Quanto costa la non sostenibilità
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Quanto costa la non sostenibilità
Il dibattito entra nel vivo di quelle che sono le nuove sfide da affrontare non solo in tema di emergenza climatica e di trasformazione ecologica, ma anche in tema di impegno sociale delle imprese e disegno di una nuova governance.
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Ne parleremo con cinque ospiti che vedete qui alla mia destra, io sono Paolo Alfieri della redazione Economia del Quotidiano Avenire, benvenuti a tutti. Inizierei intanto presentandovi appunto i nostri ospiti, il professor Alberto Quadricurzio, professore merito di economia politica dell'Università Cattolica e presidente merito dell'Accademia Nazionale dell'Incei, poi Emilia Pucci, responsabile affari societarie e corporate governance di Terna, Claudio Lavorato, presidente di Reqip, Stefania di Bartolomeo, fondatrice di Physis Management e l'autore Edward Strudzik, sostenibilità, ve lo dico da giornalista che ogni giorno riceve una quantità enorme di comunicati stampa da parte di aziende o politici e un termine che ormai per frequenza d'uso ha superato quasi resilienza, sembrava impossibile, un anno fa eravamo invasi dalla resilienza, oggi sostenibilità, è giusto perché al cuore del nostro futuro c'è questo termine che è declinato sia in termini ambientali e in termini sociali, stasera cerchiamo di capire quanto ci costa non andare verso la sostenibilità quanta invece importanza alla sostenibilità. Sappiamo, leggevo proprio poco fa, uno degli ultimi sondaggi dell'Istituto Ipsos, gli italiani per il 58% sono più interessati oggi alla sostenibilità rispetto anche solo a 2-3 anni fa, però cresce anche lo scetticismo dovuto spesso anche al greenwashing da parte di aziende che poco si attengono poi a quello che dicono, stasera vedremo anche se è possibile misurare ad esempio la sostenibilità con alcuni dei nostri ospiti. Però darei già la parola al professor Quadriocurso che è probabilmente uno dei primi accademici in Italia che si è occupato anche del problema della finibilità delle materie prime, del problema di quanto queste materie prime sono in realtà riproducibili, quante ne abbiamo, se insomma queste materie prime possiamo conservarle un po' meglio e darei la parola. Grazie, è molto gradevole per me essere qui con voi al Festival dell'Economia di Trento che adesso ha assunto una fattispecie molto ampia su vari temi e di per sé credo che consenta anche di mettere a confronto punti di vista diversi. Farei tre riferimenti, innanzitutto come professor universitario devo segnalare che questo problema non nasce né adesso né in questo secolo ma nasce addirittura nel 1700 e lo devo segnalare perché tre grandissimi conomisti dell'anno 1700-800 si erano posti il problema dei limiti delle risorse naturali pur essendo già consapevoli che la seconda rivoluzione industriale erano la seconda in corso e la prima si era già verificata. Questi economisti hanno dei nomi specifici e sono pur sempre oggi dei personaggi di assoluto rilievo, il noto notissimo Adam Smith, Malthus Riccardo. Sono tre economisti classici che si erano posti in modo diverso il problema della scarsità delle risorse naturali anche a fronte della prima e della seconda rivoluzione industriale. Quindi il problema non nasce oggi, è un problema che si sono posti a quel tempo. La differenza tra questi tre economisti, poi arriverò alla contemporaneità, era che uno era convinto che tutto sommato il progresso tecnico e le varie rivoluzioni industriali avrebbero allentato sempre i vincoli di scarsità. Un secondo, Riccardo, era dubbioso, riteneva che questa frontiera della scarsità si sarebbe spostata in avanti via via, ma alla fine concludeva che si sarebbe arrivati a dei limiti allo sviluppo. E il terzo, Malthus, la cui teoria è ben nota, riteneva che la sproporzione tra la crescita della popolazione e la disponibilità di risorse naturali pure in presenza di innovazione avrebbe portato al famoso stato stazionario. Questo non va dimenticato, non va dimenticato perché l'economia politica è una scienza anche storica, non è solamente una scienza che utilizza gli strumenti matematici come li ho usati io e come li hanno usati tanti altri, ma ha un fortissimo contenuto di storia e questa storia non va mai dimenticata. Questa è la prima osservazione. Cos'è cambiata nell'analisi economica nel corso degli anni? È cambiato molto perché lo spostamento dalla tensione del cosiddetto lungo periodo verso quella che noi chiamiamo la microeconomia dei mercati, cioè il comportamento degli agenti razionali sui mercati, è una differenza enorme su cui ha esercitato una forte influenza l'utilizzo a mio avviso talvolta appropriato e talvolta inappropriato della strumentazione matematica. Per fare una chiarificazione di questa mia affermazione, se si guarda la sequenza dei premi Nobel dal 1971 ai giorni nostri, a parte l'anomalia che su quasi 100 premi Nobel due donne, anzi una e mezza, hanno preso i premi Nobel in economia, che è una cosa incredibile, si vede chiaramente come è cambiata l'impostazione della teoria economica, della scienza economica, dai primi grandi che avevano una missione di lungo periodo, dinamica dei sistemi economici, andamenti ciclici, a una fase intermedia fino alla microeconomia dei mercati, degli agenti razionali e quindi con applicazione delle formule probabilistiche, ma che avevano una potenzialità risolutiva straordinaria. C'è un esempio classico che vi presento senza citare i nomi perché non sarebbe delicato, un premio Nobel varò una formula matematica che applicata nella realtà creò uno dei più grandi fallimenti negli Stati Uniti di una banca, la sua formula portò il fallimento della banca. Quindi voglio dire questa idea che l'economia si possa ricondurre a una razionalità perfetta con la capacità previsionale quindi decisionale è un'idea illusoria. Ultima considerazione, perché poi penso che si potrà ritornare su questi temi, è una considerazione più personale. Io appartengo a una corrente di pensiero che si autodefinisce, ma non solo autodefinisce, si definisce anche nel contesto nazionale e internazionale di economisti strutturalisti. I quali economisti strutturalisti cercano sempre, non da soli perché c'è una spartizione di compiti, di guardare al lungo periodo sempre, di tenere conto sempre delle oscillazioni cicliche e di tenere conto che nella storia le cinque grandi rivoluzioni economiche che ci sono state a partire addirittura dal 1200, non industriali ma economiche, hanno sempre urtato contro dei limiti di scarsità potenziando due distinzioni, le scarsità relative che sono quelle che possono consentire le sostituzioni e le scarsità assolute come quelle che adesso si presentano nel contesto dell'inquinamento atmosferico che non sono per adesso controllabili, non controllabili certamente come quando si sostituì l'utilizzo dell'energia prodotta dal vento o dall'acqua con l'energia prodotta dalla strumentazione meccanica. Quindi io credo che la stessa scienza economica debba rimeditare su se stessa per capire in