Fatti e cambiamenti dell’economia mondiale
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Fatti e cambiamenti dell’economia mondiale
Il dialogo si è concentrato sulla complessità della situazione geopolitica ed economica globale, con attenzione ai problemi legati al conflitto in Ucraina e alle sfide economiche ad esso associate. Si è trattato anche di inflazione, crisi energetica e relazioni commerciali internazionali.
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Cerco di capire se possiamo già partire, la sigla è stata così involontariamente tranciata, ma noi facciamo finta di nulla, professionalmente gestiamo il palco, al meglio delle nostre possibilità. Intanto, buongiorno a tutti, grazie della vostra partecipazione, non ci stupisce perché questo festival davvero lo stiamo portando a casa con una grandissima partecipazione di pubblico in tutte le conferenze, peraltro tutte in simultanea, quindi ogni volta che vediamo anche questo pubblico dobbiamo naturalmente ringraziarlo perché per essere alle nostre conferenze ha rinunciato ad altre quindi grazie per essere questa mattina venuti a seguire appunto la nostra conversazione con due personalità molto autorevoli che adesso vi andrò a presentare su un tema molto ampio Fatti e cambiamenti dell'economia mondiale Qua ci vorrebbe tutto il festival dedicato allo sviluppo di questo titolo ma d'altronde è il grande tema che attraversa anche questo festival dell'economia Il bello di questo festival è che su temi di così vasta portata noi abbiamo il privilegio di poter sentire tantissime voci, tantissimi commenti, tanti pareri appunto delle personalità di spicco del panorama politico, economico, finanziario e non solo quindi questa mattina appunto daremo anche noi il nostro punto di vista su questo argomento Fatti e cambiamenti dell'economia mondiale viviamo un contesto geopolitico ed economico-finanziario particolarmente complesso ma insomma siamo abituati a vivere nelle complessità non è certamente questo il momento in cui possiamo dire di avere una fase di complessità particolarmente rilevante ci siamo abituati sicuramente lo scenario nuovo da oltre un anno è questo contesto di conflitto alle porte di casa nostra che sicuramente incide non poco anche nell'esame del contesto attuale perché non riusciamo a capire quando si troverà una soluzione soprattutto quando potremo dire appunto di avere anche una stabilità, di possibilità di fare delle previsioni economiche perché insomma questa guerra ha portato degli effetti sicuramente rilevanti dall'inflazione, la crisi energetica, tutto quello che sapete non dobbiamo sicuramente ribadire di nuovo i temi caratterizzanti questa fase economica appunto finanziaria che discende dal quadro geopolitico vi presento gli ospiti con il quale ho il piacere di conversare questa mattina su questi argomenti qui con me a Trento Salvatore Rossi, presidente di Team ma con un'esperienza nel settore finanziario di primo piano è stato direttore generale di Banca d'Italia, vicepresidente di IVAS l'autorità di vigilanza appunto del mercato assicurativo per cui anche per queste sue competenze questa mattina lo abbiamo voluto qui con noi benvenute, grazie Grazie a voi tutti, grazie al pubblico è collegato con noi da remoto l'ambasciatore Gian Piero Massolo presidente di ISPI, presidente di Mundis quindi ha anche tanti incarichi ma soprattutto un grande esperto di scenari geopolitici ambasciatore Massolo, buongiorno, ci sente? Buongiorno, vi sento bene benissimo, adesso noi speriamo anche di poterla vedere soprattutto di consentire al nostro pubblico di vederla e salutarla grazie anche a lei appunto di essere con noi allora qua, io ho scherzato molto quando mi hanno detto quando ho raccontato che questa mattina venivo a moderare questa conferenza perché davvero fatti e cambiamenti dell'economia mondiale abbiamo l'imbarazzo della scelta delle questioni dalle quali partire però io partirei proprio dalla cronaca di queste ultime ore fatti dei quali scriviamo anche noi questa mattina sul sole 24, eccolo qua Massolo, la risaluto di nuovo perché la vediamo finalmente, grazie Grazie a voi, grazie al sole 24 ore, grazie a Prentino e saluto a tutti voi grazie al pubblico, saluto