L’economia digitale che sta cambiando il mondo del lavoro
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L’economia digitale che sta cambiando il mondo del lavoro
Il mondo del lavoro sta cambiando, si stava già trasformando prima della pandemia, dall'emergenza pandemica ha avuto un'accelerazione. Di questo tema caldo ne hanno parlano: Danilo Cattaneo, CEO di InfoCert, Michelangelo Ceresani, HR & Organization Director di Capgemini Italia, Roberta Cocco, docente dell’Università Bocconi, Claudia Filippone, direttrice della Comunicazione e Responsabile HR, RINA SpA e Marco Magnani, docente dell’Università Luiss Guido Carli.
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org La Sala Telegram La Sala Telegram Buongiorno, benvenuti a tutti. Siamo qui oggi per parlare di lavoro vedo che l'argomento interessa perché la sala è piena. Parliamo di lavoro, nell'ultimo periodo si è spesso intersecato e anzi forse è stato dominato dal tema dello smart working che forse ha spostato un po' il focus ma il concetto di smart working in qualche modo ha fatto capire polarizzando la discussione ma ha fatto capire che il modo di lavorare sta cambiando, stava già cambiando prima della pandemia, dell'emergenza pandemica poi ha avuto un'accelerazione Cambia il mondo del lavoro, cambia con le tecnologie, cambia l'organizzazione del lavoro, cambiano le competenze, cambiano le relazioni tra le persone e su tutto questo andremo a parlare e siccome qualche relatore mi aveva detto ma ci sono tanti appuntamenti a Trento temo che la sala sia vuota. Io vedo che la sala è stracolma, anzi probabilmente c'è qualcuno che rimarrà in piedi, spero di no ma ci sono dei posti liberi qui davanti, devo dire è senz'altro merito del tema che ovviamente interessa ma anche di un panel davvero di eccezione che vado a presentare in rigoroso ordine alfabetico, introduco Danilo Cattaneo, CEO di InfoCert. Michelangelo Ceresani HR & Organization Director di Capgemini Italia, Roberta Cocco, Università Bocconi, Claudia Filippone HR & Communication Chief Officer di Rina Marco Magnani Università Louis Guido Carli, eccoci allora partiamo direi dall'ultimo perché era ultimo soltanto in ordine alfabetico ma Marco Magnani docente all'università Louis Guido Carli ha appena pubblicato un libro che entra proprio in uno dei tanti temi perché il tema del lavoro è molto diversificato e ha diverse componenti, il titolo è fatti non fossi a vivere come robot e il sottotitolo se ho visto bene cita come resistere alla trasformazione tecnologica alla rivoluzione tecnologica, chiederei di introdurre un po' l'argomento su come la tecnologia e il digitale sta cambiando il mondo del lavoro Molto volentieri, grazie per la presentazione, grazie a Solo 24 Ore che ogni anno fa un festival sempre più bello, come capite dal titolo di questo libro che tutti riconoscete il versetto d'antesco e l'urisidante sono a una visione verso la tecnologia, verso le innovazioni, verso l'economia digitale molto antropocentrica, cioè credo nell'uomo fatti non fossi a vivere come bruti ma per andare sempre oltre a cercare nuova conoscenza Il punto di partenza è quello che le innovazioni nel corso della storia tecniche, tecnologiche ma anche organizzative, anche finanziarie, hanno sempre portato, c'è voluto un po' di tempo magari, crescita economica e occupazione Cioè alla fine di momenti anche traumatici, pensate alle rivoluzioni industriali, la prima con il vapore, la seconda l'elettricità, pensate all'introduzione dei computer, hanno prodotto certamente dei traumi, un momento di transizione ma poi alla fine c'era un'economia più allargata, quindi più crescita e c'era anche un saldo netto positivo di occupazione come quantità e come qualità E allora mi sono chiesto, sarà così anche questa volta, cioè sarà così anche questa volta in cui abbiamo un'ondata, non una grande innovazione, il vapore, l'elettricità, l'informatica, abbiamo una serie di innovazioni tecnologiche che si susseguono, ognuna di queste, mi riferisco naturalmente all'intelligenza artificiale, big data, internet of things, machine learning, la robotica, ognuna di queste da sola potrebbe avere l'impatto di una rivoluzione industriale Stanno succedendo tutte nel giro di poco tempo, sarà così anche questa volta, riusciremo ad avere crescita economica e più occupazione in quantità e qualità e in breve naturalmente la mia risposta è che sulla crescita sono abbastanza ottimista, c'è chi è pessimista, c'è chi dice che ci sarà stagnazione secolare, c'è chi dice che dovremmo decrescere per motivi di sostenibilità, per essere felici, Sergio Latucci, io penso che possiamo continuare a crescere in modo intelligente e questa innovazione tecnologica, l'economia digitale aumenta la produttività enormemente, quindi la torta si allarga, questa è una cosa positiva, però non sono così sicuro che l'impatto sul lavoro, che sicuramente sarà traumatico come è sempre stato sul mondo del lavoro, sia altrettanto positivo, ci sono alcuni fattori oggi che sono diversi rispetto al passato, ve ne dico quattro, poi se volete possiamo approfondirli, uno è, l'abbiamo già citato, è la frequenza, la maggiore frequenza e maggiore pervasività di queste innovazioni, cioè non è una che trasforma la vita delle prossime 3-4 generazioni, i nostri nonni avevano un'innovazione che entrava nel loro lavoro, si adattavano, magari perdevano anche il lavoro, poi per 3-4 generazioni si stava tranquilli, si sapeva come si lavorava, il nuovo modo di lavorare, oggi in una sola generazione, la nostra, la vostra, ci sono una decina di innovazioni rivoluzionarie, di rompenti come direbbe Schumpeter, quindi la prima è la maggiore frequenza e pervasività, la seconda è questo effetto combinatorio, io lo chiamo effetto combinatorio, cioè ognuna di queste, gran parte di queste innovazioni dell'economia digitale si alimentano vicendevolmente, se voi avete uno sviluppo dei big data, questo aiuta l'intelligenza artificiale, il realizzare il cloud aiuta l'internet of things, cioè ognuna alimenta l'altra e quindi c'è un effetto combinatorio quasi moltiplicatore che non ha precedenti nel corso della storia in maniera così rapida. La terza differenza, e qui è dove c'è qualche timore sul futuro del lavoro, è che tutte queste tecnologie, tutte queste innovazioni sono a alta tasso, che richiedono un alto tasso di competenze e quindi rischiamo di spaccare in due il mondo del lavoro della società, tra chi sa