Sport, società e geopolitica: dialogo o esclusioni
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Sport, società e geopolitica: dialogo o esclusioni
Il ruolo dello sport nella società italiana evidenzia l'importanza della sua inclusione nella Costituzione e la necessità di promuoverlo come diritto. Si affrontano le complessità geopolitiche che coinvolgono lo sport, in particolare la partecipazione di atleti russi e bielorussi alle competizioni internazionali. Infine, Abodi illustra i progetti del governo per promuovere lo sport in Italia, focalizzandosi su sostenibilità, parità di genere e l'integrazione tra sport e tecnologia.
Buon pomeriggio, un caro saluto a tutti voi che siete accorsi qui alla sala del Piero. Un saluto particolare va ovviamente alle studentesse e agli studenti che sono qui presenti in sala. Saluto naturalmente anche gli organizzatori e le autorità. Il buon pomeriggio più caloroso ovviamente lo riserviamo al ministro per lo sport e per i giovani Andrea Abodi, benvenuto ministro al Festival dell'Economia. Allora direi che per come siamo abituati il titolo dell'incontro di oggi è molto interessante perché ci aiuta a ricollocare lo sport in due dimensioni che sono molto importanti. La prima è quella dello sport come inclusione sociale, quindi lo sport come costruttore di relazioni. La seconda è invece il ruolo dello sport nelle relazioni internazionali e quindi nella sua capacità di essere anche un soft power, quindi di entrare potentemente anche nelle dinamiche politiche come assistiamo per esempio anche alle Olimpiadi che sono alle porte. Siamo molto abituati invece ad affrontare lo sport sotto il profilo agonistico e in alcune discipline sotto il profilo del business. Ovviamente saremo meno concentrati su questo tema anche se poi ci sono argomenti di attualità che entreranno nella conversazione con il ministro. Ministro, partirei con una domanda di cornice. Nel 2023 lo sport è entrato anche ufficialmente nella Costituzione. Mi pare di poter dire con una estrema semplificazione e una sintesi, lo sport diventa anche sempre di più un diritto. Noi sappiamo che lo sport è anche un terreno spesso di esclusione perché ha un costo, perché nel passato, anche soprattutto nei secoli passati, ha una storia lunghissima, lo sport era appannaggio delle classi agiate, invece da molti decenni si sta cercando di lavorare ad un diverso concetto di sport che sia un concetto molto legato all'emancipazione, molto legato anche alla libera fruizione di tutti. Però è indubbio che nel nostro Paese, come in altri, ci sia una fetta anche di deprivazione sociale che fa molta fatica ad accedere allo sport. Le chiedevo qual è la situazione, in che modo e con quali strumenti questo passaggio costituzionale ci può aiutare a diffondere lo sport, magari a partendo anche da un ragionamento con la scuola che credo che sia uno degli spazi dei territori principi su cui agganciarci. Grazie, direttore. Penso che in 38 minuti dovrei riuscire a rispondere alla domanda. Inizio con i saluti. Non me ne vogliono le autorità, il primo pensiero va sempre a studentesse e studenti. Il ringraziamento di essere qui e di condividere con i rispettivi docenti questo tempo che ci dedichiamo. Poi naturalmente il saluto alle autorità tutte, quelle politiche, quelli militari. Il pensiero va a chi ci ospita, ovvero intanto la città di Trento, la provincia di Trento, che dimostra ogni anno la sua competitività anche in ambito sportivo. Credo che sia motivo di soddisfazione per l'amministrazione poter riscontrare che anche nel 2023, con le ricerche che fa il Sole 24 Ore, sia sulla qualità della vita che sull'indice di sportività, Trento è l'eccellenza, è il frutto dell'azione amministrativa, del gioco di squadra, che non è soltanto istituzionale ma interistituzionale, quindi la collaborazione con il Cone, il CIP, con tutto il tessuto delle associazioni sportive dilettantistiche, le federazioni, le discipline sportive associate, gli enti di promozione sportiva. Un ecosistema che funziona sia negli aspetti materiali che immateriali. Credo che un fattore altrettanto importante di questi indicatori sia registrare il miglioramento della graduatoria, che è pur sempre un fattore oggettivo nella graduatoria della classifica, della qualità della vita, delle comunità. Anche qui indicatori oggettivi, quindi non opinioni, ma fatti, che il Sole 24 Ore mette a disposizione ogni anno. Io sono convinto che per me certamente lo è un fattore guida, perché dimostra poi la capacità non tanto di scalare la graduatoria in una competizione, che ha anche il suo fascino, quanto migliorare la propria condizione, che dovrebbe essere l'ispirazione decisiva della politica in senso lato. Registro nuovamente questo piacere della collaborazione che anche questa mattina ha avuto un suo seguito con l'assessore Agerosa. Cari Francesca, grazie a te, ai tuoi uffici e a tutta la squadra che collabora nelle varie deleghe che ti sono state attribuite, anche nel ruolo di vicepresidente. Un saluto anche al presidente Fugatti. Poi al Cone, al Cipe, come ho detto. Mi scuso per il ritardo, altro tema. Ma io ho capito una cosa in questo anno e mezzo, che il ministro, senza portafoglio per lo sport e i giovani, un portafoglio ce l'ha ricchissimo, che è quello dei problemi. Quindi io devo cercare con la squadra, che lavora insieme a me e io con loro, di tramutare questo portafoglio di problemi in portafoglio di opportunità, andando anche a ricercare le risorse finanziarie. L'importante è avere una visione, e entro un po' anche nella risposta. L'importante è avere una visione, avere una strategia, avere un senso della collaborazione ai vari livelli interistituzionali, perché vede, direttore, da un lato, è vero che lo sport è entrato in Costituzione il 20 settembre grazie al lavoro parlamentare, qualche stimolo l'abbiamo dato, in poco tempo, perché una riforma costituzionale in così pochi mesi è il frutto di un patrimonio che dobbiamo valorizzare, cioè il fatto che sullo sport si possano trovare strategie comuni. Non c'è necessariamente, obbligatoriamente, una divisione tra maggioranza e opposizione. C'è un comune sentire che aiuta a rappresentarci ognuno nel proprio ruolo insieme. Un po' come il CIO ci ha indicato nel motto, come un quarto elemento che si unisce a quelli tradizionali, che