Stati, autonomie e Pnrr
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Stati, autonomie e Pnrr
Nel talk sono stati affrontati temi come la riforma costituzionale, l'emergenza alluvione in Emilia-Romagna e il Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (PNRR). È stato, inoltre, discusso il tema dell’autonomia differenziata, come strumento per premiare merito e competenze regionali.
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Buongiorno a tutti. Siamo qui con il ministro Siriani per confrontarci su argomenti che sono fondamentali per il nostro futuro. In questo festival si sta discutendo del nostro futuro, del futuro del pianeta ma anche del futuro, naturalmente, dell'Italia. Ora parto subito, come dire, dall'attualità. Ministro, in questi giorni il Capo dello Stato, a giovedì scorso, il Capo dello Stato è tornato a richiamare il Governo sul eccessivo ricorso alla decretazione d'urgenza. Il Governo Meloni, finora in sei mesi, ha approvato 27 decreti legge e di fatto il ricorso, invece, alla procedura ordinaria, cioè alla presentazione di disegni di legge, è pressoché inesistente. Non è un problema che è stato, come dire, portato all'attenzione del Capo dello Stato nel corso di questo Governo ma sono anni che i vari Capi dello Stato, non solo Sergio Mattarella, hanno ammonito i governi a questo svuotamento delle prerogative parlamentari, peraltro a cui si aggiunge anche il fatto che siamo in presenza di un monocameralismo di fatto, nel senso che ormai, da diversi anni, vediamo che i provvedimenti, i provvedimenti più importanti a partire dalla legge di bilancio, di fatto sono esaminati da una sola camera. Allora la domanda è questa, si parla tanto appunto di un rafforzamento dei poteri dell'esecutivo, di stabilità, e voi con la vostra riforma costituzionale che presenterete nelle prossime settimane, poi ci spiegherete in che modo. Le chiedo però, in questa riforma si terrà anche, come dire, presente questo svuotamento delle prerogative parlamentari? Come si compenserà questo rafforzamento del potere esecutivo da un lato e dall'altro, invece, con questo dibolimento del Parlamento? Innanzitutto grazie per l'invito, grazie per l'occasione di confronto, la domanda è molto complessa e meriterebbe una risposta molto lunga, non credo che avremo il tempo per farlo in maniera profondita, però ci tengo intanto a dire alcune cose. Noi immaginiamo una riforma istituzionale che dia stabilità e autorevolezza al governo, ai governi che ci saranno in Italia, perché purtroppo i governi italiani succedono al ritmo di 12-14 mesi, questo rende poco credibile, poco forte l'azione non del governo Malone, ma dei governi che si sono succeduti, questo naturalmente comporta anche dei riflessi negativi sul piano internazionale, della forza del nostro governo sul piano internazionale. La riforma che immaginiamo è una riforma che dà forza all'esecutivo, ma che dà anche dignità al Parlamento, paradossalmente in questo momento in un regime di parlamentarismo puro il Parlamento conta poco, conta sempre meno, quindi la riforma che abbiamo in mente è una riforma che dà forza al Parlamento e all'esecutivo, entrambi guadagnando maggiore dignità e maggiore autorevolezza. Stiamo al lavoro con i tecnici e con la ministra Casellati proprio per immaginare un percorso che arrivi a questo, anche perché venendo all'inizio della sua domanda, noi ci confrontiamo ormai da anni con le difficoltà di un sistema politico lento che non dà le risposte che si attendono i cittadini. Lei me lo può insegnare, noi leggiamo i titoli dei giornali praticamente un giorno sì, l'altro pure, c'è un'emergenza, adesso c'è l'emergenza alluvione, prima c'era l'emergenza siccità, l'emergenza ucraina, l'emergenza giustizia, l'emergenza sanità e quindi i governi, qualsiasi governo si trova nella difficoltà, nella necessità di dare risposte immediate perché la società pretende risposte immediate dell'esecutivo. L'unico modo per avere risposte immediate e certe è fare un decreto, quindi si moltiplicano i decreti, i decreti provocano la necessità di tempi stretti per la conversione in Parlamento, in Parlamento i gruppi parlamentari vengono limitati, sono mortificati nella loro attività, le camere non hanno il tempo perché 60 giorni sono pochi per esaminarle entrambi, quindi solo una camera lo fa l'altra la ratifica, ecco questo è l'effetto di un sistema politico vecchio che va cambiato. Per cui abbiamo