Serve una svolta tra fisco, imprese e contribuenti
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Serve una svolta tra fisco, imprese e contribuenti
Introducono Ernesto Maria Ruffini, direttore Agenzia delle entrate e Riscossione, in dialogo con Jean Marie Del Bo, Il Sole 24 Ore. Segue tavola rotonda con Silvia Castagna, Analista sociale esperta in comunicazione e innovazione, Commissione intelligenza artificiale presidenza del consiglio dei ministri, Lorenzo Fronteddu, direttore corporate affairs and communication JTI Italia, Maria Pierro, Università dell’Insubria e Livia Salvini, Università Luiss Guido Carli, Simone Zucchetti, partner studio Tremonti Romagnoli Piccardi e associati. L'evento sarà occasione per presentare l’istituzione del Fondo filantropico Bruno Frizzera.
Buongiorno e buona giornata. Siamo qui per uno dei convegni più attesi del Festival dell'Economia, quello che sotto l'indicazione del creare un nuovo rapporto tra fisco e contribuenti consentirà un giro di opinioni veramente a tutto campo tra operatori per capire se ci sono i margini anche con l'avvio della riforma fiscale per costruire questo mitico rapporto nuovo tra fisco e contribuente che costituisce uno degli obiettivi storici del sistema politico amministrativo italiano. Abbiamo l'opportunità di ascoltare tante voci, partiamo però con un'intervista che gentilmente c'è stata concessa da parte del direttore generale dell'agenzia delle entrate Ernesto Maria Ruffini con cui toccheremo alcuni dei temi più rilevanti relativi al titolo di cui vi ho parlato in precedenza. Dopodiché per dare un ordine ai lavori avremo un giro di tavolo con esponenti del mondo fiscale che potranno portare le loro esperienze sia di professionisti che di docenti universitari, che di studenti e di operatori del sistema amministrativo e imprenditoriale per poter avere un quadro a tutto campo delle aspettative che sono legate alla delega anche in relazione alla gestione ordinaria dei rapporti tra fisco e contribuente. Direttore, partiamo subito con una domanda che ci rimanda al tema dichiarativo. Quest'anno voi avete accelerato decisamente sulla strada della dichiarazione precompilata. Che riscontri iniziali avete relativamente alla dichiarazione precompilata e soprattutto alla nuova modalità semplificata che avete varato proprio nelle settimane passate? Diciamo che abbiamo aggiunto un altro tassello quello che è un modello ormai iniziato da diverso tempo che migliora e si incrementa ogni anno. Un po' viene in mente una frase di Roth sul bene non arriva all'improvviso, ma bisogna costruirlo piano piano. La stessa cosa negli sviluppi tecnologici ha maggior ragione quando si tratta della burocrazia. Ogni anno cerchiamo di migliorare questo modello. Quest'anno è un modello particolarmente semplificato. In qualche modo era l'idea originaria a cui però è potuta realizzarla soltanto in questa occasione. Quest'anno dove i contribuenti non devono seguire passo passo tutti i vari modelli dichiarativi, ma hanno le singole voci con delle domande alle quali rispondere e poi è il sistema che gli crea la precompilata. Abbiamo aggiunto anche un altro pezzo che si inserisce anche nel modello semplificato e nella possibilità di delegare un proprio familiare, una persona di fiducia, perché semmai abbiamo persone più avanti negli anni che non hanno dimestichezza con le chiavi di accesso al nostro sito e devo dire che a due giorni dall'apertura del canale del modello precompilato e semplificato precompilato abbiamo avuto, leggo, 7 milioni di accessi in due giorni, quasi 7 milioni e 100 con mezzo milione di cittadini che ha già inviato la dichiarazione e sono 100 mila in più in un periodo corrispondente dell'anno precedente e due contribuenti su tre hanno optato per la modalità semplificata e quindi evidentemente abbiamo creato un'offerta dove c'era una domanda in questo senso. Passiamo a uno dei temi più caldi della riforma e se ne ha anche tanto parlato in questa settimana che è stata particolarmente vivace perché ha vissuto tutta sul tema del redditometro, ma questo è un ramo collaterale, la riforma punta al rafforzamento dei meccanismi di dialogo con il contribuente e voi come vi siete organizzati come agenzia perché siete chiamati in causa in prima persona in prima linea per affrontare il contraddittorio rafforzato che viene previsto a vari livelli con i contribuenti? Nel senso che non siamo all'anno zero perché c'è un chiaro intento normativo nel rafforzare questi strumenti ma sono strumenti che non nascono oggi ai quali l'amministrazione, i colleghi dell'agenzia si sono in qualche modo attrezzati tempo per tempo imparando innanzitutto ad offrire strumenti al servizio, quindi ai contribuenti, nelle consegne, documenti, nei dialoghi anche a distanza che si perfezionano anche questi anno dopo anno, bisogna sempre sottolineare quello che non va ma anche riconoscere quello che è stato fatto nel corso degli anni perché altrimenti non si comprende qual è, siamo tutti abbastanza grandi celli, immaginate il 25 maggio del 2014, immaginate il 25 maggio del 2024 qual era il vostro rapporto con l'agenzia delle entrate allora e qual è adesso, qual erano gli strumenti dell'ora e quali sono gli strumenti di adesso, qual era la possibilità di contraddittorio allora e qual è la possibilità di contraddittorio adesso. Tutto questo è anche favorito da una campagna di assunzioni, di concorsi che stiamo attuando, anzi invito i giovani a venire a lavorare con noi perché è una ottima esperienza, è possibile fare carriera anche all'interno ma comunque è un'ottima esperienza servire l'amministrazione pubblica all'interno dell'agenzia entrate e dopodiché i contraddittorio sono semplicemente modalità di dialogo col contribuente e di fare in modo che tutte le ragioni dell'una e dell'altra parte possano emergere in una fase pre-accertativa e pre-contenziosa ed è corretto anche in un'ottima di efficienza dell'azione amministrativa. Ecco ma tornando su questo punto, ci sono risorse sufficienti, risorse umane? Lei ha fatto riferimento ai concorsi e ha fatto anche un appello ai giovani perché... Ho fatto un appello e poi faremo un appello nella sessione di bilancio al legislatore perché è al governo, perché diciamo all'esio della stagione dei concorsi con gli 11.000 nuovi assunti che stiamo cercando di portare a termine saremo comunque sotto di 8-9.000 risorse che non sono poche e quindi che influiscono anche nella possibilità di rispondere in tempi rapidi, di dare appuntamenti in tempi rapidi, di svolgere contraddittori in termini rapidi. Perché questo poi è un tema che, come dire, suscita tanto dal punto di vista delle norme l'aspettativa del contribuente quanto poi la sua richiesta che questo... Lo penso di tutta la pubblica amministrazione ma in particolare visto che in questo momento della mia vita svolgo questo ruolo, lo penso delle due agenzie, delle entrate e della discussione. Sono un'opera pubblica, sono un'infrastruttura e come tutte le infrastrutture vanno manutenute, vanno garantite, hanno bisogno di investimenti e hanno un bisogno quindi di risorse per poter restituire alla collettività quello che ci si aspetta da loro. Come avete intenzione di costruire gli strumenti di analisi del rischio, di cui si parla anche abbondantemente nell'ambito della legge delega, che prevedono una valutazione probabilistica dei fenomeni di evasione. Avrete riferimento, immagino, all'intelligenza artificiale, a vari elementi che vi possono aiutare nella individuazione, penso, dell'analisi del rischio sia a livello, chiamiamola per materia che per territorio. Questo è