Raccontare le scienze
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Raccontare le scienze
Guido Tonelli, fisico delle particelle, discute l'importanza di comunicare la scienza in modo accessibile e appassionato, sottolineando il legame tra ricerca scientifica e innovazione economica. Alessia Dimitri, di Feltrinelli Editore, evidenzia il ruolo cruciale dell'editoria nella mediazione tra sapere scientifico e pubblico, promuovendo una visione democratica della conoscenza. Si toccano temi come le sfide della divulgazione, l'importanza della cultura nella comprensione della scienza e le prospettive per le nuove generazioni di ricercatori, con particolare attenzione all'incremento della partecipazione femminile nel campo scientifico. Infine, viene menzionata la collaborazione tra il Festival e diversi editori nel corso degli anni.
Un'estate di trance Un'estate di trance Un'estate di trance Un'estate di trance Un'estate di trance Un'estate di trance Un'estate di trancebearci Calmate师 Improvisiございます Tiinessi Un buon pomeriggio per tutti, benvenuti al Palazzo Calepini. Il Palazzo Calepini è la sede di Fondazione Caritoro, una delle sedi di Fondazione Caritoro, uno dei luoghi molto vissuti anche della città. che è sempre aperto ad incontri pubblici, ad esposizioni come quella che potete vedere qui accanto. In questi giorni è un susseguirsi di eventi perché Palazzo Calepini da qualche anno è uno dei luoghi del Festival dell'Economia di Trento e quindi è in questa cornice che oggi ospitiamo i nostri relatori e i primi ospiti che eh in realtà eh come è il caso di Anita sono di casa perché abbiamo Anita e la casa della Fondazione Carito e Giuseppe Morici che è il vicepresidente di Feltrinelli Education. Allora il compito di portare un saluto. Grazie Luisa, buongiorno a tutti e benvenuti a Trento e benvenuti nella casa della Fondazione Carito. Eh io voglio prima di tutto riportare un saluto e un ringraziamento a Feltrinelli per averci accompagnato oggi, avere portato un saluto di molta eh fama e sicuramente ma ancora di più per averci accompagnato in questo percorso, nel percorso Trasmissioni, un percorso che eh è partito eh ufficialmente a febbraio ma che ha visto un anno di di lavoro, un anno di lavoro molto intenso e che ha portato a Fondazione insieme al supporto di Feltrinelli a dare un saluto eh che Fondazione fa eh nella ricerca e nel valorizzare la ricerca perché è nato questa questo percorso mh sulla valorizzazione delle competenze dei ricercatori da un momento di monitoraggio di un momento di ascolto dei bisogni dei ricercatori che hanno fatto emergere la necessità di avere più competenze trasversali, competenze trasversali che che si può eh sempre di più eh divulgare la propria ricerca e questo percorso Trasmissioni infatti è quello che cerca di fare, dare delle competenze che possano trasformare la ricerca scientifica in un modo che possa essere narrata, raccontata, divulgata a un a un pubblico diverso perché ormai grazie ai nuovi media, ai nuovi social eh e quindi è stato un grado di arrivare eh oggi lo testimonia a pubblici diversissimi e la sfida per che per chi fa ricerca credo potersi eh sia quella proprio di saper adattare la propria comunicazione, la propria il proprio racconto a questi a questi pubblici diversi e gli strumenti diversi che vengono messi a disposizione della tecnologia. Quindi è stata una sfida per noi che ringraziamo per il primo mese in febbraio con con Chiara Valerio con la prima masterclass e adesso a giugno partirà la seconda masterclass e e ci sarà Lorenzo Carni e parleremo di cultura e ricerca e cultura eh sarà no sbaglio svelare troppo perché ma solo incuriosirvi e sapere e capire perché ci parlerà perché la cultura e la ricerca possono essere un un la per dare un secondo avvio al percorso la seconda fase del percorso che prima ha parlato di public speaking e nel secondo percorso si parlerà di podcasting. Quindi insomma eh chi potrà partecipare a questa masterclass e siete tutti invitati e e siamo sicuri che con Feltrinelli avremo un secondo un secondo momento molto molto interessante. Eh quindi grazie e grazie a voi di essere qua in questa perciò. Grazie mille dell'ospitalità e delle belle parole che ha speso per noi. Noi Feltrinelli da quando hm è nata come missione fondamentale ha avuto sempre quella di sostanzialmente di abbattere le barriere eh che c'erano e ci sono e tra la cultura e le persone. Ehm sin da quando l'editore, la librerie, lo stesso concetto di avere delle librerie eh come quelle che tutti ormai conoscete eh se aveva proprio la la la rispondeva alla funzione di abbattere la barriera tra eh la conoscenza che all'epoca era riservata a pochi e eh e il grande pubblico all'universale economica come strumento di eh divulgazione eh veramente popolare no? Della cultura a disposizione di tutti. Per questo quando ci avete chiamato eh ringrazio ancora la fondazione Carito per quello che per chi fa il nostro mestiere di editore democratico ed editore totale come ci piace definirci eh il miglior brief che si possa ricevere. Aiutateci a formare i ricercatori e le ricercatrici di questo territorio a divulgare a comunicare il la loro competenza in modo che diventi conoscenza diffusa. È il miglior brief che si può