Le guerre di oggi e il dramma dei civili
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Le guerre di oggi e il dramma dei civili
Questa conversazione con Christopher Lockyear, segretario generale di Medici Senza Frontiere, affronta le sfide dell'intervento umanitario nella Striscia di Gaza. Lockyear descrive la situazione drammatica dei civili intrappolati in un'enclave sotto assedio, con limitati aiuti umanitari e sottoposti a violenza indiscriminata. Si discute la complessità dell'assistenza medica in una zona di guerra, la scarsità di personale qualificato, la difficoltà di accesso per gli operatori umanitari e il ruolo cruciale di MSF nel testimoniare le atrocità e fornire informazioni indipendenti.
Perubers Up COOTZ Buongiorno Trento, buongiorno benvenuti, buongiorno Festival, buongiorno a voi. Un grande piacere per me essere qua, è uno dei nostri primi incontri, tra poco vi presenterò il nostro graditissimo ospite Chris Lockheer che è il segretario generale di Medici Senza Frontiere fresco fresco da due eventi incredibili, è stato un po' di settimana a Gaza nella Sese di Gaza, di questo parlerò ma non solo, e ha fatto un pronunciamento alle Nazioni Unite che è girato parecchio sui media internazionali, MSF è una delle organizzazioni che più si sta impegnando, non soltanto nei conflitti in generale ma in particolare in questo tragico conflitto di Gaza. Faccio una piccola notazione, io e Chris parleremo in inglese, tra poco potrete inquadare il crew code per avere la traduzione simultanea, alla fine potete fare domande, quindi poi ci sarà un microfono che immagino vi saranno curiosità varie per avere informazioni di prima mano su questo tragico conflitto e anche su tanti altri dettagli, curiosità, particolarità, lavorare in zone di guerra per un operatore umanitario è una delle sfide più incredibili che si possono immaginare. Allora banda e l'indugi, io che me reso il palco, Chris Lockheer, secretary general of Medici Senza Frontiere, Hi Chris, buongiorno, buongiorno Chris, è un piacere di conoscerti, benvenuto. Allora cominciamo con un paio di immagini, stavo spiegando al pubblico che viene fresco diciamo dalla striscia di Gaza e parlavo della dichiarazione che hai fatto all'ONU, una curiosità, stavo appunto parlando del tuo intervento all'ONU, ma com'è parlare all'ONU, come è stato? Come è stato? E' una splendida domanda, me l'hanno già fatta in tanti per la verità, è stata forse uno dei momenti più terrificanti della mia vita, uno di quei momenti in cui ti preoccupi di ogni singola parola che ti esce dalla bocca, però allo stesso tempo è stato un momento molto accattivante, molto energetico, molto entusiasmante, ci ho messo sentimento in ogni parola, un momento molto emotivo, molto importante sia per la mia vita personale che per la storia di Medici Senza Frontiere, è stato veramente fondamentale. Benissimo, torneremo a parlare della storia di MSF perché avete due obiettivi fondamentali che sono intervento umanitario e anche rendicontazione di quello che succede, equilibrare le due cose delle volte può essere parecchio difficile. Dicevo che avremmo iniziato con qualche immagine, allora se hai magari dei dettagli che vuoi aggiungere alle immagini che stiamo vedendo, sentiti libero di farlo, questi sono ospedali giusto che vengono gestiti in collaborazione con Med Senza Frontiere? Esatto, adesso vedremo una serie di immagini della nostra attività medica in tutta la striscia di Gaza, alcune sono immagini che abbiamo preso in alcune strutture secondarie mediche, altre strutture primarie come quelle dove ci sono i medici di base, i chirurghi, insomma un tipico centro medico di un paese, di un villaggio, lavoriamo anche con altre strutture sanitarie, con il Ministero della Salute, con varie organizzazioni in tutta la zona di Gaza e tutte queste organizzazioni sono estremamente sotto pressione, erano già molto sotto pressione prima dell'inizio del conflitto, adesso poi da quando è veramente scoppiata la guerra ancora peggio. Vediamo moltissimi bambini, la popolazione della striscia di Gaza è molto molto giovane e quindi proprio fisiologicamente i più giovani sono quelli più colpiti dai raid della guerra, esatto, è stupifacente perché se vediamo la demografia, vediamo che la popolazione è molto molto giovane, ci sono tantissimi bambini e se si va in giro per Gaza, io sono stato nella maggior parte del tempo nella zona di Raffa e anche un po' nella parte centrale della striscia di Gaza, però andando in giro la popolazione soprattutto della parte sud è quella che ha subito lo spostamento di uno o due milioni di persone e in effetti quando sono stato a Raffa ho notato proprio che ci sono bambini dappertutto, è un viaggio che normalmente ti prende dieci minuti di macchina, adesso ci vuole un'ora per via del traffico, per via dei rifugi che si costruiscono dovunque ci sia un pezzetto di terreno disponibile comprese nelle strade e quindi bisogna andare piano un po' per non tirare sotto i bambini perché veramente guidi la macchina ed è stupifacente, lo vedi? Questi numeri li leggi sui giornali ma vederlo in realtà è tutta un'altra cosa. Certo, quindi questa