Dalla disabilità una Italia più giusta
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Dalla disabilità una Italia più giusta
L'intervento affronta il tema dell'inclusione delle persone con disabilità, focalizzandosi sul ruolo dello sport paralimpico come catalizzatore di cambiamento sociale. Intervengono atleti paralimpici, un legale esperto di diversity inclusion, un rappresentante del mondo ecclesiastico e il presidente del Comitato Paralimpico Italiano, esplorando aspetti legali, sociali e narrativi dell'integrazione, con particolare attenzione all'importanza di superare stereotipi e considerare le disabilità come opportunità. La discussione evidenzia la necessità di politiche pubbliche inclusive e di una maggiore consapevolezza sociale per promuovere una vera integrazione.
Quando lo abbiamo pensato, avevamo in mente soprattutto i giochi paraligi di Parigi, mancano meno di 100 giorni all'appuntamento e quindi abbiamo cercato di coinvolgere i protagonisti dei giochi, in particolare Giulia Diretti, parte della nazionale azura di nuovo, il presidente Pancagli, che guida ormai da anni con figlio sicuro il Comitato Paralitico Italiano, però lo ormai potrebbe essere interpellamento. Poi accanto a Giulia Diretti un'altra ocleta, il capitano della squadra di Trento di Palla Canestro, e poi l'avvocato Andrea Catizzone, consigliere del ministro dell'Università e della Ricerca, esperta di Diversity Inclusion, e Monsignor Viganò, vice cancelliere della Pontificia Academia delle Scienze. Con loro cercheremo di affrontare il tema di cui vi ho parlato, in particolare comincerei dal presidente Pancagli e da una riflessione. Nel 2012 la RAI per la prima volta ha trasmesso in modo totale e in diretta le Paralimpiadi di Londra, probabilmente è stata l'edizione che in qualche modo ha segnato la svolta per lo sport paralimpico, ha fatto entrare gli atleti e le atlete nelle nostre case, e ognuno di noi ha avuto la possibilità di avvicinarsi a questo mondo. Quindi lo sport paralimpico come contaminatore della società, quello è stato un punto di partenza, quale può essere il futuro presidente Pancagli anche con i giochi di Parigi vicini? Allora, buonasera a tutti, grazie dell'invito per affrontare temi che mi sono naturalmente particolarmente cari. Vi ringrazio 24 ore il direttore Tamburini, naturalmente Maria Luisa, che ormai fa parte della nostra famiglia, sarà anche con noi a Parigi, per cui non può essere altrimenti l'attenzione che stai dedicando, hai sempre dedicato, insomma, negli ultimi anni nei nostri confronti. Punto di partenza, no, non è un punto di partenza, è un 2012 la RAI, un momento di passaggio che abbiamo costruito faticosamente nei 10 anni precedenti al 2012, che nel 2012 hanno segnato sicuramente uno step importante in quel percorso di divulgazione e di contaminazione a cui facevi riferimento, ma che sono stati anni importanti e quel 2012 importante anche perché prodromico a quello che è avvenuto adesso, perché la RAI per bocca del suo amministratore delegato Roberto Sergio, io sono abituato, addirà delle differenze ideologiche, non si può più dire, però delle differenti posizioni ciascuno di noi a essere riconoscente nei confronti delle istituzioni perché rappresentano per me la salvaguardia del sistema democratico sul quale viviamo e Roberto Sergio e la RAI hanno aperto RAI 2 a canale, rete paralimpica per tutto il periodo di Parigi, questo è un risultato che un po' di anni fa era inimmaginabile, significa entrare nelle case degli italiani e non soltanto raccontare i grandi, scusate me, uno scaramantico patologico, forse successi dei nostri, ma molto forse successi dei nostri risultati, dei nostri atleti, ma nello stesso tempo riuscire a far comprendere quello che c'è dietro lo sport paralimpico perché vedete la grande differenza, se a me se non con successo ce ne fosse una, tra il mondo paralimpico e il mondo olimpico non è data dagli atleti, gli atleti sono tutti grandi uomini e donne che si sono dedicati con grande passione e sacrificio a quello in cui credono, a quello in cui fanno, ma quello che differenzia gli atleti paralimpici è che dietro un grande successo c'è sempre una straordinaria storia umana di resilienza, di recupero, di rinascita e da questo punto di vista per noi è importante perché ogni volta che viviamo una paralimpia, detto tu Maria Luisa lo sai molto bene, si racconta qualcosa non soltanto che è avvenuto che fa parte della cronaca, ma che rappresenta anche un investimento perché ci saranno nello stesso tempo tanti altri ragazzi, ragazze in Italia in un letto di ospedale piuttosto che in una situazione da poco determinata, da un trauma, da una patologia che pensano che la loro vita possa essere finita lì e che invece magari guardando ai nostri atleti possono immaginare un futuro Detto questo però noi vorremmo essere sia un po' più tra virgolette politicamente arroganti nel senso che io credo che la contaminazione non è soltanto quella diretta verso la nostra comunità sportiva, quella attuale, quella che auspichiamo possa essere sempre più ampia con tanti altri ragazzi e ragazze, ma anche nei confronti e della società civile perché raccontare il paralimpismo e mostrare quello che il paralimpismo ha saputo fare in tutti questi anni, io ricordo sempre a tutti che la vera mission del mondo paralimpico non è legata a una dimensione agonistica, è legata soprattutto alla voglia di utilizzare lo sport come strumento di contaminazione per rendere i paesi, le società più civili, più solidali e più eque e qui vengo a una considerazione che forse poco ci azzecca con quello che sta dicendo ma per dare un po' un valore considerato il contenitore nel quale ci troviamo, un festival dell'economia che aiuti anche a contaminare nell'idea sempre più convincente ma sostenuta con consapevolezza che lo sport e le politiche sportive rappresentano un pezzo di politiche pubbliche del paese sulle quali investire perché se noi dessimo un valore al ritorno in termini sociali rispetto a quello che lo sport produce probabilmente saremmo molto più considerati, naturalmente viviamo in un sistema dove spesso per dare peso alle cose si ha bisogno di un riferimento economico, io credo che non basti più ricordare solamente che lo sport produce ma dovremmo anche ricordare quello che lo sport produce in termini di ritorno sotto il profilo sociosanitario, sotto il profilo culturale, sotto il profilo educativo Ecco tutto questo magari non è quantificabile in un numeretto matematico ma ha un valore dal mio punto di vista politico, sociale e culturale inestimabile Grazie Presidente, a proposito di questo valore sociale che lo sport paralimpico rappresenta, Giulia che è campionessa con palmaresse ampio e brillante Ricordo le dodici medaglie mondiali, le tre paralimpiche con vista appunto sulla sua terza