che periodo della storia ci ritroviamo e non ritenere che gli agenti razionali utilizzando strumenti matematici potenti siano in grado di risolvere ogni problema. Grazie professore, quando parliamo di sostenibilità parliamo spesso di energia, di efficientamento nergetico, sappiamo quanto ognuno, imprese, famiglie stanno anche cercando di rendere più efficienti le proprie abitazioni, i propri uffici. Passarei la parola a Claudio Lavorato, Presidente di Reqip, una grandissima realtà internazionale con 80 anni di storia e 28.000 addetti che si occupa di servizi infrastrutturali in particolare, non solo. Io chiederei a Claudio Lavorato quanto è importante questo tema dell'efficienza energetica e come anche una realtà come Reqip sta affrontando questo tema e quindi il nodo della sostenibilità e dei costi della non sostenibilità per Reqip. Grazie, buonasera. Io atterrerò su temi che attengono ovviamente all'economia ma ovviamente parlandone a partire dalla mia esperienza di imprenditore e dello sviluppo di un'offerta sul mercato, quindi là dove avviene uno scambio molto piccolo e molto opportunistico tra un servizio che vendiamo e invece l'economia più in generale per l'appunto. Noi, la mia azienda, siamo abituati di fare i conti con il risparmio energetico perché è quello da cui traiamo il pane, cioè riuscire a risparmiare, consumare meno energia per ottenere gli stessi livelli di performance dalla fonte primaria dell'energia e la nostra scommessa e la facciamo in relazione agli difici, poi abbiamo la nostra competenza, ovviamente la competenza tecnica è quella relativa agli edifici. Cominciamo quasi 40 anni fa, cominciai con pochi, quasi 40 anni fa proponendo il servizio calore approfittando del fatto che allora era difficilmente reperibile la batteria energetica di cui si servivano gli edifici prevalentemente, che era il gasolio, il gasolio o l'olio combustibile, che dopo la seconda crisi petrolifera, 73 e poi la seconda nell'80, era di difficile approvvigionamento. Avendo trovato per il tramite all'ora dell'agipetroni una certezza di approvvigionamento vendemmo i servizi, noi ti diamo il servizio, quanto hai speso fino ad ora? 100, bene, spenderai di qui in avanti 90, ti vediamo quindi a molto meno di quello che ti costa la mera materia prima facendo noi negli strumenti di produzione del calore e allora molto meno ma anche del condizionamento ti faremo spendere di meno facendo una serie di revisioni, di interventi, di modifiche agli impianti fondamentalmente per ridurre il consumo. Il delta che si realizzerà tra quel 90 che è diventato il nuovo prezzo il reale consumo che realizzerò io evitando gli sprechi sarà il mio guadagno. Bene, questo l'abbiamo fatto, l'ha fatto la mia impresa ma l'ha fatto anche altre aziende più solide tra l'altro della mia, è nato un mercato che però non ha uguali in Europa, il mercato ha dei servizi di energia venduti ai proprietari o fruitori degli edifici ed è un mercato che ha prodotto degli efficientamenti importanti nel consumo energetico da parte degli edifici nonostante gli interventi si siano limitati alla parte tecnologica, ovviamente qui grazie a Dio la tecnologia ha offerto sempre grandi possibilità di risparmio. In realtà poi il nodo vero dell'efficientamento energetico degli edifici è rappresentato dagli involucri, se voi vedete una termografia, una foto fatta all'infrarosso vedete che il colore che c'è dentro l'edificio, quindi il caldo, lo vedete anche per svariati metri, anche decine di metri tutto intorno a quell'involucro, questo è spreco energetico ed è dovuto all'involucro sterno che purtroppo perde e spreca energia. Il nodo è diventato questo su cui ci si dovrà misurare nei prossimi anni. Facendo questo la mia riflessione, se posso dare un piccolo contributo anche di carattere economico, è di coniugare questo tema con appunto i criteri di sostenibilità che devono guidare le scelte economiche, innanzitutto dei regolatori internazionali nazionali, ma anche il comportamento dei singoli acquirenti. Non devi pensare, stiamo sempre parlando dell'edificio, a un bene da cui sprizzare il massimo possibile nel momento, ma devi guardare che è quello che succederà nel futuro. È un comportamento intelligente, quindi poter fare oggi la scelta che riguarderà anche il futuro perché la tua abitazione la trasmetterai ai tuoi figli e questo significa investire per il domani. Noi abbiamo bisogno, adesso nel settore del consumo energetico degli edifici, ma più in generale nel comportamento dell'economia di guardare alla sostenibilità come un modo con il quale noi approcciamo i fatti economici e anche di mercato che devono guardare a quello che succederà anche domani, dopo domani, andare oltre l'orizzonte per l'impresa del budget o addirittura della trimestrale da cui strizzare il massimo di risultato per gli azionisti. Questa è la necessità di una scelta che si opera. Se così si opera si producono efficienze importanti, si recuperano risorse da destinare ad altri investimenti, si cresce. L'efficientamento energetico è un grande giacimento di opportunità di mercato per la crescita economica del Paese. Si pensi agli edifici, dividendo i tre grandi cluster, i consumatori finali di energia, ci sono gli edifici che si consumano oltre il 40% dell'energia totale, poi ci sono i mezzi di trasporto e, infine, l'industria. Ma l'industria ha efficientato in tutto il corso, ormai dalla crisi del 1973 in avanti, ha efficientato molto perché ha un costo di produzione l'energia e quindi ha guidato il proprio orientamento sulla base della compressione di questi costi. Nel settore dei trasporti, in questo caso è intervenuto il regolatore europeo e ha detto che nel 2035 si deve superare il motore a combustione interna. Questo è importante perché alla fine dei conti il regolatore è la comunità, che non può pensare al budget, non può pensare alla trimestrale, deve guardare lontano e questo ha il dovere di fare, questo ha fatto. Oggi Commissione Europea sta lavorando sulla direttiva proprio per l'efficienza energetica degli edifici e io credo che sia giusto il traguardo di cui per ora si è parlato, non c'è ancora la direttiva, di giungere al 2050 per il consumo zero degli edifici e questo, come sappiamo, adesso non voglio ritrovare a tornarci sopra, forse il professore se li intende più di me. Ovviamente le emissioni in atmosfera sono un fenomeno reale che ha certamente a che fare con il clima, poi si può credere che pesi più o meno tanto, pesa, però io sono bolognese, non romagnolo, ma la pioggia e l'acqua si è alzata proprio a pochi chilometri e quindi capisco benissimo questa cosa. Bene, bisogna guardare a questo, il regolatore ha questo dovere e anche il regolatore deve avere dei comportamenti sostenibili, non deve pensare ad acquisire gli applausi il consenso, sono la politica, le istituzioni, gli applausi e il consenso di oggi, ma devono fare le scelte di cui ha bisogno il popolo, quelli per cui, nel cui nome governano e devono fare queste scelte. Quello che voglio dire, non so quanto costi la sostenibilità, in realtà si perde una grande opportunità nel non