Quo vadis Mondo
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Quo vadis Mondo
Presentazione rapporto Ispi 2024 "L'età della insicurezza". I relatori analizzano le crescenti insicurezze globali – fisica, strategica ed economica – derivanti da eventi come la pandemia e la guerra in Ucraina, e le conseguenti risposte protezionistiche, evidenziando i rischi di escalation e la difficoltà dell'Europa nel rispondere efficacemente. Si discute inoltre della necessità di un'azione più integrata a livello europeo per affrontare le transizioni in corso e il gap tecnologico rispetto a Stati Uniti e Cina.
e non è un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un po' un Essai sonee. tu non ancora ma aspettiamo che tu finisca per che ci dia una mano nelle nostre attività in qualunque modo, dicevo il rapporto ISPI del 2024 è intitolato l'età dell'insicurezza. Voi sapete che noi del mondo del think tank dobbiamo inventarci dei nomi, dei titoli, delle parole e avete molto sentito parlare in questi anni di frammentazione, di policrisi, permacrisi, perché noi dell'ISPI abbiamo voluto nel rapporto 2024 porre l'attenzione sull'insicurezza? Perché se ci pensate questi ultimi anni prima di covid, poi la guerra in Ucraina, poi la chiamiamo la guerra fredda stati uniti Cina e non solo e poi loro la guerra in Palestina, tutte queste crisi alla fine hanno in comune il fatto che ci hanno lasciato un senso accresciuto di insicurezza, l'insicurezza fisica per il covid, una pandemia che colpisce tutto il mondo nello stesso momento e tutti per la prima volta percepiamo assieme che potrebbe succederci qualcosa per un virus, ma poi l'insicurezza strategica legata alle guerre, al nucleare di cui si torna a parlare con insistenza, alla competizione fra potenze emergenti e potenze egemoni alla sfida del sud del mondo, ma poi ancora più rilevante, ancora più percepita l'insicurezza economica, prima lo shock della pandemia con i porti chiusi e le merci che non circolavano, poi lo shock dell'inflazione per la guerra in Ucraina, poi i porti e i canali a rischio per la guerra in Ucraina o per la guerra in Medio Oriente, infine l'insicurezza addirittura delle infrastrutture strategiche, i gas doti che possono saltare in aria con un barchino, i porti che si chiudono perché una nave va contro le banchine e abbiamo percepito sull'insicurezza economica nello stesso momento due paure, la paura della scarsità, cioè delle merci che non arrivavano, e la paura dell'abbondanza che arrivino troppe merci cinesi perché le difficoltà della Cina possono far arrivare troppe merci e possono mettere in difficoltà noi. E su cosa porta l'attenzione, e ho finito non preoccupatevi, il rapporto degli ispi? Che su due aspetti, l'insicurezza spinge tutti a cercare protezione, ti senti in sicuro, cerchi di proteggerti e per l'insicurezza strategica come ti proteggi con le armi, con la difesa, con le eleanze militari, per l'insicurezza economica come ti proteggi con la protezione, i dazzi, i sussidi, ho dimenticato prima le sanzioni, ma qual è il punto? È che il proteggersi dall'insicurezza può creare insicurezza perché il mio avversario legge, o il mio competitor, legge le mie misure per proteggermi come minacce e quindi può scatenare un escalation. Il secondo aspetto è che non tutti siamo bravi a proteggerci, questo ci porterà al secondo giro di domande sull'Europa. Ci sono paesi che hanno più facilità nel proteggerci, nel introdurre sanzioni, nel introdurre protezionismo, sussidi, nell'aumentare specie di difesa e ci sono blocchi come l'Europa che hanno qualche difficoltà in più, non necessariamente un male, nel lungo periodo potremmo capire anche che la cautela nel fare certe manovre non è necessariamente un male ma nel breve il risultato è che può creare un gap. Di questo noi parliamo con i compagni di tavolo che vi ho presentato poco fa e inizio subito per non perdere l'ulteriore tempo con l'ambasciatore Sannino con il quale cercherei, io ne ho parlato per 32 secondi, di tratteggiare un po' meglio questa insicurezza politico e strategica. Avendo in mente, caro Stefano, come tutti abbiamo in mente che non è la prima volta che il mondo percepisce insicurezza, cioè noi parliamo delle due guerre calde, della guerra fredda, del sud del mondo, dell'America divisa. Nel 1967 l'America e il mondo aveva due guerre calde, una guerra fredda vera, una guerra calda era la guerra in Vietnam con qualche milione di morti e 80 mila morti americani che tornavano a casa con le bandiere, avevano i nono lineati che chiedevano spazio, anche allora l'America divisa non cercava di far fuori il presidente della camera ma aveva ucciso da poco tempo un presidente e di a poco avrebbe ucciso un altro presidente candidato. Quindi avendo in mente che non è la prima volta, perché stavolta l'insicurezza la percepiamo un po' di più? Se la percepiamo perché è diverso? La percepiamo un po' di più perché sono cambiati una serie di fattori rispetto agli anni sessanti, innanzitutto perché il mondo è molto meno bipolar e come dicevi tu è molto più frammentato ed è diventato molto più non solo multipolare ma anche multivettoriale, cioè le politiche estere non si adattano alle diverse circostanze, i diversi paesi nel mondo si alliniano a secondo ai loro interessi su diversi su diverse piste e con diversi altri attori internazionali. Perché il bipolarismo dell'epoca aveva creato in qualche modo una situazione di divisione forte ma c'erano due potenze nucleari e cominciamo ad avere e lo citavi tu delle potenze regionali che hanno aspirazioni nucleari a Corea del Nord, l'Iran e con il rischio che questo può comportare. Perché la minaccia non è più soltanto militare ma è molto più articolata e anche qui dicevi la protezione delle infrastrutture, le minacce nella nostra cyber security o semplicemente la strumentalizzazione di politiche come la politica energetica come abbiamo visto nel caso della Russia ma anche delle politiche commerciali, il tema della sicurezza economica e come ridurre i rischi della sovraesposizione economica. Poi direi che c'è un altro elemento forse più sociale, c'eravamo disabituati alle guerre, siamo stati per un po' di decenni in una fase di stabilità, ricordate che non tanti anni fa, nel 2003 nella prima strategia di sicurezza dell'Unione Europea Javier Solana faceva una prestazione e diceva l'Europa non è mai stata così stabile, così sicura e così prospera ed eravamo poco più di 20 anni fa e non perché non avesse capacità di visione ma semplicemente perché eravamo in un'altra in un'altra dimensione e tutto questo come dire ha un impatto anche con noi, basta pensare all'impatto che ha avuto il ritiro dall'Afghanistan che ha dato la sensazione che l'Alleanza Atlantica a un certo punto potesse anche decidere di non voler più continuare a difendere un