usare le nuove tecnologie e chi non le sa usare. Il vero tema non è tanto la macchina che ruba il lavoro all'uomo, il vero tema è che molti dei mestieri cambieranno per i tre quarti circa le loro mansioni e quindi fare lo stesso mestiere del giornalista, del notaio, dell'avvocato, stiamo parlando dei mestieri intellettuali perché finché le macchine e i robot ci sostituiscono nei mestieri ripetitivi, pesanti e pericolosi ci va bene, oggi però l'intelligenza artificiale sta arrivando a sostituirci dei mestieri intellettuali. Allora, chi sa usare le tecnologie sarà dentro, avrà i nuovi mestieri, sarà nella punta della piramide del lavoro, io la chiamo l'oligarchia tecnologica, nuovi mestieri pagati benissimo, auguro a tutti i giovani in sala di avere questi mestieri, siete tutti ragazzi che studiano in un'ottima università, chi non lo sa usare è fuori e quindi sarà alla base della piramide, sono quelli che l'ex ministro del lavoro americano dell'amministrazione Clinton ha chiamato con un'espressione illuminante gli in person services, servitori personali, gli schiavi moderni, sono quelli che portano a casa il sushi, quelli che tagliano l'erba, che portano ingiuricani, che fanno il lavoro per l'oligarchia tecnologica, in mezzo la middle class, la classe media, le professioni, quelli che ampiano scompaiono e quindi c'è una polarizzazione del mondo del lavoro. Molto pericolosa perché ha un impatto sociale e politico anche, e lo sta già avendo, rilevante. La quarta, quindi maggiore frequenza e pervasività rispetto al passato, effetto combinatorio senza precedenti nella storia, questa elevate competenze che sono richieste per rimanere con successo nel mondo del lavoro e quindi polarizzazione del mondo del lavoro, delle retribuzioni, già lo vediamo, numero quattro, ampiamente sottovalutato penso dalla politica, dai policy maker, per la prima volta nella storia le professioni intellettuali diventano altamente mobili, cioè si può fare, a parte che con la pandemia abbiamo scoperto che riusciamo a fare tutto da remoto, ma non parlo di telelavoro, io parlo di vivere in un posto e fare delle prestazioni professionali in un altro. Allora la mobilità del lavoro intellettuale scatena una enorme competizione tra territori, tra paesi, tra città, tra territori e quindi questa ha delle implicazioni, già vediamo negli Stati Uniti dove trascorre molto tempo dei territori che attirano le persone creative e innovative, quelle dell'allegarchia tecnologica, quelli che hanno le nuove professioni e altri territori che si impoveriscono perché si svuotano, tutti i territori perdono i vecchi mestieri, quelli che fa l'intelligenza artificiale, che fanno le macchine, ma solo alcuni territori acquisiranno i nuovi mestieri e quindi ci sarà una polarizzazione anche nei territori tra paesi, tra città e quindi è molto importante riuscire a essere attrattivi anche perché come sapete, perché Trent è un esempio virtuoso in questo, le persone creative, innovative, educate, ecc. vogliono vivere nei posti dove ci sono le scuole per i figli, dove c'è l'aria pulita e quindi vanno tutti negli stessi posti dove ci sono le infrastrutture naturalmente fisiche e digitali e quindi c'è proprio una sorta di polarizzazione e poi questo è un circolo vizioso perché i territori che si impoveriscono hanno meno imposte, meno tasse, questo proprio lo vedete negli Stati Uniti, le contee che attirano persone innovative e creative con i lavori del futuro e quelle invece che si impoveriscono. Quindi queste sono le quattro grandi differenze che mi fanno dire speriamo che sia ancora come è stato in passato, speriamo che ancora l'economia digitale possa creare crescita economica e occupazione, però stiamo molto attenti, dobbiamo essere molto pronti perché ci sono alcune differenze importanti, poi se vuole ne approfondiamo. Mi viene da dire, ci sono questi quattro fenomeni chiaramente delineati, rispetto ai nostri nonni noi abbiamo la possibilità di vedere già quello che sta succedendo, che succederà di prevederlo e quindi abbiamo questo vantaggio e da questo punto di vista Volevo passare a Roberta Cocco, per chi è interessato il libro di Marco Magnani, infatti non fosse a vivere come Robo, sarà presentato sabato pomeriggio qui nell'ambito del Festival di Trento alle 16.30, giusto? Ecco, Roberta Cocco, abbiamo parlato, abbiamo iniziato a delineare un tema, troppe e tante tecnologie impattanti che richiedono competenze adeguate per entrare nel mondo del lavoro, per rimanerci, per crescere. Roberta Cocco ha un'esperienza, è docente adesso alla Bocconi, ma ha un'esperienza come assessore alla digitalizzazione del Comune di Milano, consigliere di Colao al Ministero dell'Innovazione, quindi qual è il problema del gap tecnologico di competenze? Allora, grazie, grazie per questo invito. Sicuramente si parla tantissimo di skill gap, quindi della carenza di competenze. Il professore ha anche introdotto un tema importantissimo, che è quello dello skill mismatch, ovvero delle competenze non allineate alla necessità del lavoro. Mi è piaciuto molto, anche se ho una visione più ottimistica, più positiva. Da trent'anni nel mondo ICT devo per forza essere ottimista anche guardando avanti. Sicuramente c'è un tema di una innovazione a 360 gradi, quindi che tocca tutti i mestieri e che tocca tutti gli ambiti, tutti i settori, che va velocissima e il professore ne ha enucleato alcuni punti importantissimi. Dall'altra parte noi dobbiamo anche aiutare le persone che sono nel mondo del lavoro e che stanno per entrare nel mondo del lavoro con una giusta prospettiva. Io non sono d'accordo su chi dice che i nostri figli studiano per professioni che non esisteranno più, cioè queste visioni catastrofiche, non mi vedono assolutamente convinta. Mentre sono assolutamente certa che la stragrande maggioranza delle professioni richiederà competenze tecnologiche e digitali di base o specialistiche che noi dobbiamo assolutamente diffondere in modo molto più ampio di quello che stiamo facendo. Non esiste la ricetta, sicuramente il mondo della scuola deve fare una veloce accelerata, nel dramma della pandemia però abbiamo imparato che le tecnologie ci possono venire in aiuto, con tutte le criticità che la DAD ha procurato ai genitori, alle famiglie, agli studenti, però ha dato una sferzata in avanti. Quindi il lavoro, come guardare alla necessità di colmare questo gap? Siamo al Festival dell'economia di Trento, io voglio puntare