Transizione energetica, obiettivi e contraddizioni
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Transizione energetica, obiettivi e contraddizioni
Sì, dico sì perché c'è stato un punto d'accordo Sì, dico sì perché c'è stato un punto d'accordo su quelle che erano la proposta della conferenza di regioni, diciamo che, anche essere onesti, il blocco di praticamente 4 mesi o 5 è stato dovuto alle elezioni in Sardegna e quindi al venermeno della possibilità di trattare da parte della regione coordinatrice anche, ecco, questa è la motivazione. Uncunque c'è una convergenza su quelle che sono le varie osservazioni e anche il decreto e il recepimento nell'ambito del decreto legge e agricoltura pertanto non compete a me poi convocare la conferenza Però la TOD diceva pochi giorni, per metà giugno abbiamo la Bappa delle aree donne quindi si sente di dire che per metà giugno avremo il decreto pronto e finito? Non sono Federica che fa la convocazione, il presidente Federica, ma credo che... Ma il frio non è molto lontano, quindi possiamo comunque fare... Peraltro l'ho visto ieri e stamattina di conseguenza, no, certamente. Quindi diciamo metà giugno il ministro dice il decreto a Redogna sarà pronto per la gioia? Esatto, confermo. Ok, di tutti quelli e vedo che qualcuno guarda già sorridente, insomma... Facciamo che dirla tutta, mi è facile confermare Per forza, altrimenti perdo una milestone del PNRR, fermo il PNRR. E lì i problemi sarebbero un po' più grossi. Allora, lei accennava il decreto agricoltura, anche quello è stato, ne abbiamo scritto molto sui giornali, abbiamo scritto molto sul sole 24 ore, perché c'è stata un confronto tra lei e il collega dell'agricoltura Francesco Lollo Brigida, alla fine questo testo è arrivato, è un po' diverso rispetto a quello che avevamo visto in entrata al Consiglio dei Ministri, il testo bollinato è un po' diverso. Allora, volevo capire se alla fine questa mediazione la considera soddisfacente oppure no. Tutte le mediazioni, se si sottoscrivono, sono soddisfacenti. Quindi ci rendiamo conto tutti che è necessario avere una regolamentazione. Il fatto stesso che la prima domanda riguardava le areidone è strettamente legata all'articolo 5 del decreto agricoltura. Di conseguenza abbiamo trovato un punto di equilibrio, perché? Perché c'erano tutta una serie di situazioni che andavano salvaguardate. Penso al lecher, al fatto che sull'hecher investiamo 5 miliardi e 700 milioni e in qualche modo dover creare il meccanismo perché funzionasse, in particolare nei piccoli borghi dove di fatto l'area agricola è tutto. Pertanto si è trovato un punto di mediazione che io considero positivo. Nella mediazione finale poi è ricomparso anche il riferimento al PNRR, su cui lei aveva fatto un punto di attenzione. Ora però questo decreto ha cominciato l'iter in Parlamento. Il Parlamento spesso ha qualche sorpresa alla testa. Lei si aspetta dei colpi di coda rispetto al provvedimento bollinato? Io non mi aspetto nessun colpo di coda, mi aspetto solo che il Parlamento, a seguito dell'audizione, lo analizzi bene. Poi il Parlamento è soprattutto soprano. Se ci sono degli spazi di miglioramento, in un senso o nell'altro... Piccole correzioni quindi potranno maturare, certamente. Rimaniamo sempre sul settore delle rinnovabili, che è un settore su cui c'è una grandissima attenzione, anche perché sulle rinnovabili poi è costruito uno degli obiettivi su cui si fonda il PNIC, la cui versione definitiva manderemo a Bruxelles a giugno. Allora, lì ci sono due decreti su cui c'è grande interesse, sono il FER2 e il FERX, che tra l'altro dovrebbero dare ulteriore, a brivio, allo sviluppo delle rinnovabili. Mi dice a che punto siamo e quando avremo anche questi due provvedimenti? Allora, il FER2, con un Whatsapp di pochi minuti fa del mio agente a Lavana, a Bruxelles, è, come ha detto, una questione, un'attività di dirittura, perché ha passato tutti gli step delle varie direzioni, con la procedura di Bruxelles, quindi può arrivare da un momento all'altro. Nel senso, dipende proprio dai tempi burocratici di firma da parte della Commissione Europea. Il