Il potere delle PMI nel guidare l'innovazione verso un futuro più responsabile
Incorpora video
Il potere delle PMI nel guidare l'innovazione verso un futuro più responsabile
L'evento "Il potere delle PMI nel guidare l'innovazione verso un futuro più responsabile" esplora il ruolo cruciale delle piccole e medie imprese nell'innovazione, con focus sulla transizione digitale e green. Si discute l'importanza di investimenti in tecnologie come l'intelligenza artificiale e la desalinizzazione ad energia solare, evidenziando il ruolo di supporto di enti come UNIDO e Camere di Commercio.
Buongiorno a tutti, benvenuti ai presenti in sala che vedo oggi numerosi, grazie, ma soprattutto ai nostri ospiti che hanno accettato di intervenire qui e ai quali va il ringraziamento mio personale di Conf Comercio Trentino, grazie. Diamo il benvenuto oggi quindi al professor Taish, professore presso la School of Management del Politecnico di Milano, presidente del MADE, il Centro di Innovazione Tecnologica in Industria 4.0 e presidente del MIX, dove sta per Made in Italy, circolare sostenibile. Benvenuto. Grazie mille. Alla dottoressa Diana Battaggia, direttrice dell'ufficio delle Nazioni Unite per lo Sviluppo Industriale con sede a Roma, buongiorno. Buongiorno a voi. E all'imprenditore Dario Traverso, CEO di Genius Water, buongiorno. Accomodati in prima fila ma solo per questioni di logistica, abbiamo il imprenditore Daniele Panfilo, CEO di Aindo, in seconda fila, il dottor Raffaele Farella, dirigente presso il Ministro dell'Economia e delle Finanze, benvenuto. E il dottor Paolo Zanalli, presidente dei Gioveni Imprenditori del Terziario di Conf Comercio Trentino, buongiorno. Questo incontro è stato organizzato dal gruppo Gioveni Imprenditori di Conf Comercio Trentino in collaborazione con il Sole 24 Ore. Nel corso di questo dibattito cercheremo di rispondere alla domanda a tema di questo evento del Festival dell'Economia, QVADIS, e nello specifico di comprendere in quale direzione stanno andando oggi le piccole e medie imprese in termini di innovazione con un focus sull'innovazione tecnologica. Prima di inoltrarci nel dibattito, darei la parola al presidente della Camera di Comercio di Trento che oggi ci ospita, Giovanni Bort, per un breve saluto, prego. Grazie, allora sarò proprio breve come hai raccomandato. Presidente qua, per cortesia, perché così hanno le quadrature tutte. Grazie, ma mi dispiace buttare alla vista questa nostra speaker. Mi dispiace davvero. Per me è davvero un piacere ospitarvi presso la Camera di Comercio, il cui ruolo e le cui funzioni in una certa misura coincidono anche con gli argomenti di cui parlerete oggi, argomenti molto importanti, molto importanti perché le piccole e medie imprese sono poi il tessuto del nostro sistema economico. L'innovazione è assolutamente una parte necessaria, vorrei dire indispensabile per il progresso delle PMI, ma per il progresso della nostra società e la responsabilità termine talvolta abusato, ma assolutamente ancora più importante dei primi due. Vediamo che non sempre questo concetto viene adottato, viene applicato, ma invece davvero della responsabilità dovremmo farne un po' la nostra bibbia, ecco, se non ci sono altre religioni in sala. Quindi insomma il mio compiacimento è davvero forte, anche come presidente di Comercio, perché insomma sono i nostri giovani che l'organizzano con una grande sensibilità e poi ringrazio i relatori le cui qualifiche avete come me ascoltato e davvero sono convinto, daranno un grande apporto, un grande contributo a questo dibattito. Io chiudo qui questo mio breve saluto perché doveva e voleva essere, augurando buon lavoro a tutti voi, buon ascolto e ai nostri relatori, il compito di affrontare questi temi e di illustrarceli e di darci qualche indicazione. Grazie. Grazie presidente. Grazie ancora per la sua disponibilità. L'evento come anticipato prima si focalizzerà sul ruolo cruciale delle piccole e medie imprese con un focus sull'innovazione. Partirai proprio da lei, professor Taish, vivendo in prima persona l'esperienza del made e quindi il continuo confronto con imprenditori, startup, piccole e medie imprese. Ci puoi illustrare brevemente che cosa si intende oggi per l'innovazione, perché è così importante l'innovazione per le piccole e medie imprese con un focus anche sull'innovazione tecnologica? Grazie. Grazie a voi per l'invito, per l'opportunità di essere qui con voi. Made è uno degli 8 centri di competenza che sono stati lanciati nel 2017 con il piano nazionale industriale 4.0 e l'obiettivo era proprio quello di spiegare alle imprese che cosa stesse succedendo in quegli anni, che cosa sta succedendo oggi, perché le imprese devono investire in tecnologia, in tecnologia digitale e anche perché soprattutto le piccole e medie imprese devono farlo, che magari sono meno attrezzate delle grandi a capire che cosa stia succedendo a livello mondiale e a livello internazionale. Hanno meno risorse, hanno meno capitali, magari hanno meno sensibilità verso certi temi. Che cos'è che sta succedendo? Va sta succedendo una cosa alla quale non solo noi cittadini, ma anche tutto il sistema imprenditoriale del Paese e mondiale si sta trovando davanti per la prima volta. Noi siamo stati abituati per vent'anni alla globalizzazione. La globalizzazione è una cosa fantastica, perché noi sapevamo che potevamo comprare un qualunque prodotto in qualunque parte del mondo, produrlo in qualunque parte del mondo e prima o poi con certezza sarebbe arrivato. Poi a un certo punto, vi ricordate una nave si mette di traverso per qualche giorno in un canale e questo ha fatto capire che in realtà le filiere mondiali logistiche non funzionano più perfettamente. Dobbiamo in qualche modo proteggerci. Contestualmente sono arrivate a maturità digitale, quello che chiamiamo industria 4.0, una quantità altissima di tecnologie digitali. L'internet delle cose, il big data, il cloud, la cyber security, la blockchain, l'intelligenza artificiale tradizionale, l'intelligenza artificiale generativa e potrei andare avanti ancora a citare delle incalle. E chiaro, capite che questo vuol dire complessità. Allora, la piccola media impresa deve essere guidata nella complessità e deve fare innovazione in questo mondo assolutamente complesso. Perché lo deve fare? Quando andavamo un giro per l'Italia nel 2017 a raccontare l'industria 4.0 mi chiedevano le piccole, ma perché io devo fare investire in tecnologie digitali? La mia risposta era perché così diventi più efficiente, perché così riduci i costi, perché così migliori i tuoi