Le Libere Professioni nella Tempesta Perfetta
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Le Libere Professioni nella Tempesta Perfetta
Questa discussione esplora le difficoltà delle libere professioni in Italia. Gaetano Stella (Confprofessioni) evidenzia la diminuzione delle iscrizioni alle casse previdenziali e la mancanza di tutele per i professionisti, soprattutto per le donne. Alberto Olivetti (Adepp) sottolinea l'impatto dell'intelligenza artificiale e la necessità di regolamentazione per evitare che i professionisti diventino meri esecutori. Barbara Lorenzi (Confprofessioni Trentino) evidenzia l'importanza della formazione per un uso responsabile dell'IA, sottolineando il ruolo di Confprofessioni nel tutelare i professionisti.
La cassa previdenziaria di medici e dentisti Alberto Olivetti. Voglio vedere subito se il Presidente Olivetti è collegato. Presidente, buon pomeriggio. Buon pomeriggio. Eccoci, perfetto. Allora, io comincierei dal Presidente Stella, perché questo oggi abbiamo citato, insomma, affrontiamo un po' quelli che possono essere degli elementi di difficoltà per le libere professioni. Ogni volta che mi capita di parlare con alcuni dei presenti, ci sono una serie di problemi che hanno a che fare, ad esempio, con le vocazioni sempre più ridotte, ci sono iscrizioni agli consigli nazionali delle varie categorie, alle casse di previdenza, insomma, che vanno contraendosi a fronte di un mercato molto competitivo nel quale la preparazione e la formazione dev'essere sempre particolarmente adeguata. Questa tempesta perfetta, secondo te, come si può affrontare al meglio, come le libere professioni per cavalcare queste attuali difficoltà? Buongiorno a tutti. Sicuramente è un periodo particolarmente delicato e difficile. Quei dati che tu adesso citavi di questa difficoltà che impatta sui libri professionisti, è ormai da qualche anno, dopo Covid, che registriamo innanzitutto un calo del numero dei professionisti. Queste dati vengono disunti da dati del nostro osservatorio e li avevamo presentati anche qualche anno fa. Siamo quasi spaventati quando abbiamo visto che soltanto il 25% dei laureati volevano intraprendere un'attività libero professionale. Questi dati, poi, nell'anno del 2022, quelli che abbiamo ultimo dato dell'osservatorio, addirittura siamo scisi al 18%. Quindi quando tu parli che sia un calo vocazionale non abbiamo saputo stimolare. È vero che c'è una circostanza che bisogna tenere presente, che l'Italia è il paese, oggi siamo il secondo numero, il secondo paese in Europa che ha il maggior numero di professionisti. Noi abbiamo 48 per mille abitanti. Soltanto l'Olanda, che è peraltro un paese più piccolo, che ne ha 50. Quindi diciamo che ne avevamo arrivati negli ultimi 10, 20 anni, in ultimi ci è stata una crescita esponenziale del numero di professionisti, soprattutto in categorie dottori commercialisti, ne sappiamo qualcosa, e anche di avvocati. Avevamo raggiunto un numero esagerato, bisogna dire la verità. Quindi, a un certo momento, con tutti questi professionisti che volevano intraprendere giustamente un'attività libero professionale, perché questo poteva consentire loro di esercitare liberamente con delle prospettive erredituali adeguate, almeno questo erano i dati che risultavano, poi è intervenuta purtroppo la crisi anche a causa del Covid, che ha cambiato un po' questo orientamento. Cioè il libro professionista ha visto che praticamente non è più quella panacea il fatto di esercitare un'attività libero professionale. Poi ci sono stati anche i problemi, me lo dirà anche il fatto dei medici, che c'è stata una contrazione notevole di medici, lì le ragioni sono magari un po' diverse perché c'è un problema che la digitalizzazione è entrata prepotentemente nell'ambito della sanità, i medici non erano attrezzati sufficientemente per poter adeguarsi ai nuovi strumenti che le ASL e il ministero hanno imposto loro da cominciare della fatturazione che riguarda di dotarsi tutta una serie di strumentazioni digitali e li hanno avuto difficoltà e tanti sono andati in prepensionamento o hanno pensato di abbandonare la sanità pubblica per rivolgersi su una sanità privata e questo è un dato di fatto che è sempre di più emesso negli ultimi tempi. Però voglio dire, questo fatto che purtroppo da noi è un problema vecchio le la direi che ci sono la concomitanza di problemi. Un primo problema riguarda il fatto che i giovani finiscono con laurearsi tardi rispetto agli altri paesi e quindi poi devono fare un'attività di praticantato oppure un'attività per cominciare un'attività professionale quindi cominciano poi a guadagnare in una certa maniera passati i 30 anni molto dopo i 30 anni, quindi questo significa condizionare completamente la loro vita personale, per cui si sposeranno tardi se si sposeranno o comunque che andranno a vivere in qualche maniera da soli perché c'è anche il problema che ancora tanti vivono in famiglia andranno a vivere da soli e potranno farsi poi una famiglia e tutto il resto in tempi molto più avanti, quindi preferiscono optare per un lavoro dipendente che quanto meno gli può consentire subito di affrontare la vita in maniera diversa. Poi c'è il solito problema che noi professionisti non abbiamo le tutele soprattutto questo è un problema che riguarda la popolazione femminile che è aumentata notevolmente perché anche gli avvocati negli ultimi anni sono ammottati notevolmente il numero di avvocati donne rispetto