territorio per cui tutti questi elementi rendono il quadro internazionale molto più complesso, molto più frastagliato e anche molto più pericoloso perché ormai la sicurezza è diventata una in cui non c'è più differenza tra quello che accade a Taiwan rispetto a quello che accade in in Ucraina o quello che succede nelle isole Salomone e nel Pacifico, tutto ha un peso, tutto si ripercuote nel sistema internazionale di sicurezza ormai globalizzato. Grazie, ci hai fatto riflettere ulteriormente sulle divisioni. Per capire la diversità di questa fase di in sicurezza voglio usare con voi, e poi subito passare a una domanda a Gregorio De Felice, un'immagine che vi porta più vicino alla vostra realtà lavorativa o aziendale. Immaginate un'azienda che sta affrontando delle crisi continue, si dimette il direttore commerciale, fallisce il più importante cliente, si dimette dell'amministratore legato, continue crisi emergenze. Questa azienda oltre ad avere queste continue emergenze ha un board, come il board del mondo che c'è appena descritto, diviso, che non trova accordo su niente. Questo board diviso che deve gestire continuamente queste emergenze impreviste oltretutto sta nella realtà affrontando delle transizioni importantissime, che di per sé basterebbero tenere il board diviso o non diviso, sveglio o la notte. Uno dei tratti della nostra età dell'insicurezza è esattamente questo, trasliamolo a livello mondo. Noi stiamo gestendo una crisi all'anno, la guerra in ucraina, il covid, la guerra in medio oriente, la guerra fredda o le tensioni con la cina, in un momento in cui il board è tremendamente diviso, l'america, la russia, la cina, il sud del mondo, pensate Macron che è a 24 ore da parigi per affrontare una crisi nella nuova caledonia, cioè che non sapevano anche dove fosse, che noi che ci occupiamo di queste cose. Ecco, e il mondo in realtà dovrebbe essere concentrato su almeno cinque transizioni, perché tutti parliamo della transizione green, e su questo arrivo Gregorio alla domanda a te, tutti parliamo della transizione green che di per sé è epocale, ma oltre al transizione green noi stiamo affrontando una transizione economica da un certo tipo di globalizzazione a un altro tipo di globalizzazione, una transizione monetaria da una fase anche abbastanza breve, ma che ci ha abituato di liquidità illimitata a una fase di normalità, una transizione demografica dove una parte del mondo non trova i tornitori, noi, e una parte del mondo non trova lavoro per milioni di giovani che ogni anno arrivano a una tale lavorativa, e infine quella col maggior punto di domanda, la transizione digitale. Basterebbe una di queste transizioni a metterci un pochino in ansia, ma noi le stiamo affrontando con un board mondiale diviso e in una fase in cui abbiamo delle emergenze che ci distraggono. Guida ci ovviamente su quelle più economiche, sulle transizioni Gregorio. Sì grazie Paolo, complimenti per l'introduzione, ha apparecchiato la tavola benissimo, ha fatto venire la colina in bocca a tutti nel senso di riflettere sulle cose che hai detto. Io vedo una diversità in quello che è la situazione attuale rispetto ad altre crisi, la guerra fredda, non questa attuale, quella degli anni 60, io da bambino ero abbastanza spaventato, il mio padre continuava a parlare di guerra fredda, guerra fredda, avevo 5-6 o 7 anni non capivo che cosa fosse questa questa guerra fredda, lui me lo spiegava ma non recepivo, però c'era tensione a casa, si capiva. Quindi quelle crisi, le crisi del debito sovrano, tutte le altre non sto ad elencarle, in che cosa è diverso? Oggi è diverso perché c'è un sommarsi delle ragioni di insicurezza e credo il tema della multipolarità, anche l'ambasciatore lo ha accennato e lì sarebbe bello riflettere se questa multipolarità che arriva dopo la tradizionale sistema bipolare certamente è una minaccia, ma come tutte le cose può anche essere un'opportunità per un continente come quello europeo che finora è stato l'alleato, insomma l'alleato atlantico con minore capacità di convinzione di dirigere le cose. Allora credo che un buon test per valutare le insicurezze sia andare a guardare nel recente e passato come il mondo imprenditoriale, le istituzioni, le politiche delle banche centrali sono stati capaci di reagire, perché se noi possiamo dirci, uscire da qui e dire, sì abbiamo visto anche di peggio ma ce la siamo cavata, forse questo è un po' un tranquillante, qualcosa che ci mette più ci rasserena di più. E allora come abbiamo reagito? Secondo me la reazione alla pandemia è stata ottima, sia da parte americana, i vaccini, sia da parte europea, next generation EU, debito comune, ma chi mai avrebbe immaginato delle cose del genere. Con la crisi legata all'Ucraina, insomma il voto per l'Europa scende, perché non c'è stata una risposta istituzionale così forte? Le imprese hanno fatto il loro lavoro perché hanno modificato, alcune imprese, moltissime italiane meno tedesche, hanno modificato le loro catene globali del valore, un po' meno di Asia, più Europa vicina, French shoring, eccetera eccetera. Il ruolo istituzionale è stato debole, se confrontiamo con quello che hanno fatto gli Stati Uniti, con l'Inflation Reduction Act, 900 milioni, quasi un trigione di dollari per attirare investimenti sul loro territorio, rispetto a questo la risposta europea è decisamente più debole. Colgo l'occasione anche per dire due parole su un aspetto importante che ci guiderà per il futuro, ossia la riforma in Europa del patto di stabilità e crescita. Molto positivo che dopo quattro anni di sospensione del patto per la cosiddetta General Escape Close si sia arrivati ad un accordo e questo accordo ottimale così così. L'accordo tra i ministri ha un po' peggiorato la proposta della Commissione, gli incentivi a favore di riforme e investimenti rimangono modesti, la semplificazione che si voleva fare, in modo di vedere, c'è stata fino a un certo punto, e le regole continuano a rimanere abbastanza pro-cicliche, cioè quando sei in difficoltà accentui ancora le restrizioni, il controllo e così via. Cosa c'è di positivo nella riforma? Bilanciamo gli aspetti, prolunga la dinamica degli aggiustamenti e qui punto essenziale la Commissione, il Parlamento, il Consiglio europeo hanno capito che con misure di forte austerità non risolve il problema del debito pubblico rispetto al PIL. Questo è un enorme passo in avanti, credo però che ci sarebbero tante altre cose da fare ma me le riservo, Paolo se sei d'accordo, per un secondo giro. Grazie. Per non sfuggire, hai fatto un'accenno alla risposta europea dando una paggellina, 10 covid, quasi 10 o quello che è, un voto molto alto sulla risposta alla crisi post covid, e poi sei sceso e hai dato un voto sull'Ucraina, un voto che io mi sarei aspettato e guardo anche l'amicettore Sannino, sulla