Studi professionali in carenza di giovani
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Studi professionali in carenza di giovani
I relatori, rappresentanti di diversi ordini professionali, analizzano le cause di questo fenomeno, tra cui scarsa attrattività, problemi retributivi, inadeguata formazione universitaria e trasformazione del mercato del lavoro influenzata dalla tecnologia. Vengono esaminate le prospettive future e proposte soluzioni, come interventi governativi e riforme dei percorsi formativi. Il dibattito evidenzia la necessità di un adattamento del sistema educativo e professionale alle nuove esigenze del mercato.
Francesco Greco Francesco Greco Francesco Greco Francesco Greco Francesco Greco Francesco Greco Francesco Greco Francesco Greco Francesco Greco Francesco Greco Francesco Greco lavoro sono quelli che negli ultimi anni hanno avuto una progressione in termini di attività, non sono numerica perché voglio sentirli dire adesso, però è una professione che ha avuto una certa visibilità, una certa attrattività, le altre le hanno di default perché sono gli avvocati commercialisti e quindi qual è il termometro in questo momento se le valutazioni sono le stesse di Greco? Buongiorno a tutti, intanto no, per fortuna no, noi abbiamo una situazione che ha un trend che va negli ultimi anni che va dallo stabile al rialzo, sia come iscritti che come cassa di previdenza, è certamente frutto di l'attrazione che la professione dà, frutto del fatto che comunque la materia del lavoro non può considerarsi al centro del dibattito ma delle attività più in generale del nostro paese. Devo dire peraltro che riusciamo anche a variare quelle che sono le attività tradizionali proprio perché si aprono degli spazi di mercato che sono quelle che poi incontrano desideri da un lato, necessità dall'altro che possono essere conciliazioni di tempi di lavoro, il welfare e quant'altro. Noi siamo una aldirag, poi delle differenze interne alla nostra professione che sono anche legate alla collocazione geografica e quant'altro ma siamo una professione di preoccupazione zero, che sono tutti gli iscritti che vogliono lavorare e possono lavorare. D'altronde, se particolarmente l'ultimo anno e mezzo viviamo una situazione in cui si sviluppano delta di circa 5-600 mila o quelli che sono rapporti di lavoro in più, considerato che circa due terzi dei lavoratori che ci sono nel nostro paese vengono gestiti da iscritti al nostro ordine, è evidente che il lavoro aumenta. Quindi noi abbiamo una buona soddisfazione che non è figlia del caso, diceva prima sulla visibilità che abbiamo cercato e voluto con azioni di comunicazione, variando anche le nostre attività sul sociale perché siamo molto impegnati a diffondere la cultura della legalità, la cultura della sicurezza anche nelle scuole, nelle università, facendo azioni di orientamento. Da quasi una ventina d'anni che il nostro ordine ha avviato un certo tipo di attività che poi negli ultimi anni hanno avuto un'evoluzione ancora più forte. Capisco i problemi che può avere un altro ordine, però sono iscritti per io l'ordine. Gli avvocati non sono fra quelli che si è incendato. Quanti siete voi? Noi siamo quasi 27 mila, 26 mila è qualcosa. E' un taglio generazionale più o meno come rapporto giudicoso? Questo è uno dei temi che dobbiamo affrontare che certamente avrà come dire ripercussioni anche sulle politiche che il Consiglio nazionale potrà inessere insieme al lente di prevenenza. È evidente che la nostra professione che riceve sicuramente nuovi iscritti sul medio periodo non è detto che il numero degli iscritti che entrano sia bastevolo a compensare quelli che andranno in pensione. Quindi da qui alcune nostre riflessioni interne che stiamo facendo per cercare di aumentare appunto il numero degli iscritti nuovi che possa poi compensare appunto quelle uscite. C'è un tema di passaggio generazionale, i temi sono tanti. Io ho risposto a una domanda specifica, poi la criticità ognuno ne ha e cerca di gestirle come ordinamenti. Grazie intanto a De Luca, prima di sentire una voce giovane, che almeno su questo palco abbiamo una voce anche rappresentativamente molto giovane, volevo completare il giro degli ordini per poi anche sentire con professioni, con Raffaella Ferrai che è presidente dell'ordine dei dottori commercialisti Trento e di esperti contabili, Trento e Roveretto. Allora abbiamo sentito due campane, sentiamo se i commercialisti per lo meno anche questa terra molto felice come stanno. Credo che di poter dire che stiamo forse un po' a metà tra le due categorie più vicini forse agli avvocati che non ai consulenti del lavoro. Diciamo che noi non siamo in fase calante, siamo in una fase diciamo abbiamo raggiunto il picco io credo. Siamo su un ordine di crescita netta degli iscritti dello 0,1% del 2022 su base nazionale. La base locale non è tanto distante quindi non ci distinguiamo particolarmente. Quanti sono gli iscritti? 