prodotti. E quindi se lo fai, performerai meglio, avrai più margine, avrai più fatturato. Oggi io dico una cosa completamente diversa. O lo fai e sopravvivi, se non lo fai, muori. Quindi sono ancora più, come posso dire, diretto. Lasciatemi dire, tragicamente diretto, ma il mio compito è questo, non è quello di dare dei messaggi chiari e forti. Se non investi in innovazione e se non investi in innovazione che oggi sostanzialmente vuol dire innovazione digitale, prima o poi muori. Punto, non ce n'è. Perché? Perché l'economia diventerà sempre di più un'economia dei dati, perché il valore si sposta dal prodotto fisico, alla parte digitale del prodotto, al prodotto meccatronico. Io ho comprato una lavatrice e gli ho detto cosa costa questa base? Mi ha detto 250 euro, aveva tre programmi. Dico, ma se ne voglio una un po' più carina con 700 euro. Dov'è la differenza? Nel software. La differenza non era più dalla parte fisica del metallo, era nella parte software, della parte intelligenza del prodotto. Io stavo comprando un qualcosa che era in grado di darmi più servizio, più valore aggiunto a me come utente di quel prodotto. E quindi la piccola media impresa non può non investire in tecnologie digitali. C'è anche una ragione interna che se non si digitalizza, non sarà attrattiva per i giovani, non sarà attrattiva per la nuova forza lavoro. Perché il giovane di oggi, non dico solo l'adolescente, ma anche chi oggi ha 25-30 anni, o è disponibile ad entrare in un'azienda, in un'organizzazione che in qualche modo questa persona, lui, lei, pensano che avrà un futuro perché sta investendo in tecnologie digitali. Vi racconto un piccolo aneddoto, ho 30 secondi. Sì, prego. Un mio laureato mi chiama un giorno e mi dice che mi hanno invitato a Roma a fare un colloquio di selezione in questa azienda. Mi pagano l'aereo e mi pagano l'albergo per una notte, ma sono matti? Dico, scusa, di cosa ti stai lamentando? Ti pagano tutto? Ma perché non usano Skype? C'era Skype, era prima del Covid. Dico, ma stai, vogliono vederti in faccia, vogliono così interagire con te. Sì, sì, ma se il primo colloquio lo faccio bene, poi mi possono invitare a Roma, ci sta. Poi mi hanno chiesto il curriculum in formato europeo. Ma che roba è? Ovviamente lo sapeva, mi stava provochiando. Dico, ma lo sai, ma perché non vanno su LinkedIn a vedere il mio curriculum? Quindi Skype, LinkedIn. E io ho capito dove andare e dico, sai, su LinkedIn non ci sono gli hobby, quella parte più emotiva delle persone che c'è nel curriculum europeo. E lui si fa una grande risata e dice, se vanno su Facebook e su Instagram lo vedono. Che cosa mi stava dicendo? Ma questa azienda ha capito il mondo, ha capito che cosa sto cercando io. Ecco, se le imprese piccole, medie non capiscono questo, saranno fuori dal mercato. E mi aggancio proprio con questo argomento e questo suo breve parere. Per farle questa domanda, allora, secondo lei, le imprese e le piccole, quindi sono pronte a innovare e a investire di conseguenza perché noi sappiamo che a disposizione ci sono ingenti somme che provengono dal PNR, ma non è questa sede, insomma, di dialogo, che provengono dal Piano Nazionale Transizione 5.0. Sappiamo che all'interno del Piano, che è questo maxi decreto voluto dal Governo e fortemente dall'Unione Europea, emerge quanto sia importante per le imprese e favorire proprio dei piani di processi produttivi delle imprese, quindi sia in ambito di transizione digitale sia in ambito green. Ecco, le imprese sono pronte ad investire anche in maniera ingente? Allora, intanto non servono investiti in maniera ingente, cioè sfatiamo un mito perché purtroppo ancora sui giornali si dice il Piano 4.0 era per le grandi e non per le piccole. Non è vero, non c'era un limite verso il basso dell'investimento. È che le piccole non sapevano cosa dovevano fare o non sono sensibili. Non sapevano cosa dovevano fare e quindi non hanno utilizzato quei benefici fiscali e l'hanno usato le grandi. Quindi lo possono usare le piccole. Non è solo sui sistemi produttivi, cioè è anche sull'innovazione di prodotto e questo è fondamentale. E quindi è sull'innovazione digitale e sull'innovazione verde, sul green, sulla riduzione dei consumi energetici. Gli adolescenti di oggi, i consumatori di oggi e di domenica, non sono più solo nativi digitali, sono nativi sostenibili e sono feroci come consumatore. Vogliono, pretendono di avere le informazioni su qual è l'impatto ambientale di quel prodotto nel loro momento in cui scelgono quel prodotto. Se tu non sei grado, attraverso il digitale, di aver misurato l'impatto ambientale di un prodotto e di metterlo... Noi oggi siamo abituati ad avere una tabella nutrizionale sugli alimenti e quindi andiamo a vedere le calorie e tutte le altre informazioni. Stanno nascendo delle sorte di tabelle nutrizionale, tabelle di impatto ambientale. Se tu in presa non hai fatto la trasformazione verso il green nei tuoi prodotti, nei tuoi processi e non la misuri e non la comunichi, anche questo sarei fuori. Quindi il piano transizione 5.0, 6 miliardi e 3 disponibili nei prossimi due anni sono una grandissima opportunità. Fatevi aiutare perché capisco che può essere complicato. Ecco perché sono nati Competence Center. Adesso sembra che io stia facendo mio spot, ma ci sono i Digital Innovation Hub, ci sono le camere di commercio, ci sono i PID delle camere di commercio. C'è tutto un sistema che è stato messo a punto negli anni di aiuto a capire che cosa deve essere fatta. Anche perché risorse ce ne sono a disposizione. Non lasciamoli lì, sennò voglio dire, ritornano a Bruxelles e adesso non voglio dire, no, sarebbe un grandissimo peccato. Collegandomi con il concetto di transizione digitale, In ultima battuta un commento sull'intelligenza artificiale. Questa settimana è stata approvata in via definitiva dal Consiglio Europeo il primo regolamento sull'intelligenza artificiale. Se ne parla tantissimo. Professore, cosa ci può dire? 459 pagine che non leggetele perché sono complicatissime. Ma il tema non è il regolamento europeo. Il tema è il regolamento europeo nascere perché arriva una tecnologia particolarmente, non direi complessa, ma il cui impatto è un impatto complesso. E quindi era giusto andare a regolarla. Adesso oggi viviamo questo hype sull'intelligenza artificiale benissimo perché in qualche modo ha democratizzato una tecnologia che era lì da troppi anni. Quindi oggi il cittadino comune si è avvicinato all'intelligenza artificiale. Attenzione che quella che è l'intelligenza di chat GPT, giusto per citare quella che va di