che si può ricevere che credo che hm descriva anche hm molto bene la nobiltà della della vostra eh postura eh sul territorio delle vostre della vostra attività. Siamo rimasti veramente affascinati da questa richiesta. Abbiamo messo a disposizione quello che che abbiamo cioè il nostro sistema culturale, il nostro sistema editoriale per cercare di eh consentire a chi della della propria vita ehm fa una missione di profondità degli strumenti che servono in realtà eh ad avere come diciamo la scuola Holden aerodinamicità che non è esattamente si la intu non è intuitivo che sia compatibile con la profondità perché la profondità eh è la solidità della ricerca la solidità come come come parola non è proprio eh mh associabile istintivamente con la aerodinamicità che invece viaggia velocemente efficientemente e però noi ce l'abbiamo messa tutta, abbiamo messo al servizio dei ricercatori e delle ricercatrici di questo territorio come anticipava la direttrice eh tutti gli strumenti della comunicazione di oggi che appunto vanno da dallo storytelling alla podcasting alla come si fa un contenuto da mettere sui social media se sei un ricercatore, una ricercatrice eh eh scientifica ehm e e lo abbiamo fatto per fare in modo di dare col massimo in questo caso sì della profondità, della competenza nella comunicazione eh la possibilità a queste persone di eh diventare di divulgare con rispetto, no? Senza banalizzare perché essere eh facili eh se si è seri è molto difficile e quindi noi abbiamo cercato di fare questa di trovare questo equilibrio qua speriamo di esserci alcuni risultati, abbiamo messo in campo le nostre migliori eh risorse e continueremo a farlo e insomma siamo molto eh felici e onorati di far parte di questo percorso eh crediamo che hm in questo momento ehm e forse non solo in questo momento divulgare conoscenza per fare in modo che che si possa anche ritornare ad avere un po' più di rispetto per la conoscenza eh ma è una sostanzialmente un gesto un gesto democratico eh per fare in modo che eh anche anche il dibattito eh su grandi temi eh della ricerca scientifica possa essere possa appoggiare su un po' più di conoscenza e di eh però per questo la conoscenza deve farsi comprendere e questo è il percorso che abbiamo cercato di mettere di mettere in piedi eh questo è il percorso che abbiamo cercato di mettere in piedi eh lo stage alla persona per cui credo siate venuti qui eh così tanti e e che è Guido Tonnelli che è un un amico della Feltrinelli un un grande ricercatore eh fisico ehm delle particelle che eh non ha bisogno della mia presentazione però penso che incarni benissimo questo questa visione della conoscenza che non si chiude in modo che sia più facilibile e con lui ci sarà la nostra Alessia Dimitri di Feltrinelli che è responsabile della saggistica che di mestiere sostanzialmente eh fa quello che ho detto fino adesso cioè cerca di pescare delle perle nascoste di profondità per farne dei libri e dei saggi che possano leggere eh più persone possibili. Grazie mille. Facciamo un attimo di presentare le scenze. E facciamo accomodare appunto i nostri ospiti che sono già stati annunciati. Gli li accogliete calorosamente, io non perdo tempo nel presentarvi perché insomma la vostra fama vi vi precede e quindi vi ringrazio semplicemente di aver accettato questo invito, entriamo subito nel vivo perché questo raccontare le scienze eh un titolo che può avere anche incuriosito eh rispetto al che ci siamo chiesti tutti che cosa fa un fisico al Festival dell'Economia, tra l'altro è la prima volta che ci viene e ha confessato conosce Trento ha degli amici a Trento ma e non aveva mai partecipato al Festival però nella chiacchierata che abbiamo fatto prima di eh iniziare questa intervista questa questo panel mi ha anche spiegato che lei non si trova disagio con gli tra gli economisti perché? Intanto buon pomeriggio a tutti e un po' me lo son chiesto anch'io cosa ci faccio qui quindi spero. Spero di di di insomma di convincervi che non non è del tutto inutile la mia presenza qua dentro eh però partirei proprio dal punto che che diceva io sono un fisico delle particelle, un fisico sperimentale e se voi immaginate i fisici delle particelle come persone che passano il loro tempo in uno studio eh con un foglio di carta davanti a immaginare delle nuove teorie che spiegheranno i misteri dell'universo diciamo siete completamente fuori strato. Nel senso che sì abbiamo una parte teorica di eh conoscenza o di sviluppo di idee eh che però è sviluppata soprattutto dai nostri colleghi fisici teorici e noi fisici sperimentali abbiamo il compito di prendere sul serio le teorie sviluppate dai fisici teorici per esempio come Carlo Rovelli che penso conosciate un bravissimo fisico teorico prendere sul serio e organizzare esperimenti per verificarle. Queste teorie meravigliose eh hanno delle conseguenze no? Prevedono alcuni fenomeni e noi dobbiamo vedere se questi fenomeni si realizzano. Se si realizzano questi fenomeni le teorie sono validate e diventano non più congetture ma teorie scientifiche provate. Se non si realizzano le teorie vanno messe da parte e bisogna ricorre alle altre teorie. E quindi il nostro lavoro è un lavoro di costruire apparati sperimentali che servono a verificare