è la situazione di Gaza e credo proprio che la maggior parte del pubblico sappia quello che succede a Gaza da 7 ottobre in poi ovviamente e vorrei sottolineare un paio di cose, innanzitutto se vi siete persi la dichiarazione che lui ha fatto agli Stati Uniti la troverete negli arretrati del Solo 24 Ore che ha pubblicato integralmente il discorso di Chris presso l'ONU e in secondo luogo poi andiamo, allora non voglio sembrare eccessivamente tragico però tutte le guerre sono uguali, tragicamente sono uguali però alcune guerre sono diverse e forse questo conflitto ha dei tratti unici particolari, vorrei sottolineare un paio di questi poi ti ripasserò la parola, innanzitutto si parla di un enclave quindi praticamente ci sono muri, frontiere, chiusure quindi i civili non possono scappare liberamente come può succedere in Sudan o nella Repubblica Democratica del Congo in Afghanistan perché proprio ci sono dei muri fisici delle barriere fisiche, in secondo luogo e non meno importante a volte siamo imbarazzati a raccontare delle storie di quello che succede a Gaza perché ci sono due fonti di informazione ma non c'è un'informazione indipendente perché abbiamo Amas ed IDF, le forze di difesa israeliane, noi giornalisti vorremmo andare nella striscia di Gaza ma non lo possiamo fare perché non è per re solo ingresso ai giornalisti internazionali quindi sembra paradossale però voi come ONG siete anche una fonti di informazioni e quindi ci racconti quelli che sono i tratti particolari speciali di questa tragedia in particolare, è vero hai ragione ci sono delle caratteristiche che differenziano questo conflitto da altri nella sua eccezionalità e il fatto che vediamo tanto questo conflitto sui media e che se ne parli molto mentre altri conflitti non vengono neanche riferiti dai media, dicevo il fatto che viene tanto discusso sui media è anche dovuto all'eccezionalità di questo conflitto, ha già detto un paio di cose, intanto è un enclave e poi anche un assedio, un assedio perché la striscia di Gaza si trova sotto assedio in questo periodo con pochissimi rifornimenti umanitarie che riescono ad entrare, magari di questo si può anche riparare, fornire assistenza umanitaria non è solo portare delle merci delle beni e quindi abbiamo in questo caso una situazione veramente di assedio nel nord di Gaza poi è un assedio nell'ambito di un assedio praticamente impossibile per gli operatori umanitari entrare nella parte settentrionale della striscia di Gaza anche perché tanta parte è polverizzata, completamente distrutta e poi vorrei ricordare a tutti che negli ultimi settimane, negli ultimi mesi l'IDF ha spostato i cittadini da Gaza dal nord, dal sud e poi nuovamente al nord a seconda di quelli che erano gli obiettivi che avevano in mente quelli dell'IDF a volte era Grafa, a volte era Gaza City e quindi praticamente una specie di circolo in cui i cittadini di Gaza continuano a essere spostati di qua di là. Esatto, quando sono stato, come dicevo soprattutto a Raffa, stavano riprendendo i combattimenti nella parte settentrionale e c'è stata un ordine di evacuazione di chi ha detto ai cittadini di andare a Waisi che è vicino alla costa ed è una zona dove in questo momento c'è la maggior parte della popolazione. Ora il problema di quest'ordine di evacuazione è difficile capirlo di preciso però innanzitutto è stato chiesto ai cittadini di spostarsi dal nord al sud e non sono riusciti a farlo per via dei checkpoint militari che c'erano lungo la via e poi mi sono trovato a un certo punto a Raffa in una situazione in cui è stato detto alle cittadini di andare verso sud da Raffa che era però sotto minaccia di attacco imminente, quindi si è chiesto di andare a una zona dove ci aspettavamo un offensiva che infatti sia verificata. Quindi questa è una delle caratteristiche uniche diciamo di questo conflitto. Quindi le persone sono intrappolate, i cittadini sono intrappolati sotto le bombe e sono sottoposti a dei livelli di violenza terrificante e non hanno un posto dove fuggire, non ci si può spostare, non ci si può muovere senza essere sottoposti a bombardamenti e orribili violenze. Quindi c'è poca informazione indipendente che esce appunto da questa zona come dicevi e poi c'è anche una questione di, lo diciamo sempre in tutti i conflitti, però anche la macchina della propaganda, la macchina della comunicazione è quella che definisce una narrativa che è eccessivamente semplificata e che veramente utilizza il progetto umanitario, l'impresa umanitaria per in un certo senso perpetrare la guerra, portarla avanti sempre di più. Cioè alcuni dicono visto che ci sono gli operatori umanitari che riescono comunque a lavorare, allora si può continuare la guerra, che è una cosa che noi troviamo assolutamente riprovevole, è una cosa a cui ci opponiamo assolutamente perché utilizza in un certo senso la presenza degli operatori umanitari. Il fatto è anche che tante volte gli operatori umanitari sono bersaglio o vittime della guerra, esatto, e questo ci fa anche pensare a cosa significa fornire assistenza umanitaria in una zona attiva di guerra. Tante discussioni che abbiamo visto nei media erano quanti