Perché cambiare l’Italia conviene a tutti
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Perché cambiare l’Italia conviene a tutti
Durante il panel moderato da Silvia Sciorilli Borrelli, corrispondente del Financial Times, il presidente di Confindustria, Carlo Bonomi, inquadra il momento storico attuale per delineare il futuro delle imprese Italiane, toccando punti come la Ridiscussione del PNRR, la ricostruzione in Ucraina e l’ambiziosa transizione green.
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Silvia, prego, accomodati. Dobbiamo sempre stare attenti a non inciampare. Buonasera. Buonasera a tutti. Giornalista del Financial Times, a te. Grazie. Buonasera a tutti. Molto grande questo palco da solo in questo teatro così grande. Una sala molto gremita. Io intanto darei subito il benvenuto al presidente di Confindustria Carlo Bonomi. Farei un applauso, presidente. Non so se riesce a vedere, ma il teatro è davvero strappieno. Credo che non siano qui per me, ma per lei. Quindi ci dispiace non averla qui, ma sappiamo che appunto non sta bene. Quindi grazie comunque per essere riuscito ad intervenire e per essere con noi. Guardi, io parto subito con la prima domanda. Visto che eravamo su questo palco un anno fa. C'era un governo diverso. Mi ricordo anche che aveva tirato qualche stilettata ad alcuni membri dell'allora governo Draghi. Adesso i temi sono sempre tanti, forse diversi. C'era una crisi l'anno scorso che è ancora in corso, non si è risolta. Ci sono tanti temi sul tavolo, anche per quanto riguarda la politica interna. Ci sono state delle nuove misure da parte del governo Meloni. Parto subito chiedendole a che punto siamo. Buonasera a tutti. Mi faccio iniziare ringraziando il presidente, l'amministratore delegato, il direttore e tutte le donne e gli omni del Sove 24 Ore per aver realizzato anche quest'anno un'edizione del Forum Record. Diciamo che come imprenditori eravamo e siamo abituati ogni anno a cambiare se non ogni sei mesi scenario. L'anno scorso, come diceva lei, avevamo governo Draghi, ravamo lanciati a uscire dal periodo post-pandemico, ci stavamo riprendendo. È vero che eravamo già in piena crisi energetica. È cambiato nuovamente lo scenario. In tutto ciò c'è una costante che è l'industria italiana che continua a dimostrare di essere forte anche più dei nostri competitor. Questa è una buona notizia. Vuole aprire con una nota di ottimismo. Tra l'altro questa settimana a Roma ha incontrato la sua controparte della confindustria francese anche lì si è parlato di un tema che lei porta spesso al centro del dibattito, cioè una politica industriale europea, che però, mi lasci dire, ancora non c'è. Iniziamo da dire che gli incontri con Medef ormai sono diventati gli incontri storici perché cascano sempre nei momenti di particolare tensione tra i nostri due governi o paesi. E quindi diciamo che la diplomazia economica ci aiuta a ricucire alcune volte alcune frizioni che ci sono all'interno dei nostri paesi. Detto ciò, l'Europa ha fatto l'Europa solo con Next Generation Youth, cioè quando abbiamo avuto una crisi pandemica, una crisi simmetrica che colpiva tutti i paesi e gli stati membri nella stessa misura, dopo si è tornati ognuno a pensare a se stessi. E di fronte alle sfide della competitività che ci hanno lanciato Stati Uniti e Cina, di nuovo ognuno pensa per sé. Allora, ha messo parecchi temi sul tavolo, quindi adesso andiamo con ordine. Partiamo dalla dimensione europea. Giustamente lei ha ricordato le tensioni tra Italia e Francia, che sono per lo più tensioni diplomatico-politiche. Per quanto riguarda l'industria, va meglio con i francesi rispetto ad esempio ai tedeschi? Mi ricordo all'inizio di quest'anno alcune sue critiche a Berlino per quanto riguarda la disciplina sugli aiuti di Stato. È stato anche a Brussel a febbraio. A che punto siamo su quello? Guardi, la Germania, anche gli ultimi dati dicono che è in forte rallentamento, è entrata in recessione tecnica. Questo non vuol dire che non ci sarà un recupero verso la fine dell'anno, ma è chiaro e evidente che il loro modello è in crisi e quindi stanno cercando una nuova dimensione. Per anni avevano appoggiato la forza della loro industria sul fatto che ricevevano energia, in questo caso il gas russo, a un prezzo molto competitivo. Si erano sbilanciati fortemente sul mercato cinese tutto ciò sta iniziando a mancare. Quindi anche il cambiamento di governo, rano abituati all'industria tedesca a avere un rapporto con la Presidente Merkel, ormai consolidato da decenni, tutto questo è andato in crisi. Questo non ci deve però far star tranquilli perché sappiamo benissimo quanto l'industria italiana è inserita nelle catene del valore aggiunto. I francesi, anche loro, non stanno andando molto bene, ma anche qua dobbiamo dire che non è ma il comune fa mezzo gaudio, anzi ci preoccupa perché se guardiamo i dati commerciali verso la Francia, stanno migliorando tantissimo a favore degli italiani negli ultimi anni. Quindi avere due partner europei che in questo momento stanno zoppicando non ci aiuta. Certo è che l'industria italiana sta dimostrando di essere forte, di aver fatto i compiti a casa, ma come dico costantemente non è che è un stato di grazia che ci ha garantito. Abbiamo necessità di interventi di politica industriale europeo ma anche nazionale. Senta, adesso alla dimensione nazionale ci arriviamo, però appunto lei diceva che non possiamo rimanere fermi viste le sfide che ci pongono gli Stati Uniti da un lato la Cina dall'altro. Uno dei temi di questo festival su cui hanno commentato anche esponenti del governo è quello proprio dei sussidi delle misure di supporto all'economia che ha messo in campo il governo di Washington infatti ci sarà anche il ministro del Made in Italy Urso che volerà a Washington dopo aver incontrato anche le contraparti francese e tedesche per cercare di capire come l'IRA possa evitare di distorcere la concorrenza o comunque di non essere lesivo delle industrie europee. Lei ha qualche timore sotto questo punto di vista, paura anche che la produzione di alcune aziende europee anche italiane si possa spostare negli Stati Uniti per riuscire a rientrare in questo piano molto ampio degli Stati Uniti, come la vede? Prima di vedere cosa succede fuori bisogna fare i compiti a casa propria cioè l'Europa in un momento in cui noi abbiamo necessità di agganciare le transizioni ha dato un'idea di dove vuole arrivare, ridurre