FERX, no, il FERX siamo in prenotifica con il procedimento di fare la trattativa prima di notificarlo, mandando già un prodotto confezionato, quindi è aperta la trattativa in prenotifica, quindi lo manderemo sicuramente entro giugno, verrà inviato in notifica. Poi anche i tempi della Commissione, della nuova Commissione, speriamo siano più brevi possibili. Però, insomma, la prenotifica dovrebbe in qualche modo fluificare il rapporto? La prenotifica dovrebbe togliere. Quella che è stata la difficoltà del FER2 è una discussione che è stata eterna, perché pensate che sul FER2 è cominciata prima che arrivassi io, io sono da un anno e mezzo. Si, ha avuto come dire un parto abbastanza laborioso. Tra i temi su cui sicuramente le va dato atto, lei ha voluto imprimere un'accelerazione, c'è anche il capitolo dell'idrogeno. Ha istituito un tavolo di lavoro perché si arrivi finalmente alla predisposizione di una strategia nazionale che peraltro al nostro Paese è mancata un po', perché se andiamo a ritroso nel tempo forse è l'unico timidissimo tentativo, poi è venuto meno perché nel frattempo è venuto meno quel governo, appartiene al ministro Patuanelli che aveva provato, insomma, a fare una strategia nazionale quando era ministro dello Sviluppo Economico. Allora, visto che invece il tavolo si è insediato, che lei si è impegnato comunque a un primo step a giugno, allora mi dice qual è la situazione se vedremo effettivamente questa strategia nazionale in tempi così ravvicinati. Grazie. Allora, un primo impegno è che noi comunque su l'idrogeno abbiamo già messo 3 miliardi e 600 milioni. Quindi, su questo, il sistema dell'industria energie si è già mossa e mossa molto. È chiaro che ci vuole un quadro complessivo, un quadro complessivo che ha come riferimento il piano degli elettrolizzatori, le linee, l'adattamento del sistema produttivo dell'idrogeno, perché vorrei ricordare, per capirci, le nostre imprese hanno i tubi per far passare il gas, non l'idrogeno, nell'ambito anche dell'impresa. Quindi questo è un tema di politica industriale non irrilevante. Questo il tutto nell'ottica delle previsioni anche dell'Unione Europea. L'Unione Europea prevede una necessità di 20 milioni di tonnellate di idrogeno al 2030, 10 di produzione interna, e dovermo anche la nostra quota, e 10 di importazione. In particolare sull'importazione qualcosa può venire da nord, ma quando parliamo dell'Unione Europea che importa da nord, di fatto è Norvegia e l'UK, perché non sono più Unione Europea, perché può essere Islanda, se vogliamo andare oltre. Mentre il resto dovrebbe venire da sud. Sull'ottica che possa venire da sud c'è un ragionamento Africa, legato anche al piano Mattei, legato ad un accordo che sto portando avanti con la Germania. E quindi avremo anche a giorni un impegno in questa direzione, che vede l'Italia come importatore e consumatore, ma anche luogo di transito verso nord. Non a caso alcune linee anche di gas, tipo la nuova linea adriatica, vengono costruite nell'ottica anche di poter essere utilizzate con l'idrogeno. Questo è un po' il tutto. Il risultato del tavolo. Io al tavolo ho detto datemi in sei mesi, ma datemi subito lo scenario. Datemi subito lo scenario perché? Perché io voglio chiudere assolutamente il NIEC al 30 di giugno con le rettifiche che contengono anche la partita di hydrogen. Ecco perché lo scenario ce l'avrò nei prossimi giorni, dove mettiamo anche il percorso di hydrogen al 2030 e poi il discorso di scenario al 2050 anche con le altre energie. Quindi invece poi per il testo un po' più articolato, l'autunno arriverà poi la strategia veri e proprie? Sì, in autunno la strategia vera e proprie con davvero l'analisi dell'ipotesi di domanda, l'analisi dell'ipotesi di importazione, l'analisi di ipotesi di produzione nazionale, i modelli di riferimento, il quadro degli elettrolizzatori. Che deve essere compatibile anche con quella che è la rete elettrica, perché poi ecco il tutto deve essere anche bagliato rispetto alle linee di Tern, di Enelo, degli territori dove altri hanno le linee di riferimento, perché è chiaro che per produrre hydrogen serve anche energia