le teorie più avanzate della fisica contemporanea. E quando lo dici apparati sperimentali non devi immaginare un qualcosa che sta su una scrivania no? Un tempo così erano gli esperimenti di fisica si poteva fare Galilei faceva scendere delle palline da un piano inclinato è una cosa che si può fare anche oggi su una scrivania. Quando dico un esperimento di fisica moderno che tende a verificare alcune di queste teorie dovete immaginare un palazzo un palazzo di cinque piani. Un palazzo che è una cattedrale di moderne tecnologie che pesa quanto che ne so un incrociatore quindicimila tonnellate che contiene milioni di sensori che sono stati sviluppati appositamente non si può andare ai supermercati a chiedere circuiti di elettronica di cui abbiamo bisogno. Dobbiamo inventare costruire lavorando con le migliori aziende del mondo ecco qua ecco perché non mi spaventa l'economia perché del mio lavoro ho interagito con decine fra le aziende più importanti del mondo chiedendo loro l'impossibile. A qualcuno di costruire un magnete che nessuno aveva mai concepito, ad altri di sviluppare dei chip così veloci che mente umana non poteva neanche immaginare, ad altri di sviluppare fibre ottiche o fibre di carbonio o nuovi materiali, cioè tutto questo è un esperimento moderno di fisica delle alte energie e vi devo anche dire che dovendo frequentare queste aziende devi per forza capire il loro modo di ragionare che è completamente diverso dal nostro, abbiamo fatto impazzire perché il più delle volte quando avevo questi primi colloqui parlavo con l'amministratore delegato di una dita che fa elettronica per esempio, una delle più importanti del mondo e gli dicevo cosa volevamo fare e l'amministratore delegato mi diceva che questa cosa non si può fare oppure se si potesse anche fare costerebbe troppo e poi però vedevo l'ingegnere che era vicino a lui, cui gli occhi si illuminavano e allora capivi che la sfida che proponevi poteva essere qualcosa che avrebbe trascinato le energie dell'azienda in quella direzione e in effetti poi è successo che abbiamo fatto queste cose ed è successo anche che l'azienda ha scoperto che rispondendo alle nostre risorse, ha prodotto delle tecnologie dell'innovazione che ha permesso all'azienda di guadagnare miliardi di dollari, del tutto inopinatamente e non su obiettivo e su progetto ma un esempio banale un'azienda che produce chip quelli stessi che avete nei vostri dispositivi chip o memorie questi oggetti si producono su dei waffer che contengono centinaia di questi chip e ci hanno una resa di produzione tipica del 70% perché ci sono dei difetti e quindi 30 chip su 100 li buttano via noi chiedevamo di fare questi waffer con una yield di produzione del 98% e quindi ci dicevano impossibile voi siete pazzi e completi in realtà sviluppando alcune di queste nostre cose si è scoperto che nella produzione loro, usando i trucchi che abbiamo dovuto usare per produrre i nostri sensori, potevano aumentare la yield, cioè la resa dal 70% all'80% quell'aumento del 10% sapete cosa vuol dire su un fatturato di 8-9 miliardi di dollari? hanno scoperto cioè che alcune delle tecnologie questa è l'innovazione, alcune delle tecnologie che erano richieste per scoprire il bisogno di X noi abbiamo bisogno di QDC per scoprire il bisogno di X sfruttando le conoscenze che si sviluppano, le tecnologie di consumo, quelle su cui si fanno i profitti diventano più profittevoli questo è il meccanismo il motivo per cui le cose che facciamo che pure sono le più astratte che uno possa immaginare, di cosa è fatta la materia, che cos'è il bisogno di X che fine farà l'universo questi sono gli scopi della nostra ricerca ma per produrre queste ricerche dobbiamo sviluppare tecnologie che portano in avanti le conoscenze delle aziende più innovative e alcune di queste conoscenze che sono state applicate a campi di consumo producono profitti immensi quindi c'è una relazione e forse il fatto che io sia qui oggi serve a capire meglio questa relazione ecco qui ecco un intreccio il primo intreccio con l'economia ha parlato di sfide proposte anche alle aziende quindi anche molto alte ma una sfida anche di vulgare e raccontare la ricerca soprattutto nella sua materia che è una delle più complesse direi sì qui il festival dell'economia si è fatto un nome importante in Italia perché è un festival in cui migliaia di persone vengono messe a contatto con le questioni più spinose complicate anche tecnicamente difficili che hanno a che fare con l'economia quindi c'è un elemento che accomuna la divulgazione della scienza, argomento spinoso difficile e complicato e la divulgazione dell'economia quindi in entrambi i casi c'è da superare delle difficoltà prima di tutto però vorrei dire una cosa che in entrambi i casi si tratta di questioni estremamente importanti e per ricollegarmi a quello che avete detto pochi istanti fa sono questioni che hanno a che fare con la democrazia cioè con il potere riflettiamo un secondo diciamo siamo nel 2024 è un secolo il nostro che è molto diverso dall'800 o dal 900 nel secolo scorso dominava il mondo chi possedeva le grandi materie prime il petrolio, il carbone, l'acciaio i paesi che guidavano la marcia dell'umanità erano quelli che possedevano queste grandi ricchezze