possa essere di insegnamento per tante persone che ascolteranno questo vostro emozionante racconto. Grazie. Grazie.
{{section.title}}
{{ item.title }}
{{ item.subtitle }}