interessante notarlo come evoluzione del contesto in cui ci muoviamo come società, come paese. L'evoluzione tecnologica spinge il legislatore a fare delle scelte alla pubblica amministrazione, ad attuare quelle scelte, ma la pubblica amministrazione intuisce necessariamente prima del legislatore quali sono le soluzioni tecnologiche che vengono offerte tempo per tempo e quindi semmai fa presente l'esigenza di un adeguamento delle norme. Nel nostro caso, la tecnologia ormai, lo facevo gli esempi di prima, non è un qualcosa che nasce soltanto con l'intelligenza artificiale generativa che è quella che ha tenuto qua banco nei dibattiti dell'opinione pubblica negli ultimi mesi, nell'ultimo anno. Sì, che è diventato un po' il tema del momento rispetto... Sì, siamo diventati tutti esperti, è diventato più un giochetto, chi si diverte, io ce l'ho anche sul cellulare, varie varie applicazioni di intelligenza generativa e diciamo, lo faccio più sotto forma terapeutica perché ogni volta faccio qualche interrogazione, mi tranquillizzo perché mi sento ancora utile, perché le risposte non sono così intelligenti. Detto questo però, gli strumenti che sono messi a disposizione dell'amministrazione finanziaria sono molti, ci consentono di elaborare una mole così ingente, spaventosamente ingente di dati che sarebbe impensabile affrontarli senza questi strumenti ed ecco che diciamo in qualche modo alla tecnologia che succedisce i nuovi mezzi, noi abbiamo ogni anno 5 miliardi di fatture, vi lascio immaginare quanti scontrini fiscali, telematici e tutto questo deve essere analizzato, deve essere oggetto di approfondimento, l'intelligenza artificiale ci consente, al di là del quello più semplice che è l'incrocio delle basi dati, che è un po' quella di cui ci riempiamo tutti la bocca, ma quella cosa più semplice perché evidentemente quando si incroce una banca dati con un'altra si rileva un'incongruenza rispetto a un dato finanziario, a un dato ridituale, diciamo, è necessaria la tecnologia, ma quello a cui ricevo riferimento lei è la network analysis, cioè individuare rapporti in determinati settori economici, in determinati territori tra soggetti che altrimenti non salterebbero all'evidenza, all'occhio degli operatori con montagne di documentazione da poter rilevare, quindi si trovano modelli di collegamento, di transazioni finanziarie, economiche e anche modelli che possono essere quelli oggetto di pianificazione spinta, diciamo, lo dico da ex avvocato tributarista, che consente un po' la possibilità di sottrarsi all'attempimento corretto degli oneri fiscali e che quindi viene restituita, ma è interessante però notare come tutto questo, anche per volontà legislatoria, ma anche per tranquillità di tutti quanti noi perché fare errori non ci riempie la giornata, insomma non ci tranquillizza, tutti questi sono strumenti che restituiscono risultati a un operatore che comunque deve intervenire e quindi non esiste un algoritmo, diciamo, che individua un negozio fiscale che automaticamente è colpito da un atto dell'agenzia entrata. Comunque il risultato della network analysis è filtrato dall'analisi umana per vedere il classico falso positivo, ma anche per analizzare maggiormente i dati che sono emersi e poi per offrire al contribuente, ed ecco che ritorna il contraddittorio, rafforzato o non rafforzato per verificare se ci sono motivi di questa incongruenza che è emersa dall'analisi dei dati. Quindi diciamo sia un'analisi diciamo, chiamiamola di gruppo, che poi cala sulla situazione individuale e si arriva al condito. Esattamente, un classico esempio è la frotte carosello, insomma la frotte carosello normalmente è emersa, quando studiavo, quando facevo la professione, emergeva da attività di indagine sul campo, specialmente della Guardia di Finanza, ma anche dei colleghi dell'agenzia delle entrate, con questi strumenti emerge in modo abbastanza veloce una serie di connessioni tra operatori economici che altrimenti non sarebbe possibile farlo carta alla mano semplicemente. Ecco, questa è una cosa interessante, cioè lei dice emerge o può emergere con maggiore velocità. Quasi immediato. Quindi anche i tempi di risposta sono più rapidi rispetto al passato? Diciamo che poi interviene sempre la lentezza umana, perché la democrazia ha tempi lentissimi, ma anche per evitare di fare errori. Spesso la lentezza è necessaria per poter rifiltrare tutta la documentazione e rifiltrare quelli che sono le risultanze. Però sono strumenti a nostra disposizione che fanno emergere con quasi l'evo immaginata, adesso non ricordo la tempistica, l'analisi della banca data di fatturazione elettronica, sono 5 miliardi, noi analizzando le fatture del mondo economico ci metteremo anni di lavoro uomo e ci mettiamo poche ore, per cui diventa tutto molto più. Quindi anche le lettere di compliance che inviate per annuncio? In prospettiva penso che il legislatore possa richiedere all'amministrazione una compressione dei tempi, che però vuol dire anche compressione della presentazione della dedicazione dei reti. Quindi una compressione dei tempi nel senso che si abbreviano i termini per i controlli, parliamo del futuro naturalmente. Si potrebbe immaginare, adesso abbiamo iniziato anche la precompilata IVA per le imprese, una particola forma di precompilata per i professionisti. In prospettiva io immagino, non voglio fare l'asim-off dei poveri, però immagino che si possono comprimere ancora i tempi. Parlando sempre di velocità e di tempi e di realizzazione e risposta ai contribuenti, avete riscontrato un'accelerazione sul fronte dei rimborsi? Abbiamo riscontrato anche questo grazie ai comprati di computer nuovi, grazie all'impegno di tutti, però abbiamo ridotto i tempi di erogazione di rimborsi perché adesso siamo, leggo, da 67 giorni dalla richiesta di rimborso, due anni fa erano 75 giorni e qualche anno fa erano molti di più. Lei li ha raccontati questi giorni, negli anni. 67 giorni è un tempo ragionevolmente breve per un numero di richieste calcolate che dall'inizio dell'anno abbiamo erogato più di mezzo milione di rimborsi per 6 miliardi e 6 miliardi. Questo è un dato che non è... Mezzo milione di richieste quindi per il controvalore di 6 miliardi e 6 miliardi. Mezzo milione di restituti, di soggetti che hanno fatto istanza e che hanno avuto una risposta e un incasso complessivo di 6 miliardi e 6 miliardi. Anche questo è un modo per andare incontro all'economia e cercare di velocizzare la liquidità delle imprese e professioni. Quindi nei primi 4 mesi e mezzo. Al di là dei temi che hanno increspato un po' le ultime giornate... E' una cosa corziva questi video, non lo davo per scontato perché so che sa di cosa parliamo però forse è la platea. Negli ultimi anni uno dei temi dominanti del dibattito secondo me è stato veramente un tema sociale. È stato quello dei bonus edilizzi. Parlo di un tema sociale con... Con lezioni vostre, sì ormai ho finito l'album. È nato come un intervento normativo ma poi è diventato un tema di discussione a tutti i livelli insomma. Chi ha riempito le giornate anche del cittadino comune, le asemblei condominiali piuttosto che delle scelte sugli interventi o meno. Adesso viviamo un po' l'ondata di ritorno. Quante compensazioni avete bloccato già in relazione ai bonus edilizzi? Allora innanzitutto un primo ringraziamento postumo al suo giornale visto che si ricorderà il suo giornale con una richiesta intervista a me ormai tre anni fa, due anni fa, non ricordo più, due anni fa, un anno e mezzo, due anni e mezzo fa mi suggeriscono dalla loggione, fu il primo a dare notizia pubblica, quindi notizia pubblica