Dopo la pandemia: un nuovo ruolo per lo stato?
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Dopo la pandemia: un nuovo ruolo per lo stato?
In risposta alla pandemia tutti i governi hanno attuato un’ampia gamma di misure a sostegno di imprese e famiglie, riaprendo il dibattito sul ruolo dello Stato. Ma quali nuovi fallimenti del mercato ne richiedono l’intervento e quanto ampia può divenire la sua presenza nell’economia? In quali aree il ruolo dello Stato non appare sostituibile e quali servizi ne possono richiedere un rafforzamento? E come evitare gli errori del passato? http://www.festivaleconomia.it
buon pomeriggio a tutti ben trovati a quelli a coloro che sono in sala con noi oggi a chi è collegato io sono paolo collini e vi do il benvenuto a questa conferenza occasione dibattito del festival economia io sono qui in rappresentanza del comitato promotore del festival che è composto dalla provincia dal comune di trento provincia autonoma di trento e dalle 16 30 università della quale sono stato fino a poche settimane fa il rettore e quindi in questo ruolo anche se esaurito adesso sono qui oggi a salutarvi abbiamo un'occasione straordinaria come il festival cerca sempre di fare ci riesce molto spesso oggi con il governatore della banca d'italia ignazio visco che è qui con noi il governatore è un direi un vecchio amico del festival del festival alla sua sedicesima edizione la avuto ospite moltissime volte e sempre venuto e anche quest'anno dovendo e potendo noi anche dalle molte occasioni di collegamento con ospiti soprattutto stranieri ma anche italiani che hanno profittato la possibilità di collegarsi senza essere qui ha voluto invece essere fisicamente con noi per dare il segno forte anche della ri partenza del festival in presenza e condividere con noi piacere di vedere la sala piena di persone non quanto vorremmo non quanto faremo cento altro l'anno prossimo ma questo è un grande segno che il festival c'è c'è sempre stato ma c'è con le persone come sempre il governatore non ha bisogno di presentazioni e quindi oltre a essere un grande amico del festival è il governatore della banca d'italia soprattutto ma è una persona di vastissimi interessi e di curiosità non è solo il responsabile primo delle politiche e bancarie italiane e della politica monetaria attraverso il ruolo che la banca nel sistema dell'euro ma è anche una persona che da coi suoi contributi e con molte occasioni al dibattito nazionale lo ricordo una cosa che mi sta particolarmente a cuore come persona di università che il suo grande interesse con le sue pubblicazioni anche per il mondo della formazione per l'importanza della formazione nella costruzione di una società più consapevole più preparata e più pronta e più competitiva e quindi da questo punto di vista credo condividiamo molte cose nella sua lunga carriera ad altissimo livello è stato ricercatore di alto profilo anche all'ocse quindi un'esperienza internazionale nel mondo della ricerca che ne fa una persona sicuramente molto competente e molto preparata e con grandissime responsabilità con noi oggi c'è parola pica che giornalista del corriere della sera quale tasso finito la parola per il compito di condurre questo questo dibattito io se posso mi riservo poi alla fine la possibilità di fare il governatore una mia domanda personale è una mia curiosità che penso possa essere di interesse per tutti grazie a questo punto non sotto lago tempo come si dice e passo la parola paura grazie professore bentornato governatore a parlare qua in questa nostra ancora delle cose difficili dell'economia per le quali è sempre ha avuto almeno a spiegarle al festival una particolare attenzione partirei da il titolo che e quale nostre spalle il ritorno dello stato il ritorno dello stato cosa significa qual è la misura della presenza dello stato nell'economia a volte ce n'è troppo dove nel servirebbe meno manca dove dovrebbe esserci ma io credo che grazie innanzitutto grazie dell'invito grazie delle parole grazie a delle domande che arriveranno questo è solo l'assaggio naturalmente la meta maggio e credo che il periodo che stiamo vivendo è un periodo che richiede una risposta a questa domanda perché la domanda è sempre più più attuale abbiamo avuto un aumento dell'indebitamento pubblico del deficit pubblico quindi un aumento del debito straordinario quest'anno di di emergenza abbiamo avuto un intervento pubblico anche se non limitato a livello nazionale ma europeo di sostegno per una ripresa ea una modernizzazione del paese importante quindi il ruolo dello stato è un ruolo che sicuramente dopo la pandemia sarà diverso da quello che abbiamo visto finora c'è da dire che in realtà noi già prima della pandemia avevamo uno stato molto presente nell'economia presente si può richiamare una cifra per il 45 per cento di spesa pubblica sul totale del prodotto del paese se pensiamo all'inizio del novecento era 1915 20 erano livelli tra il 10 e il 20 per cento certo questa è una dimensione particolarmente ampia e che tipo di stato beh c'è lo stato minimo come nelle recenti con selezioni finali ho raccontato che è quello della difesa dell'ordine pubblico della giustizia uno stato che perfino adam smith aveva sicuramente il primo economista occuparsi della ricchezza delle nazioni prodotta dal lavoro