770 più o meno. 120.424 per la precisione. No, al 2022 ultimo rapporto di fondazione nazionale diffuso il 7 di maggio. Questa provincia regione? No, questa provincia perché gli ordini professionali sono due, uno a Trento, uno a Bolzano. Sono provenci autonomi, hanno anche un ruolo. Siamo circa 770 qui altrettanti più o meno a Bolzano. Diciamo che ci distinguiamo credo soprattutto perché in termini di rapporto con la popolazione e di redditi medi sono decisamente tra i più alti partiti d'Italia soprattutto a Bolzano ma anche a Trento in termini di significatività e di importo. Quindi questo vuol dire che io ragiono senza saper i fatti, un ragionamento purellamente logico, l'attrattività è ancora forte o ci sono altri tipi di valutazioni che tengono lontani i pochi giovani che ci sono? Diciamo che negli ultimi dieci anni, questo è un dato su base locale perché l'abbiamo elaborato qualche tempo fa per un articolo richiesto da un giornale locale. Noi abbiamo registrato una diminuzione del 30% dei praticanti degli iscritti al registro del tirocinio nell'ultimo decennio sostanzialmente. Quindi è costante ormai da tempo la lamentella dei colleghi, circa la difficoltà a trovare ragazzi disponibili ad entrare negli studi. Quindi diciamo più che sui numeri di accesso alla professione che credo sia anche scontato che in un paese che decresce in termini di popolazione ci si debba fermare nella curva in salita, non è che si può salire per sempre. Quindi è quello che stupisce relativamente. Certo il dato dei ragazzi è un pochino più più preoccupante. Nell'ultimo decennio si riferiamo a ragazzi e ragazze nati 20 e 30 anni prima. Un momento in cui cominciava la crisi demografica ma non era ancora inverno. Quindi non stiamo ancora parlando dell'effetto automatico di quello che sta succedendo oggi. E neanche dell'effetto dell'altra considerazione sulla volontà dell'andare all'essero probabilmente stiamo ancora in una fase preliminaria. Quindi è un calo del 30% che va attentamente analizzato e capito da parte vostra immagino? Decisamente. E vi siete dati delle risposte? Io personalmente sì, qualcuna. A me pare di vedere che la scarsa trattività della professione nostra sia molto legata a una non conoscenza della professione. Sicuramente anche a uno svilimento della professione legato a quella che è stata poi l'evoluzione del ruolo con l'assunzione da parte del commercialista di una parte significativa dell'onere di supporta l'amministrazione finanziaria nella fornitura di dati. Questo ha sicuramente contribuito, tra l'altro essendo attività non remunerata, credo che abbia trasformato profondamente il modo in cui noi stessi ci sentiamo e appariamo verso l'esterno. Però dal rapporto che riusciamo a intrattenere come ordine con i ragazzi del territorio attraverso iniziative di formazione piuttosto che di incontro, io ho la sensazione che il problema stia addirittura più indietro, cioè stia nella mancanza totale di educazione finanziaria in questo paese, nella non conoscenza di quello che è l'impresa e quindi è abbastanza difficile pensare che i ragazzi si possano muovere con interesse nei confronti di una professione che tratta di economia se l'economia non la conosce. Volevo chiudere il cerchio e lasciare Gaia Martinenghi per ultima perché è una testimonianza, però volevo chiudere la radiografia delle professioni con Gaetano Stella che ha una rappresentanza più ampia e trasversale rispetto ai presidenti dei singoli ordini che abbiamo visto finora. Io aggiungo qualche dato che penso sia interessante, il calo ormai l'abbiamo dato per scontato che si è verificato negli ultimi anni per tutte le professioni. Tra il 2018 e il 2022 abbiamo sentito un calo del 5% che riguarda sia i professionisti dell'area tecnica meno 4,9 ma soprattutto nel comparto della salute, 12,9 per cui c'è un progressivo invecchiamento del comparto libero professionale, infatti nel 2009 avevamo il 68,7 che aveva meno di 50 anni, nel 2022 siamo scesi al 55,5% meno di 50 anni, quindi rimanente superiore. Questa dimensione ha colpito soprattutto i giovani, questo lo sappiamo, nelle libere professioni appunto la componente più giovane 15-34 anni è diminuita del 10% negli ultimi tre anni, sempre fino al 22 come diceva I dati si riferiscono a quell'anno e quindi possiamo dire che è costatare come l'ingente recupero occupazionale che c'iteva prima precedentemente anche Dell'UNCA è esclusivamente nel comparto dipendente del lavoro dipendente perché quello è cresciuto è un dato di fatto, quindi esclusivamente il lavoro dipendente. Ma il dato che appunto preoccupa di più è il fatto che la propensione a scegliere è la libera professione in calo, questo abbiamo detto, cioè da dati di alma laurea avevamo il 22% nell'anno 2021, nel 22 addirittura siamo scesi al 18% quindi significa che soltanto il 18% dei laureati nei successivi 5 anni quindi c'è un arco temporale per poter verificare se hanno intrapreso un'attività libero professionale siamo attestati al 18% capite che voi veramente molto bassi e quelli che hanno scelto la libera professione soltanto il 36% dei laureati in giurisprudenza almeno questi dati il 2022 e il 38,5 di architetti e ingegneri quindi questo è un fattore molto pericoloso quindi è un problema di giovani che non intendo intrapendre l'attività, un calo demografico ma anche carie reddituali perché siamo in presenza anche dei significativi carie reddituali dei professionisti e quindi a parte alcune categorie come i dottori commercialisti che hanno ottenuto il consulente del lavoro ma le altre categorie sono in calo soprattutto dopo covid e quindi questo fatto rende che meno attattiva svolge un'attività libero professionale almeno per quello che riguarda la prima parte dell'intervento quindi è una netta preferenza per il lavoro meno rischioso? Dipendente che dà garanzie maggiori di poter subito entrare con uno stipendio di avere più tutele di welfare e non solo e quindi di essere adesso i giovani intendono anche conciliare molto di più la vita lavorativa con la vita diciamo personale e questo consente loro di poter avviare un percorso diverso nel futuro Ecco allora abbiamo l'opportunità di sentire una professionista molto giovane ma molto tradizionale, nel senso che ha scelto di fare, adesso ce la racconterà Gaia Martinenghi, ha scelto di fare attività professionale cominciando da zero sostanzialmente assumendosi rischi occupando tanto del tempo libero andando contro il luogo comune