all'amico Salvatore Rosso in particolare Ciao Gian Piero Ottimo, ambasciatore Guardi, per fortuna la vedo perché volevo iniziare proprio con lei con un commento sugli ultimi fatti, sulle ultime notizie appunto di attualità che riguardano questo tema della tregua del conflitto appunto in Ucraina Il ruolo della Cina perché è anche una posizione quella del ruolo cinese nella ricerca di una soluzione al conflitto che l'ISPI peraltro che le presiede ha espresso ed esprime da tempo, ci vuole commentare così molto brevemente le notizie delle ultime ore su questa direzione di tregua alla quale si sta pensando che scenari nuovi si stanno aprendo così magari da lì poi deriviamo con tutte le conseguenze economiche che ci possiamo aspettare Ma dunque questa guerra, più che in qualsiasi altra circostanza verrà dettata dagli sviluppi sul terreno in questo momento non è tempo di pensare a mediazioni il che non significa che non bisogna prepararla non significa che non bisogna guardare alla prospettiva anche temporale della durata del conflitto però qui siamo alla vigilia di una contro-offensiva Ucraina che nasce sotto premesse abbastanza buone perché abbiamo fornito dei mezzi per consentire agli ucraini di difendersi soprattutto per consentire agli ucraini di guadagnare quanto maggiori posizioni possibili per poi presentarsi nel modo migliore possibile a quello che potrebbero un giorno essere dei cuturi negoziati dall'altra parte non possiamo pensare che la Russia possa essere sconfitta militarmente sul terreno noi sappiamo che l'Occidente fin dall'inizio si è dato una regola di ingaggio sulla quale con tutta videnza non intende transigere che in quella niente contraposizione diretta per l'incidente quindi tra la NATO e la Russia videntemente non bastano le forniture per consentire all'Ucraina di prevalere militarmente sull'aggressore quindi vedremo però quale sarà la situazione sul terreno dopo la controffensiva quindi diciamo ce l'attendiamo questo esito ce l'attendiamo per la tarda primavera dopo di che vedremo cosa sarà possibile fare in questo momento diciamo ci abbiamo intanto un ruolo interessante importante per svolgere la Santa Sede non tanto per mediare sul conflitto perché questo mi sembra che le parti lo escludano abbastanza unanimemente quanto su due aspetti particolarmente tragici, odiosi uno è il fatto dei bambini portati forzosamente bambini ucraini portati forzosamente un'Ucraina l'altro è quello dei prigionieri addirittura dei corpi dei soldati ucraini da restituire in qualche modo e in qualche misura alle famiglie C'è poi un tentativo cinese questo tentativo cinese è così diciamo che fin dall'inizio è stato visto con sentimenti misti perché da un lato la Cina si accredita o vuole accreditarsi come mediatore cerca di non perdere i paesi europei per strada schiacciandosi in maniera troppo evidente sull'aggressore dall'altro questa mediazione è circondata da qualche sospetto ancora ieri se sono veri le notizie che abbiamo ricevuto il mediatore cinese avrebbe in qualche modo voluto sottintendere che i russi possono rimanere sui territori conquistati e occupati questo evidentemente non è quanto l'Ucraina in questo momento può ragionariamente voler quindi vediamo anche da questo punto di vista il campo ci restituirà un'immagine questo è sicuro e solo allora potremo saperne in qualche modo di più riportarci anche dopo il ragionamento fatto sul tema dei bambini lì mi ero un attimo soffermata con la mente portarci sulle tematiche economico-finanziari è un po' complicato però dobbiamo farlo questa mattina Presidente Rossi lo abbiamo ribadito in mille occasioni questo contesto di conflitto si è inserito circa un anno e mezzo fa in un contesto di quadro economico che era già complicato stavamo provando a ripartire dopo l'allentamento della pandemia almeno nei suoi impatti sanitari quindi eravamo già in un contesto complesso un'economia che si stava surriscaldando all'interno della quale il conflitto si è intromesso mettiamolo così determinando la crisi energetica che ne è derivata l'inflazione e adesso questa corsa da parte delle banche centrali a provare a domarla con tutte le conseguenze che poi questi comportamenti stanno avendo perché