dell'economia reale quindi delle imprese delle giudicava essenziale e ovviamente tutti quanti noi giudichiamo essenziale però sosteneva anche lui ci sono una serie attività quali per le quali l'iniziativa privata non è sufficiente non è in grado di assicurare infrastrutture non è grado di dare protezione laddove questa produzione cittadini pensano che sia necessario quindi queste attività di uno stato che va a coprire quelli che si chiamano i fallimenti e mercato dove mercato non può arrivare è accettata non ci sono problemi e questo è quello in cui ci trovavamo prima della pandemia non era più allo stato produttore della dell'iri diciamo non era era uno stato regolatore sicuramente non forse facilitatore in qualche modo ma non era uno stato che secondo me aveva ben chiaro una responsabilità fondamentale di essere parte insieme alle imprese del progresso di una nazione e io ho insistito molto in queste in questo mio ultimo intervento sulla complementarità tra lo stato e le imprese che operano sul mercato e forse anche anzi sicuramente anche con il terzo settore non profit che è sempre più importante e in un contesto diciamo progredito come il nostro ma anche sulla componente iniziale quella dello stato facilitatore perché come si dice non oltre il regolatore cena molto da dire perché noi abbiamo ritardi ritardi nella giustizia civile ritardi nel modo in cui l'amministrazione pubblica e funzionano i servizi pubblici vengono erogati alle imprese e cittadini abbiamo una qualità dell'istruzione sulla quale c'è poco da dire è sicuramente nel confronto internazionale indietro la stessa protezione sociale essenziale come l'abbiamo vista adesso o per far fronte alla pandemia è molto frammentata c'erano intere componenti che non erano assistite e con la pandemia si è compreso come sia necessario avere un sistema più evoluto di ammortizzatori sociali non vorrei dire di protezione diciamo sociale nei confronti nei confronti delle situazioni come questa ma c'è anche da dire che serve ovviamente uno stato che si ponga a confronto delle delle imprese per per cercare di capire come gestire una transizione post pandemia che che già si capiva dall'inizio ma adesso è stata accelerata sarà complicata l'accelerazione legata alla digitalizzazione ha un'economia in cui le imprese l in dvd opereranno in modo diverso dal passato e con questo molte imprese dovranno chiudere altre imprese dovranno dovranno porsi sul mercato e poi crescere nel mercato come garantire che questo avvenga senza traumi o con il minimo dei traumi possibili garantendo le persone ma consentendo il ricambio e la ristrutturazione produttiva è un io credo una responsabilità dello stato quindi direi è stato responsabile aggiungiamo questo alle questa le definizioni che abbiamo raccolto in questi quattro giorni di festival che si chiudono oggi lo stato della responsabilità che però introduce anche un idea di solidarietà forse cioè le politiche diciamo competitive di austerità così come le abbiamo conosciute nella precedente crisi di questo anche se si è discusso molto in questi giorni forse stanno sono tramontate stanno tramontando non solo in italia ma in europa questa europa che cipolletta definisce una startup una startup nation in fondo è un europa che si porta dietro punto idea diversa di solidarietà fra stati il patto di stabilità dovrà cambiare si è detto come potrebbe cambiare beh insomma ci sono parecchie parecchi punti qui il primo punto che è indubbiamente diverso ma un diverso per l'europa è un diverso che vada anche a livello globale quello che noi adesso nel g20 siamo che di cui siamo presidente quest'anno stiamo considerando è un termine che non è molto discusso nel dibattito che in inglese su c'e prepare ness essere preparati l'abbiamo visto una crisi sanitaria dove forse non c'era e questa preparazione ma sono questioni che vanno spesso al di là della singola nazione e se non prendono un intero globo non certamente un'area così integrata come la nostra la devono considerare quindi a livello europeo sicuramente ci sono delle realtà sulle quali si può costruire questo ultimo intervento di assist di di contributo ammortizzatori sociali nazionali però gestito a livello comunitario molto importante si chiama è sì un risurre ciò che è sostanzialmente significa un su un supporto ai rischi disoccupazione legate all'emergenza questo è il l'acronimo è importante perché il riconoscimento sostanzialmente di un ruolo su un'economia e su una società che è molto integrata ma ci saranno altre decisioni da prendere per le crisi pandemiche per la sostenibilità ambientale il climate change pensiamo quindi sulle quali le singole nazioni non possono fare molto e per questo è molto importante l'accordo complessivo poi c'è un'attività di garanzia che non si creano squilibri e uno degli squilibri evidenti e quello di una crescita senza senza ritorno delle dei disavanzi delle partite correnti quindi nel nell'apertura con gli altri paesi il debito estero e noi su quello non abbiamo problemi abbiamo un solo un piccolo software nelle partite correnti ma abbiamo addirittura una posizione netta sull'estero positiva la germania c'era molto forte e noi veniamo dopo la germania la francia ha una posizione passiva e la spagna molto bassi ha quindi su questo c'è uno squilibrio