tenuta a conoscenza dell'esistenza del fenomeno frode nel mercato dei bonus edilizzi in quell'occasione ed erano 800 milioni allora, quindi le hanno fatta di strada le frodi e anche la nostra capacità di intercettazione. All'esito di quella intervista il governo di allora intervenne attribuendo all'agenzia di entrata maggiore potere di intervento preventivo, cosa che non aveva in quella fase perché il modello era strutturato per un controllo finale soltanto in sede di controllo delle dichiarazioni dei reddi e delle deterazioni di imposte effettuate e quindi si sono creati dei meccanismi con l'agenzia di entrata e i soggetti di quella piattaforma famosa in cui sostanzialmente l'accessione del bonus tra un soggetto e un altro dall'inizio a quelle successive è intercettata in un periodo di decantazione dall'agenzia di entrata che consente l'accettazione dell'acquirente soltanto all'esito di un filtro che non è totalmente in grado di bloccare la qualunque tipologia di frode che possono essere anche molto sofisticate ma diciamo tutte quelle frodi che in quel momento sembrano emergere che erano anche in qualche modo particolarmente visibili ad un'attenta analisi da parte degli operatori che agivano su quel mercato, titolarità di un diritto reale o esistenza dell'impresa edilizia o cambio del codice a tega di un'impresa ad un'altra e prima faceva un'attività totalmente differente e poi diventava un'impresa edilizia improvvisamente aveva milioni di euro ecc. Agli ultimi dati che vi posso dire che abbiamo riscontrato i crediti irregolari in qualche modo perché poi la frode ha diverse tipologie quindi nel cappello dell'irregularità ci mettiamo un po' dentro tutto che sono quasi 15 miliardi di euro di cui 6,3 miliardi sospesi e scartati dalla piattaforma di cui prima facevo cenno e 8,6 miliardi invece sequestrati preventivamente dall'autorità giudiziaria a seguito di segnalazione dell'agenzia entrata dalla Guardia di Finanza. Di questi, tanto per tranquillizzarci, non tutto anzi una minima parte è stata oggetto di un utilizzo in sede fiscale perché sono stati bloccati in tempo utile prima della loro utilizzazione ai fini del non pagamento di imposto o contributi. Quindi l'intervento è stato più che tempestivo grazie agli strumenti che poi sono stati messi a nostra disposizione. È chiaro che in una prima fase invece c'era qualcosa che è sfuggito e questo ci sono le indagini delle varie procure che se ne occupano della Guardia di Finanza e stanno risalendo il fiume all'incontrario per andare a ritrovare le somme per restituirle all'erario come giusto che sia. Un'ultima considerazione, l'altro ieri il comandante generale della Guardia di Finanza ha detto che ci aspettiamo di trovare ancora altro in termini di frodi sempre relative ai bonus ed ilizi. Lei condivide questa aspettativa dal suo punto di vista? Chi sono io per smentire il comandante generale? Risponderei così. Penso che sia un'attività che continua totalmente fianco a fianco agenzie di entrata della Guardia di Finanza come è giusto, corretto, doveroso che sia ma anche un lavoro di stretta e costante collaborazione negli anni è possibile emergere qualcosa. È chiaro che dopo gli interventi normativi e con il tempo che è trascorso è qualcosa comunque sia di residuale che è giusto andare a trovare fino all'ultimo ma non ha questi volumi. Io ringrazio il direttore dell'agenzia per le indicazioni che ci ha dato e asserei ora alla successiva fase dell'incontro di oggi. Grazie. Chiamerei per questo passaggio ulteriore Silvia Castagna che è componente della Commissione dell'Intelligenza artificiale del Dipartimento per l'informazione ed editoria della Presidenza del Consiglio. Maria Pierro ordinaria di diritto tributario all'Università dell'Insubria, dalla mia sinistra verso di me. Livia Salvini ordinaria di diritto tributario alla Luiz e Lorenzo Fronteddu, di Liguria, di Liguria che è direttore delle relazioni esterne di GTI Italia e last but not least Simone Zucchetti che è partner dello studio Tremonti, Romagnoli, Piccardi e Associati. Come vi avevo detto nella premessa che avevo fatto all'incontro abbiamo la possibilità di intercettare tutta una serie di pareri che provengono da partecipanti a questa tavola rotonda che hanno esperienze differenti e possono dare quindi un contributo che consente di analizzare il tema del rapporto fisco-contribuenti da punti di vista differenti. Io andrei nell'ordine che ci siamo dati e comincerei con il giro di tavolo con Silvia Castagne. Farei una domanda però comune a tutti coloro che partecipano a questo panel che ci riporta direttamente al tema iniziale cioè quello della possibilità della creazione di un nuovo rapporto fisco-contribuente. Vediamo che il momento è fecondo, usiamo un termine particolare, perché il legislatore e il governo hanno messo in campo un progetto organico di riforma che ha assunto la forma di una legge delega e che sta poi vivendo la fase della declinazione operativa e di un'imparazione legge delega e che sta poi vivendo la fase della declinazione operativa con i primi decreti legislativi. Dico i primi perché lo dico in termini sia di temporalità, sono i primi, e anche in termini di auspici perché so che non tutti o comunque ci sono osservatori che dicono mancano cose che non sono state fatte. Comunque, partiamo con il del tutto il rapporto fisco-contribuente. La domanda che si rifà alla premessa, noi abbiamo sul tavolo questo progetto di riforma, ma che cosa può servire per realizzare e costruire un nuovo rapporto fisco-contribuente e quali sono i punti di forza e i punti deboli che vedete in questo momento? Si, buongiorno, grazie dell'invito. Dunque, diceva Ronald Reagan che il contribuente è un dipendente pubblico ma non lo sa perché lavora per il governo almeno per la metà dell'anno e non ha vinto un concorso però lavora per il governo. Allora, il fisco è un tema critico, lo è sempre stato, insieme con la sanità, il lavoro e le prospettive di vita. Il progetto complessivo che la politica riesce a dare, che ha alterne fortune, che cambia nel corso degli anni e dei decenni. Però il fisco rimane sempre in testa alle classifiche in termini di aspettative di riforma. Siamo attorno al 60-70% di richiesta di riforma che vada in una direzione di semplificazione ma non significa solo migliorare il contenzioso, significa capire esattamente i tempi, i modi e le quantità che impattano sul proprio risultato del proprio reddito. I cittadini viene chiesto di saper vivere con il proprio reddito all'interno del proprio reddito pagando le tasse, cosa che lo stato non riesce a fare. Questa differenza di comportamento crea e ingenera una disillusione, una mancata corrispondenza di vita, diciamo, il ritmo di vita dei contribuenti è diverso dal ritmo di vita dello Stato, sempre più demanding. Ci sono dei tentativi, sono stati fatti dei tentativi, svelo un piccolo aneddoto riservato che ormai è in prescrizione, tra il 96 e il 98 il presidente Ciampi che all'epoca era ministro del Tesoro, mi chiese di fare dell'analisi per capire quali erano le tasse più odiate dagli italiani, perché eravamo in una fase preparatoria all'ingresso nell'euro, non sapevamo neanche se sarebbe chiamato euro, quindi di rispetto dei parametri di Maastricht e puntualmente la tassa più odiata era l'ICI sulla prima casa che poi fu giustamente abolita, parentesi l'abolizione della prima casa, quindi la prima casa era l'ICI, la prima casa era l'ICI. Quindi il risultato di questa attenzione fu annunciata a 30 secondi dalla fine della campagna elettorale da Berlusconi e i dati dei pre-elettorali videro passare il 4% degli