La scommessa Pnrr per l’Italia e l’Europa
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La scommessa Pnrr per l’Italia e l’Europa
Il Ministro Fitto discute i progressi e le sfide del PNRR, sottolineando il successo della rinegoziazione con l'Europa e il raggiungimento di 230 obiettivi su 300. Si evidenzia la necessità di accelerare la spesa, concentrandosi sull'attuazione dei progetti e sul raggiungimento degli obiettivi entro giugno 2026. Fitto affronta le critiche, difende la spending review e rassicura sulla quinta rata in arrivo, sottolineando l'impegno del governo per la prevenzione delle frodi.
Ciao ragazzi, eccolo. Ministro, ci senti? Ministro, ci senti? Io sento. Ah perfetto. Ciao, sì sì, benissimo. Allora datemi voi l'ok e cominciamo. Tre minuti? Ancora tre minuti, Ministro. Aspettiamo che salgano le persone. Possiamo andare? Perchiamo others 物, j musun , Per me? Partiamo. Scusa, partiamo con la sigla e poi attacco alla fine. Buon pomeriggio, rieccoci qui al Festival dell'economia di Trento. Diamo il bentornato al ministro di Finanzie, che è il signor di Fondazione dell'Economia di Trento. Buon pomeriggio, buon pomeriggio. Buon pomeriggio, buon pomeriggio. Buon pomeriggio, buon pomeriggio. Buon pomeriggio, buon pomeriggio. Il bentornato al ministro Raffaele Fitto, ministro per gli affari europei, il sud delle politiche di coesione e naturalmente il PNRR di cui parleremo. Bentornato ministro Fitto. Grazie a voi, buon pomeriggio. Allora, lo scorso anno eravamo qui a dialogare sul palco e parlavamo di quella che era la sfida di allora. Negoziare con la commissione europea la revisione del nostro PNRR. Un anno dopo quella sfida è stata vinta, abbiamo un nuovo piano riscritto, ma possiamo anche dire che la partita vera comincia adesso. Comincia adesso perché, le cito il ministro un po' di numeri, ma a beneficio di chi ci ascolta, abbiamo raggiunto 230 obiettivi del PNRR, ne mancano 300. Mancano 387 ancora da centrare da qui a giugno del 2026. Abbiamo incassato circa 102 miliardi del totale di 194,4 miliardi che è l'ammontare del nostro piano e ne dobbiamo ottenere ancora 92, ma la maggior parte dei fondi è ancora da spendere. Ce la farà l'Italia a passare dal PNRR formale, procedurale, delegare delle aggiudicazioni al PNRR sostanziale delle opere e secondo lei la scadenza di giugno 2026 resterà? Io ho un approccio positivo al lavoro che stiamo facendo, perché lei giustamente ricordava la mia presenza lo scorso anno sempre da voi a Trento, ricordare esattamente quello che ci decidiamo lo scorso anno. L'anno scorso eravamo nel pieno di un dibattito nel quale si spiegava che era impossibile revisionare il PNRR, perché di questo si parlava all'epoca, e che eravamo degli irresponsabili solo a pensarlo. Il dibattito politico era questo lo scorso anno. Si diceva che era inimmaginabile toccare un piano perfetto e che il nostro paese avrebbe perso i soldi, giusto per inquadrare il momento politico e istituzionale dello scorso anno esattamente corrispondente all'attuale. Noi abbiamo invece avuto il coraggio e la determinazione nel fare quello che era necessario fare. Non l'abbiamo fatto in modo autoreferenziale, ma l'abbiamo fatto condividendolo con la Commissione Europea che ha approvato il nostro lavoro e con il Consiglio Europeo che ha approvato con decisione finale il nostro lavoro. Abbiamo spostato fuori dal PNRR una serie di progetti che non potevano stare nel PNRR diversamente, che avrebbero fatto non raggiungere gli obiettivi, ci avrebbero fatto tagliare le rate e ci avrebbero fatto perdere le risorse. Abbiamo riorganizzato con il Presidente il piano cambiando più della metà degli obiettivi, rendendoli adeguati allo scenario nuovo che ci si porta di fronte. Questo mi sembra che sia una rivista indispensabile anche per i passaggi uccessivi, perché ci ha consentito poi di centrare il risultato della terza rata con il pagamento della terza rata, della quarta rata della quinta rata, cosa sulla quale stiamo lavorando in questi giorni per la valutazione finale. Ora è chiaro che noi siamo nella fase in cui bisogna mettere sempre più a terra i progetti, lo possiamo fare nella misura in cui noi siamo nelle condizioni di poter tener conto che in questa prima fase c'è stata tutta la fase delle progettazioni, della messa a