L'intelligenza artificiale al servizio della creatività e della comunicazione
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L'intelligenza artificiale al servizio della creatività e della comunicazione
L'evento esplora l'impatto dell'IA nel campo della comunicazione. I relatori Cattaneo, Salvioli, Siani e Venturini discutono le opportunità offerte dall'IA per la creazione di contenuti e la personalizzazione della comunicazione, sottolineando l'importanza del ruolo umano nella guida, nel fact-checking e nella definizione dell'identità del brand. Si analizzano le sfide legate all'omogeneizzazione degli output, alla tutela del copyright e alla sicurezza dei dati.
e non è un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. E' un'altra cosa che si può fare. 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Però la guida umana non solo necessaria ma indispensabile. Assolutamente, ma anche perché non è in grado di costruire un apparato visivo da solo. Perché un altro problema è quello poi dell'omogenizzazione dell'aspetto grafico, dell'aspetto appunto artistico di quello che sono gli output, perché come su Pinterest, il rischio è che l'intelligenza artificiale aprenda dai comandi, dai prompt che vengono eseguiti e poi generi contenuti sempre simili tra di loro, che quindi non ci sia più l'aspetto creativo e, diciamo, identificativo di quello che viene creato. A volte creatività, e poi passiamo a Luca, creatività e contenuto giornalistico sono un po' un trade-off a volte, no? Quotidianamente, ci registriamo questo tema. Luca, gli strumenti, diceva Laura, è un software, no? Un software, insomma, un super software in qualche modo. Sono strumenti che entrano sempre di più nella pratica quotidiana. Questa esperienza, vorrei che tu la raccontassi, no? Quando, appunto, complice anche la pandemia, cioè il lockdown, insomma, quello che è successo quattro anni fa, ha introdotto anche nuovi strumenti nella nostra capacità di produrre contenuti che altrimenti erano un po' più di nicchia. Flourish è diventato una clava straordinaria nel organizzare anche contenuti di Lab24. Sì, intanto, sono contento che per la prima volta come Lab24, che noi nasciamo puramente sul digitale, abbiamo fatto un prodotto cartaceo, perché sta dimostrando finalmente la sua utilità, perché una giornata di sole qualcuno è riuscito a trasformarlo in un cappello. E come avremmo fatto puramente con il digitale era impensabile, quindi la carta ha ancora un valore. Perché, come abbiamo raccontato ieri sera, in un altro ambito un po' più leggero scherzoso, è wearable. Esatto, veramente è wearable. Questo poster, per essere un po' più seri, nasce dall'esperienza di Lab, che ormai va avanti da più di quattro anni, che io coordino con Laura Cattaneo sulla parte del design. Questa volta, in vista della Giornata Mondiale dell'Ambiente, che sarà il 6 giugno, abbiamo fatto un poster cartaceo, appunto, per la prima volta siamo arrivati dal digital alla carta, quindi digital first e reale, davvero, come si dice in questi casi, raccontando le grandi sfide dell'ambiente a partire dai dati e anche possibili soluzioni, sempre individuate dai dati. Lab24, come diceva Marco, è nato come esperienza di racconto visuale che parte dai dati, un racconto un po' più immersivo, consultabile per i lettori. Siamo nati come gruppo di lavoro, giornalisti, designer e sviluppatori, poco prima del Covid, quindi con il Covid, ovviamente, abbiamo avuto l'occasione di raccontare una cosa molto grossa con i dati, quindi il fatto che fossimo nati come team qualche mese prima ci ha dato la possibilità di essere pronti in quel momento. Sono passati molti anni, grazie a Dio, quindi ne parliamo adesso soltanto come benchmark e come esperienza, e adesso questo tipo di lavoro lo stiamo applicando ad altri ambiti. L'ambito ambientale è sicuramente uno che si presta molto a un racconto con i dati e infografiche e illustrazioni. Ecco, lo so che tu vuoi guardare avanti, ma io vorrei ricordare un passaggio che forse è il caso di sottolineare per l'importanza, insomma, che ha questo tipo di rappresentazione in un tema come quello del Covid che è stato centrale nella nostra vita, ossia il fatto che i dati del Ministero della Salute che voi prendevate e trasformavate in dati, venivano riguardati poi, pochi minuti, poche ore dopo, dagli stessi dirigenti del Ministero della Salute che così capivano bene che cosa avevano comunicato alla popolazione. È un circolo, non so se virtuoso o vizioso, ma sicuramente virtuoso per quello che riguarda la chiarezza del dato che, insomma, dovrebbe essere la cosa più essenziale. Sì, in effetti il Ministero della Salute ci aveva chiamati e ormai la situazione era un po' più tranquilla, dicendo devo dirvi la verità, noi guardiamo i dati sulle vostre pagine dopo che li pubblichiamo come protezione civile. Però quella è stata un'esperienza interessante anche per quello che stiamo dicendo sull'intelligenza artificiale. Ovvero funziona nella misura in cui i dati sono fruibili e sono ovviamente machine readable, cosa che ad esempio in quel momento non era perché noi nei primi mesi i dati li andavamo a prendere da dei pdf, li battevamo a macchina e quindi eravamo in