elettori da l'Ulivo a Forza Italia over night, cioè nel corso di 48 ore 4 milioni si sono spostati da sinistra a destra, quindi è un tema molto delicato, è molto importante un po' sviluppato durante tutta l'azione del governo. Andrebbe vissuto durante anche la durata ordinaria della legislatura? Andrebbe migliorata la comunicazione sul cantiere del fisco, cioè fatto capire la direzione, fatta capire l'intenzione di portare a bordo gli italiani su questo progetto per aiutarsi a vicenda, perché è chiaro che il patto fiscale è il patto su cui si regge la società italiana. E qualche errore di comunicazione forse c'è stato anche negli ultimi giorni, non so. Sì, diciamo che noi stiamo insieme per un patto fiscale, quindi abbiamo una cassa comune che dobbiamo alimentare, dobbiamo metterci d'accordo sulle regole di ingaggio di questa casa comune. Poi c'è un tema semantico, il parometro è una parola vecchia, fondamentalmente, quindi l'avrei forse ribattezzato. Però ci sta, non sono questi gli elementi che incrinano la relazione con il fisco, non è un problema di parole, è un problema proprio di capacità di interlocuzione e di tranquillizzare gli italiani sulla prospettiva, la direzione che si sta intraprendendo. Professoressa Piero, a lei il testimone. Grazie, grazie anche per l'invito. Io faccio valutazioni che attengono naturalmente di diverso tipo, naturalmente che attengono e mi rifaccio quanto ha detto prima anche il direttore. Nelle intenzioni la legge delegata, innanzitutto la prima osservazione, la svolta nei rapporti tra fisco e contribuente risale allo statuto dei diritti del contribuente che ha previsto una serie di garanzie, di diritti, di obli, di doveri a carico delle parti del rapporto tributario che hanno consentito di considerare tendenzialmente ma non compiutamente in una posizione pariordinata amministrazione finanziaria e contribuente. Quindi lì già è iniziato un percorso molto importante che poi è proseguito nel tempo con le varie riforme. Ricordiamoci anche che la riforma a Tremonti ha dato una svolta importante e che è continuata nel tempo, sono state inserite una serie di istituti che hanno favorito la tax compliance, quindi l'adempimento con una sorta di raddedimento, il cosiddetto adempimento spontaneo. La stessa cosa su questa linea, su questa traccia ha proseguito questo legislatore che ha adottato una legge delega che nei propositi è eccellente. Il problema è la trasposizione. Ecco, nella trasposizione direi che ci sono delle difficoltà che sono dovute a varie questioni e che io individuo essenzialmente in due. Mi faccio ancora riferimento all'intervento di prima che ha suscitato qualche dibattito mentre si parlava di contraddittorio, di scambio di... non c'è questo scritto nelle norme quanto ha detto il direttore. Comunque due io individuo le ragioni di criticità in questa svolta che forse non è completamente perfezionata. La prima è che sono stati introdotti degli istituti, in parte già conosciuti, il concordato preventivo e gli accordi di compliance anche, ma soprattutto il concordato preventivo che prevede una proposta che dovrebbe essere favorevole al contribuente tenendo conto delle suoi dichiarazioni negli anni precedenti e che offre al contribuente l'adempimento di un obbligo tributario prima della realizzazione del presupposto, ricordiamocelo questo, ma che dovrebbe essere favorevole al contribuente perché quantificata in misura si assuma inferiore a quella che il contribuente dovrebbe realizzare. Peccato però che non c'è nessun confronto, nessuno scambio è stato escuso, questo contraddittorio abbreviato che era previsto nelle leggi deleghe, questo già è stato espunto e non può essere individuato in un contraddittorio nella cessione di dati da parte del contribuente nell'elaborazione della proposta, ma soprattutto questo istituto è stato esteso a soggetti non affidabili e quindi questo lo rende molto meno appetibile per i contribuenti nella collettività in generale, ma soprattutto obbliga il contribuente a ridigere la dichiarazione, a tenere la contabilità e quindi essere oggetto di sicuro controllo. Quindi io aderisco, nella speranza di non essere controllato ma sarò sicuramente controllato, però c'è un dato che è emerso l'altro giorno nella bozza di decreto sulle sanzioni, se non aderisco e dovessero sottopormi a controllo mi applicano delle sanzioni accessorie che sono sempre state molto trascurate e che consistono all'interdizione dell'attività professionale o imprenditoriale che sono state incrementate da 3 a 6 mesi fino a 12 mesi. Insomma se io non aderisco e poi non posso svolgere l'attività professionale se mi fanno un controllo non è proprio una bella cosa. E poi c'è questo secondo elemento secondo me di crisi è la tecnica di drafting utilizzato. Allora i contribuenti forse sono meno sensibili a questo aspetto mentre diciamo gli operatori lo comprendono bene. La funzione legislativa noi sappiamo che ormai è stata appannaggio ed è appannaggio della giudizpudenza, del Governo ma con riferimento alla riforma soprattutto all'amministrazione finanziaria. È noto a tutti che le norme sono state scritte dall'amministrazione finanziaria con il supporto di operatori, professionisti e docenti, forse magari sarebbe stato meglio qualcosa in più, ma insomma. E cosa ha fatto all'amministrazione finanziaria all'interno della quale ci sono sicuramente funzionari eccellenti? Ebbè l'amministrazione finanziaria ha tenuto conto delle esigenze di cassa e delle infrastrutture personali e digitali e quindi nel farlo ha disatteso dei diritti. Vedi il contraddittorio che, ma vedi anche la tutela dell'affidamento che ha un'applicazione differenziata con riferimento ai tributi armonizzati e non armonizzati. Vedi ancora il dovere di informazione che mi domando come potrà essere rispettato nei confronti di provvedimenti non assistiti al contraddittorio. Forse qualche passo in più bisognerebbe farlo. Professore Sassalvini, la sua opinione sul punto abbiamo possibilità di costruzione di questo nuovo rapporto anche pur collocandolo nell'ambito di un'evoluzione continua. Io mi inserisco nel discorso che ha fatto la collega con la quale sono molto d'accordo. Allora, innanzitutto mi ricordo l'anno scorso parlavamo proprio qui della delega fiscale che era ancora in bozza e dicevamo che dal punto di vista delle norme sostanziali, cioè quelle che disciplinano i singoli tributi, non c'era tantissimo, ci si poteva attendere di più. Forse avevamo trascurato quale fosse invece la portata delle norme sul procedimento, cioè sul modo in cui le imposte vengono applicate e tra l'altro proprio queste centrali che sono oggetto nel nostro dibattito oggi che regolano il rapporto tra contribuente e amministrazione finanziaria. I principi di delega sono come sempre i principi di delega abbastanza ampi e sono stati declinati in serie di attuazione dal Governo in una maniera molto precisa che va appunto su due piani. Il piano del rafforzamento dei diritti del contribuente nello statuto, statuto che significativamente adesso prevede tra i suoi destinatari anche l'amministrazione finanziaria. Può essere vista come una aggiunta puramente estetica, ma in realtà è stato ribadito proprio il fatto che sono principi che disciplinano oltre che quello che fa o dovrebbe fare il legislatore anche proprio le due parti del rapporto. Quindi sono stati rafforzati il contraddittorio, l'autotutela, cioè l'obbligo dell'amministrazione in casi macroscopici di annullare i propri atti di accertamento e la tutela in giudizio dei casi in cui l'amministrazione invece non procede all'annullamento e quindi