agli uomini. Anche la nostra professione ha cominciato di più le donne e poi nell'ambito della sanità addirittura mi pare che siano più le donne degli uomini nell'ambito della sanità. Quindi figure però che non sono tutelate, non sono tutelate per la maternità, non sono tutelate per i figli, non siamo tutelate per l'assistenza sanitaria, per i gravi venti, cioè tutta la serie di circostanze che non ci tutelano. In più i redditi che purtroppo sono andati calando, questa è la verità. I redditi sono andati calando in un mercato che ormai è inflazionato, ci sono anche molte altre soggetti che operano in questo mercato, dai grandi studi che operano e che vengono a fare attività anche di basso profilo dico io, perché non soltanto prendono in carico soltanto grandi clienti, ma prendono anche clienti di piccola entità, diciamo così. E poi dal basso poi vengono tutta la serie di altre professionalità che evidentemente occupano il mercato professionale, quindi tanta concorrenza e poi misure che, ripeto, i governi non ci hanno mai agevolato molto in tutti i sensi, da ogni punto di vista. Quindi ci sarebbe molto da dire. In ogni caso bisogna cambiare qualcosa all'università, per esempio. All'università bisogna che cominciamo a formare coloro i quali fanno una facoltà che poi potrebbe avere uno sbocco professionale con delle altre materie che siano più interessanti rispetto a quelle che attualmente ci sono, in modo tale da incentivarli a far svolgere un'attività professionale. Quindi per fare il cosiddetto self-employment, no, perché noi ormai possiamo dire chiaramente che un'attività libero professionale è a tutti gli effetti un'attività di occupazione. Però uno è anche un imprenditore. Abbiamo detto che svolge un'attività imprenditorale perché siamo un soggetto economico alla pari della piccola e media impresa. Questo ci viene riconosciuto a livello europeo. E quindi come tale bisogna fare tutta una serie. Però bisogna informare lo studente di quello che vuol dire in prospettiva fare il libero professionista. E oggi manca questo. Quindi bisogna cominciare dall'università a cambiare anche metodologie di insegnamento inserendo materie che oggi non sono previste. Ecco, quello che dice Gaetano Stella è un percorso che viene sviluppato anche da diverse professioni. Insomma, andare direttamente nelle scuole, cercare di far capire all'universale, alle scuole superiore, che cosa significa essere un libero professionista. Anche perché la tematica che Stella affrontava, quella del tardo ingresso nel mercato del lavoro, che poi naturalmente ha anche degli effetti sul nostro assetto demografico, è un elemento che tutti quanti... Sì, abbiamo visto poi da questo il caldo demografico che impatta notevolmente sul mondo professionale, evidentemente, perché riscontriamo che noi siamo il paese in Europa che ha il più basso numero di giovani, cioè fino ai 24 anni poi c'è una percentuale sempre bassa. Cioè, siamo in una fase di recesso demografico, molto pesante, molto difficile. Quindi i due fattori, reccesso demografico da una parte, poca disponibilità esacitana a libero professioni, io credo che purtroppo per alcune professioni, tipo sugli avvocati, li abbiamo visto anche di recente, quando abbiamo presentato il rapporto a Canel, abbiamo visto anche a delta del sottosegretario o viceministro Sisto, che il numero di quelli che avevano fatto l'esame di Stato per fare l'avvocato sono calati notevolmente. Assolutamente sì. Un controtendenza rispetto al passato, che ci sono sempre stati un momento. Penso che calare può andare bene, perché evidentemente abbiamo superato il limite di guardia degli avvocati. Però riscontrarlo così pesantemente non può che suscitare preoccupazione. E anche una grande riflessione. Presidente Olivetti, qualche giorno fa ci sono stati gli Stati Generali dell'ADP a Roma, che sono appunto questa grande assise annuale che l'Associazione organizza per parlare di antiprevidenziali e di quello che è il loro ruolo all'interno del sistema paese. Però, dovendo trovare un elemento di ulteriore attualità, proprio questo oggi l'EMPAM, la cassa previdenziale che Olivetti presiede, ci ha mandato una nota nella quale ha parlato del medico di famiglia, in particolar modo della sua graduale riduzione, proprio in linea con quello che diceva Stella. Quindi ci sente Olivetti? Un po' si sente e un po' interrompe. Quindi non ho capito la parte centrale della sua domanda. Stavo dicendo che questo oggi proprio, sul fronte dell'EMPAM, che ci ha scritto appunto riguardo alla riduzione dei medici di famiglia, questo oggi, proprio questo era un elemento che mi collegava a quello che diceva prima il presidente Stella. Quindi quello che volevo chiedere, dal suo osservatorio, quello di presidente di un'associazione di enti previdenziali che sono quasi andati a sfiorare il milione e 700 mila iscritti, che tipo di tempesta perfetta lei vede? Quali sono le maggiori criticità per i liberi professionisti iscritti alle casse? Grazie. Parlando del presidente di ADEB, quindi nella mia... ...un milione sono lavoratori autonomi puri, regolamentati da ordini professionali, circa mezzo milione fanno anche attività di dipendenza, ormai stanno crescendo la componente dei pensionati che continuano a lavorare. Questo giusto per dare una classificazione. Bene, i problemi sono un problema economico evidente, non entro nel merito perché bisogna parlare delle o. Ecco non è logico, perché siamo professionisti