partecipazione, perché ridi? È così? Io ho detto quello che c'è in bacheca, non ho detto quello che verrà, oltre a una freschissima laurea in ingegneria biomedica al Politecnico di Milano Alcune settimane fa, che cosa appunto quando siete in vasca, quando vi allenate pensate di rappresentare non solo voi stessi ma un movimento che può dare al Paese, alla società del valore che non è solo una medaglia o un successo? Intanto buonasera a tutti e grazie. Sì, dietro c'è tantissimo perché io mi ricordo la prima volta che mi sono tuffata in acqua, ovvio che non vai a pensare a tutto quello che c'è dietro e che è stato raccontato e che man mano negli anni inizia a diventare più consapevole di tutto quello che c'è dietro. La prima volta che mi sono tuffata era per divertimento, perché lo sport prima di tutto è divertimento e quindi è da quando ero piccola che mi diverto a fare questa cosa Ovvio che poi negli anni è andata bene, per cui io ho avuto un incidente e dopo l'incidente sullo sport e lo sport ho fortemente voluto che continuasse a far parte della mia vita perché mi ha sempre dato tanto, insegnato tantissimo e questa cosa è parte di me, lo è sempre stato e lo sarà Quindi sicuramente un passo alla volta ha significato tantissimo. Poi ovvio che quando la prima volta arriva la maglia azzurra, quando per la prima volta inizi a fare competizioni internazionali e quando porti a casa anche una medaglia e come si diceva prima si parlava della RAI ti fanno le interviste, cambiano un po' di cose, allora inizi anche a capire che sei, puoi essere un riferimento per chi, come si diceva prima, magari qualcuno che è in un ospedale A me è capitato che magari dopo una gara ragazzi scrivessero per incominciare a nuotare, per incominciare a divertirsi e iniziare anche loro a fare qualcosa per loro ma perché hanno visto che si può fare e quindi questo secondo me è la cosa più bella è una grande famiglia che fa conoscere perché tutto quello che noi non conosciamo magari ci fa paura e ci sembra lontano per cui secondo me quello che c'è dietro oltre allo sport oltre alla medaglia è proprio il far conoscere perché lo sport mette insieme e mi ricordo, mi viene in mente adesso così un amico che è venuto a vedere una gara che all'inizio aveva paura perché ha detto sì, io veramente in piscina voi pensate siamo veramente in costume quindi tutte le desabilità si vedono e aveva paura di vedere chi magari senza una gamba, chi con qualche malformazione e questa cosa insomma lo preoccupava un attimo poi è arrivato sugli spalti, ha iniziato la gara, ha i tre fischi, silenzio, siamo partiti, lui ha detto io non ho più visto niente se non la competizione e quindi lo sport è sport e questa è la cosa più bella poi è vero ci sono dietro delle storie che possono aiutare e fare ancora di più comunità ma credo che lo sport sia questo, mettere insieme e far conoscere attraverso lo sport tutto quello che ci sta dietro Tu hai scritto anche un libro perché la ragazza è piuttosto attiva stamattina naturalmente si è allenata e il titolo del libro secondo me è significativo sono sempre qui ci vuoi spiegare che cosa hai voluto dire anche in quel titolo secondo me così efficace? Il titolo è sono sempre io, sono sempre io devo dire la verità all'inizio non sapevo che titolo dare quando abbiamo deciso insieme ad Andrea del Bue di scrivere il libro all'inizio io non lo volevo neanche fare perché io devo scrivere un libro, chi sono io per poter fare questa cosa da lì però anche lui mi ha detto Giulia un attimo fermati secondo me adesso è il momento però gli ho detto va bene se lo facciamo non per far conoscere Giulia ma come dicevo prima per far conoscere attraverso la storia di Giulia tutto quello che c'è dietro e quindi ci siamo messi lì insieme a provare a scrivere questo libro e che titolo dare? Che titolo dare non lo so mi aveva fatto qualche proposta tra cui sono sempre io che all'inizio a me non piaceva perché io chi? Perché io? Poi abbiamo detto va bene lasciamolo lì perché a un certo punto non piaceva neanche Andrea che è il giornalista con cui ho scritto il libro ma anche lui ha detto questo titolo no poi abbiamo detto va bene scriviamo finiamo il libro e una volta scritto devo dire che anche insieme all'editore tutto abbiamo deciso sono sempre io e mi piace sempre di più Il sono sempre io è arrivato molto più dall'esterno piuttosto che da me perché mi ricordo i miei amici che quando io mi sono fatta male avevano paura a venire in ospedale a vedermi in questa nuova condizione diciamo così In realtà una volta dentro ha detto Giulia sei sempre tu la stessa persona quindi è vero fisicamente un trauma ti può cambiare però è la persona che fa la differenza perché ognuno di noi una persona diversa dagli altri e unica quindi il sono sempre io è dovuto proprio a questo Grazie a proposito di la persona fa la differenza a Trento una persona che credo abbia fatto la differenza nel mondo del sociale dell'altruismo è il capitano della squadra di basket della città Toto Forrai è argentino ma ormai credo Trentino d'adozione possiamo dirlo Giocca a Trento ormai da 13 anni ed è protagonista riconosciuto e autorevole dei tantissimi progetti che la società ha messo in campo e mette in campo nella quotidianità in ambito sociale Nei giorni scorsi ho chiacchierato con alcuni dirigenti della società e mi hanno raccontato qualcosa come 220 piccoli e grandi realizzati in città e nel territorio. Che cosa rappresenta per te Toto questo tuo darti agli altri questo cercare attraverso lo sport la pallacanestro nel tuo caso di includere? Avete fatto progetti per esempio con i bambini autistici con malati psichiatrici con i richiedenti asilo che cosa che qual è il ritorno che vedi nella società da questo impegno che il club e anche voi atleti avete in questi progetti? Buonasera a tutti. Buonasera. Innanzitutto devo dire che io sono sempre ospite a tutti questi eventi che organizza la società. Devo dire che sia Massimo che Stefano che sono quelli che gestiscono l'acquilavere e fanno un lavoro grandissimo per cercare di coinvolgere tutte queste realtà attraverso lo sport. Quindi io cerco solo di dare una mano a loro praticamente. Le iniziative in questi anni sono state tante. Come hai detto te una delle prime è stata con i richiedenti asilo che negli anni tanti di quei ragazzi li incrocio ancora adesso in centro. Ormai fanno parte del territorio. Gente che si è sposata ha avuto dei bambini. Questo penso che sia il premio più grande che hanno tutti quelli che hanno organizzato questa roba qua. Penso che attraverso lo sport e attraverso dei progetti non solo con loro, ma anche con i ragazzi autistici o anche con gli altri che siamo stati al carcere. Pure sentono coinvolti e parte di una roba più grande di loro che secondo me è quello che li fa sentire importanti in fondo. Quindi li magari si