perseguire la sostenibilità come modello di riferimento comune, come comportamento del regolatore e degli operatori di mercato, perché qui c'è un gran giacimento di opportunità, sono nuove attività, nuovi servizi, c'è crescita conomica, pensate solo agli edifici che rappresentano oltre il 40% dei consumi energetici, bisogna efficientarli, efficientarli significa, non parliamo del superbonus, significa mettere in cappotto, quindi isolare termicamente gli edifici, significa rinnovare in modo importante l'impiantistica e scopriamo che l'edificio si può riscaldare senza quella quantità abnorme di combustibile fossile, ma il problema è che il combustibile fossile è un'impiazzità che è arrivato fino a 20 volte il costo di 7-8 mesi prima, ma comunque oggi è comunque elevato, si è abbassato molto, è tutto molto bello, ma comunque stiamo parlando ancora tra le 2-3 volte a seconda delle oscillazioni rispetto al costo di meno di 2 anni fa, quindi comincia a pesare nel portafoglio i condomini, quasi tutti noi abitiamo in un condominio, sappiamo benissimo quanto paga, tutti brontola, non si dice brontola, perfetto, perché appunto oramai pesa, quindi si tratta di investire per poter spendere di meno, fare meno male al nostro clima e in generale gli equilibri del nostro pianeta farne anche un business, è business, non è vero che è business fare penso all'elettronica di consumo, fare dei prodotti di elettronica di consumo che nell'arco di pochi mesi sono obsoleti, tanto costa meno cambiarli, no io voglio poter mettere le mani anche, non sono bravissimo con l'elettronica, ma voglio poter mettere le mani anche per aggiustare il prodotto elettronico, perché devono essere buttati? Questo è semplicemente un saccheggio di materie che è vero che il privato trova più conveniente fare, il singolo privato, ma la comunità in realtà paga, paga in termini di disequilibrio. Torneremo anche poi sull'aspetto del business, intanto grazie, non abbiamo qui il regolatore che lei invocava prima, però abbiamo almeno il gestore della Rete elettrica nazionale terna, ovviamente sostenibilità non è solo energia e poi andremo anche su altri aspetti, però darei ora la parola a Emilia Pucci che è responsabile affari societari e corporate governance di Terna, Terna è appunto il gestore della Rete elettrica nazionale, penso che con lei parleremo non solo però di energia ma anche di inclusione sociale, perché è un altro aspetto della sostenibilità molto importante sia per Terna che in generale quando parliamo di sostenibilità. Grazie, intanto grazie per l'invito e grazie per aver consentito a Terna di partecipare a quest'evento che ogni anno diventa sempre più importante, quest'anno ho popolato tantissimi giovani, devo dire che c'è un'energia non trascurabile, allora io comincerei, mi sono interrogata molto sul titolo di questa sessione i costi della non sostenibilità e ho cercato di dare un'interpretazione, poi arriverò al ruolo di Terna, all'importanza della sostenibilità e della governance, perché ho cercato di scomporne i contenuti, gli elementi, costi da una parte e sostenibilità da un'altra, in termini aziendalistici quando si parla di costi si guarda appunto si pensa ai costi della produzione, ai costi della lavorazione di un prodotto, al costo di una unità di responsabilità e evidentemente faccio riferimento a tutti elementi che sono espressivi del valore monetario delle risorse consumate e poi c'è l'altro elemento il concetto di sostenibilità, dicevi bene in apertura, un concetto tra i più citati nel corso del 2022, superato resilienza è vero, quindi cercare di trovare una definizione di sostenibilità e una sintesi a questo concetto non mi è stato facile, ho cercato quando si prepara un po' ai conveni in queste tavole rotonde si cerca un po' di studiare, di leggere qualche contributo e devo dire che c'è stata una definizione che non è recentissima che però ho trovato estremamente attuale ed è il concetto di sviluppo sostenibile, risale al 1987 in sede ONU e si intende quando è che lo sviluppo viene definito sostenibile, quando si consente di soddisfare i bisogni del presente senza compromettere la possibilità delle generazioni future di soddisfare i propri d è una definizione che ho trovato molto vicina a me e a un mio particolare personale sentire che ho trovato collegata alle conclusioni del manifesto di questo evento dove si finisce citando i giovani, i nipoti, i figli e quindi le generazioni future, allora pensare di ridurre i costi significa sostanzialmente precludere alle generazioni future di avere le stesse possibilità che abbiamo noi oggi e quindi se l'equazione deve essere non affronta i costi significa consentire in qualche modo a legittimare le generazioni future di non avere una possibilità che noi e chi prima di noi ha avuto e quindi questa per me è una equazione non sostenibile. Parto da questo concetto arrivo a Terna, io ho l'onore di lavorare in una società sistemica che è al centro della transizione energetica, noi facciamo questo, trasportiamo l'energia, la portiamo nelle case di tutti gli italiani nelle industrie e quindi consentiamo all'economia di andare avanti e di funzionare e questo è un momento storico in cui questo obiettivo si deve in qualche modo realizzare all'interno di regole europee precisi, stringenti sicuramente ma che stanno in qualche modo condizionando l'impostazione che spinge verso questo modello di decarbonizzazione. Se penso agli interventi in chiave europea più recenti, più recentemente al FIT for 55 che quindi ci chiede l'implementazione del livello delle rinnovabili, quindi l'implementazione del modello delle rinnovabili, se penso più recentemente ai temi della situazione drammatica, situazione geopolitica, che quindi affianca all'elemento della decarbonizzazione e dell'eltrificazione del paese un altro elemento, cioè l'indipendenza dalle fonti e dal gas, quindi evidentemente impone di ricomporre il paradigma tenendo conto di una serie di elementi che purtroppo causa situazioni sempre più drammatiche e che purtroppo condizionano e caratterizzano i nostri giorni, ci impongono di immaginare e di disegnare una rete che sia non solo resiliente, che consenta quindi di traguardare questo percorso di decarbonizzazione di efficientamento e che consenta al contempo di essere sempre bilanciata, perché il concetto di dispacciamento e di bilanciamento c'è di soddisfare le richieste dei consumatori con la locazione corretta dell'energia. Questo è il purpus, quindi chiaramente per un'impresa sistemica come etterna parlare di sostenibilità in qualche modo è realizzare l'obiettivo principale e quindi abbiamo anche la grande responsabilità di farlo e di farlo bene. La sostenibilità però poi, e qui arrivo al famoso acronimo, quali sono gli driver che dobbiamo cercare di in qualche modo di comporre e di realizzare e poi di rappresentare al mercato agli investitori attuali e potenziali. In termini di scelte noi abbiamo quest'anno pubblicato per la seconda volta il rapporto integrato, quindi abbiamo sostituito la pubblicazione del bilancio, quindi dei parametri finanziari e della DNF, della