no? Destinando invece al lavoro in studio. Allora le ragioni di una scelta che voglio dire quelle etiche non strettamente personali no? Perché una giovane donna oggi sceglie nonostante tutto nonostante i dati che ho presentato all'inizio sceglie di imbarcarsi in un'avventura di questo tipo con quali aspettative con quali prospettive e ad oggi con quali soddisfazioni. Allora buongiorno a tutti, io ne farei un discorso sicuramente di sostenibilità economica ma anche culturale e sociale. Negli ultimi anni c'è stata un po' una rivoluzione che è stata sotto gli occhi di tutti portata anche da insomma dagli avvenimenti che hanno caratterizzato il nostro tempo il covid eccetera le notizie delle grandi dimissioni insomma un movimento sociale importante questo dato è da correllare al rapporto census cassaforense che è stato recentemente presentato che è di per sé positivo il dato di partenza però è quello che è il dato medio reddituale dell'avvocato per quanto riguarda la mia professione e quello che è il dato medio è di 42.000 euro per annualità è un dato medio c'è dentro l'avvocato piccolino da solo che se la spanga e c'è dentro il professionista del grande studio legale e noi in italia e lombardia abbiamo tante di queste realtà milionarie quindi è stato preso il dato dei dati complessivi della categoria per quanto riguarda invece il dato medio della fascia i giovani sono considerati tali fino ai 40 anni la fascia fino ai giovani fino ai 35 anni ha un reddito medio di meno della metà siamo sui 18.000 euro cresce leggermente nella fase 35 40 ma stiamo parlando di questo numero stiamo parlando di una professione per accedere alla quale è necessario studiare fare tanti sacrifici a cui si accede in un'età non più giovanissima infatti i giovani sono fino ai 40 anni e in un momento storico di sommovimento centra quello che diceva sul tema dello stile di vita non mi sento di dire che mettersi in proprio diciamo vada incontro a un migliore work life balance sicuramente per quanto mi riguarda va incontro a grosse soddisfazioni è un percorso sicuramente ricco di sfide e sicuramente da attuarsi con molta cautela anche perché il dialogo generazionale in una professione come quella che l'avvocatura è importantissimo è molto delicato ma l'avvocato è un professionista intellettuale che ha bisogno di un continuo confronto con il suo pari con la persona di dotata di maggiore esperienza e di un ambiente diciamo fiorente dal punto di vista intellettuale e dato che non ho chiesto che bene mettere a punto da quanto tempo titolare di studio da un paio d'anni quindi ho fatto un percorso molto tradizionale ho avuto la fortuna di fare il praticantato in un piccolo studio di due avvocati dove appunto sono andata a bottega mi hanno veramente insegnato il con la professione molto tradizionale del contenzioso quindi la consulenza il contenzioso nell'ambito del diritto civile ho proseguito sempre con loro la mia attività professionale fino a che non ho deciso di diciamo di lanciarmi possiamo dire che si tratta di una ragazza molto giovane stiamo parlato di una trentenne di una neo trenta poco più di una trentenne giusto? Sì, ho 34 anni. Possiamo ancora dirlo per capire come stiamo parlando di un fenomeno no di una di un però siamo parlato di una trenta quattro anni non di una ventisei anni parliamo di un percorso che comunque richiede. Io ho iniziato a fare questo lavoro all'inizio del mio praticantato ormai dieci anni fa non sono tanti ripeto è una professione di continuo studio evoluzione approfondimento io sono giovane però diciamo che non diciamo che però questo dato qua che dall'inizio dalla laurea a quando comincio al lavoro in proprio nelle ipotesi più fortunate c'è un lasso di tempo che evidentemente molti non si sentono di affrontare quello del praticantato e quello dell'esame quant'altro e quindi magari suggerisco io poi lo chiederò anche a francesco greco si preferisce una collocazione più magari più modesta ma più stabile come quella del lavoro dipendente. Si a volte è una una scelta che viene fatta a seguito di un percorso non soddisfacente ad esito della laurea perché ovviamente il praticante avvocato ha un grosso tema iniziale di impossibilità di sostenersi autonomamente quindi usciti da una facoltà lunga molto faticosa in cui comunque diciamo il tema del mantenimento c'è chi è più virtuoso riesce anche a sostenersi durante gli studi c'è chi intellettualmente più standard e ha bisogno di essere sostenuto economicamente non è una professione che ti permette di avere un reddito finito diciamo il percorso quindi evidentemente sono scelte anche personali rispetto alla propria condizione ma i dati che abbiamo anche della partecipazione dell'ultimo concorso di addetti all'ufficio del processo abbiamo avuto un numero di domande spropositate a fronte di 3000 3000 posti che riflettono anche un po' diciamo il fatto che a volte la libera professione non è esattamente una scelta non può essere una scelta ci sono tanti fattori. Peraltro parliamo di ufficio del processo lo ricordo me stesso così magari anche qualcuno del pubblico è un'attività a tempo determinato perché si tratta di un'occupazione adesso ieri il ministro Nordi durante l'intervista con me al palazzo della provincia diceva stiamo trattando con l'Unione Europea per stabilizzare queste figure però stiamo parlando di giovani che corrono in massa a fare un concorso pubblico per un lavoro a tempo che oggi è un lavoro a tempo determinato. Ma sì perché comunque anche la cultura del lavoro a tempo indeterminato è in parte cambiata c'è in parte una forta spinta verso il lavoro a tempo indeterminato però dall'altro lato c'è anche una maggiore fluidità di vita dalla