ci stiamo aspettando adesso per quello che riguarda il contesto economico-finanziario uno scenario di rallentamento economico non sappiamo quanto sarà duro e pesante ma in ogni caso uno scenario di questo tipo si sta delineando in tutto questo volevo anche segnalarvi che il Presidente Rossi ci ha portato anche ci sono molte riflessioni interessanti su questi aspetti il suo ultimo libro breve racconto dell'Italia nel mondo attraverso i fatti dell'economia adesso ne parleremo qual è il contesto economico che viviamo in questo momento negli aspetti che lei ritiene più rilevanti dato lo scenario che abbiamo di nuovo ridisegnato anche con Massolo guardi intanto comincio con una precisazione sul tema dell'inflazione perché è importante che capiamo bene questa inflazione che a questo punto è diventata importante e dolorosa per le nostre tasche, per i nostri portafogli da dove nasce non nasce dal conflitto, dall'aggressione russa in Ucraina nasce un po' prima dal fatto che il mondo intero, l'Italia in particolare devo dire si è ripreso dalla profondissima caduta seguita dal Covid dovuta al Covid più dell'atteso quindi la domanda aggregata, quella che gli economisti chiamano la domanda aggregata cioè la domanda che noi tutti pubblico dei consumatori rivolgiamo ai supermercati, alle imprese la domanda per beni, per servizi è cresciuta molto più della capacità dei produttori di servirla questo per un fatto banale che succede tutte le volte che c'è una recessione quando c'è una recessione chi produce qualcosa si affretta a cercare di ridurre la capacità produttiva licenziando al limite quindi anche con sistemi dolorosi liberando le scorte, insomma i magazzini poi li deve ripostituire se la domanda invece si riprende troppo rapidamente o molto rapidamente l'offerta non fa in tempo perché ricostituire la capacità produttiva non è facile riassumere gente, riaprire fabbriche, capannoni, uffici non è facile, ci vuole del tempo quindi l'inflazione si è accesa in questo modo qua la grande questione è stata una inflazione di questo tipo può essere molto temporanea oppure può radicarsi nella società in particolare può essere incorporata dentro le contrattazioni salariane questa è l'esperienza degli anni 70, 80 chi ha molti meno anni di me non sa, non conosce o ha dimenticato se l'ha studiata sui libri di scuola però con quell'esperienza lì è stata veramente devastante adesso qui intervengono le banche centrali cioè il ruolo delle banche centrali è quello di far sì che non si radichi l'inflazione nelle aspettative della gente quindi non inneschi una spirale viziosa prezzi salari, prezzi salari questo stanno tentando di fare le banche centrali del mondo probabilmente hanno cominciato a farlo con ritardo questo ha detto, tutte le banche centrali la Fed americana, la BCE in Europa, la Banca del Giappone in Giappone si sono svegliate un po' tardi un po' tardi hanno capito quanto grave fosse l'inflazione quanto pericolosa fosse infatti molti osservatori hanno cominciato a dire che la stavano inseguendo e non ovviamente la crisi energetica scatenata dalla aggressione russa in Ucraina ha peggiorato le cose ma le cose erano già lì, l'inflazione già c'era la crisi energetica l'ha un pochino peggiorata ma non l'ha determinata la questione ambasciatore Massolo dell'inflazione la crisi energetica sono solo un di cui delle varie questioni economiche globali che stiamo osservando in questo momento le chiederei dal suo punto di vista quali sono i trend più interessanti anche nelle nuove relazioni commerciali che si stanno determinando fra le varie economie, fra le varie potenze i nuovi trend importanti che stiamo notando perché chiaramente adesso da molto tempo a questa parte siamo abituati a concentrarci sulla natura problematica dei grandi fenomeni che vediamo ovviamente la guerra lo è e tutti gli altri aspetti che abbiamo toccato ma vediamo anche qualche fermento interessante che parte dal quadro geopolitico nuovo che deriva proprio da nuovi rapporti economici fra le varie potenze cosa può dirci a proposito di questo? cosa di nuovo stiamo vedendo attorno a noi? intanto vediamo la coesistenza di tre aspetti che in qualche misura si condizionano reciprocamente diciamo