Sfide ed Opportunità per le startup ad impatto sociale
Incorpora video
Sfide ed Opportunità per le startup ad impatto sociale
Le sfide e le opportunità per le imprese evidenziano il crescente trend in Italia. Vengono presentate esperienze concrete di startup innovative, come Recovery Road (piattaforma per disturbi comportamentali) e Regusto (riduzione dello spreco alimentare), illustrando i loro modelli di business e le competenze necessarie per il successo. Infine, si sottolinea l'importanza di un approccio dati-driven e la collaborazione tra ecosistema imprenditoriale e terzo settore per la sostenibilità di queste iniziative.
Relatori
Menon ElenaRaspati Marco
Silli Andrea
Edizione
2024 - QUO VADIS? I dilemmi del nostro tempoInfineipping Contmistura Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. Il suo corpo è in trance. La partecipazione a questo evento che si pone come tema quello delle sfide e delle opportunità nonché delle criticità per le start up ad impatto sociale. Sono Valentina Chizzola ricercatrice della fondazione Franco De Marchi, una fondazione interstrumentale della provincia autonoma di Trento che si occupa in senso lato sia nelle progettazioni che nelle attività di formazione di innovazione sociale. Il tema di oggi è sicuramente un tema molto importante e le start up ad alto impatto sociale rappresentano infatti un'innovazione cruciale che combina obiettivi sociali, ambientali ed economici. E proprio all'interno di un festival come quello di oggi che si chiede quali sono i dilemmi dei nostri tempi, se noi pensiamo che stiamo vivendo in un'epoca in cui il cambiamento climatico, l'esaurimento delle risorse naturali, le disuguaglianze sociali pongono delle sfide veramente importanti per il nostro pianeta e la nostra società. Ed è anche per questo che credo che sempre più imprenditori ed imprenditrici stiano abbracciando una nuova visione di business che non è più soltanto orientata al profitto ma che si rivolge in qualche modo anche al benessere del pianeta e della società. In Italia, gli ultimi report che abbiamo, sappiamo che le start up ad alto impatto sociale, il trend di crescita delle start up ad alto impatto sociale sta aumentando sempre di più. Questi imprenditori e queste imprenditrici cercano in qualche modo delle soluzioni che siano creative, innovative ma anche sostenibili e che riescano soprattutto a portare un impatto positivo, e di questo parleremo durante tutto il nostro panel, sia sulla società che sull'ambiente. Esistono diverse iniziative di questo tipo di successo che mostrano quindi il potenziale molto forte di queste attività, dalle aziende che utilizzano materiali riciclati ai processi produttivi sostenibili, a realtà che cercano di portare dei servizi che sono ancora servizi mancanti per certi versi a delle realtà più fragili. Ed oggi abbiamo il piacere di introdurre alcuni imprenditori, alcune nuove imprenditrici, alcuni esperti che per certi versi guidano in qualche modo questo cambiamento. Quindi partirei subito con Andrea Silli, che è il direttore dell'area startup di Trentino Sviluppo. Noi sappiamo che Trentino Sviluppo è, per quanto riguarda il Trentino, un incubatore molto forte di startup e di realtà innovative. Allora, quello che ti vorrei chiedere Andrea, rispetto alla tua esperienza alle cinque edizioni passate della Trentino Startup Valley, perché quest'anno è stato così importante anche introdurre all'interno della Startup Valley una categoria speciale dedicata proprio alle startup ad impatto sociale? Buongiorno a tutti, grazie Valentina per la presentazione. Credo di dovervi spiegare, non a tutti, ma a qualcuno che è Trentino Startup Valley per contestualizzare un pochino. Trentino Sviluppo è un'agenzia di sviluppo territoriale e semplifico, ma di fatto prova a supportare la nascita, la crescita, lo sviluppo di tutte le imprese del Trentino all'interno di tutte le smart specialization della provincia di Trento. Io in particolare dirigo l'area startup e proviamo a mettere a disposizione di tutti gli aspiranti, innovatori, startup, anche coloro che non sono costituiti ancora come startup, ma sognano di poter diventare degli imprenditori e di produrre innovazione, secondo la loro attitudine, gli strumenti che permettano loro di crescere e di orientarsi all'interno di un mondo, quello dell'imprenditoria che non è sempre semplice e a volte prevede dei passaggi di più. Che vanno un pochino supportati, non solo economicamente. In particolare abbiamo un percorso che ci coinvolge in prima persona, ma che in realtà attiva tutto l'ecosistema dell'innovazione Trentino, per esempio la fondazione Bruno Kesel, l'università, la fondazione Mac. Prova a offrire l'opportunità a persone che ritengono di avere un talento, che noi valutiamo, possono avere un talento e il giusto entusiasmo per diventare imprenditori. Diventare imprenditori, ve lo racconteranno meglio loro, è