dichiarazione di carattere non finanziario in un unico documento, il rapporto integrato, proprio perché i parametri finanziari e i parametri non finanziari vanno letti in una logica integrata e quindi vanno rappresentati e raccontati in maniera sinergica e appunto smotica. Abbiamo allottato una serie di iniziative che a livello di consiglio di amministrazione hanno in qualche modo consentito anche di avere un approccio che al di là dei numeri, quindi al di là dell'attività specifica che noi facciamo, ci pone in condizioni di in qualche modo far compenetrare nel DNA della società un credo e quindi un'adesione a questi principi. Penso all'adesione al science-based target, penso a tutte le attività che facciamo per cercare anche di contenere la produzione interna e di ridurre quindi il livello di impronta carbonica. Abbiamo recentemente aderito a un protocollo in vision che consente di misurare la sostenibilità l'accettabilità degli impianti, dei tralici, delle infrastrutture che noi realizziamo che sono sì funzionali appunto al raggiungimento dell'obiettivo finale, cioè quello appunto della trasmissione dell'energia ma che al contempo richiedono anche una accettabilità delle comunità locali. Anche questo è sostenibilità, anche questo è il dialogo aperto, continuo con appunto la collettività dove noi andiamo per fare il nostro lavoro e cerchiamo in questo caso di realizzarlo modulando le esigenze e le aspettative anche della collettività. Sicuramente il concetto di sostenibilità pone probabilmente il punto di riferimento nella Enveromental, però credo che forse, perché questa è un po' anche l'attività che io mi occupo di governance prevalentemente in azienda, però è chiaro che disegnare un modello significa darsi delle regole di governance serie e quindi disegnare un modello che ti consenta di raggiungere quegli obiettivi. C'era una ricerca, ho già citato, mi piace farlo di nuovo, proprio del sole 24 ore dell'Università Milano-Bicocca che ha appunto fatto un'analisi su un campione di imprese per comprendere quanto sia connaturato nel DNA delle imprese intervistate il concetto di sostenibilità e all'esito di questo questionario, gli analisi di questo studio che è stato condotto, si è visto che appunto quello che guardano gli investitori è proprio il modello di governance che si viene a realizzare, perché solo disegnando bene il modello si riesce evidentemente ad implementarlo. Implementare la governance significa affrontare dei costi, perché sono costi di compliance, sono costi di transazione, sono costi di controllo, però sono costi ineludibili perché se non si affrontano evidentemente si cade nella contraddizione che avevo citato in apertura. Ora è facile per una società importante, grande, che opera peraltro in un regime di monopolio come Eterna evidentemente affacciarsi a questo tipo di evidenze, a queste dimensioni, a questi numeri perché è più facile probabilmente sostenerli. Però credo anche che noi ci troviamo in una posizione di privilegio e quando si è in una posizione di privilegio, a una posizione di privilegio corrisponde un obbligo, una responsabilità e la responsabilità è di fare bene e di raccontarla bene. Come abbiamo cercato di farlo? Adottando un piano industriale Driving Energy 2125, pubblicando a marzo un nuovo piano di sviluppo che proprio dà voce alle stanze europee del FIT 455 e raccontando quello che facciamo nella pubblicazione del rapporto integrato che citavo prima e nella reazione di corporate governance che racconta come il modello di governance che la società ha adottato in qualche modo è implementato giorno per giorno. Grazie. Grazie. Grazie. Abbiamo parlato di grandi realtà come Reqip, Eterna. Veniamo invece a Stefania di Bartolomeo, ha fondato una startup a Boston che si prefige di misurare la sostenibilità. Ti chiederei, partendo da questo, è possibile misurare la sostenibilità? Come fate voi e cosa emerge da quello che è il vostro lavoro quotidiano su questo fronte? Innanzitutto buon pomeriggio a tutti. Questo è il secondo anno che io vengo a Trento e proprio sul treno oggi pensavo a come è ricco un evento come Trento dove non c'è, per la mia esperienza dell'anno scorso ma anche di quest'anno, non c'è una comunicazione sterile fra gli speaker e il pubblico ma c'è una fluidità che si crea nella condivisione di idee, nella condivisione di nuove prospettive proprio grazie al modo in cui è organizzato che ci consente di parlare, di incontrarci agli eventi e fuori dagli eventi. Quindi volevo dire grazie agli organizzatori perché è davvero un evento di eccellenza in Italia. Quindi grazie. Il titolo di quest'evento, quanto costa la non sostenibilità, è particolare perché noi oggi siamo tutti bombardati da comunicazioni su quanto è importante essere sostenibile la comunicazione di vendita di un concetto tendenzialmente si basa sui benefici quindi noi siamo bombardati da una comunicazione che ci dice dobbiamo essere più sostenibili per questo tipo di beneficio. Ad esempio noi oggi sappiamo che dobbiamo utilizzare con parsimonia l'acqua, sappiamo che dobbiamo avviarci all'auto elettrica, sappiamo che non diventare sostenibili crea dei svantaggi, sappiamo scientificamente identificare questi svantaggi ma è difficile monetarizzarli perché genera tanta incertezza. Vi faccio un esempio, il 16% di morti ogni anno dovute a problemi respiratori per il cambiamento climatico meglio per l'inguinamento è una cifra che sta continuando a crescere, scientificamente provata ma come facciamo a monetarizzare quindi proprio a quantificare in modo economico questo danno? È quasi difficile, è quasi impossibile, difficile non impossibile però come facciamo a monetarizzare un milione di specie a rischio estinzione? È difficile ci riusciamo però riusciamo a comprendere la gravità quindi forse la prima cosa importante che dobbiamo fare è riuscire a comprendere, avere questo senso di consapevolezza dei danni della non sostenibilità. Quantificarli in modo economico non è sempre un processo scientifico così trasparente che ci può portare a dei risultati obiettivi però non importa perché noi comunque dobbiamo agire con l'idea di creare un avvenire migliore per noi e per le future generazioni. Quando ho difficoltà nei miei ragionamenti che faccio cerco di prendere una prospettiva diversa quindi se oggi è difficile quantificare la non sostenibilità da un punto di vista economico abbiamo capito che non è difficile però interiorizzarne i effetti negativi eppure a volte facciamo delle scelte molto sbagliate. Proviamo a vedere una conversazione fra due alieni su quello che succede sulla terra. C'è un alieno che dice all'altro ma tu lo sai che in Italia che è uno stato in cui c'è una delle migliori qualità di acqua per quantità e qualità che arriva direttamente potabile nelle case delle persone ogni bottiglia d'acqua che gli italiani bevono percorre circa mille chilometri con una quantificazione di CO2 di quasi 917.000 tonnellate all'anno con una creazione di plastica di altrettante 600 pasta tonnellate e ogni bottiglia d'acqua ci mette circa mille anni per degradarsi automaticamente