camion possono entrare a Gaza per esempio, allora innanzitutto sono meno i camion che entrano a Gaza rispetto a quelli che c'erano prima del 7 ottobre, e Gaza comunque già allora si affidava agli aiuti. Ma la questione delle forniture e la possibilità di fornire assistenza umanitaria è molto più complicata che fare entrare dei camion attraversare la frontiera. Sì, cioè avere, non so, da gestire un ospedale non significa soltanto mandarci ben decerotti, serve acqua, elettricità, comunicazioni, tutto. Quindi in tanti modi questa conversazione sui camion e sulle forniture distrai l'attenzione dal vero problema. Il vero problema consiste nel poter spostare le cose, gli oggetti all'interno di Gaza, ma anche avere un staff medico qualificato, se pensiamo appunto all'assistenza medica, quindi medici formati, qualificati, che siano anche fisicamente in forma ovviamente, anche mentalmente abbastanza sani da poter curare questi pazienti. Le squadre di supporto altrettanto, tante delle ferite che vediamo, non tutte ma tante delle ferite che vediamo, sono ferite terribili, orribili anche. Torniamo un attimo alle immagini. Ecco qui è Al AXA, l'ospedale di Al AXA, nella parte centrale della striscia, quindi amputazioni, gambe distrutte, esatto, cioè ci sono persone che per esempio hanno delle ferite che si infettano facilmente alle gambe e quindi questo rende estremamente complessa la cura medica. Siamo in un momento, in una situazione a Gaza in cui le esigenze mediche sono esplose e la possibilità di fornire questa assistenza invece è crollata. E non si tratta solo di dover affrontare questi drammi con una forza a lavoro estremamente qualificata, ma vanno anche riformati questi dottori, questi infermieri, quindi medici, infermieri addetti alla logistica, fanno parte della collettività e anche loro quindi sono stati spostati da una parte all'altra insieme a tutti gli altri. Quindi devono andare a lavorare in ospedali che magari sono nuovi, che sono appena stati costruiti di corsa adesso, ma soprattutto devono essere formati perché possono imparare nuove capacità, nuove specialità. Al AXA, una delle storie più orribili di cui ho sentito parlare, è stata quella di medici che dovevano scegliere, dare la priorità e dare i letti nel reparto traumatologia a chi aveva le ferite peggiori e dovevano scegliere se trattare i feriti o i bambini malnutriti, quindi un compromesso orribile che dovevano gestire, ma allo stesso tempo dovevano anche ingestire come affrontare i problemi di malnutrizione. Sono anni che siamo a Gaza e problemi di malnutrizione, prima non c'erano, sono appena emersi adesso e quindi sono terribili e estremamente allarmanti. Quindi c'è un'enorme complessità che non è così visibile se si parla solo dei camion che attraversano la frontiera. Tanti politici, tanti leader ci dicono, beh le cose migliorano e ci sono più camion che attraversano la frontiera e allora innanzitutto non è così. E questo, da quando è cominciata l'ultima università offensiva, ce n'è anche meno di camion, ma poi è tutto l'ecosistema che deve veramente vitalizzarsi e lavorare bene insieme, cosa che non si può fare sotto minaccia. Allora, cerchi di essere iniquo con me, in un certo senso sarà un piacere farlo. Allora, siamo pigri nel riferire di questi conflitti, siamo pigri nel raccontare queste storie, perché la guerra di Gaza è ovviamente molto da coprire dal punto di vista giornalistico, perché i giornalisti internazionali non possono entrare in zona. Ma in tutte le cose orribili che stanno capitando, che voi cercate di curare in tutto il mondo, anche in Sudan, eccetera, forse i media internazionali sono un po' pigri? Beh, in parte questo è uno degli elementi in gioco. C'è anche una forte complessità nel lavoro giornalistico, questo è del tutto evidente a Gaza. C'è una esigenza assoluta di giornalisti occidentali che diano credibilità alle storie che escono da qua. Gaza è proprio l'esempio perfetto del fatto che c'è un onere in più nei confronti del giornalismo occidentale. MSF sta cercando ovviamente di fare la sua parte insieme ad altri, ma bisogna cercare anche di raccontare le storie in modo da sottolineare tutto quello che sta succedendo, ma questo emette un'ulteriore stress su tutto quello che si sta facendo lì. È chiaro che a Gaza è difficilissimo lavorare per i giornalisti. Ma un esempio a proposito dell'eccessiva semplificazione che dicevo prima. Io sono frustrato nei confronti dei media perché si adattano a questa narrativa. Ho parlato un po' con i giornalisti a proposito della questione delle forniture e gli ho detto ma allora se fate uno sforzo per dare un'immagine più completa della questione, sarebbe più che benvenuto, perché adesso la narrativa è più che altro bloccata sulle forniture, sui camioni e sulle cose che arrivano. C'è un obbligo secondo me di abbracciare la complessità, comprendere questa complessità e cercare di offrirla all'attenzione del mondo. Chiaramente non è solo la colpa dei giornalisti, la colpa è di tutta la società. Bisognerebbe porsi queste domande, perché vediamo delle immagini orribili, vediamo delle storie terrificanti che vengono fuori da