l'attenzione sul valore economico e qui è l'unico punto su cui mi discosto un po' dal professore Preparandomi per questo incontro, c'è un bellissimo rapporto di BCG che va proprio ad analizzare dal 2018 ad oggi e in futuro qual è la percentuale e anche il valore assoluto che si perde per il mismatch e ci sono numeri che hanno un impatto sull'economia pazzeschi. Nel 2018 si parlava di 8 mila miliardi di pil perso a livello mondiale con una proiezione al 2025 che arriva a 18 mila miliardi, quindi lo skill gap ha un impatto enorme sull'economia va affrontato nel più possibile ampio ambito e quindi è necessario fare sistema per colmare questo, poi c'è anche il tema della popolazione generalista, come giustamente il professore ha toccato. Un numero drammatico per l'Italia, in Italia ci sono 10 milioni di persone che non hanno alcuna competenza digitale, non sanno andare in internet, non utilizzano i mezzi. Se le organizzazioni anche pubbliche accelerano servizi e modalità di interazione digitali, dall'altra parte noi abbiamo l'assoluta necessità di non lasciare indietro nessuno, altrimenti questa forbice a cui il professore accennava diventa sempre più ampia. L'ultimo commento che faccio parlando sempre del mondo del lavoro e dell'economia, attenzione un monitor, perché la digitalizzazione, l'innovazione che passa attraverso le tecnologie digitali sta cambiando non solo il nostro modo di lavorare, quindi lo smart working, il remote working e tutto questo, ma sta cambiando anche l'assetto del lavoro. Un esempio, certamente ancora pionieristico, che però sta iniziando a diffondersi, è per esempio il DAO, decentralized autonomous organization, cioè la nuova modalità di costituire organizzazioni basate su connessioni decentralizzate. Non esiste più la struttura dell'azienda, dell'organizzazione come noi abbiamo in mente, ma a seconda dei task le persone si mettono insieme e fanno azienda. È vero, siamo solo all'inizio, però il compito nostro è di guardare avanti e di preparare la generazione affinché possa essere attiva in quello che sta succedendo. Questo tema della decentralized autonomous organization ci proietta molto avanti, però è un tema da tener presente. Io passavo a Michelangelo Ceresani per fare un po' da ponte tra quello che è l'osservatorio del sistema Italia e l'azienda, perché voi come Capgemini avete ovviamente rapporti con tante aziende dal punto di vista della consulenza. Questo tema del gap digitale diventa anche un tema di gap generazionale, di differenza di lavoro, di esperienza, di modalità di accesso al lavoro e ovviamente è un tema che meriterebbe da solo un convegno, ma dal vostro punto di vista, qual è l'impatto per il sistema imprenditoriale italiano di questo tema? Grazie anche da parte mia per l'invito. Capgemini è una grande organizzazione globale che si occupa appunto da accompagnare le aziende e più in generale le organizzazioni nei percorsi di trasformazione digitale. Alcuni dei temi che nel macro hanno illustrato i professori li vediamo e li vediamo in maniera molto forte. Il tema del mismatch è un fatto, è un fatto a livello globale e anche a livello italiano. Per esempio, sono dei dati molto recenti che lo testimoniano sia della Banca d'Italia sia di Ampal e Union Camera. Solo nel 2023 avremo un incremento dell'occupazione in termini di programmazione informatica di 27.000 unità, che è un numero importante. Dall'altra parte, quello che vediamo però è che tristemente il numero dei giovani che si scrivono e poi si laureano in percorsi legati alla tecnologia è ancora troppo basso. Questo è vero per le lauree, ma è vero per gli ITS, gli Istituti Tecnici Scientifici, che sono delle ottime scuole di formazione tecnica, le percentuali sono del 24 e del 30%. Quindi, per dire che cosa, che in un Paese dove, ahimè, non siamo in una fase espansiva in termini demografici, ma il contrario, questo problema è particolarmente forte e particolarmente sentito. Vediamo anche quello che sottolineava Roberta Cocco, una nuova modalità di lavoro di cui noi siamo testimoni e protagonisti. La modalità legata all'ibridazione, alle organizzazioni decentrate che si intersecano per task più che per gerarchie organizzative è una realtà. Quindi, in qualche maniera mi viene da dire che noi stiamo rincorrendo una rivoluzione che è già avvenuta e siamo decisamente in ritardo, non per dare elementi alarmistici, ma perché questo è un dato di fatto. Tutti i giorni noi ricerchiamo abbondanti competenze sul mercato e quel dato che la professoressa evidenziava nel macro si riflette anche nel micro delle aziende come le nostre, sicuramente potremmo fare molto di più come aziende e come Paese sfruttando i benefici della rivoluzione digitale. Detto questo, credo che una collaborazione sinergica fra l'impresa privata e le istituzioni educative in termini di ridefinizioni dei percorsi formativi sia un tassello molto importante, come un tassello molto importante alla comunicazione. Questo evento non è una testimonianza, ma educare i giovani, ma anche chi svolge il ruolo genitoriale informandoli sulle possibilità dei percorsi offerti alla trasformazione digitale, credo che sia un elemento fondamentale e noi stiamo facendo una piccola parte in questo, magari nel secondo giro vi testimonio con alcuni esempi. Un'ultima cosa, non ci sono solo nuove professioni, ma io credo soprattutto che ci siano professioni che cambino, quindi il tema con parole inglese del reskilling, cioè aggiornare le professioni con quegli elementi legati all'innovazione tecnologica è altrettanto fondamentale, noi lo facciamo tutti i giorni, ripeto, collaborando con i nostri clienti, ma credo che sia un tema più esteso e cruciale nell'agenda anche del paese, quindi formare continuamente le persone, anche l'obsolescenza delle competenze sarà da qui in avanti sempre più alta, per cui l'idea di una formazione che continua nel tempo credo che possa essere un buon viatico per una risoluzione quantomeno parziale del gap di cui stiamo parlando. Diciamo che è una necessità ormai per tutti, già anche per le nostre generazioni che sono più avanzate nel mondo del lavoro. Adesso passavo alle aziende con Claudia Filippone di Rina, perché in questo tema di mismatch tra domande e offerta, poi è chiaro che c'è un problema per le aziende di andare a caparrarsi delle risorse che sono scarse, allora dal vostro punto di vista come fate ad avere una capacità attrattiva per sintonizzarsi