da sola autonomamente nell'ambiente. Quindi questo alieno che dice all'altro ma tu ti rendi conto che fanno questi italiani quando potrebbero semplicemente ridurre tutto questo con un'implementazione di un filtro un po' magari più strutturato nei propri appartamenti. Ecco non quantifichiamo economicamente il danno, quantifichiamo però economicamente la non possibilità di fare delle scelte ragionate che sono banali. Pensiamo ad un'altra cosa, noi ci stiamo spingendo verso l'auto elettrica perché l'auto elettrica di per sé non inquina, inquina di meno eppure il 90% ancora dell'energia quindi noi creiamo un aumento di energia eppure il 90% dell'energia ancora viene da combustibili fossini. Sono dei controsensi, questo che cosa vuol dire? Ci dà una grande opportunità, la grande opportunità è quella data dall'utilizzo della creazione di nuove tecnologie, di nuovi modelli di consumo, di nuovi modelli di produzione. Però non siamo in grado di anticipare in modo veloce questo cambiamento se non riusciamo prima a partire da una base di conoscenza consapevolezza. Seppur è corretto farsi la domanda come quantificare economicamente la non sostenibilità, è ancora più corretto consapevolizzarsi su non farlo, ci creerà dei problemi infiniti. Ora io nel mio piccolo ho creato un'azienda, è una fintech che fa, riesce a dare agli investitori dei dati puntuali sugli impatti delle aziende per riuscire a costruire dei portafogli avanzati. Questo non sarebbe possibile se una società come Eterna non creasse un bilancio sostenibile con informazioni puntuali e dettagliate. Io mi sono resa conto che aspettare il cambiamento non ci avrebbe portato da nessuna parte e in modo molto pragmatico ho compreso che il cambiamento ha bisogno di tempo, di risorse ma anche di denaro. Quindi se io nel mio piccolo riuscivo a fornire agli investitori la possibilità di comprendere in dettaglio gli impatti di un'azienda e quindi direzionare gli investimenti in quelle aziende che riescono a generare oggi con la propria attività e strategia di impresa un approccio sostenibile più avanzato, avrei contribuito positivamente al cambiamento e così ho fatto. Quindi ho creato una mia azienda. Oggi vedo qui tantissimi giovani ed è proprio sulle vostre spalle questo senso di responsabilità di riuscire a consapevolizzare la necessità del cambiamento e creare nuove attività che possono essere nuovi approcci tecnologici al consumo, alla produzione, all'investimento perché noi dobbiamo agire oggi perché siamo già in ritardo. Ci sono oltre mille specie a rischio estinzione con un dramma di biodiversità pazzesco. Quel 16% di morti oggi per problemi respiratori fra 5 anni arriverà al 25, vogliamo questo? Direi di no. Quindi creiamo opportunità partendo da una comunicazione fluida come questa che avviene a Trento ma assumiamoci il senso di responsabilità che dobbiamo essere noi gli attori del cambiamento. Grazie Stefania, grazie anche per i numeri che ci hai fornito, che ci aiutano nei nostri rilogionamenti, anche per il tono che sicuramente trasuda anche un'autentica passione per la sostenibilità. Fasera è il professor Edward Strudzik che collabora con la Queen's University di Kingston in Canada, è un esperto di temi ambientali e anche autore di diversi libri. Prima Stefania ci parlava l'esempio di quanto una bottiglietta d'acqua, di quanti chilometri percorre una bottiglietta d'acqua. Restando in tema acqua, su un altro versante abbiamo visto invece cambiamento climatico, quello che è successo in Emilia-Romagna, siccità che viene seguita da grandi alluvioni. Ecco con il professor Strudzik parleremo in particolare di gestione delle risorse idriche, di gestione dell'acqua e come sta cambiando l'acqua e che costi ha la mancanza di sostenibilità. Vi dico solo una delle ultime cose, proprio la relativa che leggevo anche all'alluvione in Emilia-Romagna, le assicurazioni non vogliono pagare le abitazioni quando parliamo di costi anche per la gente, anche quindi sono costi di cui tenere in conto. Ecco professore, credo abbia anche delle immagini, una presentazione visuale. Grazie mille, buonasera, grazie per avermi invitato. Io vengo dal Canada, ho fatto un lungo viaggio. Questa immagine, entrambe queste immagini sono, tutte queste immagini provengono dai miei viaggi, è un parco nazionale della zona artica del Canada e sette anni fa ho fatto un viaggio in Canoa con Justin Trudeau, il Premio Ministro canadese, prima che fosse ffettivamente il Primo Ministro canadese. Abbiamo fatto questo viaggio che è durato dieci giorni, l'abbiamo fatto per due ragioni. Innanzitutto suo padre, Pierre Trudeau, che è famoso quanto lui. L'abbiamo fatto per divertirci, ma una volta che ha visto la bellezza di questo fiume ha deciso di tornare indietro. Ha detto a uno dei suoi ministri, gli ha detto guarda dobbiamo rendere questo fiume un parco nazionale perché volevamo creare una diga su quel fiume e non pensava che fosse corretto da fare perché anzi pensava che sarebbe stato meglio lasciar scorrere liberamente il fiume anche per i pesci. Quindi ha creato questo parco nazionale e ha creato il primo sito unesco. Justin Trudeau ha seguito le orme di suo padre, ma lo ha fatto anche per supportare gli indigeni dell'area, della zona, che volevano aumentare il parco. Lo volevano fare perché tutti questi fiumi che arrivavano dalle montagne non facevano parte del parco. Avevano paura che a causa di sviluppi industriali o magari la costruzione di nuove dighe avrebbe ostruito poi il fluire dell'acqua la qualità dell'acqua. Quindi qualche anno fa è stato ingrandito il parco nazionale proprio sotto il suo governo. Per arrivare al mio punto è che diamo l'acqua per scontata, però è essenziale per tutto, per l'agricoltura, per il nostro benessere personale, lo sviluppo dell'idroelettrico come sapete bene qui in Italia, il benessere delle foreste, del legno che altrimenti non crescerebbe, per il turismo, chiaramente il tempo libero, forse molti di voi qui sciano. Sapete che è chiaramente l'acqua importante, lo facciamo anche in Italia, pensiamo che in Canada, scusate, pensiamo che ci sia neve per sempre, ma in realtà chiaramente adesso siamo costretti a creare la neve artificiale. Il problema è che in alcuni scenari entro il 2025 più di due persone su una avranno mancanza di acqua. Pensiamo alla zona dell'Africa subsahariana o le montagne rocciose, proprio dove abito io, il razionamento idrico è obbligatorio in alcune zone. In alcuni paesi possono utilizzare soltanto quantità limitate di acqua perché non c'è abbastanza neve sulle montagne che poi si riversa nei fiumi. Quindi in Canada, che ci pensiamo un paese pieno di acqua, in realtà abbiamo anche noi mancanza di acqua adesso. Questa è una degli errori che dobbiamo correggere, cioè il fatto che l'acqua sia infinita. Pensateci, soltanto il 3% dell'acqua del mondo è acqua dolce e non è molto. Il 70% è sotto forma di ghiaccio, come questo nell'artico, ghiacciai, questo è nella zona artica del Canada, e calotte artiche. Sono io che scio lungo la calotta artica e anche il permafrost che abbiamo anche qui nelle Alpi Svizzere