Gaza, però allo stesso tempo una delle cose che mi rende difficile raccontare queste storie su Gaza è che occupiamo l'attenzione di tutti e lasciamo perdere quello che succede in Sudan, dove milioni di persone sono finite rifugiate, profughi, spostati. Myanmar, la Repubblica Democratica del Congo, anche tutti questi posti soffrono tanto quanto. Loro dovrebbero essere in prima pagina sui giornali del mondo tutti i giorni. Quindi sì, c'è un elemento di pigrizia, però riguarda tutti noi. I giornalisti naturalmente devono anche raccontare quello che interessa ai loro lettori, però è importante andare al di là del solo fatto che ci sono i camion che attraversano la frontiera. Hai parlato di un paio di conflitti di cui sono occupato in passato, scusatemi se anch'io mi lascio coinvolgere, però per 15 anni mi sono occupato della guerra nel Congo e molto spesso mi è stato detto ma il Congo non è interessante, quindi mi chiedevo c'è parte di questa macchina per così dire. Allora, non sono certo che non siate interessati nel Congo, non sto dicendo questo, però come creare un equilibrio tra l'interesse del pubblico e i conflitti? Se prendiamo per esempio il conflitto in Etiopia, i numeri sono stupefacenti, ci sono più morti che in Ucraina, quindi come facciamo a creare questo equilibrio? Sapete che MSF è stato fondato da giornalisti e da medici, ritornando alla mia primissima domanda, sostanzialmente la vostra missione è duplice, due cose combinate, da un l'altro l'intervento umanitario, dall'altro, che non è una priorità, il raccontare quello che accade per aumentare la consapevolezza, quindi come creare un equilibrio tra le due cose? Beh, direi che ci sono due risposte abbastanza lunghe a questa domanda, la prima è questa, cioè se vediamo queste immagini di Gaza, guardate questa, questo è un ottimo esempio di avere la possibilità di vedere qualcosa di diverso rispetto alla brutalità che c'è in quel luogo attualmente, quindi quando la gente ti chiede qual'è stata la tua esperienza di Gaza, io parlo certo ovviamente delle cose orribili che abbiamo visto, ma allo stesso tempo penso sia importante anche per tutti noi parlare dell'umanità che vediamo, ci sono tanti esempi dove ho visto amore, cura, gioia, anche nelle zone attive del conflitto, in una delle nostre cliniche ad Al-Awaisi c'era un ragazzino di 5 anni, un bambino di 5 anni che si era protetto in una scuola con il padre e lo zio, e quindi in un'altra scuola, in un'altra scuola, in un'altra scuola, in un'altra scuola, in un'altra scuola, in un'altra scuola, Nel cinema Бог concernanti che avevamo nato i dateti, il 장관 di z Lebensky, e questo è un every day不 우리. In fiquei sono stati Britani, une vedere insomma si abbracciavano continuamente non si lasciavano mai facevano parte della della comunità dell'ospedale a quel punto ed è incredibile dicevo guardarli io tra l'altro due figli piccoli e vederli e pensare se fossi mai in una situazione così sarai forte quanto lo è questo uomo per per suo figlio e questo proprio mi ha fatto chiedere cosa fare in una situazione di questo genere poi un altro esempio in una struttura dove trattavamo le ferite un po simile all'immagine che abbiamo visto di alaxa c'erano un paio di ragazzine bambine di 5 anni ancora una volta che erano state ustionate appunto da una bomba e tra l'altro completamente disfigurate dalle ustioni e loro erano le uniche persone nell'ospedale che avevano la possibilità di muoversi praticamente ovunque all'interno dell'ospedale perché erano loro che motivavano tutti e sono state adottate praticamente da tutti quanti nell'ospedale perché riuscivano davvero a cambiare lo spirito dell'ospedale quindi la prima lunga risposta alla tua domanda è che secondo me sta a noi è nostra responsabilità sì mostrare gli orrori che vediamo in modo tale che la gente se ne assuma le responsabilità e sia consapevole di quello che accade ma dall'altro canto anche dire che cosa succede perché hanno le stesse interazioni sono come tu ed io hanno le stesse interazioni con i propri genitori o con i propri figli appunto però hai ragione perché noi come MSF abbiamo questi due pilastri quindi trattare le persone da un punto di vista medico e poi dobbiamo anche parlare di quello che vediamo cioè dobbiamo relazionare quello che vediamo e ci sono molte organizzazioni che non hanno questo secondo pilastro per così dire e ci sono buoni motivi per questo perché se sei zitto in tanti casi è più facile operare no è più facile lavorare possiamo dire che questo secondo pilastro a volte è un peso considerevole certo certo rende più difficili le cose perché se parli rendiamo ancora una volta l'esempio di abbiamo visto cosa terribile e ne stiamo parlando di queste cose terribili alcuni dicono che a questo punto non siamo più neutri neutrali perché parliamo di quello che vediamo da un lato e non dall'altro ma in realtà quello che è successo il 7 ottobre è stato un massacro orribile che non avrebbe mai dovuto accadere noi abbiamo offerto naturalmente la nostra assistenza al governo israeliano subito dopo cosa che loro non hanno accettato perché non ne avevano bisogno considerato naturalmente sistema