tanti altri principi. Ora, a fronte di questo però la disciplina del rapporto concreta nei singoli istituti al di là di questi principi sembra che stia andando da un'altra parte e sono molto d'accordo appunto. Per esempio il discorso dell'utilizzo delle banche dati ovvero nella loro funzione e struttura più evoluta dell'intelligenza artificiale. Noi che abbiamo esperienza, si dice così per andare che siamo molti anziani, ci ricordiamo i parametri degli anni 80. La legge Visentini che nel 1982-83 per prima delineò un sistema di coefficienti che all'epoca erano rozzissimi per, non per difetto del gestatore perché all'epoca insomma non c'erano gli attuali sistemi per determinare sulla base delle caratteristiche dell'attività del contribuente quanti ricavi avrebbe dovuto dichiarare e già allora si poneva un problema. Che è il problema? Ma il contribuente come si difende a fronte di questa predeterminazione di questi rapporti? Perché per difendersi se il contribuente si ascrive un ricavo di allora 10 milioni di lire, dovrà sapere come è stato determinato per dire no, guarda, effettivamente il mio ricavo non è 10 milioni di lire. E già allora non si sapeva bene come manovrare questa situazione. Figuriamoci adesso che si parla di intelligenza artificiale. Figuriamoci adesso venendo al concordato preventivo biennale in cui la proposta non negoziabile prendere o lasciare al contribuente verrà fatta sulla base di algoritmi, noi giuristi poi soprattutto vediamo l'algoritmo come una cosa imperscruttabile per definizione, magari i matematici sono sicuramente di un'idea diversa, però come interloquirà il contribuente? Nel concordato preventivo biennale non può interloquire, ma laddove sarà invece utilizzato un metodo normale di accertamento ma sulla base per esempio anche qui, intelligenza artificiale, incrocio di dati? Come si accennava? Il contraddittorio è escluso nei casi in cui l'accertamento si fondi esclusivamente sull'incrocio di dati risultanti dalle banche dati. Quindi non solo in principio dovrebbe essere addirittura escluso il contraddittorio, ma ci si chiede il contribuente come potrà confrontarsi con queste realtà imperscruttabili e questo secondo me è uno dei temi di cui si dovrebbe discutere. Dottor Fronteddu che dal lato della sua esperienza che aspettative ha? Io porto un po' il punto di vista delle imprese. Quando è uscita la delega noi avevamo grandi aspettative e abbiamo riscontrato essere un progetto molto ambizioso perché di fatto aveva un punto che per noi era abbastanza chiaro che era un cambio quasi culturale da un certo punto di vista nel rapporto tra il cittadino e il fisco di cui si è sempre sentita l'esigenza che viene probabilmente dal passato. E' chiaro che abbiamo visto degli istituti tipo quello della Cooperative Compliance come un segnale molto positivo di collaborazione e di discussione. E' chiaro che anche per quello che è stato detto il diavolo è sempre nei dettagli e' come poi questo sistema di interlocuzione viene effettivamente costruito e messo in piedi. Per noi è sicuramente centrale comunque il rapporto con l'amministrazione e la relazione tra cittadino e soprattutto almeno per quello che ci riguarda l'impresa nei confronti del fisco è veramente centrale senza un confronto e senza un nuovo interloquio un nuovo rapporto non più basato sul, adesso dico una parola forte, rapporto stato suddito ma come appunto un rapporto non dico da pari è sicuramente molto importante e molto rilevante per lo sviluppo. Va bene, la ringrazio e a questo punto chiamo in causa il dottor Zucchetti che come dire ha un punto di vista particolare, lei viene da un importante studio professionale uno dei più importanti diciamo in Italia. Ecco la vostra aspettativa qual'è rispetto al complesso perché ormai si parla veramente di un complesso normativo cioè da un lato alla delega poi il miriade di decreti di primo livello diciamo chiamiamoli così che sono arrivati le bozze che sono ancora in discussione e poi i primi decreti attuativi che a loro volta danno attuazione a livello amministrativo alle previsioni contenute nei decreti legislativi quindi è una montagna da scalare diciamo. E' una montagna da scalare effettivamente ma io posso dirle effettivamente quello che dal punto di vista guardando un po' a quello che faccio io quindi essenzialmente ci concentriamo nell'ambito del reddito di impresa dei gruppi di imprese della Fiscalia Internazionale quindi provando per un attimo a contestualizzare la prospettiva da quella direzione ma l'aspettativa è sicuramente quella di effettivamente advenire al numero maggiore possibile di vicende tributarie definibili ex ante tra fischia e contribuenti perché spesso i gruppi faticano a stare dietro all'attività di controllo, l'attività di controllo spesso è estremamente assorbente in termini di risorse oltre a portare esiti che possono essere complessi considerando poi che l'attività di controllo è esercitata da una miriade di uffici periferici quindi talvolta non è nemmeno ravvisabile diciamo quel perfetto allineamento sull'applicazione di certe disposizioni. Quindi dice che gli uffici vanno un po' talvolta non hanno una linea. Questo forse è ingiusto però esistono materie che si legano a doppio filo col diritto tributario nell'ambito della fiscalità internazionale che sono quelle di matrice valutativa che per definizione possono portare risultati diversi. Ebbene in quel filone è necessario che il rapporto sia definito ex ante. Questo è già possibile ad ogni modo al di là della delega perché insomma mi pare di poter testimoniare che il nostro sistema fiscale nell'ambito di reddito di impresa e fiscalità è decente voluto e allineato sostanzialmente a quella che è la soft low hox perciò non ci sono vuoti così marcati da colmare. Quello che è importante è che si parlava poc'anzi dell'esigenza di staffare, di robustire gli uffici eccetera eccetera, quello che è importante è intervenire sui tempi di risposta. E' naturale che molto spesso si tratta di materie estremamente complesse e se vogliamo pensare per un attimo alle vicende legate all'applicazione delle convenzioni contro le doppie imposizioni, del transfer pricing che regola la modalità di ripartizione della potestà impositiva tra stati. Sono questioni che sconfino nella politica economica tanto hanno portata e spessore. E chiaramente quindi come diceva il direttore prima la lentezza spesso è sinonimo del fatto che le cose le si fanno per bene. E' vero, è assolutamente vero. Però oggettivamente giusto per dare un riferimento, una procedura in particolare che proprio non nell'ambito di quella materia, tanto chiacchierata che è il transfer pricing dove si pagano i tassi in Italia, in Francia, in America eccetera eccetera. Ebbene lì c'è ancora un provvedimento direttoriale che ha solo 7-8 anni e dice che la procedura si deve concludere in 180 giorni. E i 180 giorni sono un miraggio allo stato attuale. E non è solo in Italia, sono anche le altre giurisdizioni che fanno fatica, hanno tempi importanti. Pensare che c'è un gap così importante tra i 30-40 mesi che oggi servono per chiudere una di queste procedure rispetto ai 180 giorni che abbiamo in un provvedimento direttoriale è questo effettivamente un po' di salienta. E' un gap maggior, insomma, un po' particolarmente rilevante. Sarebbe ambizioso riuscire a colmarlo, ecco, almeno collegarsi a metà strada sarebbe già ambizioso. E con questo inizio il secondo giro di domande che poi ci porterà a completare il nostro dibattito. Ecco però, se lei fosse un operatore italiano che naturalmente lavora come voi lavorate sempre con riferimento a