moda in questi due anni, è una delle due intelligenze artificiali. E quella generativa è quella che ci consente di interagire con un chatbot, che ci consente di interagire con un concenter, che ci consente di mettere dentro queste domande, di avere un testo, di elaborare delle immagini. Non è l'altra, quella che chiamiamo la tradizionale, quella predittiva, che è quella che ci consente di fare previsioni sul mercato, sull'andamento. Le previsioni meteorologiche sono fatte con quella tradizionale. Quella serve molto di più, questa seconda, quella tradizione alle imprese, perché aiuta a prendere delle decisioni, vi aiuta a prevedere il mercato, vi aiuta a prevedere la domanda, vi aiuta a prevedere i risultati nella vostra produzione, vi aiuta a fare la manutenzione predittiva. È quella sulla quale dovete fare riferimento per migliorare i vostri processi. Non dimentichiamoci che quella è una delle tante che ci sono adesso. Quindi quella, senza tutte le altre, in realtà, siete un po' zoppati se non le considerate. Grazie. Ultimissima battuta, perché questo credo che sia importante. Le chiedo, infine, se pensa che l'intelligenza artificiale possa impattare sul lato occupazionale, se sì, no, in che modo? Assolutamente. Carte figure professionali moriranno, ma è innegabile, voglio dire. È inutile usare una persona che guardi delle immagini per seate medici. Ma l'intelligenza artificiale lo fa molto meglio, più velocemente è molto meglio, ma perché ha analizzato 100 mila, 10 mila, 100 mila immagini in più di quelli del più bravo medico e quindi lo sa fare meglio. Come professori universitari, è inutile che io sprechi, tra virgolette, il mio tempo a fare gli esami. Io devo investire il mio tempo nel diventare un migliore docente, nel imparare delle cose e trasferirle, a rielaborare cosa, a fare ricerca, cosa che in un algoritmo di intelligenza artificiale invece non è in grado di fare. Quindi alcune professioni spariranno, ma che vuol dire che rendono più efficiente il sistema? È chiaro che le competenze si spostano su altre previsioni. Attenzione, il fatto che la tecnologia crei disoccupazione è falso, è falso. Non è mai stato così nella storia dell'uomo. Punto, crea delle trasformazioni nella società e nelle competenze. Ma guarda, Germania e Corea sono i due paesi al mondo che hanno il più alto numero di robot per abitante, sono due paesi che hanno il più basso tasso di disoccupazione nel mondo. Quindi non è vero che l'automazione, la robotica, porta via posti di lavoro. Li crea, ma perché? Perché tu diventi più efficiente, sei più produttivo, riesci a mettere sul mercato dei prodotti che costano di meno. Se costano di meno aumenta la tua fetta di mercato e aumentando la tua fetta di mercato tu hai bisogno di persone che vai ad assumere per stare dietro al mercato. Quindi il numero di persone che si perdono perché vengono sostituiti dalla tecnologia è inferiore al numero di persone nuove che invece mi servono per stare dietro alla crescita della mia impresa. Quindi il saldo netto è positivo. Quindi investite in tecnologia, non abbiate paura perché non crea disoccupazione, crea un cambiamento organizzativo, ci mancherebbe altro, ma crea occupazione. Grazie, grazie perché questo concetto è molto importante. Grazie. Quindi abbiamo visto che per agevolare il processo innovativo delle imprese abbiamo molti attiplici strumenti. Abbiamo strumenti economici, di natura economica, ma abbiamo anche degli strumenti di network come quello dell'ufficio delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale con sede a Roma, guidato dalla dottoressa Diana Battaggia, che ringrazio di essere qui con noi. Buongiorno, benvenuta. Grazie Valentina, buongiorno a tutti. Innanzitutto iniziamo a spiegare che cos'è l'UNIDO. L'UNIDO è l'agenzia delle Nazioni Unite che si occupa di sviluppo industriale. Sapete, le Nazioni Unite si sono dotate di 172 agenzie piccole, grandi, che praticamente ognuno di queste agenzie risponde ai bisogni fondamentali dell'uomo. E noi siamo l'ufficio che si occupa di promozione industriale. Siamo come sede a Roma e il nostro compito è proprio quello di promuovere lo sviluppo industriale nei paesi in via di sviluppo e nell'economia in transizione. Noi lavoriamo per creare dei ponti tra le imprese italiane e le prese dei paesi in via di sviluppo, ecco, facilitando gli investimenti, trasferimenti di know-how, di tecnologia, per promuovere una vera crescita economica inclusiva e sostenibile. Attraverso iniziative mirate e progetti specifici, supportiamo lo sviluppo del settore privato, la creazione di posti di lavoro e l'adozione di pratiche industriali responsabili. Le nostre attività contribuiscono al miglioramento delle capacità locali, alla promozione dell'innovazione e alla sostenibilità ambientale. Nel corso degli anni siamo diventati un po' un punto di riferimento per le aziende che desiderano espandersi nei mercati internazionali, anche quelli soprattutto, quelli più vulnerabili, fornendo loro un supporto necessario per affrontare quelle sfide e cogliere quelle opportunità che sono offerte dalla globalizzazione. Attualmente il nostro ufficio ha importanti progetti in questi paesi, uno è in Iraq, dove stiamo portando avanti il progetto Investment Promotion per Iraq, e mira a promuovere investimenti in questo paese, a espandere il ruolo del settore privato e quindi accelerarne una crescita sostenibile. Questo progetto si concentra su diverse aree del paese, Baghdad, Tikar, Bassora, Erbil nel Kurdistan, e i principali beneficiari del progetto sono aziende irakene e italiane, startup, associazioni imprenditoriale, con particolare attenzione anche alle imprese femminili. L'obiettivo del progetto quindi include l'aumento delle capacità di quelli che sono i centri di sviluppo delle imprese che abbiamo creato per fornire servizi alle aziende locali, promuovere gli investimenti locali e stranieri. Lavoriamo inoltre per potenziare la capacità delle zone industriali locali al fine di attrarre investimenti industriali, commerciali e di trasferimento tecnologico, fornendo un supporto formativo a selezionate associazioni del settore privato irakeno. In Africa invece, faccio un paio di esempi, perché potrei parlare per ore. In Africa stiamo lavorando in Somalia, dove il prolungato conflitto interno ha danneggiato le infrastrutture chiave del Paese, portando limitati investimenti, ma soprattutto una dipendenza da una economia informale. Abbiamo implementato questo progetto, che è un progetto e un programma di sviluppo del settore produttivo. E' un progetto che