Criminalità: confisca, gestione e destinazione dei beni
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Criminalità: confisca, gestione e destinazione dei beni
Il Ministro Piantedosi discute la lotta contro la criminalità organizzata, sottolineando come questa si sia infiltrata nell'economia e agisca nell'ombra, prediligendo il riciclaggio di denaro proveniente dal traffico di droga. Il Ministro illustra il contrasto al traffico di droga, descrivendo le operazioni di sequestro e la successiva distruzione delle sostanze stupefacenti. Piantedosi evidenzia il ruolo simbolico del riutilizzo dei beni confiscati alla criminalità, come la creazione di poli universitari e caserme. Infine, il Ministro affronta la questione migratoria, evidenziando una diminuzione degli sbarchi grazie alla collaborazione con i paesi di origine e l'impegno nel contrasto al traffico di esseri umani. Piantedosi sottolinea l'importanza della sicurezza percepita e l'impegno del governo nel rassicurare i cittadini.
Sono organizzazioni criminali, noi diciamo sempre, che si sono inabbissate, sono un po' meno clamorose nelle loro azioni rispetto a quegli anni, fanno meno straggia, anzi grazie a Dio non ne fanno più, fanno meno omicidi, sono meno rumorose, lo fanno apposta, non sono meno insidiosi, perché si sono infiltrate nell'economia e quindi cercano di agire nell'ombra, perché hanno capito che il fulcro dell'interesse sono i soldi all'economia e tutto questo trova maggiore facilità di azione, la dove i soldi ci sono per tradizione, dove c'è un'economia più solida, più strutturata. Le pensi che al di là delle regioni storicamente afflitte dal problema della presenza della criminalità organizzata, quindi Sicilia, Calabria, Campania, in parte la Puglia, poi c'è la Lombardia, che è la regione che immediatamente in sequenza vede il maggior numero dei beni sottratti alla criminalità organizzata, e in sequenza vengono tutte le altre regioni del nord, quindi le regioni del nord e tutt'altro che immune, anzi, è il bacino privilegiato di reimpiego dei soldi da parte della criminalità organizzata che quindi ha necessità di acquisire beni, attività imprenditoriale per riciclare, ad esempio, gli enormi proventi che ricava da quello che poi, oggi come oggi, il business principale della criminalità organizzata è il traffico della droga. Come si individua questa criminalità organizzata e come si individua questa criminalità organizzata e come si individua questa criminalità dei colletti bianchi, non quella che uccide, che è molto visibile, che tra l'altro non si preoccupa nemmeno di essere visibile, perché un tempo si ostentavano gli attentati, erano anche fortemente simbolici, visto che ieri è stato in quei luoghi, cioè è capace, ha colpito la nostra immaginazione quasi quanto le torre gemelle, per fare un esempio, in assenza di quello l'invisibilità garantisce... C'è la grande professionalità, come dicevo prima, di forze dell'ordine e magistratura su quelle che sono le attività criminali. Il traffico della droga è tanto fiorente, tanto pressante, tanto esteso. L'anno scorso in Italia sono stati sequestrate credo una novantina di tonnellate di cocaina e gli operatori stimano che sia una percentuale molto relativa rispetto al totale della droga che circola sul territorio nazionale, questo vale nel mondo. Partendo dalla professionalizzazione su questo versante, quindi del contrasto al traffico della droga, il traffico della droga ha una filiera di distribuzioni, è un po' come avviene per alcune attività imprenditoriali lecite, quindi ha alla fine il consumatore finale, quindi attraverso azioni che si fanno nelle grandi piazze di spaccio, quindi si risale a quelle che possono essere le filiere di approvvigionamento, si ricostruiscono dinamiche criminali e in qualche modo le si combattono e si va a vedere anche, è semplice descriverla, è molto complessa perché è un affare talmente fiorente che pervade in maniera molto impegnativa la nostra attività istituzionale, la nostra e quella della magistratura. In questo caso tutta la cocaina sequestrata che fine fa? Perché sugli immobili mi è chiaro capirlo, ma la cocaina... Io credo che le sostanze, le droghe insomma, quando vengono poi sequestrate, credo che ci sia poi la magistratura, l'autorità giudiziaria che decide a seconda anche delle prospettive, si hanno per esempio, ma credo che avvenga molto marginamente, una possibilità di reimpiego, per esigenze, ma quasi sempre ne viene anche una possibilità di risolvere anche perché poi la provenienza non è certificata, anche se ci sono delle analisi chimiche che ne possono dare in qualche modo