cosa c'è di equivalente oggi? ecco in questo momento, oggi in questo secolo quali sono gli asset, le grandi ricchezze su cui si definiscono le gerarchie del mondo? io ne cito due sono la finanza, i grandi capitali ed è la conoscenza vedete? vedete che ci siamo conoscenza ed economia cioè chi possiede il mondo oggi è chi possiede grandi mezzi finanziari e chi possiede le migliori conoscenze che producono i più grandi profitti oltre a produrre delle tecnologie assolutamente innovative quindi questo è il secolo in cui, e sta già succedendo la gerarchia mondiale si sta ridisegnando sulla base di chi possiede in tono maggiore o minore questi asset, questi beni chi possiede la conoscenza chi possiede la tecnologia chi possiederà le tecnologie più avanzate, quelle ancora da sviluppare quelle che si stanno ancora sviluppando saranno quelli che domineranno questo secolo questo spiega perché, per esempio ci sono degli squilibri, ci sono delle guerre ci sono dei conflitti, come sempre quando c'è un cambiamento di equilibri ci sono le frizioni perché, prendete tutto l'Oriente lasciate perdere la Cina insieme a Corea del Sud, insieme a Giappone insieme a Taiwan, vedete? lì, in quella zona del mondo loro hanno capito molto chiaro molto netto che la conoscenza è l'elemento chiave stanno investendo risorse enormi per essere, per primeggiare nella conoscenza e lo fanno su tutti i terreni anche l'India, no? tutto quel pezzo di umanità di miliardi di persone investe sull'esplorazione spaziale, su nuove forme di tecnologia, le nuove tecnologie gli acceleratori di particelle l'intelligenza artificiale tutti i terreni su cui l'innovazione della conoscenza si sviluppa in quelle zone del mondo c'è un investimento enorme devono recuperare un terreno ma hanno capito chiaramente che lì si gioca la partita quindi vedete, stiamo parlando di questioni che hanno a che fare con l'economia la finanza, questioni che hanno a che fare con la conoscenza l'innovazione ecco, perché è importante divulgare, discutere mettere in comune le informazioni sui meccanismi intrinseci i meccanismi anche tecnici i meccanismi anche complicati che determinano la dinamica di questi beni la finanza, l'economia e la scienza e la conoscenza perché il futuro dei nostri figli e il futuro dei nostri nipoti dipenderà dalle scelte che si faranno in questi settori in questo secolo sarà sempre più così essere consapevoli di quello che si gioca, essere informati della posta in gioco essere messi in condizioni di capire le opzioni che ci sono nelle grandi scelte finanziarie o nelle grandi scelte di innovazione e scientifica, è fondamentale se vogliamo mantenere un regime democratico, cioè una comunità di cittadini consapevoli che prende decisioni perché è consapevole della posta in gioco e dagli strumenti per orientarsi se i cittadini la comunità, l'opinione pubblica è completamente avulsa da quello che succede in questi campi sarà più facile e preda di decisioni che possono avvenire in posti più o meno nascosti, ma che coinvolgeranno un numero molto limitato di individui e potrebbero avere conseguenze pericolose e dannose per tutti ecco la questione il motivo per cui penso sia importante, qui vengo a me come scienziato trasmettere alla mia comunità le cose che io so che sono prima di tutto bellissime la prima spinta, la prima motivazione guardate che i concetti della scienza contemporanea sono meravigliosi quindi è un piacere per me parlarne raccontarli e diffonderli secondo prima ci si impadronirà di questi concetti e si capirà, anche se non sul piano puramente tecnico, ma le questioni di fondo meglio saremo attrezzati per affrontare le sfide di una società in cui la scienza e la tecnologia giocheranno un ruolo sempre maggiore quindi è una questione anche morale per certi versi una questione per cui il trasmettere le cose che faccio con passione che mi fa piacere trasmettere ha a che fare con il fatto che vorrei, sognerei un futuro in cui la mia polis la città greca dei cittadini consapevoli prende decisioni senza lasciare gli scienziati o i politici o gli economisti da soli ma prende decisioni con la consapevolezza di quello che si sta discutendo e qual è la posta in gioco se con il lavoro paziente di feltrinelli, di persone come la Caritro della festa e dell'economia si riesce a fare un passo avanti in questa direzione penso abbiamo fatto un passo avanti verso una democrazia più compiuta il professor Tonali è già entrato nel cuore del discorso e ha già dimostrato e svelato le sue capacità comunicative perché ci ha fatto comprendere proprio tutti i passaggi che sono connessi anche alla divulgazione rigirò la domanda alla quale lei ha già risposto, l'importanza della divulgazione anche ad Alessia Dimitri e aggiungo una seconda domanda perché abbiamo parlato appunto abbiamo già spiegato che la divulgazione è trasformare concetti molto difficili in qualcosa che sia più comprensibile poi capiremo anche come cercheremo di carpire qualche segreto visto che abbiamo qui il professore ma a lei chiedo, oltre all'importanza della divulgazione cosa ne pensa, qual è il ruolo di un editore in questo? Allora, buon pomeriggio a tutti allora comincio dalla prima domanda per ricollegarmi a quello che diceva Guido del quale sono