stiamo portando avanti congiunto anche con Lilo e con Lafowl e altre due agenzie delle Nazioni Unite, che mira a potenziare la politica, che mira a potenziare le infrastrutture e le competenze nei settori produttivi in linea con quelle che sono le loro priorità nazionali e le iniziative che si fanno. Il progetto, il programma, opera su tre livelli, macro, mezzo e micro, focalizzando sulle politiche strategiche, migliorando l'accesso istituzionale, lo sviluppo delle competenze delle cooperative locali e delle piccole e piccole imprese. Quindi, in Somalia, supportando la fornitura di una istruzione tecnica professionale di livello di qualità alle popolazioni locali, potenziando le istituzioni di formazione professionale e rivitalizzando le micro imprese e ripristinando in qualche modo gli asset e le infrastrutture comunitarie. Così facendo abbiamo contribuito anche al recupero generale e alla stabilizzazione del Paese. Inoltre, insieme alla cooperazione giapponese, stiamo implementando un progetto sulla creazione di infrastrutture che utilizzeranno la tecnologia di desalinizzazione dell'acqua mediante impianti fotovoltaici per fornire acqua pulita e potabile. Questo ci aiuterà a creare un modello sostenibile attraverso un accordo di partenariato pubblico-privato per gestire e commercializzare la fornitura delle acque alle comunità locali e alle entità del settore pubblico e privato. Grazie alla tecnologia sviluppata da una piccola media impresa italiana, Ginny's Water, rappresentata da Dario, stiamo infatti offrendo una soluzione tangibile in una regione remota, il Puntland. La desalinizzazione alimentata da un'energia solare è una soluzione sostenibile, è una soluzione resiliente per fornire a questa comunità, anche alle aziende agricole, alle imprese che sono carenti d'acqua, un'acqua pulita, ma soprattutto a prezzi accessibili. Questo è il progetto di questo progetto. Stiamo lavorando molto con alcune regioni italiane, tra cui anche il Friuli-Venezia Giulia, dove stiamo portando avanti un progetto che mira ad assistere i giovani, che potrebbero essere potenziali imprenditori, innovatori, start-upper e soprattutto con modelli di business completamente diversi e molto più redditizi. In questo contesto stiamo portando avanti giovani start-upper e giovani innovatori per valorizzare il ruolo potenziale. Sono lieta che sia qui con noi oggi Daniele Panfilo di Aindo, poi lo sentirete, da la sua viva voce e la sua esperienza, che è una start-up di intelligenza artificiale generativa che ha sviluppato e brevettato una tecnologia di generazione di dati sintetici. Daniele ci spiegherà nel deep, approfonditamente le soluzioni che facilitano l'uso dell'intelligenza artificiale in settori strategici, quali la sanità, la finanza, la pubblica amministrazione e quant'altro. Grazie dottoressa. È stato molto utile capire quanto sia importante condividere le conoscenze e soprattutto fare rete. In che modo, in maniera concreta, gli imprenditori possono mettersi in contatto con voi e poter poi collaborare, dato che abbiamo visto che ci saranno due testimonianze? La cosa importante è che noi facciamo partnership molte volte anche con associazioni come Conmercio, associazioni come Confindustria, associazioni come reti che vengono messe in piedi dalle regioni. Quello che è importante è non rinchiudersi dentro la solida bolla, ma affidarsi a questa rete di associazioni. Di anti-organismi, associazioni sulle terapie. Di organismi, associazioni sul territorio. Con le quali organizziamo molto spesso missioni in coming o invitiamo imprenditori di questi paesi che potenzialmente sono, diciamo così, ottimi per fare business e per dare un nuovo motivo di rete. Quindi siamo a disposizione perché noi siamo un organismo, tra l'altro che è Nazione Unita, ma siamo in qualche modo finanziati dal governo italiano per questo. Quindi ovviamente poi Valentina, Conmercio, ci sarà l'opportunità. Il nostro sito è sempre a disposizione, il telefono dell'Unione ITP o Italia è semplice da trovare. Noi ci siamo 365 giorni l'anno, quindi in qualche modo sì. Grazie dottoressa, sarà sicuramente uno spunto anche per il nostro presidente qua in sala e chissà che ci sia modo di collaborare in futuro. Grazie mille per la sua presenza e per l'intervento. Grazie. Ora vediamo due casi di imprenditori che sono riusciti a sviluppare e a mettere a terra dei progetti e prodotti innovativi. Inizierei da lei, dottor Dario Traverso, benvenuto. Grazie. Dario Traverso è socio fondatore di Genius Water, un'azienda nata nel 2018, specializzata nella desalinizzazione dell'acqua tramite energia solare. L'obiettivo è quello di rendere l'acqua disponibile per le funzioni tecnologiche. Ci può spiegare come è nata brevemente l'idea e a suo parere qual è la componente più innovativa di tutto il progetto. Grazie Valentina e grazie anche a Conf Comercio. Direi che Genius Water è una realtà giovane nata nel 2018 che però fonda un po' le sue radici a più di 40 anni fa, quando nel 1981 Franco, mio padre, si utilizzava per i satelliti. Nel corso di questi ultimi 43 anni ha sviluppato aziende più che innovazioni in giro per il mondo, dall'Africa all'Europa all'Asia e anche in America dove siamo tra i più grossi produttori di panelli solari nel Nord America con più di mille dipendenti. Nel 2014 realizzò un brevetto per dessalinizzare acqua utilizzando energia solare. Brevetto che poi restò un po' lì nel cassetto fino al 2018, quando in un viaggio a Capo Verde ci rendiamo conto che avevamo una soluzione a un problema reale. Ovvero, ad esempio, a Capo Verde, un arcipelego di fronte a Senegal, l'acqua viene dessalinizzata totalmente utilizzando generatori diesel, e lì vivono sopra un substrato di acqua salmastra. E noi ci rendiamo conto che avevamo la soluzione a questo problema e da qui decidiamo di mettere insieme le nostre forze per fare qualcosa che avesse veramente un'utilità. Quindi nasce da qui la nostra missione di portare accesso all'acqua pulita e potabile in giro per il mondo, con soluzioni che siano sostenibili, sostenibili non solo da un punto di vista tecnologico, ambientale, ma anche sociale e soprattutto anche economico. Tra l'altro ascoltavo ieri un intervento di Elon Musk al World Water Forum che diceva il problema dell'acqua è un problema globale, evidente, certo, che andrà anche a peggiorare negli anni, purtroppo, e la dessalinizzazione oggi è la soluzione, soprattutto perché abbiamo l'energia solare che negli ultimi decenni ha diventata sempre molto più competitiva. Da qui quindi nasce questo progetto, GNewswater, che