che per noi non è un problema ma ci sono altri squilibri abbiamo uno squilibrio di finanza pubblica legato all'ampiezza del debito che ovviamente costituisce un io lo chiamavo un fardello un peso per l'economia è un limite anche alla capacità dello stato di intervenire quando deve farlo nell'ambito delle sue responsabilità il patto di stabilità che è stato sospeso e stato sospeso per consentire di andare al di là delle regole definite per far fronte all'emergenza nel bisogna far sì che qua nella revisione di questo patto stabilità si si agisca prima del venir meno della sospensione se no si ritornerebbe sullo stesso sistema di regole per presidenti o le regole sono utili se non sono meccaniche e se non si concentrano anziché sui problemi e sugli squilibri ampi di medio periodo e sulle tendenze sul rispetto dei decimali da tra tra un anno all'altro ma è evidente che bisogna capire che tipo di squilibri andare a considerare con quale flessibilità io credo che un po di flessibilità sia necessaria ma sia anche soprattutto necessaria una capacità di vedere a a medio lungo termine ora noi sappiamo benissimo che il problema che che abbiamo nella politica economica che abbiamo una banca centrale unica nell'area dell'euro che ha una visione di medio lungo periodo nella quale cerca di garantire la stabilità monetaria dei prezzi cercando anche di tenere conto degli altri obiettivi che l'unione europea si si bobo le vuole realizzare ma abbiamo anche un insieme di stati che hanno una visione necessariamente limitata da un orizzonte politico dei governi ecco e quindi garantire insieme questa che questa invece si possa essere da un lato armi armonizzata e quindi una visione diciamo unica e contemporaneamente volta un po più a lungo periodo è l'esigenza da seguire nel cambiamento del patto di stabilità che verrà dopo la crisi l'idea di diciamo di esercitarsi nella visione di medio e lungo periodo risulta ormai una cosa la cosa da fare la cosa fondamentale ma tornando in italia non varrebbe la pena accennava lei prima al passaggi difficili che dovremo affrontare per la trasformazione produttiva i passaggi difficili del del lavoro di mantenere ancora un po questo blocco dei licenziamenti o almeno in parte proprio per prepararci diciamo a un momento che che potrà essere molto impegnativo cioè che si sa che sarà molto impegnativo c'è una ricerca della banca d'italia che spiega bene come è difficile la riconversione dei lavoratori da un tetto in alcuni settori quanto più colpiti dalla crisi come la ristorazione il commercio così come è difficile riconvertire le competenze di questi lavoratori cioè la domanda è ma non ebbe la pena di essere ancora un po prudenti sullo sblocco dei licenziamenti non so bene cioè il cambiamento è fortissimo quindi il problema è che ci sarà una ristrutturazione ampia se la ristrutturazione è una ristrutturazione affidata solamente alle forze di mercato ci saranno molti rischi e quindi deve essere guidata non può essere lasciata a se stessa enel guidarla non è che ti puoi sostituire al settore produttivo e e prendere anche se vi sono delle realtà nelle quali transitoriamente ci possono essere ragionevoli molti motivi ma ma il problema è sostanzialmente a garantire che il cambiamento avvenga con la consapevolezza da parte delle due forze che con le quali gli stati e le banche centrali hanno dialogare e quindi le imprese e lavoro questo è le imprese devono essere imprese di guardare in avanti innovative devono capire che il mondo è un mondo diverso rispetto a quello non solo prepandemica mapri digitale 20 anni fa si parlava di nuova economia che metteva i punti interrogativi best altro che nuova nuovissima è un altro mondo e dall'altra parte bisogna capire se ci sono le capacità di rispondere a quel mondo adesso non so se la domanda poi alla fine finisce per arrivare al concetto di capitale umano che è un concetto un po un po complicato dal punto di vista della comprensione anche a livello a livello mediatico è un termine molto tecnico dei cono misti riduttivo probabilmente approssimativo il punto di fondo è che è evidente che viviamo in un momento in cui le conoscenze e le competenze che servono sono diverse da quelle che servivano 20 30 anni fa e vanno vanno costruite le persone si devono dotare i giovani devono devono avere una base sia di cultura che li conoscenza adeguata al passo dei tempi per poter poi partecipare a una competizione perché poi è una competizione ma la competizione non è un gioco in cui c'è chi vince e c'è chi perde è una competizione che cerca di far sì che tutti i guadagni e quindi che ci siano opportunità opportunità di impresa pubblica di lavoro opportunità anche che vanno al di là della sfera puramente economica e questa deve essere è molto importante il ruolo che non soltanto diciamo dal punto di vista della lezione che può venire da da persone come noi vanno a raccontare ma proprio la politica deve dare stime comprendere questa è una responsabilità di medio periodo non è vissuta e la politica e poi chi rappresenta la società così come a livello mediatico voi dovete essere in grado di comunicare il più possibile nelle forme che forse non sono limitate ai giornali oggi ma sono anche di alt altro modo di comunicare le necessità che se che si pongono per le imprese