in qualche modo rispondono a logica diversa c'è un aspetto politico-seguritario se vogliamo che dettato dalla geopolitica, dal mondo dei confini dal mondo del conflitto, dal mondo delle influenze questo aspetto politico e di sicurezza è un aspetto dove fa tremio per l'appunto il concetto di sicurezza anche negli aspetti economici quindi tende a condizionare quella che è la logica della ricostituzione delle catene di approvvigionamento tende a fare sì che in qualche modo ai paesi appartenenti vuoi all'Occidente, vuoi a quello che col termine generico chiamiamo Global South venga costantemente richiesta una sorta di prova di lealtà sicuritaria, non se vogliare poi esiste un ordine economico l'ordine economico è l'ordine della convenienza l'ordine del tentativo di ristabilire diciamo un ordinato svolgersi delle cose con un flusso che è un flusso non più solo di merci come prevalentemente accadeva prima ma è anche un flusso di conoscenza tecnologica di rapidissimo progresso tecnologico che va gestito questi due ordini in qualche modo tendono a sovrapporsi ad entrare in conflitto quando noi cerchiamo questo è una cosa essenzialmente portata avanti dagli Stati Uniti che restano la principale potenza geopolitica sicuritaria del mondo quando noi condizioniamo in qualche modo il commercio con la sicurezza dall'altra parte troviamo tutta una serie di missed opportunities, di occasioni perdute che è difficilissimo conciliare nel momento in cui ti viene chiesta una prova di lealtà politica, una prova di lealtà di sicurezza quindi c'è una tensione potenziale anche attuale, diciamo così, fra questi due ordini poi c'è un terzo ordine dove invece paradossalmente gli Stati, i governi vorrebbero contare ma contano molto meno delle grandissime aziende d è l'ordine tecnologico, l'ordine digitale però ancora noi non sappiamo quale sarà la regola che prevarrà noi sappiamo che ci sono queste grandissime aziende le quali hanno fatto dei profitti giganteschi in un modo tecnologico non regolato adesso sembrano in boccare delle regole però non si capisce chi possa essere a livello globale se qualcuno è in grado di regolare questi fenomeni la collaborazione tra i governi data la tensione dei due ordini di cui parlavo prima, quello politico e quello securitario quello di convenienza è difficile da realizzare quindi questo terzo ordine che poi è quello che ci condizionerà in maniera molto più rilevante non solo nelle nostre vite quotidiane ma anche nei nostri rapporti di tipo politico securitario ed economico si deve ancora assestare quindi diciamo che una prima tendenza è questa trade and security l'ha il conflitto, la tensione tra quello che è l'economia e quello che è la sicurezza questo è un cambio di scenario perché prima era latente ma non c'era fino a questo punto secondo luogo c'è questa grandissima necessità di capitali per fare fronte a fenomeni epocali che l'adattamento delle nostre società a un rapidissimo progresso tecnologico è un problema di investimenti è un problema come dicevo prima regolamentare qui per quanto riguarda gli investimenti c'è un altro game changer cioè i finanziamenti pubblici non bastano più videntemente i governi devono fare la loro parte senza esagerare perché poi quando la politica industriale diventa convertismo siamo in una tensione acuta fra ordine securitarie, ordine economiche, ordine della convenienza ma bisogna trovare le modalità come dire in qualche modo più opportune, più efficaci per dirigere, per attravere dirigere gli investimenti privati verso obiettivi sinergici e non eterodossi quindi uno secondo punto è quello di trovare delle forbole virtuose di finanziamento pubblico privato per fare in qualche modo come dire fronte a questa gigantesca fenomenologia tecnologica, energetica che ci vedrà che ha bisogno di un apporto di capitali relevantissimi poi c'è un problema di governo se questo è un terzo problema videntemente dobbiamo trovare la maniera di non perdere per strada il Global South House di non regalare alla Cina alla Russia in subordine il Global South quindi in qualche modo trovare dei meccanismi di governance che non sono alle viste, si padi che concilino l'aspetto securitario perché siamo solo affezionati a