però abbiamo capito che la tecnologia non era sufficiente come innovazione. Tra l'altro abbiamo realizzato una tecnologia che è brevettata, che ha anche vinto un premio di miglior tecnologia solare dell'anno nel 2021 e che permette di dessalinizzare qualsiasi tipo di acqua, quindi di mare, di falda sotterranea piuttosto che contaminata, e di renderla pulita e potabile con un processo ad osmosi inversa, fino al 100% energia solare, anche senza batteria, in impianti in container che sono preassemblati in Italia e spediti nel posto anche più, diciamo, remoto della Terra, totalmente monitorati da remoto, quindi anche questo ci permette di fare manutenzione preventiva, predittiva, avere il controllo dei nostri sistemi, anche se sono a migliaia di chilometri di distanza, e soprattutto, avendo l'energia solare, ci permette di avere un costo competitivo dell'acqua. Perché molti progetti falliscono, soprattutto in Africa, per cosa? Per la mancanza di manutenzione, molto spesso, e da qui, allora, il nostro approccio, chiamiamolo inclusivo, di realizzare delle sussidiarie locali nei paesi in cui noi operiamo, portando valori sul territorio, competenze, formando persone in loco, e creando degli hub con delle persone che ci permettono di mantenere manutenutati e gestiti questi impianti per i prossimi 20-30 anni, quindi garantendone anche la sostenibilità nella gestione e nel tempo. Non solo, al di là che questo chiaramente porta valore sul territorio, non solo, il terzo elemento, il grande altro pilastro, è quello legato al modello di business, che non si basa sulla semplice vendita degli impianti, ma sulla servitizzazione dell'acqua, quindi la vendita del servizio, cosa che si sente in moltissimi altri settori, non l'abbiamo portata anche nell'acqua. Perché questo? Perché innanzitutto permette all'utente che possa essere un hotel nell'isola, piuttosto che la comunità rurale in Somalia, di non dover investire centinaia di migliaia di euro in un investimento iniziale, ma di usufruire di un servizio, quello dell'acqua, un servizio primario, per lungo termine, a prezzi accessibili, avendo il commitment, quindi l'impegno dell'azienda privata, che sappiamo quanto è determinante per la sostenibilità dei progetti nel lungo termine, che si prende cura non solo di tutto quello che è la progettazione dell'impianto, la costruzione, la realizzazione, il collaudo in sito dell'impianto, ma anche della sua gestione nel tempo e anche il cofinanziamento. Quindi noi stessi investiamo nei nostri progetti e siamo i primi a crederci, soprattutto i primi, ad essere motivati a far sì che questi progetti durino nel tempo. Siete presenti all'estero, a Capo Verde, come appena anticipato, in Somalia, in Kenya, a Zanzibar. Toccate vari settori, sia quell'umanitario, civile, industriale, turistico, commerciale. In che modo vi siete rafforzati a livello internazionale in un'ottica di sostenibilità? E collegandomi con l'ufficio della dottoressa Battaggia, in che modo siete riusciti a avere questa situazione? In che modo vi siete rafforzati a livello internazionale? In che modo vi siete riusciti a avere questo collegamento e fare matching? Noi nasciamo come azienda internazionale, italiana ma internazionale. Siamo partiti prima dall'estero e adesso stiamo cominciando a lavorare anche nel mercato italiano. Vediamo nelle notizie di tutti i giorni quanto il problema dell'acqua, la disponibilità di acqua e dolce è evidente in tutta Italia. Partendo dall'estero, abbiamo costituito delle nostre sedi a Capoverde, a Zanzibar e anche in Somalia. Abbiamo cominciato a lavorare con un IDO nel 2021, quando realizzando il primo progetto di dessalinizzazione che porta acqua pulita e potabile a una comunità e anche soprattutto per fare agricoltura nell'isola di Boa Vista, una comunità di agricoltori. Un IDO ci ha riconosciuto un premio e anche con un contributo a fondo perduto per quello che è stato il nostro investimento e per l'impatto che aveva questo progetto nel territorio. Questo chiaramente ci ha dato grande visibilità e possibilità anche di fronte a istituzioni di far vedere quello che stavano facendo. Ma come diceva la dottoressa Battaggia, con un IDO abbiamo già realizzato un progetto per le Nazioni Unite. Un IDO ha organizzato un forum Italia-Somalia, un forum di incontro tra imprenditori locali, aziende e aziende italiane, dove noi siamo stati presenti e questo è stato un booster per creare relazioni network che poi ha avuto effetti a cascata. Soprattutto in Somalia, dove abbiamo già la nostra sede, con un IDO abbiamo trovato una perfetta sinergia tra quello che è il loro mandato, i loro obiettivi e quello che è la nostra identità che ci porta non solo ad avere una tecnologia ma anche un approccio, quello di gestire i nostri impianti, di investire e di garantire la sostenibilità. Con un IDO abbiamo vinto un bando l'anno scorso e stiamo in questi giorni in un periodo che farà un po' da showcase, di riferimento di quello che è un'innovazione non solo di prodotto ma anche di approccio, quindi l'unione tra pubblico e privato e tutto quello che è l'impatto che questo può generare. Andremo a vedere cosa questo porterà, però oltre a tanta acqua pulita, parliamo di più di 100 mila litri di acqua pulita al giorno a una comunità remota, non solo in Italia, tutti gli effetti che ha cascata questo genererà saranno sicuramente importanti. Noi diciamo che il nostro pay off è making water the catalyst for change, perché chiaramente nel momento in cui si dà accesso all'acqua i benefici sono veramente a cascata. Grazie, grazie per i complimenti per il progetto innanzitutto e per aver condiviso con noi l'esperienza. Grazie mille. Io vedo nel parterre molti giovani e anche molti genitori, probabilmente di ragazzi giovani. Io vorrei farvi un accorato appello. Adesso quando noi parliamo di innovazione, stavamo proprio prima parlando con il professor Taish, quando si parla di innovazione, non si parla solo di strizzare l'occhio all'interno, ma di fare un'opera di innovazione, di fare un'opera di innovazione, di strizzare l'occhio all'intelligenza artificiale o alle nuove tecnologie, eccetera. Ma quello che è importante è l'innovazione anche in quello che è il management, perché se siamo arrivati all'industria 4.0 o 5.0, ma per quanto riguarda il management siamo arrivati al 1.0. Quindi l'accorato appello è preparatevi, preparatevi ragazzi, i tempi sono cambiati, i tempi sono diversi, e quindi continuate a studiare, continuate a sperimentare, continuate ad imparare a modificare anche comportamenti che