sentono più integrati in ogni punto di vista. In una tua intervista ho sentito che tu parlavi proprio di fili che lo sport riesce a tracciare tra le persone. Sì diciamo che è stata un'espressione che mi è venuta lì per lì però ripensandoci ha molto senso. Perché una comunità è fatta di tante persone. Tutte queste persone, rappresentate da un filo, più si intrecciano, più questa rete diventa forte e riesce a sostenere più gente. Penso che questo sia un messaggio bellissimo di integrazione. Perché alla fine la società si deve evolvere verso questo lato. Quindi penso che quella metafora lì sia venuta bene e si può migliorare. Si può migliorare anche la metafora. A proposito di sostenere la società attraverso l'inclusione l'avvocato Catizone sicuramente ha una lunga esperienza di situazioni in cui l'integrazione, la presenza di persone con disabilità nelle aziende, nelle imprese ha fatto scattare qualcosa di nuovo. Quali sono le esperienze più significative che lei ha potuto vivere attraverso queste persone che ha seguito dal punto di vista legale, nella sua posizione di legale, di avvocato? Buonasera a tutti e a tutti. Grazie per questo invito, grazie anche alle cose dette finora. Lo sport è entrato in costituzione, quindi è un diritto. Per una giurista tutto passa attraverso l'esistenza o non l'esistenza dei diritti. Tutto ciò che non è codificato per noi non esiste. Il fatto di poter oggi parlare di un diritto allo sport, quindi come diritto anche alla salute, come evoluzione del concetto di salute, come una senza di malattie, ma proprio come benessere per noi è molto importante e gratificante. Ed ha non solo un risvolto teorico ma un risvolto pratico perché impone anche allo stato e alle istituzioni, appunto mi ricollego al tema delle istituzioni, quelle che sono definite come azioni positive. Quindi oggi non basta più dire esiste un diritto, ma anche sulla scorta di questa carta fondamentale che la nostra Costituzione è l'evoluzione giurisprudenziale che si è avuta nell'interpretazione anche del contenuto e dell'effettività dei diritti, quando c'è un diritto oggi c'è l'obbligo di renderlo effettivo quel diritto e quindi la possibilità di azionare delle leve, quindi di richiedere delle cosiddette azioni positive da parte delle istituzioni. Affinché tutti gli ostacoli che non consentono a quel diritto di essere realmente effettivo, e qui lo snodo è centrale, perché quando è che il diritto diventa effettivo? Ecco quando ciascuna persona, e qui si sposta di nuovo l'asse su un altro tema centrale che è la persona, oggi siamo in un sistema normativo che deve necessariamente mettere al centro la persona, la comunità è fatta di soggetti, di soggettività. Nel mondo della disabilità purtroppo questa evoluzione, questa consapevolezza non è sempre stata acquisita, io ho avuto appunto anche esperienza come responsabile legale della consulta per la disabilità di Torino e stavamo seguendo il tema dell'accompagnamento dei bambini minorenni nelle scuole. Allora questo autobus del comune di Torino, ora non voglio fare una questione, la politica non c'entra niente, il servizio di accompagnamento prevedeva proprio per parlare anche di casi effettivi, quindi di consapevolezza dell'esistenza o meno di un diritto e quindi è una concessione, è un diritto che cosa mi spetta a me come persona. Questi bambini venivano presi ad orari improbabili da questo autobus che passava ad orari ogni giorno diversi e i genitori, le famiglie dovevano ogni volta avere un calendario dell'accompagnamento dei bambini a scuola. I bambini con disabilità arrivavano in classe, entravano in classe non quando la campanella suonava ma in momenti diversi. La stessa cosa per rientrare a casa, bambini che magari invece avevano bisogno di rientrare subito a casa, perché magari avevano il pannolino, dovevano essere subito assistiti, per varie x motivazioni che a noi non interessa indagare, perché quello afferisce alle esigenze personali che ciascuno ha, quindi non è solo la persona che ha delle disabilità, ha avere delle esigenze, certo che ce li ha, ma questo non ci interessa per consentirci di dare quella soggettività giuridica e quindi che riconoscimento dei diritti. Ci è voluto tantissimo per ottenere che l'autobus si organizzasse intanto con un calendario che valeva per tutto l'anno, perché tanto le strade erano quelle, le famiglie erano quelle, le scuole erano quelle, le distanze quindi si poteva benissimo calcolare, affinché i bambini alle otto, tutti i bambini e tutte le bambine alle otto entrassero in classe. Ma ci è voluto moltissimo anche da parte mia convincere le famiglie con i bambini con disabilità che quello fosse un loro diritto, perché loro avevano timore che esercitando i loro diritti avrebbero poi avuto delle ripercussioni o comunque questo non li aspettava e quindi per loro, per i genitori era così tanto importante che i bambini e le bambine andassero a scuola, che lo è, obiettivamente lo è, che rinunciavano invece a un diritto fondamentale di vedere i loro bambini e le loro bambini entrare in classe come tutti gli altri. Quindi c'è un tema anche di acquisizione di consapevolezza, che cosa mi spetta, che cosa non mi spetta. Ecco qui, il lavoro è tantissimo da fare, perché anche se il piano sotto il profilo normativo noi abbiamo avuto un'evoluzione enorme sulla fermazione di diritti fondamentali per tutte le persone, poi anche con le persone con disabilità, ma a me non piace moltissimo, parcellizzare molto il tema dei diritti, io credo in un universalismo dei diritti, nella universalità dei diritti, quindi i diritti quando vengono riconosciuti devono essere resi effettivi, devono intanto essere riconosciuti, ciascuno di noi alla nascita ha un paniere di diritti che esistono, esistono per tutti e per tutte, poi ciascuno nella propria specificità, nella propria individualità, con le proprie caratteristiche, con il proprio portato che cambiano nel corso del tempo, perché può succedere di tutto nella vita, nessuno di noi sa quello che succederà dopo e quindi però noi ci portiamo con noi sempre questo paniere di diritti e questo è fondamentale, intanto la consapevolezza. Il secondo passo che deve essere fatto e che ancora è un po' infieri è quello della opportunità, noi abbiamo sempre, siamo cresciuti, soprattutto la mia generazione, adesso sicuramente le giovani generazioni sono più avvanteggiati nel considerare le varie disabilità come un costo, un costo umano, un costo sociale, un costo economico, un fastidio appunto, mi ha molto colpito la storia che raccontava Giulia della difficoltà anche ad abituarsi a vedere dei corpi diversi dal proprio, perché anche questo è il tema, anche le giovani generazioni soffrono tutte le giovani generazioni perché non riescono ad affermare la propria individualità, non riescono a costruire una propria identità