questo concetto perché condiziona a tutti gli altri l'aspetto securitario l'aspetto di convenienza questo influisce anche il mio penultimo punto influisce anche su come verranno ricomposte le catele del valore anche qui non può essere né soltanto sulla base della sicurezza né soltanto sulla base della convenienza ma è un processo in piena transizione di cui ancora non si vedono gli approcchi un ultimo duplice concetto uno è il ruolo in tutto questo della Cina cioè la Cina non è possibile pensare di non co-interessare di non coinvolgere la Cina in tutto questo qui c'è da assicurare un equilibrio un equilibrio che in qualche modo come dire, io non prevedo una fase di grande collaborazione prevedo una fase competizione, di conflitto opportunistica opportunistica, si tratta di mitigare questo perché questo confronto fra Stati Uniti e Cina non assuma un carattere esistenziale quindi una parola rapidissima sull'Europa l'Europa in tutto questo l'Europa deve necessariamente ripensarsi ripensarsi come governance ripensarsi ritrovando delle forme di finanziamento che non potranno più essere solo nazionali ma con buona pace della Germania la magnitudine dei problemi e dei capitali necessari non può che farci pensare e farci andare verso forme di finanziamento europeo verso una politica industriale in qualche modo rispettosa del mercato unico e non distorcente come tal qualche ultimo provvedimento relativo alla sospensione dei controlli rigidi sulle aiuti di Stato può far pensare d infine una riforma della governance politica non vedo alle viste una riforma dei trattati ma pragmaticamente dei rapporti fra Stati soprattutto quelli maggiori che consentono all'Europa di ritrovare un posto nella scena internazionale che sembra mancare in modo tale che quando qualcuno dagli Stati Uniti chiamerà possa risolvere il famoso problema di Kissinger che diceva appunto non trovo nessuno a cui telefonare quando voglio chiamare in Europa qual è l'interlocutore al quale mi posso stata richiamata tante volte questa circostanza in questo festival piace molto anche a me il tracciato geografico dell'ambasciatore Massolo Presidente Rossi ci porta anche in Italia ma tutto sommato nel scacchiere mondiale abbiamo avuto quest'anno dei flussi di export formidabili quindi abbiamo ancora una parola da dire nel contesto economico internazionale ne ne parla diffusamente in questo suo libro che ho citato prima, breve racconto dell'Italia del mondo attraverso i fatti dell'economia si parte da un confronto fra economia italiana con le più importanti economie europee quindi Francia e Germania poi alle prese con i propri problemi interni in Francia abbiamo anche questo problema sociale in questo momento abbiamo visto quello che è successo con le pensioni, la Germania è caduta in recensione prova a gestire la transizione dell'industria dell'automotive quindi la crisi della manifattura poi in confronto anche con le altre economie del mondo, che itinerario ha percorso per arrivare appunto alle sue riflessioni su che cosa si è soffermato in particolar modo per raccontare l'Italia la situazione che vive in questo momento Guardi la mia idea di partenza è stata quella di mettere a confronto l'economia italiana ma un confronto non congiunturale non legato al presente immediato ma un confronto strutturale quindi con dati, dati però dati seri, dati certificati dai grandi organismi internazionali relativi agli anni recenti, 20, 21, 22 metterla a confronto con altri grandi paesi, con altri 5 paesi Germania e Francia che lei ha citato poi Stati Uniti, Cina e Giappone cioè le 3 più grandi economie del mondo perché ovviamente sono tutti i paesi più grandi dell'Italia anche come popolazione avrei potuto estendere il confronto limitare il confronto a paesi più della nostra taglia che è Spagna ma in realtà poi mi sono detto non è questo lo spirito, io voglio capire se l'Italia può avere delle ambizioni conomiche e quindi anche sociali quindi anche politiche nel mondo avanzato, nel grande mondo nel mondo dei grandi paesi anche in questo nuovo ordine tecnologico e digitale che l'ambiciatore Massolo sollecitava quindi ho fatto questo confronto certosino, quindi ho selezionato una serie di grandezze