e equilibrare il rapporto con i giovani? Grazie per Angelo, buonasera a tutti, grazie per l'invito. Hai utilizzato una parola che a noi è molto cara, sintonizzarci. Io credo che in un momento di trasformazione così importante, in cui le aziende si trovano come dicevano a rincorrere questa trasformazione, le aziende abbiano il dovere di sintonizzarsi con i giovani in tre dimensioni, in termini di linguaggio, in termini di esperienza, in termini di flessibilità, in termini di linguaggio. L'intelligenza artificiale può aiutare molto, faccio qualche esempio concreto di quello che stiamo utilizzando noi. È evidente che i giovani oggi, ma magari ne vedo tanti in sala, potete dirmi se stiamo sbagliando strategia, hanno bisogno di un'azienda che interpreti i loro valori. Non è semplice per un'azienda mettersi in queste condizioni. L'intelligenza artificiale oggi può aiutare. C'è un bel lavoro di Ernest Yang, recentissimo, che è andato ad analizzare gli smoldata, cioè le conversazioni sincere che i giovani stanno facendo social. Quindi utilizzando un comportamento naturale alla base di questo comportamento naturale ci sono i vostri driver decisionali, quindi molto probabilmente le aspettative che ciascuno di voi ha che permette a un'azienda di implementare una strategia di attrattività nei vostri confronti. Ecco che, per esempio, un'azienda che condivide, noi lo abbiamo fatto e ha molto successo, un canale Instagram, la vita dell'azienda con trasparenza, con video di colleghi, fotografie, è molto apprezzata, mentre invece non viene apprezzato il fatto di essere contattati per offrire una posizione di lavoro tramite Facebook o tramite Instagram, perché questa viene vissuta come una violazione della dimensione privata della persona. Ma ancora, creare un percorso, per esempio, di un boarding o di induction digitale, non parliamo di metaverso, ma di realtà virtuale, se voi foste selezionati da un'azienda attraverso un ambiente digitale con un percorso di selezione e di recruitment che preveda dei video, che preveda una gamification, che preveda un sistema informativo che già vi proietti all'interno della vita dell'azienda, molto probabilmente entrerete in corsa in azienda in maniera un pochino più confortevole, almeno per i primi tempi. Per esempio, anche, dicevamo in termini di esperienza, cco, tutti noi oggi viviamo un'esperienza con la tecnologia assolutamente immediata, possiamo fare quasi tutto da casa, poi entriamo in un'azienda, in una grande azienda come Rina, noi oggi siamo 5.500 persone in più di 200 uffici nel mondo, quindi è abbastanza complesso come realtà troviamo dei sistemi per operare che sono molto più lenti necessariamente. Ecco, le aziende oggi devono applicare investire in intelligenza artificiale per ridurre questo gap che c'è tra la libertà l'accesso immediato alla tecnologia nella dimensione personale i vincoli che si hanno invece all'interno dell'azienda, perché altrimenti un'azienda diventa immediatamente anacronistica agli occhi del giovane che entra probabilmente cercherà altrove. Anche qua vi faccio un esempio, noi siamo tra i candidati Microsoft a lanciando un Teams potenziato per 600 operatori nel mondo, Rina è tra i quattro in Italia che forse lo potrà utilizzare, quindi nella vostra quotidianità immaginate una call di Teams in cui c'è un traduttore, ma non solo immediato, fanno l'abstract, ti fanno la presentazione in un minuto, lo mandi al cliente, cco che il cliente entra in un processo integrato, cambia il rapporto, quindi dalla quotidianità come al modello di business, devi essere moderno, devi essere agile internamente tanto quanto nei confronti del cliente, noi vendiamo competenza, la nostra reputazione è l'unica arma che abbiamo, dobbiamo sempre essere alla guardia nei confronti dei clienti, questa è la prima regola per chiunque lavori da noi, stiamo pensando con dei gruppi che studiano l'intelligenza artificiale all'interno di Rina per esempio il modello di certificazione negli ultimi 30 anni noi abbiamo, ed è normato quindi l'abbiamo fatto così perché bisogna farlo così, seguito un iter di certificazione prevediamo una completa trasformazione del modo di lavorare nei prossimi 36 mesi ntro il 2023 prevediamo di efficientare semplicemente il processo utilizzando degli algoritmi di intelligenza artificiale ntro il 2024 la macchina farà un pezzo di processo da sola sempre con un copilota umano ma entro la fine del 2025 noi prevediamo che se l'evoluzione normativa la consente la macchina potrà valutare da sola una parte di sistema di gestione quindi determinare se l'azienda è meritevole o meno del certificato quindi si sta, capite bene parlavamo di gap nelle skills, capite bene come chi oggi è all'interno dell'azienda ma anche chi oggi si affaccia al mondo del lavoro ntra in una corsa di cambiamento che è assolutamente vorticosa l'ultima, e chiudo l'esperienza abbiamo visto le generazioni You live only once con il covid tutti abbiamo sperimentato noi siamo stati due anni interi in remotizzazione completa è un percorso irreversibile per Rina, siamo tutti molto contenti bisogna trovare un ritmo tra la dimensione personale e quella professionale perchè il rischio è andare in ufficio fare le stesse cose che fai da un altro luogo, quindi le aziende di nuovo qui hanno un bel compito nel regolamentare questo fenomeno ma la flessibilità cosa fa? libera tempo per la dimensione personale un po' come l'intelligenza artificiale libera tempo per il pensiero creativo che come hanno detto tutti i miei colleghi è la competenza emergente di cui tutti abbiamo bisogno su questo non c'è dubbio anche qui che la creatività sia assolutamente il valore vero di oggi del dipendente non la produzione pure semplice è questo dove abbiamo parlato di certificazione vediamo Danilo Cattaneo che è InfoCert che di certificazione è il suo business dietro InfoCert ci sono esperienze che abbiamo imparato a conoscere in maniera diffusa proprio durante il periodo pandemico come Speed, come PagoPA, come tutti questi servizi pubblici basati sull'identità digitale dalla sua esperienza come si si formano le nuove competenze su questi settori di frontiera grazie anche da parte mia per l'invito è molto utile poter parlare per ultimo perché mi posso collegare a tutto quanto detto che sostanzialmente ha seguito un filo logico si è partiti dicendo che c'è stata un'accelerazione dell'innovazione tecnologica poi il tema più ribadito è che