nella società standardizzata dove tutti dobbiamo aderire a un modello unico, non universale, unico, quindi un modello e dobbiamo tutti essere uguali a quel modello e a quella figura. Ecco l'altro punto invece è considerare le varie disabilità e le varie diversità come delle opportunità, delle specificità, perché proprio le aziende, quindi luoghi produttivi ma anche le istituzioni che riconoscono le diversità e le accolgono, le abbracciano, le accolgono, sono quelle realtà in cui diciamo queste diversità acquisiscono un valore non solo per la persona che ha i propri diritti ma anche per la comunità, per la collettività, per la stessa azienda, ah se vogliamo essere brutali, anche un valore di tipo economico perché un ambiente della diversità è un ambiente più ricco, dove ci si stimola di più, dove vengono più idee, dove c'è maggiore attitudine alla creatività e alla costruzione quindi anche qui via i vecchi schemi per cui le disabilità e le diversità sono un ostacolo, sono un peso, no, sono delle opportunità per tutti e per tutte. Grazie Avvocato, a proposito di creatività passerei il microfono a Monsignor Viganò che è autore di numerosi libri in cui pone il rapporto tra cinema e mondo cattolico Quale è il nome? Nel cinema si è evoluta la percezione, la narrazione della disabilità, ha seguito l'evoluzione che un po' c'è stata anche nella società oppure il cinema è riuscito a correre più velocemente, qual è la sua osservazione da cultore della materia? Grazie e buonasera a tutti, anzitutto devo dire che mi ha colpito molto il racconto che ho ascoltato questa sera e in fondo anche Giulia nonostante le reticenze iniziali ha scritto un libro Quindi c'è una narrazione, è una narrazione in parte terapeutica per sé ed è fortemente educativa per chi prolunga l'esistenza di un'esperienza personale nella lettura Poi abbiamo parlato delle paralimpiche trasmesse dalla RAI e quest'anno nuovamente per fortuna su RAI 2, il diritto in fondo è un modo di scrivere dei valori codificandoli per dar seguito delle prassi Perché parto da questa percezione che poi è anche il racconto della metafora, le metaforie sono importanti, ricordiamo Troisi nel postino, fondamentale Perché io credo che questo mondo della narrazione, che è molto di più delle forme tradizionali del romanzo, del cinema, sono narrazioni social, sono narrazioni istacce, le narrazioni in qualche modo aiutano, permettono di costruire quello che è un po' l'immaginario Il frame che la società acquisisce su un mondo che in parte per molto tempo purtroppo è stato un mondo tenuto a distanza, poi letto come esperienza negativa e che secondo me il cinema ha contribuito invece a narrare come grande occasione Grande occasione non solo rispetto alla disabilità motoria, ma anche a tante forme di disabilità, perché se facciamo un esempio, se noi dovessimo prendere un volo in un viaggio intercontinentale e Giulia è seduta al suo posto e annuncia un ritardo di due ore, certo magari si nervosisce Però oltre questo, ma se su quell'aereo c'è un ragazzino autistico, la forma di disabilità è molto diversa e quindi anche le prassi che possono determinare la reale attuazione dei diritti devono in qualche modo essere molto diversificate E quindi davvero credo che questo il cinema ha aiutato molto, soprattutto il cinema a partire dal nuovo millennio, perché a partire dal 2000 in poi, per quel che capisco, che forse non è molto, ma quello che capisco io, il cinema ha cambiato registro Cioè ha smesso di raccontare il mondo di persone con disabilità attraverso il genere drammatico, che è un genere del minus, del meno, hai quasi tutto, ma non proprio tutto, ti manca un pezzetto, a narrare davvero le varie disabilità come una grande occasione Non solo di attenzione al mondo della disabilità, ma di reciprocità, cioè persone che hanno forme di disabilità che restituiscono o danno una visione rinnovata ad altre persone Penso ad esempio, un film, mi li sono segnati per non fare una lezione troppo lunga perché mi ha detto subito pochi minuti, quello che ha modificato la forma narrativa è certamente un film francese che tutti abbiamo conosciuto, spero che tutti abbiamo amato, è quasi amici Lì è interessante perché non c'è l'attenzione di un giovanotto sano, senza una disabilità motoria nei confronti di un tetraplegico ricco e annoiato da questa retorica consumata, borghese, dove aveva perduto ogni forma, ogni stimolo di novità Ma lì abbiamo anche la reciprocità, perché? Perché questo giovanotto che aveva oramai abitato gli abissi più infernali delle borghate dove abitava e dove aveva tentato ogni cosa per sopravvivere dai furti alla disperazione, riesce attraverso questa amicizia a recuperare un amore per il bello, per la lettura Quindi da questo punto di vista è evidente la reciprocità ed è una commedia che ci permette di entrare in una storia sorridendo, una storia pur dai tratti drammatici per entrambi, per chi non è affetto da qualche disabilità e per chi invece è affetto da una grave disabilità motoria Penso però anche a una disabilità uditiva, che noi in parte dimentichiamo abbastanza, c'è un film molto bello, Coda, i segni del cuore, che racconta appunto come su una costa vicina a Boston una famiglia, tutta una famiglia di sordomuti, tra una ragazzina, la quale andando scuola fa canto e le viene proposta di entrare in una grande scuola di canto Ma lì il problema qual è? Lei è l'unica intermediaria tra la comunità, che ascolta di quelli che vendono il pesce, e la famiglia, quindi lì c'è il drama della stessa famiglia che vede questo un po' come un perdere un'occasione, poi non vi dirò come va a finire, così ve lo andate a vedere Ma anche questo è un film secondo me molto bello, che appunto è una commedia, ma forse anche un romanzo di formazione. Provate a pensare anche, qui vengo allo sport, qui si è parlato molto dello sport, chi è affetto dalla sindrome di Down, e c'è un film molto bello del 2023, Campioni, è proprio una commedia dove c'è appunto un grande allenatore di basket, mi pare, che insomma ha un caratteraccio, quindi a un certo punto va incontro a qualche problema che gli avvocati conoscono bene, e come cura, come terapia deve allenare una squadra, va e sono tutti disabili, e lì è molto interessante, anche lì una volta ancora c'è una reciprocità, un dare una vere, cioè lui entra male in questa squadra, non li sopporta, ma alla fine sono loro che ridanno una grande dignità, una grande forza, una grande volontà di vivere, una grande speranza a quest'uomo che era oramai collerico e perduto dentro il proprio narcisismo, narcisismo perché uno prima si ricordava che il corpo cambia, la patologia della contemporaneità è il narcisismo, totale, totale. Penso per esempio alla disabilità visiva, provate a pensare Blanca che è una produzione Lux, Raiuno, Blanca che fa la detective, cieca, con