profondamente convinta è innanzitutto un problema di democrazia, la condivisione del sapere è innanzitutto un problema della democrazia per due ragioni la prima, che probabilmente valeva anche cent'anni fa è che la scienza è una delle forme è una delle comunità più democratiche, quindi in cui il sapere si sviluppa in maniera democratica e questo valeva cent'anni fa e vale oggi, ma oggi c'è un pezzo in più cioè che la democrazia non vuol dire equivalenza di opinioni e in questo credo che la divulgazione in qualunque campo della scienza o dell'economia che però ribadisca diciamo un principio non di autorità ma di autorevolezza sia oggi fondamentale appunto contro diciamo una deriva che ci porta all'equivalenza degli opinioni e quindi le opinioni non si equivalgono quindi questo per rispondere potremmo andare avanti a lungo su perché divulgare e condividere sapere è un'operazione democratica, ma in questo mi piacerebbe diciamo assumere la responsabilità, la piccola o grande responsabilità di un editore, direi di un editore come Feltrinelli in particolar modo, ma di un editore in generale un editore è due cose sostanzialmente è un rabdomante innanzitutto nel senso che queste cose vanno intercettate e noi diciamo non tutto il tempo come diceva Giuseppe ma diciamo nella parte migliore del nostro tempo facciamo questo e poi un mediatore e un mediatore e un mediatore tra il sapere e il pubblico e questa mediazione richiede delle competenze specifiche, poi lo vedremo meglio insomma io mi ricordo, io e Guido oramai siamo una vecchia coppia da tantissimi anni e mi ricordo le prime discussioni quando veramente questo sapere eravamo andati a cercarlo in profondità perché l'acceleratore quanti metri è sottoterra, cioè era proprio da lì che arrivavano e noi cercavamo le prime conversazioni sono quelle che sono avvenute con Guido ma quelle che avvengono spesso con tanti altri scienziati poi non tutti sono in grado di divulgare in questo c'è anche un talento senza dubbio e le prime discussioni tra me e Guido erano bene, come proviamo a raccontarla questa storia? perché dobbiamo raccontarla e come proviamo a raccontarla? Questo credo che ci porterà diciamo al prosegui della discussione sui trucchi del mestiere però non sono trucchi, sono consustanziali al tipo di operazione che stai facendo quindi diciamo il ruolo e la responsabilità di un editore è esattamente di essere un anello di questo processo democratico e pratico scommetto che molte persone hanno già letto i suoi libri e quindi magari sapranno già rispondere alla domanda che sa per farle io voglio qualche trucco del mestiere come si fa a divulgare e a divulgare appunto la fisica nel suo caso che è materia ostica per molti diciamo non sono ancora sicuro di aver trovato la chiave giusta diciamo, cerco di migliorare è vero che mi ricordo le discussioni con Alessia all'inizio perché io diciamo ho cominciato tardi a scrivere libri ho passato già i 60 anni quindi ho passato 40 anni di lavoro a far ricerca e non avevo mai immaginato neanche di arrivare a scrivere qualcosa quindi dovevo imparare e mi sono serviti moltissimo di consigli, suggerimenti di Alessia e tuttora mi servono abbiamo ancora un dialogo aperto in questi anni in cui ho sviluppato, ho scritto alcuni libri che sono mi ha fatto molto piacere insomma che siano stati non solo pubblicati in Italia ma anche quasi in tutto il mondo quindi questa è una delle cose che mi rende più orgoglioso diciamo, siamo tradotti in decine di lingue non dico i trucchi ma gli strumenti che si sono rivelati più efficaci, è come se uno facesse io sono un fisico sperimentale, provo qualcosa se vedo che funziona lo adotto se vedo che non funziona scelgo qualche altra cosa, ecco cosa ho provato ho visto per esempio che va eliminato un atteggiamento che io trovo in altri ho trovato in altri libri di divulgazione che irritava a me, immagino quanto potesse irritare una persona, cioè irritava a me che conoscevo benissimo tutti gli argomenti ed è un atteggiamento paternalistico cioè di uno scienziato che si mette su un piedistallo anche se non lo dice però ti tratta un po' come un bambino dell'asilo e dice va beh, io so tutto, tu non sai nulla ora io ti do due tre briciole della mia sapere, tu non capirai mai nulla perché le cose sono troppo importanti anche se questo non lo dicono in realtà si capisce dalla maniera con cui uno scrive, c'è molto narcisismo per esempio, in molti autori scientifici tendono a far vedere quanto sono intelligenti loro, quanto colti sono, quante cose hanno fatto, e hanno poco rispetto del lettore, e quindi la prima cosa che ho cercato di fare è dire i lettori che leggeranno questi libri sono persone che hanno curiosità e che hanno letto altri libri sicuramente questi sono libri che sono spesso dicono proviamo questo libro di saggistica sulla scienza, ma hanno letto romanze, hanno letto racconti, trattati di storie hanno una cultura, ecco quindi io parto dall'idea che le persone che leggono i miei libri hanno una cultura e forse non hanno cultura scientifica, alcuni non hanno cultura scientifica sicuramente, ma hanno cultura e allora ho scoperto che la cultura è uno strumento fondamentale per raccontare la scienza con lo scopo, anzitutto di ribadire il concetto