la composizione chimica, io credo che il 99% viene destinata alla distruzione. Tornando ai luoghi simbolo, le viene in mente qualcosa, qualche sequestro dell'ultimo periodo, qualche destinazione? Noi per esempio vi viene in mente... Guardi, proprio l'altro giorno io insieme alla collega Bernina abbiamo firmato un protocollo, un atto con la Università Federico II di Napoli, alla quale abbiamo conferito alcuni immobili che sono stati sottratti a un clan molto importante, nella zona proprio di Caivano, a Fragola, la zona di Napoli Nord, per fare in modo che l'Università Federico II di Napoli possa impiantarci lì alcuni poli didattici, ecco, per fare in modo che l'Università Federico II di Napoli possa impiantarci lì alcuni poli didattici, ecco, non solo è un'utilità già di per sé valutabile, ma è molto importante perché ha una funzione anche pedagogica, cioè con quello che sono stati proventi dell'attività criminale e in qualche modo si concorre a quel progetto che il Governo sta portando avanti in una zona come Caivano ed intorno, di riqualificazione complessiva di quei luoghi, anche partendo dalle opportunità in più che si possono dare ai giovani di quei luoghi. Per esempio, abbiamo inaugurato, a Saluchina a Spromonte, abbiamo inaugurato la destinazione di una caserma, una sede di una caserma, una stazione dell'Arma dei Carabinieri, la stessa cosa facevamo qualche mese precedente ad Africa, anche queste sono destinazioni di grande valore simbolico, ci si toglie la criminalità organizzata e la stessa cosa facevamo anche per le forze di polizia, quindi con degli slogan che a volte noi utilizziamo, creiamo le risorse per le forze di polizia e per la magistratura attraverso l'azione che viene posta in essere contro la criminalità organizzata che appunto viene combattuta dalle forze dell'Ordi. C'è una potenza simbolica, non c'è dubbio. Le devo chiedere, di migranti, parliamo poco in questo periodo perché i nostri porti sono stati riusciti rispetto a un tempo, è riuscito a calmare tutti noi giornalisti, non ci lamentiamo più, cosa sta succedendo? Mi fa un punto migranti in questo momento, perché lo scorso anno parlavamo di Cutro. Eravamo in una fase un po' acuta, diciamo. Eravamo in una fase drammatica, lei arrivava praticamente da Cutro. Guardi, quest'anno sicuramente noi registriamo il mese di maggio di quest'anno, in questione di rispettazione degli sbarchi, degli arrivi. Tutto questo l'anno in corso registriamo un 60% in meno rispetto all'anarogo periodo dell'anno precedente. Quindi questo, lo dico non per così mera estere le indicazioni statistiche, ma perché sono segnali di un lavoro che sta cominciando a produrre i suoi... C'è gli accordi internazionali, infatti? Mi piace, perché mi piace i rapporti di collaborazione con i paesi che sono interessati a questo fenomeno, faccio la Libia, l'Ageria, la Tunisia, Costa d'Aborio, tutti i paesi dell'area subsaariana. Mi piace sottolineare, perché credo che a questo vada scritto questo primo successo, che ovviamente va consolidato, e comunque riguarda numeri che ancora non ci danno piena soddisfazione, ma questo successo al fatto che abbiamo cambiato completamente impostazione nei rapporti con questi paesi. Le faccio un esempio, spero di poter con poche parole essere molto semplificativo. Noi non trattiamo più il problema con questi paesi, con il pidio di chi dice, no, tu devi fare, io devo... Ecco, ti aiuto nella collaborazione che tu devi mettere in essere per fare in modo che non arrivino a me. Noi stiamo lavorando perché non arrivino neanche in questi paesi. Noi stiamo lavorando con questi paesi per gestire il pubblico, non solo solo o prevalentemente esportatore di emigrazione, ma paesi sulle cui coste stazionano migliaia di giovani cittadini provenienti dal Sahara, dal paese del Sahel, dell'area subsaariana, che sono un problema anche per loro, perché chiaramente sono arrivi indiscriminati, non gestibili, non sostenibili, quindi noi stiamo lavorando con questi paesi per gestire il problema in una fase avanzata, come? Con i rimpatri volontari assistiti, con i progetti di sostegno, di iniziative che questi paesi fanno in essere, lo facciamo in accordo con il coinvolgimento delle organizzazioni internazionali, l'OIM, l'UNHCR, quindi nell'assoluto rispetto di quelli che sono i diritti fondamentali delle persone, che quindi nella assoluta certificazione che questo avvenga da parte nostra, questo sta producendo i suoi effetti, quindi io credo dobbiamo continuare, questi sono fenomeni che non hanno una soluzione nell'immediatezza, riguardano problemi epocali sui quali si possono fare tante discussioni, gli