c'è uno skill gap, in Italia c'è uno skill gap ci sono tre cose che si possono fare innanzitutto non bisogna preoccuparsene ma occuparsene in Italia su questo stiamo migliorando negli ultimi anni forse anche con la pandemia abbiamo avuto un'accelerazione almeno di gran parte della popolazione di cittadini avvicinarsi alla tecnologia conosco amici avvocati che si vantavano di non aver mai toccato una tastiera poi magari l'ho torto collo l'hanno dovuto fare che cosa sta cambiando? qualche dato numeri di laureati STEM assolutamente insufficienti in Italia soprattutto per alcune categorie mi riferisco alle donne o ad alcune particolari regioni di Italia a livello strategico non è molto difficile chi influenza quelle scelte magari sono banalmente i professori delle scuole superiori non c'è un programma non costa molto farlo un altro dato che ho visto qualche settimana fa mi ha lasciato un attimo perplesso la più grande realtà la più grande azienda in Italia si chiama pubblica amministrazione sono oltre 3 milioni di persone da un'analisi che ha fatto fare il ministro Zangrillo da poco ministro per la pubblica amministrazione il numero medio di giorni di formazione su questi 3 milioni di persone all'anno nel 2022 è minore di 1 quindi anche lì capire cosa si può fare per migliorare questo skill gap non è difficile non ci vuole Einstein ci vuole sicuramente un programma che duri magari non una legislatura ma duri come hanno fatto alcuni stati virtuosi 10 o 15 anni d è assolutamente risolvibile il problema terzo ultimo o non ultimo è vero che c'è un'accelerazione dell'innovazione tecnologica ovviamente questo implica skill più difficili da apprendere io mi sono laureato in scienza dell'informazione nel 1993 all'era vi assicuro che gli algoritmi di intelligenza artificiale c'erano tutti magari le macchine erano molto meno potenti ma era molto più difficile usarli tutti proprio le persone in questa sala hanno giocato con chat GPT che rende molto più facile interagire con la macchina quindi la terza cosa che si può fare investendo a livello di sistema paese più semplice più user friendly se vogliamo fare un termine americano queste interazioni quello che dicevi Pelangelo quello di cui ci occupiamo è la certificazione perché più si fanno transazioni in modalità remota, in modalità digitale più importante avere la certezza di chi c'è dall'altra parte sia esso un uomo o una macchina sappiamo che sui social c'è una rappresentazione dell'identità digitale assolutamente autodichiarata quindi ognuno di noi non potrebbe avere tante identità digitali ovviamente quasi tutte false cco noi siamo la terza parte siamo il certificatore che avvisa entrambe le parti chi ha dall'altra parte tutti probabilmente usiamo un'identità digitale da decenni pensiamo al web banking qual era lì il problema? che c'era un'identità digitale assegnata da ogni singolo service provider istituto di credito quindi se qualcuno aveva quattro banche aveva quattro identità digitali da alcuni anni l'Italia si è accelerato molto nel periodo della pandemia si è deciso di mettere a sistema tutte queste competenze quindi gran parte degli italiani siamo a 35 milioni ormai hanno un'identità digitale che si può usare su oltre 15.000 pubbliche amministrazioni sempre di più anche su istituti privati cco questo tipo di servizi magari le prime settimane possono ssere sembrati faticosi per chi non ha nessuna competenza digitale ma poi se ne sono apprezzati vantaggi io posso sbrigare una pratica burocratica con la pubblica amministrazione, posso aprire un conto in banca posso chiedere un finanziamento migliorando anche lì l'impatto sul sociale molto a meno mobilità inutile nelle città e quindi traffico quindi inquinamento migliorando anche la trasparenza quando è tutto in digitale è tutto controllabile se c'è qualche sacca che per qualche motivo blocca le cose viene fuori voglio riallacciarmi sullo skill gap una delle cose positive in Italia è che noi abbiamo dei posti belli io quando mi sono allenato sono andato a lavorare in Regno Unito e molti miei amici sono andati di università, sono andati a lavorare magari in Nord America, magari in Giappone grazie a queste tecnologie molti laureati in Italia possono lavorare per società magari californiane, dalla Sicilia dalla Sardegna addirittura l'Italia e molti borghi lo fanno possono attirare laureati, persone diciamo di alto valore tecnologico per lavorare in posti piacevoli magari come sviluppo di sistemi informatici quindi si evita anche lo spopolamento di quello che noi abbiamo, tanti borghi che purtroppo negli ultimi decenni si sono impoveriti soprattutto di giovani, potremmo avere il treno opposto anche su questo la soluzione non è ne difficile ne costosa, cioè il PNRR che darebbe tante risorse a queste zone dell'Italia, basta avere un po' di testa strategica e tenere la strategia dritta per 5 o 10 anni chiarissimo adesso del secondo giro vi chiedo magari di essere un po' più sintetici visto che ci sono tante persone soprattutto tanti ragazzi magari teniamo l'aperto il dibattito per qualche domanda volevo vedere un pochettino di guardare avanti sulle opportunità, Marco Magnani è stato nel primo giro è stato molto sintetico nel definire quali sono i fattori del cambiamento, le novità che ci troviamo ad affrontare quali possono essere le politiche per affrontare questa complessità dal punto di vista dei policy Meckard non dimentichiamo stiamo parlando di come l'economia digitale sta cambiando, sta rivoluzionando il mondo del lavoro, il lavoro forse sarà meno lo vedremo, sicuramente sarà diverso, cambieranno le mansioni forse probabilmente sarà anche un po' più precario è facile imparare le skill ma fino a un certo punto io dico sempre non dimentichiamo abbiamo imparato la parola di categorie fragili durante la pandemia, le categorie fragili dell'economia digitale sono le persone che per età, per istruzione anche per reddito non riescono a stare al passo, dico per reddito perché con la pandemia tutti i bambini elementari si collegavano col computer e se uno non ha l'infrastruttura, non ha internet non ha internet veloce, quindi ci sono categorie fragili, quindi ricordiamoci stiamo attenti perché rischiamo veramente una polarizzazione, allora il lavoro che è importante da un punto di vista economico importante per dare dignità alla persona per il ruolo sociale, è stato negli ultimi due secoli il principale meccanismo di redistribuzione