delle competenze, delle conoscenze, c'è una sapienza dei liberi professionisti intellettuali che naturalmente verrà, come posso dire, incrociata dall'impatto con l'intelligenza artificiale. Che è un sofisticato, simulatore dell'intelligenza umana, ma non è intelligenza umana. Ha grandi capacità di processare quantità sterminate di dati in tempi rapidissimi, molto molto... ...autoprendere, però nello suo tempo non ha la coscienza, la creatività e la... ...la liberalità e il libero ormitrio dell'intelligenza umana. Quindi da questo punto di vista ci sarà un impatto... ...che andrà a influenzare sia le pratiche che le politiche, che le etiche, sia in campo del lavoro che nel campo poi della previdenza, che scaturisce, insomma, dalla contribuzione lavorativa. E però il vero campo è quello se si intende l'intelligenza artificiale come un potenziale sostituto, un'alternativa al professionista o invece un amplificatore, un potenziatore delle sue competenze, delle sue capacità. Io credo che la partita si giocherà su questo. Sono convinto che riusciremo a dare una buona risposta. Oggi gli investimenti nel campo dell'intelligenza artificiale riguardano più la componente, come posso dire, di processazione dei dati, quindi agiscono sui testi, sull'interpretazione, sulla sintesi dei documenti, sulla spiegazione, sulla traduzione, molto poco ancora sull'intelligenza che genera nuovi testi. Quindi è in atto una regolamentazione europea, che seguiamo con esterma attenzione per evitare gli abusi dell'intelligenza artificiale. Ci sarà una regolamentazione che avrà un impatto importante. L'uso dell'intelligenza andrà regolamentata sia per chi la d'opera, per evitare i rischi collegati a un uso anomalo delle potenzialità di questa intelligenza. Siamo solo al riconoscimento facciale, all'intervento delle ragazioni di servizi indispensabili, come appunto quello della salute o dell'accesso del cremio. Il rischio di essere scalzato professionalmente da chi amplifica le sue potenzialità grazie all'uso dell'intelligenza. A fine però ci sarà un riequilibrio per il quale i professionisti sappranno adattarsi a questo nuovo cambiamento. Di certo dal punto di vista dei professionisti italiani nasceranno probabilmente nuovi orientamenti professionali, legati a un nuovo modo di dire, un nuovo modo di dire, un nuovo modo di dire, un nuovo modo di dire, un nuovo modo di dire, nasceranno probabilmente nuovi orientamenti professionali legati all'impatto dell'intelligenza artificiale, nuove professioni a sette ordinistici che conosciamo e quindi dovremo riempire anche a ridisegnare un po' le nostre istituzioni e la classificazione. La presentanza è tutela a questi nuovi lavoratori, se pensiamo alla cyber sicurezza, giusto per dare un esempio. Nello stesso tempo è la qualità che fa premio, quindi sicuramente ci sarà esigenza di nuova formazione, nuova formazione per i giovani, ma anche adeguamento delle competenze per chi già è operativo. L'obiettivo sarà di farsi trovare pronti, preparati, quindi di assumere una cultura della trasformazione. Dovrà ragiovarsi di forme di cooperazione, di aggregazione professionale, di associazionismo tra varie competenze per poter dare delle risposte più ampie e amplificate dallo strumento. Di fatto è un nuovo umanesimo. Meglio quelle che sono le problematiche legate alla demografia avversa, cioè l'invecchiamento progressivo della nostra popolazione di professionisti, la sostituzione e rimpiazzo con nuove generazioni di professionisti, però con delle competenze. Per poter affrontare dal punto di vista economico, finanziario, ma credo anche della inclusione, della coesione sociale, questa nuova sfida di cambiamento epocale, perché questo è in sostanza. Grazie, grazie Presidente Olivetti. Da qui le diciamo che purtroppo la linea è andata via in qualche istante, però siamo riusciti comunque a comprendere perfettamente il suo pensiero. Devo dire che mi dà la possibilità di passare la parola a Barbara Lorenzi, la Presidente di Confprofessioni Trentino, partendo da un paio di sue affermazioni, ossia il fatto che, e questo evidentemente è un elemento positivo, è qualcosa con cui guardare con fiducia all'avvenire, l'intelligenza artificiale può essere amplificatore delle competenze, non qualcosa che va a relegare in un angolo libero professionista e lavoratore autonomo. E anche poi l'esigenza, come ha ricordato in una regolamentazione, sappiamo in notizia di pochissimi giorni fa che l'Unione Europea si è dotata della prima legge al mondo sulla intelligenza artificiale, che cerca un po' di dare una risposta a tantissimi nostri dubbi su come può essere normato questo strumento, tutti questi ritrovati tecnologici e innovativi. Barbara Lorenzi, innanzitutto grazie a Padrona di Casa anche quest'anno per averci voluto, che è da Nostella qui al Trento, insomma al Festival dell'Economia, in parte il Presidente Stella ha anticipato alcune cose che volevo domandarti, perché Barbara è un avvocato, Casa Forenze, la casa alla quale sei iscritta, vive questa discesa di iscrizioni graduali, alla quale non corrispondono adeguate iscrizioni, tant'è che soltanto nell'ultimo anno sono state oltre 8000 le cancellazioni. In questo scenario e con riferimento alla tua professione di avvocato, a fa l'altro ci sono degli altri avvocati in sala e degli altri vostri colleghi che voglio salutare, sono molto contenta che siano qui, come è possibile gestire al meglio tutti questi ritrovati