Europa senza frontiere
Incorpora video
Europa senza frontiere
Intervista ad Antonio Tajani, Ministro degli Esteri italiano, incentrata sulle relazioni internazionali italiane ed europee. Tajani discute la posizione dell'Europa nei confronti della Cina, favorendo un approccio pragmatico e competitivo con norme anti-dumping, e critica l'approccio eccessivamente zelante alla transizione verde. Inoltre, affronta la situazione in Ucraina, la questione palestinese, e gli accordi sull'immigrazione con Albania e Tunisia, esprimendo infine la sua preferenza per la politica italiana rispetto a un ruolo nella Commissione Europea.
Biden ha appena costruito un pacchetto di dazi verso i prodotti cinesi significativi, soprattutto dal punto di vista politico. In Europa la Germania ha una partnership industriale finanziaria politica con la Cina molto forte. Qual è la posizione che deve emergere dell'Europa nei confronti della Cina? Bisogna seguire Biden? Bisogna invece assecondare gli interessi specifici della Germania? Qual è la sua posizione? Mi scusa intanto per non essere lì in presenza, ma abbiamo appena concluso un vertice Italia-Servia con il Primo Ministro serbo, con molti ministri serbi a Trieste, dove è ancora in corso un business forum tra le nostre imprese e le imprese serbe. Quindi sono qui in presenza perché ci tenevo a partecipare a un evento così importante per la nostra economia. Detto questo io credo che noi dobbiamo fare l'interesse dell'Europa e quindi l'interesse dell'Italia parte autorevole dell'Europa, seconda potenza malinfatturiera dell'Europa. Quale deve essere secondo me la posizione nei confronti della Cina? La Cina è un nostro competitor, ma è anche un nostro interlocutore commerciale. L'Italia è uscita dalla via della Seta perché questo progetto politico-economico non aveva prodotto frutti positivi per la nostra economia. Insomma l'interscambio commerciale che doveva essere favorito da questa scelta effettuata dal governo Ponte non ha prodotto effetti, hanno avuto effetti migliori, paesi come la Germania o la Francia che non erano parte della via della Seta. Detto questo noi abbiamo con la Cina una scelta di collaborazione rafforzata firmata nel 2004 da Berlusconi, dove c'è la voglia di lavorare insieme, di fare delle scelte comuni in materia di collaborazione commerciale e industriale. Cosa fare allora? Proteggere certamente l'Europa e l'Italia da azioni di dumping, che possono essere dumping economico, dumping ambientale, dumping sociale e già ci sono alcune norme che vennero approvate quando io era ancora presidente del Parlamento Europeo, relatore era l'onorevole Salvatore Cicu. E questo significa fare in modo che l'acciaio, la ceramica, le biciclette sono alcuni comparti industriali che sono particolarmente soggetti alla concorrenza sdeale. Dobbiamo altresì controllare i nostri porti perché non ci sia una esportazione verso l'Europa di prodotti contrafatti anche qui di concorrenza soleale, ma dobbiamo continuare ad avere la possibilità di essere presenti sui mercati cinesi avendo le stesse regole anche per la partecipazione agli appalti pubblici, quelli che gli inglesi chiamano il level playing field, e abbiamo fatto delle norme perché in Europa ci sia una forma di reciprocità perché bisogna tenere conto di questo interesse, cioè la presenza sul mercato cinese, perché noi italiani in modo particolare siamo un paese esportatore, il 37%, quindi quasi il 40% del pill italiano è frutto dell'export e noi non possiamo dimenticare un grande mercato come quello cinese. Ecco, quindi, mi scusi se l'interrompo vicepresidente, l'insostanza è preferibile e più coerente con l'interesse europeo comunitario la posizione della Germania che non vuole dei dazi così violenti come quelli posti da Biden su categorie di