e per e per i giovani per esempio due esempi fortissimi le imprese in italia sono per la maggior parte restate molto piccole e quelle che sono state piccole per la maggior parte non hanno innovato anche che hanno fatto investimenti molte imprese hanno sostanzialmente mirato a contenere il costo del lavoro ma ma bene ma senza favorire poi una crescita dell'occupazione in modo permanente modo diciamo solido e dall'altro i giovani forse sono stati scoraggiati e non si sono neanche in molti casi resi conto della necessità di investire nelle loro conoscenze modo diverso che in passato esce fuori che poi abbiamo in italia come lo scritto nelle posizioni finali tre milioni tre milioni di giovani tra i 15 ei 34 anni che non studiano non fanno corsi di formazione non lavorano e non è colpa loro è come ci siamo dotati nella nostra società dei messaggi utili per segnalare un esigenza è essenziale che queste persone comincino a contribuire all'attività economico del paese come essenziale che vi partecipino le donne entrambi giovani e donne sono incredibilmente lontani dalle medie europee di partecipazione al lavoro queste sono responsabilità di chi beh io credo che lo stato ci debba essere in modo decisivo qua dentro ma ci deve essere anche una risposta e non possiamo tenere le imprese che non sono in grado di rispondere tanto a lungo nei nostri sussidi e non possiamo consentire che tanti giovani siano inattivi in questo modo le disuguaglianze le disuguaglianze sono scelte politiche ha detto stili di nove stiglitz qui intervento male così si sente male a nessuno male le disuguaglianze 21 scelte mi ricollegava quello che le ha detto sono scelte politiche ha detto stiglitz qui a qui a trento intervenendo più a trento le chiedo per l'accesso alle donne italiane al mercato del lavoro è stato fatto c'è abbastanza nel piano di ripresa linda laura sabbadini ha spiegato ieri che secondo lei che è tra l'altro è presidente del women tuenti no cioè non è sufficiente lo sforzo fatto per allargare cioè allargare l'accesso alle donne al mercato del lavoro nel mercato del lavoro è complicato perché è un mercato in forte evoluzione in forte evoluzione noi abbia idee dell ari corrispondono corrisponde alla struttura produttiva del paese quindi è in qualche modo un paese che ha difficoltà non andare a produrre beni e servizi diciamo anche tecnologicamente più avanzati diversi ma continua a produrre nel modo consueto senza fare innovazione nei mezzi di produzione nell'organizzazione produttiva chiaramente a come risposta una particolare offerta di lavoro e noi dobbiamo cambiare sia la domanda sia l'offerta di lavoro questo è come si fa a cambiare questo è il punto beh uno stato di crisi come questo non c'è niente da fare bisogna dare sostegno a coloro che sono in difficoltà e coloro sono imprese e ai lavoratori che siano autonomi o che siano precari ovviamente sono molti lavoratori pensate a un lavoratori nella pubblica amministrazione a lavoratori nelle grandi imprese che in qualche modo hanno mantenuto il posto lavoro mi sono molti che non l'hanno mantenute sono incerti oppure e molti che stanno in imprese per i quali va per le quali vale un blocco dei licenziamenti o che per le quali vi è una rete eccezionale di protezione sociale come la cig straordinaria per covi di che è stata introdotta è estesa al settore che non hanno protetti questo si ricollega a quello dicevo prima il sistema è molto frammentato ed è evidente che noi dobbiamo soprattutto in una prospettiva di di transizione che sarà sarà forte sia sul digitale sia ancor di più sulla ambiente sul sulla componente ecologica pensate a cosa voleva dire per le imprese spostare da un mezzo metro di produzione a un altro è il costo per la società è quello che succederà ai prezzi relativi cioè il cambiamenti sono sono straordinari ecco in quel caso lì bisogna aver presente che bisogna favorire la ristrutturazione favorire il riequilibrio tra domanda e offerta di lavoro e nello stesso tempo non mantenere in vita le realtà che purtroppo non riusciranno a essere non solo competitive ma in grado di dare un contributo alla società ma coloro che perderà il posto di lavoro perderanno e posso loro dovranno essere protetti in questa fase quindi quella cig straordinaria e è il primo elemento che andrà riconsiderato e in una riforma degli ammortizzatori sociali qual è quella che è indicata anche se non fa parte del piano di ripresa e resilienza e resilienza io credo che ci sia un tempo per imparare e resilienza e quella riforma in estruso sociali bisogna pensarla bene bisogna metterla nella prospettiva del cambiamento da un lato e del fatto che associato al cambiamento ci sarà molta ristrutturazione produttiva e molte molte variazioni nel nel lavoro facevo dall'inizio questa riflessione su il ruolo dello stato all'inizio del novecento 900 920 15 20 per cento poi sale fino al 45 cos'è che ha spiegato questo che spiega questo momento spiega in realtà anche proprio l'esigenza di garantire protezione garantire servizi che il cambiamento la transizione richiedevano necessari noi non potevamo affrontare una modernizzazione dell'economia come quella che c'è stata dopo la seconda guerra mondiale il boom economico senza creare un sistema di protezione sociale di previdenza però adesso il