una dimensione che non è soltanto domestica oppure un operatore straniero, che primi elementi può trarre dalle indicazioni che sono arrivate con i primi decreti attuativi? Allora, le rispondo partendo da una rapida analisi giuridica. Allora, è molto enfatico ritenere che il decreto di dicembre che ha attuato la delega in materia di fiscalità internazionale abbia stravolto qualche cosa. Insomma, la delega è intervenuta facendo un po' un restyling di alcune disposizioni, è intervenuta introducendo dei timidi, timidissimi incentivi fiscali. C'è chi è parlato molto di una norma in particolare che dovrebbe incoraggiare l'inshoring. Ecco questo per i gruppi è sicuramente un aspetto di nota, no? Quindi poi bisogna vedere come viene coltivata l'attuazione pratica anche della disposizione. Un gruppo di imprese ha l'opportunità di detassare al 50% le attività trasferite in Italia, è sicuramente interessante. Poi ci sono tutta una serie di cose, per un periodo limitato, per 5 anni, però è sicuramente interessante. Quello potrebbe essere tra le aspettative dei gruppi, sebbene c'è un po' di cetticismo, la norma è subordinata a un'autorizzazione europea, tutta una serie di cose. Perciò ecco, i gruppi come vedono le proprie aspettative realizzate con la delega, ma ripeto, in un sistema quello che li occupa, dove probabilmente non servono stravolgimenti perché non è un sistema da stravolgere, si è assistito a talunni limitati interventi che vanno benvenuti ma che non sono senz'altro radicali. Ecco, posso dire, non è stata colta l'opportunità di affinare certe procedure incontradittorie che sono considerate dai gruppi di imprese, e ora non vorrei essere repetitivo, ma con riferimento alla materia del transfer pricing potevano essere utilizzati degli accorgimenti per snellire alcuni nodi burocratici che, al di là delle tempistiche, rendono questi istituti ancora un po' macchinosi. Dottor Frontetto, lei opera in un settore che è particolare perché, diciamo, è quello... Controverso. Controverso e particolare, dicevo particolare, perché avete probabilmente un sistema di pianificazione fiscale su misura, il settore è quello dei tabacchi, per essere chiari. Non è un segreto. Quindi, come vedete, visto dal vostro punto di vista il modello di collaborazione attuale che avete costruito... Allora... C'è grande collaborazione, c'è grande collaborazione con le amministrazioni, c'è grande collaborazione anche con i legislatori. E soprattutto se vedete delle prospettive di sviluppo in relazione a quanto sta accadendo, cioè all'evoluzione normativa che è in corso. Allora, il livello è già buono, devo essere sincero. Noi abbiamo degli esempi positivi che abbiamo riscontrato con l'ultima legge di bilancio, dove per la prima volta nella storia italiana è stato introdotto un calendario fiscale che prevede ovviamente in aumento la tassazione su un prodotto già molto tassato, parliamo di oltre l'85% di tassa sul prodotto, ma quantomeno ha dato alle aziende la possibilità di pianificare e programmare i propri investimenti. È inutile nascondersi il fatto che con tanti altri elementi, come, che so, la lunghezza della giustizia, l'elemento fiscale è uno dei più grandi elementi di sviluppo per un'impresa. Pianificare e programmare i propri investimenti passa attraverso una corretta pianificazione fiscale. Quello che abbiamo visto e percepito in questa nuova riforma è proprio la volontà di andare nella direzione di collaborazione, di discussione con l'amministrazione. Questo non può essere che un segnale positivo, è un tema che per noi è sempre stato molto sensibile, proprio perché l'amministrazione è molto attenta a noi, come a tante altre imprese, l'idea di riuscire a creare una relazione bionivoca di scambio di informazioni è sicuramente centrale. E questo ovviamente aiuta poi a investire sul territorio. Noi investiamo da più di dieci anni nella filiera agricola, lanciamo nuovi prodotti che hanno degli altissimi costi di ricerca e sviluppo, il tutto passa attraverso appunto la pianificazione fiscale. E quindi speriamo che questa nuova riforma di fatto vada nella direzione di andare a creare sempre più una relazione stretta con l'intra impresa e il fisco, arrivando forse al sogno di avere il fisco come un alleato o quantomeno non un oppositore nello sviluppo del sistema paese. Professoressa Salvini, torniamo alla strettissima attualità. Nelle ultimi giorni è stato ultimato la versione finale del decreto legislativo attuativo in materia di sanzioni, che interviene tanto sulle sanzioni penali quanto sulle sanzioni tributarie, quanto su altri aspetti del rapporto pre-contenzioso o contenzioso tra fisco e contribuente. Che valutazione dà di questo intervento? Appena arrivato, quindi ancora probabilmente da esaminare e da digerire fino in fondo. E tra l'altro da vedere alla prova dei fatti. Ecco, da vedere alla prova dei fatti. Sicuramente ci sono delle misure che sono opportune, naturalmente parliamo sempre di un ambito sanzionatorio, quindi opportune nei confronti di soggetti che comunque hanno delle pendenze amministrative o penali con il fisco, che però sono opportune proprio nell'ottica del rapporto contribuente-amministrazione. Per esempio, la maggiore rilevanza che ha il bersamento anche rateale dell'imposta per estinguere o rendere non punibile il reato. E quindi si dà adesso la possibilità al contribuente anche di usufruire delle rateizzazioni che qui comunque ha diritto dal punto di vista fiscale per far sì poi che il reato commesso non sia punibile. Penso che era un'esigenza molto sentita da parte delle imprese, perché degli imprenditori sicuramente avevano il desiderio di mettersi in regola con le pendenze fiscali, ma vedevano delle grosse restrizioni poi dal punto di vista penale. Un altro aspetto molto importante dal punto di vista sanzionatorio, sempre penale, questo sì, tutto da valutare, è il fatto che è prevista in maniera significativamente innovativa una doppia rilevanza, cioè la sentenza penale fa stato nel processo tributario e viceversa, lo dico in maniera così molto semplificatoria, e questa doppia influenza effettivamente da un certo punto di vista è opportuna, perché rende unitaria la risposta dell'ordinamento all'illecito, se esiste dal punto di vista tributario, esiste anche da quello di vista penale e viceversa, però le interrelazioni da due procedimenti veramente sono molto complesse e questo sarà tutto da valutare. Ultimo aspetto, questo molto molto discusso, è quello relativo al favorei, al limite al favorei. Allora, mi spiego, sicuramente in maniera molto positiva questo decreto ha abbassato la misura delle sanzioni amministrative per gli illiciti tributari, che erano altissime anche a livello europeo, sono state ridotte, non in maniera cortissima come ci si poteva aspettare, però sono state ridotte, quindi elemento assolutamente positivo. Il problema che molti vedono è che questa minore misura delle sanzioni amministrative si applicerà solamente per il futuro, quindi alle violazioni che saranno commesse dalle entrate in vigore di questa disposizione, mentre i principi generali dell'ordinamento prevederebbero che si applici il principio del favorei, cioè che essendo diminuite le sanzioni, queste sanzioni ridotte si applicino anche agli illiciti commessi prima della entrata in vigore del decreto. Questo limite all'operare di questo principio del favorei è stato previsto chiaramente, dichiaratamente per motivi di gettito, perché evidentemente era già stato messo a bilancio il gettito previsto delle sanzioni già erogate e rendere applicabile il favorei avrebbe ridotto questo gettito