prodotti, è preferibile una costruzione cooperativa competitiva con la Cina rispetto a un protezionismo hard, se capisco la sua posizione? Io dico norme anti-dumping, quelle sì, che devono essere molto chiare, damping ambientale, sociale, cioè teniamo conto che si producono tanti prodotti con l'asfruttamento dei minori, ambientale perché c'è grande inquinamento in Cina, damping sociale significa anche sfruttamento dei lavoratori e damping ambientale perché sappiamo che non c'è grande rispetto della lotta al cambiamento climatico, quindi fermezza su questi punti, ma con grande pragmatismo ricerca di opportunità sul mercato cinese. Penso anche al turismo, perché la possibilità di avere turisti cinesi nel nostro Paese è alta, teniamo anche conto dell'alta considerazione che c'è dell'Italia tra i cinesi, se noi andiamo nel più importante museo storico cinese, dove si racconta la storia nei secoli della Cina, ci sono soltanto due bassorilievi di stranieri, e questi stranieri sono Matteo Ricci e Marco Polo, quindi con tutta la prudenza del caso, con la considerazione che noi abbiamo di un sistema autocratico, però non dobbiamo per questi motivi fare un danno alla nostra economia, quindi pragmatismo ma protezione con norme anti-dumping. Ecco, a proposito del tema del pragmatismo... E' una via di mezzo tra quella americana e quella tedesca. Ok, però con una vocazione eurocentrica maggiore, ecco, dal suo punto di vista. Assolutamente, dobbiamo smetterla di pensare che noi possiamo tutelare da soli i nostri interessi, confrontandoci con un gigante di un miliardo e mezzo di persone, poi parlando con l'India, e altrettanti, guardando l'Africa che tra qualche anno avrà due miliardi e mezzo, dall'altra parte sono gli Stati Uniti, poi ci mettiamo la Federazione Russa, come possiamo pensare noi singoli europei di poter affrontare bracci di ferro con queste realtà? O lo facciamo tutti assieme, oppure siamo destinati a perdere. Certo, a scomparire. Ecco, a proposito del pragmatismo, la manifattura italiana ha avuto impatto molto duro sulla transizione verde, superecologista, quasi ideologica, che è stata costruita per le polisi finora di Bruxelles e Strasburgo. Si sono cercate delle mediazioni, ma il succo è quello, ecco. Vice Presidente, adesso con i cambiamenti che ci saranno in Europa, è possibile per la manifattura non solo italiana, ma anche tedesca e francese, pensare a una via meno incisiva e meno unilaterale della transizione green? Guardi, lei ha posto la domanda chiave di questa sfida elettorale del 8 e del 9 di giugno. La sfida è sul modello di crescita che noi vogliamo imprimere all'Europa attraverso le decisioni democratiche del Parlamento, della Commissione, del Consiglio. Dobbiamo scegliere o una via di un fondamentalismo ambientalista che non tiene conto dei problemi sociali, perché fare danno all'industria e all'agricoltura significa mettere al repentaglio decine di migliaia di posti di lavoro. E' una scelta che non è certamente quella negazionista, che è altrettanto scelerata, la scelta giusta da fare è quella della terza via ambientalista. C'è un ambientalismo pragmatico che trova prima le soluzioni e poi impone la regola, perché imporre la regola senza avere la soluzione significa costringere agricoltori e imprenditori a restituire le chiavi del trattore o della fabbrica a chi fa leggi di questo tipo. Aggiungo ancora, io propongo per esempio, come forza politica, ma la maggioranza del Parlamento europeo la pensa come me, che serva a una riforma del trattato che dia ai deputati europei il potere di iniziativa legislativa. Perché oggi il potere di iniziativa legislativa, cioè quella di proporre delle norme, è nelle mani della Commissione europea. Vale a dire, tutte le norme che poi il Parlamento e il Consiglio devono