mia generazione in poi c'è un modo diverso di programmare la vita di affrontarla e penso che sono considerazioni generali che però abbiamo un po' colto. Più attitudine nel cambiamento queste nuove generazioni non solo spostarsi verso l'estero magari anche a spostarsi dentro contenitori anche fuori dai contenitori delle professioni tradizionali. Volevo tornare a Francesco Greco perché abbiamo parlato di lavoro dipendente allora non si può dire perché quello dell'avvocato è una professione nobilissima speriamo breve anche costituzionale non può essere un lavoro dipendente ma nelle grandi realtà di fatto ci sono anche molti giovani che svogono un lavoro non esecutivo dal punto di vista intellettuale ma forse standardizzato dal punto di vista retributivo. Questo è un tema sul quale ci stiamo riflettendo, sul quale gli ultimi congressi hanno avuto una riflessione che si è conclusa con l'approvazione di alcune emozioni quello dell'avvocato monocomittente ovvero sia dell'avvocato che svolge la propria attività professionale esclusivamente a favore di un altro avvocato. In realtà i dati che cassa Forenze ci da che sono dati certi perché provengono dal reddito che viene dichiarato a cassa Forenze noi sappiamo che dal 2012 tutti gli iscritti all'albo sono automaticamente obbligatoriamente iscritti a cassa Forenze quindi i flussi di provenienza dei redditi dei avvocati danno uno spaccato di quella che è la condizione. Questi avvocati che si trovano in condizione di cosiddetta monocomittenza ovvero sia che svolgono la professione soltanto per conto di un altro avvocato sono una fascia del 5% dei 240 mila circa oggi 236 mila avvocati ma di questo 5% il 3% si riferisce ad avvocati che svolgono la loro attività nei grandi studi legali del nord che hanno che percepiscono un reddito superiore alla fascia media degli avvocati quindi in realtà per questi colleghi non si tratta di una scelta obbligata ma di una scelta volontaria quella di entrare a far parte delle grandi law firm dove si percepisce immediatamente un compenso dove viene meno quel principio di indipendenza e autonomia ma a fronte di una scelta voluta. Sono tecnicamente le partite IVA anche a questo? È soltanto il 2% degli avvocati che si trova a dovere scegliere di lavorare in regime di monocomittenza perché non ha altri sbocchi occupazioni quindi è una una percentuale non elevatissima perché il 2% di 230 mila avvocati è un numero considerevole ma non è ancora talmente importante da prendere in considerazione questo fatto ma volevo aggiungere a quanto diceva la collega una considerazione perché quella fascia di reddito medio che oggi è di 44 mila euro bisogna vedere come è composta perché i avvocati raggiungono nella fascia nagratica che va da 40 a 44 anni il reddito medio globale degli avvocati ma gli avvocati uomini le avvocate le colleghe donne durante tutta la loro carriera professionale dati cassa quindi esaminando il modello 5 che è la dichiarazione che viene fatta annualmente le colleghe donne nella media non raggiungono mai mai fino alla quando esaudiscono l'attività professionale non raggiungono mai la fascia media e questo è un dato significativo questo è anche su base regionale c'è questa oscillazione l'avete disaggregato su base regionale diventa ancora su base territoriale diventa ancora ancora più grave perché ci sono parti del paese dove le donne avvocate percepiscono un reddito medio inferiore alla fascia per l'ammissione al patrocino dello stato cioè nel nostro paese chi non percepi non ha un reddito che supera i circa 12.000 euro all'anno ha diritto se deve adire l'autorità giudiziaria ad avere il patrocino gratuito cioè lo stato paga il compenso per l'avvocato ci sono zone del nostro territorio nazionale in cui le donne durante tutta la loro carriera professionale hanno un reddito che non supera la fascia di accesso quindi la quella che è considerata la fascia di puertà e questo deve farci considerare la causa secondo me ovviamente è la saturazione del mercato perché noi in passato nelle professioni giuridiche la pressione di avvocato di notaio di magistrato ma anche quella di commercialista veniva considerata era ambita veniva considerata un po' un ascensore sociale il ceto medio ma anche diciamo la chi era apparteneva alla fascia degli operai per esempio si augurava che i figli facessero svolgere la pressione di avvocato notaio magistrato commercialista e ambivano per poter usufruire di questo ascensore sociale questo ha provocato oggi una saturazione del mercato noi avvocati e di questo me ne faccio un po merito perché noi negli anni 90 quando non c'erano altri sbocchi occupazionali le professioni intellettuali hanno accolto tantissimi giovani che in caso contrario sarebbero rimasti dei disoccupati non avrebbero avuto alcuna attività da svolgere noi invece abbiamo aperto i nostri albi a questi giovani dando loro un futuro dando una professione dando la possibilità di affermarsi farsi una famiglia avere una propria attività e oggi abbiamo che i nostri albi sono si sono totalmente saturati altre professioni che in passato erano meno affascinanti oggi si trovano invece in condizione diversa e non hanno questa grandissima penalizzazione che vede tasti di cancellazione dall'albo degli avvocati elevatissimi per andare a svolgere la pressione di appunto nell'ufficio del processo o nei concorsi come cancelliere abbiamo una elevatissima percentuale di soggetti che partecipiano a questi bandi e che provengono dagli albi professionali dei avvocati quindi avvocati che lasciano la toga di avvocato per andare a fare il cancelliero andrà a fare l'ufficio diciamo bando per partecipare all'ufficio del processo che è un'attività che non è