economiche che vanno dalla popolazione all'inflazione al debito pubblico, alla capacità produttiva tante grandezze economiche tanti parametri alla fine di questo confronto che tipo di messaggio tratto che l'Italia per dirla con uno slogan è venticinquesima al mondo per popolazione ma è decima al mondo per capacità produttiva per PIL quindi per beni e servizi prodotti per di più, come lei ha ricordato l'Italia è capace di esportare più di quanto importi questo non soltanto quest'anno l'anno scorso ma già da vari anni a questa parte dopo un periodo in cui il rapporto sportazione-importazione si era invertito al nostro sfavore, invece è tornato l'Italia un paese esportatore più che importatore sportatore di che cosa? di magliette? non soltanto, esportatore anche di cose sofisticate, anche di cose tecnologiche da qui si ricava una considerazione che è questa un'abilità speciale nel mondo che è quella di combinare insieme una sofisticazione tecnologica notevole, certo non paragonabile a quella americana forse inferiore a quella tedesca ma comunque notevole, molto notevole con il gusto il buon vivere bello e ben fatto forse l'unico paese al mondo che ha questa combinazione miracolosa ovviamente abbiamo un sacco di problemi abbiamo un sacco di pesi dei difetti ci maceriamo nei dibattiti pubblici spesso glagelliamo dicendo, ah ma noi siamo brutti, sporchi e cattivi siamo ultimi al mondo beh non siamo proprio ultimi al mondo abbiamo una capacità che è quella che ricordavo prima ovviamente dobbiamo fare i compiti a casa molto più e molto meglio di quanto abbiamo saputo fare negli ultimi anni questo tocca tutti gli strati della società quindi non solo la politica perché poi voglio dire facile prendersela con la politica perché la politica governa quindi è al vertice formalmente al vertice però in realtà un paese, una nazione è quello che tutti sanno fare i politici, è quello che sanno fare le imprese, i lavoratori la società nel suo complesso è tutta la nazione che deve fare uno sforzo di autocoscienza liberandosi di certi residui negativi anche perché poi è facile far così tanto non c'è niente da fare tanto siamo persi, siamo in declino oppure un'altra grande massima classica per esempio abbiamo sempre fatto così non si capisce perché dobbiamo cambiare è molto facile far così è molto più difficile dire no attenzione possiamo farcela, abbiamo dei numeri abbiamo delle possibilità facciamo leva su queste possibilità sicuramente va fatto alcuni grandi fenomeni che stanno accadendo nel mondo, uno dei quali Gian Piero Bassolo ha citato a lungo nel suo intervento e cioè la evoluzione che sta avendo la globalizzazione non mi bruci la prossima domanda perché io la voglio fare come seconda allora mi faccia la domanda globalizzazione in crisi che è un altro grande tema solo un breve flash il tema della crisi tedesca ci interessa ce ne possiamo avvantaggiare in questo momento secondo lei o lo stiamo già facendo e non ce ne siamo ancora accorti? ma guardi, avvantaggiarsi della crisi di un grande paese come la Germania non è mai una buona idea anche perché poi siamo rettamente alleati non solo politicamente ma anche economicamente c'è un intreccio fra economia italiana l'economia tedesca molto intenso molto forte, molto radicato quindi mi sembra un'idea opportunistica di breve periodo ma non intelligente, allora non vorrei che Bassolo si offendesse perché ho presentato il libro di Rossi ma io guardi che qua mi sono portata anche il vostro ultimo rapporto ritorno al futuro quindi se andate sul loro sito trovate analisi molto accurate di ogni tipo peraltro mi permetto anche di sottolineare molto fruibili anche per chi magari è un po' meno preparato su determinati argomenti ma sono delle analisi molto chiare su temi di ogni tipo quindi vi suggerisco di andare a dare un'occhiata ritorno al futuro per introdurre la mia prossima domanda non voglio che ci sia un po' di giogno ambasciatore Bassolo di un altro convegno ma gliela faccio lo stesso perché è un tema che ci interessa molto anche come Radio 24, come solo 24 lo stiamo osservando da molti punti di vista questo tema dell'andamento demografico perché insomma non dobbiamo dimenticarci che a novembre scorso siamo