le emissioni climalteranti, fare le transizioni verdi, ma non ha messo in campo una politica d'accompagnamento. Cioè il problema non è che sono la Cina e gli Stati Uniti, il problema siamo noi, che non stiamo accompagnando l'industria europea d è un tema strategico, non è un tema corporativo, con degli strumenti di politica industriale, cosa diversa che ha fatto la Cina con Mic 2015 quando ha deciso di diventare player mondiale nella tecnologia, cosa che hanno deciso di fare gli Stati Uniti con Aerei. Aerei non è uno strumento di protezionismo come tutti raccontano, è uno strumento di competitività. Gli Stati Uniti decidono di agganciare le transizioni mettono in campo una serie di strumenti anche finanziari per accompagnare l'industria americana. Allora prima dobbiamo fare i compiti a casa nostra, capire che l'industria europea è strategica, il nostro continente è un continente di trasformazione. Non abbiamo imparato le lezioni del passato, dalla pandemia in poi. Se non ci siamo fermati come paese quando siamo andati in lockdown, è perché l'industria della logistica, degli alimentari, dei farmaci, potrei fare un lungo lenco, non si è fermata. Se non capiamo che l'industria è un tema di strategia, è un tema di strategia nazionale ed europea, noi non metteremo mai in campo gli strumenti necessari per essere competitivi. Abbiamo bisogno di un fondo sovrano europeo? Noi avremmo bisogno di un fondo sovrano europeo, ma abbiamo discusso, lei ricordava i miei viaggi a Bruxelles ultimamente, con l'industria più presente all'estero che non in Italia, proprio perché ormai la dimensione internazionale della competitività è inelutibile. In Europa è ben chiaro, però il problema è che abbiamo una serie di Stati che pensano di risolvere i problemi facendo una guerra interna, vedi le critiche che io movevo alla Germania quando pensa di fare competitività utilizzando gli aiuti di Stato, che ovviamente premiano gli Stati che hanno un maggior spazio fiscale rispetto invece a fare una politica del continente europeo. Le transizioni necessarie, faccio un esempio, di materie rare, di materie prime, di energia, cose che noi non abbiamo e dobbiamo garantirci l'accesso. Santa, lei diceva che Confindustria è presente in varie parti del mondo, anche in Europa. Adesso lei è stata a Kiev un paio di volte negli ultimi mesi, è stata aprendo una sede anche lì, il governo italiano sta parlando di ricostruzione, c'è un dialogo importante a livello governativo tra i due paesi, secondo lei che ruolo possono svolgere nella ricostruzione che verrà? Perché ovviamente non stiamo parlando di qualcosa di attuale per quanto riguarda l'Ucraina. Io ho fatto alcuni viaggi a Kiev, ho iniziato a maggio dell'anno scorso, ho fatto uno con il ministro Urso recentemente, fine febbraio, abbiamo aperto il mese scorso una sede a Singapore d è in previsione l'apertura il mese prossimo a Washington proprio perché ormai dobbiamo giocare a livello mondiale la nostra representanza. Detto ciò, per quanto riguarda l'Ucraina, importante è sì la ricostruzione materiale, ma sarà fondamentale la ricostruzione sociale. Lì si è creata una frattura molto forte nella società. Chi era stato e l'aveva frequentata, l'80% parlava russo. Molte delle famiglie sono miste e quello che è successo ha creato una frattura sociale che ci vorranno generazioni. Ecco, il compito dell'impresa sarà anche questo, perché l'impresa è il luogo dove si fa veramente coesione sociale, dove si fa integrazione e quindi il compito che ci spetta non è solo quello della mera ricostruzione materiale, ma cercare di ricostruire una società. Senta, la riporto un attimo sulla dimensione europea sul tema della transizione che lei ha citato. Naturalmente è stato un altro dei temi che in questi giorni a Trento è stato al centro dei dibattiti. Allora, siccome si parla anche di ricalibrare alcuni progetti del PNRR di spostare alcuni fondi su altri obiettivi, il ministro Urso ha parlato di automotive e di transizione, quindi di mettere più fondi sull'auto green. Diciamo che questo è un tema importante per l'industria dell'automotive italiana, ma naturalmente c'è anche una dimensione politica su come mettere in pratica questa transizione se gli obiettivi che si è posta all'Europa siano degli obiettivi troppo ambiziosi se vadano in qualche maniera ricalibrati, secondo lei? Lei ha toccato parecchi temi, cercherò di essere il più sintetico possibile per essere esauritivo. No, no, ma abbiamo tempo, non si preoccupi. Ecco, allora, iniziamo da... Le case si costruiscono bene dalle fondamenta. Il piano nazionale di ripresa e resilienza ha un errore in sé proprio nella preparazione, se vi ricordate tutti, doveva essere un piano europeo a favore degli Stati membri che fossero dei boost all'economia, quindi andassero a stimolare investimenti pubblici e privati in aggiunta a quelli che erano già programmati dalle finanze pubbliche dei rispettivi Stati membri. Purtroppo l'Italia, avendo una capacità di progettare, realizzare e rendicontare opere pubbliche superiori a 100 milioni di euro, in media ci mettiamo 15,7 anni, ra evidente che era incompatibile. Tant'è che la parte più importante del piano nazionale di ripresa e resilienza, non l'abbiamo sempre dichiarata, sì, l'importante, la parte finanziaria, ma era le riforme, cioè fare quelle riforme per fare quello stato moderno, fficiente, sostenibile e inclusivo che tutti noi auspichiamo, proprio per risolvere quei problemi. Purtroppo così non è stato. Si è preferito aprire i cassetti dei ministeri tirare fuori là qualunque dei progetti, da lì sono nati tutti i problemi, problemi che oggi stanno arrivando del nodo al pettine. Allora io da imprenditore, sì, indebito la mia società, ma se creo, crescita. L'obiettivo dei progetti che sono stati inseriti nel piano nazionale di ripresa e resilienza, non tutti hanno come obiettivo la crescita del più potenziale del paese. Ricordo che si chiama Next Generation EU, cioè noi stiamo indebitando le future generazioni. Il nostro piano nazionale di ripresa e resilienza, l'ultima rata, sarà pagata da un ragazzo che diventerà maggiorenne, che oggi non è ancora nato. Ecco, giusto per ricordarci la responsabilità che abbiamo nell'utilizzo di questi fondi. Motivo per cui è evidente che vanno ricalibrati, anche perché nel frattempo, da quando lo si è pensato a quando lo si sta realizzando, è cambiato tutto il mondo. Abbiamo avuto il costo delle materie prime