un sistema parlamentare che difende le prerogative del Parlamento ma anche nello stesso tempo non può che non ammetter che così com'è non è in grado di dare risposte certe e veloci e le esigenze della società, ecco perché abbiamo bisogno di una modifica profonda dell'aspetto istituzionale e ordinamentale del Paese, dopodichè però il richiamo del Presidente della Repubblica noi non lo possiamo ignorare e quindi abbiamo la necessità come governo di auto limitarci, cercheremo di fare meno decreti, lavori, l'avvio del governo è stato inevitabilmente quello di tanti decreti perché c'erano tante cose da fare, cercheremo di limitare il numero di decreti, di fare decreti più omogenei meno decreti omnibus, cercheremo di lavorare più su disegni di legge ordinari, l'importante è che il Parlamento ci aiuti a fare in modo che questi disegni di legge poi vengano approvati in tempi ragionevoli e infine aggiungo anche che abbiamo un problema legato ai regolamenti, so che è un argomento che appassiona poco ma quindi i regolamenti del Senato e della Camera sono diversi e quindi in questo momento governare il Paese significa governare il Paese con due Camere che hanno due regolamenti diversi, il Senato è più ordinato, è più facile da gestire, la Camera ha un regolamento non aggiornato alla modifica recente col taglio dei parlamentari quindi diventa tutto molto più complesso, quindi tutto questo per dire che c'è necessità davvero di una reforma profonda dello Stato e delle istituzioni non per fare un favore al governo di centrodestra, ma per fare un favore al Paese che davvero ne ha un grande bisogno. Grazie, rimanendo all'emergenza, perché lei ha citato appunto l'emergenza di questi giorni, ovviamente l'emergenza in Emilia-Romagna per quanto riguarda l'alluvione, le faccio una domanda che è inevitabile, Esiste questo decreto che in realtà un testo sta circolando e è anche venuto in nostro possesso sull'accentramento di poteri a Palazzo Chigi e l'istituzione di un Commissario Doc per quanto riguarda l'emergenza e la ricostruzione in Emilia e Romagna? No guarda, l'unico decreto che io conosco è quello che il Consiglio dei Ministri a cui vi faccio parte ha provato la settimana scorsa sull'alluvione che è riuscito a mettere insieme 2 miliardi di euro in pochi giorni destinati alle popolazioni colpite dell'Emilia e Romagna e non soltanto Emilia e Romagna in realtà anche le marche. Tutti gli altri sono testi che circolano ma che non hanno nessuna dignità politica, ne parleremo una volta che sono stati approvati. Personalmente trovo poco interessante e anche poco edificante che mentre ancora stiamo spalando il fango dalle case e dalle aziende in pazza il totonomine, chi farà il Commissario sarà un locale, sarà un regionale, sarà un tecnico, sarà un politico. A me francamente interessa abbastanza relativamente, mi interessa che i soldi arrivino a destinazione, che oltre i miliardi che ha messo lo Stato magari arrivi qualcosa anche dalla Commissione europea o dal Parlamento europeo che i soldi vengano spesi bene e presto. Tutto il resto mi pare abbastanza secondario, sarà Bonaccini, non sarà Bonaccini, sarà un tecnico, sarà un funzionario della popolazione civile. Tutto questo credo si possa parlare più avanti. Ricordo peraltro che Bonaccini in questo momento è già Commissario per l'emergenza per rispetto delle popolazioni colpite di chi sarà e di chi non sarà a gestire i soldi che verranno ce ne occuperemo nel momento in cui il Consiglio Ministri deciderà finalmente in maniera ufficiale e prenderà le sue decisioni in maniera ufficiale. Ministro, lei adesso ha accennato appunto anche al ruolo dell'Europa. Le chiedo appunto anche se da questo punto di vista il PNRR potrà venire in soccorso in qualche modo dell'emergenza, soprattutto per quanto riguarda la fase di ricostruzione di messa in sicurezza del territorio. Mi pare che sono due cose distinte. Già il Ministro Fito e altri Ministri che hanno competenze dirette sulla materia hanno spiegato che il PNRR ha una destinazione vincolata che difficilmente si può modificare per l'emergenza. Però ci sono altre risorse che possono arrivare in soccorso alle popolazioni colpite, di cui ha parlato la Presidente Meloni insieme a von der Leyen solo qualche giorno fa. Io trarei le cose separate. Abbiamo esigenza di realizzare il PNRR, che non è francamente un'operazione semplice, è banale, è molto molto complessa. Abbiamo contemporaneamente