una percentuale di entusiasmo e di visione, e poi molta disciplina, molto lavoro, molta fatica. Ecco, bisogna accogliere anche le persone che hanno voglia di affrontare anche la parte più dura, più difficile, più in salita del fare impresa. E quindi con la Trentino Stratavalle proviamo a trovare persone di talento e organizzare un percorso, di fatto una scuola di imprenditoria, e l'output dovrebbero essere dei soggetti costituiti che poi sono in grado di creare valore sul territorio. Lo facciamo da più anni e siamo abituati ad avere imprenditori, io dico sempre che la Trentino Stratavalle è un po' schizofrenica, ci sono ricercatori che escono dall'università e che innovano nel campo delle scienze della vita, molecole, prodotti di un certo tipo, ma ci sono anche coloro che brevettano innovazione sugli attacchi da sci, tutti quanti all'interno dello stesso percorso, per cui è abbastanza eclettica come cosa. Sono però tutte quante persone di talento e ci siamo resi conto, come dicevi tu Valentina, che effettivamente nei modelli di business più innovativi negli ultimi anni ci sono proprio i talenti che considerano l'impatto sociale come un valore all'interno del loro business plan. La provo a semplificare, ma effettivamente ci sono alcuni ragazzi che arrivano con la loro pianificazione finanziaria in cui ad un certo punto i conti non tornano a una tradizionale di un business plan perché loro valorizzano alcuni asset che effettivamente restituiscono qualcosa alla comunità, integrano la comunità in cui vogliono fare impresa all'interno dei valori che la loro azienda non può non considerare. Questo come gratificazione personale a volte, c'è qualcuno che dimentica di considerare completamente la remunerazione come founder perché è soddisfatto di produrre un certo tipo di impatto sulla società, oppure dimentica di insegnare dei costi che per lui invece sono una restituzione o un'acquisizione di valore per la trasformazione di spazi urbani, il recupero di materiali di rifiuto che in realtà diventano risorse. Ecco, non sono errori in realtà nel business plan, sono innovazioni di modelli di business. Noi ne abbiamo trovati tanti e con Fondazione de Mar che abbiamo deciso di andare a cercarli con l'antarnino sul territorio. Abbiamo piacevolmente scoperto che non è così difficile trovarli, nel senso che il Trentino è una terra ricca di questo tipo di persone, è uno dei territori dove ci sono più associazioni di volontariato attive, quindi affini col pensiero che vi ho appena raccontato. Ci sono alcuni percorsi che incoraggiano le persone che hanno questo tipo di attitudine a diventare manager del terzo settore piuttosto che imprenditori del terzo settore, quindi abbiamo deciso di valorizzare queste persone, questi talenti all'interno di percorsi che tradizionalmente erano dedicati agli imprenditori duri e puri di una volta. Noi abbiamo visto che c'è una nuova energia da mettere in campo e abbiamo semplicemente deciso di aprire le porte a dei percorsi che esistevano già e di dialogare con questi nuovi talenti per capire con loro come far funzionare questi nuovi modelli di business. Semplice abbiamo smesso di considerare degli errori nell'impostazione classica di un business plan e di capire insieme a loro come generare valore da nuovi linguaggi, nuove energie. Questo ci ha sorpreso molto. Stiamo sperimentando la prima annualità di un progetto che si chiama Imprendi Sociale, è fatto in collaborazione con Fondazione dei Marchi che cura la parte iniziale di formazione di scouting sul territorio e poi c'è una categoria quest'anno dedicata, spero Valentina in futuro si potranno abbattere le categorie e fare una categoria unica di imprenditori, perché quest'anno sono abbastanza sorpreso dalla qualità dei progetti e dall'energia, dalla parte di metodo che le persone portano per sviluppare i loro progetti. L'ho detto prima, un'impresa di successo è fatta da una percentuale rilevante ma non totalitaria di divisione e di entusiasmo e poi c'è un'ottima dose invece di metodo e costruzione con la vita reale di quello che devono essere gli ingredienti, perché effettivamente un'impresa ancora di impatto sociale, un'impresa sociale pura, genera un pareggio di bilancio. Questo è abbastanza evidente. Non voglio raccontarvelo io, però credo che si vada sereni verso una seconda edizione di imprendi sociali che stiamo studiando. Vi invito anche a seguire i siti di Tretino Sviluppo e della Fondazione dei Marchi perché tra poco faremo tesoro dell'esperienza che stiamo portando avanti e la stiamo facendo. La rilanceremo per una seconda annualità. Benissimo, grazie Andrea. Ecco perché do subito la parola ad Elena Menon che è founder e CEO di Recovery Road, una piattaforma dedicata alla creazione di una community di esperti per il trattamento online dei disturbi comportamentali. Allora Elena, quello che ti chiedo, tu hai fatto parte del percorso