che si è impennato, lo shortage delle materie prime, abbiamo avuto lo shock energetico, la crisi energetica, il conflitto russo-ucraino. Sono cambiate le condizioni e quindi è necessario intervenire, che non è un problema sull'italiano. Guardate che cinque paesi hanno già modificato il proprio piano nazionale di ripresa e resilienza, perché è evidente che è un tema comune europeo. Bisogna avere il coraggio di dire cosa possiamo fare realmente, nei tempi previsti, e su quello basare il nostro piano, perché è inutile cercare di contare 200 miliardi utilizzando gli scontrini del bar, non facendo crescita del paese. Presidente, l'anno scorso abbiamo lodato il PNRR firmato dal governo di Mario Draghi, anzi c'era anche un po' di dibattito su chi doveva prendersi i meriti del piano, qualcuno diceva che il governo Draghi l'ha corretto l'ha migliorato rispetto alla versione iniziale del presidente del Consiglio Conte, che invece aveva dei problemi, invece quello del governo Draghi era un ottimo piano. Adesso stiamo dando quasi tutti per scontato che in realtà non va così tanto bene, se prima parlare di rivedere il PNRR era tabù, abbiamo visto anche le critiche che sono state mosse dalla Corte dei Conti, il dibattito anche interno che c'è negli apparati dello Stato italiano, adesso diamo quasi per scontato che sì, va rivisto perché sono cambiati i tempi, sono cambiati gli obiettivi. Guardi, su questo mi permetto di dire che Confindustria l'ha detto col governo Conte l'ha detto anche col governo Draghi. Basta andare a vedere le mie dichiarazioni le risposte piuttosto piccate che ho ricevuto da qualche ministro. Quindi il merito del governo Draghi è stato quello di, in 40 giorni, se vi ricordate, arrivare al governo c'era la scadenza per la presentazione, nelle prime 70 pagine il governo del presidente Draghi dà la visione di quello che dovrebbe essere ffettivamente il PNRR, ma le sei missioni non è potuto intervenire. Cioè l'architettura e l'infrastruttura che era stata predisposta al governo precedente più di tanto non si è riuscita a modificare. Il merito del governo Draghi è stato sicuramente quello di scadenziare con una cabina di regia molto attenta i vari step che erano i milestone che erano previsti nella realizzazione del piano. Però guardate che Confindustria, andate a rivedere le dichiarazioni, lo diceva che era necessario mettere mano al piano. Ma invece sulle riforme, perché quella poi è il tema sempre un po' ostico di qualsiasi governo che c'è in Italia, perché tutti parliamo di riforme strutturali da anni e anni e poi sembra che si faccia comunque fatica a farle, questo governo ce la farà? E quali sono le riforme secondo lei più urgenti? E' ovvio che tutti noi ci auspichiamo che si riescano a fare quelle riforme che questo Paese che mi diceva giustamente lei, è 35 anni che aspetta, ci veniva detto che non c'erano le risorse per farlo, oggi le risorse per farlo ci sono, ci sono più scuse. E' evidente altresì però che non si stanno affrontando quelle riforme che tutti noi auspicavamo, invece si dovesse affrontare senza indugio. Riforma della giustizia, abbiamo visto che si è bloccata. Una riforma fiscale organica, abbiamo una delegata fiscale, un primo passo, ma non è quella riforma fiscale organica che ci aspettavamo. Una riforma del lavoro a 360°, specialmente concentrata sulle politiche attive del lavoro, di cui non vediamo ancora traccia, anche nell'ultimo decreto lavoro, quindi la strada è ancora lunga sulle riforme. Che voto darebbe dopo più di sei mesi a questo governo? A novembre aveva detto che la legge di bilancio era senza visione, adesso sono passati sei mesi, appunto lei ha elencato alcune riforme che si aspettano, però ancora non sembrano essere all'orizzonte, quindi se dovesse dare un voto a questi primi mesi del governo Meloni? No, non sta confinduto a dare i voti ai governi. Guardi, non lo abbiamo mai fatto e mai lo faremo. Noi giudichiamo nel merito i singoli provvedimenti, quindi quando ci sono dei provvedimenti che ci convincono, diciamo che positivi, quando ci sono dei provvedimenti che non ci convincono, diamo un esito negativo. Quindi noi stiamo sempre nel merito dei provvedimenti, non diamo giudizi, giudizi lo danno gli italiani nel voto. Senta, ma invece per quanto riguarda appunto uno dei progetti di cui si parla molto e di cui parla molto il ministro dell'infrastrutture, Salvini, il ponte sullo stretto di Messina, lei insomma ne ha parlato anche altre volte, cosa ne pensa e cosa pensa per quanto riguarda, diciamo, i fondi a cui bisognerebbe attingere per riuscire a realizzarlo. Confindustria è sempre stata favorevole alle infrastrutture, sono necessarie al Paese, quindi noi siamo favorevoli alla realizzazione del ponte dello stretto di Messina, però non può essere un'infrastruttura sola, mi permette questo termine, perché o fa parte di un progetto di infrastrutture, sappiamo benissimo che le due principali regioni che saranno interessate dal ponte, quindi Calabria e Sicilia, hanno una forte necessità di una serie di infrastrutture, perché è utile il ponte, ma se poi da Palermo ad Agrigento ci metto otto ore, le due cose non si tengono insieme, quindi ben venga il ponte, ma all'interno di un piano di infrastrutture molto corposo. Per quanto riguarda poi le risorse, questo è il compito del governo, trovarle. Senta, per quanto riguarda le infrastrutture e, in senso più ampio, la cura del territorio, di cui abbiamo parlato molto in queste ultime settimane, soprattutto viste le notizie che arrivano dalle Miglia Romagna il devastante alluvione che ha colpito quella regione. Lei cosa ne pensa in termini di investimenti per la cura del territorio, ma anche di ricostruzione in quel territorio che per quanto riguarda l'industria e le imprese italiane è fondamentale? Una premessa, purtroppo quando avvengono questi tristi eventi, parliamo sempre che dobbiamo fare gli investimenti sul territorio per il disestere del geologo, così, immancabilmente poi non succede mai niente. Se volete andare a vedere interviste di mia personale di due anni fa, dissi quando c'era forte discussione sulle spese che dovevano essere tolte all'interno del rapporto debito-pil per quanto riguarda il patto di stabilità e crescita che forse dovremmo anche cambiare e chiamarlo crescita e stabilità, perché non è la stabilità che dà la crescita, è la crescita che ci dà la stabilità, io dissi che gli impieghi che vengono fatti per