impediscono la crescita della vostra azienda e ne impediscono anche la competitività. Punto. Grazie. Chiederò ai nostri ospiti di fare un cambio posto per motivi logistici. Grazie. Diamo il benvenuto quindi al dottor Panfilo, Daniele Siodi a INDO, Società di Intelligenza Artificiale, che ha implementato una piattaforma di dati sintetici, che adesso spiegherà tutta la platea, dati che vengono trattati in ambito sia medico che scientifico, assicurativo e bancario. A INDO la società è stata premiata nel 2023 da Forbes Italia come Best Startup Industries e lei è stato inserito nei 2012 top talent under 35 dal network globale Nova. Inanzitutto, complimenti. Dottor Panfilo, ci puoi illustrare brevemente come è nata l'idea, che cosa è questa suite di dati sintetici? Adesso io l'ho capito, però insomma al nostro pubblico magari si può spiegarlo brevemente. Grazie. La scuola internazionale superiore di studi avanzai Trieste, che è una scuola di dottorati, matematica, fisica e neuroscienze. Nasciamo nel 2018 con l'idea di facilitare l'adozione di soluzioni di intelligenza artificiale nel mercato. Nel fare questo fondamentalmente ci poniamo come sviluppatori di algoritmi su diversi settori, in particolare l'health, la finanza, il retail e così via. Ci rendiamo conto che oggi giorno, sempre di più in realtà, sviluppare algoritmi è diventata quasi una commodity. La vera sfida non è tanto sviluppare dei sistemi sempre più performanti, si vedono oggi giorno soluzioni sul mercato, sono riperibili anche open source, soluzioni molto avanzate. Dall'altra parte non è neanche il software, l'hardware la parte complessa. Quella che è la vera benzina oggi giorno dell'intelligenza artificiale sono i dati. La vera sfida nello sviluppare soluzioni avanzate dell'intelligenza artificiale, il professore diceva, si fa sempre verso un'economia di dati, perché? Perché effettivamente la vera sfida è avere accesso ai dati. Oggi la raccolta del dato è qualcosa che avviene a una velocità impressionante, dispositivi IoT, telefonini, quello che sia. La raccolta scala a una velocità pressoché esponenziale. La vera sfida di queste informazioni non segue lo stesso andamento, l'innovazione non segue lo stesso andamento della raccolta dati. Le sfide sono molte, i dati sono geograficamente distribuiti, è difficile reperirli, alcuni dei dati non sono nel formato corretto, pronti ad essere valorizzati, possono essere incompleti e così via, ma la vera sfida con la quale noi ci siamo trovati in prima persona a dover far fronte, è che molti dei dati consumati da questi sistemi di intelligenza artificiale sono dati personali, sono dati privati. Informazioni circa persone, comportamenti di acquisto, informazioni sanitarie e così via. Quindi correttamente l'utilizzo e il riutilizzo di questo tipo di informazioni, specialmente in ambito sanitario, è altamente limitato. All'epoca ci occupavamo di sviluppo di modelli generativi come tesi di dottorato, noi nasciamo in ambito accademico, come dicevo, e ricercavamo soluzioni di intelligenza artificiale generativa con applicazioni diverse da quelle che poi sono state le evoluzioni della startup, che hanno contribuito all'evoluzione della startup, però nella sfera dei modelli generativi. Ci viene l'idea che fondamentalmente nel condurre analitica, nell'allenare modelli di intelligenza artificiale, nel fare analisi statistica, il dato puntuale è una liability, cioè un rischio. Il vero contenuto, il valore del dato sta nel comportamento delle popolazioni, nel come si distribuisce statisticamente una popolazione. Non si fa analisi analizzando soltanto il comportamento di Mario Rossi o di Daniele, ma si analizza il comportamento statistico di una popolazione per trarne degli insight e delle informazioni utili. A partire da questa idea ci viene in mente che possiamo utilizzare modelli di tipo generativo, oggi estremamente popolari per il tema chat GPT, per esempio, se pensiamo ad applicazioni nell'ambito del test o a mid-journey se pensiamo ad applicazioni nell'ambito delle immagini, ci viene l'idea che possiamo utilizzare questo tipo di modelli per fare una cosa molto interessante, creare dei dati, passatemi il termine, finti, che tecnicamente vanno sotto il nome di dati sintetici, che però hanno una particolarità. I dati sintetici si comportano e esibiscono trend e comportamenti statistici pari a quelli dei dati veri, cioè se analizzati i dati artificiali essendo creati per mezzo di AI generativa, rispondono come risponderebbero i dati veri. Se utilizzati per allenare modelli di AI, i modelli di AI allenati sui dati artificiali si formano bene come i modelli di AI allenati sui dati veri. Qual è il vantaggio? Che essendo artificiali e finti non contengono più informazioni personali, quindi è un modo di coniugare innovazione e privacy e di facilitare uno scambio dell'informazione atto a favorire l'innovazione, la ricerca e la sviluppo in diversi settori che vanno in modo privata e personale. Rientra in quelle che vengono dette privacy enhancing technology. Quale difficoltà ha avuto proprio collegandomi alla privacy nel percorso di sviluppo del progetto? Questa è una domanda e l'altra, sempre collegata di normativa stiamo parlando, ne abbiamo parlato prima con il professor Taish, siamo ancora in una fase in un ambito non precisamente definito. Quali sono stati gli ostacoli del percorso? Assolutamente, diciamo che quando si sviluppa un prodotto uno pensa anche noi ingenuamente che le sfide siano di mero carattere tecnologico. In realtà la tecnologia è qualcosa che uno può affrontare specialmente, era più nelle nostre corde, la vera sfida era di carattere normativo, quando si sviluppano tecnologie che hanno impatto a più livelli, in particolare nell'ambito normativo e della privacy, di fatto si deve fare i conti e non si deve fare il testo delle leggi all'interno del quale il prodotto dovrebbe essere calato. Quando siamo partiti i modelli generativi erano sicuramente sconosciuti, oggi se ne parlo a destra e sinistra, quindi già l'aspetto tecnologico era poco conosciuto e soprattutto questo tipo di soluzione non era tracciato all'interno delle linee del GDPR perché è nata prima la tecnologia e ovviamente come succede in tutti gli ambiti è nata prima la tecnologia e poi la norma. Questo ci ha portato per lungo periodo, circa un paio d'anni e mezzo, in una zona grigia dove l'innovazione è una scommessa perché noi scommettiamo sullo sviluppo di una tecnologia che deve avere degli impatti e dei vantaggi in un ambito normativo, ma la norma non esiste. Inizialmente abbiamo