che sta causando anche delle valanghe. Ma gran parte dell'acqua dolce, solo il 2%, non è disponibile perché è sotto forma di ghiaccio, oppure è troppo in profondità per ssere estratto, oppure troppo inquinata. Questo ci lascia con solo lo 0,5% di acqua disponibile. Quindi creare nuove dighe e nuovi vaccini non è sicuramente la risposta o la soluzione. Questo mi porta a un altro punto, che è quello degli incendi boschivi che adesso stiamo vivendo, vedendo anche in tutta Europa, in Spagna, in Grecia, in Portogallo, a volte qui in Italia, ha un impatto anche sulla fornitura dell'acqua. Spesso dopo gli incendi ci sono delle inondazioni perché in seguito a un incendio la vegetazione diminuisce e quindi il terreno non riesce più a contenere l'acqua. Ovviamente rimane anche un sacco di carbonio sul terreno. Questa è un'immagine di un parco nazionale in Canada, a destra qui c'è una cascata, mentre a destra vediamo l'immagine dopo un temporale. L'acqua è diventata nera per molti giorni, potete immaginarvi, questo è un parco nazionale, ovviamente non ha influenzato la qualità dell'acqua potabile, ma immaginate se succede in uno dei vostri fiumi in Italia, quali sarebbero le conseguenze? Quindi il carbone, troppo carbone, ovviamente consuma anche l'ossigeno disponibile per i pesci. L'unica cosa di cui non teniamo conto è il valore dei terreni turbosi che abbiamo in tutto il mondo. La torba è proprio la base della vegetazione, non si degrada, non si consuma ed è sempre disponibile, per secoli troviamo terreni turbosi che non si rovinano per anni e la base di questa teoria è proprio il muschio, come lo spagno, che può contenere, può trattenere fino al 25 per cento di umidità. Pensateci, una piantina trattiene come una spugna il 25 per cento di umidità. Dopo un incendio, quando si verifica un alluvione, tradizionalmente l'acqua viene chiaramente trattenuta, ma noi utilizziamo quest'acqua per l'agricoltura, per varie situazioni, come è successo anche in Italia in situazioni in cui l'acqua viene drenata per utilizzi per le città. Quindi sappiamo che nel caso di se abbiamo delle torbiere sane, possono essere anche di aiuto, però non ci rendiamo conto che questi terreni possono essere estremamente utili anche come filtri, però non ci rendiamo nemmeno conto che soltanto il 3 per cento di questi terreni sono disponibili. Infatti, se noi riuscissimo a proteggere quello che abbiamo effettivamente disponibile, potremmo veramente contrastare il cambiamento climatico. Quindi la chiave alla sostenibilità attualmente è riuscire a preservare le nostre foreste, fare in modo che siano presenti anche per le generazioni future, ma dobbiamo anche cercare di smettere di creare le dighe, ridurre i nostri consumi di acqua e smettere anche di imbottigliare l'acqua. Per esempio, pensate alle figi, trasportano migliaia di bottigliette di acqua in Canada con ovviamente una forte perdita, soprattutto perché spesso non vengono riciclate queste bottigliette. Queste sono delle immagini che provengono dalla zona artica del Canada. Abbiamo scoperto che nel ghiaccio sono presenti tantissime, anche residui di plastica delle bottigliette. Queste sono delle immagini che ci hanno veramente sorpreso, perché ci siamo chiesti come è possibile che la plastica possa arrivare così a nord nel mondo. Adesso assistiamo anche ad altri eventi. Questo, per esempio, è una balena Beluga che abbiamo preso qualche anno fa per studiare proprio l'inquinamento. Era piena anche di sostanze chimiche. Gli orsi polari, tra l'altro, stanno ovviamente soffrendo anche loro perché il ghiaccio si sta sciogliendo. Quindi grazie mille, ci sono tantissime cose a cui pensare, soprattutto per affrontare bene e positivamente il futuro. Professor Quadrocursio, dopo questo primo giro, torno da lei. Ecco, ma abbiamo parlato di risorse naturali, della scarsità delle risorse naturali. Non tutte, come dire, alcune che saranno già raggiungendo dei limiti assoluti. Lei è stato uno dei primi che hanno evidenziato questo problema. Cosa si può fare? È difficile tornare a un'economia totalmente pastorale. Cosa possiamo fare? Anzitutto ho molto apprezzato gli interventi perché ne vedo una forte complementarietà, il punto di vista di un imprenditore privato, il punto di vista di una grande azienda pubblica, preferisco chiamarla pubblica e non di Stato, il punto di vista di una giovane innovatrice, beata lei che è giovane, e il punto di vista di un collega canadese. Ecco, io prima ho parlato della economia strutturale dei lunghi cicli. Adesso vorrei parlare un attimo per cercare di fare una cornice sempre da economista. Io sono un economista, quindi non faccio altro che l'economista. L'economia istituzionale. L'economia istituzionale presuppone le istituzioni e le istituzioni hanno due grandi funzioni che sono state peraltro accennate durante queste presentazioni. La progettazione tra i grandi funzioni, la regolazione alla quale poi deve seguire anche il controllo dell'esecuzione e il finanziamento, altrimenti non esistono le economie istituzionali. Due declinazioni di questa affermazione. Forse noi ci siamo dimenticati che nell'anno 2000 le Nazioni Unite hanno con il voto favorevole, credo di 180 o forse addirittura un po' di più sui 192 paesi aderenti stati, hanno valato i Millennium Development Goals. Millennium Development Goals, quindi un millennio. Una parte importante di questi Development Goals riguardava la sostenibilità e lì si usava tecnicamente anche il termine di sostenibilità. Nel 2015 sono stati varati il Sustainable Development Goal che sono 17 obiettivi di sviluppo sostenibile che prefigurano con una scadenza temporale, prima ravvicinata al 2030 e poi ovviamente via via, prefigurano una situazione molto complessa perché i paesi sviluppati e i paesi in via di sviluppo hanno dei pattern molto diversi di crescita economica e ovviamente la sostenibilità nella misura in cui non sia un fenomeno localizzato ma un fenomeno di natura ambientale richiede un coordinamento. Qualcuno dice che il grado di inquinamento di una sola città africana che ha 80 o 90 milioni tra aree urbana e aree contigua di popolazione, perché si sta sempre più densando negli agglomerati urbani sia il grado di inquinamento pari a quello di un singolo Stato europeo di medie dimensioni. Quindi questi obiettivi delle Nazioni Unite non vanno presi come degli enunciati idealistici ma vanno presi come dei progetti che poi vanno calati nella concretezza e più ci avviciniamo alla concretezza di quello che io chiamo l'economia istituzionale più dobbiamo guardare a casa nostra. Certamente nessuno di noi pensa di poter risolvere così alla buona i problemi dell'Africa che da qui ai prossimi 50 anni, 40 anni crescerà di un miliardo e mezzo di persone. Allora veniamo all'Europa. L'Europa è un'entità giuridico-istituzionale molto importante, una delle più importanti al mondo. Ha fatto qualcosa, non ha fatto nulla, secondo me l'Europa ha progettato molto bene, non ha potuto eseguire adeguatamente per varie ragioni, ma il progetto c'è tutto. Next Generation EU non è una banalità, è un grande progetto che