diventati 8 miliardi nel Paese, adesso c'è questo tema del superamento dell'India sulla Cina un tema che invece al contrario riguarda l'Italia un problema demografico di altro genere nel contesto geopolitico la questione demografica che problema rappresenta o che paradossalmente opportunità rappresenta? Come state osservando questo argomento? Grazie per questa domanda, grazie intanto per l'apprezzamento per Ispi, non è mai facile devo dire per un think tank quello di coniugare l'approfondimento con la fruibilità quindi questo attestato suo mi fa particolarmente piacere. Volevo rapidissimamente fare due osservazioni una sono perfettamente d'accordo con quanto diceva Salvatore Rossi, il nostro saper fare cioè l'idea che l'Italia è comunque un Paese che si impone per saper coniugare l'alta tecnologia con un saper fare complessivo, a questo aggiungerei però l'esigenza di non cularsi in quest'idea come insomma talvolta vedo fare perché il mondo che ci aspetta, il mondo del quale siamo è anche il mondo del hard power quindi io credo che i governi dovrebbero cominciare a non nascondere questa esigenza che un'esigenza non è una scelta politica che ammette alternative, è semplicemente un'esigenza del mondo di oggi che nella ripartizione delle finalità, delle priorità, del bilancio siste qualche cosa che posizione il Paese nel mondo e questo qualcosa si chiama hard power, di questo temo bisogna essere crescentemente consapevoli che ci piaccia o meno po' rispetto alla politica ai governi per trovare il migliore atto di sintesi secondo luogo il destino della globalizzazione parlo sotto il controllo di Salvatore che pensa molto più di me, a me pare che più che di deglobalizzazione bisogna parlare di una modifica della pelle della globalizzazione perché si deglobalizzano certamente dei flussi commerciali, forse anche ntro certi limiti dei flussi finanziari sicurezza tende a prevalere sulla convenienza però poi c'è il flusso delle tecnologie che volento o no lente deglobalizzato non è e non può essere perlomeno in questa fase quindi questo significa che prima di dare per morta la globalizzazione poniamoci come dire anche il problema del destino di questi flussi la domanda sulla popolazione, beh la popolazione è un problema drammatico nei paesi cosiddetti alanzati i quali quasi tutti assistono ad un invecchiamento della popolazione questo pone delle pressioni fortissime sui loro bilanci e rende molto difficile ai governi, e qui mi ritollego al mio primo punto, rende molto difficile ai governi giustificare i loro atti di sintesi perché da un lato c'è un problema di assistenza di spesa sociale, di come dire spesa banalmente pensionistica dall'altro c'è il problema di una congeria di priorità pressanti che poi finiscono per condizionare anche il destino di chi si è ritirato dal lavoro poi spesso è la parte più fragile quindi c'è un problema di pressione sui bilanci, c'è un problema ssendo crescentemente la pressione demografica di segno contrario fra quelli che hanno quelli che non hanno c'è un problema molto pressante e forte in termini di movimento di persone qui è inutile dire che l'epoca di quando i governi potevano permettersi per ragioni assolutamente legittime di sintesi politica, di esigenze elettorale così via e così via di poter fare pick and choose di un certo aspetto forse quello più interdittivo dal punto di vista delle migrazioni o di un altro aspetto questa epoca rapidamente sta facendo venire in odio al pettine perché proprio il problema demografico rende il flusso migratorio inarrestabile ineludibile, caratteristica del mondo che ci aspetta dunque richiederà la gestione integrata di questo fenomeno in tutte le sue fasi da dove nasce fino all'accoglienza ma non facendo pick and choose di singoli aspetti sono rapido, del resto come dice lei ci vorrebbe un altro festival per parlare di tutti questi temi ma spero di aver dato un po' il senso delle cose quindi le lascio ampio spazio per un suo ragionamento su questo tema della crisi della globalizzazione che è ovviamente tema di una crisi della globalizzazione come l'abbiamo conosciuta fino a questo momento d'altronde con un conflitto in corso e con tanti altri conflitti magari dei quali parliamo