problema grosso è legato al fatto che il lavoro dovrà dovrà muoversi e e per poter muoversi ci saranno periodi di difficoltà quindi bisogna fare politiche di formazione bisogna intervenire anche con le imprese che sì sì che saranno in grado di mantenersi e di trasformarsi perché ci sia formazione sul posto di lavoro bisogna fare politiche di protezione mentre le persone cercano un nuovo posto bisogna che i giovani si dotino di capacità di competenza e quindi non si può dire sì ma tanto questo avrà effetti fra dieci anni perché partire adesso perché se non partiamo adesso tra dieci anni ripeteremo la stessa cosa come l'abbiamo fatta all'inizio anni 2000 nel 2010 sono molte occasioni nelle quali noi cerchiamo di dire guardate qui c'è un problema grave di conoscenza e questo è la responsabilità credo comune complementare di chi produce e di chi regola grazie io ho ancora due domande poi lascerei professor quelli la domanda conclusiva uno è questa la sul clima sul clima temporali la banca d'italia come altri istituti centrali impegnata nelle politiche sul contrasto del cambiamento climatico è possibile che in futuro l'eurosistema accetti solo obbligazioni di aziende che chiariscono che sono trasparenti sulle loro politiche di decarbonizzazione loro strategie di decarbonizzazione sicuramente questa è una questione su cui dibattiamo molto sarà anche parte della revisione strategica di politica monetaria e credo che però bisogna vedere due aspetti separati dal lato e la stabilità finanziaria dall'altro la stabilità monetaria la stabilità finanziaria perché è importante perché nel movimento c'è rischio legato al appunto all'evento drammatico e quindi al cambiamento vero e proprio è un rischio legato alla transizione cioè alle politiche che saranno introdotte per far fronte a questo cigno nero questo rischio rischio che che sta all'orizzonte ora in questa fase l'invito che noi anche a livello di g20 stiamo veramente con forza portando avanti alle imprese è quello di tenere molto chiari questi questi rischi anche nei loro bilanci e questi bilanci a questo punto una volta che c'è in inglese diciamola disclose all la comunicazione dei rischi ciascuna impresa devono essere valutati dalle banche che dovranno fare finanzia dare finanziamenti e quindi ci sono esigenze di fare test di resistenza stress test legati ai rischi ambientali questa è un'attività sicuramente che le banche centrali che hanno responsabilità di vigilanza portano avanti e continueranno a portare avanti la parte monetaria beh con le politiche non convenzionali abbiamo cominciato acquistare molti titoli titoli pubblici e anche titoli privati senza guardare agli emittenti ovviamente siamo molto attenti perché non compriamo titoli che hanno dei rating troppo bassi quindi non è che siamo così sprovveduti però è indubbio che la componente climatica non è stata guardata a lungo nelle attività di politica monetaria ci stiamo interrogando su questo è sicuramente la direzione sarà quella di cercare di essere parte del obiettivo in questo caso comunitario di riduzione forte del delle emissioni nelle carbonica ma ci abbiamo anche responsabilità come imprese noi siamo delle imprese in fondo e quindi abbiamo delle riserve che investiamo con le nostre terme compriamo titoli e con questi titoli cerchiamo di avere dei redditi e poi visti redditi vengono da una parte utilizzati per far andare avanti ad attività dall'altro vengono retrocessi dallo stato in questo noi abbiamo noi come banca d'italia abbiamo cambiato politica per cui di fatto investiamo non per fini di politica monetaria ma per nostri fini di reddito vari miliardi di euro in azioni e titoli che rispondono a criteri di sostenibilità sono due problemi e prima blè ma è che i criteri di sostenibilità i ratings se vogliamo legati alla all'ambiente sono meno solidi dei ratings legati alla qualità del credito e perché perché la definizione del rischio ambientale non è così evidente tipo il fallimento dell'impresa che non riesce a ripagare il suo il suo debito e quindi ci sono questi criteri suddetti dsg environment for corporate social che noi abbiamo a lungo verificato studiato e alla fine abbiamo investito in imprese che sostanzialmente rispondevano questi criteri in modo soddisfacente risultato nel xix abbiamo fatto buoni rendimenti nel 20 abbiamo fatto buoni rendimenti quando il complesso delle altre degli investimenti emessi da imprese non che noi sono questi kit aerei erano negativi con una volatilità molto bassa quindi questo è una buona base di partenza c'è un problema che vale sia per i nostri investimenti dei portafogli individuali sia per eventualmente le azioni di politica monetaria e l'acquisto di titoli in politica monetaria e che riguarda la disponibilità di titoli sul sul mercato che per fare un esempio siamo dell'ordine del 3 per cento del complesso di titoli che noi compriamo e 7 per cento del complesso di titoli privati che noi compriamo che hanno caratteristiche verdi perché non ci sono e quindi bisogna andare insieme con chi li metterà e chi li metterà tanto più li metterà quanto più il credito sarà attento anche queste imprese rispetteranno questi criteri questa senza la banca d'italia è un'impresa influencer potrebbe dato stabilire quali sono i criteri generali e così influenzare la