previsto. Però molti hanno dei dubbi, io li condivido fino in parte, a molti hanno dei fortissimi dubbi che sia contrario alla Costituzione, quindi di questo sicuramente si discuterà credo anche davanti alla Corte Costituzionale. Volevo tornare con la professore Sapierro su un punto che abbiamo toccato in precedenza, ma che vale forse la pena di approfondire. Uno degli elementi qualificanti della struttura, della riforma, dovrebbe essere quello del contraddittorio preventivo. Però affermato il principio sono state poi individuate tutta una serie di eccezioni. Quindi cosa resta tra le pagine chiare e le pagine scure per fare una citazione d'epoca? No è proprio così, affermato il principio sono state introdotte una serie di eccezioni, quindi nella legge delega si è detto da subito, noi intendiamo generalizzare il contraddittorio, ma il contraddittorio voglio osservare che inizialmente era stato visto per garantire l'imparzialità dell'azione dell'amministrazione finanziaria, poi è stato visto come uno strumento di determinazione partecipata del presupposto, e poi come modalità di difesa e esercizio del diritto difesa anche in una fase procedimentale. Allora questa formalizzazione all'interno della legge delega era stata salutata con favore anche se già occheggiavano le esclusioni, che sono quelle relative agli atti automatizzati, agli atti sostanzialmente automatizzati, al controllo formale, e che è stato, che ha avuto di fatto una trasposizione però in un altro atto, in un altro decreto legislativo dove è stata disciplinata il procedimento che regole il contraddittorio, però è la regola generale che prevede una serie di eccezioni, eccezioni anche nella fase procedimentale perché sopravvivono delle norme speciali rispetto a quella generale che disorientano. Diciamo così, e infatti qui bisognerà vedere che cosa fa il nostro legislatore, il nostro governo, la nostra amministrazione, non so più che dire, ma il problema serio però è un altro, cioè noi abbiamo un'applicazione selettiva del contraddittorio, forse il governo, chi ha redatto queste norme, non si è reso conto che nell'articolo 1 dello statuto dei diritti del contribuente è stata inserita una locuzione dove si dice che le norme dello statuto sono attuazione non solo dei principi della Costituzione, tutti, quindi non più gli articoli 3.23.53.97, ma anche dei principi dell'Unione Europea e dell'Acedo. Tra i principi dell'Unione Europea vi è il principio di buona amministrazione, che è la formalizzazione del giusto procedimento, cioè applicazione generalizzata del diritto al contraddittorio, accesso agli atti e decisione motivata. Nello stesso atto normativo, cioè nello statuto dei diritti dei contribuenti, si afferma questo principio e lo si deroga. Allora io mi domando domani, quindi siamo in contrasto con l'articolo 97, l'articolo 117, con i principi dell'Unione Europea, che sono stati nazionalizzati, mi domando anche un giudice della Corte di Giustizia di primo, di secondo grado, una Corte di Cassazione, una Corte di Giustizia, come si potranno comportare, come potranno adottare una decisione, fermo restando che poi per i tributi armonizzati prevalgono le norme europee di default, ma anche per quelli non armonizzati, estante questo principio, forse non se ne sono resi conto. Uno dei temi ricorrenti, che sono appunto ricorrono nella discussione, ne abbiamo parlato con i direttori dell'agenzia, poi ne abbiamo accennato in vari passaggi nel dibattito, è quello dell'intelligenza artificiale. L'intelligenza artificiale quasi sempre viene però esaminata lato amministrazione, cioè che cosa possa fare l'amministrazione per affinare le proprie capacità di accertamento utilizzando l'intelligenza artificiale. C'è un modo, dottoressa, per invece rovesciare il prisma, vederlo dal lato del contribuente? Dunque sorrido perché ho ascoltato con attenzione tutti i vostri interventi, che sono molto tecnici, Simone molto pratico, molto bravi, molto puntuali, facendo il match con quanto ha detto il direttore, continua a esserci questo disallineamento tra quello che arriva dagli esperti e quello che arriva dall'amministrazione. La fortuna è che sta arrivando l'intelligenza artificiale. A questo punto la mettiamo così, perché l'intelligenza artificiale... Poi faccio un riferimento anche al bellissimo discorso che ha fatto il cardinale Ravasi, che ha citato i tre principi di comunità, che sono verità, etica e bellezza, che nel caso delle tasse sostituirei con certezza, perché come si vede, manca proprio, fatto un principio c'è una deroga, non c'è mai. Il rientro, l'inshoring delle aziende sarebbe bellissimo, perché noi siamo in un Paese che si sta desertificando a questo punto di vista, soprattutto il Centro Sud, e qui varrebbe alla legge sul rientro dei cervelli. Allora, raccontate in un altro modo, uno potrebbe veramente fare una cosa strutturale organizzata in maniera diversa. Allora, l'intelligenza artificiale è democratica, è matematica. Succedono cose bellissime con l'intelligenza artificiale. Per esempio, si aiutano i processi interni, si velocizza veramente la macchina. Quindi, se l'amministrazione deciderà di adottare l'intelligenza artificiale, lo dovrebbe fare anche al suo interno, questo per due principali motivi. Il primo, perché sveltisce le pratiche e quindi forse riesce a rispettare i termini di legge, e secondo, perché riesce forse a identificare anche i dipendenti infedeli, più un'altra serie di cose molto importanti che si possono fare. Lato contribuente, viceversa, l'intelligenza artificiale ti aiuta a capire se il documento che ti presenta l'agenzia delle entrate ha un costrutto e che tipo di costrutto ha. In questo caso, se l'agenzia dovesse fare degli accertamenti o delle cartelle con l'intelligenza artificiale in fase di contenzioso, dovrebbe dichiarare che tipo di algoritmo ha utilizzato. L'algoritmo dovrebbe essere open source, leggibile, e viceversa il contribuente, se vuole difendersi in fase di contenzioso, deve poter contestare quell'algoritmo, deve poter dare il suo algoritmo, quindi diventa una battaglia tra software. Questo è il contenzioso futuro, e non stiamo ancora parlando di fisco predittivo, siamo ancora nella normalità. Questo significa un impatto ingentissimo sulle risorse umane, da tutti i punti di vista, che sia all'interno dell'amministrazione, che sia negli studi commercialisti, che sia negli studi degli avvocati tributaristi, che sia anche nelle corti fiscali. Perché se io devo determinare qual è la verità tra un algoritmo e l'altro, quali sono i pesi che vengono dati alle singole voci, e se queste voci sono effettivamente agganciate alle leggi vigenti, devo attrezzarmi con un CTUG digitale. Quindi si apre un po' il tema del diritto computazionale. Il diritto computazionale costruisce delle decisioni sulla base di decisioni pregresse, per cui ogni sentenza farà riferimento alle sentenze, anche in tempo reale, prese da tutte le corti, eventualmente anche internazionali, perché l'algoritmo è internazionale. Si arriva qui a parlare, facendo un saluto al professor Tremonti che è in sala, anche un tributo, di global legal standard, cioè se l'algoritmo è internazionale ed è matematico e siamo d'accordo nell'adottarlo, i sistemi giuridici locali devono adeguarsi, per cui il contenzioso dovrà tenere conto di questo. Quindi il giurista dovrà tenerne conto e studiare la materia. Da questo punto di vista, io trovo che sia un grande passo in avanti per il contribuente. Naturalmente l'intelligenza artificiale è una grandissima rivoluzione, al pari della invenzione della stampa, della ruota, piuttosto