risposta europea alla crisi in Medio Oriente, la vecchia Europa, favorevole e contrari a Stenuti, ma sull'Ucraina questo giudizio che hai dato, e lo chiedo anche a Sannino, il giudizio che hai dato sulla risposta europea all'invasione russa dell'Ucraina non è un po' ingeneroso, visto se ci avessero raccontato tre anni fa che noi nel giro di pochi mesi, un po' alla volta, tutti insieme, incluso l'Ungheria di Orban, tutti, incluso anche l'Italia che a qualche partito non era così necessariamente antirusso se non ricordo male, in passato, decidevamo tutti insieme, non so quanti round di sanzioni, decidevamo tutti insieme di bloccare gas, oi, delle cose bloccate, tutto ciò che abbiamo fatto, se ce l'avessero raccontato io non ci avrei creduto, come non avrei creduto dal debito collettivo probabilmente, perché questo giudizio così critico e poi chiedo ovviamente anche a Sannino. No grazie Paolo per permettermi di specificare meglio, sono stato molto sintetico, allora la reazione politica è stata molto positiva perché l'idea di Putin è che l'Europa come in altre occasioni si sarebbe divisa, la Germania da una parte, la Francia, l'Italia, la Spagna e così via, mi riferivo alla risposta a quello che la crisi dell'Ucraina o meglio dell'invasione russa dell'Ucraina ha provocato in termini di rialzo del prezzo del petrolio, quindi alla crisi energetica provocata dalla guerra e su quello il voto può essere appena appena sufficiente, ecco non molto di più, quindi bene la politica ma non l'altro. Mi limito alla parte diciamo di politica estera, obiettivamente prima ci era il fatto che il debito pubblico, per la prima volta abbiamo fatto debito comune a livello europeo, per la prima volta abbiamo utilizzato il bilancio europeo per comprare armi e per sostenere l'Ucraina, non è una cosa indifferente ed è una decisione che è stata presa onestamente in 36 ore dopo l'invasione, quindi c'è stata su questo una enorme unità, non è facile, non voglio dire che continuare su questa strada è facile, stiamo negoziando il quattordicesimo pacchetto di sanzioni nei confronti della Russia e l'idea un pochino meno negativo sarebbe anche sulla parte energetica, perché in fin dei conti abbiamo, senza creare una crisi energetica davvero, abbiamo chiuso semplicemente i flussi energetici dalla Russia verso il mondo, che avrebbe probabilmente generato un piccolo di prezzi, una situazione di grande difficoltà, ma abbiamo ridotto significativamente gli introiti della Russia, soprattutto sul gas, sul petrolio un po' meno, soprattutto sul gas mettendo un tetto e obbligando in qualche modo la Russia a vendere a sottocosto rispetto a quello che abbiano fatto precedentemente. Certo, abbiamo elaborato una nuova politica energetica, ancora no, questa è vera, e questa è la complessità, onestamente, non è soltanto da parte delle situazioni ma anche del settore energetico che non ha voluto trovare nuovi assetti di mercato in maniera così rapida. Però capisco quello che stai dicendo da un punto di vista economico, probabilmente avremmo potuto fare di più e in maniera più forte e più diretta. L'insicurezza, stiamo dicendo, richiama protezione. Gregorio de' Felice ha accennato il fatto che l'America dopo l'insicurezza dalla crisi economica legata all'Ucraina ha saputo rispondere con molta protezione, forse noi l'abbiamo percepita anche un po' come eccessiva protezione, come una protezione che poteva anche dare un po' fastidio a noi. E noi ci aspetteremmo, passo Emma Marcegaglia, che un imprenditore di un settore molto delicato, tra l'altro, un ex presidente in confindustria, un chair del B20 prima del B7 invocasse protezione, cioè ci si aspetta che le imprese minacciate chiedano protezione, ma tu anche recentemente in un'intervista hai detto non siamo più nel mondo di 20 anni fa, però attenzione a nuove barriere, alle chiusure, agli eccessi di regolamentazione. Prego Emma. Grazie, intanto grazie per l'invito, è sempre un grande piacere e onore tornare qui a Trento. Sì, guarda, io penso questo e tra l'altro non è solo il mio pensiero, ti ringrazio di aver ricordato, abbiamo appena, diciamo, fatto concluso il nostro, diciamo, paper di raccomandazioni politiche come confindustria, come mondo del business, dei paesi del G7, abbiamo presentato la nostra presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, che in questo momento rappresenta anche il presidente del G7. E abbiamo ovviamente trattato i grandi temi che tu hai già detto, la transizione ecologica, l'intelligenza artificiale, l'education, l'importanza delle competenze e sicuramente ci siamo poi anche molto concentrati sul tema del trade, del commercio, delle catene del valore globale e del protezionismo. E la posizione che è uscita molto compatta, anche gli americani erano molto di quest'idea, è stata questa, cioè non possiamo essere sciocchi nel pensare che la ricetta al commercio internazionale che noi offriamo sia quello di vent'anni fa, in piena 2000-2008 quando la globalizzazione e gli scambi aperti hanno raggiunto il picco. Io ecco ci tengo sempre a dire, adesso tutti sono contro la globalizzazione, ricordiamoci che comunque l'apertura dei mercati ha forse un po' indebolito le classi medie negli Stati Uniti e in Europa, ma ha tirato fuori dalla povertà decine di milioni di persone, dalla Cina, dal Brasile, dal Sud-Est asiatico. Quindi a loro volta poi questi paesi sono diventati anche mercati per le nostre esportazioni. Quindi non ci dimentichiamo mai, abbiamo fatto trasformamento tecnologico verso paesi in via di sviluppo, abbiamo migliorato le qualità della vita, anche alcuni valori sociali in questi paesi. Quindi voglio dire, non buttiamo via tutto. Però torno al punto focale. La globalizzazione è calata, non è finita, però perché se guardiamo ancora qui i dati, i dati ci dicono che la globalizzazione, l'apertura dei scambi è cambiata, c'è meno ovviamente commercio tra Cina e Stati Uniti, lì c'è un tema molto forte. È diventata per esempio, anche tra Cina e Europa comincia un po' a calare, c'è molto più commercio all'interno per esempio dell'arte asiatica, dell'ambito asiatico, c'è un po' più di regionalizzazione, questo per quanto riguarda i mercati. C'è un crollo invece degli investimenti a livello transazionale. Quindi la globalizzazione non è finita, è calata, ma tutto quello che avete detto prima, il Covid, le guerre, una competizione fortissima tecnologica, ma secondo me anche di leadership globale tra Cina e Stati Uniti, le guerre, le lute che non fanno più passare le navi, tutto questo ha creato dei problemi enormi alla catena del valore. Vi faccio un esempio mio concreto per farvi capire, io sono nel settore della trasformazione dell'acciaio fino a prima della guerra in una mia divisione che si chiama la miera da treno, che non c'entra niente con