il territorio dovrebbero essere fuori da questo patto, perché sono investimenti di civiltà. Quindi noi li abbiamo sempre sostenuti e fortemente li vogliamo. Io peraltro ho lo stabilimento a Mirandola, quindi vicino a Modena, ho avuto anch'io purtroppo di questi eventi, ricordo il terremoto, abbiamo avuto anche una nesondazione. Per l'imprenditore è importante che ci siano interventi certi e mirati soprattutto di sapere il tempo di questi interventi. Quindi noi quello che abbiamo chiesto al governo, al di là dei tecnicismi di alcuni interventi, è che siano interventi mirati, certi e di cui si sappia la scadenza esatta. Per quanto riguarda il patto di stabilità, si parla della revisione a livello europeo. Secondo lei le proposte di modifica vanno nella giusta direzione l'Italia, che è uno dei paesi più indebitati in Europa, ce la può fare con una revisione, così come viene discusso a Bruxelles, oppure ancora resta una legge un po' ostica che pesa sulle spalle di qualsiasi governo e dell'industria italiana? Innanzitutto è evidente che è interesse dell'Italia che si arrivi a una definizione entro l'anno non si aspetti di arrivare con la nuova legislatura europea a un nuovo Parlamento, a una nuova Commissione. Questo perché? Perché, ovviamente, noi avendo un debito così alto, ancorché è molto spalmato nel tempo, quindi la nostra necessità di finanziamento del debito è di lungo periodo, è evidente che con questi tassi e con questo clima di incertezza non è sicuramente nostro interesse rimanere esposti a eventuali turbulenze dei mercati finanziari. Il patto di stabilità di cui si sta discutendo ha dei contenuti che per noi possono essere interessanti, due semplici riflessioni sul tema. La prima è che l'Europa anche qua deve decidere però che cosa vuol fare da grande, nel senso che se da una parte mi spingi a fare determinati investimenti, si citava prima per esempio l'Ukraine, quindi mi spinge a fare investimenti sulla difesa o mi spingi sulle transizioni, poi anche questi investimenti tu me li devi scomputare dal patto di stabilità e crescita, perché se da parte mi chiedi una cosa, dall'altra non è che poi me la fai pagare due volte. E la seconda riflessione è che il governo, ma come tutti i governi, come tutta la politica, non abbia la tentazione di avere parametri molto di maglie larghe all'inizio del patto di stabilità spostando poi gli impegni tutti negli anni successivi, perché poi gli impegni vanno onorati e lì poi iniziano i problemi. La riporto un attimo sulla transizione, perché l'abbiamo citata durante questa conversazione, ma appunto è uno dei nodi cruciali anche delle interlocuzioni con l'Europa. Secondo lei, ha ragione chi dice che l'Europa dovrebbe porre dei target senza dire ai paesi membri come deve raggiungere quei target? Quindi c'è bisogno di libertà quindi dobbiamo decidere noi come Italia la nostra politica energetica? E c'è anche bisogno di un approccio meno ideologico al tema della transizione? La transizione è ineludibile, l'ho detto, quindi non è in discussione che sia la transizione ambientale la transizione digitale vanno fatte. Però qui dobbiamo dirci, uno, la filosofia dell'Europa è sempre stata quella della neutralità tecnologica, quindi io ti dico l'obiettivo che tu vuoi raggiungere sta all'industria decidere quali sono le tecnologie con cui arrivarci, perché questa incentiva ricerca, innovazione, sperimentazione di nuove tecnologie la seconda riflessione è quella che, se tu poni degli obiettivi così ambiziosi in così poco tempo o li accompagni con degli strumenti, cittavo prima, finanziari di politiche industriali importanti, faccio un esempio, sulla transizione Green, l'Europa, la Commissione, ha determinato che ci vogliono 3.500 miliardi di investimento, 650 miliardi solo per l'Italia. Il Piano Nazionale di Riprese e Resilienza, pur nella sua magnificenza di dotazione finanziaria, ne mette a disposizione 60-70. Vuol dire che gli altri 580 li devono fare famiglie e imprese che io in questo momento reputo molto difficile. Detto ciò vuol dire che a questo punto tu hai dei costi sociali questo non lo dice nessuno. In queste transizioni è vero che svilupperemo nuove tecnologie, apriremo nuove filiere, ci saranno nuove attività, ma nel frattempo molte chiuderanno. Ecco, a noi, a quelle persone e a quegli imprenditori, che risposte gli stiamo dando? Cioè, come gli accompagneremo alla pensione? Come gli accompagneremo alla riqualificazione professionale? Come metteremo in campo un sistema formativo della scuola per le nuove professioni green di cui hanno bisogno le imprese? Io di questo non ne sento parlare. Cioè, il costo sociale non viene raccontato non vorrei che poi, come sempre, quando arriverà, sarà colpa delle imprese. Ma, ascolti, in questo quadro, visto che quando si parla di transizione soprattutto energetica, che poi è un po' il tema su cui sono anche più attivi a livello politico anche in altre parti d'Europa, ci sono tantissimi movimenti anche di attivisti, in Italia parliamo quasi sempre e solo di rinnovabili , a differenza, ad esempio, della Francia, quindi non abbiamo il nucleare perché abbiamo avuto dei referendum che hanno messo la parola fine al nucleare in Italia. Però questo governo ha ripreso il discorso anche degli importanti esponenti del mondo industriale italiano hanno in questi mesi detto se ci dobbiamo affrancare dalle fonti fossili di energia non possiamo fare affidamento soltanto sulle rinnovabili, dobbiamo riprendere un discorso sul nucleare, che chiaramente è un discorso estremamente delicato in un paese come l'Italia. Lei cosa ne pensa? Innanzitutto, da imprenditore parto dai numeri. Se noi vogliamo incidere sulle emissioni climalteranti, l'Europa ne emette solo l'8% a livello mondiale. O noi siamo dentro una governance mondiale della transizione, se no non risolveremo il problema. Cioè, anche se oggi noi spegniamo tutta l'Europa, l'8%. Cina e India, che rappresentano un terzo delle emissioni nel mondo, se vi ricordate l'anno scorso a Glasgow, hanno detto che loro continueranno ad aprire centrale a carbone fino al 2035. Quindi o noi veramente riusciamo a metterci insieme in una governance mondiale, se no rischiamo solo di avere dei costi sociali senza avere i benefici. Detto ciò sul nucleare, noi abbiamo fatto una scelta nell'85 con un referendum che veniva subito dopo il problema di Chernobyl. E quindi era inevitabile anche sulla spinta emotiva che il nostro paese ha fatto una scelta. Oggi io vorrei vedere un dibattito nel merito sulle tecnologie nucleari di nuova generazione. Io non sono uno scienziato, quindi non dico che è giusto o sbagliato, che funziona o non funziona. Però vorrei che ci fosse in questo paese, su questo argomento, come su tanti altri, delle discussioni nel merito da parte di chi se ne intende. Detto ciò, anche qua bisogna fare però un'analisi. 