gara delle opere, che anche questo va sottolineato. Quindi oggi siamo nella fase nella quale, avendo superato una fase di poca spesa e di molto lavoro, quello appunto delle progettazioni delle messa a gara, oggi possiamo mettere in campo invece la fase della spesa di queste risorse, quindi riuscire a sviluppare il piano delle modalità previste anche a luce dei cambiamenti. La revisione ci aiuta a comprendere che noi abbiamo tolto dal piano delle opere che non potevano stare nel piano, perché erano opere che sono state inserite all'epoca in un modo errato, perché sono opere che non avevano la possibilità di essere rendi contate col piano verde, perché sono opere che non sarebbero mai state completate entro il giugno del 2026. Abbiamo sostituito, faccio un solo esempio, alcune misure, ne cito una, la più importante, che non solo è efficace e necessaria per il lavoro di faremo, ma anche per la tempistica di spesa, che mi riferisco alla misura per le imprese della transizione 5.0, che con un periodo di imposta per oltre 6 miliardi di euro avranno la possibilità di produrre sulla crescita degli effetti molto positivi. Tutto questo è frutto anche di un altro aspetto che non viene mai ricordato, che viene tanto per scontato, perché ogni tanto sentiamo il debattito sui meriti o meno del raggiungimento delle risorse piano. Mi permetto di ricordare che l'Italia per scelta ha preso 122 miliardi di euro a debito e l'Italia per scelta ha approvato il piano nazionale complementare che sono altri 30 miliardi di euro a debito, quindi su 220 miliardi di euro noi abbiamo oltre 150 miliardi a debito. Quindi la qualità della spesa è fondamentale per intercettare la crescita e per rientrare da questo debito. Quindi il lavoro che noi mettiamo in campo, il lavoro di questo tipo, che ha visto e chiudo anche sul fronte della revisione, un altro elemento molto fondamentale e importante, il cano non è solo spesa, anche riforme, e non è un caso che noi non solo abbiamo modificato con degli interventi specifici le 59 riforme previste, ma ne abbiamo aggiunte altre sette e quindi abbiamo anche alzato il tasso, la percentuale di riforme nel piano, che rappresenta la grande vera sfida sulla quale dobbiamo concentrarci non solamente con la spesa fino al giugno del 2026, ma soprattutto con la capacità di proseguire nel solto delle riforme dopo il giugno del 2026. È ancora convinto che la scadenza di giugno 2026 vada tenuta ferma senza pensare a possibili rinvii? È un dibattito, come ho detto più volte, legittimo, che a me interessa poco, perché io ho una responsabilità e ho delle date. Le date sono quelle, giugno 2026, quindi non possiamo ipotizzare che magari dopo probabilmente ci sarà o non ci sarà una proroga, noi dobbiamo lavorare per quello. Il decreto legge di attuazione della revisione del piano verde va esattamente in quella direzione, perché in quel decreto legge abbiamo inserito tantissime norme di accelerazione, semplificazione e di coordinamento fondamentali per accelerare questa spesa. Quindi per noi l'obiettivo resta il giugno del 2026, non può essere quello, poi se ci sarà un dibattito e una scelta di lista di membri della futura commissione che lo valuterà, prenderemo altro, ma noi non ci siamo al lavoro per questo. Ministro, lei accennava allo stralcio dal piano dei cosiddetti vecchi progetti, i progetti che esistevano prima del piano e che poi erano stati inseriti nella versione originaria del PNRR. Il nuovo PNRR, avendo perso quei progetti, comporta, lo ha calcolato la Corte dei Conti nell'ultima relazione, 5 decimali di PIL di deficit e quindi di debito in più rispetto alla versione originaria. Parliamo di 10,7 miliardi che derivano proprio dal fatto che il programma rimodulato ha escluso quei progetti che già erano scontati nei tendenziali di finanza pubblica. Questo spostamento quali conseguenze determina rispetto alle nuove regole europee e l'entrata in vigore delle nuove regole sul patto di stabilità e crescita? Ma nessuna, per il semplice fatto che il valore e l'impatto sul deficit del PNRR resta sempre lo stesso, perché se noi andiamo a articolare e a leggere la spesa annuale comprendiamo che soprattutto nelle prime due anni l'itala spesa non è stata altissima. Quindi l'impatto resta sempre lo stesso, nel senso che noi non abbiamo