di imprendi sociale e sei stata selezionata tra le idee che sono state poi scelte per poter iniziare l'incubazione, insomma il periodo della Startup Valley con Tretino Sviluppo. Oltre a raccontare brevemente il tuo progetto, ti chiederei qual è stata la scintilla, che cosa ti ha portato a decidere di cambiare in qualche modo quello che era la tua vita precedente e di diventare quindi un'imprenditrice, questa è la prima questione. E la seconda invece riguarda la tecnologia, cioè quanto l'aspetto tecnologico sia, dal momento in cui tu arrivi da quella strada, sia fondamentale, sia un valore aggiunto rispetto alla tua progettualità. Buongiorno a tutti, visto che mi è stato chiesto come sono arrivata a cambiare la mia vita precedente, faccio un piccolo background su quale era la mia vita precedente, nel senso che sono una studentessa di Cyber Security all'Università di Trento. In realtà c'era già una piccola parte del percorso secondario di quello che stavo facendo in imprenditoria e innovazione, che io onestamente l'ho fatto perché bisognava e non pensavo sarebbe mai stato un percorso futuro che avrei poi esplorato ulteriormente, perché non era quello che initialmente mi interessava. E invece, sorprendendo anche me stessa, mi sono ritrovata a esplorare in particolare questo percorso. La scintilla è stata semplice, è stato aprire gli occhi e vedere qual è la situazione dei disturbi di comportamento alimentare in Italia e nel mondo, perché stiamo parlando di 3 milioni di persone solamente in Italia che ne soffrono, è un numero che sta aumentando a dismisura e che è un problema che non è giustito in questo momento, il sistema sanitario nazionale non è in grado di sopperire il problema. E quindi c'era un problema da risolvere e vedere che c'era questo problema da risolvere è quello che ha fatto scattare la scintilla. E quello che mi ha fatto dire è che voglio impegnarmi in prima persona per fare qualcosa. Questo è sempre il mio modo di fare, nel senso durante la mia vita mi sono stata per anni impegnata nel volontariato in vari ambiti, perché il mio modo di fare era se vero un problema che era da risolvere, voglio impegnarmi per risolverlo. E diciamo che poi sono state varie le opportunità che mi hanno portato a dire che il modo migliore era quello di creare una startup, perché chiaramente il volontariato che ho fatto per molti anni e che stavo ancora facendo, è un ottimo modo di contribuire nella società, però è stata anche una riflessione sul fatto che comunque il volontariato fa arrivare fino a un certo punto. E invece creando una startup e creando una startup ha anche uno scopo benefit, si riesce a creare valore in modo più ampio, si riesce a investire comunque tutta la propria vita e non solo proprio tempo libero perché chiaramente bisogna anche mantenersi in qualche modo, e si riesce quindi a fare davvero un impatto profondo. Nel partire, scegliere come partire, avviare una startup, siamo partiti in realtà da un percorso del ministro di Trento, a punto che frequentavo, e poi finito questo percorso siamo detti, la formazione che abbiamo forse non è ancora sufficiente, dobbiamo cercare di capire e studiare il modo migliore e acquisire una formazione più ampia possibile. E quindi in realtà siamo guardati intorno e cosa c'era nel territorio? C'era Trentino Sviluppo che offriva moltissimi programmi di formazione ai quali ci siamo sperimentati, fino ad entrare in Preni Sociale, e Preni Sociale credo che abbia dato un apporto davvero significativo a quello che è il lavoro che stiamo facendo, sia perché lo scopo sociale della nostra startup era chiaro, nel senso comunque era la vera motivazione, e pensare alle persone, avere un impatto e riuscire a migliorare la situazione. Però abbiamo pensato molto a quale è anche lo scopo sociale oltre a quello relativo alla salute, perché comunque siamo resi conto che non bastava avere uno scopo sociale nel senso che stiamo aiutando le persone, stiamo cercando di migliorare la salute delle persone, ma che lo scopo sociale era importante integrarlo in ogni ambito di quello che era il nostro modello di business, quindi fare attenzione anche a quello che è un aspetto ecologico delle nostre soluzioni. E diciamo che per me lo scopo sociale è obbligatorio in quello che faccio, nel senso probabilmente se non avessi, se la startup in cui mi sto impegnando non avesse uno scopo sociale probabilmente non lo farei, e per me è il fuoco che mi porta a dire voglio impegnarmi, voglio mettere l'impegno che sto mettendo, perché l'idea di creare qualcosa, chiaramente comunque il percorso di imprenditore è un percorso che va a creare valore anche in senso largo, comunque imprendendo lavoro le persone, c'è un impatto sociale forte anche in sé nell'imprenditoria, anche se non ha uno scopo sociale, però secondo me il vero spirito che può portare avanti, che può davvero dare motivazione