dovuto condurre varie azioni e cercare di far capire come questa tecnologia effettivamente funziona e quali sono i risultati che produce. Questo vuol dire non semplicemente fare dei dati che funzionano bene, ma anche dimostrare, fare pubblicazioni scientifiche su P Review Journal, dove si va anche a misurare la bontà di ciò che si fa, quindi manca una conoscenza della tecnologia e gli strumenti di misura della qualità della tecnologia. Inoltre c'è tutto un lavoro di evangelizzazione, di legittimazione tecnologica, che porta a dover informare decisori istituzionali, politici e così via di quelli che sono effettivamente i vantaggi e i svantaggi di una tecnologia del genere. Quindi siamo partiti in un contesto completamente vergine da un punto di vista di un framework regolatorio. Abbiamo lavorato per diversi anni nell'informare a più livelli, in un modo istituzionale, e oggi ci troviamo in un contesto sicuramente più favorevole, dove la tecnologia è più conosciuta e anche la norma con iniziative come per esempio l'AI Act inizia a mappare questo tipo di soluzioni. Il che abilita il business a più livelli e soprattutto inizia a regolare una tecnologia che altrimenti è molto difficile da vendere. L'AI Act per esempio per la prima volta si menziona specificatamente di dati sintetici, vengono riconosciuti come dato non personale, anonimo e non pseudonimo, e di conseguenza non più soggetto al GDPR e quindi addirittura da preferirsi in una serie di contesti ritenuti ad alto rischio, di applicazioni di AI ritenute ad alto rischio come l'ELT, la finanza e così via. Grazie mille Dottor Panfino per questo intervento per aver condiviso con noi questo progetto e complimenti in bocca a lupo per il futuro. Vengo a lei Dottor Farella, buongiorno. È dirigente presso Ministero dell'Economia e delle Finanze, ha lavorato anche presso la nostra provincia autonoma di Trento e all'Istituto Affari Internazionali. Abbiamo parlato Dottor Farella quindi di strumenti economici prima con impatti anche sul fiscale, sentito la bellissima testimonianza di due imprenditori che hanno messo a terra dei progetti innovativi sull'ambito diverso di tecnologie. Dottor Farella, se dovesse fotografare la situazione in termini di politica economica, quindi azioni e risorse appunto per le piccole, medie imprese, come la descriverebbe? Buongiorno a tutti, è un piacere tornare qui, faccio amiche che saluto. La domanda è complessa, cercherò di rispondere magari per spunti per flash. La prima indicazione che mi fa piacere condividere con voi è che rispetto all'obiettivo di policy di sostenere e accompagnare le piccole e medie imprese nell'ineludibile percorso di transizione, come ha detto il professor Taish, negli ultimi anni l'Italia si è fatto molto, sia in termini di risorse pubbliche messe a disposizione, nel 2023 abbiamo raggiunto il record dal punto di vista delle dotazioni finanziarie degli incentivi nazionali, a cui dobbiamo aggiungere circa 83 miliardi per i due obiettivi rivoluzione verde e innovazione digitale nel TNRR, ma soprattutto rispetto alla revisione degli strumenti, quasi tutti gli strumenti di politica industriale da transizione 4.0, dalla Nuosa a Batini, dal Pat & Box, incorporano trasversalmente il tema dell'accompagnamento verso la transizione digitale. Questa è la premessa. Acquisita questa buona notizia, la domanda che ne emerge subito dopo è evidentemente anche qui difficile dare una risposta a un invoca, quello che posso dire è che gli studi sono troppo pochi, in Italia si fa ancora troppo poco analisi efficace e di impatto degli incentivi, spesso chi la fa non diffonde i dati e questo non aiuta il dibattito pubblico a trovare soluzioni più confacenti ma cito per esempio un'analisi che ha fatto di recente l'INAP su dati della sesta rilevazione sulle imprese di capitali non agricole e che gli incentivi fiscali per gli investimenti, che sono i più importanti, stanno funzionando di più, hanno una maggiore capacità di impatto, questo soprattutto perché sono state modificate le soluzioni di accesso a questi strumenti sono più stringenti, ma questi paletti aiutano poi le imprese a orientarsi meglio nel loro percorso e nell'utilizzo delle risorse. Rimangono delle forti criticità, la principale è la distribuzione degli incentivi, sono ancora troppo concentrati su settori manifatturieri specifici, sono quasi tutti erogati al nord e sono soprattutto rivolte alle grandi e medie imprese, molte piccole imprese ancora non riescono nonostante non ci siano preclusioni di sorta ma non hanno le competenze di tutti i fondi messi a disposizione le P&M entro in quasi tutti gli strumenti tranne i contratti industriali di vasta scala ma il problema è come farvi accedere l'accesso al credito, proprio alle risorse questo è ancora più marcato per il settore ambientale le imprese che investono utilizzando incentivi sono grandi spesso sono utilities e sono imprese, questo emerge da altri analisi che avrebbero fatto in ogni caso quel investimento anche senza le risorse del pubblico che è quello di politica economica quando le risorse sono in grado di cambiare i comportamenti privati delle imprese e su questo è molto importante secondo me senza affrontare il tema aggiornarvi un po' sulle riflessioni che anche all'interno dei ministeri si stanno facendo la prima cosa è che sempre più si parla dell'esigenza di diminuire il peso di scali all'interno delle politiche per le imprese si, gli aiuti sono importanti, ce ne sono tanti ma quello che è molto più importante è assistere le imprese, come abbiamo visto nei vari casi come farlo? la prima politica, e questo lo dico al di là del mio ruolo, è quella di far crescere le aziende questo lo dobbiamo sempre tenere presente piccolo è faticoso piccolo in un contesto geopolitico-economico di ristrutturazione delle filiere è in qualche modo anche pericoloso quindi tutto ciò che si può fare per accompagnare le imprese a crescere è fondamentale l'altro punto molto importante è innalzare la qualità dei servizi, quelli che gli economisti chiamano servizi reali all'impresa assistenza tecnica, promozione, informazione formazione, su questo i territori possono fare tantissimo possono fare più di tutti perché la domanda che arriva dalle imprese è diversa da territorio a territorio e l'indicazione che emerge è che forse gli attori territoriale dovrebbero lavorare di più attraverso le gamere di commercio, le agenzie di sviluppo sul personalizzare e clusterizzare le domande di servizi, piuttosto che erogare aiuti con gli stessi contenuti, obiettivi che già ci sono a livello