aggiunto ultimo le deficit, quindi abbiamo creato le condizioni perché si recuperasse quello che non è stato fatto nella prima parte. E quindi di fatto l'effetto del PNRR non è variato. Quindi è chiaro che il patto di stabilità, come noi sappiamo, a partire dal 2027, individua una serie di scelte relative a una modalità nuova da portare avanti e quindi gli interventi del PNRR peraltro non rientrano in questo ambito. Quindi noi dobbiamo tenere conto che sono interventi per investimenti. Quindi è chiaro che in questo contesto dobbiamo capire che il lavoro che mette in campo questi investimenti porta ad una crescita che inevitabilmente deve portare ad una riduzione compreso il debito. Questo è il lavoro che stiamo condividendo con la Commissione Europea. Quindi sostanzialmente si recupera nella spesa quello che non si è fatto, soprattutto nei primi due anni, se vogliamo essere chiari. E soprattutto evitiamo anche le contraddizioni di questo dibattito che ogni tanto impazzisce sul PNRR. Perché da una parte si chiede spendete, spendete, spendete. Dall'altra parte si dice no, non potete spendere perché. Mettiamoci d'accordo perché rischiamo di avere gli stessi interlocutori che ci dicono un giorno una cosa e il giorno dopo un'altra. Quindi dobbiamo tenere conto che noi abbiamo una quantificazione complessiva dell'impatto sul deficit del PNRR che deve essere sviluppato nel corso degli anni. Se nella parte iniziale, come dicevo, non si è effettuato complessivamente questo intervento, dobbiamo tenere conto della fase successiva. Quindi l'auspicio che abbiamo fatto anche nella nostra prima parte di questa chiacchierata va nella direzione di aumentare la spesa. Se vogliamo aumentare la spesa dobbiamo tenere conto che l'effetto complessivo del PNRR è stato calcolato su tutti gli anni e quindi non ci sono alcuni dei tempi in cui porterà i benefici della sua spesa. Quindi la suddivisione per anni e con una riarticolazione della spesa non comporta un maggior deficit in questo senso, ma comporta la possibilità di spenderlo come è stabilito nella fase originaria. Ministro, a proposito di contraddizioni che a volte non riguardano soltanto il dibattito, ma anche alcune decisioni sembrerebbe in seno al governo, abbiamo anticipato per primi sul sole 24 ore che sulla spending review dei comuni il Ministero dell'Economia ha deciso di modulare i tagli in proporzione ai fondi PNRR ricevuti. In sintesi, chi più ha avuto, più dovrà tagliare. Ma lei che ne pensa? Non sembra un meccanismo punitivo per quelle amministrazioni comunali che sul PNRR si sono impegnate di più? Alla innanzitutto mi fa piacere questa domanda perché mi consente di dire per la prima volta il mio pensiero che leggo oggi su alcuni quotidiani virgolettati. Io non ho mai parlato della questione, ma ormai in questo paese siamo abituati un po' a tutto questo metodo. Quindi oggi leggo le mie dichiarazioni virgolettate, addirittura i miei polemici di economista Giorgetti, che non solo smentisco perché non sono vere, ma soprattutto non esistono perché io non ho mai parlato con nessuno, ma invece leggo dichiarazioni virgolettate. Questa è la prima parte della riflessione. La seconda parte, il tema è stato già abbondantemente discusso. Il collegamento eventuale col PNRR non riguarda i fondi del PNRR, ma riguarda una riduzione di risorse nell'ambito del bilancio ordinario dello Stato rispetto alla legge finanziaria approvata nello scorso dicembre. Quindi anche questo è un altro elemento del quale si è discusso abbondantemente, però il dibattito politico ci impone di riparlarne come se fossero nuovi interventi, invece sono sempre gli stessi dei quali abbiamo abbondantemente parlato. Terza considerazione, lo voglio fare però un attimo solo leggendo testualmente, così utilizziamo anche questo aspetto, l'articolo della legge specifica, che parla di un riparto in proporzione di taglio agli impegni di spesa corrente al netto della spesa relativa alla missione 12 del bilancio dello Stato, che prevede diritti sociali, politiche sociali e famiglia negli schemi di bilancio degli enti locali. Come vedete, la lettura della legge smentisce clamorosamente il dibattito in corso, perché esclude quelle che sono eventuali tagli che riguarderebbero, come l'ho ascoltato e letto, asili, scuole e servizi ai