i treni ma servono per fare le paleoliche, le grandi navi, le infrastrutture, io come tutti quelli che fanno quel mestiere compravo il 100% della mia materia prima da Ucraina e Russia. In un giorno mi sono trovata ad avere un milione di tonnellate da spostare da lì da un'altra parte, piuttosto che quello che compravo in Cina non arrivava più perché i porti erano chiusi. Quindi tutta questa situazione ha fatto vedere che una eccessiva dipendenza solo da alcuni paesi, che tutti noi abbiamo organizzato le catene del valore delle nostre aziende andando a ricercare la massima efficienza, dove aveva più senso, dove era meno costoso produrre certi prodotti a basso valore aggiunto? In Cina, dove è meglio comprare le materie prime critiche? Sono tutte in Cina, andiamo in Cina, le trasformano, non gliene frega niente dell'ambiente, andiamo a comprare lì. Dove era ben bene, era meno costoso comprare il gas? Dalla Russia. Compriamo solo dalla Russia, questo non riguarda l'azienda ma riguarda gli stati. Tutta questa situazione, Covid war, ha fatto capire che un eccesso di dipendenze da alcuni singoli paesi, per tutto quello che ho detto, più i chip, i pannelli fotovoltaci da un unico paese, era un problema. A questo punto, tutta questa situazione di guerre, di leadership, giocate tra Cina e Stati Uniti, hanno veramente cominciato a far cambiare l'atteggiamento. Quindi le parole chiave non sono più state efficienza, apertura dei mercati, scambi internazionali, ma sono diventati prevalentemente sicurezza economica, autonomia strategica, reinshoring, facciamo business solo con gli amici, quindi tutta questa situazione ha cambiato un po' l'atteggiamento. Anche qui non possiamo essere naif, è chiaro che in una situazione di guerra, in una situazione dove c'è un paese come la Cina che fa coercizione, che mette su Citi non fair alle sue aziende controllate dallo Stato, devi in qualche modo in parte difenderti. Quindi una certo screening agli investimenti che vengono dalla Cina o d'alti presi in Europa o negli Stati Uniti ha un senso. Il fatto che l'Europa o gli Stati Uniti decidono di cominciare ad avere un po' di produzione dei semiconduttori a casa ha senso. L'idea di dire anche cominciamo a produrci anche un po' di materie prime o trasformare un po' di materie prime critiche in casa ha senso. Ci sono delle cose che sono necessarie, però questo non deve diventare secondo noi e secondo me un modo per aggiungere ulteriore protezione, chiudere i mercati, avere una situazione dove c'è un totale protezionismo e questo onestamente è un po' drammatico che si chiamano gli Stati Uniti, coloro che negli anni 70 hanno inventato il libero mercato, hanno sempre ragionato su questo, oggi gli Stati Uniti sono coloro nel mondo del G7 che spingono di più per una chiusura, per una protezione, il 100% di dazi alle auto cinesi, ma tante altre cose. L'Inflation Reduction Hand che citava prima il dottor De Felice è da una parte interessante perché gli Stati Uniti hanno cominciato a investire seriamente sulle tecnologie verdi e questo è importante, però c'è il local content, se non hai una produzione negli Stati Uniti, se non prendi le materie prime dagli Stati Uniti non puoi accedere a queste cose. Quindi è chiudo, la nostra idea è che non possiamo essere naifi, alcune protezioni servono, ma attenzione adesso non andare all'eccesso contrario dove la parola prevalente è solo protezionismo, sono solo dazi, sono solo claus di salvaguardia perché questo alla fine riduce la capacità di creare ricchezza, riduce proprio anche i rapporti, il trasferimento tecnologico che serve a tutto e secondo me a lungo termine la storia lo insegna quando tu ti proteggi, chiudi, guardi l'altro come un nemico, a rischio nel lungo termine c'è un rischio anche per la democrazia. Quindi attenzione dobbiamo trovare un nuovo equilibrio diverso da quello del passato tra un po' di sicurezza economica che serve ma la necessità se com'è di lasciare i mercati aperti. Grazie. Cuovadis dove andiamo esattamente il tema di tutto questo festival. Prima di passare a Claudia Parzani per affrontare un attimo il tema di come questo impatta sui mercati finanziari, sul suo settore, come chairman di Borsa, riflettevo sentendo che una delle cose che abbiamo imparato in questi anni è che tutto è prodotto in Ucraina. Io sapevo che l'Ucraina è un paese una tradizione straordinaria da tutti i punti di vista ma per il mio mestiere, lo raccontavo una volta a Gregorio, io giro, in associazione di categoria vado dalle ceramiche in Emilia e dicono noi il 90% dell'argilla lo compravamo in Ucraina poi vai a Mantova dagli agricoltori dico il 97% di concimili compravamo in Ucraina, tu compravi il 98% cioè tutto in Ucraina. Io stavo costruendo durante questa crisi, sistemando una casettina in Sicilia e a un certo punto tutto aumentava perché si all'Ucraina, ho detto ma per nessuno gli agrumi mi diranno che vengono dall'Ucraina, gli ulivi siciliani quindi l'Ucraina è caput mundi della produzione di tutto ma Claudia, anticipavo poco fa, abbiamo di fatto parlato di frammentazione della governance, ne parlavamo all'inizio, abbiamo parlato di frammentazione in campo economico perché ci sono sanzioni, dazi e sussidi, si creano dei blocchi, lo accennava Emma prima diversi, quanto questo si vede nel mondo dei mercati finanziari e quanta frammentazione c'è e poi ti chiedo una battuta una curiosità come presidente di Borsa, tutti si chiedono in questo soprattutto chi fa il mestiere nostro cioè in questo mondo dove tutto sembra andare a rotoli la Borsa invece the couple, l'altro che the coupling dalla Cina, la Borsa va per una sua strada benissimo salvo due anni fa e tutto il resto sembra creare ansie tremente che ci fa sentire un po' inutili noi che facciamo scena su queste cose e dici tanto nessuno ne scorsa. Intanto vorrei dire buon pomeriggio e io sono qui per ribilanciare la negatività della situazione perché ovviamente quindi questa parte della Borsa che cresce la teniamo per la fine per rialzare un pochino un pochino il morale e anche magari sul tema Borsa italiana. Quello che è stato detto fino fino adesso ovviamente rappresenta benissimo anche tutto lo scenario che sta nel contesto più dei mercati finanziari perché alla fine nei mercati finanziari chi siedono? Siedono le aziende da una parte gli investitori dell'altro quindi ovviamente la lettura del contesto è questa forse addirittura i mercati finanziari se dovessi partire Gregorio partirei da Brexit prima che dalla pandemia no perché ovviamente se la guardiamo come come Europa abbiamo sicuramente un tema importante anche lì. Il tema della frammentazione o del protezionismo forse è un tema che ci tocca e ci tocca direttamente perché ogni volta che noi chiudiamo qualcosa ovviamente ci precludiamo una possibilità se vogliamo