elettrica. Ma lì che tipo di sviluppo immagina? Perché quello è poi un altro tassello che incrocia il PNR per la parte dedicata all'idrogeno, non si tratta in una scadenza a breve però le due cose si intersegano, quindi volevo capire dal suo punto di osservazione che tipo di sviluppo immagina per un Paese che sull'idrogeno vuole ovviamente recuperare un gap non da poco. Che tipo di sviluppo immagina? Noi siamo questa striscia lunga e mezzo al mare, quindi acqua ne abbiamo, in realtà ultimamente ne abbiamo anche se non stiamo in mezzo al mare, ma acqua ne abbiamo, quindi si tratta di cogliere questa opportunità essendo noi nella condizione di essere anche il soggetto esportatore, quindi è un'opportunità non solo di acquisizione di energia elettrica, ma anche di costruzione di energia elettrica. Quale condizione di energia per il Paese? Almeno lì, il mandato è valutare anche l'opportunità che sia un business per il Paese, nel senso che lo produciamo e lo vediamo. Siccome siamo sull'idrogeno, questo è un altro tema su cui c'è una grandissima sensibilità che è quella degli incentivi, perché voi come Ministero state lavorando anche, avete messo a disposizione oggetto in una consultazione, uno schema che in qualche modo comincia a fissare un po'. Ma le mie ore sorride, questa domanda non era... io però qualcosa, come dire, la infilo... Il trezzo. Perché quello è un tema grimente per chi poi il rogono vuole fare. Lo so, lo so. Guardate, una delle cose... Qui c'è Bombardi di Irina che sul tema comunque qualche interesse ce l'ha, le sutira fuori il taccuino e prende appunti. Allora, non è che voglio... è difficile su qualcosa che sta evolvendo, se continuamente, anche nel modello di produzione, anche nel sistema di produzione e così via. È difficile per, lo dico sinceramente, per la parte politica dire il prezzo giusto è questo. Adesso si gira lì, ha tolto questi 5 euro e quindi sembra che il modello pallino sia quello di 5 euro. Vedremo, vediamo i risultati della consultazione, capiamo com'è rispetto agli altri paesi. Io su questo sono in stretto contatto con gli altri paesi, ma in particolare con la Germania che è quella che ha la struttura dell'economia quella nostra. E quindi che ha, diciamo, i nostri stessi interessi. Con la Germania condividiamo non solo una parte del sistema industriale dove noi siamo i fornitori, produttore d'auto tedesche e così via, ma anche sottofrotto energetico dipendendo tanto dal gas abbiamo il grande interesse di trovare soluzioni sull'idrogeno. Vedremo a fine consultazione cosa i miei technology anche mi proporranno, perché la politica arriva sempre dopo, l'economia è brava. Però poi la politica deve fare la sintesi anche se i techie ci sono fondamentali a un certo punto del percorso. Spero che non sbattano proprio la testa l'uno contro l'altro con dei numeri troppo distanti, questi tecnici, perché altrimenti qualcuno è falso. E non è che possiamo fare la caccia al falso con la politica, no. Ma arriviamo, arriveremo a un punto di equilibrio. E questo punto di equilibrio da un punto tempistica, visto che c'è stata la consultazione, che tipo di cronoprogramma ha poi per arrivare a un testo in cui ci siano i riferimenti che gli operatori aspettano per orientare anche le scelte, i piani di investimento? Io devo dire che ho intenzione di chiudere prima dell'estate, prima della vacanza, chiuderle tutte queste partite, perché almeno che mi chiudo a Ridone, mi chiudo quel è il prezzo, nel contempo lo scenario del 2030, neanche al 30 giugno, con il serimento di tutta una serie di elementi, compreso il nucleare, nel disegno, almeno nell'ipotesi di progressione poi al 2050. E quindi tutto ciò che posso chiudere va chiuso anche perché questo permette al nostro sistema produttivo di lavorare con certezza, di poter andare avanti con una condizione chiara, perché credo che la cosa più importante, è vero, poi il soldo fa la sua parte, ma sia anche avere un quadro certo che non cambia continuamente o che uno deve stare lì ad aspettare il decreto che poi viene emanato sulla provvisorietà, sull'emergenza. Magari lei faceva riferimento alla