all'imprenditore, all'imprenditrice o anche comunque in realtà a tutte le persone che lavorano all'interno della startup, è quello di stare facendo davvero un cambiamento nel mondo, di avere un impatto, di aiutare le persone, e di creare un mondo migliore, sì, in una piccola parte. La tecnologia, la tecnologia giusto, come dicevo io parto comunque da un percorso che viene dalla tecnologia, mi sto comunque, il mese prossimo mi laureo in informatica, quindi era da dove partivo, il mio background, e credo sia inevitabile al giorno d'oggi pensare a fare un cambiamento senza includere la tecnologia, chiaramente è un metodo che abbiamo, è un metodo potentissimo che sta crescendo, e non usarlo sarebbe come scegliere di fare una cosa a metà, soprattutto quando comunque il target a cui noi ci riferiamo è principalmente un target giovane, di ragazzi che come me sono generazione Z, e passano la maggior parte del tempo utilizzando dei social o dei telefoni. Noi abbiamo cercato di integrare la tecnologia principalmente, la nostra situazione è principalmente tecnologica perché comunque è una piattaforma dedicata ai disturbi alimentari dove il patiente e il familiare possono entrare in una piattaforma e trovare la rete di supporto di cui hanno bisogno, quindi il patiente trova lo specialista, il nutrizionista, lo psicologo, e può fare sessioni online, quindi può trovare da casa sua comodamente con tutta la privacy, con le necessità e la rete di supporto di cui ha bisogno, ma oltre a questo ci sono anche gruppi di supporto, sempre online, quindi trovabili da ogni parte d'Italia o del mondo per chi vive all'estero, non solo per il patiente ma anche per la famiglia, perché chiaramente la famiglia ha un fortissimo impatto in quella che è la malattia del patiente, soprattutto molto spesso le famiglie non sanno come aiutare, e quindi vengono a chiedere questo, nel senso come posso aiutare chi voglio bene, e quindi quello che noi vogliamo dare è anche una possibilità di fare questo, però non solo perché anche chiaramente gli specialisti che sono in una piattaforma hanno bisogno di un aiuto nel fare il loro lavoro, perché molto spesso sono sobarcati dalla burocrazia e noi siamo detti perché questa cosa, perché non possono concentrarsi a 100% sul loro lavoro che è quello di aiutare il patiente, e quello che vogliamo dare loro è dei mezzi di intelligenza artificiale che aiutano proprio a fare questo, e quindi permettere allo specialista di occuparsi solitamente sul patiente, e inoltre abbiamo pensato anche, siccome stiamo entrando nel futuro, a quali sono le nuove terapie che possono essere disponibili, e la terapia che dobbiamo introdurre è data dalle ultime ricerche, quella che introduce realtà virtuale, la realtà virtuale può fare un percorso davvero di effetto sul patiente che soffre di subreconfortamento alimentare, rintroduzcendolo magari a un'alimentazione più sana, rintroduziendolo a delle abitudini più sane, e quindi vogliamo riuscire a integrare questa terapia, e quindi utilizzare davvero tecnologia al massimo per fare un impatto. Benissimo, grazie Elena. Passiamo adesso da un futuro che in realtà è già presente rispetto alla piattaforma di Recovery Road, a Marco Raspati che è founder di Regusto, ma non dirò nulla perché lascerò parlare te, l'unica cosa che ci tenevo a sottolineare è che Marco ha partecipato a imprendi sociali come relatore, e devo dire che è stato un esempio di ispirazione per tutti i partecipanti e le partecipanti di imprendi sociali, questo è un feedback che abbiamo avuto un po' da tutti. Quindi ti chiedo di raccontarci un po' la tua esperienza, e principalmente anche di dove è secondo te il valore aggiunto di quello che all'interno dei vostri siti, insomma delle vostre... di Regusto viene chiamato proprio l'impatto positivo, quindi il valore dell'impatto positivo della vostra progettualità. Ok, intanto grazie dell'invito, per me è veramente un piacere essere qua oggi, anche perché la location è bellissima, il Festival d'Economia per noi sicuramente è un palco scenico particolarmente interessante. Bello sapere che sono stato ispirazione, anzi, questo mi motiva ancora di più, per il fatto che il progetto che noi abbiamo sviluppato nel 2016, che oggi è una realtà imprenditoriale, noi non siamo più startup innovativa, siamo mai piemme innovativa, siamo andati nel mondo e diciamo di quello che oggi è la fase evolutiva, qualcuno parla di scale up, speriamo di essere una scale up, e con il 2024 in realtà noi abbiamo messo a terra un po' tutte quelle che sono state le esperienze raccolte dal 2016 andando avanti. Esperienze derivate dal fatto che in realtà l'impresa che abbiamo costruito, un'impresa che si è avoluta nel tempo, anzi è in evoluzione ogni giorno, quindi non abbiamo un modello statico ma anzi un modello estremamente dinamico, ma proprio anche per il fatto che la tipologia di servizio che abbiamo costruito è un