un'attività affina a quella di avvocato è sempre nell'area giuridica ma ma è molto diverso. Su questo vedo che Gaia Martininghi ha qualcosa da dire. Si le donne dal rapporto castaforenze sono anche le protagoniste della cancellazione dall'albo e questo nella fascia diciamo giovanile media. Riproduttiva possiamo dirlo. Esatto infatti è esplicitato che presumibilmente questo dato è legato alla necessità di assolvere a compiti di accudimento familiare. L'80% dei giovani dei coloro che si cancellano l'anno scorso sono cancellati 8.000 8.500 avvocati dall'albo l'80% l'82% di questi colleghi che si sono cancellati è composta da giovani che nei primi dieci anni di professione e di questo 80% il 63% sono donne quindi una percentuale altissima si scrivono agli albi professionale dei avvocati più donne e si cancellano di più ma se ne cancellano pure di più. Volemo sentire deluca su questo problema comune. Anche noi abbiamo qualche migliaio di colleghi anche in fascia giovanile che svolgono l'attività in modo dipendente però io penso che noi dobbiamo guardare avanti e guardare a quello che sarà l'impatto dell'intelligenza artificiale sui nostri studi e noi sconsigliamo i colleghi di avviare attività dipendenti per il semplice motivo che nel momento in cui ci sarà una invasiva come dire partecipazione dell'intelligenza artificiale a quelle che sono le attività ripetitive vincerà chi fa consulenza vincerà chi svolgerà in maniera autonoma io sfido qualunque imprenditore a affidare con l'intuito persone la gestione delle proprie vicende a un'intelligenza artificiale però nel caso dei lavoratori dipendenti di cui io capisco perfettamente le motivazioni perché vivo questo mondo e vivo il mondo del lavoro in maniera pieno c'è un rischio in più c'è il rischio di non poter far valere l'autonomia la creatività il pensiero culturale allora in questo momento c'è una ricerca affannosa di figure che vengono fuori dai percorsi stem io non credo a un futuro che sia fatto soltanto di tecnici e tecnologia siamo in chiaro sarà perché un percorso totalmente umanistico e giuridico ma questo però percorso e questo futuro che sarà certamente come dire condizionato all'intelligenza artificiale ma continuare a essere dominato dall'uomo ma dall'uomo, scusatemi dalla persona se no poi si scatenano sessismi vari no dalla persona dal professionista che sarà in condizione di diversificare migliorare la propria capacità di fare il professionista ma chiaramente in modo autonomo allora noi con la nostra casta di previdenza cerchiamo di investire sui giovani cerchiamo di dargli sostegno noi abbiamo dato un plauso clamoroso all'ultimo decreto coesione in cui per c'è questa attenzione particolare per l'autimpiego per i giovani professionisti cosa che in passato io non ricordo si parlava sempre di imprenditori di imprese e danno stella conosce perfettamente anche la posizione europea su questo su questo tema perché perché è un invito è un segnale è una possibilità opportunità che si dà a giovani professionisti noi guardiamo a quelli ordinistici chiaramente ma si parla degli autonomi in generale parliamo dei nostri a svolgere attività in maniera autonoma cioè a investire su se stessi al netto che comprendo perfettamente perché riconosco anche le necessità di poi crearsi un un reddito immediato ma non è la strada che porta al futuro perché se tutti facessimo questa scelta vorrei capire dipendenti di chi del dell'algoritmo avviene da l'algoritmo pure di non è esattamente il modello cui noi abbiamo abbiamo le idee chiare su questo grazie di luca perché ha messo ha portato dentro il tema dell'ultra modernità in questo dibattito ed è quello che si sta affrontando in ogni sede anche qui a trento abbiamo sentito ripetere molte volte un futuro in cui l'attività del resto abbiamo già vissuto negli anni 70 le macchine le facciamo di operai a mira fiori e c'era chi girava e c'era famoso charlie chaplin che girava la manovella davanti alla catena di montaggio l'automotive negli anni 80 ha cominciato a mettere i computer oggi nessuno farebbe fare più all'operaio l'attività che faceva che fare il robot scurchiero scusa il robot quindi noi in realtà stiamo affrontando un nuovo step tecnologico importantissimo ma attenzione che di non perdere ogni volta il senso di profondità della storia e delle cose che abbiamo già vissuto e che abbiamo affrontato senza esserne terrorizzati anche negli anni 70 e 80 mi ricordo i sindacati ero ragazzino ovviamente ma ricordo con i sindacati come erano contrari all'introduzione del robot che è il ludismo con un secolo di ritardo il futuro non si ferma ma l'attività dell'umano trovano ecolocazioni però il tema è molto particolare per i commercialisti e torna a Raffaele Ferrai perché l'ha già detto nel precedente intervento commercialista negli ultimi anni a differenza di una professione che ha trovato degli spazi nuovi è stato e lo dico ripetendo quello che sostengono i clienti di categoria non io è stato confinato a una sorta di intelligenza naturale a ripetitiva esecutiva al servizio dell'amministrazione finanziaria no perché inserire data entering inserimento dati fai tutto e lo diceva prima per contro l'amministrazione che non ti paga per questo al limite ti rincorre se sbagli quindi il passaggio qua è davvero molto critico non solo per regioni generazioni dipendenti ma per gli stessi professionisti già operanti no questo cercare di uscire dalla catena di montaggio prima che sia troppo tardi certo io credo che io ricordo i dibattiti su questo tema sull'epoca non si parlava neanche di intelligenza artificiale ma comunque di sostituzione progressiva dell'operatore nell'ambito degli studi professionali si parlava ante