l'aiuto del cane, un po' l'aderido nei grandi esperzi, dei grandi personaggi della polizia, eccetera, ma lei ha una sensibilità tale, è una pazienza tipica delle persone che vivono una disabilità che riesce a accogliere e a conquistare il cuore delle persone che alla fine ci sono accanto, oppure ancora l'autismo, tutto il mio folle amore, un film di Salvatore che io vi suggerisco di vedere. Allora e concludo, io credo che oggi questa narrazione che stiamo facendo in maniera polifonica credo sia interessante, per me è stato molto interessante ascoltarvi, intanto perché c'è una urgenza di riacquistare una responsabilità del linguaggio. Non esistono persone disabili, esistono persone, esistono persone che hanno una disabilità, a volte maggiore, a volte minore, ma la persona è la persona, è un mistero straordinario rispetto al quale non ci sono dei diritti speciali per loro, ci saranno magari dei crediti attuativi che agevolino alcuni aspetti rispetto ad alcune disabilità. Questa cosa qui è molto importante, io credo che il Sole 24 ore, un giornale di grande, una testata di grande profilo, faccia anche un po' titolare di un'educazione al linguaggio che anche tra i giornalisti oggi è definitivamente perduta, sarebbe interessante. La seconda cosa, appunto, le leggi, i profili legislativi sono fondamentali perché non basta dichiarare un diritto, è necessario poi che questo diritto possa essere concretamente vissuto, acquisito. Penso noi nella carta costituzionale abbiamo anche il diritto al lavoro, ma non mi pare che ci siano pienamente tutte le forme di diritto perché questo venga acquisito. Penso per esempio che dopo la pandemia in me forse una forma riconosciuta a livello nazionale di lavoro possa essere davvero lo smart working. E poi appunto sosteniamo visto che qui è anche il luogo del business non solo perché siamo in una banca, è una delle banche più importanti intesa un gruppo importante europeo, ma perché il Sole 24 ore non si occupa di racconti per bambini, ma si occupa appunto di imprenditori. Ecco io credo che forse valga la pena creare anche delle sinergie dei tavoli in cui parte dei, diciamo, ogni azienda deve fare business, parte dei profitti vengono appunto impegnati per produrre delle narrazioni, delle narrazioni che sapono far sorridere, ma soprattutto delle narrazioni che facciano scorgere e scoprire a chi per fortuna non ha una disabilità, ma quanto una persona con disabilità può restituire in termini proprio di passione per la vita. E credo che Giulia il fatto che si butti in piscina così dica oggi a delle ragazze che la vita vale la pena viverla quando c'è la passione e la tenacia. Grazie a M. Viganò a proposito di restituire di quanto le persone contino anche all'interno delle aziende, torno al presidente Pancalli. Si può immaginare, come dire, un passaggio di pensiero nel percepire le persone disabili non più come un onere, un peso sull'welfare statale, ma come davvero un'opportunità, un investimento. Vedo ad esempio che molti atleti paralimpici ormai attraggono l'attenzione di grandi marchi italiani e non solo italiani. Ricordo per esempio che per la Paralimpiade di Tokyo c'era la visa che aveva fatto questa bellissima pubblicità con Jessica Long, questa ragazza nuotatrice biamputata che si tuffava da bambina persa nelle tundre sovietiche ed è una plurimedagliata per gli Stati Uniti. Poi lei era stata adottata da bambina. Quindi siamo pronti, la società è pronta per questo passaggio di concetto che secondo me è davvero fondamentale per un'integrazione, un'inclusione concreta e vera? Allora Maria Luisa, mi dai modo nel risponderti? Faccio un passo indietro perché naturalmente i colleghi, permettetemi, passatemi il collega, mi hanno sollecitato anche delle riflessioni che però nell'articolarle vado a risponderti. La società la stiamo educando, non è pronta ma la stiamo educando e sta cambiando profondamente e con un pizzico d'orgoglio dico che lo sport ha aiutato più di qualsiasi altra cosa ad arrivare dove siamo arrivati. Vedete un concetto che citava prima Andrea era quello di persona intorno al quale deve ruotare poi tutti i nostri ragionamenti per chi fa politica piuttosto che chi agisce in un'azienda eccetera. Il concetto di persona è fondamentale perché noi parliamo di comunità. La comunità, la comuniter significa insieme. Insieme si è più forti e insieme si può aiutare a cambiare la società. Se abbiamo l'umiltà di capire non tanto che le differenze non esistono ma che siamo tutti differenti e in virtù di questo il compito del legislatore di che opera in una comunità, in un sistema sociale è quello di rimuovere le barriere che producono le differenze. Le persone disabilit le diventano nel momento in cui la società mi impone una disabilità. Io purtroppo, come sai cara Maria Luisa, ho fatto 60 anni quindi sono inesorabile, è passato nella terza età. Passatemi una battuta, sono romano. Ho scoperto che al suo mercato c'è lo sconto per i 60 anni. Tragico come direste a Roma, tragico. Però questo concetto di persona secondo me è fondamentale. Divento disabile nel momento in cui un luogo dove devo andare è inaccessibile. Divento disabile quando non mi viene fornita la possibilità di trasformarmi da assistito incontribuente. Ricordo un grande presidente degli Stati Uniti, Franklin Delano Roosevelt, che era disabile, in un suo discorso alla nazione disse, riferendosi alle persone disabili, trasformiamoli da assistiti incontribuenti e faremo del bene a loro e al paese. Proprio in relazione al discorso che facevi Andrea, che non devono rappresentare un costo, se io gli do un'opportunità sbarrierando dagli ostacoli che gli impediscono di diventare cittadini, naturalmente li costringono in uno stato assistenziale per la comunità possono in una narrazione negativa rappresentare un costo. Poi naturalmente ci sono quelli tra di noi, perché tu sai il movimento paralimpico veramente è universale in questo. Forse siamo l'unico esempio nel mondo della disabilità, 43 anni di disabilità, ai miei 43 anni o per fortuna di impegno anche nel mondo dell'associazionismo, nel mondo della politica. La disabilità è sempre molto complessa, non siamo io e Giulia. Io mi sento una persona, ringrazio tutti i giorni quello che il Padre Eterno mi ha dato, perché mi guardo sempre indietro rispetto a come mi sarebbe potuto andare. Quindi è un dono tutto quello che abbiamo. Ma a proposito di metafore, come diceva Monsignor Viganò, lo sport paralimpico è esattamente metafore di quello che noi vorremmo avvenire nella quotidianità della vita. Noi che cosa facciamo banalmente? Prendiamo dei ragazzi e delle ragazze, come è successo a me quando facevo l'atleta, e insegniamo loro a guardare non ciò che hanno perso ma ciò che è rimasto, le loro abilità e li trasformiamo in atleti. E se noi riusciamo a farlo nello