selezione ne usciremo tra poco con una carta della sostenibilità sostanzialmente nella quale spiegheremo i criteri che utilizziamo per fare investimenti di sostenibili questo è un modo di anche aiutare attraverso il nostro esempio a spingere in quella direzione c'è da dire che c'è molta domanda anche dagli investitori privati i fondi e così via quindi io penso che si va in quella direzione non c'è dubbio il problema grosso è sottostante e quanto le imprese saranno in grado di spostarsi in quella direzione senza costi eccessivi perché il primo la prima cosa che noi vedremo sarà ovviamente un aumento dei prezzi in questo caso perché ovviamente dovranno compensare dei costi maggiori e questo comporterà alle variazioni nei prezzi da tv e quindi una risposta sono questioni molto complesse le stiamo studiando e abbiamo dobbiamo vedere è evidente che abbiamo davanti a noi molta incertezza sappiamo che si andrà verso nuovi equilibri non riusciamo a definire bene quali saranno questi equilibri per questo dicevo prima la preparazione bisogna essere preparati a rispondere in modo flessibile per questo ci vuole proprio un investimento non solo in capitale umano ma anche di chi lavora ma anche dei manager se anche direi della classe politica grazie la carta di sostenibilità della banca d'italia che sia una notizia comunque mi sembra una notizia io non l'avevo ancora sentita e le faccio ancora una domanda non so come vanno a dare una tizia come pato rispondermi perché vi premetto che questi sono i giorni cosiddetti silent way no silent styling wide web silence ok in cui il governo a trovare non può parlare di politiche monetarie perché c'è la riunione della bce giovedì questo giovedì però io sono sicura che questa sala è anche chi è collegato estreme in si chiede ma soprattutto i meno giovani si chiedono ma di queste spinte inflazionistiche che si sentono soprattutto per il momento in america dobbiamo preoccuparci cioè ancora i prezzi sono ancora diciamo in un in un range è ritenuto corretto insomma che cosa ci può dire di questi di questa dinamica che che forse non è tanto preoccupante oggi ma che a parte che mi ero giovane ha visto correre in passato ha ovviamente non parlo di decisioni di politica monetaria che prenderemo siccome le decisioni sono legate alle nostre previsioni posso dire che noi guarderemo i dati con molta attenzione guardando al passato però possiamo riflettere su cosa cosa abbiamo incontrato nel passato e io ho visto molti rischi di deflazione in passato io vorrei solo dire una cosa quando si disti dividono i governatori tra i falchi e le colombe quelli che si guarda sempre al rischio di inflazione verso la stabilità beh c'è anche il rischio di deflazione e io credo che uno che è molto attento il rischio di deflazione e altrettanto falco di quello che è molto attento il rischio di inflazione la mia generazione la generazione che ha visto l'inflazione e la vista direttamente ha visto le spirali inflazionistiche e quindi il gioco tra tasso di cambio prezzi delle materie prime costi per le imprese aumenti dei prezzi risposta dei salari e così via e con rischi poi di di un mantenimento di tassi di inflazione elevati che danneggiano i più deboli e quindi è chiaro che dobbiamo essere molto attenti all'inflazione così come dobbiamo essere molto attenti alla deflazione siamo stati molto attenti alle fazioni e credo che abbiamo avuto successo sono sicuro che avremo successo anche nei confronti dell'inflazione se ci sarà grazie e ringrazia e lascio la parola ad altro che far quella tanto grazie governatore paola pica per la bellissima occasione ovviamente con le cose non si possono dire ma credo che anche tali ringraziamenti ci metto anche quello del fatto che comunque per un governatore di una banca centrale anche questo livello di interlocuzione insomma richiede un impegno e anche un po di forza nel fallo perché insomma sappiamo che il ruolo e di quelli in cui ogni parola che si dice poi può avere degli effetti che vanno ben oltre queste stanze io volevo fare una cosa chiede una sono quest'anno 40 anni da un fatto che io ricordo degli anni lo studente di economia ci sono 40 anni da quello che venne chiamato il divorzio tra la banca d'italia e il tesoro se ricordo bene ministro che fece emergere la l'idea fu beniamino andreatta quindi un trentino di origine molto caro a noi ma la nostra università qui ha dato grande contributo inizialmente e governatore aveva anche l'italia allora era azeglio ciampi e la cosa fatta cioè si iniziò un percorso molto foto in quel momento in cui le politiche fiscali e le politiche monetarie erano in qualche modo deciso in modo autonomo dal governo da un lato e dalla banca centrale dall'altra l'inflazione era il 20 per cento se ricordo bene quindi quando governatore ricordava gli anni in cui l'inflazione l'abbiamo conosciuta l'infrazione al 20 per cento è una cosa per cui se ordinario un'automobile ti cambiavano il prezzo tre volte prima che da consegnarsi bene adesso abbiamo avuto un epoca in cui le banca centrale ovviamente poi il sistema è andato verso la banca centrale europea le banche centrali sono coinvolte in questo ha fatto molto compra titoli ibridi paesi non hanno in questo momento il patto di stabilità che vincoli agli obblighi di bilancio che è la prima condizione