la necessità di far ripartire le Miglia Romani. Abbiamo il vantaggio che la popolazione delle Miglia Romani, gente che si rimbocca le mani e che non attende l'aiuto dello Stato, è già ripartita prima ancora che arrivassero gli aiuti, però sono questioni che trarei separate. Entrambe molto importanti. La partita del PNRR è una partita cruciale. È evidente che qui giochiamo 230 miliardi di investimenti, anche la faccia del Governo e dell'Italia sul piano europeo. Detto questo, ma non per fare lo scaricaberile, vorrei ricordare che il Governo attuale ha ereditato un piano che deve attuare, ha ereditato un piano scritto in un'epoca storica precedente, che è quella prima della guerra in Ucraina, prima dell'esplosione del prezzo del gas, prima dell'esplosione del prezzo delle materie prime, prima dell'esplosione dell'inflazione e quindi adesso stiamo facendo un lavoro gigantesco per tenere sotto controllo tutto. Devo dare atto al Ministro Fito, devo aver fatto ogni sforzo per mantenere gli impegni che l'Italia ha preso in sede europea ha coinvolto sin dall'inizio gli enti locali, le regioni e le province, che saranno partner fondamentali affinché il PNRR possa essere realizzato compiutamente. È un compito enorme, però è un compito che il Governo intende realizzare fino all'ultimo e non ci nascondiamo le difficoltà, mercoledì ci sarà una cabina di regia, un pezzo alla volta credo riusciremo a realizzare questo importantissimo progetto, che riguarda l'Italia nel suo complesso non è soltanto un vantaggio per il Governo Melonima, per tutto il Paese naturalmente. Rimanendo sul PNRR, il ruolo dell'Italia è importante anche perché rischia oppure aiuterà sempre più l'Europa ad intervenire assieme, anche attraverso le missioni di debito comune, su grandi temi, grandi questioni. Quindi il fallimento del PNRR italiano, che è il Paese che ha ricevuto le maggiori risorse, rischia di indebolire questa visione europea. La domanda che le faccio è questa, lei ha già detto appunto è un altro mondo quello che si è visto dal 24 febbraio dello scorso anno in poi, tutto è cambiato. Ma allora quali saranno, non le chiedo in particolare, però dove sta andando il PNRR targato Governo Meloni? Credo che sarà necessaria un'operazione di puro realismo, di cui hanno parlato tutti i Ministri del Governo che si sono in qualche modo interessati ai PNRR e qui hanno competenze in tema di PNRR. Realismo significa che faremo quello che si può realizzare e che non faremo quello che non si può più realizzare e che non è utile realizzare. Si è parlato recentemente dei campi di calcio, degli Stadi che non mi paiono proprio la principale priorità del Paese. Ci sarà da fare un lavoro di pulitura, di rifinitura in modo tale da poter realizzare esattamente tutto quello che si può realizzare, sapendo che quello che prima costava 100, qui abbiamo degli amministratori in sala, adesso costa 130, 140, se no un 200. E quindi è un'operazione di puro realismo, di puro pragmatismo. Abbiamo questi soldi da spendere, molti progetti li realizzeremo, altri li dovremo lasciare per strada. Mercoledì, come negli altri incontri, il Governo, le Regioni, le Province e i Comuni cercheranno di fare il punto per poter dire questa cosa la facciamo, questa non la facciamo, questa la facciamo mantenendo i costi, questa la facciamo aggiungendo altre risorse. L'importante è raggiungere l'obiettivo, ma serve pragmatismo, serve realismo, perché ci rendiamo a tutti quanti conto dell'importanza di centrare l'obiettivo, ma non possiamo nasconderci dietro un dito. Il mondo è cambiato e i costi sono esplosi. L'importante è secondo me che il sistema Italia faccia squadra per raggiungere l'obiettivo. Il compito della cabine di regia è proprio questo. E sin dall'inizio il Governo si è mosso per ricepire anche le istanze, i suggerimenti, i consigli che provengono dagli enti locali che spero in massima parte sono anche attuatori del PNRR, quindi hanno una responsabilità fondamentale in tutto questo. A proposito degli enti locali e del ruolo delle Regioni, è inevitabile parlare dell'altra grande riforma che il Governo sta portando avanti, mi riferisco ovviamente all'autonomia differenziata. In questi giorni ci sono state delle critiche importanti provenienti dal servizio studi della commissione bilancio anche della stessa commissione europea. E focalizzerei in particolare l'attenzione non solo su quello che viene definita la