qualcosa di innovativo, che non ha un'effettività, anzi, una storicità, e quindi non potevamo basarci su dei metodi, delle organizzazioni, dei KPI, delle progettualità che qualcun altro aveva fatto prima di noi. Noi nasciamo proprio perché nel 2016 quando con mio cugino, che è mio socio, parlando di progettualità che comunque avesse un impatto a livello sociale e a livello ambientale, stavamo ragionando su quello che potevamo inventarci, quindi tutto è partito naturalmente da un concetto di imprenditoria, poi dopo si è avoluta con un avvicinamento a quelle che erano delle problematiche che in realtà tutti quanti abbiamo molto evidenti, ma che non sempre riescono ad essere effettivamente un'impresa, qualcosa di sostenibile. E ci siamo orientati sullo spreco, lo spreco che poi è diventato il nostro core, perché noi oggi generiamo impatto positivo creando valore dalla riduzione dello spreco. Questo è quello che noi abbiamo come linea guida su tutte le attività che noi facciamo ed allineato con il marchio Regusto. Regusto che ha visto tante vite da 2016 ad oggi. Abbiamo fatto tante diverse tipologie di sperimentazioni, tante volte abbiamo fallito, tante volte siamo rialzati. In questo momento siamo sull'ennesimo, come si dice all'interno delle startup, siamo all'interno dell'ennesimo Pivo, quindi stiamo ulteriormente volvendo il modello perché questa è un po' la natura della startup, è quello che si deve fare. Ci si deve mettere sempre in costante, diciamo, cercare di mettere in crisi sempre il modello per capire se è sostenibile ed è strutturalmente utile a quello che è l'obiettivo che ci si è dato inizialmente. Quindi noi siamo partiti nel 2016, ci siamo trovati al fine del 2019 con la terza app in release, ci siamo risultati che in realtà stavamo risolvendo un problema che non era quello che avevamo in mente. Noi stavamo dando un'app ai piccoli ristoratori e ai piccoli distributori, risolvendo un piccolo problema, quello dello spreco alla fine della filiera. E poi in realtà ci siamo risultati che stavamo facendo food delivery piuttosto che effettivamente gestione lo spreco. E da lì il Pivo, il primo Pivo importante, ci abbiamo trasformato l'app in un portale che oggi è diventato il nostro cuore. Quel portale è oggi la tecnologia che è stata proprietaria, che noi abbiamo costruito e che oggi si interfaccia con una piattaforma di blockchain che permette di tracciare tutta una serie di attività. Che adesso vi racconto, che è poi il cuore di regusto. Noi oggi fondamentalmente mettiamo in contatto aziende che hanno un problema con il potenziale spreco, con Enti No Profit che recuperano questo prodotto e distribuiscono a persone meno fortunate. Un qualcosa che in realtà noi tutti quanti siamo stati sempre abituati a fare, no? Quindi dalla tavola di casa, cercando di non sprecare il prodotto che viene messo sul tavolo, fino naturalmente al fatto che si fa la spesa e magari c'è lo yogurt dentro del frigo che è vicino alla scadenza, si cerca di o trasformarlo, recuperarlo o comunque magari a darlo a qualcun altro che possa averne bisogno. Quindi qualcosa che abbiamo già fatto e noi l'abbiamo industrializzato. Quindi abbiamo creato fondamentalmente questa piattaforma che oggi si affianca ad aziende e a Enti, cercando di rendere semplice, efficace ed efficiente il flusso di contatto fra chi quel problema ce l'ha e chi quel problema lo può far diventare una risorsa. Oggi noi abbiamo oltre 600 aziende all'interno, mille Entino Profit, 350 tonnellate al mese di prodotto transato in piattaforma. Siamo a fianco di tutte le più grandi strutture associative del territorio nazionale, non Banco Alimentare, Caritas, Croce Rossa, si appoggiano a noi per rendere semplice quel flusso. Aziende da S. Lunga, Penny Market, Leroy Merlin, proprio per il fatto che nel tempo si era resi conto che si parla sempre di spreco alimentare, ma in realtà spreco alimentare è un piccolo tassello all'interno del mondo più ampio dello spreco. Il non alimentare oggi non ha numeri, ma è impressionante. Vi faccio degli esempi, oggi Leroy, che è il nostro più grande partner nell'ambito non food, distrugge quasi oltre 20.000 tonnellate l'anno di prodotto, che vanno dalle casette al legno, alle mattonelle, ai box doccia, tutti quelli prodotti che voi trovate, Leroy Merlin, che ciclicamente vengono ritirati perché non venduti. Da qualche parte devono essere messi, lo spazio fisico è sempre più complesso da avere e quindi si distruggono, perché è più semplice. La distruzione implica un impatto negativo a livello sociale e a livello ambientale. Ecco, noi lo trasformiamo, quell'impatto negativo, in un impatto positivo. Come proprio per il fatto che quella box doccia finisce in Caritas, Caritas donna magari a una struttura, una scuola, che ha bisogno di quel prodotto per fare i propri spoiatoi, e a quel punto quel prodotto ha una seconda vita. Non solo non viene