cittadini, che sono espressamente esclusi dalla normativa approvata con la legge di stabilità. Detto questo, abbiamo uno schema di decretolegge che sarà oggetto di un confronto nel quale si indica la possibilità che per quei comuni che hanno ottenuto una maggior quota di finanziamento sulle infrastrutture in modo particolare ci possa essere questo tipo di intervento. Lo dico anche qui perché è evidente che noi abbiamo una situazione che non è uguale per tutti i comuni, perché se ci sono dei comuni che hanno avuto un maggior beneficio, ce ne sono altri che hanno avuto un minor beneficio, e quindi devono far quadrare i conti. Il confronto che metteremo in campo con i comuni consentirà di poter fare queste valutazioni, tenendo conto che ci sono anche dei comuni in cui gli interventi possono essere stati differenti. Se noi abbiamo finanziato il recupero urbano di un'area, i costi gestionali o di manutenzione magari saranno differenti. Quindi non è che ci può essere una divisione in due, c'è sicuramente un dato che si escludono le spese di carattere sociale e quindi d'intesa con il ministro Giorgetti, con il ministro Piantedosi, il governo ascolterà le valutazioni che dovranno essere fatte dal sistema delle punite locali e darà le sue risposte in questa direzione, tenendo conto di ciò che dice la legge, che da una lettura attenta riduce totalmente gli ambiti, non dell'intervento di cui avevamo già parlato, ma della legge finanziaria, ma delle polemiche che strumentalmente vengono sollevate in questo periodo. Ci sta però dicendo che quello schema di decreto cambierà. Ascolterete le esigenze? Lo schema di decreto cambierà se ascolterete le esigenze dei comuni? No, ma lo schema di decreto va innanzitutto non prevede le polemiche che stiamo ascoltando. A me non sembra un dettaglio, perché io ho ascoltato dichiarazioni di questo tipo, con una mano finanziate gli asili e con l'altra pagliate la spesa con me. Questo io ho letto. La lettura della legge che prevede la riduzione dice cose differenti e questo non mi sembra un aspetto marginale, risolve già a monte la questione di cui ci stiamo occupando. Il ministro Giorgetti e il ministro Piantedosi hanno proposto uno schema, come tutti i provvedimenti saranno oggetti di un confronto, ci saranno i più sollevati dei problemi, il governo eventualmente se il caso riferiterà o meno, ma la discussione in corso è, mi consentirete ancora una volta, una discussione molto strumentale, devo dire che in questi giorni è abbastanza strumentale, almeno lo sarà fino al 9 di giugno. Ministro, che cosa ci dice sulla quinta rata? Perché sono mesi che diciamo di settimana in settimana sta per arrivare, l'assessment è in corso, le verifiche sono in corso, ma si è inceppato qualcosa nelle verifiche della Commissione Europea sui 52 obiettivi del secondo semestre 2023? No, non si è inceppato nulla, stiamo lavorando bene con la Commissione Europea, 52 obiettivi non sono pochi e quindi è chiaro che c'è un lavoro di verifica che va fatto e la fase della verifica degli obiettivi raggiunti, che è stata in modo molto attento, procede molto bene. Io sono assolutamente ottimista su questo, mi permetto di ricordare anche qui, ma non voglio far vedere sempre il bicchiere mezzo pieno, però sinceramente, è singolare il dibattito del bicchiere sempre mezzo vuoto, nel senso che l'Italia, centrando nella quinta rata, è l'unico Paese in Europa a avere la quinta rata tra i Paesi che hanno 10 rate. E siccome il confronto spesso è anche con altri Paesi che magari hanno 5 rate, sarebbe utile anche fare un confronto con questi altri Paesi, perché magari avere 5 rate, davvero avvero giudo il pagamento solo di una rata, è diverso dall'avere 10 rate e il pagamento della quinta. Questo lo dico, diciamo così, come un piccolo conteggio matematico e percentuale che ci può aiutare. E lo dico anche perché, io penso che il dibattito sul Pienaio Rere debba essere accompagnato da un'analisi specifica, serena, perché non ricordo un dibattito così aggressivo nel dibattito pubblico italiano, nella fase nella quale il Pienaio Rere è stato predisposto. Non ricordo un coinvolgimento così ampio come abbiamo fatto noi nella fase nella quale il Pienaio Rere è stato scritto. E soprattutto, piace sottolineare che se noi non avessimo cambiato una serie di aspetti