tematica obiettivi dell'Europa, il 2030 alla fine è dietro l'angolo, quindi se noi vogliamo stabilire che tipo di contributo possiamo dare anche rispetto ai target che l'Europa si è dato, è chiaro che dobbiamo accelerare la messa appunto di stradega italiana. Noi dobbiamo accelerare la messa appunto delle stradega italiane, un po' come quando dico che dobbiamo avere 6 miliardi metri cubi di biometano al 2030. È chiaro che tutto questo non è il decreto che fa i 6 miliardi metri cubi di biometano, è la modernizzazione del sistema agricolo, il trattamento dei rifiuti, una gestione delle foreste corretta e quindi vuol dire creare tutto un sistema, una condizione attorno che me lo produce, perché altrimenti a me viene facile scrivere obiettivo di programmazione 6 miliardi metri cubi di metano al 2030, ma poi sono loro che devono farlo, e quindi sono loro che devono dire lo raggiungo. È chiaro che in molti di questi casi loro mi dicono quanto mette lo stato delle tasse sempre loro ad integrazione. Però siccome citava il biometano forse serve qualche semplificazione, anche in più qualche snellimento ulteriore, accelerazione di iter burocratici per consentire poi agli operatori, visto che il potenziale c'è, peraltro è una mason del PNR, quindi abbiamo comunque anche un vincolo molto stringente. Stiamo anche lì andando verso le semplificazioni che non sono mai facce in questo Paese, perché sappiamo bene che se ci troviamo in tre per togliere delle leggi, usciamo che ognuno di noi ha fatto una legge in più, e arriverà il disegno di legge di semplificazione per le rinomabili. Questo credo che siamo in conclusione, quindi lo depositiamo entro giugno, il disegno di legge, poi è un disegno di legge, e l'interno di disegno di legge aspetterà al Parlamento ad andare avanti in questa direzione. È una questione di modernizzazione Paese che è la sfida Paese. La sfida Paese, se vogliamo rimanere tra i sette Paesi del G7, e lo siamo perché siamo i sette Paesi industrializzati, dobbiamo metterci nella condizione di competere col mondo, ma competere col mondo non riusciamo a competere sulla Commodity, con la Cina, perché su quelli loro ci ammazzeranno sempre, arrivano con un preto che è un quarto. Dobbiamo competere con una capacità di spina dorsale che è la stessa che ci ha portato ad essere un Paese tra i ricchi, e ha portato i 59 diminuti di milioni italiani a essere a quel miliardo che viene considerato al mondo ricco rispetto agli altri 7 miliardi che rimangono fuori da questi. E loro vuol dire modernizzazione della nostra impresa, modernizzazione della nostra vita. La decarbonizzazione, quello 0,7 che ogni tanto lei scrive rispetto all'obiettivo di decarbonizzazione, guardate, lo 0,7 per cento a livello mondiale, che sono le nostre emissioni carboniche, noi possiamo ridurlo a 0, ma non è che con un decreto, come facevano i Paesi comunisti, facevano le tavole di Leon Tief, e quello era l'obiettivo. Allora lo riduciamo a 0, basta che in Asia o in Africa, in Africa cucini un po' di più, perché il problema cucini in Africa è molto pesante, perché sta crescendo la popolazione in modo elevatissimo, o in Asia apre qualche centrale di carbone in più e il nostro 0,7 l'ha mangiato. Ma non è quella la questione, noi non dobbiamo difendersi da quello, noi dobbiamo essere il primo come sistema produttivo a cogliere l'opportunità del cambiamento di pelle. È una rivoluzione industriale quella che dobbiamo fare. Quindi intelligenza artificiale, scuola, formazione e industrie prodotti più moderni, significa essere vincenti rispetto al mondo. Da lì è chiaro che dobbiamo anche trovare il percorso energetico che non ci porti adesso come adesso. Abbiamo, non so quant'è oggi energia elettrica, qualcuno vada a vedermi sul GME cosa mi dice, sarà 90 a 2, 93, 94 euro al megavatore, guardate, adesso vuole vederlo lui, quello lebiondo e mi dice. Noi finanziamo la produzione di geotermico, idroelettrico, fotovoltaico, eolico, tutte le produzioni di energia, le finanziamo che quindi, finanziandole, vanno sul bilancio dello Stato o in bolletta, non le chiamiamo tasse ma le chiamiamo onere di