distrutto, ma non viene nemmeno riprodotto, quindi il beneficio è doppio, nella non distruzione e nella non riproduzione. Noi misuriamo quell'impatto, perché tornando a nostre origini noi siamo una tech company. Noi nasciamo come azienda tech, oggi parliamo per la maggior parte del nostro tempo di sostenibilità, di impatto ambientale, di impatto sociale, di impatto positivo, ma noi abbiamo un'anima tech, la tecnologia è quella che per noi è sempre stata fondamentale, e la gestione del dato. Oggi si parla tanto delle varie problematiche connesse a ferragni, varie problematiche che sono state, diciamo che ha nominato quello che è la bontà di un modello basato sull'impatto positivo, che può derivare da mille cose differenti, ma che comunque purtroppo se non ben misurato, se non ben gestito è un boomerang per l'azienda che poi lo può scegliere di fare un'attività di quel tipo. Noi ci siamo basati sul dato, per noi il dato è al centro di tutto, e quello che permette poi di far sì che il racconto possa essere fatto. Quindi oggi un'esse lunga ha raccontato all'interno dei propri bilanci di sostenibilità che nel 2023 ha recuperato 1.100 tonnellate di prodotto non distrutto. 1.100 tonnellate, sono tantissime cose. Selex, un paio di mesi fa, ci hanno chiesto a un giorno che avevano sbagliato una scritta all'interno di un'etichetta di un stock di omogeneizzati da 24 tonnellate, 24 tonnellate di omogeneizzati, che non potrebbero finire sul mercato, perché con l'etichetta sbagliata, unica soluzione è distruggerli. Non c'è altra soluzione. Impatto negativo a livello ambientale, perdita economica, impatto sociale, impatto pesantissimo. Noi quello l'abbiamo convertito in un prodotto che viene stato distribuito da degli enti, in quel caso due Caritas, che hanno recuperato i 24 tonnellate distribuite all'interno dei propri empori, quindi a persone che avevano bisogno. L'azienda si è portata a casa a un vantaggio fiscale, un vantaggio economico, un vantaggio sociale, ha misurato tutto questo e l'ha raccontato all'interno dei propri canali grazie al dato. Quindi ha fatto sì che il dato sia diventato il suo metodo migliore per raccontare la sua efficacia e l'efficienza. Per noi più viene raccontato e più aziende entrano all'interno del circuito. E più enti associativi riusciamo a sostenere con i prodotti distribuiti. Considerate che l'indice della povertà, penso che siamo passati per un periodo quello della pandemia che ci ha aperto gli occhi su tante cose, dopo la pandemia il tasso di povertà è in crescita costante, quindi la necessità che ci evidenziano le associazioni è sempre avere maggiori prodotti. E quindi lì noi oggi interveniamo con sensibilizzazione dell'azienda per la donazione dei prodotti. E allo stesso modo abbiamo le metodologie messe in piedi che ci hanno messo le condizioni di dare anche soldi agli enti associativi affinché abbiano la capacità di acquistare anche i prodotti. Quindi in realtà noi sempre di più stiamo diventando un marketplace per la sostenibilità, non solo per le donazioni ma anche per la vendita a basso costo, al fine di far sì che gli enti abbiano sempre più prodotti possibili da distribuire. Questo oggi è il modello che noi portiamo avanti, i due brand che abbiamo all'interno appunto a regusto è la piattaforma, è il cuore e l'impatto positivo è quello che vi ho appena raccontato. Il progetto come vi dicevo viene in evoluzione, abbiamo visto una fase di fundraising che è stata a cavallo fra il 2023 e il 2024, abbiamo fatto il nostro primo vero round di investimento, ne abbiamo già previsti diversi nel corso dei prossimi anni, ma proprio per il fatto che in questo momento si parla di argomenti che vi dico quando siamo partiti nel 2016, non è che non erano proprio così semplicissimi da raccontare, ma anche per il fatto che in realtà non eravamo ben chiaro noi qual era poi il modello che avevamo in mente. Il modello è in evoluzione e oggi probabilmente siamo arrivati al punto in cui siamo un po' più strutturati, più forti. Benissimo, grazie Marco. Rilancio a te per poi passare agli altri, da un momento che rilancio direttamente a te, sappiamo che noi come Fondazione dei Marchi seguiamo molti progetti che hanno a che fare con progetti di valorizzazione, di riattivazione di comunità e ci siamo resi conto nel corso degli anni che il terzo settore, per così dire il sociale, il terzo che viene considerato il sociale necessita, cioè la necessità di sviluppare delle nuove competenze per riuscire in qualche modo a rendersi sostenibili. Quindi la mia ultima, la domanda finale, insomma il giro finale è questo, secondo voi qual è la competenza fondamentale che dovrebbe avere un imprenditore o un'imprenditrice che porta avanti comunque una realtà ad impatto positivo, ad impatto sociale? Bella domanda, bella complessa. Io parto dal pressupposto che comunque l'impresa sociale è un'impresa, quindi il primo step che