covid 2018 2019 e io ricordo del fatto che in quel momento lì che sembra un secolo fa ma sono pochi anni la grossissima preoccupazione era quella della sostituzione dell'uomo con l'automazione e della disoccupazione degli studi professionali siamo a 5 6 anni di distanza il contesto è completamente cambiato oggi il problema degli studi è il non trovare dipendenti quindi il problema non è come diavolo faccio a occupare il mio dipendente se ma anzi c'è una grandissima spinta ad accogliere negli studi l'intelligenza artificiale o comunque l'automazione per riuscire da un lato a sopperire a una mancanza di collaboratori che è abbastanza evidente dall'altro lato io credo che sia tutto il sistema che tutto il sistema economico che ha bisogno di liberarsi della focalizzazione sul data entry la categoria ma il mondo dell'impresa nel suo complesso il mondo della clientela del commercialista che ha bisogno di questo credo sia siamo davanti a un passaggio epocale ciascuno studio in qualche modo ha bisogno di liberare risorse intellettuali da occupare su quel che è più cruciale che vuol dire assistenza alle imprese nella crescita perché le imprese hanno bisogno di crescere noi siamo focalizzati da sempre sul tema del piccole bello esiste anche il piccole bello oggi il contesto è talmente complesso che la complessità richiede di essere gestita a un livello dimensionale un pochino differente rispetto al passato abbiamo davanti una sfida colossale che rappresentata dalla sostenibilità al di là dell'etichetta sostenibilità si traduce nella esigenza di fare programmazione economico-finanziaria programmazione di investimento e fare programmazione richiede risorse intellettuali per farla come diceva il presidente de luca voglio capire chi le deve fare certe cose il commercialista io credo che abbia dalla sua un qualcosa di estremamente diciamo ha una risorsa che è quella della sua formazione universitaria che era una formazione sicuramente di matrice aziendalista fino a qualche anno fa io credo anche che abbiamo cercato di restringere troppo il campo della formazione anche universitaria volta alle libere professioni concentrandola sulla professione quale era fino a ieri o quale è forse tuttora adesso la dobbiamo diciamo sparare verso un universo un po più vasto a proposito di piccolo e bello sembra centrare poco ma ieri in un convegno al palazzo della regione e risero scoperto che in val di fiamme a ziana dove paraltro passato tanti anni della mia infanzia c'è un'azienda leader mondiale della calzatura era calzature tecniche che ha 600 dipendenti quindi in un posto incantevole e sperduto della val di fiamme lo dice uno che in quel paese passato almeno 10 estati da bambino c'è oggi una realtà industriale di livello internazionale e che fa recruiting cioè non è neanche la sola e io scoperto quella valle lì è caratterizzata appunto dal fatto di avere tantissimo turismo ma ma ci sono svariate industrie di dimensione assolutamente e di frontiera e tra l'altro uno dei dibattiti di ieri non lo ripetiamo oggi e i giovani sono molto più attratti dal turismo che più più frì che più divertente più frizzante piuttosto che da lavoro di ricerca e anche di voglio dire esecutivo dentro la fabbrica però non è che di solo turismo perché poi il turismo soffra anche di flusse queste cose qua mi va bene ricordare. Se posso una chiosa all'università di Trento nei luoghi turistici in particolare in Val di Fassa ha strutturato dei percorsi di Laura Trennale in economia che vengono in parte svolti sul territorio con l'obiettivo di catturare i ragazzi che all'origine partono con l'idea che il turismo è bello eccetera ma poi il rischio è che si perdono. Volevo tornare a Gaetano Stella con una domanda che mi veniva in mente sulle riflessioni di De Luca e quelle che poi sono seguite. È vero attività esecutive ma ci sono alcune professioni dentro l'universo con professioni di cui ho parlato poco fa con una statistica molto poco rassicurante per esempio le professioni sanitarie non verranno sostituite dall'intelligenza artificiale o meglio sarà probabilmente quelle meno toccate. Però sicuramente utilizzeranno gli strumenti dell'intelligenza artificiale anche nella sanità perché ormai questi tutti quanti device, tutti quanti telemedicine per esempio il fascicolo elettronico sanitario. Lei vede un infermiero elettronico? No, però voglio dire sono strumenti questi che sono entrati a pieno titolo dentro delle professioni sanitarie. Purtroppo abbiamo trovato dei professionisti visto che c'era anche una zianità dei medici per esempio di medicina generale che hanno fatto fatica adattarsi ai nuovi modelli della digitalizzazione nell'ambito di studi professionari. Hanno anticipato e sono andati in pensione prima del tempo tanto che hanno creato dei grossi problemi per cui bisogna pensare sempre anche quando c'è l'introduzione di tutta questa digitalizzazione o intelligenza artificiale anche alle popolazioni meno giovani che hanno delle grandi difficoltà. Parlo di cittadini, parlo anche di professionisti che non tutti hanno saputo adattarsi a questi nuovi modelli che influiscono in modo preponderante. È chiaro che poi adesso l'intelligenza artificiale ha previsto tutta una serie di interventi, la commissione europea, adesso c'è il decreto legislativo anche in Italia nel quale si cerca di porre a rimedio ai rischi di una intelligenza artificiale che funziona con gli algoritmi e quindi sul modo della sanità chiaramente prevarà sempre il capitale umano. Certo ci sarà l'invasione come in altre categorie dell'intelligenza, dell'utilizzo dell'intelligenza che comunque è uno strumento che potrebbe essere molto utile per gli studi professionari. Però se posso