fondamentali nel Pienaio Rere, probabilmente qui staremmo a parlare non dei risultati raggiunti, ma del fatto che non avremmo raggiunto i risultati della terza, e la rata sarebbe stata tagliata, non avremmo raggiunto i risultati della quarta, la quinta, meglio qualche giorno in più, e ottenere il risultato pieno ed il lavoro che stiamo facendo, perché penso che sia molto utile fare velocemente, ma non fare in fretta, perché facendo in fretta rischiamo di fare male, quindi dobbiamo essere veloci ma dobbiamo fare bene. E questa filosofia che ha ispirato il governo Melone nel primo giorno, fino ad oggi ha portato dei risultati oggettivi, tanto sulla quinta rata quanto sulla sesta, che è un altro tema di discussione per la quale si sta rata, stiamo lavorando e tranquillamente rispetteremo i tempi previsti, e quindi senza alcuna difficoltà, ma con un lavoro intenso e serio con tutte le amministrazioni interessate, raggiungeremo gli oggettivi e presenteremo nei termini la nostra richiesta di pagamento, come abbiamo sempre fatto con le altre orate. Lei ha già anticipato che poi in estate, probabilmente a luglio, presenterà la prossima relazione sullo stato di attuazione del PNRR. Lì ci sarà il dato aggiornato sulla spesa, perché l'ultimo che abbiamo è ancora quello dello scorso dicembre, ed era fermo intorno ai 45 miliardi. So che lei non dà mai cifre in anticipo, ma questa spesa effettiva sta crescendo? La vedete crescere attraverso il monitoraggio del sistema Regis? Avremo delle belle sorprese già quest'estate? Io non do anticipazioni sui numeri, non do anticipazioni in genere, perché ritengo in genere per un politico, per un ministro ancora di più, l'annuncio pericolosissimo. Quindi inseguire un annuncio è molto pericoloso, è sempre molto più utile parlare dei risultati. Mi sembra che il PNRR in questo primo anno e mezzo possa essere raccontato con i risultati, perché sono oggettivi. Poi, peraltro, vi permetto di ricordare qualcosa che non è stato molto evidenziato anche nel dibattito politico italiano. Però a febbraio scorso la Commissione europea ha completato un rapporto di medio termine sul confronto tra tutti i PNRR e gli Stati membri, certificando che l'Italia ha sostanzialmente la migliore performance, ha raggiunto il maggior numero di obiettivi. Lo dico non per esaltare il nostro lavoro, ma per dire che comunque siamo sulla strada giusta. Detto questo, il tema della spesa è chiaramente un tema sul quale dobbiamo lavorare molto seriamente e intensamente. La relazione che noi stiamo preparando, come tutte le altre relazioni, sarà oggetto di un confronto con il Parlamento, che non abbiamo sempre fatto, perché come è noto sia in Carina di Regia che in Parlamento abbiamo deciso di aprire un confronto, perché con questo governo è stato molto ampio e non c'è precedentemente stato con questa intensità. E sicuramente faremo una valutazione su alcune criticità sulle quali stiamo mettendo ordine, ma non perché è un problema di questo governo, perché il tema anche delle transizioni, il tema del rispetto delle percentuali di spesa, il tema degli obiettivi strategici e orizzontali del piano, sono questioni insieme alla spesa importanti sulle quali man mano che andiamo avanti le relazioni semestrali in Parlamento stanno portando all'attenzione dei risultati anche per avere la possibilità di riequilibrare e correggere il tiro, perché noi non vorrei che dimenticassimo, siamo partiti da un'analisi della spesa delle risorse europee e nazionali e lo abbiamo fatto appena insediato, è stato il mio primo atto, dal quale è emerso che a fronte di 126 miliardi di euro della programmazione del periodo 14-20, a fronte di questi 126 miliardi di euro, in 9 anni, ne abbiamo stati spesi il 34% di questi soldi, quindi voi comprendete che noi siamo attrezzati per fare molto bene, stiamo cercando di farlo, è chiaro che non ci sia attrezza per i miracoli, quindi dobbiamo creare un contesto che è fatto di diversi provvedimenti per raggiungere questa soluzione. La lettura attenta dei decreti legge che noi abbiamo messo in campo, che sono stati sempre oggetto di grande dibattito e spesso di polemiche inutili, dal mio punto di vista, hanno portato invece dei risultati importanti, dal tema della governance che ne abbiamo, dal tema dell'efficacia della spesa