tecnologici? Io partirei dall'affermazione del Presidente Olivetti, cioè il cambiamento opocale, perché in realtà quando siamo di fronte a cambiamenti di questo tipo abbiamo due strade, o subiamo, facciamo finta che non esista quello che ci si parla davanti, oppure possiamo cercare di governarlo, cercare di guidarlo, e per guidarlo dobbiamo assolutamente conoscerlo. Quello che personalmente come avvocato e come giurista mi preoccupa dell'intelligenza artificiale, quindi di queste nuove tecnologie, è l'utilizzo dei dati personali che possono essere appunto diffusi, utilizzati in maniera di forme rispetto a quello che sono i principi fondamentali del nostro diritto. Parliamo di privacy, ma parliamo anche di diritto sul posto di lavoro, parliamo di diritto alla propria immagine, a non essere identificati con i nostri dati biometrici, a non essere categorizzati secondo dei dati biometrici che poi vengono utilizzati per fini diversi da quelli per i quali sono estratti, e quindi ci sono dei pericoli, dei rischi che francamente mi preoccupano un po'. Però dobbiamo anche pensare che lo strumento, tecnologia in questo caso, intelligenza artificiale, non è uno strumento di per sé buono o cattivo, dipende dall'uso che se ne fa. Quindi l'uso responsabile di questo strumento può essere effettivamente di grandissimo aiuto sia a noi professionisti, alle imprese, a tutte le persone, ma può essere appunto utile alle persone se viene utilizzato in un certo modo. La normativa attualmente non in vigore ma emanata in realtà c'è, è abbastanza complessa. Abbiamo il Regolamento Europeo, è vero, di marzo di quest'anno, ma abbiamo un disegno di eleggio governativo di aprile che è molto interessante, magari poi due parole le spendo, e poi abbiamo della settimana scorsa l'approvazione della Convenzione internazionale sull'intelligenza artificiale approvata dal Consiglio d'Europa, quindi 46 paesi più 11 osservatori. Questa convenzione è solo in bozza, ma è molto importante perché verrà sottoposta agli Stati per la ratifica e per la sottoscrizione al 5 di settembre. Perché è importante questa convenzione? Perché ti dà delle linee guida, perché dà degli obiettivi. Dice che tutto quello che si fa con l'intelligenza artificiale deve essere finalizzato alla tutela dei diritti umani, in primis la dignità personale, il diritto di autodeterminarsi, quindi di pensare liberamente, ma poi anche la conservazione dello stato di diritto e della democrazia. Quindi abbiamo bisogno di una serie di interventi che tutelino, per esempio, il diritto delle minoranze, la pluralità anche dei media indipendenti e soprattutto di avere una sicurezza informatica che impedisca un abuso dell'utilizzo dei dati personali. Ricordo peraltro che nel 2023 ci sono stati attacchi hacker ai siti governativi, ai siti militari nonché alle imprese, e aumentati del 65% rispetto all'anno precedente. Quindi la sicurezza informatica comincia a diventare veramente un fattore fondamentale per l'utilizzo di queste tecnologie, anche perché noi professionisti, utilizzando questo tipo di tecnologia, inseriamo i dati personali dei nostri clienti. Quindi la sicurezza informatica è sempre stata importante, adesso diventa quasi il primo valore da perseguire. Una cosa però che vorrei evidenziare sull'intelligenza artificiale è questa. L'intelligenza artificiale non sostituisce le persone, non sostituisce i professionisti, non sostituisce il lavoro intellettuale, però non deve neanche essere per noi tutti un espediente per staccare il cervello, metterlo da parte, lasciarlo atrofizzare, tanto c'è l'intelligenza artificiale che fa il lavoro posto mio. E questo è un rischio che ovviamente non dobbiamo correre e la nostra capacità critica, la nostra libertà di pensiero è quello che noi dobbiamo sempre tenere a mente e conservare proprio nell'ambito anche delle tecnologie. Vorrei fare soltanto un passaggio, se ho ancora tempo, sul disegno di legge di cui vi parlavo prima, governativo. Un disegno di legge non è entrato in vigore, peraltro non è entrato in vigore neanche il regolamento europeo, però comunque ci sono solo norme importanti. Il disegno di legge del governo Meloni è importante perché qui si precisa in maniera dettagliata che l'intelligenza artificiale è un supporto al lavoro, al lavoratore, al libero professionista. Non può sostituirsi all'intelligenza umana, come diceva anche prima il Presidente Olivia. Ci sono delle norme particolari perché in tema, per esempio, di sanità il disegno di legge stabilisce che il medico, la professione sanitaria può usufruire dell'intelligenza artificiale per le diagnosi, per le terapie, ma la decisione finale spetta comunque al medico, alla professione medica. Ed è l'unica persona responsabile, anche se si usa l'intelligenza artificiale, comunque la responsabilità è del professionista, come è giusto che sia. La stessa cosa anche per le professioni intellettuali perché abbiamo, Gaetano, un articolo apposta per noi nel disegno di legge in cui si dice esattamente questo, l'intelligenza artificiale è a supporto dell'attività strumentale dei liberi professionisti, ma attenzione che è il libero professionista che deve assumere la decisione, deve consigliare il cliente, quindi essere responsabile di ciò che fa. Viene imposto anche questo in linea con la normativa europea, un preciso obbligo di comunicazione al cliente del fatto che noi professionisti usiamo l'intelligenza artificiale, gli scopi per cui la