guardarla su una scala su una scala più ampia e poi ovviamente c'è stato un tema di normativa che ha specchiato questo protezionismo anche nel nel contesto finanziario. Credo però che la consapevolezza dei mercati, la consapevolezza dell'Europa sia e degli operatori del settore sia molto orientata a quella che viene definita la capital markets union cioè è molto impossibile è molto difficile pensare di competere in un contesto che sia su una scala nazionale io credo che su scala nazionale non ci sia quasi più niente io vengo da un paese della Franciacorta e quindi mi sono abituata a contesti molto piccoli sono cresciuta oggi quando guardo gran parte dei settori faccio fatica addirittura a vederli su scala di un singolo continente alcuni alcuni settori lavorano su scala mondiale no quindi come come riusciamo a chiudersi come Europa sul tema mercati trovo che ovviamente sia l'unico modo di perdere opportunità e perdere valore no quindi l'unica cosa che possiamo fare è cercare di aggregarci ma perché perché i mercati sono il modo di uno dei modi di sostenere le imprese no no ovviamente è il contesto il mondo bancario dall'altra parte e forse oggi con il tema tassi c'è una maggiore consapevolezza del fatto che lo sbocco sui mercati che poi possa essere una quotazione o una emissione o comunque una raccolta sui mercati è il modo con cui ci si può finanziare quindi in un contesto di questo tipo e per avere dei mercati che abbiano un senso dal punto di vista di liquidità di dimensione la scala può essere solo quella quella europea quindi c'è un rapporto letta che si chiama much more than a market che è uscito recentemente che è estremamente interessante devo dire trascende i temi esclusivamente di borsa e quindi vi invito a legge lo arriverà quello di draghi immagino anche sul esatto si in senso dico però dal punto di vista anche i commenti un po' su tutti i temi a mercati che cosa che cosa vediamo e cosa ospichiamo intanto io credo che va dal il mercato valetto la borsa è un ponte è un modo no quindi in realtà non ha una sola lettura di per sé ma secondo me è una lettura del mondo impresa quindi l'impresa ha bisogno di crescere l'impresa ha bisogno di fare investimenti adesso sono state citate già da paolo un po delle transizioni io voglio citare un driver che secondo me è più inquietante delle transizioni che è la velocità perché a prescindere dalla quantità di transizioni che ci toccano dalla quantità di crisi che tu dicevi arrivano un all'anno e non ci lasciano perché ce le portiamo tutte dietro abbiamo un tema di velocità quindi con che rapidità le aziende per mantenere la loro competitività su scala nazionale e ovviamente internazionale devono fare queste transizioni cioè quindi siamo sempre siamo sempre indietro no è un po quella cosa per cui doveva sempre succedere succedere già ieri ecco quindi che il tema secondo me del degli investimenti di un mercato che può sostenere questa parte degli investimenti pensato appunto alla parte digitale che è stata menzionata ma anche alla parte e esg dove c'è la parte della governance che è importante e la parte umana del capital umano cioè qui adesso io ne faccio forse sono un po più appassionata di umano che che di macchine ma ne faccio un tema di riskilling no ne faccio un tema estremamente importante quindi questa parte secondo me è dove razionalmente secondo me si appoggia il pensiero di chi opera nel contesto dei mercati e comprende che per essere competitivi una borsa non può competere con un nasda che stendo una borsa nazionale vi lascio qualche nota positiva giusto perché ho detto allora è vero che i mercati e su questo secondo me che ricordi molto più bravo di me quindi magari mi aiuta però è vero che i mercati apparentemente non diciamo così non scontano no la guerra non scontano tematiche che che a noi sembrano quelle che portano più paura piccolo inciso la paura uno scambetto quindi a qualsiasi sogno abbiamo a qualsiasi progetto abbiamo la porno scambetto quindi questo è anche un tema di dove andiamo come ambizione paese ambizione aziende però diciamo che i mercati e se guardiamo alla borsa italiana che è quella per cui posso commentare più facilmente hanno anche dei risultati molto positivi legati al contesto ovviamente il contesto è il paniere bancario da una parte ma dall'altra parte noi stiamo in un contesto di una borsa che ha raggruppato cioè che parte di un gruppo e quindi abbiamo per la prima volta un accesso proprio dal punto di vista digitale di investitori che rappresentano sette paesi che guardano alle nostre imprese chiacchieravo stamattina con il presidente della confindustria premonte parava della sua azienda e diceva che hanno visto quintuplicare gli scambi no quindi il quello che stiamo vedendo e che posso dire io è che mettendoci in un contesto più allargato il vantaggio è per tutti quindi lui è per il mercato ma è per l'azienda e lui è per gli investitori e quindi il tema è come possiamo lavorare in questa direzione qui voglio lasciare uno solo punto che secondo me è il punto più importante in questo contesto di aggregazione di fare meglio e di insicurezza che abbiamo ma che possiamo anche toglierci tutti insieme che è il tema degli investitori istituzionali domestici e di come come paese possiamo supportare di più le nostre aziende lavorando per avere un po di investitori e magari su questo punto torno al giro prossimo che mettono il loro denaro nelle aziende nel nostro paese e non sostengono magari l'economia americana che nel frantempo si chiude e ci chiude grazie grazie claudia io chiedo una cortesia dei tecnici di verificare un po il microfono di claudia parzani perché io sentivo meno bene degli altri non so se voi del pubblico c'era a si ecco se potete verificare cortesemente per il secondo giro secondo giro che claudia già introdotto perché ha usato la parola che ci porta all'europe c'è un problema di velocità c'è e stava romano prodiche che stamattina abbiamo avuto in una sessione con l'ambasciatore san nino in una recente intervista ha detto dell'europe all'europe nell'età dell'insicurezza ha detto all'europe ha una percizione una consapevolezza totale dei problemi e di cosa serve fare i vari documenti recenti sono state citate alcuni danno una chiara una chiara senso di direzione all'europe su come muoversi in questo mondo di insicurezza però dice romano prodi all'europe l'europe ha meno forza politica mezzi finanziari e primato tecnologico quindi politica mezzi finanziari e primato tecnologico per arrivare agli obiettivi rapidamente america e cina sono molto più rapidi nel perseguire gli obiettivi una volta che hanno condiviso il percorso ed è un po quello che poi macron con la sua copertina dell'economia si dice i pericoli mortali dell'europe quello su sia sul terreno strategico e sul terreno economico