sport, arrivando a consentire loro di raggiungere qualcosa che è inimmaginabile oggi vi assicuro dal punto di vista squisitamente tecnico e sportivo, ma perché non farlo tutti i giorni nella quotidianità nella vita? Allora, quando si parla di persona, quando parliamo di diritti, e lo dico un po' per deformazione, pur io per la mia formazione giuridica, bisogna pure avere la consapevolezza che la Costituzione, giustamente quando parlavi stavo aggiungendo il diritto alla sanità, diritto all'istruzione, tutte cose che in questo Paese fatico a vedere, soprattutto in questo periodo sulla sanità pubblica, però parliamo del diritto al lavoro, la percezione. Il percentuale di disoccupati nel mondo delle persone disabili e occupabili è spaventosamente alta, parliamo di oltre il 67% di persone che potrebbero essere occupate e non vengono occupate. Allora voi direte, ma che ci azzecca il mondo dello sport? Il mondo dello sport anche in questo ha tentato di essere educativo. Io tutto quello che ho fatto insieme alla mia squadra da 20 anni a questa parte è fare, naturalmente, arrivare alle Paralimpiadi che è la punta dell'iceberg, ma quando abbiamo studiato modelli di percorsi che portassero risultati di politica sportiva, ve ne dico uno il più eclatante, ve ne potrei citare 10 mila, l'arruolamento, lei è un'agente di politica sportiva, di politica dello Stato, ne abbiamo nelle fiamme gialle, ne abbiamo nella polizia penitenziaria. Che cosa abbiamo fatto? Abbiamo dato a lei e a tutti gli altri ragazzi, ragazze, la possibilità di uno stipendio? No. Abbiamo dato a lei e a tutti gli altri ragazzi la possibilità di una normalità nell'atteggiamento rispetto ai loro colleghi olimpici? No, o meglio, sì, forse, ma quello che abbiamo voluto segnalare, ma purtroppo la patologica, in qualche modo, pigrizia anche del mondo della comunicazione non ha compreso, è capire che se i pezzi dello Stato, dove più di qualsiasi altro luogo sarebbe stato inimmaginabile pensare ad una persona disabile, li hanno arruolati utilizzando lo sport come grimaldello, lo hanno fatto, ma perché le aziende non lo fanno costringendo tutte le persone disabili in uno stato assistenzialissimo? Quindi vedete che lo sport diventa pezzo quando io parlo di politiche pubbliche del Paese. Sui diritti, mi consentirei Andrea, ho una visione un po' diversa, non voglio instaurare un contenzioso, ma si fa tanto parlare della Costituzione e della modifica dell'articolo 33 del 6° Com, non è stato sancito nessun diritto, è stato dato giustamente evidenza al valore dello sport. Se il legislatore, e gliel'ho detto aperto i sverbis a tutto il governo a partire dal mio ministro che è Andrea Abodi, avesse voluto veramente riconoscere il diritto allo sport, così come hanno fatto i nostri padri costituenti, sarebbe stato esplicito, la Repubblica riconosce il diritto allo sport di tutti i cittadini, non è stato fatto. Quindi hanno politicamente cosa straordinariamente importante, sottolineato il valore dello sport, ma il diritto sussiste nel momento in cui io posso esigere, renderlo esigibile quel diritto. E oggi purtroppo non è così, perché se noi avessimo voluto veramente in questo Paese, che è il mio Paese, ne vado orgoglioso, consacrare il diritto allo sport in un momento nel quale la barriera più alta che noi abbiamo di fronte, non parlo di disabilità, le famiglie italiane, la barriera più alta, la barriera economica, oggi non hanno il denaro per far praticare sport ai loro figli e le persone, le famiglie monoreddite o anche con due redditi, devono rinunciare a ciò che inevitabilmente ritengono non prioritario. Quindi le ore di piscina, le ore di sport, e allora l'unico luogo nel quale avremmo dovuto e avremmo potuto, ma non oggi, da 40 anni, potuto richiamare un diritto allo sport da rispettare. Sapete qual è il mondo della scuola? Perché le ore di educazione motoria, paragonate sono le ore di latino, di matematica eccetera, e lì si sarebbe potuto rivendicare il diritto a che i nostri figli, i figli con disabilità eccetera, avessero la risposta almeno in quelle ore di educazione motore. Non faccio una misurazione tanto o poche perché pochi interessi, io sono uno di quelli che sostiene che sono poche, quello che sostengo però è anche poche che siano, ma fategli refare. E allora, ma vi siete andati a leggere i dati? In Italia, su 10 scuole, 6 non hanno la palestra scolastica e di queste 6 soltanto 1 è accessibile. Allora parlare di diritti mi viene in mente che la cosa importante è renderli esigibili ma soprattutto riuscire a innescare percorsi di politica pubblica che oggettivamente eliminano le barriere. E allora sì che riusciremo forse piano piano a capire che le persone disabili non sono un costo. Io dovrei essere un costo, Giulia dovrebbe essere un costo, scusate il termine e le volgarità, ma io ho avuto l'incidente a 17 anni come te, presto a poco. Anche in altri anni non c'era il comitato paralimpico come lo conosciamo adesso che ha fatto tanto, mi viene una volgarità, ma una espressione, me la consenti monsignor? Mi sono fatto un mazzo così per andare all'università e non era oggi perché il mazzo non era studiare, era capire come entrare nell'aula per andare a fare l'esame, perché non sapevo come farlo, perché c'erano le scale, perché dovevi andare a cercare l'uscere che si stava mangiando il panino. Mi sono fatto un mazzo così per diventare avvocato, un mazzo così per andare alle nostre Paralimpiade fino a Atlanta, per costruire tutto questo, nessuno ci ha mai regalato niente e per tutti abbiamo sempre rappresentato un costo. E allora il vero sistema di comunità è quello che toglie gli ostacoli alle persone che sono in maggior difficoltà. Se noi cominciamo a pensare alle persone più fragili e da lì costruiamo il sistema ritroso faremo del bene a tutti, perché normalmente è la cosa più banale, ma secondo voi un palazzo, una sede, un locale accessibile risponde a un mio diritto? Vi rispondo di no. Rende quel locale, quel palazzo più comodo per tutti. Viviamo in un paese dove non ci si interroga sul sistema di welfare di che cosa accadrà da qui al 2050. Un terzo della popolazione, io già ci sono entrato nell'anziana, sarà ultra 65enne, il che vuol dire che da qui nel 2060-70 avremo una popolazione profondamente invecchiata e Dio vuole finalmente che sia prolungata. E in questo che significa, qualcuno si dovrebbe interrocare non solo come si sosterrà il sistema previdenziale e l'Ims, perché sempre meno persone lavorano e ci sarà sempre il problema pensionistico, ma come noi faremo e possiamo fare per far stare in una situazione di benessere fisico e psicologico quelle persone. Io ho una mamma di 88 anni, oramai è normale avere mamma e papà di 90-92 anni. Lo sport, le attività motori, quello che hanno fatto nella regione Venere, la regione Lombardia, la regione Minieromagna, le