squilibri demografici, gli squilibri economici, sociali, e quindi vanno affrontati con un approccio multilivello, multidisciplinare, ma soprattutto proiettato negli anni, quindi non è possibile immaginare che in un anno sia qualcosa che sia a zero. Noi siamo fermi nel mantenere un obiettivo, se io le dico che per noi sono ancora tanti quelli che arrivano in questo modo, è che noi siamo profondamente convinti che un'altra delle grandi piaghe mondiali, dei grandi trafici mondiali da sconfiggere è quello del traffico degli esseri umani. Dietro questi trafici, questi arrivi, ci sono gruppi spregiudicati che strumentalizzano questa aspirazione migratoria di giovani generazioni e lo fanno anche in maniera spregiudicata come le tanti morti che avvengono durante le traversate e poi testimoni. I fogli di via, i rimpatri funzionano perché ci chiediamo spesso anche nei nostri luoghi rispetto alla sicurezza percepita, alla sicurezza reale, ma poi queste persone davvero tornano nel paese d'origine o fanno un giro come nel gioco dell'OCAI tornano? Anche qui c'è un impegno che stiamo mettendo in essere che vuole essere proiettato progressivamente in maniera crescente nell'azione che noi ci riserviamo di consolidare anche nei prossimi mesi e nei prossimi anni, questo sia estendendo la rete dei CPR che sono le strutture famose, molto anche discusse, che sono fondamentali perché basta pensare che... Adesso che non c'è il presidente Fugati, può anche dire dove nascerà Trento, se ho un'idea. C'è questo dibattito infinito, Trento, Bolzano, una struttura regionale... Guardi, il presidente Fugati è da quell'amministratore costruttivo che è... E' già andato a aprire il centro? No, quello no, ma ha reso noto, quindi mi permetto di dire cose che lui ha reso noto, che non ha una contrarietà pregiudiziale laddove sa che i CPR sono funzionali anche ai sistemi di sicurezza di controllo del territorio della città e della provincia che lui amministra. Dicevo, noi abbiamo un programma crescente sia di estensione della rete dei CPR, ma anche di tante altre attività. Anche qui abbiamo dei segnali positivi. Per il secondo anno, marchiamo un incremento contenuto al più del 12% rispetto all'anno precedente. Ma le faccio un esempio, stiamo ponendo una serie di attività e anche di spinte che stiamo dando con le articolazioni periferiche territoriale, proprio nell'andare a ricercare i casi più delicati e quindi a soggettare la despulsione. Noi abbiamo avuto le ultime due settimane che abbiamo avuto un incremento, abbiamo avuto circa 260 cittadini strani respulsi rispetto ai 110 delle due settimane precedente. Abbiamo sperimentato alcune modalità, non mi addentro più di tanto, ma abbiamo sollecitato le Questure a darselo come obiettivo sul territorio nazionale, abbiamo visto già che c'è stato questo trend in momento, intendiamo proseguire. Noi ci siamo dati degli obiettivi, per cui anche qui non certo teorizziamo di avere numeri esorbitanti, ma avremo un incremento sensibile quest'anno, questo è l'impegno che prendo con i cittadini. Ma nel senso che molto spesso, siccome le espulsioni sono destinate soprattutto ai soggetti non solo che hanno una condizione di irregolarità, ma che molto spesso manifestano condizioni di pericolosità e quindi legate alla loro permanenza sul territorio nazionale, quindi è un impegno che vogliamo prendere con i cittadini. A posto di questo abbiamo un tema di sicurezza percepita, perché i dati ist dicano una cosa, i titoli dei giornali ne dicono un'altra e i cittadini hanno spesso paura, anche lo abbiamo visto a Milano per non citare Trento. Sì, perché ci sono degli episodi che giustamente, io quando parlo di sicurezza percepita non sminuisco i fenomeni, cioè un fenomeno come quelli che sono successi per esempio a Milano, come tanti altri, basti pensare le immagini... È stato un bel dibattito fra il sindaco. Ma un dibattito? No, la ringrazione della domanda non c'è stata, ci sono espressioni di punti di vista e noi abbiamo semplicemente sostenuto, che ovviamente per carità, come è stato sottolineato, l'espulsione dei cittadini stranieri pericolosi spetta lo Stato, va bene, lo Stato si aspetta di essere aiutato anche dalle amministratori territoriali, nelle amministrazioni territoriali nell'adeguare quegli strumenti che poi sono in qualche modo accessori, insomma sono funzionali a migliorare il sistema delle espulsioni. Comunque è una responsabilità nostra e come le diciamo la porteremo avanti. La sicurezza percepita è importante, noi non la sottovalutiamo. Ci sono episodi che fanno rumore, diciamo fanno paura, più di 100 altre situazioni. Ce ne