sanitario fantastico che hanno in israele ma questo significa che non stiamo lavorando su entrambi i lati stiamo raccontando la storia soltanto da un lato cosa che può essere politicizzata può essere considerata vedendoci coinvolti in questo conflitto e questo è un peso che dobbiamo portarci in giro e dall'altro canto cerchiamo però di far luce sulle conseguenze di questa guerra conseguenze che hanno un impatto sulle persone quotidienamente e questa è una cosa che crea tanto dibattito all'interno di msf perché a volte più parli e meno può essere operativo può anche coinvolgere la tua sicurezza insomma la tua fatto di poter essere accettato nelle aree in cui opere msf appunto è un'organizzazione che si sta muovendo in un percorso con due ruoli e se si porterà avanti la cosa in questo modo in alcune aree magari diventa necessario bloccare l'attività ma allora in quel caso che cosa fate? Beh è successo è una continua discussione è difficile raggiungere questo equilibrio in ogni situazione menzionata precedentemente 25 anni fa in Eutipia questo è stato un punto importante in Sri Lanka quando il conflitto esplosò molto spesso ci è stato detto potete restare però se state zitti e noi lo abbiamo accettato molto oramente questo perché penso che puoi anche dire che non parlando diventi complice e anche a questo proposito ci possono essere dei dibattiti c'è il rischio a Gaza che l'assistenza umanitaria possa portare avanti il conflitto noi però vogliamo parlare di quello che vediamo cioè non stiamo semplicemente curando le persone per fare in modo che le loro ferite insomma migliorino è difficile operare mantenendo questo equilibrio continuamente su base continuativa con dei compromessi però abbiamo trovato che nelle occasioni in cui eravamo preoccupati e ci siamo chiesti ma dobbiamo smettere di parlare abbiamo alla fine deciso di no nel 95 per cento dei casi siamo riusciti a gestire le cose correttamente quindi molto spesso c'è questa paura di concentrarsi troppo su se stessi ma è una cosa di cui dibattiamo continuamente perché questa è una dinamica anedotica abbastanza tipica e questo è un dilemma sia per i giornalisti umanitari e voi combinare questi due elementi quindi in un certo senso lavoriamo in modo simile ritornando però alle sfide che affrontate su base quotidiana nelle zone di guerra come la striscia di Gaza come fa MSF a mettersi in contatto con le autorità locali magari siete a un paio di chilometri di distanza e dovete spostare alcuni medici alcuni infermieri da un luogo all'altro quindi come funzionano le cose su base quotidiana insomma ora dopo ora in qualsiasi conflitto nel quale operiamo cerchiamo di parlare in effetti parliamo con tutte le parti del conflitto cerchiamo di discutere con loro direttamente quello che vogliamo fare cerchiamo di negoziare l'accesso appunto lo chiamiamo lo diciamo così e abbiamo utilizzato diverse dinamiche dipendentemente dai luoghi in cui ci siamo trovati nelle aree di bombardamenti attivi come in Yemen cerchiamo di coordinare le cose a distanza un processo che chiamiamo allentare il conflitto siamo qui diciamo siamo operatori umanitari questo l'ospedale nel quale operiamo tra l'altro sulla base della legge internazionale noi dobbiamo trattare i pazienti dobbiamo cercare di proteggerli perché dobbiamo mantenere la sicurezza dei pazienti e anche la nostra sicurezza nella striscia di Gaza è particolarmente difficile fare questo perché abbiamo visto più di 200 operatori uccisi noi abbiamo avuto cinque persone del nostro staff che sono state uccise e quindi è davvero un luogo incredibilmente pericoloso nel quale lavorare nonostante questa coordinazione questo coordinamento estremamente attento in termini pratici noi notifichiamo diciamo domani ci sposteremo da Raffa ad Al Aqsa nel mattino spostiamo un gruppo di persone perché dobbiamo muoverci verso un nuovo ospedale per essere più specifico se puoi mi stai dicendo abbiamo non so tre veicoli che si muovono con il logo MSF sono cinque persone e quindi darai esattamente l'orario di partenza l'orario di potenziale arrivo eccetera eccetera cioè questo è il livello di dettaglio che deve garantire. Ci sono due livelli a Gaza innanzitutto dici lo faremo domani mattina per esempio e poi c'è il coordinamento cioè sostanzialmente diciamo siamo pronti a partire adesso ci muoviamo da Raffa ad Al Aqsa possiamo farlo e c'è un sistema di cioè dobbiamo aspettare il semaforo verde a quel punto ti sposti devi comunicare il tuo arrivo eccetera eccetera nonostante tutto questo e questo è il team centrale che è stato colpito da un missile dicevo nonostante questo sistema le persone sono state uccise in modo tragico quindi una cosa è avere un sistema e una cosa è avere un sistema che funziona veramente e questa è la cosa che abbiamo dei problemi a gestire attualmente in Gaza. L'ultima domanda prima di dare la parola al pubblico di dare la possibilità al pubblico di porre delle domande se lo desiderano allora in generale si parla degli altri conflitti come fate a decidere dove intervenire è difficile per i giornalisti ma i giornalisti molto spesso viene detto non puoi andare lì perché la