usiamo, quali sono i limiti, quali sono i vantaggi, ma anche i rischi. Questo è un dovere di trasparenza che è uno dei cardini del sistema europeo per l'utilizzo dell'intelligenza artificiale. Quindi avremo questo ulteriore impegno, che mi sembra etico oltre che obbligatorio dal conto di vista giuridico, che assolutamente è da secondare. Si parla anche di giustizia perché faccio l'avvocato, quindi un po' di deviazione professionale ce l'ho, si parla anche di giustizia in questo disegno e si dice la stessa cosa, dice che l'intelligenza artificiale serve per aiutare i magistrati a fare le ricerche, in giurisprudenza, in diritto a assemblare gli dati, eccetera, ma attenzione che deve essere riservato al magistrato oltre che il provvedimento finale, anche la valutazione delle prove, dei fatti e anche l'interpretazione della legge. Quindi questi settori sono assolutamente esclusi dall'intelligenza artificiale, che viene utilizzata soltanto per una migliore organizzazione degli uffici giudiziari e quindi una ripartizione dei carichi di lavoro e quindi velocizzare l'attività di routine. Viene previsto anche nella pubblica amministrazione lo stesso principio, serve tutto soltanto per efficientare il sistema pubblica amministrazione ma la decisione sull'atto amministrativo spetta al responsabile del provvedimento e del procedimento. Ecco, non mi attardo ulteriormente però sono previsti anche dei reati specifici, sono previsti dei rimedi per impedire e inibire gli abusi dell'utilizzo dell'intelligenza artificiale e quindi la sfida è grande, però io sono particolarmente felice di aver visto che negli ultimi due mesi abbiamo ben tre fonti normative che possono essere di aiuto e che ci confermano che le preoccupazioni che abbiamo tutti noi, giuristi e avvocati, in realtà ce li ha anche i nostri rappresentanti, i nostri legislatori. Grazie, grazie Barbara. Io fra l'altro ve lo dico, gli applausi sono previsti nell'eventualità qualche intervento vi colpisse perché ho visto diverse persone annuire perché effettivamente Gaetano il disegno di legge a cui hai fatto riferimento Barbara che tu hai qui sotto mano cerca comunque di fornire delle risposte importanti Quindi ti voglio fare una doppia domanda in tal senso da un lato in virtù di quello che è lo stato Barbara abbiamo capito qual è il perimetro nel quale l'intelligenza artificiale potrà essere sicuramente particolarmente operativa ma dove invece non potrà entrare in un certo tipo di attività libero professionali. Barbara ha citato l'avvocato, ha citato naturalmente il medico, ha citato il magistrato ma ci saranno sicuramente diverse altre attività professionali. L'altro pezzo di domanda che volevo farti visto che cons professioni siede a diversi tavoli, cons professioni e Alcnell fa parte della cabina di regia del governo sul piano nazionale di riprese resilienza questo tipo di istanze intendete portarli avanti queste istanze di tutela del professionista sulla base di quello che provvedimenti come questo prevedono? Noi per esempio a livello europeo come CEPRIS abbiamo mandato prima ancora che uscisse la direttiva la preoccupazione dei professionisti in merito all'utilizzo così all'abuso dell'intelligenza artificiale. Poi la commissione come abbiamo detto si è adoperata in tal senso io qui ho anche alcuni riferimenti proprio del provvedimento sulla legislazione, la nuova legislazione sull'intelligenza artificiale dove parla molto della dimensione etica cioè il fatto della limitazione degli usi possibili dell'intelligenza artificiale, della trasparenza che ha citato poc'anzi la Barbara Lorenzi, diritti di proprietà intellettuale. Poi c'è ancora e vi dico quali erano gli obiettivi nel test adottato in istituto plenale del Parlamento Europeo del 13 marzo, migliorare il funzionamento del mercato interno, promuovere l'adozione dell'intelligenza artificiale umano centrica e affidabile, questo è molto importante, garantendo un alto livello di protezione della salute, della sicurezza e dei diritti fondamentali. Un po' quello che ha detto un attimo e solo un piccolo riassunto per dire. Poi definisce meglio cosa si intende per l'intelligenza artificiale e quali sono le pratiche proibite che poi aveva già accennato anche il amico Olivetti sulla sorveglianza biometrica, le tecniche subliminali, oltre al vieto dell'intelligenza artificiale per la predizione criminale, raccoltano mirate ad immagini facciali, cioè c'è tutta una serie di disposizioni e soprattutto la categorizzazione biometrica basata sui dati sensibili, cioè tutte tematiche sui quali ha voluto intervenire, ma siamo solo all'inizio se pensiamo bene, perché è già però una predisposizione di un documento che ci, non dicoci, rassicura, ci tranquillizza, perché poi il problema grosso dell'intelligenza artificiale viaggia sugli algoritmi, chi è che determina questi algoritmi? E questo è il problema principale. Poi, guarda caso, viene applicato dai grandi gruppi, grandi multinazionali, l'intelligenza artificiale. Quindi mare si adatta alle piccole e medie imprese, cioè quindi bisogna che ci fosse anche una regolamentazione che prevede non soltanto per i grandi gruppi che hanno più facilità ad adottarli e hanno le contromisure necessarie. Il piccolo, come ho detto nel pane del professionista, ma anche la piccola medie impresa, ha più difficoltà nell'adozione così tucura dell'intelligenza artificiale, perché poi portarà delle forzature che potrebbero portare gravi