nazionale un bel networking tra imprenditori, enti camere di commercio e organismi sul territorio grazie dottor Farella un'ultima cosa, il tema dei fattori interni alle imprese lo richiamava la dottoressa Battaggia nuovi modelli di organizzazione delle aziende nuovi modelli di governance societaria relazioni industriali maggiormente cooperative su questo c'è bisogno di un'offensiva di formazione che deve coinvolgere tutti tanto il nazionale quanto il locale e in questo senso i Competence Center per esempio hanno un ruolo importante ma questa è la prima infrastruttura per lo sviluppo economico del Paese sulle competenze, sulle conoscenze gli strumenti non bastano grazie mille dottor Farella per il suo intervento buon lavoro presso il ministero darei ora la parola al dottor Zanolli in qualità di presidente dei giovani imprenditori del terziario di Cof Comercio Trentino buongiorno dottor Zanolli conoscendo appunto potenzialità e criticità collegandoci anche all'ultimo discorso del dottor Farella cosa manca e in quale direzione bisognerà quindi investire di più per migliorare questo sistema di rete e questa caratteristica che abbiamo sul territorio Cof Comercio Trentino, grazie intanto buongiorno a tutti prima di rispondere alla tua domanda ci teniamo a fare un flash veloce su quello che è stato detto prima per gli imprenditori o aspiranti itali la dottoressa Battaggia parlava dell'importanza del management io penso che oggi soprattutto nelle PMI quindi aziende non strutturate l'imprenditore deve essere assolutamente un manager le PMI per definizione, sanno piccole imprese fanno fatica a trovare un manager esterno specie quelle poi sotto i 10 addetti quindi l'imprenditore deve continuare a formarsi non solo come hard skill, ma anche soft skill quindi con capacità di leadership, team building e public speaking, inteso non come parlare il pubblico ma anche il parlare one to one con i propri collaboratori cosa che oggi è fondamentale per un imprenditore la seconda cosa riguardo invece ai collochi di lavoro posso confermare anche che le giovani generazioni di imprenditori quindi la parte datoriale come noi andando a guardare quello che fanno sui social media quindi sicuramente con Likedin che va a integrare il curriculum ma soprattutto i social come facebook e instagram io mi sento di dire, oggi lo stessa cosa che dissi qualche anno fa in una cerimonia di laurea agli studenti della Facoltà di Economia di curare molto la coerenza del profilo social con quello del curriculum, perché chiaramente oggi c'è un'accessibilità alla rete anche per i datori di lavoro e ovviamente se tu ti presenti in un certo modo e se vedo una certa distonanza posso porne delle domande e soprattutto evitare magari di mettere in pubblico certe idee private riguardo a temi sensibili come può essere la politica, la regione e anche il calcio quindi mi sento di dare questo consiglio perché ho un amico che mi ha detto che una volta non voleva assumere una persona perché ti fa apri il milan e aveva anche ragione perché sono interista questo è lo specifico tornando alla tua domanda Valentina sicuramente la confederazione è sempre più formata dalle piccole e medie imprese che sono riconosciute come se abbiamo come motore chiave dell'innovazione, della creazione di posti di lavoro e della crescita economica ecco in questo contesto i corpi intermedi come la converso svolgono un ruolo cruciale nel sostenere lo sviluppo sui vari territori, ma anche in un'ottica di internazionalizzazione ed innovazione ecco la confederazione infatti svolge la propria attività a riguardo curando le relazioni con le istituzioni e le informazioni europee monitorando anche le misure che il governo adotta per l'internazionalizzazione di impresa confrontandosi costantemente con le componenti del sistema interessate all'import e export questo poi si declina sulle confederazioni territoriali come ad esempio la nostra preparando all'imprenditore di avere strumenti validi e adeguenti e aggiornati per il proprio business io ritengo che oggi per rimanere competitivi è necessario affinare le competenze possedute quindi capacità come quelle di marketing e commerciali ma risvilupparne anche di nuove e oggi penso che la parola più usata è stata soprattutto digitalizzazione quindi competenze digitali e prepararsi al cambiamento rimanendo però aggiornati sui trend del settore acquisendo quindi una metodologia che possa accompagnare l'imprenditore o aspirante tale a porsi le domande giuste e a valutare le solidità delle diverse opzioni per quanto ci riguarda mi piace sempre citare a titolo formativo la collana alle bustle della conf comercio che oggi conta 17 monarali di business a disposizione di tutti i soci che sono delle guide operative per l'imprenditore con riguardo invece alla nostra realtà locale quindi Trentina io sono convinto che si sopravvive solo se si fa innovazione e l'innovazione la fa anche il territorio durante la mente che sono i territori competitivi che fanno le imprese competitive per rimanere all'avanguardia a mio avviso serve una responsabilità territoriale una cura del territorio avere un'intenzione intenzionale generativa che richiede però una specifica visione e progettualità io penso che questo il Trentino, la provincia di Trento è sempre una terra di nuova imprenditoria dove tutti gli attori in gioco quindi dal pubblico al privato dagli acceleratori di impresa, le associazioni di catturia fanno parte di un meccanismo collaudato che crea lavoro e infatti lo vediamo con un alto tasso di innovazione di startup che abbiamo sempre avuto oltre ad essere sempre nei primi posti come qualità della vita l'innovazione poi deriva sicuramente dalla formazione dell'imprenditore e dei suoi collaboratori e qui bisogna continuare a investire anche tramite quello che già viene fatto in maniera egregia per andare a conclusione come dicevo prima i punti su cui insistere maggiormente sono la digitalizzazione e la creazione di un sistema di networking inteso come una condivisione di conoscenze tra le imprese che permette realmente di fare rete e promuovere un'economia circolare del territorio magari mettendo anche un occhio all'alto adige Dottor Zanolli, sì, perché dalla regia ci dicono abbiamo terminato il tempo grazie a tutti per gli interventi non abbiamo a disposizione domande neanche per il pubblico Grazie a tutti i collaboratori concludiamo qui oggi buon festival a tutti, grazie ancora per la participazione Grazie per la visitazione Grazie per la visitazione
{{section.title}}
{{ item.title }}
{{ item.subtitle }}