logistica è troppo difficile piuttosto che è troppo pericoloso eccetera eccetera poi prima dicevi magari qualcuno non è interessato a quello che succede a Myanmar e che è più interessato a quello che succede in sudana e quindi andiamo in sudan ma che cosa succede per medici senza frontiere come selezionate se selezionate dei paesi in cui operare? Uno degli aspetti davvero di grande privilegio per medici senza frontiere è che noi abbiamo tantissimi fondi privati quindi prendiamo pochissimi soldi dai governi e questo significa che possiamo davvero giudicare sulla base dell'imparzialità definiamo dove sono le esigenze e dove le esigenze sono maggiori lì operiamo e questo naturalmente ci dà tantissimi privilegi ma anche tantissime responsabilità allo stesso tempo non dobbiamo necessariamente dire a un donatore vogliamo intervenire in Myanmar puoi sponsorizzare questo progetto proprio perché abbiamo questo enorme sostegno possiamo dire il conflitto a Myanmar ha bisogno di una buona parte delle nostre risorse e questa è un'equazione per la quale non c'è una risposta corretta bisogna definire qual è la sicurezza il tipo di esposizione che decidi per il tuo team la complessità dei trattamenti medici necessari la capacità di ricevere dei visti avere un numero sufficiente di chirurghi quindi risorse umane è un continuo giostrarsi da tutte queste fattori diversi e noi cerchiamo naturalmente di non per semplificare le cose non definiamo quali sono i dieci principali conflitti perché sono naturalmente tutti diversi vediamo i diversi livelli vediamo come le persone vivono in queste zone quanto soffrono nella nostra organizzazione come qualsiasi altra organizzazione ha anche dei limiti per gestire le cose in modo corretto per garantire la sicurezza delle persone il più possibile quindi è un continuo compromesso e come stavo dicendo una delle cose più difficili della copertura di Gaza è che il Sudan invece non sta ricevendo la copertura di cui avrebbe bisogno dal punto di vista mediatico e questo naturalmente ci fa male perché non siamo in grado di mostrare tutto quello che sta accadendo esattamente come vorremmo farlo grazie grazie Chris c'è qualcuno dal pubblico che ha delle domande per Chris perché questa è un'opportunità davvero unica di avere Chris con noi quindi approfittatele posso porre la domanda in inglese? ovviamente sì qualche settimane fa abbiamo letto da fonti giornalistiche che cinque operatori umanitarie sono stati uccisi in un'ambulanza a Gaza è stato un missile israeliano che ha ucciso cinque operatori e l'idf ha risposto che non possono vedere la differenza tra un'ambulanza e un veicolo di Hamas ritenete che eventi simili dovrebbero essere puniti o visto che si tratta di una guerra e di una zona di guerra è comprensibile confondere i veicoli? un'ottima domanda adesso non so se sia l'incidente del world central kitchen però non ha importanza quale organizzazione fosse coinvolta è semplicemente non accettabile la cosa è una violazione della legge internazionale per i diritti umani e naturalmente c'è qualcuno che è responsabile per quanto è accaduto non è accettabile e noi cerchiamo appunto di fare in modo che i responsabili siano coinvolti e siano processati perché una cosa è avere un sistema che funziona e una cosa è avere semplicemente un sistema quindi è obbligo delle due parti in guerra in questo caso è stato un missile israeliano però è obbligo di entrambe le parti in guerra quindi Hamas e israel e garantire che i civili e i lavoratori umanitari non vengano uccisi in questo conflitto cosa che non è ciò che stiamo vedendo questo è assolutamente chiaro però assolutamente no non è accettabile altre domande? prego. Io volevo ringraziare per tutto il lavoro che voi fate perché è un lavoro grandissimo che sicuramente porta tanta speranza a queste persone che la stanno perdendo e per lei che anche padre e marito sicuramente insomma è un doppio rischio anche e grazie di cuore pregherò per voi per tutto il vostro operato non era una domanda ma accogliamo di buon grado la preghiera non era una domanda ma è una domanda grazie, forse rispondo comunque sì, certo grazie posso rispondere comunque no grazie grazie e vorrei anche sottolineare che io sono in una posizione vantaggiosa io ho sede a ginevra posso venire qui a parlarvi sono quelli che lavorano sul campo che naturalmente ci sono 300 400 palestinesi abbiamo tantissimi sudanesi che lavorano là così come personale internazionale che viene anche dall'italia e che va a sostenere i nostri team in questi diversi paesi e sono queste le persone che devono essere ringraziate perché ci sono persone che non soltanto vivono nel conflitto ma lavorano nel conflitto per la propria gente e per tutti quanti ed è a loro che dobbiamo dire grazie sono centinaia di migliaia di persone che si impegnano personalmente e che fanno sì che tutto questo accada quindi è importante riconoscere la loro posizione noi siamo qui tranquilli seduti a chiacchierare loro stanno lavorando in queste zone di guerra quindi certo sia importante sottolineare anche questa cosa. Prego altre domande? Una domanda a proposito della responsabilità. Più di 