tutt'altra epoca rispetto a quella dell'intelligenza artificiale generativa. Questo è un tema che comunque resta perché da un lato abbiamo una grande opportunità di sviluppo, dall'altra una serie di problemi da risolvere, come dire, più entry level ma che sono necessari a partire dall'accessibilità del dato affinché si possa utilizzare l'intelligenza artificiale. Io vorrei una domanda difficile. Come utilizzare l'intelligenza artificiale per l'evoluzione della fruibilità del dato che hai rappresentato e mostrato e capi compreso come l'esperienza di quattro anni fa la comprensione del dato del Covid era importante? Ci sono vari livelli infatti dell'utilizzo dell'intelligenza artificiale. Nel caso dei dati noi stiamo proprio lavorando a un progetto internazionale schiamato Journalism AI dove collaboriamo con Washington Post, Today e Bloomberg allo sviluppo di una soluzione che permetta di interrogare le grandi banche dati nazionali e quindi, nel nostro caso, prevalentemente Istat, con un linguaggio naturale. Proprio perché l'intelligenza artificiale stiamo cercando di utilizzarla per aiutarci a fare il nostro lavoro in maniera più veloce. La rivoluzione digitale anche nel giornalismo ha fatto sì che comunque i prodotti che facciamo sono sempre di più. Ci sono sempre due modi che sono sempre più diversi. Ci sono sempre due modi che sono sempre più diversi. Ci sono sempre due modi che sono sempre più diversi. Ci sono sempre due modi che sono sempre più diversi. Ci sono sempre due modi che sono sempre più diversi. Ci sono sempre due modi che sono sempre più diversi. Ci sono sempre due modi che sono sempre più diversi. La rivoluzione digitale è una cosa che è molto importante e che è molto importante per la nostra società. La nostra società è un'idea che è molto importante per la nostra società. La nostra società è un'idea che è molto importante per la nostra società. La nostra società è un'idea che è molto importante per la nostra società. La nostra società è un'idea che è molto importante per la nostra società. La nostra società è un'idea che è molto importante per la nostra società. La nostra società è un'idea che è molto importante per la nostra società. La nostra società è un'idea che è molto importante per la nostra società. La nostra società è un'idea che è molto importante per la nostra società. L'evoluzione tecnologica che ci propone di settimana in settimana uno strumento più forte, migliore, che ci propone di settimana in settimana uno strumento più forte, migliore, che ci propone di settimana in settimana uno strumento più forte, migliore, che ci propone di settimana in settimana uno strumento più forte, migliore, che ci propone di settimana in settimana uno strumento più forte, migliore, che ci propone di settimana in settimana uno strumento più forte, migliore, più efficace o più efficiente più efficace o più efficiente nel raggiungere l'obiettivo che noi interpretiamo, che noi abbiamo o interpretiamo per altre persone, per clienti, per altri soggetti. per clienti, per altri soggetti. Quanto è importante questo scouting digitale Quanto è importante questo scouting digitale e poi sentiamo l'ingegnere per alzare il proprio livello per alzare il proprio livello di competitività anche in un contesto di competitività anche in un contesto economico che è chiaramente sfidante. economico che è chiaramente sfidante. Grazie per la domanda, perché questo ci permetterà di approfondire in che modo le agenzie di comunicazione, le aziende di comunicazione stanno interpretando questa sfida. stanno interpretando questa sfida. Sostanzialmente, quasi ognuno di noi, la maggior parte di tutte le agenzie di comunicazione in questo momento ha una A.I. Squad, A.I. Squad, la chiamiamo. A.I. Squad, la chiamiamo. La squadra di esperti di A.I. La squadra di esperti di A.I. e questo è una cosa molto particolare. e questo è una cosa molto particolare. A differenza di altre innovazioni di suite tecnologiche di strumenti che noi utilizziamo, questa volta è come fare un colloquio ad un dipendente assistente. quindi tu, di fatto, non ti accontenti più soltanto di vedere la demo, di vedere l'architettura dello strumento, ma proprio lo provi e lo fai provare dalle persone. Quindi le persone confrontano nella nostra A.I. Squad, confrontano gli strumenti tecnologici e decidono di comprendere qual è quello corretto da adottare quasi dopo avergli fatto una sorta di ideale colloquio. Non so come dire, molto particolare, perché poi impatterà tantissimo sul lavoro. Una volta individuato il tool, però anche per la natura dei dati che noi trattiamo, noi dobbiamo tutelare l'agenzia stessa e i clienti dal punto di vista del copyright, dal punto di vista della cyber security di quei dati, si va poi a individuare delle soluzioni che diventano sempre più customizzate, dove i dati che tu dai in pasto sono tutelati e viaggiano su piattaforme proprietarie. Ed è per questo che le aziende di comunicazione stanno facendo dei investimenti strutturali importantissimi, anche proprio per customizzare queste soluzioni. Come si diceva prima, la cosa poi fondamentale è che questi strumenti devono acquisire delle competenze che attengono allo stile della casa delle