e anche soprattutto dal punto di vista dell'accelerazione della stessa. Nei provvedimenti che abbiamo messo in campo si va in questa direzione, faccio un esempio, domani mattina il presidente del Consiglio, insieme a me e al ministro Piantedosi, presiderà il tavolo prefettizio che si riunirà in prefettura a Roma e che sarà contemporaneamente in collegamento con tutte le prefetture italiane, perché lì metteremo sui territori un raccordo delle amministrazioni centrali e locali che trovanno evidenziare delle criticità, potrei fare in attuazione quanto abbiamo fatto quando ero sul PNR, potrei fare numerosissimi esempi, per esempio quello della responsabilizzazione degli interattuatori, perché abbiamo previsto per la prima volta un articolo molto forte, vedendo conto, ma inevitabile per accelerare la spesa, quello che prevede in modo specifico il fatto che chi riceve le risorse all'interno del PNR le riceve sapendo di averle ricevute con l'impegno di spenderle con quella tempistica e che quindi si assume la responsabilità, che in alternativa alla incapacità di farlo, prevede una responsabilizzazione qui diretta da parte di chi è beneficiario dell'intervento, potrei parlare delle numerose semplificazioni che abbiamo messo in campo e di un lavoro molto complesso che va avanti, io dico molto positivamente, che non può trovare una soluzione immediata, certo, invidio colori quali invece ogni tanto dichiarano rispetto al PNR magari senza il doveroso approfondimento e sollevano polemiche che non penso siano utili, perché guardi il PNR non è un tema solo del governo menone, visto che si sta parlando della prospettiva europea, della futuro delle istituzioni europee, il PNR è generato da uno strumento di indebitamento comune come il Next Generation, il PNR italiano è il più grande in assoluto, fra tutti i paesi europei, la riuscita o meno del PNR italiano è la riuscita o meno di uno strumento che la Commissione Europea ha messo in campo, ci sono molti paesi europei che in quella fase la crisi Covid hanno ben o male condiviso quello strumento di indebitamento, che oggi potrebbero esprimere come lo fanno molti per prestigio, quindi la riuscita è una grande sfida per il governo del Paese ed è una grande sfida per l'Italia oltre che per il governo del Paese ed anche per la Commissione Europea, e la riuscita di questo strumento potrebbe valorizzare l'elemento dell'indebitamento comune e dello strumento messo in campo anche per le grandi sfide che abbiamo di fronte e che dovrebbero essere messe in campo nei prossimi anni dalle istituzioni europee. Ministro, la preoccupa il rischio di infiltrazioni, blocchi delle opere per inchieste della magistratura che possono lambire da nord a sud l'attuazione del PNR? Nel decreto PNR avete messo una norma per rafforzare la lotta alle frodi, ma quanto è da qui in avanti cogente il rischio di stop per l'accertamento di infiltrazioni? Anche qui vorrei fare una premessa con un esempio concreto, come ho fatto con la questione dei comuni, perché sennò rischiamo di parlare sempre in modo generico. Questo dibattito si è scatenato dopo l'inchiesta di Genova sostanzialmente, parlando di un'opera in modo specifico. Quell'opera non ha nemmeno un euro di PNR, ha solamente una quota di piano nazionale complementare. Quindi diciamo che noi stiamo discutendo sulla base di un'inchiesta, che è tutto da dimostrare, che non riguarda in alcun modo il PNR. Eppure se noi chiedessimo alle persone in sala e a tutti i colori in cui ci ascoltano che cosa è successo, tutti diranno che si sta bloccando un'opera finanziaria da PNR. Perché purtroppo abbiamo letto questo per tutti i giorni successivi all'abbio di questa indagine. Lo dico perché non è utile, perché poi alla fine bisogna passare le ore, le giornate a spiegare anche in Europa che non è così, perché c'è un danno reputazionale di cui non abbiamo per niente bisogno. E quindi far prevalere la polemica politica rispetto a questo elemento non è utile al Paese, questo mi permette di dire molto tranquillamente e moderatamente. E aggiungo, il governo è ben consapevole del fatto che bisogna alzare il livello di guardia sulla prevenzione innanzitutto, ed eventualmente come conseguenza sulla repressione, ma intanto sulla prevenzione. E il governo per scelta prima di qualsiasi