approvare sono di fatto scritte da burocrati, che avranno certamente una grande preparazione linguistica, avranno anche una preparazione giuristica, ma mi domando se hanno mai messo il piede in una stalla o hanno mai messo il piede in una fabbrica. Il deputato che ha, che dovrebbe avere iniziativa legislativa, dovrebbe per suo dovere andare molto spesso a mettere il piede nella stalla e il piede nella fabbrica. Lo dico in maniera metaforica, ma dovrebbe parlare sempre di più. Cioè in maniera concreta, tanti errori non saranno stati compiuti se quei burocrati e anche però i parlamentari italiani e non soltanto italiani, fossero andati più nelle fabbriche e nelle stalle. Sì, sono assolutamente d'accordo. Mi hanno insegnato a andare in fabbrice della stalla fin da piccolo, quindi non mi dà fattiglio la puzza della stalla. Quindi dovremo insegnare i nostri figli, intanto imparare a conoscere gli animali. Senta, vicepresidente, lei ha citato il tema appunto delle lezioni. Qual è la sua valutazione di due fenomeni? L'asse Fonderlion-Meloni, come lo valuta, e dall'altra parte l'ipotesi Draghi al Consiglio Europeo. Gli lo chiedo da soggetto attivo di tutto il processo. Allora, che ci sia stata una buona collaborazione tra il governo italiano e la Commissione Europea nell'ultima fase, in modo particolare con la presidente Fonderlion, è un dato di fatto perché ha secondato le azioni del governo e sostenuto le azioni del governo italiano, soprattutto in materia migratoria, soprattutto per quanto riguarda l'applicazione e l'aggiustamento del PNRR. Però gli accordi si faranno politici, si faranno dopo le elezioni. Tenendo conto della peculiarità del sistema politico-istituzionale comunitario, perché noi abbiamo un Consiglio, cioè i capi di Stato e di governo, che dovranno proporre il presidente della Commissione Europea al Parlamento Europeo in base al risultato elettorale. Quindi, verosimilmente, un nome del Partito Popolare Europeo. Il Partito Popolare Europeo al suo congresso di Budapest ha votato la Fonderlion. Però è un suggerimento perché dal punto di vista giuridico questa scelta non è vincolante. Così come accadde nel 2019 il PPO aveva scelto Weber, poi dopo una serie di braccia di ferro e di scontri politici si arrivò a indicare la Fonderlion. Quindi la maggioranza in Parlamento, che sarà diversa da quella del Consiglio, perché poi sono eletti di Presidenti del Consiglio e capi di Stato e di governo, sono eletti in tempi diversi, fra di loro ma anche in tempi diversi rispetto al Parlamento Europeo. Io mi auspico, per quanto se parlo da dirigente politico e non da ministro, auspico una coalizione che è la stessa che io ho guidato quando sono stato eletto Presidente del Parlamento Europeo, composta da popolari, liberali e conservatori, senza sinistra e senza estrema destra. Ok. Poi dipende da come voteranno i cittadini. Sì, bisogna partire da quello. Ma invece il fantasma di Draghi? Draghi è stato un eccellente Presidente della Banca Centrale Europea, ma Draghi non è un esponente di un partito politico, quindi ci vorrebbe qualcuno che lo proponesse. La Commissione Europea lo dovrebbe proporre il Partito Popolare Europeo, ma lui non appartiene al Partito Popolare Europeo. Certo. Quindi è un dirigente, poi ha indicato un altro nome, altrimenti avrebbe indicato Draghi al congresso di Budapest. Al Consiglio, quale forza politica? Perché poi c'è sempre un bilanciamento. In genere il Presidente del Consiglio Europeo è persona di orientamento politico diverso da quello del Presidente della Commissione e da quello del Parlamento. È capitato, quando ero Presidente del Parlamento eravamo tutti e tre del Partito Popolare. Però dovrebbe essere persona indicata da realtà diverse. Quale forza politica o quale Paese indicherebbe Mario