danni. Tanto che poi dice qua, dice ancora sulle professioni liberali, l'uso crescente dell'intelligenza artificiale nell'esercizio delle professioni liberali solleverà la questione della responsabilità legate ai risultati errati. Cioè se il professionista, perché è vero che è uno strumento, ma utilizza quello strumento e poi fai delle consulenze che sono errate, chi paga le responsabilità di queste azioni? Quindi vedete, siamo solo all'inizio di un percorso, per esempio nel campo della medicina, adesso c'è la telemedicina che viene avanti, c'è il fascicolo elettronico, allora il fascicolo elettronico è sicuramente uno strumento ed è molto utile. La telemedicina però c'è sempre che il referto finale deve essere dato da un medico di medicina generale. Quindi degli anticorpi, giustamente noi ce li stiamo creando, è chiaro che non può sostituire mai l'intelligenza artificiale il capitale umano. Questo è il concetto principale che mi pare sia giusto ribarcare. Soltanto rapidamente, come ti chiedevo, avete intenzione in qualche imminente incontro istituzionale di affrontarli? Noi su questi temi qui, noi qui parlare dell'intelligenza artificiale, parliamo anche di digitalizzazione, parliamo di transizione green e transizione digitale e intelligenza artificiale, non so se sia figlia la transizione digitale dell'intelligenza artificiale o se sia il contrario. Diciamo che sono della stessa famiglia. Diciamo solo parenti. Solo parenti. Solo parenti. No, per spiegare, perché effettivamente noi riscontriamo questo fatto intanto prima di tutto e l'abbiamo anche manifestato recentemente il ministro Fito, col quale aveva avuto un po' di difficoltà per incrociarlo. Perché noi volevamo che i professionisti, il ministro, in qualche maniera coinvolti più direttamente nelle dinamiche di queste due, tre transizioni. Invece sono stati un po' marginalizzati, come sempre, del resto. Non è che questo ci abbia meravigliato. Cioè, in che senso è più coinvolti? Perché, per esempio, oggi uno dei grandi temi è quello della digitizzazione e della pubblica amministrazione. Questo è previsto nel PNRR. Chi è che opera con la pubblica amministrazione? I professionisti di qualsiasi genera, di qualsiasi categoria professionale dialoghiamo con la pubblica amministrazione. Allora, si può fare la domanda e si può fare una digitalizzazione della pubblica amministrazione senza interfacciarsi col mondo professionale. Cioè, questa interoperabilità tra mondo professionale e pubblica amministrazione. Se i sistemi, dei software non si parlano, non dialogano tra di loro, loro si fanno il loro sistema e noi siamo costretti ad adattarci ai sistemi che non hanno funzionato nel passato. Questa, veramente, sarebbe una battaglia persa in partenza, no? Perché agenzie dell'entrate, U.S.L., comuni, per quanto riguarda i progetti, la giustizia, tutti quanti, i lotai con la conservatoria, tutti quanti ci adoperiamo. Quindi bisogna che i sistemi si parlassero. Quindi questo è il primo punto. Il secondo punto, gli investimenti. Qui, per poter, il professionista, se vuole investire in digitalizzazione, ma non quello che spende l'informatica, perché tante volte ancora c'è gente che fa confusione tra informatica e digitalizzazione, big data, tutti questi strumenti che vengono a disposizione, che si possono utilizzare per gestire meglio la proprietà professionale. Non ci sono risorse destinate anche a livello europeo. Noi abbiamo fatto la richiesta che ai professionisti vengono riservate delle risorse sull'innovazione, sulla formazione, sull'autoimprenditorialità, cioè su queste temate e sulla digitalizzazione in generale e quindi anche in Italia, il PNRR o i fondi di coesione, perché sapete che adesso c'è questa distinzione, FITO ha voluto disaggregare, cioè prima portare dentro, ma nel senso che si possa tenere ben distinti, poter utilizzare anche noi delle opportunità per poter investire nelle nostre attività professionali, perché ci vogliono risorse qui. Sennò sono sempre apparnaggio dei grandi gruppi che poi finiranno sempre per distruggere sempre di più i piccoli professionisti. Questo è il ragionamento. Grazie, grazie Chietano. Presidente Olivetti, visto che hanno citato poco fa i miei relatori delle parole a lei estremamente care, cito un'anticorpi, ad esempio, non ho potuto fare almeno di guardarla sorridendo perché ci siamo fatti le anticorpi. Ma lei è un medico e sa che cosa significa avere questa barriera dentro di sé. Il ragionamento che facevano Lorenzi e Stella sulla necessità di una interlocuzione buona con il legislatore, che secondo Barbara, realizzando questo tipo di provvedimento, ha guardato nel cuore dei problemi della libera professione, ha mostrato di conoscerne una serie di problemi. E dall'altro, quello che diceva il presidente Stella, questa esigenza di unire i discorsi pubblico-privato, professionista pubblica-amministrazione. Ecco, lei, da presidente dell'Associazione delle Cassi di Previdenza, come vede questo scenario? Si sta realizzando anche grazie a questa digitalizzazione costante questa unione, questa comunione di intenti fra professionisti e pubblica amministrazione? Ci sono tentativi che vengono portate avanti, ancora non c'è un approccio organico. Bisogna dire che la materia è molto veloce e accelerata, quindi anche tutta la questione della regolamentazione dovrà essere molto dinamica. Di una regolamentazione statica non abbiamo bisogno perché i suoi tempi corrono il rischio di essere