minaccia di un rischio di disgregazione del Paese e di aumento delle distanze tra regioni più ricche e regioni più povere, ma soprattutto al rischio di un impoverimento del bilancio statale, nel senso che la devoluzione di tutta una serie di competenze da parte dello Stato centrale alle Regioni rischia di rendere molto forti i bilanci regionali, molto deboli il bilancio dello Stato che si troverà poi a sua volta invece l'obbligo di ripianare, di finanziare quelle Regioni che si trovano indietro. Questo mette al repentaglio anche la tenuta dei nostri conti pubblici. Cosa risponde a queste critiche avanzate? Rispetto naturalmente al servizio studi del Senato, rispetto alle opinioni di chi ha un'idea diversa dalla mia, ma io tutti questi rischi non li vedo. Il Paese è già purtroppo molto diviso e molte Regioni hanno bilanci molto lontani gli uni dalle altre, servizi molto lontani gli uni dalle altre, sarebbe impietoso fare paragoni sui sistemi sanitari di alcune Regioni rispetto ad altre Regioni del nostro Paese. La riforma non è fatta per spaccare l'Italia, per mettere un pezzo del Paese contro un altro pezzo del Paese, è fatta per unirla, per premiare il merito, per premiare le competenze, per premiare alcune amministrazioni che hanno dimostrato di saper lavorare bene. Io i rischi anche finanziari non li vedo e cerco di spiegarmi. Io vengo da un'esperienza, ho fatto l'amministratore regionale per tanti anni in Friuli e Venezia Giulia, una Regione speciale. La natura della riforma all'interno della Costituzione, diciamo la riforma Calderoli per semplicità, non è quella di alterare i bilanci delle Regioni dello Stato o di mettere a suo quadro il bilancio compessivo dell'Italia rispetto ai conti su cui vigila l'Unione Europea. È una cosa molto semplice che è già avvenuta nella mia Regione. Nella mia Regione, in Friuli e Venezia Giulia, esisteva l'ANAS, che gestiva le strade regionali, le strade di interesse nazionale. Una decina di anni fa, forse qualcosa di più, si decise con un patto, tra Stato e Regione, di devolvere la competenza su queste strade alla Regione Friuli e Venezia Giulia. Lo Stato disse alla Regione quanti soldi tu spendi ogni anno per gestire questa cosa qua, 100. Ecco, questo 100 lo riconosce a me e io mi impegno, con le stesse risorse che spendevi tu, a fare il mestiere che facevi tu, spendendo lo stesso o spendendo addirittura di meno. Questa è la sfida. Cioè, è la sfida di mostrare che in sede regionale, in sede locale, si possono gestire alcune partite, quelle previste dall'articolo 117 della Costituzione, con maggiore efficienza e con minori costi. È una presa dato di responsabilità. Non è libare tutti, non è i soldi a pioggia per fare quello che si vuole, non è trattenere le risorse delle Regioni ricche per non trasferirle più alle Regioni povere. È esattamente il contrario. Un patto tra Stato e Regione per consentire alle Regioni che hanno già dimostrato di lavorare bene di fare altri pezzi di attività amministrativa con altrettanta bravura e altrettanta efficienza. Quindi, se questa cosa è gestita in maniera corretta, leggendo bene le cose che ci sono scritte nei testi, non inventando pericoli che non esistono, credo che alla fine avremo un Paese più moderno e più efficiente, in cui ci sarà uno Stato centrale più forte, più autorevole, più stabile, autonomie locali altrettanto forti e altrettanto stabili, premiando quelli che fanno meglio, ma all'interno di una colonia nazionale che garantisce a tutti i cittadini di paradinità, soprattutto nel piano dei livelli essenziali delle prestazioni, che sono i LEP. Quindi, tutte queste cose insieme, i LEP, le autonomie differenziate e la riforma stazionale, disegneranno un Paese, nella nostra intenzione, che uscirà più moderno e più efficiente, in cui saranno premiate le qualità anche dei bravi amministratori, non solo del Nord, ma anche del Sud, perché questa è una sfida che io vorrei rivolgere anche all'amministrazione del Sud, per dimostrare che non c'è soltanto assidenzialismo, ma c'è anche capacità di riscatto, che parte dall'assunzione delle responsabilità. La prima responsabilità di un buon amministratore è fare in modo che i conti tornino, che non ci siano speso in più, ma che quello che ti è stato segnato ti sia sufficiente per raggiungere l'obiettivo che ti è stato assegnato. Grazie. Lei non ritiene però che il suo partito, Fratelli d'Italia, si è sempre caratterizzato