a cui tengo moltissimo, che la scienza è parte della cultura non c'è nessuna divisione, una divisione obsoleta tra cultura scientifica e umanistica, nel mio cervello io non posso dividere l'ebozione che provo a guardare alcuni risultati scientifici da quella che provo quando ascolto un'opera, no? O sento o vedo un balletto no? Siamo la stessa persona che usa lo stesso cervello per funzioni diverse e le emozioni che ci attraverso non sono raramente divisibili in compartimenti stagni, no? Il motivo per cui appunto insisto sull'utilizzare le conoscenze culturali comuni per raccontare la scienza e per questo che faccio riferimento al mito faccio riferimento alla literatura, al cinema alla musica perché mi aiutano a spiegare dei concetti di fisica bellissimi? Cioè se io devo spiegare la simmetria in fisica, è un concetto fondamentale che spiega alcune delle leggi fondamentali perché non posso usare la simmetria in architettura di Leon Alberti o di Brunelleschi o la simmetria rotta dalla pala di Castelfranco di Giorgione, no? Se devo raccontare che il tempo nella visione moderna è una cosa di materiale, perché non devo usare una cosa che mi ha fatto emozionare a Padova quando ho visto che nell'Apocalisse si vedono due angeli che arrotolano la volta celeste, no? Alla fine del tempo gli angeli arrotoleranno la volta celeste come se fosse una tela e questa somiglia enormemente a quello che dice la scienza contemporanea. Usare quindi la cultura mia, dei miei concittadini e qui mi faccio una specie di cruccio, cioè perché sono un po' maligno, diciamo, di usare la cultura italiana, la cultura del mio paese, no? Sono molto contento che venga tradotto all'estero per far vedere quanto grande è, insomma, la città redante o appunto Giorgione o i grandi della nostra cultura mi fa un vanto ulteriore, no? Perché qui è nato il rinascimento, sono nato alcune delle cose più belle che l'umanità abbia prodotto, oltre alla scienza contemporanea, che non mi dimentico mai di citare. Quindi usare questi strumenti per mettere le persone a proprio agio, come dire guardate che stiamo parlando di Bosone di Hicks, di Quark, di Leptoni, no? Ma le leggi che regolano queste assomigliano a leggi che voi conoscete già perché le avete viste, che ne so, in Bach o in Mozart o in Vivaldi o in una composizione artistica o in un quadro di Fontana, cioè ci sono delle analogie che permettono di capire meglio. E poi un'altra cosa che mi è congeniale, penso l'abbiate capito anche in questo breve incontro, la passione. Cioè, ho una passione per il mio lavoro, non riesco a nasconderlo. E questa passione trassuda anche dal racconto che faccio. Spesso nei miei libri racconto di cose che ho fatto io o di anche cose un po' ridicole, anche di... raccontavo di quando nel primo libro andavo alla cerimonia dei Nobel per assistere alla consegna dei premi e il frac non arrivava, quindi ero disperato, per dire, anche con elementi di leggerezza, per far capire che vi posso garantire, il mondo della ricerca è un... avete visto l'Atalanta a Bergamo, poi ora faranno la festa, no? Ecco, assomiglia a quella roba lì, assomiglia alla... cioè quando abbiamo scoperto Bosone di Ix sembravamo i bergamaschi che vincono la prima coppa. Cioè, ma non sto scherzando, perché? Come l'Atalanta ci ha messo 60, so quanti anni è che insegue questo sogno, e tutte le volte arrivava lì e poi dopo qualcuno, insomma, in semifinale o in finale veniva battuta, e di colpo non ci sembrava vero, quindi ci sono messi a piangere, feltri, che dicono, non piangono neanche i funerali, per dire, una persona abbastanza fredda. Ecco, così è noi, no? Voi immaginate, dopo 25 anni di sforzo in cui pensavamo di fallire ogni momento, di colpo scopriamo che effettivamente ci abbiamo davanti Bosone di Ix, ecco, ma la nostra gioia è quella roba lì, e immaginate i tifosi dell'Atalanta, quindi quella passione lì la devo trasmettere, intanto perché è un fatto vero, e poi perché forse aiuta a capire meglio anche che il mondo della ricerca non è quella cosa fredda, asettica in cui ci sono automi, diciamo esseri umani in carne e ossa che soffriamo, si emozioniamo, abbiamo paura, un po' come tutti noi, diciamo. Queste è un po' i trucchi principali che usano. Lei mi aveva raccontato quando l'ho intervistata appunto e cito testuale, mi aveva detto, cerco di mantenere il controllo tipico degli scienziati, ma dentro di me c'è un ribollire di emozioni, di paura, di entusiasmi, è quello che ha appena raccontato. Questo è il primo trucco, non mettere barriere, è un po' quello che è stato detto anche, no, la missione di Feltrinelli, alla battere le barriere, è anche un messaggio per i giovani, mi sembrava che non si avessero mai avuto un'opera di barriere, è anche un messaggio per i giovani, mi sembra che è quello che sta dando. È soprattutto per i giovani, perché io anche qui vedo un sacco di facce di ragazzi, di ragazze che mi fa molto piacere, è una, come se diciamo, ci fosse fiducia. Ecco, la cosa che vorrei dire ai ragazzi, ai ragazzi, c'è un sacco, non so se avete l'impressione che la mia generazione, delle persone anziane, ormai vi guardi con uno sguardo disincantato e recriminatorio, forse qualcuno c'è che vi giudica e vi considera, ma c'è una bella fetta di, e io