diverse agenzie e diversi clienti, per cui poi alla fine finiscono questi meccanismi di machine learning che devono essere addomesticati e diventare sempre più al servizio di determinati stili e di determinate regole della casa. Quindi c'è un tema di identità molto forte. Moltissimo, perché il pericolo principale è proprio quello di che ci sia una omogeneizzazione dell'output quando invece chi fa la domanda resta fondamentale. Noi dal nostro osservatorio vediamo che le competenze umanistiche, che vuol dire critiche, saranno fondamentali nel futuro, perché oggi quindi c'è chi fa la domanda migliore, perché gli strumenti a disposizione sono sempre stati più democratizzati nell'accesso. Per cui ci sarà questo grandissimo ritorno al nostro avviso alla competenza umanistica. Questo è molto bello, molto importante, facilitato dal fatto che tu interagisci con le macchine con linguaggio naturale. Mentre questo prima era invece appannaggio di chi aveva competenze tecniche STEM. A mio avviso si ridurrà un pochino il divario tra l'importanza delle STEM per come oggi la percepiamo e invece il balance umanistico. Questo è molto interessante. Gabriele, da appunto ingegnere informatico ci attendiamo, appendiamo un po' dalle vostre labbra, ma di là della battuta, come vedi questa dinamica e come vedi quello che stanno facendo anche al di fuori dell'Italia per cercare di rendere efficiente questo meccanismo, questo processo, un processo continuo, come si diceva, permanente. Ecco. Secondo me si sta lavorando su due ambiti simultaneamente. Il primo è quello di rendere queste piattaforme sempre più semplici da utilizzare, quindi renderle sempre più snelle, renderle anche sempre più complete. Questa è la prima cosa. La seconda invece è integrarla sempre in più ambiti della nostra vita, in modo quasi da delegare sempre di più all'intelligenza artificiale la nostra vita. È stato molto interessante quello che ha fatto vedere Google proprio una settimana fa. Questo è stato veramente interessante. Cioè, attraverso dei semplici occhiali da vista, hanno inserito l'intelligenza artificiale dentro gli occhiali da vista e guardando un programma estremamente complesso di informatica, ha chiesto all'intelligenza artificiale cosa avrebbe dovuto fare per migliorare il tutto e in un secondo ha avuto la risposta corretta. Ecco, questo è sia positivo che negativo. Positivo perché ottimo, cioè mi trovo in una situazione di difficoltà, ho un assistente accanto a me che mi può dare una mano praticamente in tempo reale, dall'altro, giustamente, si arriva a quello che diceva Stefania, cioè, ci abbandoniamo totalmente alla risposta dell'intelligenza artificiale, siamo sicuri che la risposta è giusta? Da dove viene i dati? E quindi dobbiamo essere sempre bravi a non delegare eccessivamente all'intelligenza artificiale e avere comunque noi un fat checking, un controllo su tutto quello che viene fatto. Però sicuramente si sta andando in questa direzione, cioè inserire l'intelligenza artificiale, poi non è proprio intelligenza artificiale, però inserirla in ogni ambito della nostra vita, sempre di più, in modo da renderla sempre più accessibile. Scusa, Gabriele, volevo tornare su una cosa che mi aveva detto prima, prima del convegno noi ne abbiamo fatto uno tra di noi, in cui Gabriele diceva spieghiamo allora il prego. Esatto, diceva, il cervello umano è un organo pigro, questo è verissimo, questo viene anche riferito da tanti neuropsichiatri, è il rischio più grande e che nel meccanismo di delega all'intelligenza artificiale tu smetta di vivere la conoscenza come un giorno in cui il risultato non è che un souvenir, non so come dire, ti perdi il viaggio. Questo fatto di non impiegriersi in questo processo di delega alla I è un aspetto incredibile da attenzionare perché se l'essere umano delega e perde competenze analitiche di connessione logica tra gli elementi eccetera, perché si affida troppo al processo, io penso che qua ci sia in discussione anche proprio l'aspetto principalmente umano, no? Assolutamente sì, Kahneman è stato uno dei primi a teorizzare questo e noi siamo eccessivamente pigri, cioè quando una tecnologia è entrata all'interno della nostra vita noi tendiamo a ok, funziona bene, è affidabile, delego tutto alla nuova tecnologia. L'intelligenza artificiale siccome riesce a integrarsi praticamente piano piano in ogni aspetto della nostra vita rischia di impiegrirci molto. Un altro dato molto interessante è stato sempre un test fatto da Google con una nuova versione di Google, dove noi ad oggi cosa facciamo? Entriamo su Google digitiamo il sole 24 ore perfetto, arrivano 20 ricerche, noi clicchiamo su quella che vogliamo, tendenzialmente la prima. Ora invece è diverso perché Google sta attestando di trovare lui la risposta per te. Quindi io cerco per esempio come fare foto su Google, in automatico si apre una finestra con la risposta migliore e anche qui si apre un dibattito perché da dove prendi la risposta migliore? Da quali siti la scegli te? Sono siti fatti da altre persone, quindi si entra tutto in una mole di discussione poi anche di dati, hai preso le informazioni a diversi siti, quindi questi siti poi gli è stato attribuito, il merito non