dovrebbe trovare esecuzione. Lasciamo per noi da parte le questioni drammatiche come la pandemia la guerra, ma un grande progetto come quello del Next Generation EU si può realizzare a due condizioni. Le risorse finanziarie, senza le quali non si va da nessuna parte, le risorse finanziarie e la capacità esecutiva dei soggetti partecipanti, e cioè degli Stati. L'Europa è perfetta nella regolazione e nel controllo, ma non è forse neanche di sua aspettanza l'esecuzione, perché è un sistema confederale. Quindi questo è un problema serio. Due ultime considerazioni. Un minuto, un minuto solo. Il Next Generation EU, che secondo me è un gradino molto importante, ha prefigurato la raccolta di risorse finanziarie attraverso l'emissione specifica di titoli europei finalizzati. Se questo potrà proseguire, e qui ci apre tutta una questione di politica istituzionale, l'Europa probabilmente assumerà un ruolo di leadership, non solo nel contesto interno, ma anche nel contesto di attuazione dei Sustainable Development Goals. Quindi, se io posso fare un'esortazione a me stesso e a tutti noi, crediamo molto nella Europa, perché è un'entità di dimensioni sufficienti per poter affrontare e per poter influenzare altre parti del mondo su queste tematiche. Quanto io ho sentito per Terna, che è una bellissima impresa e anche per l'impresa di Lavorato, non mi porta assolutamente a sottovalutare, ma bensì a valutare adeguatamente il ruolo delle imprese, siano esse pubbliche, siano esse private. Ciascuno di noi nella sua economia domestica si comporta come vuole, molto spesso si comporta in modo irrazionale, ma finché siamo in una democrazia purtroppo, o per fortuna, l'individuo autodetermina se stesso. Non possiamo certamente prescrivere all'individuo di seguire delle regole di tipo prescrittivo che solo i sistemi coercitivi impongono e poi non riescono neppure loro. Quindi convincere, avere delle belle imprese, avere delle istituzioni, avere delle risorse finanziarie. Io credo molto nell'Europa. Nonostante, come dice lei Euretti Artiglio, gli appelli della commissione corrispondente speciale nel settore categore del pagamento europeo e con la condivisione delle associazioni di altri autori e anche di agenzie. Invece con Claudio Lavorato parlerei un attimo, abbiamo pochissimo tempo, però accenerei anche al nodo del PNRR, perché parlando di sostenibilità non possiamo non parlarne anche brevemente. Chiederei qual è la difficoltà poi a livello pratico, perché certi progetti poi alla fine rischiano di non essere realizzati? Quale sono le difficoltà poi pratiche di progetti anche a livello regionale, comunale? La devo deludere, io non sono un'autorità neanche dal punto di vista dell'esperienza, semplicemente perché è rimasto un po' un oggetto misterioso, ma lei lo sa come è stato composto il panel progettuale che è stato presentato per il PNRR? Non lo sa nessuno, cioè lo sa che ovviamente salvo in alcuni punti. La notizia che gira, che gira, l'ho letto sulla stampa, non me lo sono inventato e non l'ho sentito al mercato, l'intervento medio previsto del PNRR è di 170 mila euro medio, cioè la cifra complessiva disponibile per il PNRR divisa per la quantità di progetti da 170 mila euro. Questo lo dice già lunga, non è un problema semplicemente quantitativo, è che la quantità si trasforma, la complessità, adesso io sono abituato a chiamarlo brutalmente in un altro modo, non lo faccio perché cerco di essere forbito, ma veramente questo è un nodo vero, se poi si tiene conto che l'attuazione di questi progetti è affidata spesso ad enti locali, ho uno degli 8.000 comuni d'Italia, paese di mille abitanti che magari ha da spendere 20 milioni, ma come s'arrabatta? Purtroppo qui non è stata fatta un'azione precedente che sarebbe dovuta essere fatta per consolidare la progettualità per togiocologia, per incidenza, per aree geografiche evidentemente, di modo da mettere insieme anche poteri pubblici più compositi, più vasti e soprattutto c'era una grande opportunità che pure era declamata nelle possibilità degli attuatori del PNRR, che era quella del ricorso a rapporti di parteniarato pubblico-privato, ne sappiamo qualcosa? No, eppure qui si perde una grande opportunità, il settore privato ha interesse, ovviamente lo fa sulla base di un interesse economico videntemente non di altro, ma ha interesse a sveltire, ha interesse eventualmente a investire agli fini di un ritorno, purché tu consenti delle procedure apposite, che non sono la gara d'appalto, che ha dei tempi di questa procedura, ha dei tempi di attuazione troppo lunghi, perché l'ente deve individuare il progettista, magari attraverso una gara, lo deve nominare, deve farsi fare la progettazione, fa la sua procedura di approvazione e può indire la gara d'appalto, la gara d'appalto deve essere esperita, poi una volta esperita, purtroppo siccome le imprese italiane sono tremendamente litigiosi, il contenzioso si mangia normalmente un paio d'anni. Questo è il problema, ma allora perché non perseguire questo? E qui dov'è il Busillis? Noi spesso proponiamo, non in relazione tanto al PNRR, ma in generale a progetti, proponiamo spesso a strutture pubbliche di realizzare determinate cose al fine di un leccitissimo profitto dentro una manifestazione di interesse che facciamo, acquisiamo dei dati, progettiamo e poi ci mettono pure a gara, non è che questo che presentiamo, il progetto, il suo costo, è messo a gara, però purtroppo qui non vanno avanti perché normalmente non tanto l'amministratore pubblico intenso come parte politica, quanto piuttosto la dirigenza che deve assumere una responsabilità specifica, personale, rinuncia ad esercitarla, si nasconde dietro mille cose, ma non perché sono degli efigardi, no, perché semplicemente c'è il timore di prendere delle decisioni che qualcosa di discrezionale dubbiamente lo devono avere e di essere poi perseguiti dalla magistratura penale perché ognuna di queste gare se ne va anche dal PM a cui viene mandata, quindi il problema però è che su questo bisogna intervenire sistemicamente, forse Nordio potrebbe fare qualche cosa di più di quanto non lo possiamo fare noi o il professore per conto nostro. Emilia Pucci, ci parlavi anche dell'impegno per Diterna per una sostenibilità che sia qua inclusiva, per una transizione energetica che sia davvero per tutti, ecco se puoi dirci ancora magari qualcosa su questo aspetto. Due temi, sarò velocissima, uno sulla inclusività e quindi un approccio di una just transition che guarda quindi non solo gli aspetti di carattere ambientali ma anche il coinvolgimento della collettività, l'implementazione anche a livello del capitale umano all'interno della società, post pandemia è stata implementata all'interno della società, intanto c'è stata una massiccia attività di assunzioni soprattutto di leve giovani, quindi di persone molto giovani, ma soprattutto si è modificato il modello di lavorare in azienda, quindi cercando di essere più inclusivi, per cercare appunto di in qualche modo cambiare il paradigma e cercare di in qualche modo diversificare la modalità di partecipazione all'interno