che del motoro a scoppio, perché noi avremo un'accelerazione fortissima. È vero pure però che l'ultimo report di Davos, del World Economic Forum, identifica in tre anni il tempo di diffusione dell'intelligenza artificiale, superati i quali. Si passerà a parlare di quantum computing, per cui un salto ulteriore molto veloce nel futuro e quindi chi non è predisposto per questo momento di grande stress, però anche molto interessante, purtroppo potrebbe avere dei problemi. Finisco dicendo che non si parla solo di distruzione di posti di lavoro, ma di sostituzione di lavoro. Noi tutti dovremmo fare un salto su noi stessi e si stanno creando da punto di vista della formazione due grossi partiti. Non se ne sente parlare in campagna elettorale tanto di intelligenza artificiale, invece sarebbe un tema grandissimo perché impatta sul lavoro e il lavoro è importante per gli italiani. Questo ci può far riflettere tanto redditometro e poca intelligenza artificiale. No, invece questo è un argomento chiave perché noi nell'arco dei prossimi tre anni dovremo tutti reinginierizzarci e avremo delle sorprese. Stiamo vedendo la formazione di due grossi partiti. Il partito della paura sono quelle persone che non si sentono adeguate culturalmente, non hanno voglia, non si mettono in gioco e pensano di essere sostituibili. E il partito invece dei cechi fideistici, quelli che sono entusiasti fanatici dell'intelligenza artificiale, che intravedono in questo la possibilità di lavorare di meno, che sono i giovani. I giovani pensano di poter lavorare meno di noi, ci trovano dei pazzi, noi non faremo mai la vostra fine, non lavoreremo 40 ore alla settimana, non vogliamo. E si crea poi, cioè questo sarebbe un altro panel, sarebbe un altro tavolo, ma è tutto collegato. Cioè tu hai la predisposizione al lavoro, la predisposizione alla costruzione di una famiglia e quindi pagare le tasse. Se non lavori, chi pagherà le tasse? I software? Forse. Ringrazio i protagonisti di questo panel che ci hanno dato dei punti di vista assolutamente originali. Dalla mia sinistra quindi ringrazio Silvia Castagna, Maria Cristina Pierro, Livia Salvini, Lorenzo Fronteddu e Simone Zucchetti. E ora vi pregherei di restare nella vostra posizione e inviterei invece al centro del palco Veronica Stefinelli e Simonetta Schillaci perché è l'occasione del Festival di Trento, ci dà l'opportunità di presentare un'iniziativa particolarmente rilevante e alla quale il nostro gruppo è particolarmente vicino, che è quella della nascita di un fondo filantropico in memoria di Bruno Frizera. Mi muovo perché altrimenti vi lascio isolati. Prego, parliamo di Bruno Frizera nella sua terra, quindi Bruno Frizera è stato un personaggio poliedrico, non solo un giurista, non solo un operatore pratico del diritto tributario, non solo un editore, ma un personaggio che nel suo genere ha saputo cogliere gli spunti di innovazione e che sicuramente si troverebbe a suo agio con l'intelligenza artificiale e ne saprebbe trarre un uso sicuramente raffinato. Abbiamo quindi l'opportunità di farci spiegare da Veronica Steffeneli a che punto è questo fondo che sta nascendo e che finalità si vuole porre. Buongiorno a tutti, io non sono molto abituata a parlare in pubblico, quindi portate pazienza. Questo fondo è nato appunto per celebrare la memoria di mio nonno, che sicuramente, l'avrei detto anch'io, sarebbe trovato molto interessante questo panel, perché comunque ha sempre avuto una mente proiettata al futuro, era un amante del nuovo e dell'innovazione in generale. Noi abbiamo cercato di onorarlo pensando a quelli che erano i suoi interessi e quello che avrebbe voluto portare avanti e che fosse portato avanti anche dopo la sua morte. Quindi abbiamo pensato di un'iniziativa filantropica che si possa muovere all'interno di tre ambiti, che sono formazione, divulgazione e solidarietà. Il fondo avrà un'attività di lungo periodo e al momento ci stiamo muovendo erogando borse di studio, anche in sinergia con il Sole 24 Ore, finanziando la ricerca accademica e portando avanti tutta una serie di iniziative di solidarietà sociale. Diciamo che mio nonno, per come lo ricordiamo noi, è stata sicuramente una persona eclettica, quindi anche nella ricerca dello strumento, del veicolo più adatto da individuare per poter avere delle ricadute concrete sul territorio e per far sì che la sua eredità rimanesse in vita, abbiamo ragionato lungamente. Alla fine abbiamo puntato sullo strumento del DAF, del Donor Advice Fund, che è uno strumento nuovo, e anche per questo ci piace, sempre per quello che dicevo prima, che consente di muoversi verso una forma efficace di filantropia, una filantropia strategica che permetta di non disperdere le risorse investite e che punti al concreto a delle azioni specifiche. Per questo ci siamo rivolti al Fondo Filantropico Italiano, proprio per essere supportati in questa attività e poterla rendere al meglio. Ecco, operate quindi in collegamento con il Fondo Filantropico Italiano, ma dottoressa Schillacci, che cos'è il Fondo Filantropico Italiano e come avverrà questa sinergia quindi tra questi due soggetti? Buongiorno, allora innanzitutto cos'è un Fondo Filantropico? Un Fondo Filantropico è uno strumento giuridico che rappresenta un'alternativa alla costituzione di una fondazione propria. Nasce nel mondo anglosassone ed è molto diffuso all'estero, il suo nome è Donor Advised Fund, lo troverete anche abbreviato DAF, in italiano tradotto Fondo Filantropico Personalizzato, ed è ancora poco conosciuto e poco utilizzato in Italia. Concentra al filantropo, che sia un donatore privato o un'azienda, di avvalersi dei servizi di una fondazione come la nostra, una fondazione esistente, Fondo Filantropico Italiano è una fondazione ETS, che lavora proprio come un intermediario filantropico, cioè mette a disposizione del donatore la struttura, le proprie competenze progettuali, gestionali, amministrative, affinché al donatore, può farlo personalmente o attraverso un comitato di persone di suo fiducia, resti la decisione di come, appunto, quali sono le linee strategiche del fondo. Il Fondo Filantropico è istituito attraverso una donazione modale, e quindi è un modo per liberarsi da tutto l'iter formale, dai oneri gestionali e amministrativi della costituzione di una fondazione, anche nel caso di liquidazione, molto più semplice, si estingue l'importo che era stato destinato. E Fondo Filantropico Italiano ETS gestisce in modo separato questi fondi, sono fondi nominativi che nascono attraverso una donazione modale. La missione della nostra fondazione è quella di aumentare la filantropia, quindi semplificare la filantropia e lasciare a chi vuole realizzare un progetto filantropico la parte più divertente, quella di decidere come devono essere impegnati. Il Fondo Filantropico Bruno Frizera è un esempio concreto di una legacy, del valore di quest'uomo che continua anche dopo di lui. Allora, io ringrazio Veronica Stefanelli e Simonetta Schillaci che ci hanno dato la possibilità di conoscere questa iniziativa, della quale noi siamo onorati di fare parte, anche perché abbiamo un ricordo molto caro di Bruno Frizera e di tutto quello che ha significato anche per le collaborazioni con il nostro gruppo. Ringrazio tutti coloro che ci hanno seguito e spero che la giornata di oggi sia servita al di là della sfida del maltempo per darci una serie di indicazioni e di spunti di riflessione. Vi rimando naturalmente a tutti gli appuntamenti che offre quest'anno un ricchissimo Festival dell'Economia di Trento. Grazie e buona giornata.
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