è la parola in latino, come tutto il motto del CIO, comuniter, insieme. Io penso che questo sia un fattore di ispirazione che possa servire anche agli studenti e alle studentesse come modello di riferimento che, partendo dalla scuola, poi porti nella vita lavorativa, a qualunque livello, in qualsiasi funzione, il ruolo, quello di mettersi a disposizione di un gioco collettivo ognuno nel proprio ruolo e nel rispetto dei ruoli per raggiungere quello che io mi sono impegnato a fare, giurando anche davanti al Presidente della Repubblica, al Presidente Meloni, l'esclusivo interesse della nazione, ovvero il bene comune. Non è scontato, secondo me va ricordato, va declamato, va praticato. Credo che questo si richiami anche all'articolo 117, che è stato riformato con la riforma del titolo V della Costituzione. Quindi lo sport era già presente prima, ma era una presenza amministrativa, burocratica, ovvero il fatto che le tematiche sportive sono materia concorrente a cavallo tra le responsabilità dello Stato centrale, dello Stato nazionale e del governo delle Regioni, ovvero delle Provincie Autonome, Trento e Bolzano. E qui, questa mattina, abbiamo di nuovo, dopo una riunione che abbiamo fatto con tutti gli assessori di un'altra tematica, che sono le politiche giovanili, consacrato questo senso della collaborazione, mettendoci reciprocamente a disposizione per migliorare. Perché abbiamo margini di miglioramento? Io dico sempre, lo ricordo tanto più con la presenza del presidente del Cone della Provincia di Trento, noi siamo una meravigliosa nazione in termini di successi sportivi, ma siamo sul podio, siamo i terzi paesi al mondo ed è incredibile essere primi in Europa. Vuol dire che abbiamo talenti, vuol dire che il merito va riconosciuto ad atleti e ad atlete, a il nostro capitale allenante, diciamo così, capitale che insegna e che accompagna il percorso agonistico, abbiamo anche degli ottimi dirigenti evidentemente. Però siamo il quarto paese tra i Paesi OX in termini di sedentarietà. Siamo il paese, non è il tema della Provincia di Trento, ma io credo che anche grazie a chi ci ascolta da remoto e che saluto, noi dobbiamo avere anche un orientamento complessivo. Siamo il paese che ha più della metà delle scuole senza palestra, siamo il paese che fa solo due ore di ginnastica o educazione fisica o motoria nelle scuole di ogni ordine grado. Siamo il paese che non sempre apre le palestre quelle che ci sono, le società e le associazioni del territorio dopo l'orario scolastico. Siamo il paese nel quale anche la laurea in scienze motorie si orienta molto di più agli aspetti medico-scientifici che agli aspetti della psicomotricità. E quindi facciamo un concorso dopo trent'anni e solo il 9% dei laureati di scienze motorie ha ottenuto di fatto una gradatoria abilitante per poter insegnare l'educazione fisica. Siamo il paese nel quale le prime tre classi dell'elementario prevedono l'attività motoria affidata alla qualità della quale dobbiamo rendere merito e onore di maestri e maestri e non di personale qualificato. Solo da quest'anno questo avviene alla quarta elementare, solo da due anni a questa parte alla quinta elementare. Siamo il paese che sette anni fa, otto anni fa ha detto che i giochi della gioventù non si fanno più, tanto non si ne accorge nessuno. Io me ne sono accorto invece. E invece ripartiamo, grazie a Sport e Salute, grazie al Cone, grazie al CIP, perché per la prima volta i giochi della gioventù nella nuova versione dal prossimo anno scolastico saranno aperti anche ai piccoli grandi atleti e grandi atlete paralimpici. Insomma l'agenda è significativa. Siamo il paese nel quale i nostri impianti per l'80% non sono efficientati. L'inefficienza energetica produce un danno ambientale, sociale, culturale ed economico che è il triplo del finanziamento pubblico allo sport. E quella sedentarietà della quale ho parlato determina un danno che è dieci volte il finanziamento pubblico allo sport, senza considerare i danni sociali, i danni affettivi, perché evidentemente la sedentarietà poi inevitabilmente porta ad un degrado della condizione fisica. E quindi non si riesce anche ad utilizzare lo sport nella sua natura di farmaco naturale, di difesa immunitaria, individuale e collettiva. Ecco, su questo basiamo la nostra agenda di governo. Non so quante cose riusciremo a fare ma certamente non staremo fermi un minuto sullo stesso punto. Cercheremo anche se lentamente ma con costanzi e continuità cercheremo di muovere la classifica. Quella che il sole 24 ore appunto certifica ogni anno per le 108 provinci italiane sulla sportività e su una grazia a PTS Class e sulla qualità della vita, ma anche noi abbiamo il dovere di muovere la classifica inesorabilmente, con risorse finanziarie che, e non è vero che sono senza portafoglio, di fatto, perché grazie alla riforma di cinque anni fa, promossa dall'allora sottosegretario della presenza del Consiglio Giorgetti, lo sport ha questo straordinario veicolo che è anche molto dignitoso, che rende, restituisce l'autonomia finanziaria allo sport del 32% della fiscalità dell'anno precedente, con un minimo garantito di 410 milioni che lo Stato reinveste rotativamente. Che vuol dire? Che più lo sport cresce, più lo Stato investe. E non è soltanto quella la somma che investe, perché circa 300 milioni vengono ulteriormente messi a disposizione attraverso il nostro Dipartimento per lo Sport, che lo condivide comunque con Sport e Salute, che è la nostra società operativa, per bandi, per migliorare le infrastrutture, occuparci comunque dello sport sociale, perché quella è la nostra missione principale, mettere in condizione il vertice dello sport e comunque la dimensione agonistica, di operare al meglio attraverso il consolidamento della base sportiva, che è quella sociale, che si occupa di Sport e Scuola, Sport e Salute, Sport e Sociale, Sport e Sostenibilità ad ampio spettro, io la chiamo la sostenibilità sostenibile, quindi non la sostenibilità delle suggestioni, ma la sostenibilità delle cose che riusciamo a fare. Grazie Ministro. Rimarrei sempre sul tema dello sport come costruttore di società, oltre che come promotore di salute, di stili di vita positivi. Mi sono annotato una frase di Nelson Mandela, il Premio Nobel per la pace, insomma per tanti anni, in lotta contro la parte