gli è stato attribuito al lavoro che magari i giornalisti o altre persone hanno fatto? Diventa un punto di domanda. E soprattutto cosa succede però? Hanno visto che le persone hanno cominciato ad utilizzare molto di più questo nuovo sistema di ricerca perché siamo pigri tendenzialmente, quindi quando vediamo una tecnologia funziona bene, tendiamo a fidargli tutto. Ma qui dobbiamo fare attenzione per ricitare Stefania, a non entrare nella cosiddetta bolla che si vede molto spesso online. Gli algoritmi sono talmente tanto efficienti che poi cominciano a riproporti sempre le informazioni che ti piacciono. E quindi questo rischia di essere pericoloso anche con l'intelligenza artificiale. Dobbiamo sempre mantenere un senso critico, quindi delegarlo e trattarlo come un'ottima scatola di supporto, ma non affidargli tutto integramente. Sogno un mondo dove si sviluppi molto la capacità critica in cui deleghiamo alla materialità e le cose che prima ci costavano fatica molto facilmente a un algoritmo, a qualcosa. Beh, insomma tutto il mio tempo lo posso passare e non dico a leggere Usserl, o... però cani mangiano qualcosa. Insomma, cose più divertenti. Volevo tornare con Laura Cattanio, divertenti per me, poi ognuno c'è i suoi gusti, eh, per cui... Volevo tornare con Laura Cattanio per un tema dell'identità, perché questo, svegliamo anche qui una cosa non prede, ma di tutti i giorni del nostro lavoro, noi cerchiamo, Laura in particolare, nel suo lavoro, è, diciamo, eh, molto attenta alla espressione dell'identità del Sole 24 Ore. La font, il colore, la proposizione di un... di un contenuto. Ecco, partendo da questo, eh, il columbio con l'intelligenza artificiale può aprire dei... dei campi importanti, oppure no? Raccontaci, dicci un po' come la vedi. Assolutamente. Eh, allora, il nostro lavoro è basato soprattutto sulla riconoscibilità, quindi l'identità è fatta anche per dare riconoscibilità a quello che è il brand, quindi fa parte proprio di tutto il corollario che si chiama brand identity. Come vedete, anche dal poster c'è una forte presenza del Sole 24 Ore, che dato prima di tutto, dal rosa della carta e poi dalla tipografia, ma anche dallo stile illustrativo. E lo stile illustrativo è una parte molto forte di quello che è la nostra comunicazione. Noi utilizziamo tanto le illustrazioni perché, uno, per una questione proprio pratica, perché abbiamo una tipologia di contenuto che è difficilmente rappresentabile con le immagini, perché soprattutto essendo dati tecnici e economici non abbiamo delle immagini di cronaca, noi non abbiamo un contenuto fotografico che faccia informazione come può essere quello che troviamo magari su altri giornali generalisti. A qualcosa facciamo, la domenica sul social, la settimana per immagini che cura proprio Laura Catania. È una cosa che piace fare a me, perché a me piace la fotografia, però dico, se dobbiamo fare la chiusura alla borsa, Marco, qua ci troviamo a doverla rappresentare in un altro modo. Quindi utilizziamo le illustrazioni e abbiamo questo tipo di illustrazione molto connotato. E l'intelligenza artificiale non è ancora in grado di restituirci un apparato stilistico così. Anche perché, se voi avete provato ad utilizzare qualche piattaforma di intelligenza artificiale, sono tutte molto simili, sembrano comunque delle immagini 3D o aerografate, che sono, secondo me, belle, però molto omogenee, poco rappresentative. E questo è un punto su cui io vorrei fare una discussione, perché va bene utilizzarle, vanno bene come rappresentazione o come modello, però ogni settore deve avere una forte riconoscibilità anche perché è un valore la riconoscibilità. Poi magari, chiaramente, le persone che sono qui sono a vostre disposizioni per domande, considerazioni, come sempre, in tutti gli eventi del Festival dell'Economia, perché quello che facciamo qui, tutti gli eventi, è uno scambio di approcci, di informazioni, di punti di vista, e quindi dal dialogo, chiaramente, impariamo tutti qualcosa. Quindi se avete delle domande, provate a pensarle, a elaborarle. Ma io poi vorrei chiedere, prima di passare a Luca al volo, ma insomma, con Gabriele, perché il nuovo software, cioè l'editore, no, me lo chiedo proprio da solo 24 ore, ma diventeremo anche noi ingegneri informatici e costruire un nostro tool che ci permetta di fare una cosa assolutamente proprietaria, assolutamente identitaria per noi. Arriveremo a embeddare, diciamo così, anche questo tipo di attività? Sì. Abbiamo la notizia. Sì, per un motivo. Perché, a mio avviso, già nella versione di ShadGPT, per le aziende, cioè una versione dedicata alle aziende, spondere a fare delle customizzazioni molto complesse. Il famoso è il caso di Nike, che sta investendo miliardi per andare a virtualizzare ShadGPT su tutti i loro aspetti, che loro vogliono, soprattutto sull'analisi dei dati, perché multinazionali grandi in questo modo hanno una mole di dati di informazioni, sia proprio aziendali, sia su tutta la parte di clientela, che è fondamentale, più tutto quello che loro vogliono andare a sviluppare. Quindi io credo che nel tempo tutti quanti avremo una nostra versione per andare a tutelare una parte del nostro lavoro. Giustamente, come suggeriva