di essere troppo lenta nell'affrontare e nell'arrivare agli obiettivi di questi tre temi la debolezza politica che richiede riforme della governance europea la debolezza finanziaria che ricrede richiede o di far debito a livello nazionale o di far debito collettivo per affrontare le sfide e il primato tecnologico che non c'è che richiede di investire nella ricerca come forse non abbiamo fatto sufficienza quali di queste tre sono il problema numero uno da affrontare in europa nei prossimi mesi anni per uscire da un po da questa lentezza che ci rende con un gap rispetto agli altri iniziamo da sannino e seguiamo poi l'ordine di prima ma dire che essenzialmente è la prima del problema della volontà politica di poter e di avere la capacità di superare un po lo schema nazionale per guardare oltre per per pensare appunto che la dimensione europea è una dimensione fondamentale per poter operare basta pensare a quello che è successo con il mercato unico il mercato unico rappresenta un enorme potere per per l'unione europea la capacità di fissare norme standard ha creato una una cosa che si chiamava l'effetto brussell una capacità poi di determinare anche norme nel resto del mondo quindi credo che ci sia il potenziale credo che per la parte finanziaria ormai come dire il rotto il tabù dell'indebitamento a livello europeo è una cosa che si può continuare a fare vedremo adesso è iniziata anzi non è nemmeno iniziata ma inizierà presto la discussione sulla difesa europea sulla politica di difesa europea e sulla sulla i sui programmi di difesa europea bisognerà finanziare tutto questo e evidentemente gli stati membri hanno già detto noi non abbiamo una capacità finanziaria per poter fare tutto questo dobbiamo farlo poiché un problema di sicurezza europea dobbiamo farlo a livello europeo la banca europea degli investimenti stiamo dicendo tutti devi fare di più e meglio e la nuova presidenta della della del banco della banca europea gli investimenti si è già impegnata a lavorare in alcuni settori quindi credo non voglio dire che facile perché c'è sempre un po di tensione tra i frugali gli spenditori all'interno dell'unione europea però c'è diciamo un cammino che che è stato aperto anche da un punto di vista della capacità di definizione l'unione europea da poco tempo e facendo anche lì un cambio di lotta a 180 gradi ha iniziato a sviluppare politiche industriali attive nel settore dei cip nel settore dell'indella della difesa in alcuni settori strategici in cui non vuole essere soltanto dipendente dalle importazioni e ha incominciato a sviluppare delle politiche industriali in forma attiva quello che manca e quello che manca ancora è quello che non sempre è presente a livello europeo e appunto è questa capacità questa determinazione questa volontà di immaginare che da soli non ce la faremo non ce la farà nessuno degli stati membri sempre per citare romano prodi diceva l'unione europea è una unione di minoranze siamo tutti troppo piccoli per poter immaginare di poter avere un impatto su scala globale ma quando siamo tutti quanti insieme quando abbiamo appunto un mercato integrato di 500 milioni di persone con una capacità acquisitiva delle dimensioni appunto di quelle europee insomma il peso poi la differenza c'è a volte appunto manchiamo immaginazione su alcuni strumenti ma insomma la volontà la volontà politica è quella che in questo momento manca di più. Grazie Gregorio quello dei soldi dei fondi sarà un tema ne abbiamo già parlato anche in un recente incontro sarà un tema fondamentale per la prossima commissione perché l'assessment la consapevolezza dei problemi c'è tutto i soldi per raggiungere i obiettivi un po meno ed è bizzarro è la prima volta che io ricordo che prima del voto europeo la commissione come se fosse un partito fa campagne elettorale promette come nelle politiche nazionali promettendo cose senza che ci siano i soldi per realizzarle sembra la riforma delle pensioni o la riduzione delle tasse cioè soldi per la difesa soldi per l'ucraina soldi per il grill soldi per l'autonomia strategica ecco e tu hai già cennato prima al punto 2 parlando del patto di stabilità non perfetto eccetera ma dove dove troverà la stima il bilancio attuale di 180 miliardi la commissione dei calcoli grossolani che abbiamo fatto all'ispi che per i soldi pubblici servirebbero altrettanti soldi all'anno alla commissione per pagare per l'ucraina green difesa eccetera in una cifra enorme come si farà allora paolo mi hai mi hai tolto proprio il cioè mi hai dato un assist meraviglioso perché io prima ho ammirato molto il linguaggio diplomatico insomma di cui io sono meno capace paolo mi pare anche lui non tanto allora cerchiamo cerchiamo di di non è io non sono orgoglioso si orgoglioso di non averlo di non avere questa dote allora mi rivolgo soprattutto al pubblico l'europa che cosa sta dicendo in termini strategici dopo l'esperienza che abbiamo vissuto con la russia e non ce l'aveva ordinato nessuno di crearci una dipendenza così forte per quanto riguarda il gas il petrolio e tutto il resto l'ucraina e così via dopo queste esperienze noi europei vogliamo dobbiamo diventare autonomi dal punto di vista strategico quindi le parole indipendenza strategica autonomia strategica aperta sicurezza economica sono in tutti i discorsi dei principali leader europei poi ne è venuto fuori uno molto importante che è questo signore che si chiama emmanuel macron che sull'economist rilascia un'intervista che il titolo è europe in mortal danger cioè l'europa in un pericolo mortale esagerato molto detto sì ma guarda lo fa per contrastare problemi interni con il suo avversario politico allora quello che cerco di dire è che noi abbiamo questo obiettivo dell'indipendenza economica strategica e così via ma forse forse riusciremo a fare qualcosa sul fronte della difesa che è l'unico vero capitolo su cui c'è qualche progresso in termini di i procurement di procurement cioè di approvvigionamento comune anziché comprare mitragliatrici car armati si paese per paese facciamo un ordine complessivo risparmiamo qualcosa benissimo e un valore non voglio essere disfattista è un valore perché noi se facciamo la somma delle spese in difesa dei 27 stati membri spendiamo più degli ma è ovvio con molta minore efficacia ma abbiamo anche altri problemi uno si chiama invecchiamento della popolazione che per farvi fronte occorrono stime della stessa commissione circa l'1,3 per cento del pil dell'unione europea altro tema è quello del cambiamento climatico e lì le stime sono molto varie ma insomma si parla più o meno di 360 miliardi di euro per l'intera unione europea all'anno non tutti pubblici parte pubblici parte privati l'ultimo che è quello che mi preoccupa di più e su cui il signore che vi ho mostrato prima manuel macarone insiste molto e il