palestre della salute, laddove hanno utilizzato lo sport come strumento per andare incontro ad esigenze delle persone anziane, oltre che disabili e normali, per fare in modo che non soltanto siano meglio per prevenire tutte le patologie e gli acciacchi dell'anzialità. Quindi facendo risparmiare il sistema socio-sanitario, lì che io parlavo nel mio primo intervento, di quanto sia importante immaginare un investimento sullo sport per quello che può ritornare in termini di valore pubblico rispetto a quello che genera. Ecco quel valore pubblico che valore ha? Che cosa attribuiamo noi a questo valore in termini di convivenza civile? Ecco io credo, mi sono scordato la domanda, quindi sto facendo melina per... E adesso quasi andiamo a chiudere così lasciamo qualche risposta. Però è chiudo, però ecco il sistema in questo caso si deve interrogare su tante cose. Noi molto umilmente da uomini della strada e donne della strada tentiamo soltanto di far capire con la metafora dello sport quello che si potrebbe fare nella vita quotidiana. Grazie al Presidente Pancalli, grazie a tutti i nostri ospiti, lasciamo questi ultimi cinque minuti se qualcuno ha delle domande per tutti i nostri interlocutori. Mentre pensate alle domande vorrei chiedere a Giulia, giusto perché si capisca qual è la fatica fisica e l'impegno per arrivare a un'edizione dei giochi paralimpici, il menu del suo allenamento settimanale, giusto per capire. Perché a volte brillano medaglie e podi però bisogna anche poi fare un po' di numeri, siamo il Giornale dei Numeri, vai Giulia. Allora sicuramente come tutti gli sport c'è sicuramente la continuità e la determinazione del tutti i giorni e anche accettare la fatica. Ovvio che io mi alleno tutti i giorni, da lunedì al sabato anche due volte al giorno in acqua più la palestra e che sono quelle tre volte a settimana per cui a settimana arrivi a 9, 10, 11 allenamenti. Quanti chilometri fai a settimana in acqua? Non gli ho contato, sono 3, 4 ad allenamento quindi. Ecco, cominciate a moltiplicare. Sì, incontro tutti non va bene. Però è il bello di quello che facciamo perché sicuramente la gara è un attimo ma quello che ti porta alla gara è tutto il percorso. Sono le scelte, sono con chi condividi il percorso perché sicuramente siamo tutti persone, tu sei atleta, il nuoto è uno sport individuale, non uno sport di squadra ma in corsia è come se ci fossero tutti. Perché c'è la famiglia, ci sono gli amici, c'è l'allenatore, tutto lo staff tecnico e c'è una famiglia paralimpica per cui c'è veramente tutti quelli che lavorano in quel momento. E tu il bello nostro è quello che a me piace ancora di più che in quel momento sono io che devo raccogliere. Sono sempre io. Certo, devo raccogliere quello che tutti ha andato perché ognuno si parlava prima in persona e siamo diversi, ognuno fa del suo meglio quello che sa. E lì ci sono io o comunque tutti gli atleti che devono raccogliere il positivo, il bello da tutti, metterlo insieme ed esserci in quel momento perché la gara dura poco per cui è questione di attimi. Qualcuno ha dal 28 agosto all'8 settembre appunto su RAI 2 ogni giorno, non c'è neanche il problema del fuso quest'anno. E qualche domanda? Buonasera, io avevo una domanda per il presidente Pan Calli. Io sono disabile, quindi io sono disabile, non ho problemi a dirlo, ma per il mio 18° volevo chiedere ai miei genitori di portarmi sul kart. Poi non è successo perché innanzitutto non ci sono piste di kart vicino a casa mia che hanno kart adattati. No, però ti do un'informazione, faccio un po', perché sportello. Naturalmente siamo arrivati a una quantità di discipline sportive perché anche questo è il segnale della consapevolezza da un gioco di sport. Per cui questo che ha fatto un tempo all'epoca mia gli sport erano quelli canonici, quindi non è un problema che si possa fare in un gioco di sport, ma è un'informazione che si può fare in un gioco di sport. E' una parte dei giovani come te che ognuno deve poter rincorrere le proprie passioni. Per cui questo che ha fatto un tempo all'epoca mia gli sport erano quelli canonici, poi a questi si sono aggiunte pensate in queste ore anche il pugilato in carrozzina. Quindi immaginate, sul kart ti do una buona notizia, esiste una federazione riconosciuta al Comitato dei Paralimpi e si occupa di attività automobilistica, sportiva e kartistica e stanno lavorando proprio sugli adattamenti per consentire, così come la guida ai tutti i giorni, noi tutti abbiamo come tu sai i comandi, danno la possibilità anche sui kart di poter essere guidati da diverse disabilità, compresi gli hemiplegici. Poi ti do i numeri e tutto, faccio proprio. Grazie per gli interventi, io sono una studentessa dell'Università di Trento e sto lavorando alla mia tesi magistrale sull'ambito dello sport, quindi volevo essere qui per non perdermi questa occasione. E dato che nella mia tesi non parlo solo di sport ma anche di genere, e dato che oggi abbiamo parlato un po' dei diritti sociali che vengono toccati dallo sport, penso che uno di questi sia anche quello della discussione sull'ambito della parità di genere. E quindi riconoscendo anche il fatto che comunque il Comitato olimpico e paraolimpico si stanno impegnando molto in questa battaglia e si prospettano dei numeri record in questa prospettiva per Parigi 2024, vorrei però sapere o provocarvi un po', magari anche Giulia non lo so che, magari lo vive in prima persona, come si può fare per sconfiggere questi stereotipi non solo negli ambiti più alti dello sport ma anche in quello di tutti i giorni e non solamente nello sport in sé ma anche a livello partecipativo e dei media. Domandone, domandone. Allora io devo dire la verità che in prima persona non ho mai vissuto un disagio da questo punto di vista o comunque una differenza perché ho sempre fatto sport, quello che poteva essere il trampolino prima e il nuoto adesso, dove non ci sono differenze diciamo così di genere, uomo-donna, di solito il centostile, il centorana, quello che fa prima gli uomini poi le donne e non c'è questa differenza. Ovvio che ci sono tanti sport in cui c'è differenza, mi vengono forse più in mente sport di squadra molte volte piuttosto che sport individuali però io credo che proprio anche a livello fisico siamo fatti diversi e vanno come lì valorizzati le potenzialità di un fisico femminile e di un fisico maschile quindi ogni sport secondo me al suo e ogni persona è diversa. Poi la fine della domanda non me la ricordo più neanche io perché c'era un'altra cosa. No, aspetta, intanto che lei se lo ricorda, tento di fare meline l'aiuto Nella affrontare il tema della parità di genere, un tema importante anche se guardiamo alla dirigenza sportiva però guardiamo al paese, al sistema paese, non è solo lo sport, che a volte si tirano addosso lo sport delle responsabilità, anzi noi