per poter comprare i titoli insomma veniamo da un periodo in cui tutto questo qualche modo si è fermato questo significa che in futuro sarà l'autonomia della politica monetaria rispetto alla politica fiscale potrà essere rivista ritorneremo a dove eravamo e questo un tema e questo un tema su cui insomma le banche si confronteranno con i governi io penso che questo sia una questione in cui il rapporto del ritorno dello stato si possa forse pensare che ci potrebbe essere anche un ritorno dello stato nelle banche centrali un modo che non ci ricordavamo più se è una domanda sicuramente molto stimolante io vorrei dividere in due parti vorrei parlare un attimo di divorzio per perché e poi però di indipendenza delle banche centrali il divorzio nasce nel 1980 sicuramente andreatta e ciampi scambiano lettere ma già la necessità di una costituzione monetaria era stata avanzata da sì ad acta baffi sia da da ciampi quindi la banca d'italia sentiva l'importanza di che in qualche modo le non ci fosse una repressione finanziaria strisciante prima del divorzio c'erano dei vincoli vincoli perché certe banche comprassero titoli pubblici si chiamavano l'epoca istituti di credito speciale e avevano dei limiti di acquisto di titoli pubblici il cui tasso interesse del 5 per cento e l'inflazione al 20 questo volevo dire che questi istituti pubblici peraltro andavano a finanziare lo stato e non emergeva nel disavanzo questa la tassa da inflazione sostanzialmente questa questa era presente ma il disavanzo non non la metteva in luce così come la banca centrale acquistava i titoli non che non erano collocati sul mercato residualmente creando moneta quindi ora ci fosse sono molte ragioni per cui uno può immaginare momenti particolari di intervento e così via ma questa era una condizione veramente particolare con il divorzio si definisce che la banca centrale è sostanzialmente alla fine farà politica monetaria solamente con l'obiettivo di garantire la stabilità della moneta e la politica di bilancio sarà una politica di bilancio a volta la stabilizzazione dell'economia quando è necessaria ea ben finanziata a dare i servizi che la collettività di quella carità necessità che è successo però è successo che con il divorzio improvvisamente è venuta meno la tassa da inflazione cioè i tassi di interesse si sono stabiliti sul mercato e giustamente gli interessi hanno compensato le aspettative di inflazione che erano più elevate di quelle che portavano a tasse interessi più elevati di quelli che erano stati decisi per legge questa tassa inflazione viene meno e non è sostituita da un'altra imposta o da una riduzione della spesa anno dopo anno siamo andati che un 10 per cento disavanzo finché il debito pubblico dal 60 è arrivato al 120 ora qui questa è sostanzialmente una carenza forte dal lato della politica fiscale la banca centrale diventa indipendente la politica fiscale non riesce a rispondere cosa abbiamo adesso adesso abbiamo per per l'italia per le conseguenze del divorzio più ampia per le decisioni che tutti insieme i paesi europei hanno preso con maastricht del finanziamento del tesoro quindi di non avere un finanziamento monetario ed avanzi pubblici abbiamo indipendenza ora alcuni hanno legato all indipendenza come necessità per garantire che non ci sia inflazione e si diceva sì come l'inflazione c'è perché le banche centrali non sono indipendenti quindi si fanno influenzare dalla politica la mia impressione che le indipendenza serva anche e soprattutto perché i segnali nell'economia siano ben chiari siano e quindi la risposta poi del delle forze produttive si sia ben indirizzata perché l'inflazione come tale e disturba ma la lav alla volatilità del sub ancora di più ciò detto l'indipendenza anche significato che la politica di bilancio in un paese come il nostro quando non riesce a trovare il finanziamento per la spesa pubblica dalla componente delle imposte va a trovarlo sul mercato acquistando emettendo titoli e questo punto quindi facendo crescere il debito e alla fine appunto questo debito non una volta che è sceso dopo dopo l'unione monetaria è risalito come risposta alla crisi finanziarie che devo dire che l'aumento del debito non mi ha preoccupato per la politica di bilancio poco attenta si sarebbe sicuramente avremmo dovuto avere una politica del bilancio in grado di contenere l'aumento della spesa in termini reali degli anni positivi avremmo dovuto avere una priorità del bilancio in cui la composizione della spesa pubblica indirizzata verso gli investimenti fosse stata decisa con maggiore chiarezza ma nel complesso non il debito non è aumentato non è il debito che aumenta il debito in rapporto al prodotto che aumentato noi non abbiamo avuto una sufficiente capacità di crescita dell'economia quanto la crescere l'economia dipenda dalla politica di bilancio e non certo perché sicuramente non vi dipende per le spese correnti può dipendere molto per spese in infrastrutture per le spese in investimenti questo piano nel quale siamo immersi in questo momento cerca di colmare quell'esigenza quindi una politica di bilancio comunitario in questo caso fei spinge verso verso quella direzione nel far fronte ai rischi di deflazione che abbiamo avuto e nel far fronte all'emergenza sicuramente la politica monetaria ha stampato