del Sud Africa, lui diceva, lo sport ha il potere di cambiare il mondo, ha il potere di ispirare, di unire le persone in una maniera che pochi di noi possono fare, parla ai giovani in un linguaggio che loro capiscono, lo sport ha il potere di creare speranza dove c'è disperazione, è più potente dei governi nel rompere le barriere raziali, è capace di ridere in faccia a tutte le discriminazioni. Le chiedo Ministro, intanto se condivide questa affermazione di Mandela, in secondo che situazioni troviamo in Italia, ogni tanto si accende qualche focaleo di polemica legato anche al razzismo, soprattutto negli ambienti professionistici, però lei ha uno sguardo che va molto oltre questi ambienti, che è più puntuale anche sul territorio, quindi le chiedevo qual è la sua analisi sociale dello sport come costruttore di eguaglianza in questo caso. Lo sport per definizione deve essere un ambiente non soltanto democratico, non soltanto in grado di riconoscere il merito, ma di includere e rendere il contesto coesivo. Metto sempre in relazione l'inclusione con la coesione perché non ci può essere piena integrazione sostenibile se non c'è coesione di carattere sociale. Lo sport promuove principi che non sempre riesce ad affermare definitivamente, quindi penso che l'idea che Mandela espresse alcuni decenni fa, che poi è riuscito ad applicare, sia sempre contemporanea, sempre efficace nella misura in cui riusciamo a tenere lo sport al di fuori o meno condizionato dal perimetro delle contingenze che operano fuori dallo sport. Il conflitto, o meglio, l'aggressione russa dell'Ucraina ci ha messo ancora in modo più esplicito e crudo nella condizione di comprendere quanto non siamo riusciti a tenerlo fuori dal perimetro di guerra. Vediamo quanto anche in altri luoghi del pianeta, partendo dal Mediterraneo, con tutti i drammi di ciò che dal 7 ottobre si è ulteriormente, clamorosamente determinato, quanto si faccia fatica a tenere lo sport al di fuori, anche se lo sport fa fatica a essere definitivamente fuori. Perché quando 456 atleti e atlete ucraini sono stati uccisi, quando centinaia e centinaia di impianti, come per tutte le altre infrastrutture, più di 500 impianti sono stati distrutti, come facciamo a dire? Lo sport è un'altra cosa, dobbiamo tenerla totalmente al di fuori. Qual è il nostro impegno, che abbiamo già dimostrato durante i mondiali di Scherma dello scorso anno a Milano? Quello di cercare di limitare i danni per preservare la neutralità dello sport, che però è neutrale fino a un certo punto, nella misura in cui vive la coedienità e le contingenze e vive ormai, ripeto, in mezzo alla guerra. Abbiamo concordato, e credo sia stato un atto coraggioso per certi versi, che potessero partecipare soltanto atleti, atleti senza maglia, senza bandiera, senza inno, senza compromissione personale e familiare rispetto alla guerra e rispetto anche alla cultura della guerra, senza sport di squadra, senza atleti militari. Su questi presupposti il mondiale è stato effettuato e credo che a questo punto anche all'impiedi e per l'impiedi possano avere una loro celebrazione meno martoriata e mortificata, sapendo che il martirio e la mortificazione dell'essere umano in quanto tale avviene purtroppo ogni giorno con la cronaca delle guerre. A questo non possiamo porre rimedio, però mantenere sempre quel canale di dialogo che lo sport comunque garantisce e garantire di fronte a comportamenti non coerenti con questo spirito che riguardano anche la presenza nelle tribune delle bandiere della Russia e della Belgrussia, mantenere comunque un presidio che garantisca un popolo aggredito e che riconosca la straordinaria differenza tra chi è aggredito e chi cerca di difendersi, che non vale soltanto per l'Ucraina. In un mondo ideale, che non è purtroppo quello reale, si potrebbe invocare la Tregua Olimpica, che è un passaggio che nella storia ha garantito, almeno formalmente, poi non sappiamo cosa sia effettivamente successo. Ma Macron la chiesta, no? Sì, però oggettivamente mi sembra una dichiarazione di intenti della quale si possa apprezzare lo spirito, ma poi nell'applicazione pratica non garantisce il soggetto aggredito. E questo per noi è una preoccupazione, perché si entra in una dimensione che non è certamente sportiva, dove non ci sono regole umane, perché la guerra non potrà mai essere ispirata da regole umane, ma disumane, dove la capacità di riorganizzarsi durante la tregua, la capacità di approvvigionarsi, la capacità anche di ripristinare la funzionalità di alcune elementi che sono stati distrutti anche attraverso le attività di difesa, non garantiscono il soggetto offeso. E quindi questo diventa un problema che non può essere soltanto il frutto di una apprezzabile volontà del singolo, ma deve diventare comunque una valutazione complessiva dei soggetti che sono in campo anche per difendere un popolo aggredito. Questo non può essere garantito a condizioni date. Lei è entrato ministro nella seconda dimensione del tema di oggi, che è quello dello sport e il suo impatto sulla geopolitica anche come strumento di intervento nelle relazioni internazionali. Lo abbiamo visto in tante Olimpiadi nel 900, anche in piena guerra fredda, come si sia spesso attivato lo strumento del dialogo ma anche quello del boicottaggio. Ricordiamo per esempio Mosca, 1980, 65 paesi che non parteciparono. Le chiedo una cosa su cui sono più divisi gli analisti, è il peso che effettivamente il dialogo e il boicottaggio hanno poi sui processi di relazione internazionale anche di conflitto. Le chiedo che impatto ha lo sport, la seconda cosa è che gli atleti russi e bielorussi parteciperanno senza bandiera. Le chiedo se ha condiviso questa scelta o se era più favorevole ad una esclusione in quel caso. Ci sono state state comprimisioni degli atleti e delle atlete con dichiarazioni che sono state oggetto di monitoraggio attraverso un software sofisticato che il CIO ha elaborato insieme al comitato internazionale paralimpico proprio per cercare di evitare l'imbarazzo di partecipanti che si fossero espressi a favore della guerra, a favore dei militari o a favore di Putin. Questo è un livello di garanzia minimo che non risolve totalmente il tema ma in qualche modo riconosce anche a soggetti che magari hanno anche una posizione diversa ma non riescono in un Paese che