proprio per la volontà di portare avanti un principio di unità nazionale? Non c'è, e qui vengo al nodo un po' politico che viene posto, non c'è il rischio effettivamente che nascono delle regioni molto forti quindi questa unità venga in qualche modo messa al repentaglio, nel senso proprio da un punto di vista politico. Abbiamo visto che già negli ultimi anni la forza dei governatori, li chiamiamo in modo errato governatori anziché presidenti, proprio perché il loro ruolo è emerso con maggior forza, anche all'interno degli stessi partiti hanno una loro forza. Quindi non c'è il rischio che tutto questo possa provocare una disgregazione, però comunque che possa provocare delle fratture all'interno dello Stato che messano proprio al repentaglio l'unità nazionale? No, il progetto che noi abbiamo in mente, come dicevo prima, si basa su due pilastri, la riforma delle regioni ordinarie, secondo il testo già incardinato in Senato del collega Calderoli, la riforma istituzionale. L'idea è quella di avere un esecutivo forte, autorevole e stabile, che duri cinque anni, che possa, come giustamente diceva lei, fare il paio con la stessa autorevolezza e stabilità dei governatori regionali. Perché in questo momento i governatori durano cinque anni, salvo crisi che raramente capitano, perché il sistema elettivo è diretto e garantisce stabilità, non altrettanto si può dire del Presidente del Consiglio, perché senza volere in questo momento coinvolgere i presenti, ma basta andare nel vicino Veneto, gli ultimi cinque anni, sai a quanti Presidente del Consiglio ha cambiato, quanti Presidente del Consiglio ha incontrato diversi tra di loro. Abbiamo bisogno di dare maggiore autonomia alle regioni che se lo meritano, però anche di rafforzare l'esecutivo. Se avremo governi centrali stabili, forti, autorevoli, non ci sarà nessun problema a gestire i rapporti con regioni forti con governatori altrettanto autorevoli, perché le due cose si bilanceranno. Una cosa giustifica l'altra. Cioè, una maggiore autonomia in sede locale si giustifica con il fatto che avremo un sistema centrale che è forte per le sue competenze, ognuno forte, autorevole e stabile per la propria competenza, lo stato centrale per le cose che deve fare lo stato centrale, le autonomie locali per la parte che riguarda le autonomie locali. Questo è un sistema moderno in cui ognuno fa bene la propria parte perché ha la garanzia di poter durare cinque anni. Il problema che abbiamo adesso è che a fronte di governi locali, spesso anche premiati da forte consenso popolare, che durano nel tempo perché il sistema elettivo li garantisce, abbiamo governi molto instabili. L'instabilità non è solo un problema, diciamo, di immagine. C'è un problema di azione politica, perché se lei ogni sei mesi, otto mesi, 12 mesi è a rischio elezione quindi smette di governare perché teme di tornare al voto, perché si vota ogni due anni, ogni due o tre anni, non è un governo che agisce con la prospettiva che deve avere uno statista di due, tre, quattro, cinque anni, ma è un governo che è soffocato dalla necessità ogni sei mesi di evitare il rischio di elezione perché è sotto ricatto delle forze politiche, anche delle più piccole, che possono togliere la fiducia. Quello che immaginiamo noi sono due cose che stanno insieme, cioè il rafforzamento delle autonomie locali il rafforzamento dell'esecutivo nazionale. Ecco perché le due riforme, quella del collega Calderoli e la riforma nazionale di cui lavora la collega Casellati, stanno insieme, perché fanno parte, tutte e due, in maniera integrata, di un disegno che prevede, speriamo di realizzarlo, un Paese più moderno alla fine di questi cinque anni. Non un governo Meloni più forte, ma un Paese più forte. Io non mi stancherò mai di dirlo. Queste riforme non le facciamo per aiutare questo governo, che tanto avrà le stesse regole del gioco anche nei prossimi anni, perché chiaramente si appliceranno alle elezioni successive, ma per avere un sistema Paese più moderno, perché l'anedoto che raccontano i presidenti del Consiglio, la Meloni, ma anche Conte, ma anche Draghi, che quando incontra i loro partner, le sei internazionali, la domanda che gli fanno è, ma all'approssimo appuntamento tra sei mesi ci sarei ancora tu o ci sarà un altro da presentare l'Italia? Quando noi siamo alle prese con questo, che sembra un anedoto, ma che rivela la realtà profonda del Paese, capiamo che abbiamo bisogno, non di