dire due parole anche su altri temi. Io direi che innanzitutto ci sono un problema. Il tema di oggi è carenza di giovani. Come facciamo a trarre questi giovani benissimo gli interventi che ha fatto il DL e Coesione? Perché mi pare che finalmente c'è stato un intervento preciso per favorire l'inserimento nel mercato del lavoro che diceva prima l'avvocato greco dei giovani professionisti. Perché questa è la differenza. Prima questi interventi hanno sempre fatti a favore dei lavoratori dipendenti di chi assumeva dipendenti inferiore alla certa età. Oggi finalmente il self employed è anche il libero professionista che alla partita IVA è scritto un albo professionale e non solo e che quindi inizia un'attività professionale per la quale ha bisogno di essere aiutato e incentivato per iniziare un'attività professionale. Questo è un qualche cosa, un percorso iniziale importante. Però secondo me è importante ripartire che parlavo un attivo fa, delle riforma dei percorsi informativi. Cioè i classici percorsi informativi universitari erano preordinati alle carriere professionali. Oggi formano competenze poco aperte nelle dinamiche del mercato e sicuramente poco trasversali. Questo mi riferisco avvocati, commercialisti, a tre categorie. Quindi bisogna cambiare e rendere attrattivi già durante l'università il fatto di poter poi svolgere una libera professione. Cioè rendere attrattiva l'università. Per esempio l'intelligenza tipicale applicata negli studi, non so, nello studio della Laurel e Jesse, potrebbe mettere l'intelligenza tipicale per la parte, o no, per esempio. E lo stesso vale per i software nell'ambito delle professioni economiche. Quindi questo potrebbe essere un incentivo a viare. Anche perché purtroppo, tornando che dicevamo prima, che purtroppo tanti giovani vanno all'estra a lavorare. Certamente se hanno come modello tutti questi giovani avvocati, commercialisti o altri, che non tutti sono come l'avvocato, che hanno il coraggio di mettersi in proprio, vedono che qui la possibilità di iniziare un' attività subito ci vuole dieci anni prima di poter iniziare, allora preferiscono cambiare strade, andare all'estro. Ed è un peccato perché evidentemente la fuga di questi cervelli continua inesorabile e cresce sempre di più. Se posso intervenire su questo tema, la ricerca e l'intervento che si fa parte proprio dall'università. Perché per esempio la facoltà giuridica in tutta Italia stanno subendo una riduzione del numero delle iscrizioni paurosa. L'università dove io ho studiato, l'università di Palermo, ricordo quando io ero una matricola, giovane matricola, aveva circa 2.000 nuove iscrizioni ogni anno. Mi ha detto quest'anno il preside della facoltà, che ci sono gli iscritti alla facoltà di legge dell'università di Palermo, sono stati 400. Quindi è una riduzione veramente preoccupante. Quindi il calo, la riduzione delle vocazioni per le professioni intellettuali, per le professioni giuridiche, nasce proprio dall'università. E il motivo è che in questi anni le facoltà giuridiche di tutta Italia sono rimaste quelle che erano esattamente a 40 anni fa. Io ho una figlia che si è laureata in legge tre anni fa e il programma di studi di mia figlia era esattamente uguale a quello che ho fatto io negli anni 80. Esattamente identico. L'unica differenza era data dal fatto che allora il corso di laurea era di 4 anni, adesso è di 5 anni, ma soltanto perché hanno sdoppiato alcune materie che prima si studiavano in un anno, adesso le hanno sdoppiate in materie biennale. A differenza di altre professioni, le professioni tecniche hanno avuto uno sviluppo e una crescita dei corsi di studi, delle materie veramente considerevoli. Io ho due figlie, una laureata in legge e l'altra ingegnere e mia figlia ingegnere dopo tre mesi dalla laurea ha ricevuto immediatamente la parte di società di ingegneria richieste di andare a lavorare presto questa società di ingegneria, perché oggi per esempio gli ingegneri hanno una gamma di possibilità date i percorsi specialistici di un ingegnere veramente enorme. Lo stesso riguarda altre discipline, quindi bisogna intervenire immediatamente sull'università introducendo le lingue straniere. Oggi un giovane che si laurea in giurisprudenza o in legge non ha alcuna competenza delle lingue straniere se non perché per propria iniziativa, per proprio cultura le ha studiate, non ha alcuna conoscenza delle discipline tecniche, dell'informatica, delle tecnologie. Sono due binari paralleli che raramente si incrociano perché noi abbiamo da un lato il mondo del lavoro dall'altro abbiamo il mondo della formazione. Il mondo della formazione in larga parte non fa laureare o anche da un punto di vista già con gli ITS è diverso perché trovano subito posto, ma sono pochi. Il mondo dell'academico particolarmente fa iscrivere già dei potenziali disoccupati. Noi abbiamo in un camere un milione e secento mila posti di lavoro disponibili nei prossimi mesi. Oggi in Italia il problema non è che manchi il lavoro, oggi mancano i lavoratori adatti a quel lavoro perché se noi trovassimo un milione e secentomila fra i disoccupati, capaci da un punto di vista personale di qualificazione di occupare quel milione e secento posti di lavoro, noi avremmo già risolto una buona parte del problema dei IT che sono circa due milioni. Invece il problema è che noi oggi se un ragazzo mi dice mi iscrivo a scienze della comunicazione io so che dopo il periodo di lavoro mi riporta il curriculum senza che lui possa lavorare. Perché deve essere modernizzato, ha reso più vicino al mondo del lavoro, il mondo accademico e triplicato il numero degli ITS. È interessante questa valutazione sul poter riempire la domanda di lavoro con