200 operatori umanitari sono stati uccisi ci sono state delle inchieste e sono state trasparenti in questo senso e la responsabilità è andata nelle mani di qualcuno la gente semplicemente dice ci scusiamo appunto 200 operatori umanitari che vengono da diverse organizzazioni sono effettivamente morti molti vengono dalle nazioni unite le agenzie che operano per l'ONU appunto che sono state impatate in modo più significativo perché sono le agenzie sulle quali ci basiamo noi per l'infrastruttura per l'elettricità per il carburante per la raccolta dei rifiuti quindi hanno una posizione particolarmente vulnerabile. No non abbiamo quel follow up non abbiamo quel non abbiamo neppure le scuse molto spesso e quindi bisogna davvero lavorare molto in questa direzione questa è una cosa che noi ci impegniamo a cercare di ottenere perché è importante che la responsabilità venga assegnata a qualcuno abbiamo l'obbligo in questo conflitto in questo senso perché siamo degli operatori e di conseguenza non siamo affatto soddisfatti delle risposte che abbiamo ottenuto fino a questo momento però non ci fermeremo e vorremmo che le persone appunto responsabili venissero ovviamente punite. Prossima domanda ci sono altre domande perché altrimenti ne ho una io non so forse una domanda un pochettino tecnica però sono molto curioso cioè c'è un numero minimo di personale di medici senza frontiere quando scoppia una guerra che opera immediatamente cioè mandate qualcuno ma chi è quel qualcuno è uno psicologo un medico un infermiere dipende dalla situazione dipende dalla situazione la cosa che succede inizialmente è una valutazione quindi parte un team esplorativo in genere un medico e una persona che invece non è un medico che vanno insieme vanno a visitare il luogo qualche anno fa per esempio io ho fatto una valutazione nel in un'isola a Mindanao in un'isola delle filippine io non sono un medico e c'era un medico con me abbiamo iniziato a vedere la struttura sanitaria a cercare di capire cosa stava succedendo con il conflitto abbiamo cercato di capire quali fossero le dinamiche della comunità se il team sarebbe stato sicuro abbiamo parlato con la popolazione abbiamo cercato di capire di quali erano i problemi principali dal punto di vista medico abbiamo chiesto se negli ultimi mesi era morto qualcuno in famiglia e perché fosse morto e sulla base di questi dati poi possiamo organizzare un programma e stabilire quali sono gli specialisti di cui abbiamo bisogno abbiamo bisogno di chirurghi piuttosto che di psicologi piuttosto che non so specialisti che si occupano di tubercolosi tubercolosi e poi sviluppare appunto un team anche sulla base del budget dobbiamo sviluppare un budget dobbiamo capire quali sono le risorse umane di cui abbiamo bisogno per appunto inviare una squadra e una cosa di cui siamo orgogliosi è la nostra risposta ad emergenza perché abbiamo sempre delle forniture pronte e delle persone pronte a partire immediatamente dovesse succedere qualcosa in qualsiasi parte del mondo possiamo muoverci rapidamente e possiamo muovere anche tante attrezzature in periodi molto limitati quindi ci possiamo muovere rapidamente se necessario ma anche se normalmente mandiamo qualcuno che cerca di capire qual è la situazione per poi sviluppare un progetto quindi in genere tutte le volte c'è un progetto fatto su misura perché ogni situazione è diversa sì sì assolutamente e mai successo di trovare una situazione dove uno dice caspita non conosco questa patologia non sto dicendo malaria perché conosciamo benissimo la malaria ma magari qualche patologia strana e non dire neppure ebola perché naturalmente c'è stato un problema di epidemia veramente significativo però a volte magari ci capita di dire caspita questa è una situazione unica diversa dalle altre sì c'è stato un esempio in nigeria circa dieci anni fa dove il tasso di mortalità della popolazione e dei bambini in particolare era molto alta era molto alto e abbiamo cercato di capire quale fosse il motivo che era estremamente complesso abbiamo cercato di capire perché la gente morisse e alla fine ci siamo resi conto che c'era un avvelenamento da piombo a causa delle miniere e il fatto che il suolo fosse contaminato con piombo e molti dei raccolti fossero contaminati di conseguenza faceva sì che le persone morissero molto giovani e questo ha portato ad un ad un programma medico piuttosto complesso perché abbiamo cercato di trovare un trattamento appropriato e poi dobbiamo anche capire che cosa fare con la fonte di contaminazione perché quello è stato un esempio in cui per esempio abbiamo collaborato con un'altra organizzazione che aveva la possibilità sostanzialmente di rimuovere tutta la parte superficiale dei terreni che è un'impresa incredibile non so neppure come l'abbiano fatto comunque togliere tutta la parte superficiale dei terreni di un area molto grande per togliere appunto il terreno contaminato per avere del terreno meno contaminato io non sono un esperto però sostanzialmente questo è un esempio di essere di fronte a qualcosa che davvero non conosciamo e non sappiamo esattamente che cosa fare. Vedo qualche altra domanda un paio