13 paesi su 27 dell'Europa hanno centrali nucleari. La Francia sapete quanti centrali nucleari ha? 53. Quindi o anche qui facciamo una governance europea dell'energia nucleare, un'energia che guardate che non è confindustria o l'industria europea. Greta Thunberg ha detto che piuttosto che la Germania riapra o potenzi la produzione di centrali a carbone, avrebbe preferito che non fossero spente le tre centrali nucleari. Questo dà la dimensione di come molte volte si affrontano ideologicamente questi temi. È un tema complesso quello dell'energia nucleare, è un tema su cui però bisogna fare una riflessione molto seria per non avere solo degli svantaggi senza poterne avere poi eventuali vantaggi se fosse un'energia che noi possiamo utilizzare nelle nuove frontiere di tecnologia che sono a disposizione. Bene, sento, le faccio all'ultima domanda perché siamo arrivati praticamente alla conclusione. Siccome il ministro Tajani qui a Trento ha parlato della possibilità per le imprese italiane di investire ed esportare di più in Africa questo governo già dall'anno scorso ha iniziato a parlare di un nuovo piano mattei per l'Africa. Secondo lei, in questo momento, anche visto il riassetto geopolitico mondiale, l'Africa può diventare un punto di approdo importante per le aziende italiane? Io piano mattei non lo posso commentare perché non l'ho ancora visto, l'ho sentito inunciare parecchie volte ma non ho ancora avuto la possibilità di vederlo. Detto ciò, gli imprenditori italiani sono in Africa già da un bel po' di tempo, quindi molto probabilmente ci si dimentica che anche l'anno scorso abbiamo fatto il record storico di esportazione, più di 600 miliardi, il 90% di queste esportazioni sono date dall'industria manifatturiera, segno evidente che noi nel mondo con la valigetta ci viaggiamo tutti i giorni. Va bene Presidente, la ringrazio. Grazie per essere stato con noi nonostante non sia qui a Trenco sia un po' bloccato dall'influenza. Grazie. Grazie a voi e scusatemi ancora. Grazie e passo la parola a Filomena Greco. Grazie Silvia del tuo contributo sempre prezioso, preziosissimo per noi. Abbiamo deciso di dedicare un brevissimo momento di questa cerimonia di chiusura giusto il tempo di cambiare il palco al tema della sostenibilità che non è un esercizio intellettuale che va bene dentro i convegni, gli incontri, le tavole rotonde, ma che è davvero una grandissima straordinaria sfida di tipo industriale, sociale e culturale per tutti noi a tutti i livelli. Invito sul palco Nicola Battuello che è Certification Executive Vice President per Rina, Dottor Battuello. Rina, ve lo ricordo, è una realtà italiana importantissima nella certificazione, non solo. Prego alla mia destra. Chiamo anche la Dottoressa Mirgia Cartia d'Azero, amministratrice delegata del nostro gruppo Il Sole 24 ore. Dottoressa, prego. E poi Gianni Battagliola, Presidente Trentino Marketing. Eccoci qui. Allora, al Dottor Battuello il compito di consegnare. Consegnare prima, cominciamo con un certificato di gestione sostenibile venti che andrà a Trentino Marketing. Grazie. Iniziamo da quello, glielo dovrebbero subito, eccolo qui, portare. Grazie. Buonasera a tutti. È veramente un onore, un piacere essere qui con voi questa sera al Festival dell'Economia di Trento che ha iniziato un percorso di sostenibilità da tempo grazie al commitment di gruppo Sole 24 ore di Trentino e al lavoro di tutto il team di Trentino Marketing. Per noi è veramente un orgoglio essere al vostro fianco in questo cammino che testimonia concretezza e completezza perché questo standard raccoglie tutti gli elementi di sostenibilità rendendola misurabile e verificabile da parte di un soggetto terzo. Quindi, complimenti a Trentino Marketing e a tutta l'organizzazione. Perché le cose bisogna farle sul serio. E poi la targa per il riconoscimento del percorso di sostenibilità del Festival che va al nostro gruppo. È al gruppo Sole 24 ore per il commitment nella sostenibilità sia per i contenuti che per l'evento una targa celebrativa che ci sembrava corretta e giusto fare. Grazie mille, grazie tanto di questo riconoscimento per noi importantissimo perché la sostenibilità insieme all'innovazione sono i pilastri del nostro piano industriale, del nostro sviluppo. Quindi, grazie molte. Andiamo avanti, c'è anche una seconda targa. Dottoressa ha preso il certificatore e la targa. Questa per Trentino, sempre per il motivo del commitment nell'organizzare l'iniziativa. Grazie di cuore, grazie. E chiaramente il titolo Il futuro del futuro ci impone dei ragionamenti sulla sostenibilità. Noi siamo in un territorio naturalisticamente molto importante immaginando quello che deve essere il nostro futuro non possiamo che essere sostenibili in un'ottica di equilibrio e di durabilità. Io credo che queste tre parole devano essere poi declinate giornalmente dall'imprese, da chi ci governa, da tutto un sistema affinché si possa dare poi un futuro alle prossime generazioni in un equilibrio appunto dove non ci siano vincitori e vinti ma che possano vincere tutti. Grazie davvero, facciamo una foto così fissiamo questo momento e poi... Grazie. Perfetto, vi invito ad accomodarvi, grazie davvero. I microfoni li prendono lì, ci siamo. Noi andiamo avanti, davvero vi ringrazio per il vostro impegno e anche per la visione che non è mai scontata. Invito invece ad accomodarsi adesso sul palco Maurizio Fugatti che è il presidente della provincia di Trento che è un partner forte, Fabio Tamburini che è il direttore del sole 24h e il direttore Franco Ianezelli che è il sindaco di Trento. Accomodatevi. Direttore siamo un po' ospiti, un po' ci sentiamo di casa ormai perché insomma però un po' ospiti siamo. Allora, presidente Fugatti, questa collaborazione, prego, siamo un po' ospiti dicevo direttore però anche un po' di casa ci sentiamo, ci troviamo a nostro agio. Presidente, questa collaborazione col sole 24h andrà avanti, rilanciate? Avete idee nuove? Bene, a tutti buonasera. Credo che se l'anno scorso potevamo dire che il sole 24h aveva un