non è propriamente liberale ad esprimerle come opinioni. Noi non possiamo fare di tutta l'erba un fascio quindi bene lo spettro degli discriminanti e un minimo riconoscimento ai singoli atleti che vorrebbero semplicemente competere con i colleghi di tutto il mondo avendo anche impegnato tre anni della loro vita proprio per questo obiettivo. Il pensiero deve andare, mi auguro che ci siano occasioni anche durante le Olimpiadi e per le Olimpiadi e quei 456 atleti di tutte le discipline ai quali la guerra o meglio l'aggressione russa ha tolto la vita perché quello è un modo anche per ricordare sistematicamente. Di solito le Olimpiadi non consentono, il CIO non consentono di entrare nelle dinamiche politiche e i ragazzi, le ragazze presenti non ricordano quello che successe a Messico 68 sul podio dei 200 metri piani però qualcuno magari l'ha raccontato a partire dalla figura simbolica se lo sbaglio di Tommy Smith con i suoi due colleghi. Allora il tema era la discriminazione raziale, per fortuna da 68 ad oggi siamo andati molto avanti, abbiamo ancora molto da fare sul fronte dell'alfabetizzazione civica, del rispetto delle persone indipendentemente dall'orientamento religioso, dalla loro provenienza, quindi i temi territoriali, dal punto di vista del colore della pelle e dal punto di vista anche dell'idea politica che si ha. Quindi molta strada da fare perché vediamo che di tanto in tanto nella società e quindi così come parte della società anche nello sport ancora si manifestino fattori di diseducazione civica. Credo che sia fondamentale da questo punto di vista proseguire nelle attività di contrasto dove tempestività ed efficacia anche della sanzione svolgono una funzione di deterrenza ma non smettere mai anche di implementare il protocollo educativo perché queste sono dinamiche nelle quali devi avere questa doppia capacità di intervento. Quindi non è l'immediatezza per sanzionare o per prevenire ciò che potrebbe succedere e qui c'è una grande collaborazione anche con gli organismi sportivi e gli organismi di polizia ma investire attraverso la scuola nell'educazione civica che consenta di acquisire quegli anticorpi culturali che poi in qualche maniera non azzerano il rischio ma limitano la prospettiva che possono ancora consolidarsi i fattori di mancanza di rispetto. L'altro aspetto decisivo è il comportamento dei protagonisti in campo che siano atleti, atlete, allenatori e dirigenti. Io credo che da loro debba addirittura partire perché la loro funzione anche di essere punti di riferimento può e deve garantire un messaggio che al di là dell'agonismo consenta a chi partecipa allo spettacolo sia sul posto che da casa attraverso la televisione o le piattaforme di avere messaggi comportamentali che non siano equivoci e invece vediamo ancora molta strada da fare. Ma questo deve ispirare anche la struttura sanzionatoria perché ancora una volta anche i protagonisti del campo e soprattutto per il ruolo che ricoprono, vengano sanzionati perché sia chiaro il messaggio che arrivi anche al pubblico. Ministro, io passerei all'analisi, gli chiederei un commento sul calcio. Il calcio è come dire una delle discipline che ha subito le più ampie trasformazioni negli ultimi, almeno negli ultimi 40 anni, è diventato un fenomeno di business importantissimo, è attraversato da processi globali che abbiamo visto anche in queste ore, per esempio con il passaggio di proprietà dell'Inter. Lei ha lavorato molto come manager nel mondo dello sport, ha presiduto la Lega di Serie B dal 2010 al 2017 e le chiedevo innanzitutto come inquadra questa grande trasformazione che ha investito a questo sport, in particolare il calcio ma anche altre discipline. Le faccio anche una domanda di attualità perché domani avete un consiglio dei ministri, andrà questa sua proposta di introdurre questa commissione di controllo per la vigilanza economica sulle società sportive che riguarda il calcio e il basket, che è un ente terzo per garantire la sostenibilità dei conti e anche la loro veridicità. Le chiedevo un suo commento sia sul provvedimento sia sulla trasformazione vorticosa del calcio e degli altri sport. Questo mi dà l'occasione per salutare e ringraziare il presidente Garrone e tutto il gruppo del Sole 24 Ore per l'occasione che ci viene offerta. Per me è la prima volta in diretta, quindi grazie. E ringraziarlo anche della nostra conoscenza che posso dire ai confini dell'amicizia ma che è amicizia perlomeno nei valori perché da presidente della Sampdoria raccogliendo il testimone di un uomo straordinario che è stato ed è perché rimane sempre, e il papà del dottor Garrone ci ha consentito di conoscerci e convivere e condividere nella differenza dei ruoli l'esperienza veloce per fortuna della serie B per una società gloriosa come la Sampdoria. Io credo che i fenomeni finanziari non possano essere contrastati, devono essere accompagnati per non subirli. Quindi che il calcio di altissimo livello sia sottoposto a una finanziarizzazione determinata dalla dimensione del fenomeno. Come si fa a non avere una dimensione finanziaria che poi diventa anche molto sofisticata e a volte anche un po' opaca di fronte a fenomeni che coinvolgono miliardi di persone? E in Italia decine di milioni di persone. La differenza credo che la possa fare intanto il presidio delle istituzioni esportive alle quali deve essere garantito nell'autonomia il governo del contesto, quello che fa la Federcalcio e poi ascendere la Lega di A e le altre leggi professionisti che è la Lega di Lettanti. Anche questo è un aspetto che va riconosciuto e rispettato ovvero la piramide che consente di far convivere un po' come le responsabilità che mi sono state attribuite, la dimensione industriale e la dimensione sociale. Sapendo che anche quella industriale rappresenta una componenza sociale. La Sampdoria, sempre per tornare a quell'esperienza, lo ha dimostrato come tanti altri club, cioè il mantenimento di questa relazione con la comunità che consente anche a un soggetto finanziariamente sofisticato di non essere decontestualizzato. Ed è un po' la natura della dimensione calcistica europea rispetto a quella americana che vivendo di franchigie e di una finanziarizzazione diversamente sofisticata non ha questo rapporto di intimità con i tifosi e con la comunità tutta. Io credo che un club