come mondo dello sport stiamo facendo tanto, nessuno mai però sottolinea che nella parità di genere anche la condizione femminile di una ragazza, di una donna disabili rispetto alla declinazione maschile è ancora più pesante perché poi si fa presto a semplificare però la parità di genere secondo me deve essere declinata nella consapevolezza che ci sono tanti problemi perché ti vuole dire non solo la donna disabili in carrozzina che si deve confrontare con un mondo fatto di magari non solo lo sport perché lì abbiamo una condizione di pari opportunità ma un mondo che è fatto di persone che credono di essere normali e che vedono a noi e guardano a noi come a persone che sostanzialmente forse non possono ambire o non possono avere l'obiettivo di ricoprire certe posizioni se questo è difficile per le donne nel mondo normale, pensate per una donna disabila, è ancora più difficile su questo poi ti aggiungo mentre lei e te, visto che sei un universitaria, che il mondo paralimpico sta lavorando pesantemente abbiamo convenzionato 20 atenei pubblici per tentare non solo di intercettare la comunità degli studenti universitari che spero possano rappresentare una classe dirigente di questo paese, migliore di quanto lo siamo stati noi ammesso non concesso che io sia una classe dirigente perché saremo messi proprio male però anche perché nel mondo universitario noi vorremmo che tanti ragazzi si avvicinasero a svolgere quella funzione di tutt'oraggio nei confronti di quelli disabili perché spesso abbiamo bisogno per far correre un cieco ricordava M. Viganò, non corre da solo, ha bisogno di una guida, per un ragazzo che ha difficoltà un terraplegico grave per andare al campo in piscina ha bisogno di qualcuno che lo aiuta, sarebbe bello che la comunità dei giovani anche universitari si incontrasse in questa comunità di cittadinanza te lo sei ricordato? Non vada avanti perché non so più che C'è ancora qualche domanda? Forse il microfono, grazie Io in realtà non ho una domanda ma spero di essere per voi un raggio un po' di speranza Io frequento, non io però la notizia che vi porto, l'università e il corso di scienze della formazione primaria con l'intento di diventare insegnante, noi in università lavoriamo tantissimo sull'inclusione sull'inclusione che possa essere in merito a disabilità fisiche e cognitive tante tante attività che noi facciamo e tanti corsi, non sto qua a contarli ma davvero più della metà dei corsi che io fino ad ora ho frequentato e sono al terzo anno su cinque, avevano un'improntà inclusiva importante dove ogni o comunque l'80% delle consegne che dovevamo portare a termine dovevano avere un occhio di riguardo importante sull'inclusività soprattutto fisica e abbiamo parlato tanto di sport poiché ho avuto due corsi in merito all'educazione sportiva scuola quindi alla faccia dello sport che non viene incluso, puntiamo molto sull'università e la formazione di nuovo personale docente puntano molto sull'inclusività da un punto di vista di apprendimento tanto quanto di sport e spero che questa cosa... Guarda ci dai una bella notizia che peraltro naturalmente ci è nota, il paese reale è migliore di quello che viene raccontato devo dire su questo io ne sono profondo, avendo poi due giovani, due figli forse quei tani tuoi perché sono grandi sono usciti dalla università per la verità li seguo quindi sappiamo che voi siete molto migliori di noi perché il sistema soprattutto sotto il profilo educativo di questo paese è un sistema che in una scuola malandata, in un'università dove si investe sempre meno eccetera è un sistema che educa la convivenza civile e ha l'idea di un paese migliore poi c'è chi ci vuole mettere le classi differenziali un'altra volta ma qui taccio però da questo non lo faccio, però da questo punto di vista questa è la speranza che il paese possa cambiare perché se noi non ci siamo riusciti nel senso noi con le nostre battaglie non ci siamo riusciti ma se tutti voi che uscite dal mondo universitario avrete questa cultura della normalizzazione io la chiamo, bisogna pure cominciare a normalizzare le cose un po' a renderle un po' più percettibili nella loro banalità della soluzione che potrebbe rappresentare come dire il superamento della difficoltà secondo me è fondamentale quindi io sono convinto che voi potrete aiutarci ma non tanto a me ora mezzo o vecchio ma tutti i giovani i giovani che verranno a costruire un paese migliore un paese migliore quando è un po' più civile, eco e solidale e continuo a dire vabbè però non per me la cosa è classi differenziali e che conosce facciamo così che conosce allora lasciamo vai Giulia no no mi veniva in mente la scuola anche prima si parlava di scuola per me il capitolo scuola è stato impegnativo perché io mi sono fatta male che ero in seconda superiore erano le vacanze di Natale quindi rientro a scuola è stato abbastanza traumatico e sono rientrata in terza finché ero in ospedale tutto bene perché ho fatto scuola a distanza per cui ho fatto una dad praticamente un po' tanti anni fa e sono riuscita a non perdere l'anno a scuola ovvio che però una volta che sono rientrata l'insegnante di educazione fisica voleva l'esonero perché non sapeva come gestire la cosa no no volevo 10 io perché mi doveva alzare la media assolutamente e quindi questa cosa qui gli insegnanti che molte volte non sapevano gestire la classe nei miei confronti perché molte volte magari c'era invidia del voto in più perché sei in carrozzina quindi tutte queste cose io le ho vissute a scuola è stato molto brutto perché era più un problema di compagni di classe che quello secondo me devi anche essere fortunato a trovare la classe giusta e le persone giuste però molte volte nessuno si chiedeva si torna all'umiltà di prima di interrogarsi e di chiedere perché se non conosci e pretendi di sapere allora non andiamo da nessuna parte ma se tu non sai e chiedi insieme si può arrivare molto più avanti allora insieme tifiamo dal 28 agosto all'8 settembre per la nazionale azzurra dal nuoto a tutte le altre discipline? cosa vuol dire? poi me ne vado giuro me ne vado perché perché se no mi devo dare delle risposte anch'io nel senso festival dell'economia che ci azzecchiamo tutto quello che abbiamo detto le domande ciascuna presenza o riflessione che magari non avete naturalmente esternato ma speriamo di aver provocato l'economia genera valore e non è valore di comunità tutto questo non aiuta in termini valoriali a crescere una comunità questa è l'economia sociale è quella alla quale non diamo un valore ma c'è un valore inestimabile smettiamo di contare solo i soldi pensiamo pure a contare i sentimenti gli obiettivi la civiltà e la solidarietà grazie presidente grazie a tutti e buona serata e grazie ancora grazie a tutti e buona serata e grazie ancora
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