Laura, è fondamentale però mantenere un'identità. Questo deve rimanere il nostro punto di forza. Quindi, qualunque intelligenza artificiale noi andiamo a sfruttare deve essere poi verticale su di noi, per il compito che dobbiamo andare a fare. Non dobbiamo rischiare di cadere nel fare tutto uguale, perché comunque, alla fine ad oggi, intelligenza artificiale, porti comunque immagini, testi o altro molto comuni. Ecco Luca, come la vedi questa prospettiva anche per noi? Insomma, un giornale proprio insieme a un giornale che assume un ingegnere informatico. Fino a poco tempo fa era assolutamente una, poteva essere quasi una barzelletta, oggi diventa una realtà e domani o avremo molte condizioni necessariamente per poter gestire questa dinamica, o un editore, dovrà fare questo passo. Beh sì, grandi gruppi internazionali sono diventati quasi delle tech company, no? Washington Post, quando poi è arrivato Jeff Bezos aveva fatto dei super investimenti, New York Times, io ero andato a fare un giro qualche anno fa, a vedere queste grosse testate, mi ricordo che sono entrato a New York Times, mi hanno detto, e qua abbiamo gli sviluppatori. E ho visto praticamente un piano intero. Beh, ok, allora, insomma, non giochiamo probabilmente nello stesso campionato, anche se ci difendiamo bene. Tra l'altro è interessante perché l'intelligenza artificiale, proprio dal punto di vista del coding, dovrebbe aiutare, ad esempio il CEO di Nvidia qualche giorno fa diceva basta, il coding è una competenza che non serve più, probabilmente a lui fa anche piacere perché vende più dei suoi processori, in realtà parlando coi miei sviluppatori, coi nostri sviluppatori, abbiamo visto che la situazione non è ancora così semplice, non basta interrogarli per avere un output, ma anche questo abbassa le barriere di produzione, sicuramente. Il tema della omogeneizzazione, dell'appiattimento di informazione è un rischio, in effetti. Io quando faccio le ricerche con ChartGPT sicuramente le faccio con l'occhio critico del giornalista che attento alle fonti, ma quando mi arriva la risposta, e in fondo ci sono solo quattro note che ti dicono da dove arriva alle fonti, un po' mi angoscia e un po' da utente non mi soddisfa pienamente, perché per me è proprio importante vedere da dove arriva quell'informazione. Quindi è interessante vedere tra le cose che la tecnologia ci consente di fare in maniera semplice che quindi, come dire, abbandoniamo come processo dalle mappe per muoverci, che ovviamente una volta che le inizi a usare sul telefono non si torna più indietro. Per me è una domanda aperta a capire se la ricerca di informazioni per gli utenti davvero prenderà la strada del chatbot, come ci ha Gbt4, è pazzesco, lo provo l'altro giorno, oppure se, e anche Google, come dicevi, introduce sempre di più un tipo di accesso all'informazione di quel tipo, quindi con domanda a risposta, in realtà lo fa già da qualche anno con quel Q&A, no, sintetico, da fonti che sceglie lui, che quindi danno sempre meno traffico diretto agli editori, però soprattutto dal punto di vista dell'utente, secondo me è interessante capire quale sarà poi l'evoluzione da quattro anni, cioè se davvero ci informeremo con i chatbots, con quel tipo di domanda a risposta che simula il linguaggio naturale, o se invece sarà un'opzione che si affiancherà a quella di una ricerca più tradizionale, perché poi spesso le soluzioni non coprono completamente la precedente, ma prendono poi dei sentieri paralleli. Questo sicuramente è insomma, è uno scenario molto interessante, io ho ancora un po' di domande mie che mi frullano in testa da utilizzatore finale o da, come dire, da attento alla materia, però la priorità è a chi assiste a questi eventi, per cui se avete dei quesiti, alzate la mano, eccolo, ne abbiamo uno, e abbiamo anche un microfono, perché così ci possiamo condividere le cose in maniera migliore. Prego, può passarlo lì dietro, grazie. Buongiorno a tutti. Io volevo fare un esempio relativo, come dire, al nostro settore produttivo e quale implicazione potrebbe avere nell'industria 4.0 l'applicazione dell'intelligenza artificiale. E se questo potrebbe, quello che è un sogno dell'uomo da molti anni, liberare l'uomo, per lo meno, di certi lavori e renderlo libero da lavori cosiddetti pesanti, diciamo, oppure comunque lavori che sono considerati, come dire, di minor importanza. Poi c'è la pesantezza fisica, mentale, ma quella mentale, esattamente, non è assolutamente trascurabile. Io ho gli occhi a pallini quando dopo un po' di ora al computer, insomma, è abbastanza naturale. Poi un'altra cosa, ho sentito qui che sul nome ci si discute. A me è venuto in mente, non appena ho sentito comunicazione artificiale, comunicazione contraffatta. Quindi forse non so, cioè, a me, a me è venuto in mente questa cosa, però quello che è venuto in mente è a me, naturalmente. Artificiale suona ancora male a qualcuno. Credo di sì, secondo me. Stefania, vuoi rispondere? Comunicazione va bene, però forse bisogna aggiungere un termine diverso da artificiale. Smart funziona meglio, come lo vede, smart? Già lo vedo meglio. Va bene, va bene. Allora, questo è un concetto complesso che, a mio avviso, però non è così