del reddito prodotto se noi perdiamo lavoro o diamo meno importanza del lavoro, bisogna trovare un meccanismo alternativo e non è semplice la redistribuzione, abbiamo sempre gestito queste transizioni con la redistribuzione ma la redistribuzione è complicata perché crea tensioni sociali io parlo nel mio libro di predistribuzione, cosa vuol dire? vuol dire investire e rispondo alla sua domanda in quello che consente alle persone di entrare nel mondo del lavoro pronte diciamo per le nuove professioni, quindi scuola, scuola, scuola, scuola e qui non soltanto mi permetto le stem ma io parlo di stim, ci attacco una A che è art, cioè materie scientifiche tecniche ma anche umanistiche perché queste macchine, questa intelligenza artificiale va educata formazione, non sto a dilungarmi perché qui ci sono degli esperti nelle imprese devono fare formazione continua lungo tutta la vita professionale valorizzare delle professioni, dei lavori che non sono stati storicamente valorizzati e ben ritribuiti, tutti i mestieri della cura io li chiamo della cura, cura della persona cura dell'ambiente, cura delle infrastrutture lo vediamo cosa succede in Romagna, cura il patrimonio artistico culturale infine dare, cercare di rendere i nostri territori più competitivi in modo da attrarre chi può venire a lavorare dove i posti sono belli è bello lavorare in Sicilia, in Sardegna, in Trentino per un'azienda di Silicon Valley a patto che ci sia un'infrastruttura ad esempio fisica, digitale, che ci sia internet quindi investire nei territori affinché possono attrarre il lavoro intellettuale che diventa mobile per la prima volta chiudo dicendo stamattina era in un pannello con il professor Freeman di Harvard che è stato catastrofista sull'intelligenza artificiale perché l'ha paragonata come il quinto cavaliere dell'Apocalisse dopo la guerra, la pandemia, la famiglia distruggerà l'umanità io mi sono permesso di dire non sono così preoccupato della tecnologia, della macchina che avanza tutti sapete che è stato previsto un punto di singolarità, addirittura è stato messo un anno il 2045 in cui la macchina supererà l'uomo la macchina dominerà l'uomo se ne parla molto in questi anni dell'intelligenza artificiale io non ho paura dell'intelligenza artificiale delle macchine che avanzano io ho paura della possibilità che sia l'uomo ad arretrare per pigrizia, quindi bello avere il tempo libero per pensare, per essere creativi però attenzione io cito sempre, lo fa qualcuno che era al pane stamattina, forse mi hai già sentito c'è una cosa molto bella di Vittorino Andreoli che si chiama il cervello in tasca cco se ci mettiamo tutti ci mettiamo un pezzo di cervello in tasca tutti i giorni, la rubrica telefonica le operazioni della calcolatrice se esageriamo in metterci il cervello in tasca oppure diciamo no facciamo fare il lavoro dell'intelligenza artificiale noi ci dedichiamo all'ozio allora arretriamo, allora rischiamo veramente di essere, ecco perché il mio approccio in realtà ottimista, un troppo centrico l'uomo deve riuscire a continuare ad avere un approccio non sostitutivo con le macchine, non farsi sostituire ma collaborativo, ma mantenere una preminenza mantenere una preminenza e sfruttare utilizzare, sfruttare un po' forte utilizzare le macchine per aumentare la produttività, quindi aumentare la crescita migliorare la qualità del lavoro anche la qualità della vita. Anche sul rapporto tra umano e tecnologia potremmo aprire un lunghissimo dibattito Roberto Cocco, io voglio tornare un po' al mondo del lavoro perché per la prima volta abbiamo più generazioni nell'ambito del mondo del lavoro soprattutto abbiamo una generazione giovane che di solito nel mondo tradizionale ra lì per imparare e adesso ha anche da insegnare qualcosa perché ha delle competenze utili. Allora come impatta tutto questo, come si gestisce questa complessità nell'ambito dell'organizzazione? Sì, torniamo al punto in cui il mondo del lavoro sta cambiando in modo radicale. Come giustamente dicevi tu, è la prima volta nella storia che abbiamo quattro generazioni molto diverse nel mondo del lavoro nello stesso tempo. E per la prima volta non si tratta solo di knowledge sharing o di knowledge transfer, cioè i più anziani sono quelli che hanno l'esperienza, i più giovani sono i nativi digitali, quindi tra l'altro appellativo che loro odiano, sono i nativi digitali. Però noi che siamo boomer, io perlomeno che sono boomer, parlo di nativi digitali che entrano per la prima volta nel mondo del lavoro perché è vero, in questo momento ntrano per la prima volta nel mondo del lavoro la generazione, se non sbaglio si chiama generazione Z, ovvero quella che va dal 1995 al 2010, 1995, quindi davvero i veri nativi digitali stanno entrando nel mondo del lavoro. Attenzione a non fare l'errore di considerare dei cluster divisi, quindi delle categorie. Il mondo del lavoro si rivoluziona anche nel momento in cui le diverse generazioni collaborano, si scambiano le singole specificità, si lavora per contaminazione, non ci sono degli stereotipi, dei bias per cui esistono dei segmenti che sanno fare delle cose, altri che ne sanno fare diverse, anche perché se siamo oggettivi nell'osservare le nuove generazioni troveremo dei valori incredibili, sono molto più attenti di noi ai temi della sostenibilità, sono molto più attenti di noi ai valori, sono molto più attenti di noi all'etica, sono molto più attivi di noi, il brand activism, che è l'ultima trovata di Kotler, il grande studioso di marketing, che sta vedendo come le aziende devono ssere attive anche per attirare i giovani che vogliono vedere dalle loro aziende attivismo verso la comunità, verso la società questi sono valori incredibili, che le aziende devono accogliere accogliere far permeare nelle aziende noi questo pezzo non ce l'abbiamo noi l'abbiamo imparato dopo come abbiamo imparato dopo la tecnologia adesso siamo, facciamo finta di essere bravi, ma niente di paragonabile al bimbo che nasce adesso, quindi c'è una grande trasformazione anche nella gestione delle persone quello che una volta era l'HR, l' ufficio HR ha deve avere strumenti e modalità completamente diverse il dialogo è sempre la cosa principale il totale abbattimento di bias e di stereotipi perché il mondo del lavoro si compone di modalità diverse anche nell'approccio al lavoro la tecnologia è una parte ma l'approccio al mondo del lavoro è drammaticamente inteso all'americana fondamentalmente