più lunghi delle esigenze. Lei conosce bene, sappiamo che la lunghezza dei tempi talvolta ha fatto sì che certi tipi di scelte di regolamentazione governativa non siano state fatte o quando fatte, fatte fuori tempo. Però sono ottimista nel senso che credo che ci sia disponibilità per affrontare insieme i problemi, tenendo presente che appunto i problemi si caratterizzano da una grande accelerazione. Una cosa che volevo sottolineare in riferimento all'intelligenza artificiale è questa. Lei prima mi ha fatto una domanda, io ho capito male perché è un po' intercisa la comunicazione, adesso invece va bene, mi ha chiesto dell'incontro di domani che avremo con il Papa, io oggi non sono potuto essere lì a Trento perché domani mattina alle 6.40 del mattino ci vedremo per l'udienza papà. Nel senso che è giustificato Presidente. Nell'ambito di un progetto che è Thanks Doctor, cioè un ringraziamento che è un'esortazione voluta dal Vaticano per ricostituire, rigenerare la figura del medico di fiducia, del medico di famiglia perché in questo caso la persona o il paziente che ha bisogno, ha bisogno di avere un riferimento fiduciario perché il tempo di cura è fatto anche di relazione e se c'è una buona relazione si riesce a curare meglio. Credo però che questo lo si possa estendere a tutto il rapporto dei libri di professionisti in questo caso col cliente e non col paziente come nel caso dei medici. Perché l'impatto dell'intelligenza artificiale come tutte le cose nuove può portare, se si petrofizza, l'ippotrofia di altre posizioni. Se pensiamo ai muscoli è facile arrivarci. Il rischio è che se ci adagiamo troppo a qualcosa di pre-costituito corri a meno il rischio poi di perdere capacità. Ma perdere capacità non si ridurrebbe soltanto nella logica di ridurre competenze, conoscenze, eccetera, ma anche di un trasferimento di ruolo. Cioè noi corriamo il rischio, oggi abbiamo tutti questa macchinetta qui che di fatto è un hardware nel quale arrivano software spesso sotto licenza che ci permettono poi di utilizzarlo. Ormai è diventato indispensabile. Il rischio è che il professionista diventi hardware, non software, cioè per una delle proprie competenze si abitui a ricevole e quindi diventi uno strumento mentre invece quello che stiamo dicendo noi vorremo un'amplificazione delle nostre competenze e che l'intelligenza artificiale sia strumentale all'amplificazione, al potenziamento della nostra capacità di assistenza. Vuoi medico riguardo il paziente, vuoi professionista riguardo il cliente. Il rischio è che dobbiamo tenere ben presente che si rovesci la situazione e che noi ci troviamo ad essere strumenti trasduttori di competenze che ci arrivano da fuori che dobbiamo riferire in questo caso al soggetto che usufruisce della nostra prestazione. Da questo punto di vista non ci vuole regolamentazione, ma ci vuole un'estrema attenzione e capacità di misurazione delle situazioni per evitare che ci possa essere questo rovesciamento perché altrimenti andremo contro a una pervita da un lato di autorevolezza professionale e quindi di rilevanza sociale. Dall'altro lato, per quello che riguarda soprattutto la componente giovanile, non ci sarebbe quella soddisfazione, quell'appagamento necessario alla motivazione che porta un giovane a cercare una carriera al livello professionale. Non è sicuramente di non essere colui che le competenze le assimila soltanto in questo caso e non potendo le gestire da sé, ma è un qualcosa che di certo un libero professionista deve pensare, un ragionamento da fare. A Barbara Lorenzi volevo chiederla, abbiamo una manciata di minuti quindi farò veramente un giro velocissimo in questo caso. Visto che come presidente di ConfProfessioni Trentino, come Gaetano Stelle è il presidente di ConfProfessioni Nazionale, voi avete dinanzi una platea di professionisti di varie categorie, ci sono gli economico-giuridici, ci sono i sanitari, ci sono i tecnici, vi confrontate con diversi istanti. Prima Gaetano faceva riferimento alla difficoltà per i piccoli studi, tutto questo è un qualcosa secondo te da tenere in considerazione, l'intelligenza artificiale e i vari strumenti digitali così particolarmente raffinati purtroppo non possono entrare all'interno dei contesti ridotti, questo è un altro limite? Certo, infatti dall'osservatorio sull'intelligenza artificiale del Politecnico di Milano hanno dato 760 milioni di euro di investimenti che le imprese hanno fatto sull'intelligenza artificiale e di queste soltanto il 20% sono piccole e medie imprese. E dei piccoli e medie imprese, facciamo parte anche noi, abbiamo investito come professionisti solo 1,5 milione, quindi una cifra veramente risolvia, questo perché sostanzialmente l'intelligenza artificiale va addestrata, quindi richiede un impegno iniziale molto molto importante. Allora solo i grandi studi, solo le grandi realtà hanno la possibilità di impiegare risorse per effettuare questi adestramenti che poi ovviamente una volta avviati agevolano il lavoro e quindi sono soltanto i grandi studi, quelli attratti da queste novità tecnologiche perché hanno grandi flussi di lavoro, gran parte attività rutinarie, quindi quotidiane, repetitive, che possono ovviamente agevolare con sigla di investimento. Quindi sì è vero, abbiamo questa sfida per i piccoli studi, però ricordiamo che abbiamo sempre un sacco di strumenti per diventare più grandi, che sono ovviamente le aggregazioni professionali, le società oltre agli studi