gap tecnologico che abbiamo accumulato non solo nei confronti degli stati uniti nei confronti della cina e lo accumuleremo anche nei confronti dell'india l'india oggi è la terza potenza mondiale in termini di prodotto interno lordo a parità di potere d'acquisto non vi sto a annoiare ma insomma dopo stati uniti e cina la terza è l'india non solo per gli abitanti allora quel multipolarismo di cui parlavamo all'inizio e chiudo l'europe come lo vuole giocare se seguite la campagna elettorale per le elezioni europee si vota fra 15 giorni più o meno tutti questi temi sono all'ordine del giorno costantemente è vero no se ne parla tutti i giorni perfido ma non è una lacuna solo italiana e in ogni stato membro che avviene così e da anni perché queste elezioni europee rischiano di essere ancora una volta come mi guarda male all'ambasciatore di essere ancora una volta dei 27 referendum nazionali in cui si vota a favore o contro il governo in carica in Italia in Francia in Spagna figuriamoci nella stessa Germania allora è questo il salto di qualità che secondo me anche dal punto vista culturale manca alla nostra unione europea allora qui serve non solo l'ottimismo di Claudia dopo questo intervento anche il tuo Emma ma c'è da capire che tu eri bambino quando noi non eravamo ancora nati quindi tu hai un po' di pessimismo legato agli anni che sto scherzando ovviamente Emma Emma e Claudia il quadro al di là delle battute è chiaro che c'è un problema di rapporto fra ambizioni e mezzi è chiaro che c'è un problema nel rapporto fra capacità decisionali e ambizioni le cifre sono davvero agghiaccianti le cifre che servono per fare il minimo sindacale oppure sull'autonomia economica gli anni che servono per arrivare a quei livelli di autonomia date le cifre che possiamo mettere non dieci anni ma quaranta quindi come in un approccio positivo come come se ne esce qual è una roadmap per cercare di andare avanti ma guarda tornando al punto di Romano Prodi no cioè problema di forza politica di mezzi finanziari e forza tecnologica cioè in realtà secondo me l'europe avrebbe tutte le capacità e mezzi per fare questo siamo la siamo un'area cioè se ci considerassimo europa insieme siamo una delle aree più siamo il mercato ancora più ricco del mondo siamo un numero importante di abitanti siamo abbiamo competenze abbiamo come dire abbiamo tante cose ci sono due problemi uno è quello che ha detto prima Gregorio cioè il problema è che la politica non è europea la politica è nazionale quindi le priorità sono assolutamente nazionali e allora se non c'è la volontà di la prima soluzione per essere chiaro che dovremmo fare è integrare di più cioè dovremmo avere il debito pubblico comune per fare beni pubblici europei dovremmo comprare le materie prime critiche insieme scusate perché per essere chiari noi siamo stati bravi dopo il covid a evitare un dramma e quindi tutti i paesi europei a loro modo sono riusciti a non andare in blackout e a comprare come dire gas in paesi diversi rispetto alla Russia ma signori il prezzo è andato su così perché perché ci siamo fatti competizioni l'uno con l'altro? Cioè allora anche lì il problema qual è? Il problema è che non c'è ancora una volontà una politica che ragiona in termini europei e allora probabilmente dovremmo cambiare anche alcune regole no perché chiaro che poi se chi viene votato viene votato in Italia in Francia e Germania e quello che conta sono poi le dinamiche nazionali e questo è un problema quindi probabilmente serve una maggiore integrazione anche culturale europea non so come fare però bisogna fare in modo che anche i cittadini capiscano la verità cioè che ormai quasi tutto quello che conta viene deciso a livello europeo perché ormai gli stati guardate l'Italia ma un po' tutti gli altri stati in uno stato italiano decide un po' una politica diciamo economica con mille difficoltà perché abbiamo un debito pubblico molto alto e quasi tutto quello che conta viene da direttive o da regole europee qui abbiamo il maestro di questo quindi cioè su tutti quasi quello che conta quindi il primo tema è che non ci sentiamo europei, prevalgono ancora idee nazionali, allora la Germania non vuole mettere in comune il debito perché noi che siamo del sud meridionali che sperperiamo gli sperperiamo i soldi, c'è tutta ancora una dinamica che non va bene quindi questo è il primo aspetto. Il secondo aspetto culturale questo è altrettanto secondo me problematico e da una parte fa parte della nostra cultura ma ci è un gap che l'Europa ha paura delle innovazioni, l'Europa fa fatica ad accettare le innovazioni, l'Europa quando arriva in innovazione tende più a regolare, come dire che è un principio anche sano alla base, un principio voglio salvare i miei cittadini da impatti negativi di una disruption tecnologica, l'intelligenza artificiale, tutto vedete no che l'Europa va anche bene perché poi alla fine quello che ha fatto non è negativo però io nel B7 abbiamo parlato come rappresentanti del business con tutti i ministri dei paesi del B7, UK, Stati Uniti, Canada e gli altri hanno detto noi prima vogliamo parlare con le aziende per capire che cos'è l'intelligenza artificiale e poi vediamo anche un attimo come regolarla cioè adesso se volete l'intelligenza artificiale richiede una regolazione però in generale l'approccio culturale europeo è un approccio un po' di paura del nuovo allora questo confrontiamoci con gli Stati Uniti perché poi noi non possiamo confrontarci con la Cina noi ci confrontiamo con gli Stati Uniti perché gli Stati Uniti sono crescono di più perché accettano l'innovazione la portano avanti non hanno paura quindi se noi e chiudo avessimo queste due caratteristiche ci sentissimo un po' più europei e avessimo un approccio all'innovazione diverso ma potremmo mettere insieme una parte del nostro debito pubblico potremmo fare missione di bonds no tripla a con un sacco di soldi potremmo finanziare l'intelligenza artificiale potremmo fare qualsiasi cosa dal punto di vista tecnologico abbiamo ottime università potremmo come dire con gli investimenti con l'attenzione lasciando spazio alla tecnologia potremmo tranquillemente come dire fare dei passi avanti adesso il gap è molto ma potremmo fare e anche dal punto di vista politico se fossimo se facessimo una sorta di Stati Uniti di Europa non voglio fare lo spot per un partito lungi da me ma se andassimo verso un'integrazione maggiore europea anche il nostro peso politico saprebbe maggiore poi voi mi insegnate che se tu hai più peso economico anche più peso politico se il tuo peso economico diventa piccolo anche il tuo peso politico insomma e chiudo io penso che l'Europa ce la potrebbe tranquillamente fare io non sono tra quelli che pensano che l'Europa è finita non possiamo più competere con nessuno non è vero dobbiamo cambiare