po' preso le misure, direttore, un po' preso le misure con Trento, con il festival dell'economia ed era andata molto bene l'anno scorso come ben sappiamo. Credo che quest'anno si sia vista in modo chiaro cosa può dispiegare in termini di forze organizzative, di conoscenze, di capacità di attrarre intelligenze e della capacità anche di coinvolgere Trento e il Trentino da parte del sole 24h insieme ovviamente a noi come provincia e al Trentino Marketing che abbiamo organizzato. Diciamo che quest'anno si è vista la potenza di questa organizzazione e lo si è visto bene sull'esterno perché credo sia stata una cosa indovinata aver pensato di anticipare di una settimana. L'anticipare di una settimana ha portato ad una presenza di giovani incredibile per le strade di Trento con il festival e dentro le sale, soprattutto dentro le sale. Questo non è rascontato ed è il successo di questo festival. Lo è insieme al riscontro turistico che c'è stato indubbiamente, se andiamo a parlare con qualsiasi operatore economico di Trento d intorni e anche alberghiero fuori da Trento, sentiamo che c'è stato un forte impatto turistico. Questo era quello che si cercava, cercavamo e credo che questo lo dobbiamo al lavoro importante che ha fatto Fabio Tampurini fin dall'inizio perché è un lavoro quotidiano, perché è gente che lavora con costanza e in silenzio, un po' come piace anche a noi questo con costanza e in silenzio perché c'è un obiettivo e poi parliamo quando abbiamo raggiunto l'obiettivo. E' loro modo di fare, voglio ringraziare anche Federico Silvestri per un lavoro importante che c'è. Mi lascio ringraziare tutti coloro che hanno collaborato e quindi anche dentro Trentino Marketing, l'ufficio stampa della provincia, il settore grandi eventi anche gli semplici stegisti, i volontari che ci sono stati. Credo che quello che già oggi possiamo annunciare è che l'anno prossimo la data rimarrà questa, rimarrà questo weekend, mi pare sia il 23-26 l'anno prossimo perché questa sperimentazione che abbiamo un po' avviato, abbiamo visto che è stata centrata e d'azzeccata. Va bene, grazie, grazie a lei, grazie davvero direttore, è giusto, è vero, il direttore ci serveva prima alle istituzioni locali. Io invece gli ho passato la parola invece un attimo prima che il sindaco. Sindaco, questa sua città è straordinariamente accogliente, è una città abituata ad abbracciare ospiti che arrivano un po' dappertutto. Grazie, non è una cosa scontata, grazie davvero per la pazienza anche dei vostri operatori con i ristoranti aperti fino a tardi, la gentilezza, la cortesia, è stata un'esperienza bellissima. Come vi preparate durante tutto l'anno? Facciamo cose più complicate che questa, è stato un piacere, abbiamo visto una città, come definirla, straordinariamente bella, Trento è stata straordinariamente bella questo perché come abbiamo detto il giorno dell'inaugurazione è stato un festival davvero plurale. Io ieri sono uscito da una conferenza che per me era importante, c'era questo Aaron Benanav che parla di automazione in una maniera tutta sua, veniva da Syracuse University quindi da lontano ed ero tutto felice. Ho incontrato una ragazzina che mi ha detto sindaco grazie, l'edizione è più bella perché c'è Ariete. Io ho detto è vero, grande, poi ho controllato Fiera chiaramente perché il mio bambino ha tre anni quindi ho solo di 6000 pompiere in questo momento della mia vita. È stato bello perché, e questo è un punto, è rimasto e serve un equilibrio tra un festival del fare, perché i politici inevitabilmente raccontano quello che stanno facendo, un festival delle idee perché poi le cose buone avvengono se Trento in queste giornate diventa capitale delle idee. Anche io voglio fare qualche ringraziamento a tutti coloro che hanno lavorato, alle forze dell'ordine che abbiamo visto perché sono state anche per loro delle giornate che hanno gestito con grandissima capacità. Permettetemi però di fare un ringraziamento per me il più grande al pubblico, ma non al pubblico di chi è una persona importante ed entra in una sala, ma quei cittadini che non hanno un ruolo particolare, ma decidono in queste giornate di essere cittadini attivi, che si informano, che escono con dei dubbi, perché se ci pensiamo la democrazia è questa cosa qua, sono questi cittadini. Grazie, ha ragione Sinneco, ha proprio ragione. Allora direttore, lo abbiamo sentito, il premio nome Siglitz lo ha detto, sono tempi in cui anche le democrazie evoluta sono minacciate, quanto è importante in un momento così organizzare un momento di riflessione collettiva come è stato questo festival, è un contributo prezioso. Dopo quattro giorni così intensi, ma mi capita di usare questa frase, la uso anche qui adesso, cerco di essere virtuoso, di esercitare la virtù della sintesi, è stata un'esperienza davvero particolare e userei due aggettivi per definirla. Per quanto riguarda la ricchezza della partecipazione, direi che è stato un festival formidabile, perché abbiamo visto tanti giovani, tanta partecipazione dei Trentini, ma non soltanto dei Trentini, ho riconosciuto dei giovani di Perugia, di Lugano, per fare soltanto un paio di esempi. Quindi una partecipazione formidabile e invece per quanto riguarda il confronto di idee, quell'idea a cui ha fatto riferimento poco fa il sindaco, userei un altro aggettivo eccezionale. Questa è stata davvero in questi quattro giorni Trento Caput Mundi, una palestra di confronto delle idee e questa è davvero, io credo, una delle cose più importanti. Ecco, se poi dovessi riflettere anche su che cosa mi ha lasciato, ci ha lasciato, ci hanno lasciato questi quattro giorni, io sottolineerei un aspetto che per me è molto importante, è quello della lotta serrata alla superficialità. Guardate che questo è un problema della nostra epoca. Negli ultimi anni sono successe una serie di cambiamenti, di trasformazioni che hanno avuto una loro positività. Le televisioni commerciali ci hanno permesso di divertirci in qualche circostanza, internet è stato uno strumento di straordinario aumento della democrazia, i social network ci hanno un po' appassionato. Però se voi fate una riflessione su questi tre strumenti hanno significato, hanno determinato un straordinario aumento della superficialità in tutti noi, ma soprattutto nei giovani. Ecco, allora avere quattro giorni di riflessione sulle idee, sui contenuti, beh, questo io me lo porterò dietro come piccolo contributo a un cambiamento che io