associati che da sempre esistono, ma abbiamo anche le reti di impresa, che possiamo fare anche con professionisti, stiamo aspettando questa norma che ci consente di essere parte della rete di impresa, pur non essendo noi iscritti alle camme di commercio, però ecco unendoci potremmo anche sfruttare molto questa opportunità dell'intelligenza artificiale. È vero, piccoli, siamo piccoli, dobbiamo assolutamente cercare il modo di diventare più grandi. Quindi Presidente Stella, l'unità potrebbe essere una chiave insomma per agire al meglio? Sicuramente questo, poi sul cavallo di battaglia delle società di capitale tra professionisti l'avvocato Lorenzi ne ha fatto nel passato. Esattamente, sicuramente le società di capitale tra professionisti, visto che adesso c'è la delegna fiscale che dovrebbe passare anche alla presenza del Consiglio, vediamo, stiamo aspettando che venga fuori quel benedetto provvedimento dove c'è la neutralità fiscale nel passaggio da studio individuale a studio di società di capitale tra professionisti. Quindi speriamo che arrivi presto. Gli studi multidisciplinari sempre quello che è dispensabile, perché gli investimenti sono importanti e io dico ancora che ci siano incentivi alla pari delle piccole e medie imprese estesi anche al mondo professionale, senza alcun dubbio. Ogni volta vi aspetta il provvedimento per capire se ci siamo dentro o se non ci siamo dentro. Quindi se si vuole che il sistema da piccolo cresca e diventi medio o grande, bisogna che ci sia anche la volontà governativa di far crescere il sistema. Assolutamente sì. Presidente Oliveti, la domanda che noi ci facciamo spesso, vedendoci discretamente spesso a Roma nei vari eventi, è in quanto potrebbero fare in più le casse di prevenza se avessero questa benedetta, visto che domani va dal Papa, decurtazione della tassazione sui proventi finanziari. Sappiamo che nella delega fiscale c'è questa previsione. Lo scorso anno il viceministro dell'Economia Maurizio Leo preannunciò che sareste stati equiparati ai fondi pensione. Questo non è ancora successo. Abbiamo veramente una manciata di secondi. Se succedesse anche sul fronte della digitalizzazione, potreste investire di più per aiutare gli iscritti? Questo non vi dubbio. Non vi dubbio che se avessimo la possibilità di non dare quello che abbiamo dato l'ultimo anno, si parla di 650 milioni di euro di fiscalità, se avessimo una riduzione di questa tassa che paghiamo, noi potremmo utilizzarla a scopi di, chiamiamolo welfare professionale, perché abbiamo ben chiaro che non c'è una buona prevenza se non c'è un buon lavoro sottostante, specie con i cambiamenti che andremo ad affrontare. Quindi potremmo sostenere meglio con politiche di welfare sulla tutela del bisogno, ma anche sul rilancio delle opportunità, le categorie. Lo faremmo. Io però sono molto programmatico, finché non vedo, non posso crederci, anche perché la situazione del nostro Paese è questa, ne usciremo. Credo che però l'ultimo quartile dell'anno sarà un quartile di conti, saranno conti che dovremo fare quadrare, quindi ho qualche perplessità di poter vedere questo risultato. Già ma contenterai, come ho sempre detto, che a fronte alla fiscalità, iniqua, e lo devo dire, e lo ridico, che paghiamo, perché non abbiamo diritto ad avere trasferimenti, in realtà venisse prevista la possibilità, in caso di bisogno, qualche trasferimento con una fiscalità di scopo. Ciò è già venuto nella emergenza del Covid, non vorremmo arrivare ad alte situazioni emergenziali di quel genere, ma una certa possibilità di ritorno tramite una fiscalità di scopo, secondo me, potrebbe essere prevista e ci potrebbe, da un certo punto di vista, ristorare e far sì che quelle parole che sono state dette, e dette con tutte le migliori intenzioni, non sono convinto, possono però avere anche un riscontro operativo gratis. Assolutamente, grazie Presidente Olivetti. Vole ricordare che lei, in occasione degli Stati Generali dell'Ade, ha detto che verosimilmente nel 2024 le casse pagheranno ¾ miliardi di tasse complessivamente, me lo conferma, la vedo annuire, 750 milioni che evidentemente, insomma, in parte, potrebbero essere destinati a tutt'altro. Barbara Lorenzi, la pillola conclusiva, visto che appunto annoiva su questa possibilità di questi investimenti, di questa fiscalità di scopo? Sì, sicuramente abbiamo bisogno di avere degli incentivi, perché la nostra buona volontà non è sufficiente. Dobbiamo avere molto più interesse, più attenzione da parte del legislatore e del governo, ma io credo che ConfProfessioni sia già dimostrata abilissima e ricordo l'equiparazione tra professionisti e imprese a livello europeo per accedere ai fondi europei, che è una vittoria di ConfProfessioni e che ricorda che conosco sempre a Gaetano Stella, e quindi dovremmo avere appunto un po' più di attenzione anche sotto il profilo degli incentivi economici, perché sappiamo quanto costano le nuove tecnologie. Grazie, grazie davvero a tutti i nostri ospiti. Ringrazio e saluto il Presidente Alberto Olivetti da Roma. Buona giornata domani in Vaticano. Grazie Gaetano Stella, Presidente nazionale di ConfProfessioni, grazie Barbara Lorenzi, Presidente di ConfCommercio Professioni Trentino. Grazie a tutti i nostri ospiti. Grazie a tutti i nostri ospiti. Grazie a tutti i nostri ospiti. Grazie a tutti i nostri ospiti. Grazie a tutti i nostri ospiti. Grazie a tutti i nostri ospiti. 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