molta moneta e acquistando titoli che titoli i titoli pubblici quindi c'è qualcuno che dice beh allora c'è un rischio di dominio fiscale cioè la banca centrale dominata dalla dalla politica che decide l l'indebitamento pubblico e se la banca centrale è quella che lo finanzia sicuramente questo è un dominio c'è anche da dire invece che questo è il momento migliore per avere un buon come si dice inglese policy mix cioè non c'è altro momento che questo nel quale sia la politica monetaria che la politica del bilancio devono essere volte a far riprendere l'economia ea mettere le basi per una ripartenza uno sviluppo più equilibrato e più più sostenibile oltre che sostenuto e quindi in questo caso non vedo il conflitto non c'è il conflitto ci potrebbe essere in futuro quando uno esce dalla politica dalla politica diciamo di accomodamento monetario e non è più in sintonia con le emissioni tuoi pubblici che che gli stati magari continuerà vorranno continuare a effettuare il mercato magari potrebbe non non apprezzare non lo so può essere però il punto il punto che che sottolineo sempre e che sarebbe molto peggio se la banca centrale sarebbe stato molto peggio se la bacia tra e non avesse nei mesi passati effettuato questo tipo di politica molto accomodante perché allora sì gli sarebbe potuto essere imputato l'assenza di contributo alla soluzione di un problema sulla quale sul quale noi siamo sicuramente chiamati a partecipare scusate avevo detto avevo vite ma in realtà questi ragionamenti mi hanno suggerito una ultimissima domanda se posso intervenendo a trento l'ex premier romano prodi ha detto che in fondo quello che noi abbiamo un problema anche di anima c'è una volta che riusciamo a riprendere fiducia il paese riparte ma come si ricostruisce la fiducia nello stato o come si costruisce non è soltanto una fiducia nostra dei cittadini del nostro stato è una domanda che secondo me bisogna porre nei confronti dell'europa c'è molta sfiducia tra gli stati ed è molto cresciuta e siamo responsabili di questo perché da un lato i segnali non sono facili da leggere e dall'altro ci sono state delle decisioni che sono state o per motivi diciamo forse un po arbitrali o perché effettivamente c'è stata una risposta decisa in quella direzione lette come in contrasto come in contrasto con ciò che serve alla cole comunità in questo caso europea nel nostro caso sicuramente in italia c'è un'occasione in questo momento per dare fiducia ed è far funzionare questo questo piano ma da un lato va fatto funzionare dall'altro va spiegato bene e va spiegato bene nei suoi dettagli di che cosa sa che cosa si mira che tipo di interventi si vogliono fare per dare lavoro per far crescere la partecipazione dei giovani e delle donne se queste sono le le questioni cruciali sulle quali dobbiamo concentrarsi nel concentrarci ma è certo che sì questo piano produce dei buoni risultati questo accresce nel frattempo la fiducia e contemporaneamente accresce anche la fiducia nei nostri confronti e può servire per rendere finalmente possibile una unione anche nell'attività diverse dalla politica monetaria che sia di bilancio che sia poi eventualmente in aree molto più vicina alla politica che non all'economia in senso stretto nel tempo quindi io credo si debba insistere su questo la fiducia a breve termine è legata ai vaccini come sappiamo ed è indubbio che quello è ciò che stiamo vedendo noi stiamo vedendo che funziona il problema è che deve funzionare livello globale però e questo vuol dire che ci vogliono molti sforzi da parte dei paesi avanzati stiamo lavorando moltissimo in questa direzione per far sì che tutti ne escano e tutti innescano in tempi brevi grazie grazie governo trovi una domanda se la fiducia fra paesi dell'unione voi paesi i paesi dell'unione invece hanno trovato un po di più fiducia tra loro i paesi dell'unione europea forse in questa vicenda hanno trovato un po di più fiducia tra loro rispetto alla crisi finanziaria che invece li aveva visti molto sfiducia fra nazioni io credo che la risposta è stata totalmente diversa la crisi finanziaria ha avuto all'inizio una risposta abbastanza coesa nel far fronte alla crisi ma poi è molto rapidamente si è abbandonato il sostegno all'economia e ognuno ha fatto da sé chi è riuscito a farlo meglio e chi è riuscito a farlo peggio dopodiché c'è stata una ricaduta e nella ricaduta c'è stata la discussione sull'austerità alla cosa che peraltro ovviamente anche quella è una lettura particolare dipende che si intende per austerità ma ma adesso è stato molto diverso e soprattutto diverso è il consenso nel nel voler mantenere gli interventi di sostegno dell'economia che siano monetarie piu siano fiscali finché la ripresa non è consolidata questo è mancato il mancato sicuramente ed è mancato tra tutti i paesi e quindi la risposta non è stata un esposta compatta come adesso come spiegherà non sia la farei se consapevole di avere un destino comune probabilmente beh credo che abbiamo già visto il nostro tempo che non andò a siamo allora abbiamo aspettiamo l'anno prossimo come aspettiamo il nostro pubblico quelli che sono qui oggi con noi quelli che sono collegati li aspetteremo tutti in presenza grazie grazie paola pica carcere agevolmente grazie a tutti
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