inchiesta, basta vedere i tempi, nel decreto legge di attuazione della previsione del PNR ha previsto una norma che è quella che parte da un'esperienza molto positiva del COLAF, che è il Comitato per la Lotta alle frodi europee, che opera da molti anni in Italia sulle risorse europee della coesione e ha per scelta esteso le competenze di questo organismo anche al PNR. E quindi diciamo, dimostriamo con i fatti, per tempo, che l'attenzione del governo Meloni su questi elementi è alta e soprattutto che c'è la consapevolezza che bisogna lavorare molto in serie di prevenzione. E quello che è stata la prima riunione del tabolo previsto da questo decreto legge, allargato ad altre istituzioni per fare un coordinamento unico, presiduto dal presidente del Consiglio, va esattamente in questa direzione del lavoro che abbiamo fatto. Quindi sicuramente l'Italia lo ha dimostrato già in passato e basta ascoltare le parole della procuratrice europea che ha indicato in modo molto chiaro, non l'Italia come esempio negativo, ma l'Italia come esempio positivo. Perché nel rivendicare il ruolo della guardia di finanza e la sua efficacia nell'azione, non io o qualcuno del governo Meloni, ma esattamente la procuratrice europea che ha detto, magari negli altri paesi europei ci fosse l'attività che si fa in Italia e ci fosse un'azione come quella per esempio della guardia di finanza. Quindi noi non dobbiamo utilizzare questi episodi come un elemento negativo per insultarci e far perdere di credibilità al nostro Paese, ma come un elemento molto positivo perché l'Italia è il Paese che opera con maggiore efficacia sul fronte della repressione, della prevenzione delle frodi comunitarie. Questo penso che sia un elemento che caratterizza molto positivamente il nostro Paese e andrebbe utilizzato come esempio positivo e non come banale e talvolta anche polemica fuor di luogo rispetto alla realtà dei fatti. Ministro, le volevo fare anche lei, Ministro per gli Affari Europei, ma anche una lunga esperienza in Europa e tra pochi giorni ci saranno le elezioni. Ursula von der Leyen ha teso la mano a Giorgia Meloni, pensa che i conservatori potranno garantire una qualche forma di sostegno a una maggioranza ursula, pensa che da queste elezioni il ridisegno della geografia delle grandi famiglie politiche sarà possibile e naturalmente le chiedo se le dovessero chiedere di fare il Commissario lei accetterebbe. Andiamo per ordine, i Fratelli d'Italia e Giorgia Meloni hanno negli anni dimostrato una centralità a livello europeo. Io nel 2019 ero candidato alle elezioni europee, sono stati diversi mandati in Parlamento Europeo, ho avuto anche l'onore di essere capogruppo del gruppo dei conservatori europei e seguire anche l'evoluzione di questo partito del quale Giorgia Meloni ne è Presidente. Questo lo voglio dire perché è un elemento che rafforza la credibilità internazionale di Giorgia Meloni e dell'azione politica che portiamo avanti. Lo dico anche qui senza polemica ma sempre per ricordare che noi abbiamo fatto una campagna elettorale delle elezioni politiche dove il tema di fondo era dove andate con Giorgia Meloni Presidente del Consiglio? Non vi riceverà nessuno, sarete a livello europeo e a livello internazionale un disastro per la nostra Italia. Questo veniva detto e scritto ampiamente. Io penso di poter affermare che, senza tema di smentita perché è la cronaca di questo anno e mezzo, che la credibilità del nostro Paese sta proprio nell'efficacia dell'azione che Giorgia Meloni ha portato avanti. Lo dico non a caso nell'anno della Presidenza italiana del G7 e nella forza di rompente anche dei temi che saranno oggetto del confronto tra i capi di stato e di governo nei prossimi giorni, una settimana dalle elezioni proprio nell'ambito del G7 tra i leader. Con fatta questa premessa, anche qui bisogna mettere in ordine il filo alle coste. Noi stiamo lavorando innanzitutto perché ci sia un programma in Europa diverso. Nei giorni scorsi è stato presentato il rapporto letta sul mercato interno, sul carico del Consiglio europeo. Mario Draghi ha anticipato il rapporto che la Commissione europea gli ha assegnato. Una caratteristica tra i due rapporti che emerge nelle dichiarazioni è che c'è bisogno di un profondo cambiamento. Noi queste cose ci siamo permessi di dirle per tempo, li