di mani alzate. Recentemente è stato mandato un report al primo ministro Netanyahu dalla SISI e la settimana prossima la Spagna e altri paesi occidentali riconosceranno lo stato della Palestina e si stanno facendo sempre più azioni internazionali nei confronti della Palestina. Secondo lei tutto questo potrebbe causare un escalation in Europa o nei conflitti in generale oppure si potrebbe vedere presto la fine del conflitto? Non lo so devo dire che alcune delle cose citate nella richiesta dell'ICC a proposito dell'assedio delle punizioni collettive alcune delle cose che appunto abbiamo esaminato vediamo che finalmente vengono in superficie e questo ci fa solo piacere chiaramente però se vediamo quello che ha fatto la Conte internazionale di giustizia il 26 gennaio hanno già chiaramente identificato alcune misure per impedire un possibile genocidio a Gaza e in particolare mi riferisco all'uccisione di gruppi protetti in questo caso i civili di Gaza e alla riferimento di un'assistenza umanitaria sono felice che abbiano cominciato a parlare di questi temi perché hanno permesso anche al resto del mondo di vedere cosa sta succedendo e secondo noi queste decisioni legali per il momento non vengono messe in atto avete visto negli ospedali che c'è l'impatto di un bombardamento indiscriminato anche nei confronti di bambini uomini donne che non sono protetti avete anche sentito sicuramente parlare di quanto è difficile riuscire a portare assistenza umanitaria a chi ne ha bisogno e le complessità coinvolte è ancora più difficile da quando siamo arrivati alla chiusura del valico di raffae di caran shalom quindi effettivamente dal nostro punto di vista tutte queste cose sono assolutamente da condannare ma vanno viste le responsabilità non solo a livello individuale ma anche a livello internazionale abbiamo ancora un paio di minuti se non ci sono domande immediate ne farei una più filosofica se mi consente di tornare un po al passato in Nigeria biafra nella guerra del biafra questo concetto viste le cose orribili che succedeva mi viene in mente una famosissima immagine che era stata scattata da un fotografo del gruppo club gruppo di fotografi sudafricani purtroppo tutti hanno fatto una pessima fine comunque c'era una famosa immagine di un avvoltoio un grosso avvoltoio e con un bambino piccolino che stava cercando di raggiungere un campo profughi trascinandosi sul terreno e si è tanto dibattuto perché si è andato a fare la foto senza salvare il bambino il bambinore della fine ci è arrivato al campo profughi e sopravvissuto eccetera però c'era stato questo grosso dibattito quindi è veramente un esempio molto forte molto duro del dilemma di cui si parlava prima cosa fare fare la foto e quindi sollecitare la consapevolezza del tutto il mondo e far sì che capiscano che questi bambini stanno morendo oppure salvare immediatamente bambino senza prendere questa foto e in questo senso essere un po complici del silenzio è una domanda veramente da miliardi di dollari difficilissima per me sì per lei e per msf in futuro magari rimettereste in discussione i vostri punti di partenza i due pilastri no no non penso che li rivedremo però nell'insieme nella società in generale abbiamo imparato cosa significano e significano cose diverse e la questione appunto della foto è molto interessante molto sfidante anche noi ci siamo messi molto in discussione per cercare di capire anche che effetto significa e implica fare delle foto di questo tipo quindi come si comunicano queste storie quanto si interpretano come si amplificano le voci come si spiegano le situazioni ma le foto le immagini sono un fattore molto molto importante e quello che stiamo facendo adesso che non facevamo tanto vent'anni fa è proprio un processo molto curato di consenso informato cioè se facciamo una foto di un reparto in ospedale chiediamo il permesso di tutti quelli ritrati nella foto per appunto scattarla e poi ci prendiamo anche un attimo per spiegare perché cosa si potrebbe usare se si può usare in situazioni come stamattina oppure in questioni di raccolta fondi eccetera quindi dobbiamo prenderci un attimo per spiegare appunto tutte queste circostanze e poi ci sono comunque tante foto che abbiamo nel database da tanti anni e non è detto che siamo orgogliosi di tutte ma di alcune sì per esempio mi viene in mente immagini che danno l'idea del grossissimo squilibrio di potere tra gli europei che andavano ad aiutare i bambini che trovavano in africa per esempio non siamo necessariamente orgogliosi di questi margini di quello che ritragono però abbiamo deciso di volerle mantenere nel nostro archivio queste immagini perché fa parte della nostra storia e non le può più usare nessuno chiaramente a parte ricercatori storici eccetera però sono una documentazione di quello che eravamo anche noi in passato e quindi se si blocca uno di questi due pilastri non siamo più medici senza frontiere non siamo più msf però quello che significano questi pilastri oggi rispetto vent'anni fa è qualcosa in cantina evoluzione grazie mille grazie grazie per essere qui no no no no no no no no
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