molto diverso cco hai citato HR risorse umane che oggi sono appunto quelle che una volta erano uffici dipendenti e così, adesso sono risorse umane, allora siccome abbiamo qui due responsabili di risorse umane volevo sentire da loro appunto adesso Michelangelo Ceresani come HR come si fa in questa complessità a trasformare delle persone in risorse umane al servizio dell'azienda domanda difficilissima soprattutto hanno delineato molto bene gli altri relatori in un momento in cui siamo in un passato che ci ha preceduto ma non siamo ancora arrivati a definire un modello nuovo quindi per questo è particolarmente difficile detto questo io partirei da qui uno degli pensatori che ha influito di più nel pensiero della gestione di risorse umane negli ultimi anni è Simon Sinek che ha scritto un libro che si intitolava Start With Why inizia dal perché la prendo un po' dall'alto ma perché credo che sia un primo tassello importante noi l'usiamo, trasferire a tutte le nostre persone perché noi facciamo il nostro lavoro noi lo facciamo illustrando quella che è la nostra missione da una parte quindi usare la tecnologia per costruire un futuro migliore e più sostenibile questa è la missione dell'azienda Capgemini dei valori che ci guidano nel nostro modo di stare insieme, questo è un primo elemento importante da qui poi derivano una serie di strumenti, io sono felice che Roberta Cocco prima parlava della contaminazione noi nella nostra azienda da un paio d'anni abbiamo messo in piedi questo strumento e siamo al Next Generation Board in cui noi del board aziendale che siamo rappresentanti fondamentalmente delle generazioni più adulte quindi della X e dei Boomers collaboriamo costantemente con un gruppo selezionato di giovani che poi guida una comunità per disegnare insieme gli strumenti e il modo in cui vogliamo stare in azienda poi venendo a delle strumentazioni più tradizionali delle risorse umane chiaramente comunicare i mestieri ai ragazzi per attrarli in generale a tutto il mondo del lavoro, è estremamente importante c'è un'iniziativa di cui io personalmente sono molto orgoglioso, noi andiamo anche negli istituti tecnici di secondo livello per raccontare i mestieri dell'ET non ne deriviamo niente immediatamente in termini di recruiting ma sono ragazzi che poi ci conoscono fanno i loro percorsi di studio e chissà in futuro torneranno da noi il pillar della formazione ne abbiamo parlato lo raccontavo qualche giorno fa in un convegno noi abbiamo due università, una corporate, una fisica nel nostro Eccorto del Parigino e una digitale che ha una messe di corsi di altissima qualità quasi infiniti, quindi oggi in un mondo in cui il mestiere di risorse umane cambia non è un prescrittore ma deve diventare un abilitatore di percorsi, avere strumentazioni così potenti è lo strumento che consente di fare quei percorsi cui parlavamo prima, di skilling in maniera continua l'ultima cosa che mi piace citare sono alcuni elementi della nostra osenda di responsabilità sociale non ci rivolgiamo in maniera immediata a persone che noi vogliamo attrare ma collaborando anche con altre istituzioni abbiamo un paio di iniziative una si chiama Digital Inclusion Academy dove andiamo a lavorare su delle fasce un po' più svantaggiate per avvicinarli appunto alle tematiche digitali, l'altro lo sottolineava Dottor Cattaneo, stiamo facendo un'opera diciamo, lasciatemi dire, di diffusione culturale per avvicinare sempre più ragazze alle materie tecnologiche siste ancora un bias portare testimonianze cultura, storie di colleghe interne, esterne che hanno avuto la possibilità di applicarsi a quelle materie poi vivere carriere ntusiasmanti conciliate anche con una vita personale appagante è un'altra opera importante da fare quindi il tema come vedete è estremamente vasto non c'è il silver bullet come dicono gli americani non basta una politica per attrarre i migliori talenti, formarli fidelizzarli all'azienda è un'agenda che si compone di tanti elementi che lavora su tante leve ma ripeto, ritorno all'inizio congiungere anche la motivazione forte per cui siamo tutti i giorni a lavorare insieme credo che sia un elemento di gran valore centrale nell'elaborazione della politica il valore appunto della valorialità diventa assolutamente fondamentale filippone, dal vostro punto di vista questa formazione continua l'upskilling e reskilling viene fatta all'interno si parlava di academy ma anche in contaminazione col mondo della formazione qual è il rapporto col mondo della formazione? fondamentale è la priorità lo diceva Michelangelo per motivare ma anche mantenere la competitività di aziende e di persone come le nostre dobbiamo costantemente far sì che le competenze sia tecniche sia soft siano alimentate in questo noi ci stiamo focalizzando oltre che nei programmi che raccontava molto bene lui anche noi andiamo nelle scuole cerchiamo di diffondere quella che è la possibilità per le giovani donne di formarsi anche in materie tecniche abbiamo questa necessità di formare continuamente cco che anche qui le aziende possono utilizzare sai, nei prossimi 48 mesi il 40-50% delle persone oggi occupate, ce lo dice l'World Economic Forum, dovranno rischillarsi nei prossimi 48 mesi le aziende, aziende come le nostre saranno dei cantieri a cielo aperto nel rifacimento, nel ridisegno dei processi aziendali grazie o comunque gioco forza dall'impatto di questa digitalizzazione cco che le persone si dividono in chi non ha ancora iniziato il percorso di studi universitari la metà del percorso di studi universitari è chi è già in azienda la formazione per chi è già in azienda deve essere necessariamente una formazione di tipo individuale, profilata sulla dimensione generazionale non è l'anagrafica che è il discrimine in questa battaglia è il mindset chi è capace, chi sarà capace di rigenerare costantemente il proprio rapporto con la tecnologia grazie anche a un sistema di formazione che l'azienda gli deve mettere a disposizione sarà capace di sviluppare quelle competenze che lo renderanno abile a governare come diceva Marco questa tecnologia, è evidente che noi abbiamo davanti un 5 speriamo anni in cui dobbiamo addestrare la macchina esserne dei utilizzarla come un copilota ma dobbiamo essere capaci di farlo in questo le aziende come la nostra si stanno attrezzando è difficile fare dei corsi o anche poco efficace fare dei corsi di formazione come eravamo abituati tutti uguali tutti in