mi metto fra questi, che vede in voi qualcosa di meraviglioso e che ha fiducia in voi, che pensa che possiate fare delle cose incredibili e pensa che vi siate spesso tenuti anche in una condizione di troppa protezione, come se, togliendovi la protezione, non siate in grado di badare a voi stessi o addirittura di cambiare tutto radicalmente. Cioè, l'atteggiamento è, io l'ho visto all'università, è vero che c'è un sacco di ragazzi, diciamo, depressi o che non vedono futuro e che sono disorientati, alcuni preda anche di malesseri, diciamo, tutto questo è sui giornali e lo vediamo. Ma io ho conosciuto e vedo tuttora una frazione di ragazzi, anche di ragazze, soprattutto di ragazzi del mio campo, che è una novità, i cui occhi brillano e che sono molto più bravi di come eravamo noi alla loro età. E io glielo dico quando mi succede di vedere, cioè, non so quanta gente vi dice, guardate che se io mi ricordo io da studente come ero, voi siete molto più bravi. Quasi sempre trovate gente che vi dice no, ce ne avete di strada a fare, noi ne abbiamo... Non è così, perlomeno non è così per una frazione di persone che sono veramente dotate di una marcia in più. Allora, se riuscissimo noi, diciamo, di levare le briglie, cioè dare briglie sciolte, cioè metterli alla prova, farli sbagliare, dandogli responsabilità, ma chiedendo anche a loro di buttarsi, cioè di non avere esitazioni, non avere paura, di non essere troppo timidi, no? E di non aspettare che qualcuno ti conceda qualcosa, no? Combatti per averlo, cioè, sei giovane, se non lo fai da giovane, quando lo fai questo? Ecco, una delle cose che mi piacerebbe proprio di stimolare coi miei libri è questa fiducia che i ragazzi e le ragazze di oggi con gli strumenti che ci sono oggi e che noi non avevamo, no? Possono fare delle cose impensabili, no? Cioè, è vero che il mondo è complicato, è difficile, ma attenzione, ci sono strumenti oggi a loro disposizione chi li sa usare, chi li vuole usare, ci sono possibilità di muoversi nel mondo, che per noi erano molto più limitate, che permetteranno loro di fare cose che loro stessi neanche immaginano. Ecco, questo messaggio dovremmo mandarlo tutti, a partire dai governi, le organizzazioni, perché è vero, perché è una cosa che diciamo può funzionare e questa cosa darebbe, a mio modo di vedere, la possibilità, il nostro Paese in particolare, che ha questa ehm, scusate, la faccio troppo lunga, ma, per esempio, come responsabile di CMS, quando guidavo 3.500 persone, io dovevo esaminare la qualità dei ragazzi che venivano, i nuovi venuti e ce ne erano ogni anno un centinaio, no? Italiani, inglesi, francesi, americani, cinesi, russi, tutto il mondo. E io vi posso garantire, sarà il mio campo, non lo so, i nostri non sono i più bravi, ma sistematicamente. Cioè, non è una cosa che dico perché io anzi ero più, magari, feroce nel giudizio dei nostri, perché essendo italiano non volevo apparire per quello che favoriva i suoi, no? Quindi, avevo proprio, semmai, l'atteggiamento opposto. Cioè, nonostante tutto, abbiamo ancora, io posso parlare solo del mio campo, il mio campo è così, no? I ragazzi, le ragazze che escono dall'università italiana in fisica, sono fra i più bravi del mondo. Diamo loro la possibilità di brillare e faranno cose impensabili. Spero, mi immagino, che sia così anche in altri campi e comunque ci dobbiamo provare. Parlando di nuove generazioni, vengono in mente nuovi linguaggi, nuovi strumenti citati anche dalla E. Allora chiedo ad Alessia Dimitri se i libri, che sono entramontabili per molti di noi e pensiamo anche per i ragazzi, sono ancora e rimangono lo strumento principale per la divulgazione, ma se può esserci qualcosa altro in un mondo più veloce, più tecnologico, c'è qualcosa alla pari o che può aiutare a divulgare? Beh, senza dubbio. Quando sento parlare Guido, non è proprio una risposta alla tua domanda, capisco perché tante volte mi sono detta facciamo divulgare gli scienziati eliminando qualunque forma di mediazione. Quindi prendiamoci il rischio da editori, cerchiamo le persone giuste, ma uno degli strumenti fondamentali per la divulgazione, come diceva Guido, è l'empatia e la passione. Allora, quanto agli strumenti, come si dice, c'è posto per tutti. Anche noi non facciamo più solo libri, però mi piacerebbe spendere una parola per questi poveri strumenti de relitti, che io credo che abbiano una funzione, abbiano una funzione fondamentale, perché io credo che siano lo strumento che più di tutti lascia il fritore, lettore, in questo caso, libero. Io credo che anche in questo senso, anche proprio nel senso stretto della fruizione, i libri siano uno strumento di libertà, perché chi legge decide il tempo, decide il luogo, decide di tornare indietro se non ha capito, di andare avanti, sceglie il suo modo di fruizione e, con una quota della sua immaginazione, che qualunque altro strumento, che per carità va benissimo tutto, noi facciamo tutto, faremo tutto, e qualunque strumento possa avvicinare qualunque generazione il benvenuto. Credo, però, che al libero vada riconosciuta una funzione che non può sparire, che è proprio quella di entrare in dialogo con il lettore. Quindi il lettore non è un fruitore passivo, come invece è con altri strumenti, ma entra in dialogo