fare un favore al governo del Centrodestra, ma fare un favore all'Italia garantendogli un sistema di governo più moderno ad ogni livello. A proposito di riforme, non se ne parla mai, anche perché non piace, però non pensa che questa riforma istituzionale anche la stessa autonomia differenziata debba essere accompagnata anche da una riforma della legge elettorale. Mi spiego. Noi abbiamo, ad esempio, parlavamo prima del rapporto tra un rafforzamento del governo il Parlamento. Oggi noi abbiamo un Parlamento di nominati, ministro, in mano alle segreterie di partito, ai leader di partito. Tutti dicono di voler tornare alle preferenze, alla scelta dei parlamentari, ma quando il dunque, che siano di destra o di sinistra in quel momento le maggioranze, nessuno vuole rinunciare ai nominati. Allora le chiedo. Non c'è una intenzione anche di rivedere un sistema elettorale anche sul fronte della rappresentanza, perché ormai noi cittadini, in questo momento mi definisco tale, votiamo a scatola chiusa. In realtà chi votiamo non c'è un legame diretto, come c'è, ad esempio, tra un presidente di regione e chi lo elege. Sono assolutamente d'accordo con lei. Tanto è vero che posso dire che il mio partito fratelli d'Italia fu l'unico ai tempi di non votare il cosiddetto Rosatello, anche l'attuale sistema elettorale, che non garantisce la possibilità, con la preferenza, di scegliersi un proprio candidato. L'attuale sistema elettorale tra cittadino, elettore e rappresentato, d eletto, l'abbiamo sempre detto, è uno dei motivi, non l'unico in realtà, per cui certe volte la gente non va a votare perché non è sicura che il proprio voto verrà poi garantito successivamente alle elezioni. È il ritorno, come dicevo prima, uno dei motivi per cui insistiamo nella riforma, è che la cittadina, la cittadina, la cittadina ha la possibilità importante. C'è il dato della coerenza tra il voto assegnato ai cittadini il governo che viene rappresentato. Lei dice che sarebbe un sistema elettorale diverso. Certo, sarebbe un sistema elettorale diverso, che insieme a un sistema istituzionale coerente garantisca al cittadino la cittadina. Non è sicura che il proprio voto non verrà tradito. Non c'è nessuna modifica sulla legge sui sindaci. Sta ragionando intorno alla possibilità di limitare il balottaggio, che fino a ora non ha funzionato, perché il balottaggio che doveva in teoria servire ad aggregare nel secondo battuto perché al secondo turno la percentuale di gente che va a votare diminuisce rispetto al primo. Cioè non c'è l'aggregazione tra partiti che in realtà doveva verificarsi. Stiamo ragionando intorno a questo, ma la sostanza, l'impianto della legge elettorale, cioè l'elezione diretta, la stabilità e la coerenza sono come dire il nostro vangelo. La coerenza significa che se io voto il centrodestra il mio voto venga tradito perché in Parlamento si costruisce una maggioranza diversa, ma vale anche per il centrosinistra. Quindi stabilità e coerenza dei governi sono due facce della stessa medaglia. Quindi immaginiamo una legge elettorale che consenta di scegliersi il proprio deputato all'interno di una lista presentata dai partiti che quel parlamentare insieme agli altri si consente di scegliere il proprio deputato per 5 anni perché il dato scelto della volontà degli elettori non verrà tradito. Sembrano cose lunari, impossibile parlarne, ma è quello che avviene ogni giorno a livello delle elezioni regionali e comunali. Rimanendo sull'autonomia differenziata, non posso non invitare sul palco il presidente della provincia di Trento, Maurizio Fugatti, perché ci diranno anche loro che autonomisti lo sanno da tempo. Che cosa pensano? Buongiorno. Allora comincio proprio dal padrone di casa. C'è chi sostiene che con la riforma sull'autonomia differenziata Trento e Bolzano ci possono rimettere. È così? Anzitutto buongiorno. Saluto il ministro, il comissario del governo, il presidente della provincia, di un ringrazio per la presenza. Questo è proprio un tema che non ci aspettiamo. Devo dire che l'intervento di ieri del premier Meloni mi ha chiesto un commento come se dovessimo essere stupiti del fatto che ieri il primo ministro ha detto che con l'autonomia differenziata tutti i territori ci guadagneranno quindi ne ha parlato molto in senso positivo. Le domande mi sembravano quasi stupite. Il tema delle autonomie speciali nel progetto di riforma dell'autonomia differenziata viene toccato labilmente