calcistico deve dare qualcosa che va dal di là della dimensione sportiva e quando riesce a farlo, riesce anche a disintermediare il consenso del risultato. Ovvero quando questo rapporto è empatico e sistematico nelle giornate normali, quando è un rapporto umano quasi, è chiaro che si è più contenti di vincere, ma allo stadio ci si va perché è un pezzo di quella comunità che si esprime. E quella maglia è la maglia della comunità. E quegli atleti in quel momento sono i rappresentanti della comunità. E questo presuppone la struttura delle responsabilità che se è percepito, apprezzato, adottato, rende tutto oggettivamente più esaltante. Poi c'è il tema degli stati che devono essere migliorati e questo non c'è dubbio. Quindi quello che mi preoccupa è quando non c'è trasparenza, quando c'è quella opacità che la finanza non sempre riesce a scongiurare. Allora, lì ci sono le regole federali che dovrebbero prevedere, come è scritto, la disclosure sul beneficial owner di un club. Da questo punto di vista, al di là che un fondo non sempre riesce a rendere trasparente quali sono gli sottoscrittori, gli investitori. Però devo registrare un fatto. Ieri io ho ricevuto una mail dal Fondo OCTRI che presentava le sue credenziali. Si metteva a disposizione per illustrare un progetto di lungo periodo. Nella continuità che può sembrare di scontimità rispetto alla proprietà Zang, ha cercato di dare serenità. Anche alle istituzioni siamo noi. Questo è il nostro nome. Se avete piacere, noi ci siamo. Mi sembra che sia un segnale di novità, che è confortante perché dimostra che ci può essere una modalità per mantenere la dimensione finanziaria planetaria, ma trasferirla nel rispetto della trasparenza. Vediamo fino a dove riusciremo ad arrivare, appunto a capire cosa succederà. Certo, non mi sembra una titolarità acquisita legittimamente in modo trasparente, ovvero un debito sottoscritto, non rispettato, che prevedeva una clausula di escussione dell'intera società. Vediamo quanto questa nuova proprietà avrà voglia di continuare ad investire. Sono convinto che questo sia un buon inizio. È chiaro che il soggetto che noi ci apprestiamo a costituire, e si costituirà dopo il percorso parlamentare, quindi la conversione, e quindi il Parlamento interverrà nelle sue libere determinazioni, non tocca l'autonomia che doverosamente vogliamo rispettare. Riconosciamo il profilo più alto dell'autonomia nella determinazione dei criteri e degli indicatori che devono essere verificati da parte del Conceglio federale. Ci mette nella condizione di consegnare nelle mani sempre della Federazione, ovvero della Giustizia federale in primo luogo, una osservazione oggettiva trasparente delle società, non soltanto per l'iscrizione al campionato, ma anche durante il campionato e anche delle proprietà dei club, per consentire poi, da un lato alla Giustizia sportiva, di sanzionare dall'altro al Conceglio federale di assegnare le licenze dei campionati. Quindi questa preoccupazione credo sia stata superata, di una nostra invadenza, non a caso non si chiamerà autorità, per evitare equivoci sulle autorità che hanno competenze molto più articolate, che sarebbero diventate invasive nel sistema. Avrà un altro nome, ma quello che conterà sarà la sostanza. Ci sarà un modo anche per mettere in condizione il sistema calcistico e il sistema della pallagganestro professionistico, e quindi la Federazione della Serie A, perché parliamo soltanto di controlli per i club professionisti, stiamo parlando quindi di 116 realtà sportive, di indicare una rosa di nomi sulla base della quale noi sceglieremo, una componente del nuovo governo di questa nuova entità, anche qui rispettando in qualche maniera, evitando il rischio di una ipotetica, per me non c'era, ma decontestualizzazione, quel che conta sono le professionalità, appunto i requisiti e quindi le qualifiche dei soggetti che verranno chiamati a interpretare questo ruolo, che garantirà quella tersietà che i controlli devono poter garantire. I club eleggevano i membri del Concilio federale, che nominavano i membri della COVISOC che controllava i club. Noi abbiamo cercato semplicemente di dare un contributo per garantire il risultato finale, ovvero l'obiettivo finale che è condiviso da tutti, mi è stato detto, garantirlo in altro modo rispetto all'esperienza, anche perché sette anni di calcio l'ho vissuti dall'interno, e quindi diciamo che io ho visto il film dal backstage e quindi non soltanto ciò che si vede ma anche ciò che determina ciò che si vede. E io ho detto che non sono interessato alle nomine, sono interessato a cambiare registro, a contribuire a cambiare registro e siccome l'obiettivo è comune sono convinto che troveremo un punto di equilibrio. Grazie Ministro. Le faccio un'ultima domanda, poi credo che ci fossero due o tre domande dal pubblico, quindi apriamo anche le curiosità delle studentesse e degli studenti. Un'ultima domanda un po' d'obbligo perché questo è uno dei territori che ospiterà le Olimpiadi Invernali del 2026 in testate a Milano e Cortina, sono state presentate anche proprio per questa loro, diciamo, essere su tre territori anche come Olimpiadi della Sostenibilità. Era stata una delle carte giocate anche per la loro assegnazione. Le chiedo se ci fa un punto se questo tema della sostenibilità che ogni tanto viene anche alla ribalta, insomma la pista di Bob per esempio è stato un oggetto del contender qui in Trentino si è rinunciato per esempio a ospitare il pattinaggio di velocità Basilia di Pinet per evitare un costo da 35 milioni di euro della copertura delle piste esistenti. Le chiedevo se questo principio della sostenibilità sarà secondo lei rispettato, a che punto siamo anche con i tempi perché ci sono quella anche alcuni ritardi, che cosa si aspetta da questo grande evento sportivo? Allora, non voglio partire dal 22 ottobre del 2022 se non dovrei fare un ragionamento su ciò che abbiamo trovato e per garbo e rispetto anche a chi ha lavorato prima di me e prima di noi faccio in modo che il ragionamento sia nella logica della staffetta. Diciamo che abbiamo rischiato che il testimone cadesse e non per colpa nostra, però lo abbiamo raccolto al volo e adesso mi rendo conto che non abbiamo il tempo come amico e quindi dobbiamo usare quello che ci resta nel modo migliore possibile. Uno dei presupposti