i NIT. Ieri, sempre nell'ambito di quel convegno con l'ISTAT, a fronte di due milioni e mezzo di gente di persona uscita al mondo del lavoro per pensionamento, abbandono, c'è stato un riempimento di due milioni di unità. Sapete il taglio anagrafico di questo riempimento dai 45 e 55 anni. Quindi addirittura si è avuto il potere questo travarso di muovere verso l'occupazione gente che prima diciamo era meno interessata. Tendenzialmente sono qualificate per occupare quei posti. È impressionante che non si trovi tre giovani. Lasciamo parlare una giovane. Il dato relativo alla formazione è sicuramente complesso. A Giurisprudenza c'è tantissimo da fare. Più che per l'offerta formativa, che dalla mia piccola esperienza io mi sono laureata nel 2014, erano da poco iniziati alla statale di Milano i primi corsi in inglese di materie giuridiche transnazionali, etc. Il tema di Giurisprudenza probabilmente è legato alla scrittura banalmente. Oggi il processo è pressoché completamente diventato scritto, quello civile per lo meno, e si arriva a iniziare a scrivere dopo troppi anni che si è intrapreso questo percorso. Però ci si riporta ancora al rapporto di cassaforense che registra le ragioni per cui gli avvocati senior ritengono che ci sia questo divario reddituale fra i giovani e i senior. I senior ritengono, per queste ragioni che abbiamo raccolto anche qui oggi, che il percorso universitario non sia adeguato ma che in generale i giovani non siano adeguatamente formati. Io su questo però mi verrebbe da dissentire perché dalla mia generazione in poi c'è stato il dramma dei giovani troppo istruiti che poi non si collocavano nel mercato di lavoro perché con curriculum spropositati per cercare figure junior, oppure sempre relativamente al percorso di Giurisprudenza, col passare degli anni è sempre più un percorso ad ostacoli, si sono inserite, la scuola Forense è diventata obbligatoria, c'è una formazione continua, peraltro formazione continua che è basilare per la nostra formazione, per la nostra professione e che però vede la possibilità l'esonero dall'obbligo formativo dopo vent'anni di iscrizione all'albo e a partire dal sessantesimo anno di età. Questo significa non esonerare persone anziane dall'obbligo formativo, significa esonerare professionisti che sono al culmine della loro carriera e della professionalità. Io volevo intervenire su questo anche perché nella mia famiglia sono talmente expat, ormai a partire dal mio fratello minore, figli, nipoti, cugini e quindi ha un taglio che comincia a essere, è vero, non siamo la misura del mondo, ma comincia a avere un po' di esperienza trasversale e poi anche professionale sul tema. Il problema della nostra università, attenzione, formano benissimo perché io ho tanti expati in famiglia e amici e di figli eccetera che sono espatriati e la formazione universitaria che sia giurisprudenza, che sia economista, che sia soprattutto da ingegnere e da medico, è considerata all'estero con una modalità e con un valore che noi neanche minimamente pensiamo. Quale limite vero dei nostri espatriati che vanno all'estero e che guarda caso subito innescono delle carriere prodigiose? Non sono tutti i fenomeni ma sono tutti stati preparati in modo eccellente dall'università. Manca proprio l'anello di collegamento con l'attività, cosa che è difficile cominciare a fare in Italia, mentre all'estero arriva un medico che qua non riesce neanche a fare la specializzazione, mia moglie ha un podcast di centinaia di medici espatriati che fa lo giornalista, anche lei, e tutti raccontano la stessa storia. Arrivi, ti mettono in sala operatoria o ti mettono in posizioni esecutive di responsabilità e scoprono di avere un talento. In Italia non lo avrebbero mai scoperto fino a 57 anni quando arrivava al turno di primaria. Riescono magari a sostenersi economicamente all'estero. Vivono bene, guadagnano bene. Non credo sia solo un tema di dato economico, è un tema io credo anche di dimensioni aziendali. L'introduzione di un giovane neolauriato nell'ambito di una multinazionale strutturata avviene secondo percorsi strutturati oltre che retribuiti, ma la strutturazione del percorso è quella che è idonea a consentire a un ragazzo appena uscito dall'università di formarsi le competenze in un ambiente sostanzialmente protetto. Ieri in un altro panel si parlava di academy, è una strada che stanno percorrendo anche parte delle aziende italiane. Il problema del disallineamento tra la formazione universitaria e le necessità delle aziende è rappresentato dal fatto che la piccola azienda e per noi anche la pubblica amministrazione, non parliamo di una problematica ad amplissimo spettro, ma se guardiamo solo all'azienda, il problema è che la singola azienda non ha la possibilità di investire sul ragazzo per portare le sue competenze al livello in cui considera siano indispensabili per attribuire funzioni di un certo tipo. Il tempo non solo è tirato ma è volato perché siamo già in extra time, credo che siamo riusciti senza rete perché non avevamo domande precotte, ne pensieri preconfezionati, però mi sembra che ci siamo confrontati, abbiamo delle conclusioni, tiriamo delle conclusioni sostanzialmente comuni, c'è molto da fare in questo Paese, non bisogna buttare via l'acqua sporca, sì, ma i bambini no, perché già non nascono, se voi buttiamo via anche i bambini siamo finiti. Io ringrazio davvero tutti i relatori, Gaetano Stella, Gaia Martinenghi, Rosaria Di Luca, Raffaella Ferrai e Francesco Greco e ringrazio anche il pubblico che è stato molto molto attento alle nostre elucuburazioni e l'appuntamento sarà per l'anno prossimo ovviamente, grazie a tutti.
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