Draghi come Presidente del Consiglio? Io questo non lo so, figura rispettabilissima, di grande prestigio, ma mi pare veramente troppo presto per tirarlo per la giacchetta o fare previsioni. Ok, quindi è un problema anche di investitura e di rispetto di tutte le procedure e di tutte le legittimità democratiche. Perfetto, perfetto. Interpedazione esatta. Tra colleghi possiamo farci complimenti. Volevo chiedere una cosa, aprire il discorso su temi di politica internazionale. Per quanto concerne il tema russo, la pressione sui Paesi Baltici e le Reuters che stamattina indicavano ipotesi di fonte russa sulla possibilità che Putin possa chiedere un congelamento dello stato dell'arte dei territori conquistati. In ogni caso, qual è la sua valutazione su questo problema che ha un impatto enorme anche sulle dinamiche economiche e sulle dinamiche politiche interne? Intanto non è in corso soltanto una guerra combattuta sul terreno, c'è anche una guerra combattuta attraverso quello che è stato il mio e quello che è il tuo mestiere, cioè una guerra di comunicazione. La guerra ibrida. Esatto, quindi serve a Putin intimorire l'avversario, un po' come facevano i tebbani che battevano con clangore delle armi con la spada sullo scudo per intimorire l'avversario. In questo momento, secondo me, Putin sta battendo la spada sullo scudo per impressionare l'avversario, un po' come fa la Cina con le esercitazioni attorno a Taiwan. Sono messaggi politici più, secondo me, che reali iniziative che sta per prendere la Russia domani mattina. Poi magari fra sei mesi le cose cambiano, ma adesso mi sembrano più messaggi da guerra ibrida e come ci sono certamente attacchi cibernetici, altro strumento che usano i russi, disinformazione sempre attraverso i social, tant'è che noi abbiamo firmato qualche tempo fa in occasione del G7 esteri a Capri un accordo con gli Stati Uniti di collaborazione contro la disinformazione. Quindi, secondo me, siamo ancora nella fase della guerra e alla fine si dovrà trovare un accordo. Ma perché noi aiutiamo anche con strumenti militari gli Ucraini? Perché non vogliamo la sconfitta dell'Ucraina, perché se l'Ucraina non viene sconfitta, Putin è costretto a sederci attorno a un tavolo e fare una trattativa con Zelensky. Come andrà a finire la trattativa? Io non lo so, è chiaro che Putin rivendicherà il Donbass, la Crimea e forse magari qualche pezzo di territorio ucraino conquistato. Vedremo. Però per adesso bisogna impedire che la Russia vinca. Ecco, Vicepresidente, c'è stato riconoscimento della Palestina da parte di Irlanda, Norvegia e Spagna. L'Italia, domani, se non sbaglio, lei incontra il Ministro degli Esteri dell'autorità palestinese. Se ricordo correttamente. Il Presidente, domani mattina di buon'ora incontro il Primo Ministro e il Ministro degli Esteri. Tutte e due. La stessa persona incarna i due ruoli, ecco. Chiedo scusa per... Esatto, esatto. E quindi domani c'è un appuntamento importante per l'Italia. Noi sosteniamo l'autorità nazionale palestinese. Ok. Noi siamo favorevoli alla nascita di uno stato palestinese, però lo stato palestinese che dovrà nascere dovrà essere uno stato che riconoscerà Israele e contemporaneamente dovrà essere riconosciuto da Israele. Altrimenti se facciamo passi azzardati, riconosciamo uno stato che in realtà non c'è, non ci può essere, perché c'è Amas che occupa una parte del territorio della Palestina. Noi non riconosciamo uno stato che è gestito da Amas. Questo deve essere molto chiaro. Quindi c'è un rifiuto comunque di Amas come interlocutore, ecco. Assolutamente, se no non parleremo con l'autorità nazionale palestinese che riconosciamo come unica autorità palestinese legittima. Noi siamo pronti a fare molto per preparare il terreno per dar vita allo stato palestinese. Siamo pronti