con l'autore, entra in dialogo con il libro, decide cosa farne, decide di saltare dieci pagine. Ecco, quale altro strumento consente questa forma di libertà? Grazie. Professore, voglio farle un'ultima domanda anche, perché so, avendogli l'ha già fatta in passato, che aprirò uno scenario anche di speranza e positivo. Che cosa pensa del fatto che magari nell'economia si vede più sul lato delle aziende, delle professioni, ma nel campo delle scienze, molto anche nello studio, poche ragazze si avvicinano a queste materie. Lei cosa ne pensa? È ancora così, oppure no? Sta cambiando. Questa cosa qui sta cambiando, fortunatamente. Posso dare dei dati, per esempio, che non sono... nell'esperimento CMS, che sono tre mila scienziati di tutto il mondo, sono praticamente un... novecento sono scienziate. Quindi è vero che è un terzo, circa, un po' meno, ma sono grandi numeri, cioè non sono minoranze irrisorie. E questo numero è in crescita. Cioè, l'ho visto anche come insegnante. Quando insegnavo a Pisa, diciamo, avevo due corsi, uno a fisica e uno a ingegneria informatica. Ingegneria informatica, i primi anni, fate conto, che ne so, nell'ottantacinque, c'erano centoventi studenti, tre ragazze e centodiciassette ragazzi. Questa era più o meno la percentuale allora. Nel duemilaventi, l'ultimo anno in cui ho insegnato, c'erano ottantaragazzi, 75-80 ragazzi e 40 ragazzi. Cioè, attenzione, la cosa che notavo era che le ragazze erano le più determinate, non solo le più brave, ma anche quelle proprio, cioè mi capitavano, faccio gli esempi di trovare ragazzi, io un professore, anche se vero, nel senso quando uno non sapeva doveva rifare l'esame. Mi è capitato mai di trovare una persona che bocciavo, una ragazza che piangesse. Mi è capitato di trovare ragazzi che piangeva, che è cosa che piangeva, due lacrime, delusione, subito, non ti preoccupare, la prossima volta ce la farai, stai tranquillo. Ma è indicativo di una forza che nasce dal fatto, dalla consapevolezza, che quell'ambiente lì sarà ingegneri informatici, quindi stiamo parlando di un ambiente maschilista al mille per cento. Ma sapendo che è un ambiente difficile, le ragazze che si avvicinano al corso sono già corazzate, sono già pronte ad affrontare le difficoltà. E quindi trovavo che erano non solo in gamba, anche sul piano tecnico, scientifico, ma anche come ci vuole anche, cioè nelle professioni ci vuole anche il carattere giusto per affrontarli. Quindi sta succedendo, paradossalmente, avevo fatto anche una, quando ero spokesperson, abbiamo fatto un'indagine di quanto cresce la presenza femminile fra gli scienziati dei vari paesi. E la cosa che mi ha stupito è vedere crescere questa, quindi negli ultimi dieci anni, se questa percentuale passa dal venti, al trenta, al quaranta, insomma, e dove invece rimane bassa o addirittura indietreggia. Sapete la cosa che non mi aspettavo? Ho trovato che i paesi che avevano la crescita più elevata erano l'Italia, la Spagna, la Turchia, stranamente, paesi apparentemente molto patriarchi, insomma un po' patriarchalotti, cioè come, se vogliamo dirla così, no? Cioè Turchia, Italia, Spagna, uno pensa al Mediterraneo, no? Invece i paesi anglosassoni, per esempio l'Inghilterra, gli Stati Uniti, erano quelli in cui c'era la presenza minore. Quindi c'è un problema, sembra quasi paradossale che i paesi che erano più indietro su questa questione stanno recuperando più rapidamente di quelli che magari storicamente l'hanno introdotta, questo almeno nel campo della fisica, diciamo. Quindi io sono positivo per il futuro, sta già succedendo, per esempio, negli NFN, che è l'Instituto Nazionale di Fisica Nucleare, che è un'agenzia di ricerca molto efficiente, c'è un direttivo che raccoglie i direttori di tutti i laboratori, no? Che sono una ventina e appunto, venti anni fa c'era magari una scienziata o due, oggi sono circa la metà. Cioè sta succedendo che cresce non solo il numero degli scienziati ma cresce anche il numero dei direttori, dei rettori, insomma, delle persone che prendono responsabilità. Quindi questo fenomeno secondo me sono sicuro, ce lo scorderemo fra qualche tempo, e questo avrà un impatto positivo in generale sulla... non so se sta succedendo anche nelle banche, ma penso di sì, penso che ci sia un fenomeno simile in altri elementi. Fa parte di un meccanismo che anche lì dobbiamo sì incoraggiare, ma non essere indulgenti, cioè il meccanismo funziona bene se si chiede alle persone, paradossalmente chiedendo alle persone di superare certi livelli di qualità, le ragazze vanno meno. Non so come dire, se tu sei indulgente e dici facciamo passare quella ragazza perché ne sa un po' meno, ma è ragazza, forse fai un danno. E se invece continua a mantenere semplicemente la qualità, voglio persone eccellenti, scoprirai che fra le persone eccellenti scelte senza bias, semplicemente perché sono le persone più bravi, la maggioranza piano piano saranno le ragazze. Con questa nota positiva che sono felice abbia lasciato e abbia concluso questo panel, ringrazio e ringrazio Alessia Dimitri e Tutta Filtrinalli per averci portato il professor Tonnelli e grazie a tutti voi che avete partecipato. Grazie a voi. Grazie a tutti. Grazie a tutti.
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