difficile da capire. Quando la professoressa Esposito, che ha ideato questa definizione, proprio scrivendo un libro nel 2022 che si chiama Comunicazione artificiale, quello che lei voleva sottolineare è proprio il fatto che noi non dobbiamo pensare che questa comunicazione sia intelligente, che abbia comprensione. È puramente statistica. Legge dei pattern. Input, output. Consapevole se è vero o è falso. Questa è una cosa molto importante. Non è consapevole se è vero o è falso. Non è consapevole se è giusto e sbagliato. Nel momento in cui noi comunichiamo con un algoritmo che simula il linguaggio naturale umano e che ha imparato a simulare la comunicazione, lì si aprono tantissimi interrogativi, compreso, come quello che dice lei, quello della contraffazione. Perché lei ha assolutamente ragione. Non possiamo chiedere all'algoritmo, che non sa se è giusto o sbagliato, di attenersi al vero, semplicemente perché non è programmato per questo. Per questa ragione, se oggi dobbiamo vedere qual è il ruolo umano nell'utilizzo delle intelligenze artificiali, è come ci dicevamo prima, proprio nel fact checking. Nell'aiutare le persone a capire se è vero o è falso. In particolare in momenti come questo in cui milioni e miliardi di persone stanno andando al voto. In tantissimi contesti. Cioè dove appunto la verità o la falsità di quello che tu percepisci ti cambia le intenzioni. Quindi qual è il paradosso? Che l'algoritmo non è consapevole, ma allo stesso tempo quello che ti dice per fondare le tue decisioni consapevole, come diciamo noi tecnici, noi prendiamo decisioni fondate sui dati, noi facciamo campagna data driven. Questo è il mantra che si ripete nelle agenzie e in chiunque faccia questo lavoro. Il problema è che lui mi dà degli scenari che in realtà modificano le decisioni che io prendo. Quindi lui non è consapevole, ma mi sta modificando. C'è quello che oggi il nostro Benanti che è a capo della commissione dell'ingeggenzia artificiale dice adesso bisogna creare un'algoretica. Un'algoretica. Perché o noi guidiamo questo processo o altrimenti rischiamo che la contraffazione e il fake modifichino la nostra percezione della realtà e non è il mondo che vorremmo consegnare ai nostri figli onestamente. Il problema non è soltanto mettere il bollino fatto con l'intelligenza artificiale made in AI cioè messo così ma è insomma anche la gestione dei processi interni. Gabriele tu hai su questo qualche idea o no? Perché io mi riferisco a te da ingegnere perché spero sempre che il tuo punto di vista tecnico, poi sentiamo anche Luca o vuoi dire tu Luca subito l'ingegnere ci possa in qualche modo rendere un tema processo come dire processo ingegnerizzato dell'intelligenza artificiale. Allora sì sicuramente l'intelligenza artificiale per rispondere anche alla tua domanda entrerà sempre di più e andrà a togliere molto probabilmente anche molti lavori di fatica sempre di più. Io ti posso dire la risposta non mia quella di Elon Musk lui vede un mondo da qui a 50 anni dove l'uomo non andrà più a fare determinati lavori. Qui poi si aprerebbe tutto un altro aspetto enorme con determinate altre problematiche però al di là di quello lui vede una visione dove l'intelligenza artificiale quindi tutta la robotizzazione poi va a togliere tutti i lavori che possono essere pericolosi di fatica o altro all'uomo, lasciare all'uomo tutta la parte più creativa. E quindi questa è la visione. C'è da dire che Elon Musk non è famoso per la puntualità delle previsioni. E soprattutto non è italiano perché invece c'è l'intelligenza artigianale che è alla base dell'eccellenza italiana che passa dalla manualità che effettivamente viene completamente rimosta da questi ragionamenti. Esatto, quindi come si vede l'intelligenza artificiale è una tempesta. Cioè è una tempesta dove tutti i vari processi sono in continuo, aggiornamenti in continuo, cambiamento e quindi dovremmo essere molto bravi e anche in questo non siamo bravissimi a mettere dei paletti in determinati situazioni e invece in altri spingere verso un'evoluzione molto rapida dei processi. Luca? Si, volevo fare giusto riferimento alla prima domanda che faceva su la sostituzione di lavori faticosi anche fisicamente, perché l'altro giorno ho partecipato a un panel proprio sul tema della robotica nell'industria, c'era Marco Bentivogli che è l'ex responsabile della CISL dei Metal Meccanici e quindi esperienza di fabbriche, diceva che in realtà negli anni la robotica ha aiutato moltissimo da questo punto di vista, al punto che diceva se vai nelle fabbriche della Ferrari trovi molte donne in dei settori dove la produzione era assolutamente maschile perché era molto più fisica e quindi ovviamente questo di percorso ha facilitato e semplificato questo tipo di lavori. Forse poi Marco c'era anche un'altra domanda. Si, eccola. Buongiorno a tutti, sono una giovane studentessa di turismo ma sono molto appassionata di marketing mi chiamo Sofia e essendo figlia dell'era digitale la mia domanda è allora come sappiamo nei primi anni 2000 sono state scoperte diciamo queste nuove tecnologie che poi hanno portato alla scoperta dei social e hanno portato il marketing tradizionale a un nuovo modo di fare marketing? Quindi secondo