abbiamo dette negli anni scorsi quando era un po' più difficile dirle. Perché? Perché l'esempio dell'invasione nell'Ucraina fa emergere in modo molto chiaro quale deve essere la linea da correggere per il futuro. Nel senso che noi ci siamo svegliati il 22 febbraio del 2022 e abbiamo scoperto che l'Europa dipendeva sostanzialmente sul fronte energetico dalla Russia. Ma lo sapevamo tutti che era così. E sono messi in campo una serie di interventi radicali per ridurre quasi allullate in poco tempo questa dipendenza. Ora, qual è il programma e gli obiettivi in sintesi per il futuro? Evitare di operare sulla base delle emergenze. L'Europa ha di fronte a sé uno scenario globale molto complesso, ha bisogno di fare poche cose e farle bene. Il tema dell'autonomia strategica è fondamentale per avere un'altra capacità di correggere anche alla luce delle tensioni geopolitiche un altro errore fondamentale che è stato quello degli anni passati della delocalizzazione delle produzioni. Dobbiamo riportare all'interno questo tipo di produzioni, dobbiamo essere in grado di poter costruire una dinamica per la quale si opera con una programmazione in anticipo anziché intervenire sull'onda lunga della fretta e dell'urgenza. Le tensioni che ruotano intorno a Taiwan lasciano intendere quanto sia urgente ed importante questo tipo di atteggiamento. In questo contesto i conservatori sviluppano la loro azione, la loro campagna elettorale. Noi abbiamo collaborato positivamente con la Commissione Europea in questi anni come era doveroso che fosse, perché noi siamo il governo dell'Italia in questo momento. Giorgio Amadoni rappresenta l'Italia, Ursula von der Leyen e la Commissione Europea rappresentano la Commissione Europea e abbiamo determinato un dialogo, un'interlocuzione del PNRR, dell'immigrazione, a scelte fondamentali anche sull'interno della fattoria. Le recente discussioni che il Consiglio Europeo ha fatto in materia di agricoltura su input erizzativa dell'Italia con una serie di scelte altrettanto importanti, potrei fare un lungo elenco per dire che in quest'anno e mezzo l'Italia ha svolto un luogo da protagonista e Giorgio Amadoni è stata in grado di determinare spesso e volentieri anche l'agenda del Consiglio Europeo. Questa è la premessa. Ora, il giorno dopo il risultato, che si valuteranno i numeri, ci si siederà intorno a un tavolo, si vedrà il programma e si faranno le scelte. Aggiungere altro è sbagliato. Ogni partito ha scelto di esprimere una candidatura come Spitzenkandidat alla Presidenza della Commissione Europea, noi non l'abbiamo fatto per scelta e quindi adesso lavoreremo per aggiungere il consenso quanto più ampio possibile per essere in grado di incidere sempre di più sui temi ai quali ho fatto riferimento. Ultima considerazione, l'Italia dovrà affrontare un momento di verifica seria, dovrà condividere e inserire elementi programmatici importanti. Poi il governo del Paese e la maggioranza tra le valutazioni sulla indicazione della persona giusta. Quindi, oggi, come abbiamo detto fino a questo momento, tutte le domande che mi ho fatto dall'inizio fino a questa ultima, non ho problemi di impegni, di lavoro, come sapete, perché insomma i dossier che sono nelle mie competenze, sotto le mie responsabilità, vi assicuro che non mi danno il tempo di pensare ad altre cose. Il governo lo vedrà il Presidente del Consiglio e il governo dopo la campagna elettrale quando l'Italia dovrà certamente esprimere una sua presenza che si è in grado di poter incidere concretamente nella costruzione di una nuova dinamica a livello europeo nella difesa degli interessi del nostro Paese. Però non si rende indisponibile, diciamo, in questo momento. Guardi, io sono Restio come sa fare le interviste, non ne ho mai fatta una da quando sono stato un miliardo Ministro. Partecivo a questi eventi perché è doveroso farlo e quindi, diciamo, capisco il suo sforzo di farmi dire qualcosa che non ho detto e non lo dirò. Nessuno sforzo, giuro. Va bene, la ringrazio Ministro, sempre per la sua disponibilità. Grazie a voi. Il prossimo anno torni in presenza, ce lo prometta sin da ora. La ringraziamo, buon lavoro davvero. Grazie a voi. Grazie, arrivederci. Grazie, arrivederci. Grazie, arrivederci. Grazie, arrivederci.
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