anche a sostenere la proposta della Lega Araba che è in sintonia con la proposta analoga dell'Italia, quella cioè di dare il controllo del territorio palestinese per un periodo breve a una missione dell'ONU a guida di un paese arabo. E noi abbiamo detto che siamo anche disponibili a inviare militari italiani che possono partecipare a questa missione così come stiamo facendo, stiamo facendo con l'UNIFIL al confine tra il Libano controllato da Sbolla e Israele. Ok perfetto. Quindi la posizione è questa, ha questa nettezza. Sia due popoli e due stati, ma non domani mattina perché sarebbe un errore farlo. Non agevolerebbe la pace, non agevolerebbe la nascita di uno stato palestinese. Rischiamo di fare un regalo da massa e non al popolo palestinese. Ecco, a proposito sempre del sud del mondo, funziona o non funziona l'accordo con l'Albania in merito all'immigrazione? Qual è la sua valutazione? E dal punto di vista anche del rapporto con la Tunisia che è un regime illiberale, per l'Unione Europea funziona e per gli interessi dell'Italia funziona o no l'accordo con la Tunisia? Secondo me stanno funzionando entrambi gli accordi. Ci sarà questo centro che nascerà nel giro di poche settimane in Albania dove verranno tenuti per qualche periodo immigranti irregolari provenienti da paesi sicuri quindi che potranno essere poi accompagnati nei paesi d'origine mentre donne e bambini malati non verranno mai portati in Albania. Cioè i deboli o quelli che sono provenienti da paesi insicuri, cioè che possono avere la qualifica di rifugiato. Invece per quanto riguarda la Tunisia c'è una buona collaborazione perché noi dobbiamo fare accordi con i paesi dove provengono i migranti. Ricordiamoci che il presidente Saied è stato eletto democraticamente, ovviamente uno può dare giudizi negativi tenendo presente che sono paesi diversi dal nostro però è l'autorità legittima eletta dal popolo, quindi Saied è stato eletto, quindi non è un presidente che si ha autoproclamato. E quindi sta funzionando anche quel meccanismo secondo lei? Assolutamente sì. È calata l'immigrazione irricolare negli ultimi mesi di quest'anno facendo il rapporto allo stesso periodo dello scorso anno quindi non dicendo nei periodi in cui c'è mare mosso, quindi trovando la giustificazione del mare mosso. Periodo uguale a periodo uguale. C'è stato calo tutto al 60%. Del 60%? Sì. Ecco, senta faccio un'ultima domanda così poi la liberiamo. Dopo l'estate lei preferirebbe continuare a fare il vicepresidente del Consiglio italiano e ministro degli esteri o fare il commissario europeo? Il commissario europeo già l'ho fatto due volte, quindi preferisco, non mi interessa, l'ho già fatto. L'ho fatto due volte il vicepresidente della commissione europea, ho fatto il presidente del parlamento europeo. 28 anni di vita politica dedicata alle struzioni comunitarie. Credo che sia un'esperienza lunga e sufficiente. Ora preferisco dedicarmi alla politica estera dell'Italia, utilizzare tutta quella esperienza accumulata in quasi 30 anni di lavoro a Bruxelles, per metterlo a servizio dell'Italia, per fare in modo migliore il ministro degli esteri e per continuare a guidare una grande forza moderata che è Forza Italia, che è il centro del centrodestra e quindi ho già tante cose da fare e mi riempie una giornata. Già ho recitato il mio colpa davanti a mia moglie che per adesso mi ha perdonato. Ma perché ha recitato il mio colpa davanti a Meloni? Perché ha recitato il mio colpa? Per l'eccesso di... Davanti a mia moglie, non a Meloni. Ah, ho capito Meloni, di fatto non riuscivo a capire. No, a mia moglie, a mia moglie. Va bene, va bene. Senta, grazie mille allora per questo contenuto e buon lavoro. Arrivederla. Grazie vicepresidente, arrivederci.
{{section.title}}
{{ item.title }}
{{ item.subtitle }}