in un ultimo aspetto dove si dice che nella eventuale ripartizione delle competenze alle regioni è stato tutto ordinario. Qualora le competenze che noi non abbiamo in mano di maggior favore. Questo è il testo scritto. Ci sentiamo ben soddisfatti. Questo è quello che abbiamo detto al governo. Dopodiché il testo della riforma andrà avanti. Dovremmo guardare come le modifiche che verranno fatte. Dovremmo stare attenti per ciò che verrà scritto ma oggi al momento non ci sentiamo in difficoltà in pericolo. Abbiamo l'ambizione di essere un modello di riferimento grazie ai nostri statuti speciali alla nostra storia anche grazie alla responsabilità che ci siamo saputi assumere in tanti anni di gestione dell'autonomia. Rivolgo a lei la stessa domanda ma aggiungendo anche un giudizio sul bilancio su quello che sta rappresentando ormai da decenni l'autonomia della vostra provincia. Ci sono stati anche momenti fasi storiche molto diverse in tutti questi anni. Lei che bilancio trai oggi nel rapporto col governo centrale tra provincia autonoma e governo centrale rispetto anche a quanto avvenuto in questi anni e ai cambiamenti che ci sono stati e che ci saranno? Buongiorno a tutti anche da parte mia. Ovviamente come lei ha giustamente detto ci sono stati periodi diversi. Noi dobbiamo ricordare che l'autonomia è arrivata quella vera con il secondo statuto di autonomia nel 1972 ci avevamo messo 20 anni per arrivare al rilascio della quotanza libertaria da parte dell'Austria, la chiusura dell'evertenza che è stata aperta davanti alle Nazioni Unite negli anni 60-61, 20 anni per implementare l'autonomia. Poi ci sono stati fasi dove c'era quasi un blocco totale. Anche dopo la chiusura della vertenza internazionale c'è stato qualche momento molto positivo con vari governi dove si sono aggiunte prerogative competenze. Sono arrivate anche le strade, la scuola, poi da ultimo per esempio nel 2013 l'energia, la competenza sulle grandi derivazioni idriche ma anche gli atteggiamenti nella gestione dell'autonomia. Ci sono stati fasi con tante impugnazioni rispetto a norme di legge provinciali e regionali poi ci sono altre fasi dove c'è stato un ottimo rapporto anche nel principio nell'ottica della leale collaborazione che il nostro movimento giuridico prevede. Attualmente abbiamo una fase molto difficile ormai da 15 anni si può dire a partire dopo la riforma costituzionale del 2001 che era in senso federalista come sappiamo. Si è invertito la logica. Prima le Regioni avevano determinate competenze lo Stato tutto il resto poi si è invertito lo Stato a determinate competenze purtroppo la consulta ha dato questa interpretazione che talune delle competenze rimaste statali fossero trasversali. Questo ha svuotato completamente questo senso della riforma addirittura vengono messe in discussione competenze che noi prima del 2001 erano sempre viste come esclusive della Regione e delle due province. Da quello abbiamo chiesto un ripristino. Questa è la fase in cui siamo adesso già ai due governi precedenti abbiamo chiesto la stessa cosa. Cosa importante era la dichiarazione di governo di questo governo dove è stata inserita questa frase importante che c'è la disponibilità di voler ripristinare l'impegno verso l'Austria perché tuttora l'impegno verso l'Austria non è che sia venuto meno. C'è un accordo del 46 che tuttora è un impegno di diritto internazionale. Perciò il governo ha detto che siamo disponibili a riportare dove non si chiede nulla di più ma si chiede almeno quello. In Italia l'autonomia è differenziata che noi vediamo come ha detto il collega Fugatti credendo che possiamo anche far vedere che un'autonomia, se gestita bene, non dà soltanto benefici al territorio intersato ma al sistema paese. L'Altualice era un territorio di emigrazione che è andata verso l'Austria e la Germania perché non c'era lavoro. Grazie all'autonomia si è riusciti a creare tutto quello che c'è oggi col turismo, con anche l'infrastruttura e quant'altro. E siamo oggi, come Trento tra l'altro, tra i pagatori netti nel sistema. Lasciamo un risido fiscale importante al sistema paese questo spesso viene dimenticato lo dicono tutti i rapporti, anche del MISE le statistiche statali lo dicono che noi possiamo contribuire. Il messaggio è che più ci lasciate fare più possiamo contribuire. E si inserisce bene nella discussione più ampia che quella delle autonomie ordinarie. Ovviamente il 116 non ci riguarda