questi due atteggiamenti diventare più europei e avere un approccio all'innovazione più aperto meno pauroso e aprirci certo ci sono ci sono ci sono dei rischi sì ci sono dei rischi li gestiremo ma se tu blocchi l'innovazione alla tecnologia prima ancora che nasca è chiaro che rimane indietro quindi ce la possiamo fare secondo me la positività raccolgo una sfida aperta adesso no no no io parto da Emma figurati io Emma siamo un perfetto facciamo staffetta cioè io raccolgo esattamente la staffetta dove la lasciate e vi dico di più se abbiamo i due pezzi che dice Emma io a quel punto vorrei e mi giro un po verso quello che fai conti meglio di me c'è il tema del paradosso europeo sul tema del risparmio Gregorio perché al fine siamo abbiamo un risparmio pazzesco abbiamo un tasso di crescita del nostro risparmio pazzesco dove mettiamo i nostri soldi come Europa perché questo è il punto negli Stati Uniti esattamente perché io mi fermo qui cioè quello che dice Emma con una consapevolezza di dove avete i vostri soldi perché tanti di noi non hanno la consapevolezza noi mettiamo i nostri soldi del nebito pubblico di altri paesi ma lontani lontani che ci sembrano più sicuri ma sono quei paesi che abbracciano due cose abbracciano la tecnologia e sono quelli che ci impediscono oggi di abbracciare la tecnologia perché non abbiamo i soldi per fare gli investimenti perché gli abbiamo dati a loro dall'altra parte e che hanno una consapevolezza del loro essere protezionisti in un modo intelligente noi dobbiamo essere un'Europa e mi sembra che venga detto bene anche nel tuo rapporto Paolo cioè siamo un'Europa autonoma intelligente nel senso che comunque qualcuno distinguendo quelli che erano i difficili amici da trovare dobbiamo aprirci dobbiamo decidere da che parte guardiamo ci dobbiamo guardare una modalità un po opportunistica il vero tema secondo me e tornerei a quel punto Europa o leader di aziende è che non basta più una sola persona non basta più una sola un solo paese abbiamo assolutamente bisogno delle competenze e le forze di tanti qui ci si sede al tavolo nessuno vince si toglie qualcosa della tasca che è quello che si può lasciare giù e insieme si fa la differenza questo è il vero punto cioè la consapevolezza del fatto che nel non rinunciare oggi a qualcosa ci stiamo perdendo la grande opportunità di essere un grande un grande continente che può lavorare benissimo insieme resta secondo me rispetto ai punti di emma e al risparmio che ci possiamo cercare in tasca e possiamo recuperare fuori il tema secondo me dell'età del nostro paese perché la riluttanza ad accogliere l'innovazione in un certo modo e questa sopra regolamentazione che oggi abbiamo che ci fa ci fa fare golplating no cioè noi andiamo e ci auto limitiamo prima di aver sperimentato questo ovviamente ci mette in una posizione competitiva estremamente svantaggiosa quindi c'è un tema culturale però come tutti i temi culturali credo che non sia più il tempo di aspettare perché non ce lo possiamo permettere abbiamo bisogno di mettere dei grimaldelli che forzano il sistema quindi il tema delle aziende che fanno investimenti che quindi possono ottenere incentivi teme delle aziende che fanno internalizzazione in modo importante e su scala europea il tema di soggetti che uniscono le forze per fare ricerca e per portarci avanti secondo me il modo che in cui possiamo guardare l'europe e pensare che fanno quindi io col mio pezzettino e quello di emma penso che ci siamo grazie grazie grazie io voglio salutare siamo giusti nei tempi sui titoli ricorda con un outing personale sulla mia conversione non uso la parola che ho usato tu perché uno spot elettorale può sembrare al federalismo io devo confessare che ho sempre nella mia vita ormai abbastanza lunga considerato i federalisti c'è un movimento federalista come un po dei sognatori come un qualcosa lontano un signore un po' polverosi anche non so è una cosa che sempre che è stata un po' lontana da me ma mi sono convertito al federalismo tre mesi fa recentissimo mi sono convertito al federalismo pensate voi c'è sulla via di damasco alcuni in india in india al raisina dialogue il raisina dialogue è una grandissima conferenza che la cina utilizza perché i cinesi sono bravi a utilizzare le conferenze non come l'italia per la loro proiezione esterna e c'è una conferenza raisina dialogue dove gli indiani con il governo dietro invitano il mondo lo usano per presentare la visione della cina del futuro india india india il futuro scusa l'anno scorso l'ospito d'onore molto apprezzata fu la premier meloni che in questo momento è ospite di trento e quest'anno l'ospito d'onore della conferenza resina io ero presente era il mitsotakis che non è un cantante greco per chi fosse poco avvezza le cose è un rispettissimo primo ministro della grecia uno degli autori della rinascita della grecia dopo la crisi e bravissimo e c'è questa apertura della conferenza con modi che è un signore abbastanza alta modi e mitsotakis che è ancora più alto di lui lì che parlano insieme inizia questo scenetta dell'apertura la conferenza in cui modi ci sono un grande piacere per me aver qui il primo ministro della grecia no l'india e la grecia inizia legati la storia noi avevamo marajano lo so e loro avevano attene e sparta parte mitsotakis sono felice di essere qui col primo ministro indiano l'india e la grecia hanno in comune l'innovazione tecnologica hanno in comune il futuro economico e poi parte modi e noi oggi abbiamo tutto in comune abbiamo firmato degli accordi di cooperazione l'india e la grecia e io mentre sono un po annoiato prendo il cellulare dico ma quanti abitanti ha sta grecia nove milioni poi google quanti abitanti ha non l'india lo so new daily stima dipende dai 30 ai 40 milioni e di questi due qui noi io e noi io e te cioè uno è un quartiere della capitale dell'altro e cosa cosa vedevamo in scena vediamo in scena il primo ministro indiano che stava comprando i porti della grecia quei porti che la grecia aveva venduto i cinesi quando la cina era di moda stava rivendendo i porti all'india che ha tutto l'interesse con il corridoio che passa da in mezzo agli uti che viene su da da sue che arriva su e ha bisogno di un porto per le sue merci esattamente quello che ha fatto con la cina ecco se noi non e i modi modi è il presidente di una repubblica federale che ha 30 35 stati noi siamo 27 35 secondo l'allargamento ma noi abbiamo 18 che vanno a trovare la mezzo tacchis la meloni poi va sciolto va a fondarla e anche resta in piedi e si siede invece la chiamis c'è cioè se noi non usciamo da questa cosa e facciamo noi non andremo da nessuna parte saremo sempre il quartiere di qualcun altro e con questa immagine solare grazie per essere stati con noi grazie a tutti loro
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