aula, un docente dobbiamo individualizzarla come si fa? Per esempio con dei coach individuali, digitali se tu setti la macchina sulla base delle attese organizzative delle aspettative della persona ma questo presuppone che l'azienda le conosca qua si aprirà un altro mondo si può creare un avatar che dà dei feedback costanti alle persone senza bisogno di fissare appuntamenti in agenda con l'esperto ma immediati questo aiuterebbe tantissimo nella quotidianità per quanto riguarda invece il rapporto qua ho due importantissimi rappresentanti del mondo accademico il rapporto con le università in America stanno già utilizzando delle piattaforme per fare job scrapping quindi per andare a capire quali sono le professionalità presenti da milioni di fonti quali sono i job role che le aziende possono offrire quali sono i trend di mercato dei settori in cui le aziende insistono anche con l'aiuto delle istituzioni noi tre intesi come attori ci potremmo sedere e tracciare dei percorsi formativi per chi oggi ha fatto la magistrale ma deve fare la specialistica nei prossimi due anni affronterà già un mondo più digitalizzato ma non ancora modellizzato perché le aziende non ce la faranno a modellizzare le organizzazioni ma potranno avere una formazione fatta ad hoc mirata per colmare il gap tra le competenze attuali e quelle emergenti che serviranno per coprire le nuove professionalità chiarissimo tema una sfida davvero rilevante Danilo Cattani io volevo chiudere con la vostra esperienza perché voi avete in qualche modo creato dei servizi che hanno semplificato la vita a tutti e sono l'emblema di come il digitale può ridurre in efficienza creare valore però nello stesso tempo l'altra parte della bilancia è che comunque si riduce anche la burocrazia quindi anche i posti di lavoro allora è un tema che meriterebbe ovviamente anche qui un'altra ora se non un'altra giornata, qual è il punto di equilibrio tra la tecnologia l'efficienza? Come dicevo prima l'innovazione non la possiamo fermare è utopistico pensare ok per tenere tutti occupati lavoriamo come 50 anni fa o come nel medioevo la tecnologia ci ha consentito sicuramente di essere in alcuni casi molto più inclusivi con i primi sistemi del 2015 posso raccontare una cosa che a me ha fatto tantissimo piacere, un nostro cliente una banca che per prima in Italia e in Europa aveva creato la possibilità di aprire un conto corrente da casa, aveva ricevuto una lettera da una persona affettata slà che ha detto che grazie a quel sistema lui si sentiva che aveva creato la possibilità di aprire un conto corrente perché lui aveva perfettamente lucido ma non poteva andare in banca per aprire un conto corrente anche se disponeva di risorse la banca non glielo poteva aprire fino a quel momento remotamente, ecco con quel sistema che poi per nostra fortuna adesso è stato in 38 paesi è stato possibile ssere inclusivi è vero che una piccola fetta della popolazione parliamo delle persone magari davvero molto anziane ma non sono assolutamente neanche di provarci ma è vero anche che in Italia grazie alle normative degli ultimi due anni ci sono i nipoti che aiutano i nonni viceversa ci sono i padri che aiutano i figli adesso quello che prima si faceva con il commercialista la delega tra virgoletta con una firma su un foglio bianco si può fare in modalità digitale tracciata quindi anche laddove c'è un oggettivo digital divide, magari gli 80enne può oggettivamente decidere, non ne voglio sapere si fa aiutare dal nipote è tutto tracciato con piena trasparenza di chi ha fatto cosa ora dove andiamo? l'abbiamo detto tante volte l'unica cosa sicura è che bisogna continuare col continuo reskilling non avere paura della tecnologia non preoccuparsene ma occuparsene l'incremento di produttività l'incremento di efficienza anche dal punto di vista ambientale che dalla tecnologia è usata bene fa sì che non è possibile pensare di mettersi parocchi, cerco di lavorare come prima giusto ho una buona notizia per concludere poi sicuramente saremo a disposizione per domande in Italia siamo molto bravi quando dobbiamo autocommiserarci su alcune nicchie di tecnologia l'Italia è sicuramente prima in Europa siamo passati in generale sull'indice desiche sull'indice di digitalizzazione dal 27, 26 eravamo penultimi con la Bulgaria a seconda del singolo indicatore di 4 anni fa, adesso siamo a metà classifica intorno al 17, di nuovo almeno uno a seconda dell'indicatore appena al 18 della media europea ma su alcuni settori posso citare la fatturazione elettronica che partì nel 2018 il recapito telematico che in Italia chiamiamo PEC è un caso di successo assoluto si risparmiano campi di calcio di carta ogni anno non ci facciamo casa, ma ogni azienda ha un indirizzo digitale, ormai dal 2014 così via, anche lo Speed altre iniziative, la firma digitale quando si, noi abbiamo da alcuni anni una finale in Spagna, in Germania in Francia, che sono le principali economie in Europa, insieme all'Italia, sono molto più arredrati nell'utilizzo del digitale, anche a livello dei cittadini, quindi invece di pensare sempre che noi siamo calimero rispetto ssere esterofili, rispetto ad altre nazioni dobbiamo sfruttare quello che abbiamo fatto bene, sicuramente mettere la fattur comune e pianificare da lì perché sono assolutamente la nostra portata Assolutamente sì, con questo segnale appunto di ottimismo di una sfida che può essere vinta dal sistema Paese, io purtroppo il countdown mi dà proprio un segnale rosso di 20 secondi, quindi davvero non riesco ad aprire il dibattito a qualche domanda come avrei voluto, però insomma abbiamo spero che sia stato utile ad avere un panorama di quello che di come il mondo del lavoro è davvero il crocevia di tutte queste sfide della complessità della modernità, dal governo della tecnologia ai valori alla sostenibilità, alla responsabilità dei confronti degli stakeholder, dei dipendenti per sintetizzare con uno slogan che è il sottotitolo di un altro libro che non cito per non fare concorrenza è il recupero di un rapporto tra la persona e il lavoro che è veramente quello che forse è necessario in questo momento nonostante la tecnologia, grazie davvero al panel e grazie a tutti voi Sottotitoli e revisione a cura di QTSS Sottotitoli e revisione a cura di QTSS Sottotitoli e revisione a cura di QTSS Sottotitoli e revisione a cura di QTSS Sottotitoli e revisione a cura di QTSS
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