ancora una volta è l'armonia tra le istituzioni perché se da un lato questa edizione delle Paralimpiadi di Milano-Cortina e di molto di più è affascinante proprio per la dimensione geografica, per il perimetro, è al tempo stesso questo un elemento di forza, non dico di debolezza ma di complessità. Poi è evidente che se siamo a meno di due anni ancora con dei dossier che non riescono a consolidarsi è chiaro che questa corsa colto il tempo diventa ancora più temeraria. Però la stiamo vivendo con la giusta collaborazione, non saremo mai nella condizione di dire della caccia al colpevole, che è la strada peggiore per poi mostrarci al mondo. Non ci faremo dividere, cercheremo di fare leva sulla compattezza e sulla collaborazione. Abbiamo detto che le opere si faranno tutte ma non si faranno tutte per le Olimpiadi perché sappiamo che non sarà possibile. Io credo che abbia anche un senso logico quello che l'eredità non si consumi all'apertura dei giochi o all'ultimo giorno dei giochi ma si possa consolidare nel tempo, ma purche il tempo sia certo. Posso garantire ulteriormente, ma non per scelta mia ma per scelta della cabina di regia, del governo e soprattutto del Ministero dell'Economia, che quello che è nel dossier con qualche cambiamento che però è stato deciso già per tempo, quello che è stato deciso di realizzare, soprattutto le opere pubbliche, mi riferisco alle opere stradali, autostradali, comunque a quelle che riguardano anche il trasporto sofferto, verranno realizzate tutte, alcune dopo, ma subito dopo. Impianti sportivi, senza impianti sportivi le Olimpiadi e le Paralimpiadi si fanno e quindi quelle dovranno essere realizzate tutte, quelle opere. Abbiamo delle criticità, io penso che la cosa migliore nell'ottica della trasparenza, l'ho detto proprio in giornate un po' difficili come quelle che sono appena passate, la fondazione e anche Simico sono state, devono essere e saranno case di vetro. Io credo che sia molto dignitoso quello di dire abbiamo un problema e dopo di che lo affronteremo insieme. La pista di Bob Skeleton e Slettino a Cortina era nel dossier di candidatura, peraltro è un dossier di candidatura di fatto sottoscritto ai tempi del governo Conte 1, con il ministro Spadafora e poi dopo consolidato con il Conte 2, poi consolidato con il governo Draghi. Abbiamo avuto delle vicissitudini, delle discussioni, dei confronti anche con parte della comunità, parte delle associazioni ambientaliste. Poi è stata fatta una rivisitazione del progetto, adesso per stringere perché ho visto che il mio tempo è scaduto, il nostro tempo è scaduto per quanto riguarda questa esperienza, non per il resto spero. Rivisitando il progetto abbiamo mantenuto l'impegno sul budget che era stato stanziato già a suo tempo e il cantiere che io ho visitato, visiterò ogni 45 giorni, è un cantiere estremamente operoso, estremamente rispettoso dell'ambiente. È chiaro che bisogna già immaginare quello che sarà quando verrà ricostruito anche il tessuto ambientale. Sta di fatto che rispetto agli alberi, in molti casi anche malati, che sono stati tagliati, noi piantumeremo un multiplo degli alberi e quindi quel patrimonio ambientale e paesaggistico verrà ricostruito. La centrale di refrigerazione di quell'impianto servirà anche il palazzo del ghiaccio, quindi ottimizzazione dei consumi, sarà la refrigerazione aglicole e non adammoniaca e sarà la prima in Europa, all'avanguardia dal punto di vista del rispetto dell'ambiente. Diventerà un centro federale, ha una sua sostenibilità economica nel tempo garantita dall'amministrazione comunale, dell'amministrazione regionale, della Federazione italiana a Sporti Invernali che faranno di quel centro appunto un centro federale. Si dice che spesso che il Boblo, Skeleton e Siltino siano discipline per pochi, ma è chiaro che se non ci stanno impianti saranno discipline per nessuno. Quindi è un pol cane che si morde la coda e vale per tutte le discipline sportive. Se noi facessimo sparire tutte le piscine, probabilmente ci sarebbero meno nuotatori. Al di là del fatto che lo dico ad una terra lontana dal mare, ma che è interessata ai laghi e ai fiumi, noi siamo un paese nel quale ancora 500 persone l'anno muoiono per annegamento. In termini di alfabetizzazione sportiva e quindi anche in termini di valori, ancora abbiamo un sacco di strada da fare per raggiungere l'obiettivo del benessere, del miglioramento della qualità della vita, attraverso l'adozione di stili di vita. Tutti elementi eguali allo sport deve dare un contributo quotidiano e non occasionale, che non è soddisfatto dalle vittorie o dalle sconfitte agonistiche, ma che deve consolidarsi nella forza della base, nel contrasto sistematico della sedentarietà. Che come ho detto prima non è soltanto l'abbattimento di un costo finanziario, che è certificato, ma anche il consolidamento di una convinzione profonda che le scuole possono perseguire come obiettivo anche quelle che non hanno palestra. Due cose per chiudere, per dirvi quello che stiamo facendo su questo versante. A parte che c'è un'agenda che abbiamo costruito con il ministro Valditara, così come con il ministro Bernini, così come con tutti i ministri, perché sia lo sport che le politiche giovanili hanno un'agenda trasversale. Ed è, secondo me, una matrice che ci aiuterà a capire strada facendo come ci stiamo evolvendo. Infrastrutture, programmi didattici, formazione dei formatori, avviamento allo sport, relazione tra scuola e territorio. I giochi della gioventù diventeranno un simbolo, un emblema e non è un caso che abbiamo firmato un protocollo insieme ad altri quattro ministri. Io, il ministro Valditara, con il ministro della disabilità, Alessandro Locatelli, il ministro dell'agricoltura, della sovranità alimentare, Lollo Brigida, il ministro dell'ambiente e della transizione ecologica, Pighetto Fratin, il ministro della salute, Schillasci, che avete ospitato. Questo è il gioco di squadra che produce gli effetti. Sul versante delle palestre abbiamo destinato 200 milioni, pochi giorni fa, attraverso il decreto coesione sulle palestre scolastiche. C'è un bando che è partito adesso sugli spazi non convenzionali perché dove non è possibile realizzare una palestra si possono attrezzare spazi perché consentano attraverso le attrezzature la pratica sportiva. La rete delle opportunità