credo sia indispensabile perché, vedete, il mondo potrà essere migliore se sarà un mondo più consapevole. E per essere più consapevole deve essere un mondo non di superficialità, ma deve essere un mondo di idee. E poi un ultimo aspetto, un secondo aspetto, davvero secondo me importante, quello del confronto. Ci sono delle posizioni che possono essere opposte, ma è fondamentale che si impari e ci si abitui a un confronto, non a uno scontro. Su questo io ho cercato di dare un contributo all'organizzazione di questo festival che è uguale a quello che cerco di dare ogni giorno facendo il quotidiano su Radio 24 o l'agenzia di stampa Radio Coa. Ci sono due modi di fare il giornalismo e io penso che ci siano anche due modi di fare i festival. I due modi di fare i giornalismi sono, uno, la curvatura dei fatti in funzione delle opinioni. Guardate che è una colpa grave, soprattutto se poi i fatti sono sempre quelli e la differenza è di come si curvano considerando le opinioni. Peccato grave. Ecco, invece io ho un altro modo di fare il giornalismo che è quello del racconto dei fatti. L'importante è che i fatti siano veri, le opinioni meglio se contrapposte. Questa è la logica con cui abbiamo organizzato il festival dell'economia di Trento. Grandi ringraziamenti ne sono già stati fatti. Mi fa piacere ringraziare i colleghi, soprattutto quelli che non hanno avuto visibilità, che hanno lavorato aldesca, ma sono stati fondamentali poi per raccontare il festival. E anche ringraziamenti a tutti i colleghi dell'azienda Solo 24 Ore che hanno ottenuto botta in una situazione che, ricordiamoci, ha visto alternarsi sui palchi 640 relatori. Questo è un numero imponente. Voi capite che cosa c'è dietro a questa organizzazione? E grazie anche a tutti quelli che, anche loro con grande sacrificio, soprattutto quando usciva il sole, hanno garantito una convivenza civile della città. Sono già stati ringraziati prima, ma ci tengo anche io a sottolineare questo aspetto. È stato un festival che ha potuto svolgersi in modo ordinato anche grazie al loro lavoro e per questo credo che valga per loro un ringraziamento particolare. Ho finito perché sennò ho detto che esercitavo e poi sono già andato in rosso. Una cosa, mi è stato chiesto prima da un collega giornalista quale sarà il tema dell'anno scorso. La mia cosa da parte mia è stata secca. Non ne ho la minima idea. E devo dire anche che poi tra me e me ho pensato, ma questi giornalisti non se ne può più. Ma mi fa piacere chiudere con una speranza e che possa essere un festival che parli dell'economia nel senso di una economia della pace. Perché della pace in un mondo che è diventato un mondo dove le guerre sono tornate a essere uno strumento di soluzione del conflitti in un'era nucleare e questo è davvero, mette il mondo di fronte a un pericolo che davvero può essere un pericolo che può mettere in discussione il mondo stesso. Noi dobbiamo ai nostri figli, ai nostri nipoti, il tentativo, lo sforzo continuo per costruire un mondo di pace e l'anno prossimo spero che ci siano le condizioni per un festival che sia un festival dell'economia e insieme un festival della pace. Speriamo, speriamo. Vite incrociate, non lasciate il palco perché vogliamo affollarlo un po' al palco. Chiamo la dottoressa Mirgia Cartia d'Azro a di del gruppo Solle 24 ore e Paola Yamicelli, prorettrice Vicaria dell'Università di Trento. Prego, proviamo a fare... la maggioranza non ce la facciamo, però arrivano i microfoni. Ah, sono già questi, eccoli qui. Allora, dottoressa, è stato... prego, prorettrice, si accomodi, il microfono anche per lei glielo offre. Il direttore è stato bello condurre questa straordinaria orchestra complessa, difficile. È stato bellissimo, non aggiungerò molto altro perché tanto è stato già detto. Anche io sottolineo l'importanza della trasversalità, la trasversalità delle idee, anche idee politiche differenti che si sono messe a confronto con costruttività. La trasversalità, ovviamente, anche delle energie, si è parlato tanto di energie, di mondi rinnovabili, questo credo sia il trend che la nostra società deve intraprendere. Dei generi, trasversalità dei generi, e quindi credo sia un successo conclamato il fatto, l'abbiamo già detto, che quest'anno la partecipazione delle eccellenze femminili ha superato il 35%, quindi siamo molto contenti. E poi anche generazionale, perché abbiamo visto da persone che hanno fatto molto sforzo per essere qui con noi, con la Siderotelle, perché proprio ci tenevano, sino a ragazzi come quelli a cui piace Ariete. Quindi credo che sia questo il principale successo e spero che sia sempre grazie anche al lavoro di tanti colleghi, appunto come diceva Fabio, quelli che, restando a Milano, restando dietro i desk, hanno permesso a tutti noi questo sforzo corale, che ha dato questo ottimo risultato di cui siamo molto fieri. Spero che la trasversalità rimanga una nota costante del Festival dell'Economia di Trento anche nelle future edizioni. Sarà impegno di tutti, davvero. Però lettrice, abbiamo detto che i ragazzi sono stati protagonisti anche nella protesta, come è giusto che sia, perché ci hanno tolto un'aula, quindi abbiamo dovuto riorganizzare, ma va benissimo. Il UNUS qualche ora fa ha detto che sono loro la generazione più potente di sempre, ha usato delle parole straordinarie per descrivere ai ragazzi. Noi dovremmo ribaltare il nostro modo quotidiano di convivere con le giovani generazioni. Assolutamente sì. Io credo che queste giornate lo abbiano dimostrato. Sono stati presenti, hanno partecipato. Io direi non solo i giovani hanno incontrato la scienza, ma la scienza ha incontrato i giovani, l'economia ha incontrato i giovani. I partecipanti a questo festival hanno incontrato i giovani. Ci sono stati molti momenti in cui giovani di tutte le età, dai giovanissimi fino ai giovani un pochino più maturi, che sono magari ai primi passi nel mondo della ricerca, ai dottorandi, hanno manifestato la loro idea di futuro. Hanno formulato delle ipotesi su quello che sarà il loro contributo nella scienza, nella tecnologia, nel progresso economico, sociale. Io credo che questo sia molto importante. È proprio da loro che dobbiamo trarre stimoli e ispirazione. Dobbiamo lasciarli fare, assolutamente. È giunto il tempo. Allora, chiamo sul palco, vi chiedo ancora di restare qui. Chiamo sul palco Maurizio Rossini, addi Trentino Marketing. Prego, ritorni con noi. E Federico Silvestri, direttore