direttamente chiudo, ma indirettamente sì. Se l'autonomia diventi un attimino più federale in questa logica che autonomia vuol dire responsabilità ci sono regioni che si assumono maggiore responsabilità collegato sempre alla solidarietà verso il sistema paese allora forse è meno difficile spiegare sempre la nostra autonomia che rimane speciali perché ha un fine anche di tutela della minoranza e quant'altro ancora il diritto nazionale, ma si inserisce che i LEP non siano tetti di spesa o nozioni di spesa. Questo è quello che io ricordo sempre perché altrimenti a Dio ha autonomia. Se io definisco se giustamente devo dare un valore a quello che do alla regione interessata anche per collegare il trasferimento per evitare che ci sia una spesa ulteriore a carico del sistema finanziario a carico delle altre regioni, questo sì però che non diventi nottetti di spesa perché bisogna lasciare alle regioni interessate di gestire questa autonomia ricevuta altrimenti si potrebbe lasciare anche lo Stato. Presidente Fugati, lei in questo momento ritiene che ci siano delle specificità che possano essere ulteriormente rafforzate nel percorso legislativo dell'autonomia differenziata lei prima faceva riferimento a eventuali modifiche, saremo molto attenti nel leggere il testo però le chiedo se da parte vostra della sua provincia c'è un interesse specifico a migliorare alcune parti della riforma o seppure il testo passasse così com'è invece per voi andrebbe bene? Ci sono dei miglioramenti da fare secondo lei? Possibili insomma? Noi ogni volta che entra un testo di riforma in Parlamento siamo sempre di fronte al tema se vale la pena modificare il nostro statuto su alcuni punti singoli rischiando poi che il percorso parlamentare lo modifichi anche su altri punti Non vorrei lasciare così com'è perché comunque la riforma così com'è ci tocca poco come ha detto il presidente Compazio ci sono alcune specificità che a seguito delle sentenze della Corte Costituzionale devono essere ritornate nel tema delle competenze originarie della provincia questo è un aspetto che come provincia autonome abbiamo segnalato al governo che questa riforma dovrebbe comprendere dopodiché lei sfonda anche una porta aperta in un momento particolare come questo per il nostro territorio ci sono degli aspetti in cui noi al governo stiamo chiedendo la possibilità di avere autonomia gestionale non nascondo il tema dei grandi carnivori che ha detto questo Trento e Bolzano del 2018 che dopo però le varie sentenze che ci sono state del Consiglio di Stato in qualche modo deve essere aggiustata per riuscire ad avere una gestione autonoma del tema dei grandi carnivori questo è sicuramente un obiettivo che ci dobbiamo porre non solo filosoficamente ma anche nel nostro territorio è oggettiva così come è vero che sul tema dell'ambiente in generale noi dovremmo e vorremmo aumentare le nostre competenze perché su quello ci sono spazi ancora di autonomia da raggiungere mi permetto di salutare al direttore scientifico Tamborini che vedo che se ne va che ci sia un attimo del lavoro che ha fatto e sta facendo per questo festival Grazie direttore Ministro Grazie Ma tra poco ci saranno le elezioni in Atrento Come vi presenterete come centro-delta? Che succede? Io non ho titolo per dare sentenze definitive naturalmente abbiamo massimo rispetto al lavoro che ha fatto il presidente Fugatti Come partito siamo cresciuti in ultimi anni come è successo nelle zone politiche anche nelle zone amministrative quindi credo che quello che abbiamo fatto a livello regionale di proporre un'altra candidatura sia semplicemente il nostro diritto dovere di contribuire all'Alleanza con una candidatura diversa però credo che si dovrà trovare una composizione ovunque parlo anche della mia esperienza in sede regionale cerco sempre di impegnarmi perché il centro-delta sia unito perché per me è l'unico campo di gioco in cui abbiamo sempre deciso di militare non abbiamo mai pensato di fare scelte diverse quello che posso dire è questa cosa qui l'auspicio che il tavolo possa trovare una soluzione condivisa è il principio che tutte le candidature sono autorevoli tutte le candidature meritano rispetto va bene, vi ringrazio siete stati molto chiari e anche propositivi nelle risposte vi auguro a tutti ottimo lavoro grazie anche al pubblico la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la la
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