determina la strategia di un governo come il nostro in collaborazione con le regioni perché si consolidi una visione che abbiamo dello sport e del benessere sociale. Grazie per questa conversazione. Grazie delle sue analisi. Adesso aprirei alle domande dal pubblico. Buongiorno, grazie. La ringrazio per l'intervento. È stato molto interessante. Io volevo toccare un altro ambito che oggi non è stato toccato, però dato che è anche un po' il materiale della mia tesi magistrale, quindi vorrei avere anche un'informazione un po' più specifica e di persone che ne sanno di sicuro più di me. Alzo la voce. Un po' più forte, sì. Ok. Allora visto... Ho delle asimmetrie acoustiche. Ok. Visto riconosciuto l'effettivo potere dello sport come strumento per la promozione dei valori sociali, tra cui c'è anche quello della parità di genere. Volevo chiederle se ha e se sì in che modo, in programma, il fatto di affrontare questo tema che ancora oggi ci tocca, cioè che lo sport rimane uno degli ambiti che sono intaccati negativamente di più dai costruttivi sociali e soprattutto dagli stereotipi di genere, che portano quindi a un diseguale riconoscimento in termini soprattutto mediatici dei risultati ottenuti dalle atlete e come conseguenza non incentivano quindi la partecipazione di ragazze e bambine alle pratiche sportive a tutti i livelli. Grazie. Grazie a te. La domanda è un tema molto trattato nei convegni, molto trattato nelle interviste che noi cerchiamo di trasferire nella dimensione dell'agenda quotidiana. Ci sono elementi confortanti che possono essere anche ottimi esempi da applicare poi nella vita quotidiana. Questa edizione dei giochi olimpici e paralimpici sarà un'edizione di parità di genere assoluta. Questo è il frutto di un impegno del Comitato Olimpico Internazionale e del Comitato Internazionale Paralimpico e quindi va registrato questo dato e va promosso. È chiaro che se guardiamo le analisi e le ricerche sulla partecipazione allo sport e alla vita sportiva in Italia notiamo due cose. Primo che c'è ancora una componente maschile predominante e poi che più si va al sud e più la forbice si allarga tra gli uomini e le donne che praticano sport. Ancora una volta, così come dovrebbe essere per la consacrazione della Costituzione quel com'ha aggiunto il 20 settembre nell'articolo 33, la scuola dovrebbe essere il luogo di indirizzo sia culturale che di pratica. La scuola vi ho detto che lavora per superare queste lacune, però quello che può essere rassicurante è il livello della collaborazione che c'è tra i nostri ministeri. I giochi della gioventù saranno un'altra possibilità di dimostrare che perseguiamo quell'obiettivo che non è soltanto, se me lo consenti, di parità di genere ma anche di pari opportunità legate agli aspetti territoriali, quindi il rapporto nord-sud o gli aspetti della capacità di spesa delle famiglie o delle singole persone. È del tutto evidente che queste tematiche così impattanti non si possono risolvere nell'arco dei tre anni e mezzo, però quello che vi garantiamo è che quell'impegno quotidiano al quale ho fatto cenno nei miei intermenti precedenti anche su questo versante è sistematico e vogliamo dimostrarlo. A noi il compito di dimostrarlo, a voi la facoltà di riconoscercelo. Credo che sia un fattore decisivo questa relazione anche che mette noi di fronte alle nostre responsabilità e voi di fronte alla possibilità di richiamarci alle nostre responsabilità. Perché poi il tema secondo me a livello giovanile, ne abbiamo parlato anche un incontro qualche giorno fa con gli assessori alle politiche giovanili, di poter invocare il tema della partecipazione non sul presupposto che si voti fra qualche giorno, ma sul presupposto che il rapporto tra il cittadino in generale e le istituzioni si fonda sulla affidabilità, sulla consapevolezza della responsabilità. E su gli impegni che si assumono e che poi vengono rispettati. E se non possono essere rispettati anche sulla sincerità con la quale diciamo qui c'è un problema, non ce la facciamo. Mi sento di dire che sul tema della partita di genere, che purtroppo è in cronaca nera sistematicamente, dobbiamo impegnarci tutti di più, tutti di più. E noi cercheremo di dimostrare già per fare la nostra parte. C'è lo spazio per una seconda domanda. Come fa la politica ad aiutare lo sport senza far sì che quest'ultimo perda della sua unicità? Questa è una domanda molto attuale. Qual è il tuo nome? Christian. In parte penso di aver risposto quando ho affrontato il tema di questa commissione che stiamo iniziando a fare, che è un'altra che non è stata fatta. I baluardi dello sport sono quelli che ho annunciato in qualche maniera. La vita sportiva deve essere lasciata libera in termini di organizzazione. Al Cone, al CIP e a tutto quello che arriva al di sotto del Cone e del CIP. E anche delle attività che svolge Sport e Salute, che per quanto sia un organismo di emanazione governativa, deve comunque operare in chiave di politiche sportive ma non di politica. Questo è il compito del governo ma anche del Parlamento di vigilare, perché è evidente che anche il Parlamento ha delle responsabilità. In un rapporto con il Parlamento, con la Cina, con la Cina, con la Cina, con la Cina, con la Cina, con la Cina, con le loro responsabilità e in un rapporto di collaborazione con il Cone, il CIP e anche con Sport e Salute, ogni richiamo è certamente utile. Sul tema della separazione dei poteri, qualcosa vorrei dire, perché secondo me controllare per mettere a disposizione il sistema sportivo l'effetto dei controlli non è far venire meno il rispetto delle autonomie. Le autonomie sono le regole con le quali si fa sport, le sanzioni che devono essere combinate e il regolamento delle competizioni. La vita degli organismi sportivi, ai quali noi dobbiamo essere strani, non dobbiamo entrare. Per il resto la politica ha la responsabilità di regolare un'autonomia relativa, che non è assoluta, affidandola poi all'esercizio dei soggetti che sono delegati a gestire lo sport e che rispondono peraltro agli organismi internazionali. Noi ci fermiamo rispettosamente sull'uscio, non un centimetro in meno, non un centimetro in più. Quello che noi vogliamo è che lo sport raggiunga gli obiettivi. E gli obiettivi non sono soltanto i risultati sportivi, ma sono gli effetti sociali che lo sport