meno, è chiaro che certi interlocutori anche nel panorama economico vengono a mancare quindi si ricreano nuovi equilibri ma noi ci sentiamo tutti cittadini del mondo In questa situazione questo grande fenomeno è in crisi come lo possiamo rimettere in carriggiata? perché comunque ci interessa essere come dicevo cittadini di un mondo globale? La globalizzazione sembrava inarrestabile negli anni 2000, il primo decennio di questo millennio sembrava davvero inarrestabile ma è stata innescata da un fatto tecnologico ra collassato il prezzo della trasmissione a distanza delle idee mentre la globalizzazione di 120 anni fa era stata innescata dalla forte riduzione del costo del trasporto a distanza di merci e persone il costo del trasporto di idee che ha innescato questa ondata di globalizzazione in tutto il mondo a questo punto tutte le imprese di tutti i paesi avanzati si sono messe a cercare mercati, opportunità, forza lavoro ovunque fosse conveniente l'opportunità è una cosa, la forza lavoro è un'altra che cosa ha messo in crisi questa ondata? Beh, la crisi finanziaria globale tanto per cominciare di 15 anni fa, 12 anni fa quella ha indotto tutti nel mondo a dire ma un momento, forse si nasconde, il diavolo si nasconde riferisce alla crisi del 2008, Lehman Brothers che poi è diventata crisi del debito sovrano europeo abbiamo visto questa catena di trasmissione inedita satto, da allora c'è stato un ritorno di riflessione nei circoli accademici ma anche nelle imprese intorno alla opportunità di continuare ad andare avanti senza freni in questo sforzo di globalizzazione cioè di abbattimento di tutti i confini però sono d'accordo con Gian Piero Massolo da qui a dire che la globalizzazione è morta ce ne corre non è affatto morta non ci conviene che sia morta perché non conviene a nessuno nel mondo tornare a un mondo vecchio fatto di confini piccoli di mercati piccoli sarebbe un impoverimento per tutti tra l'altro è impossibile dal punto di vista dei flussi tecnologici quindi ancora una volta cito Massolo non è affatto morta quello che probabilmente sta succedendo è quello che ci si poteva forse aspettare cioè che la globalizzazione sia un po' meno globale ci siano più globalizzazioni nel mondo in aree sovranazionali sì ma di nazioni comunque vicine vicine per alleanza militare per ragioni sicurezze, sicuritarie per costumi, per civiltà per scelte democratiche piuttosto che autocratiche questo è possibile allora questo ridursi un pochino dell'ambito di applicazione del fenomeno della globalizzazione per tornare al discorso che facevo prima è un fenomeno che potrebbe favorire una economia come quella italiana che è molto frammentata in imprese che normalmente sono più piccole di quelle con cui si confrontano con cui competono negli altri paesi lo si capisce benissimo che un'impresa piccola ha molte difficoltà ad andare lontanissimo a cercarsi mercati e opportunità andare un po' meno lontano andare in Svezia piuttosto che in Cina o in Vietnam è forse un pochino più alla portata di quelle medie imprese, medie medio piccole imprese italiane che sono in questo momento il cuore pulsante dell'economia italiana quindi anche una bella operazione culturale di provare a conoscere mercati che non si sono considerati fino a questo momento ma che invece sono fonte di opportunità non trascurabile per le nostre piccole imprese che sono per qualcuno un grande difetto dell'economia italiana, un modello da superare ma per molti invece sono ancora la grande la portata più importante dell'economia italiana insomma la grande ricchezza, le fondamenta del tessuto economico produttivo come sempre per tutti i fenomeni dipende da che parte li si guarda possono essere un bicchiere mezzo pieno e mezzo vuoto noi lo vogliamo vedere mezzo pieno questa mattina io vi ringrazio per il vostro contributo abbiamo terminato il tempo a nostra disposizione il test è che non si è alzato nessuno prima del tempo e quindi si vede che abbiamo detto delle cose interessanti sicuramente grazie a Gian Piero Massolo collegato buona giornata e a Salvatore Rossi buon proseguimento a tutti con il nostro magnifico festival dell'economia, buon lavoro
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