voi con l'avvenimento dell'intelligenza artificiale si creerà un nuovo modo di fare marketing? E secondo voi come? Bella domanda, chi vuole rispondere? Nono Stefania? No, chi è che? Alza la mano, un'altra domanda o una risposta? Ci dica. Lei lavora al marketing nel sole 24 ore, no? No, no, non lavoro al marketing, sono un imprenditore nel settore turistico e le ultime campagne l'ho già fatta utilizzando una web agency che per ottimitare gli adi words piuttosto che come dire i post sui social utilizzava l'intelligenza artificiale in maniera esponente molto veloce, perché vedeva subito quali avevano una resa maggiore o minore, uno strumento perché ovviamente non creava il contenuto il contenuto veniva impostato però era molto molto più veloce lavorare e quindi anche il rendimento all'inizio è costoso, però poi arrivi ad ottimizzare bene questi contenuti, quindi parliamo di marketing marketing customizzato, marketing che va a colpire gli utenti e profilati in varie maniere e quindi è già una realtà, porto un'esperienza, porto una cosa di cui voi sicuramente vorrete ridere anche. Però il valore aggiunto che cita è la velocizzazione dei processi. E' il costo minore. E' il costo minore, perché se io faccio in maniera euristica una serie di campagne e non ho il risultato e provo, faccio dei tentativi e ho, invece se l'intelligente artificiale o comunque lo strumento che ci sta alla base, chiamiamola, in questo caso non è neanche intelligente artificiale sarà un'analisi del risultato della campagna collegata a la di Worsk, poi è collegata al sito, collegata al target e via dicendo, velocita moltissimo l'ottimizzazione della campagna. Costi, velocità, ma cos'altro? Secondo me anche umanità. Perché con l'avvento dell'intelligente artificiale, quello che hanno detto è sicuramente vero, più veloce, puoi testare di più e quant'altro, però specialmente il marketing si evolve molto velocemente e quello che funziona oggi non è detto e funziona i domani. Con l'intelligente artificiale che rende tutto più veloce, anche passami il termine, i trend cambiano molto, però una cosa che si è vista nell'ultimo periodo è stata rimessa al centro molto le emozioni, senza fare citazioni, però se fai un breve check delle campagne pubblicitarie che ci sono state nel 2023, se fai una ricerca velocissima ti accorgi che le prime 5 hanno al centro, sono tutte diverse, ma una cosa, le emozioni, l'umanità, i rapporti tra le persone. Dopo l'intelligente artificiale non è una domanda che rivolgo a qualcuno, che faccio a me stesso perché c'è già una mano che si è alzata, oltre l'intelligente artificiale ci saranno emozioni artificiali? Forse. Domanda. Al prossimo con me, il prossimo 30. Buongiorno a tutti. La domanda che rivolgo ai relatori con le varie competenze che ci sono in sala è come approcciare questo mondo per chi vuole iniziare a conoscerlo. Deve partire da un fabisogno, suggerite di fare dei corsi, suggerite di smanettare, questa è la mia richiesta. Qual è il primo gradino da cui partire? Chi vuole rispondere? Laura. Allora, io ti consiglierei di provare a prescindere a parte che è molto semplice a seconda dell'esigenza una banalissima esigenza che ne so, se ti piace un esempio, parlavamo di fotografia prima, manuale della macchina fotografica. Ok, magari non mi ricordo un'astrumentazione della non so a cosa corrisponde un tasto della macchina fotografica, io posso vado sul chat GPT, GPT4 che è pagamento, inserisco il PDF e dal PDF io posso creare un chatbot che risponde alle mie domande, quindi posso chiedere direttamente al chatbot come usare la macchina fotografica ma con linguaggio naturale. Quindi è proprio una cosa come se fosse, come si diceva prima, un assistente, però anche sulle cose più banali, però da mio avviso non bisogna proprio farsi spaventare, perché un po' anche il nome come dicevamo prima, intelligenza artificiale, che omnicomprensivo, perché vuol dire tutto, non vuol dire niente, come i big data tutti ne parlano, però alla fine tradotto in soldoni, che cos'è? è un software, è come excel io gli chiedo delle cose mi restituisce delle informazioni semplice. Semplice Secondo me la semplicità aiuta senza farsi spaventare e poi appunto bisogna usarlo. Ecco l'esempio che ha fatto Laura è fondamentale, cioè, partire da un'esigenza, perché il manuale di una macchina fotografica banalità, ma anche uno strumento complesso va semplificato. La bolletta dell'elettricità se io voglio sapere il costo meglio fattora, provo a inserire una bolletta, mi legge il pdf e provo a interrogarlo sulla bolletta. Anche a me è capitato poi c'è l'ultima domanda abbiamo pochi minuti trovare un thread di mail tra colleghi su un progetto per esempio il festival di Trento dobbiamo... 