deve determinare. Salve, mi chiamo Davide e la mia domanda è cosa può fare la scuola per favorire l'attività sportiva? Come ho detto già nel mio intervento, la grande novità è intanto questo patto per gli obiettivi tra il mondo della scuola e il mondo dello sport. Il patto per gli obiettivi, perché la crescita della presenza qualitativa e quantitativa dello sport a scuola non sia il frutto di iniziative estemporane incidentali, ma di una visione e di un'agenda. Non ho parlato di un tema che non è secondario, al quale hai fatto riferimento tu, perché oltre alle infrastrutture materiali, molto importanti sono quelle immateriali. Tra quelle immateriali e all'interno di questo patto c'è la possibilità di studiare e di fare sport, che non sempre viene garantita. Non viene garantita perché a volte c'è ancora un'interpretazione dello sport come diversivo rispetto alla scuola, come fattore di distrazione. E noi invece vorremmo che diventasse un fattore che rafforzi anche le funzioni educative della scuola, così come la scuola rafforza la capacità di fare sport. Lo vediamo che quando questi due elementi trovano una loro relazione stretta, gli effetti sono su tutte e due versanti. Si notano ancora di più a livello universitario, ma noi dobbiamo portarli a livello scolastico. A livello universitario questa collaborazione la stiamo ulteriormente strutturando con il ministro Bernini. Riguarda non soltanto le infrastrutture universitarie, non soltanto le infrastrutture sportive, non soltanto le competizioni sportive universitarie, ma la doppia carriera. La doppia carriera che verrà codificata da noi, da me e dal ministro Bernini con un decreto che emaneremo nelle prossime settimane, proprio per evitare libere interpretazioni e per mettere tutti nella stessa condizione. La doppia carriera consente appunto di studiare e di continuare a fare sport ad alto livello. Quello che faremo nel rapporto tra lo studente e l'atleta nella scuola non è necessariamente orientato al massimo livello delle competizioni, ma pur sempre alla pratica sportiva, per il benessere che la pratica sportiva determina e per il benessere indispensabile che la qualificazione scolastica determina. Il fatto che a volte confliggano e molto spesso signorino secondo noi è un errore al quale stiamo cercando di porre rimedio. Abbiamo una domanda conclusiva, prego. Buongiorno, io mi chiamo Noemi e innanzitutto volevo ringraziarla per essere qui oggi. Successivamente volevo farle una richiesta riguardante i giovani, perché come tutti sanno, ad oggi noi ragazzi siamo molto focalizzati sulla tecnologia e quindi c'è un calo a livello sportivo e a livello di salute secondo il mio parere. Quindi volevo chiederle se ci fossero dei piani riguardante questo fattore. Anche questo è affascinante come tematica e poi si trasferisce non soltanto nel rischio che diventino concorrenti lo sport praticato e lo sport digitalizzato, ma che un eccessivo uso della tecnologia poi trasferisca la problematica sul versante del disagio sociale, delle dipendenze e in qualche maniera anche delle devianze. E ce ne stiamo occupando proprio nell'ottica delle due deleghe che il presidente Meloni mi ha affidato, appunto sport e gioventù. Io penso che l'obiettivo sia quello di farle ancora una volta, scusate se ripeto spesso lo stesso concetto, far diventare alleati alle due dimensioni. E quindi è importante che anche il Cone, il CIP, lo stiamo favorendo questo processo, organizzino gli e-sports e li mettano in relazione con lo sport praticato. Perché per ora viaggiamo su due rette parallele e quindi si stanno organizzando un po' autonomamente come è la dimensione digitale. Gli e-sports che spesso si confongono anche con gli e-games rispetto poi alla pratica sportiva. Credo che nei prossimi mesi nascerà un soggetto tecnico che aiuterà le federazioni a implementare una sezione dedicata alla trasformazione digitale della disciplina sportiva, perché le due cose viaggino in contemporanea. Perché anche le competizioni degli e-sports avvengano all'interno del perimetro sportivo. Questo perché non vogliamo appunto che si allarghi le distanze. Anche perché il rischio grande è quello di confondere gli e-games con gli sports. Non possiamo immaginare che la guerra simulata possa essere considerata una disciplina sportiva. Sappiamo quanto esista questo rischio perché non è un rischio incombente, è una certezza assoluta, già succede. Quindi il nostro impegno è quello di organizzare lo sport digitalizzato, sapendo che peraltro la dimensione tecnologica dello sport non è soltanto quella legata agli e-sports e quindi alle piattaforme, ma anche alla didattica attraverso la tecnologia, attraverso la salute e la figurezza della salute attraverso la tecnologia, la gestione tecnica di un avvenimento sportivo o di una partita attraverso la tecnologia, tutte cose sulle quali stiamo lavorando, perché vogliamo fare in modo che ci sia un'amicizia e non un'ostilità tra l'utilizzo della tecnologia e non soltanto la pratica sportiva, ma anche la didattica sportiva, appunto la sicurezza dello sport in termini di salute. Quello che vogliamo evitare, e lo trasferisco sinteticamente nella dimensione della salute perché è quella che probabilmente diventa più significativa, è evitare che ci sia un altro Piermario e Morosini o un altro Bovolenta o altre morti improvvise in campo di gioco. Vogliamo che questa alleanza determini un monitoraggio sistematico che consenta di individuare patologie in modo scientifico, in modo preventivo, per evitare ulteriori dolori perché noi su questo lavoriamo. Mi auguro che questo sia percepito da voi, che utilizzate la tecnologia in modo sistematico, utilizzarlo in modo produttivo e non in modo invasivo. Questo succede nella misura in cui comunque teniamo vicini le due dimensioni dello sport. Siamo in conclusione. Ringrazio allora prima di tutto il Ministro Andrea Abodi per la sua cortesia, anche per le analisi che ci ha offerte su temi di attualità e su temi di ampia prospettiva che riguardano lo sport e le politiche giovanili. Ringrazio gli studenti per le loro domande molto puntuali e naturalmente gli organizzatori sulle 24 ore in Primis per queste possibilità di confronto che ci vengono offerte. Grazie e buon proseguimento di Festival.
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