dobbiamo fare carico perché abbiamo una popolazione che è sempre più sensibile, è una popolazione alla nostra, quella autoctona che è un po' che invecchia, quindi inevitabilmente tende a preoccuparsi di più. Ma tutte queste ripeto non sono elementi da parte nostra né di sottovalutazione né di tese a sminuire quello che è il valore rispetto ai dati statistici che credo lei facesse riferimento. Per noi è anche un solo episodio, è giusto che ci si preoccupi ed è giusto da parte nostra avere come obiettivo di rassicurare i cittadini. Mio mestiere, se non le chiedesse un'opinione sui tre cronisti fermati ieri a Roma, si è fatto nel frattempo un'idea su cosa sia successo? Come è stato poi nei comunicati ufficiali che sono stati emessi della questura di Roma dal Dipartimento della pubblica sicurezza si è trattato probabilmente di un equivoco fondato sul fatto che legittimamente le persone che sono state fermate non hanno dichiarato subito le proprie generalità e pertanto la propria condizione di giornalista e altrettanto legittimamente sono stati quindi assoggettati poi al procedere di identificazione che hanno fatto un po' rumore. Io la ringrazio per la domanda perché al di là, talvolta può succedere pure che ci siano delle sbavature su queste cose, non è stato in questo caso, ma può succedere. Io non faccio professione di perfezione dell'azione delle forze di polizia. Mi dispiace quando viene ricondotta ad un clima generale presunto o dalle direttive in qualche modo, perché questo va contro quella che è la professionalità intrinseca delle nostre forze di polizia che prescinde da qualsiasi direttiva politica e quindi da qualsiasi mutevolezza di qualsiasi governo e soprattutto non dato delle difficoltà talvolta operative su cui diciamo che si manifestano per questi ragazzi che talvolta sono in strada, devono in qualche modo prevenire o reprimere certe cose e non sempre a priori possono sapere, si è discusso nei mesi scorsi, il meccanismo dell'identificazione serve agli operatori di polizia per capire chi ha di fronte, quindi non è pregiudizialmente ostile nei confronti dell'altra persona. Poi si può anche sbagliare, ripeto, non è questo il caso perché credo che la Questura e il Dipartimento di pubblica sicurezza abbiano dato ampie giustificazioni, ma in Italia non si può dire che ci sia una repressione del dissenso e minchia minno della libera manifestazione di una nobile professione come quella del giornalista. È una risposta anche a chi come il presidente Mattarella vi ha invitato comunque a distinguere fra autorevolezza e autorità? No, non è una risposta a Mattarella, non vi permetterei mai. Io ho condiviso subito e molto sinceramente, quindi non solo come approccio di doveroso riguardo, ho detto pubblicamente che quel tipo di richiamo, di quella sensibilizzazione che mi pervenne quel giorno dal presidente Mattarella era ben accetta e anzi era sempre un riferimento importantissimo, perché il presidente Mattarella per autorevolezza e per importanza del ruolo deve essere sempre un riferimento importante. Quindi assolutamente per noi anche quando esprimo convinzioni come quelle che vi ho rappresentato adesso, su quelle che sono la professionalità delle forze di polizia, ma insomma il richiamo delle massime magistrature del nostro Paese, della massima istituzione rispetto al mantenimento e alla trasmissione, insomma agli uomini che in qualche modo fanno parte dell'amministrazione con l'onore di dirigere, è qualcosa che viene accolto sempre molto ben volentieri. Vedo che il nostro tempo è finito, cosa che detta così fa un po' impressione e le chiedo solo, la prossima volta, il prossimo anno al Festival dell'economia di Trento, cosa le piacerebbe dire? Ho risolto questo problema che nel 2024 temevo di non risolvere invece sono riuscito a risolvere. Ma diciamo per quello che abbiamo detto, e che adesso non vorrei dire ancora ancora più decrescente il numero dei migranti, sennò sembra quasi una fissazione maniacale. Quindi quella sicuramente come testimonianza del fatto di un lavoro che prosegue per come glielo ho rappresentato. Ecco abbiamo parlato di sicurezza percepita, mi piacerebbe che magari che potessimo discutere mettendo insieme una serie di azioni che saranno state posti in essere, che avranno maturato i propri effetti, magari che so, di qualche statistica che il Sole 24h avrà voluto fare, in cui avrà rilevato una percezione della sicurezza accresciuta da parte dei cittadini del nostro Paese. Ci vediamo l'anno prossimo, grazie Ministro Piantedosi, grazie a tutti voi. Grazie a tutti. Grazie.
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