dell'azienda. Anche questo è un aspetto di sostenibilità, questo genera dei costi e però sono costi che sono finalizzati all'obiettivo. L'ultimo punto sul quale volevo un attimo porre l'attenzione riguarda al profilo della misurabilità, della sostenibilità e con questo chiudo. Ci date il rapporto integrato di Terna, adesso c'è una grande spinta delle imprese chiaramente a raccontare cosa fanno in termini di sostenibilità, ne ho appena preferito un piccolo passaggio di quello che noi facciamo guardando alla popolazione giovane al capitale umano. Il punto qual è? Che nella rendicontazione che si fa al mercato in realtà c'è una grande di disomogeneità, ci sono tanti indicatori al cui raggiungimento viene correlato al posizionamento il ranking dell'azienda secondo appunto del grado di appetibilità, ma c'è una disomogeneità sia nei parametri sia da parte dei valutatori, quindi se si sposta il punto di attenzione di chi ti valuta evidentemente cambia anche la percezione. Allora questo che cosa significa? Intanto c'è un tema di finanziamenti perché c'è la finanza sostenibile, c'è un tema di greenwashing che è molto all'attenzione dei regulator, penso alla Consob, ma anche ai regulatori internazionali, quindi ci deve essere molta attenzione in questo tipo di rendicontazione che si fa al mercato perché c'è un tema di responsabilità e quindi anche qui c'è un tema di serietà in quello che si racconta e quello che si fa. Poi c'è un'esigenza evidentemente anche di omogeneità, ci sono gli interventi a livello europeo, c'è una tassonomia che chiaramente però è molto complicata, ci sono tante direttive che devono essere appunto recepite, quindi qui lo sforzo è anche dei regulatori nazionali che nella fase di recepimento dei provvedimenti comunitari dovrebbero cercare, è auspicabile che cerchi una normativa che sia comprensibile, che non sia troppo costosa, senza fenomeni di gold plating, perché questo chiaramente significa anche creare delle asimmetrie e la competizione tra le imprese, quindi questo è un auspicio e un punto importante perché altrimenti si passa da un concetto di costi di sostenibilità a quanto invece costerà una sostenibilità non misurabile, perché a un certo punto quando dovante offerta si incontreranno è chiaro che poi i finanziatori andranno a fare quello che naturalmente fanno a misurare, quindi a fare le scelte sulla base di quello che verrà dichiarato, quindi questo è un profilo importante e un messaggio che mi sentivo di condividere. Sì, grazie. Parlando di disomogeneità dei dati, Stefania Di Martolomeo con la sua physicist investment forse la riscontra ogni giorno, ecco come invece voi riuscite poi a rendere omogenei e a misurare, quindi questo è il fulcro della vostra attività. Io ho creato una società perché avevo un problema, ero un gestore in Italia di un fondo di investimento e avevo la possibilità di spostare davvero ingenti capitali in società sostenibili e tutto quello che avevo a disposizione era questo score ESG, che come dicevano è ambiguo, è limitativo, uno score su Terna dato da una società può avere un punteggio di 80, uno score dato da un'altra società può avere un punteggio di 90, tutte e due metodologie valide ma di certo differenti e poco utilizzabili, per rispondere anche a una semplice domanda, qual è l'impatto di Terna sull'ambiente? Uno score non risponde a questa domanda e allora mi sono presa carico di risolvere questo problema creando una tecnologia che raccoglie le informazioni in modo automatico dai report che le società pubblicano, prende questi dati, controlla se vi sono degli outlier, quindi dei valori sballati, li paragona in termini di dati storici o per analisi di società che appartengono alla stessa sub industry li uniforma le metriche differenti perché magari una società può pubblicare il dato di CO2 in un'unità, un'altra società lo pubblica in un altro e poi forniamo queste informazioni quindi nel migliore modo possibile ripulite, direttamente agli investitori, non ci prendiamo però carico di dire agli investitori, riteniamo che Terna è superiore rispetto ad un altro competitor, no, pensiamo che quello è l'obiettivo di cui devono poi farsi carico gli investitori stessi anche a seconda delle diverse strategie. Ho fatto questa spiegazione ora però io sono rimasta proprio quasi colpita dal fatto che io ho deciso di tornare ad Harvard dove avevo studiato e aprire questa mia azienda in America e sono stata definita addirittura un cervello in fuga da alcuni giornali in Italia come il Corriere della Sera, però perché ho fatto questa cosa e forse è un punto di riflessione importantissimo perché in America tutto ciò che diceva il collega non avviene, cioè c'è una cultura dove l'imprenditore è un eroi sociale, è una persona che vuole portare il cambiamento e la società tutta con supporto aiuta questa figura che è l'imprenditore a portare il cambiamento perché l'imprenditore è la figura che crea valore, è una figura che da posti di lavoro porta innovazione tende a migliorare l'attività sociale nel contesto in cui opera e invece in Italia io mi ritrovo quando ritorno e lo vedo con tristezza, mi ritrovo ancora a sentirmi i problemi di burocrazia, stalli di finanziamenti, non possiamo immaginare che oggi che mangiamo salmone, che ha mangiato microplastiche, che ci auto inquiniamo l'aria e creandoci malattie respiratorie siamo ancora bloccati da questi sistemi perché possiamo creare tutti sustainable development goal del mondo ma se non riusciamo a sviluppare un sistema impreso, un sistema governo, un sistema finanziamenti che veramente riesce ad agevolarci per fare questo cambiamento, noi non riusciremo mai ad andare avanti. Prof. Struzzi abbiamo veramente poco tempo, veramente poco tempo, volevo solo chiedere in conclusione, lei è ottimista guardando gli ultimi dati, quello che possiamo fare, oppure no, dopo quello che ci ha spiegato è una visione che ci lascia così, però le chiedo davvero in via personale se si sente ancora ottimista. Beh sì, sono molto ottimista, credo che sottovalutiamo la capacità che i nostri scienziati, economisti di risolvere i problemi. Abbiamo risolto il problema della buco dello Zono, per esempio in maniera estremamente efficace, credo che ci siano molte opportunità per affrontare il cambiamento climatico, io personalmente piuttosto vorrei, anziché avere più persone al governo, vorrei una serie di ragionieri che hanno nessun interesse ma che possano valutare il valore della nostra fornitura di acqua e diano assegno a un valore a queste forniture in modo che capiamo il valore reale delle cose, perché effettivamente adesso ci sono tantissime, ancora continuano tantissime estrazioni, alcune industrie per sempio utilizzano tantissima acqua per proprio l'industria estrattiva e quando finiscono non viene nemmeno rigettata nei fiumi, la buttano nel terreno, quindi questi sono gli atteggiamenti che dovremmo cambiare. Quindi i ragionieri sono quelli che risolveranno il nostro mondo, di questa sera, ringrazio voi per essere rimasti fino alla fine e grazie ancora. Grazie. Grazie.
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