40 mail fammi una sintesi fammi capire, perché semplifichiamo e devo dire che il risultato è affidabile poi sono andato per scrupolo a rivedermi comunque tutto perché per dargli paura però devo dire che questo è uno strumento, partendo dalle esigenze arrivia dei risultati non parlo più signore Ciao, io avrei due domande una per il sole, una per Gabri per il sole prima avete parlato di un team AI interno, un team AI non ho capito se di ingegneri o specializzati utilizzatori proprio di AI e poi la domanda per Gabri a livello proprio di collaboratori come formi i tuoi collaboratori a livello di AI e hai delle persone specializzate o tutto allo stesso livello per i vari tool che ci sono? Gabriela vuoi iniziare tu a rispondere? tanto che assumiamo qualche ingegnero anche noi allora, per quanto riguarda i collaboratori, tendenzialmente io cerco di lavorare con tutte le figure verticali, in quanto secondo me il mondo è un po' degli specialisti cioè il mondo del marketing o comunque di tutti i vari social è diventato talmente tanto grande che non si può sapere un po' tante cose ma non si può sapere tutto quindi a un certo punto io la vedo molto ok, io arrivo fin qui, voglio circondarmi di persone che poi sanno fare i loro task in maniera molto verticale e quindi poi ognuno di loro tendenzialmente va a approfondire il tema dell'intelligenza artificiale nel migliore dei modi, mi viene in mente per esempio Federico, sta andando a verticalizzarsi molto su come utilizzare l'intelligenza artificiale in tutta la parte di creative o di advertising, quindi per tutta la parte di sponsorizzazioni e quant'altro in un futuro sicuramente mi vedo con comunque un reparto dedicato per l'intelligenza artificiale perché come chiede le domande, come interroghi le varie intelligenze artificiali fa tutta la differenza del mondo ripeto, noi tendenzialmente siamo molto pigri quindi cerchiamo di dare sempre il prompt più veloce però quando ho dovuto fare magari dei lavori molto dettagliati dell'intelligenza artificiale mi sono accorto anche molto time consuming perché comunque devi dare dei prompt scritti in un certo modo dettagliati, verificarli assicurarsi che l'intelligenza artificiale abbia capito bene perché non sempre capisce subito alla prima e quindi mi vedo sicuramente con un team interno che si occuperà di queste cose 100% Luca voleva aggiungere qualche dettaglio quindi siamo con formato praticamente esatto, si formano verticalmente possiamo portare un microfono che è a Manuela Muzza io faccio marketing al sole 24 ore e in realtà facciamo già delle cose, anche noi altre non le facciamo, tentiamo sbagliamo ma in generale, in realtà è una domanda che faccio voi e poi scegliete chi riesce a rispondere è che abbiamo insegnato e stiamo insegnando alla macchina a pensare come noi e quindi poi a fare anche le cose come noi in questo spazio c'è per noi la possibilità invece di imparare a pensare diversamente dalla macchina che abbiamo trainato noi c'è un modo per sbloccarci un nuovo livello, tra virgolette quando saremo tanto bravi con l'intelligenza artificiale perché questo secondo me è un po' anche il tema rispetto al lavoro, le professioni i timori, cioè ci può sbloccare un nuovo livello di pensiero secondo me sì, da un punto di vista molto semplice, noi stiamo dando tutti i dati, più dati diamo alla macchina, più la macchina diventa precisa, perché giustamente come diceva Stefania, non è un'intelligenza non pensa, semplicemente è un algoritmo una semplificazione esatto, prendiamolo come un algoritmo quindi, statisticamente lui ha dei dati dice ok, se mi chiede come si fa statisticamente la risposta più corretta è questa, e quindi gli propongo questa risposta, perfetto quindi se noi gli diamo tutti questi dati come è che poi noi riusciamo a uscire, come hai detto te secondo me con tutto quello che avviene offline, cioè uscendo da quella che si va a creare la cosiddetta bolla, perché stand online di default gli algoritmi che poi ti propongono, quello che te preferisci quello che te piace, eccetera eccetera stando invece offline libri, esperienze tutte queste cose sono cose che la macchina non può avere quindi sono quell'unicum quello speciale che rimane appannaggio solo degli esseri umani e questa è una cosa che la macchina non avrà mai chiaramente l'ambizione di esaurire tutte le domande esausire tutti i desideri e le curiosità non era all'inizio nella base di questo incontro però qualcosa abbiamo capito forse ci portiamo a casa qualche spunto in più per esempio istruire un chatbot con intelligenza artificiale per rispondere a certe domande io francamente adesso vado a casa con GTP, sì certo con la versione 4 noi per esempio abbiamo fatto con il bilancio di sostenibilità nuovo che stiamo per rilasciare che tu lo puoi interrogare io ti parlo di applicazioni ai brand chiaramente e il fatto che nel futuro uno possa immaginare di avere dei brand che dialogano con te a cui tu puoi fare delle domande in linguaggio naturale alle loro manifestazioni, ai loro numeri ai loro bilanci, ai loro dati questa è la vera costruzione di una vera brand persona se poi impariamo a dare un tono di voce trasformiamo il brand nella cosa che abbiamo sempre sognato di fare una brand persona con un tono of voice che possa essere vicino alle persone e rispondere alle loro domande che poi sono i needs, le esigenze su cui noi costruiamo il nostro lavoro in questo ci potrebbe aiutare lo strumento, sì umanizzare la tecnologia grazie, grazie a Stefania Assiani, CEO di ServiSchool in Italia, Gabriele Venturini gineconformatico e coordinatore di LAO24, grazie e buon appetito a tutti
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