comunque da imprenditore si deve fare è renderla sostenibile, quindi per quanto naturalmente il progetto che abbiamo in mente ha una ricaduta sul sociale e sull'ambiente, ma comunque prima di tutto dobbiamo far sì che il progetto che abbiamo in mente e ha messo a terra permetta generare ricchezza, perché è questo che deve fare l'impresa, deve generare ricchezza per sé e per gli altri. Quindi questo è il primo step, il fatto che comunque nel momento in cui si pensa in un'impresa sociale si deve pensare al fatto che non può essere solo una ricaduta che è sociale e ambientale, ma prima di tutto bisogna far sì che questa realtà stia in piedi. Quindi la competenza sempre di più è quella derivata dal fatto che ci si deve organizzare per garantire che la propria capacità di costruire un progetto sia basata sempre su dati concreti e su una rilevazione di un dato che poi permette all'imprenditore di svilupparsi ulteriormente. Io sono d'accordo con Marco. E effettivamente guardando il panorama degli startup e in generale degli imprenditori, chi ha un progetto di impatto sociale a volte tende a sottovalutarsi. E quindi concordo, un'impresa sociale o di impatto sociale o meno è comunque un'impresa e quindi bisogna avere la giusta attitudine, senza snaturarsi, ma bisogna avere degli obiettivi abbastanza chiari. Per cui la prima caratterista è sottovalutarsi e considerare la propria diversità, quella che ancora oggi viene considerata diversità come un valore, però un valore che va incanalato verso effettivamente anche un pareggio di bilancio. E quindi la prima cosa è non sottovalutarsi e avere il giusto coraggio. Una cosa interessante è che dal punto di vista di Trentino Sviluppo, dei servizi che offriamo, effettivamente il Trentino è un territorio dove questo coraggio si può esercitare, se vogliamo, anche in maniera un po' più semplice rispetto ad altre realtà italiane. Il nostro ecosistema, ovviamente io parlo dal punto di vista di Trentino Sviluppo, mette a disposizione risorse finanziarie che in alcuni casi sono importanti, quindi aiutano a raggiungere il pareggio di bilancio o non esporsi a troppi rischi nella fase di partenza di quella che è una startup. Ma mettiamo a disposizione anche risorse di incubazione, nel senso Trentino Sviluppo ha più di un incubatore anche tematico, e quindi uno può trovare casa e risorse per sviluppare la propria idea. La parte secondo me più importante è quella che hai descritto tu un attimo fa, che è tutta la parte di execution del progetto. Uno ha l'idea brillante, ha il coraggio di buttare, si è trovato le risorse per iniziare, però a un certo punto le cose bisogna farle. Ecco, secondo me il nostro territorio in questo fa la differenza e può mettere in relazione l'aspirante startup con una serie di competenze materiali o immateriali. A un certo punto uno dovrà fare un prototipo, un MVP, dovrà sviluppare qualcosa e può contare per esempio all'Overeto, sul Pro-M, uno dei centri più avanzati di stampa multimateriale addittiva che in altri contesti non si trovano. Abbiamo una community, cominciamo ad avere una community di innovatori molto sviluppata, per community di innovatori intendo tutte le persone che ce l'hanno fatta. Qua in sala c'è una più di una che mi sta guardando e con cui ho condiviso un pezzo di strada e mantengono lo stesso entusiasmo, forse lo rafforzano quando si rilassano un filino che sono arrivati al pareggio di bilancio o al primo pareggio di bilancio, respirano e sono molto disponibili a condividere la propria esperienza con chi inizia. Questo è un aspetto che stiamo valutando fondamentale, viene valutato fondamentale da chi si trova nella fase di execution più spinta. C'è trovare qualcuno che ti dice ma come hai fatto a trovare il primo round di finanziamento? Non è che uno va su un sito, finanziamenti clic che gli arriva. È un'arte sofisticata quello di riuscire a mecciare la propria idea con chi avrebbe voglia di finanziarla, con cui ne riconosce il valore e si aspetta delle revenue. Quindi, fare un round di finanziamento è una cosa complicata, sofisticata, adrenalinica. Se qualcuno ti tiene la mano e ti conforta con un'esperienza pregressa, questo fa tutta la differenza del mondo. E non soltanto, ovviamente, in fase di raccolta di finanziamenti, ma anche in fase di pivot, come si gestisce il pivot di un progetto. Bisogna spaventarsi una cosa normale, come si adatta un modello di business, come si sviluppa la tecnologia, chi te la sviluppa? Sviluppare una tecnologia ha un costo informatica, per esempio sviluppare le righe di codice costa abbastanza. C'è qualcuno che lo rende più semplice, più abbordabile, è disposto magari ad entrare in compagnie associative e anche questo può mettere il boost tecnologico a un'idea che magari non partiva da quella prospettiva, che quindi viene completata. Per cui, ripeto, la caratteristica fondamentale deve essere il coraggio, la