generale media business, gruppo 24 ore e addi di 24 ore 20. Eccoci qui. A voi anche i microfoni. Salve, benvenuti. Una domanda incrociata, come ogni tanto si fa, un punto di forza di questo festival. È un impegno che vi prendete per l'anno prossimo. Intanto, per cominciare, volevo condividere con tutti che è una cosa che mi piace sottolineare che ci sono le persone che sono sulle quinte e ci sono le persone che sono dietro le quinte. Quindi, è bello scoprire cosa c'è dietro le quinte. In particolare, solo di colleghi del gruppo 24 ore siamo venuti a Trento in 200. E questo ci fa capire la complessità della macchina organizzativa. Come diceva Benemirgia, è un grande contributo anche ai colleghi che sono rimasti nelle nostre sedi, perché poi il gruppo 24 ore, oltre a fare il festival di Trento, continua a fare... Il giornale e tutte le sue cose. Forse sono i colleghi che si sono sacrificati di più, perché purtroppo non hanno potuto condividere questa bellissima esperienza. Anche noi, diciamo, l'unica nota dolente che vedendo tutte queste cose meravigliose, interessanti, non possiamo evidentemente seguirle. Però la più grande soddisfazione, e qui sono molto d'accordo col sindaco, è la risposta del pubblico, della cittadinanza, dei turisti, quando si lavora insieme per un anno immaginando quello che potrebbe essere gradito. E poi si vede che questo gradimento c'è, c'è questa bella risposta, è la più grande risposta, la più grande soddisfazione, e quindi l'impegno è quello di migliorare ancora. Io ho passato oggi la giornata, visto che abbiamo un po' più tirato il fiato, parlando coi colleghi di quello che potremmo fare l'anno prossimo, quindi questo fa capire l'entusiasmo che c'è dietro. Abbiamo notato qualche piccolo difetto che vogliamo migliorare, ci sono venute altre idee, quindi è questa l'energia che metteremo in campo per fare ancora di più, per trovare ancora più gradimento, naturalmente in questa città straordinaria che ospita questo evento, quindi i contenuti che noi cerchiamo di costruire però in un contesto davvero unico. E poi mi permetto di dire un'ultima cosa, visto che abbiamo citato Ariete che è un riferimento al Fori Festival, che quando noi costruiamo le iniziative del Fori Festival lo facciamo sia per cercare di essere più trasversali possibili, ma tutti gli artisti o i pensatori o i visionari creator vengono qui per portare un contenuto, un contributo. Ariete per esempio è diciamo un esponente di spicco della parità di genere, della lotta per i diritti e quindi è bello vedere questi artisti che vengono qui a intrattenerci ma anche a portarci il loro punto di vista e quindi questo è quello che cercheremo ancora di far crescere. Grazie, grazie davvero Rossini, prego. Grazie, no ma proprio due parole che completano un po' forse i tanti ragionamenti fatti, intanto la conferma da parte del nostro Presidente della Provincia di tutto l'impegno del Trentino nel proseguire in questo percorso, nell'organizzare una diciannovesima edizione ancora più bella per quanto riusciremo a fare, confermando quindi un impegno che la nostra comunità ha credendo in questa formula, credendo nel fatto come il direttore Tamburini ha sottolineato molto bene che alla base della democrazia sta la consapevolezza per quello che accade e questi momenti come un grande festival dell'economia vanno proprio in questa direzione, un impegno che la nostra comunità quindi ha avviato molti anni fa e che conferma e anzi sulla quale investiremo ancora di più. Mi associo poi a quello che diceva Federico con cui ormai abbiamo vissuto tanti momenti belli insieme e anche difficili perché è una macchina organizzativa complessa, Federico ha dato alcuni numeri e alle volte ci preoccupano anche un po', insomma 270 appuntamenti, 600 ospiti che Fabio ha indicato prima, insomma vuol dire una macchina organizzativa davvero imponente con la responsabilità di far star bene decine e decine di migliaia di persone che hanno partecipato in questi 4 giorni a uno dei più grandi appuntamenti a livello nazionale, è una responsabilità importante la loro soddisfazione, qualche problemino c'è stato, ci sono stati anche momenti nei quali abbiamo messo un po' la prova, anche un po' la pazienza, la disponibilità anche dei nostri ospiti perché insomma le sale sono state tantissime, alcune molto grandi, alcune più piccole e alcune persone sono rimaste fuori, insomma abbiamo cercato di gestire il tutto con gentilezza e con attenzione però insomma qualche malcontento ci sarà stato. Quindi una macchina organizzativa molto complessa, abbiamo cercato di gestirla al meglio e così faremo anche per la prossima edizione. Che promessa possiamo poi mettere sul piatto? Porto una mia impressione avendo partecipato a tanti appuntamenti magari solo per pochi scorci però una cosa bella per certi aspetti anche se è un po' inquietante è aver capito che soluzioni facili non ce ne sono. Abbiamo posto soprattutto questioni, domande, temi molto complessi e quindi un impegno può essere quello di rendere ancora più protagonisti i nostri giovani, come dicevate prima, non solo come ascoltatori ma proprio portandoli ad interpretare questi temi e a trovare le loro strade, le loro soluzioni perché questo mondo così complesso ha bisogno di occhi nuovi, ha bisogno di visioni nuove e quindi insomma forse il festival può essere anche un luogo nel quale questi aspetti emergono in un modo ancora più robusto magari anche osando un po' rispetto a questo ma questo è un mondo che esige proprio visioni nuove e alte e quindi speriamo di lavorare bene anche su questi fronti. Grazie. Grazie davvero. Vi chiedo un microfono, grazie, direttore saluta tu del appuntamento, dobbiamo usare, dobbiamo usare. Ho un po' gli schemi ma come direttore un po' sono abituato a farlo, sono anche un po' un direttore anomalo mi viene spesso da dire. Allora ho sentito una parola, gentilezza, e non riesco a trattenermi perché oggi proprio abbiamo avuto qui al Festival del Comune di Trento una delle professoresse più gettonate all'università di Harvard e il titolo del suo intervento è stato Voi vivere a lungo, pratica la gentilezza. E io credo che bisognerebbe diffondere questo messaggio perché ne avremo tutti da guadagnare. Allora all'anno prossimo, grazie davvero a tutti per la pazienza con cui ci avete seguito e ci vediamo presto, buon lavoro a tutti, grazie. Sottotitoli a cura di QTSS
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