capacità di non sottovalutarsi, farlo sul nostro territorio, questa cosa viene facilitata da soggetti come Trentino Sviluppo, e non solo. E quindi vedo tanti ragazzi giovani, non so se siano start-upper o se siano curiosi o se lo vogliono fare. L'invito ovviamente è quello di crederci e lanciarsi. Se c'è un posto dove va la pena di lanciarsi e provarsi, è proprio questo. Non è un sistema che si autorivela, nel senso non è tutto facile da ottenere, i soggetti che generano l'innovazione possono aiutarvi sono molti, però provate ad affidarvi a qualcuno che può guidarvi all'interno di un percorso. Io concordo perfettamente con quello che hanno detto Andrea e Marco, ma giungo secondo me una competenza fondamentale è anche quella di saper coniugare, organizzare e gestire attività diametralmente opposte l'una all'altra, perché dal programmare, per il mio caso programmare la piattaforma, al riuscire a parlare in pubblico, a raccontare la propria idea, al pianificare un modello di business, un piano finanziario, e credo che ci siano una serie di competenze che vanno sviluppate e quindi avere un'attitudine a voler sviluppare nuove competenze, magari anche quelle che non ti attirano proprio, nel senso in alcuni casi, e riuscire anche a organizzare la propria agenda infilando come un puzzle tutte queste attività che sono completamente diverse, perché credo che sia un lavoro che non è il lavoro in cui ogni giorno fai la stessa cosa, che è in realtà anche quello che a me piace particolarmente, in cui si sa quello che si farà quel giorno. Bisogna anche essere abituati a avere degli imprevisti, a fare le ultime cose all'ultimo minuto, riuscire a incastrarle anche se sono comunque attività diverse. E credo che una caratteristica che bisogna avere per riuscire a farlo è la determinazione. Credo che avere un fuoco dentro, nel senso anche dato dall'impatto sociale che si aiuta a essere determinati, ma credo che anche in volte in cui questo fuoco non c'è bisogna riuscire a raggiungersi un obiettivo e a dire che questo obiettivo lo voglio raggiungere a tutti i costi. Quindi riuscire a impegnarsi anche fanno difficile. Benissimo, grazie. Siamo perfettamente nei tempi. Io di solito amo, mentre i relatori raccontano le loro storie, segnare alcune parole chiave. In questo caso ne ho segnate varie, per cui non è semplice concludere, ma ripartirei dalla domanda iniziale, dal tema del Festival Economia di quest'anno, quindi cuovadis, quali sono i dilemmi del nostro tempo e come possiamo rispondere. Elena ci dice che è obbligatorio immaginare, è obbligatorio, quindi non possibile, ma è obbligatorio immaginare che ci debba essere un impatto positivo, un impatto che abbia in qualche modo, che risponda alle sfide che il nostro tempo ci sta presentando. Un altro elemento che mi è piaciuto molto è stato quello di dire come andiamo avanti, come guardiamo questo futuro, aprendo gli occhi, quindi fondamentalmente la spinta è quella di aprire gli occhi, di guardarsi intorno, di vedere realmente che cosa sta accadendo e anche a questo punto di mettere in crisi, come dice Marco. Arriva un momento in cui apri gli occhi, hai davvero la possibilità di mettere in crisi quello che stai facendo e è da lì che poi in qualche modo puoi ripartire. Sicuramente fondamentale i percorsi che anche il nostro territorio propone sono dei percorsi che fanno entrare all'interno di una community, che credo che sia anche un elemento importantissimo per queste start up, quelle di entrare in una comunità, insomma, in qualche modo di pratiche, e poi sicuramente avere un supporto e quindi riuscire a sviluppare le proprie competenze attraverso un supporto di diverso tipo. Quindi io concludo ringraziando i nostri relatori e la nostra relatrice, ringraziando il pubblico per la vostra presenza. Seguiteci, perché partirà breve il secondo programma di imprendi sociale, ma anche tante altre attività che portiamo avanti e seguiamo anche Marco nel suo nuovo Pivò, nelle sue nuove avventure. Grazie a tutti e buona giornata. Vi faccio un invito all'uscita, trovate la mia social, Alexandra, con un QR code, che indica un questionario. Questo questionario è dedicato a chi soffre o ha sofferto di disturbo alimentare o a chi ha persone chiare che... Spera. All'uscita troverete un questionario, tenuto dalla mia social, Alexandra, e questo questionario è dedicato a chi soffre o ha sofferto o a chi ha persone care che soffre o non hanno sofferto di disturbo di comportamento alimentare. Se avete un'altra domanda, vi racconto che il Pivò è un'attività che si trova a fare in un modo molto più semplice, ma che è un'attività che si trova a fare in un modo molto più semplice, ma che è un'attività che si trova a fare in un modo molto più semplice, se avete voglia di dedicarci qualche minuto per rispondere a questo questionario, ve ne saremo...
{{section.title}}
{{ item.title }}
{{ item.subtitle }}