sistema. Allora siamo, le chiamiamo onere di sistema ma sulle tasche fanno lo stesso effetto. Nonostante ciò ce l'abbiamo, domani può arrivare 100 e ce l'abbiamo un prezzo che è quasi il doppio dei competitor europei. Allora se vogliamo avere un futuro dobbiamo realizzarla questa storia, non è che possiamo continuare a pensare di pagare i produttori e poi fargli pagare le tasse per ripagarle. Cioè dobbiamo uscire, dobbiamo metterci a competere e competere vuol dire essere in grado di produrre l'energia ad un prezzo competitivo. Però il suo riferimento ai competitor europei mi ha fatto venire in mente la domanda che ho fatto a Stefano Veniara, amministratore delegato di SNAM. Allora, quasi quasi la faccio anche a lei, perché ragionavamo rispetto a questa prossima tornata elettorale su un primo bilancio del percorso di transizione energetica che l'Europa ha fatto e di Green Deal. Allora la domanda che ho fatto a Veniara è stata, ma questa cosa di aver cercato di fare e di essere i primi della classe su questo tipo di versante, alla fine ci ha favorito o ci ha penalizzato? Essere prima della classe è un'ambizione, ma tra l'ambizione e l'esserlo davvero c'è il passaggio ad aver studiato e essere intelligente abbastanza. O avere un buon compagno di banco da copiare. Lei era quello che copiava o quello che passava? No, io devo dire che tendenzialmente non copiavo perché avevo problemi di vista, poi ho fatto l'intervento e mi spiaceva. Però secondo una parola di vista fatica, ho fatica tantissimo a copiare dagli altri. L'Europa fino a sei mesi fa, poi è cambiata, aveva l'ambizione di fare la prima della classe, ma senza misurarsi con gli strumenti per essere prima della classe. Questo non è il percorso, al limite può essere la propaganda, uso un termine antico, ma credo renda idea. L'abbiamo visto su tanti temi, da come è partita la norma in ballaggi. È partita in un modo dicendo solo riuso perché dobbiamo unificare l'Europa. Unificare cosa vuol dire? A quel punto la battere ho fatto fino a fondo perché al primo intervento quando Siqvichus mi ha detto fatelo una ragione se hai minoranza. Erano le 7.30 del mattino, ho un paio di testimoni qua. Sono andato dalla presidenza di turno, che era la svedese, e gli ho detto che chiederò la parola per primo. Mi scrivo già adesso per primo. Mi impegno a non prendere la parola sugli argomenti successivi, ci erano altri argomenti dove avrei potuto intervenire. Però non fermarmi se sforo i minuti. Ho detto una cosa banale, diciamo quelle che sono un grande paese d'Europa, quelle del trattato del 1958, quelli che hanno già aderito alla ceca prima con l'obiettivo di creare questo mercato europeo e poi con l'Unione Europea di davvero fare un sistema paese. Dico, se su questo fronte abbiamo la differenziata della plastica che supera il 70% e raggiungeremo il 75% a fine 2024, e la Germania è al 35-40, ma siamo noi che dobbiamo adeguarci a loro, loro che devono venire come noi. La differenza tra l'ideologia e gli interessi di bottega in questo caso vanno a coincidere dall'altra parte la questione case. La questione case la faccio semplice. Dalla bozza iniziale al prodotto finale c'è stato un cambiamento che è un abisso. E' enorme. Qualcosa forse perché nel contempo Timmerman è andato a fare altro, ma comunque è chiaro che però le cose vanno calate sulla realtà nazionale. E quando parliamo di realtà nazionale dico che l'Italia ha 31 milioni di fabbricati, ne ha 21 milioni oltre la classe D anche se la nuova norma non fa più riferimento rigoroso alle classi ma ad altri modelli. Ma se col 110% ne abbiamo fatti 500 mila rischiando di mandare all'aria il bilancio dello Stato e rovinare il nostro sistema di famiglie d'imprese, perché le tasse poi qualcuno deve pagare, non abbiamo neanche più la banca d'Italia, quindi la ZEC. E allora dovremmo dare. Infatti il ragionamento è no perché l'Italia ha una situazione completamente diversa. Non si tratta di mettere in discussione l'obiettivo finale, quindi la decarbonizzazione, che anzi chi vi parla è convinto che deve essere cavalcata. Ma va cavalcata fino in fondo perché altrimenti noi non possiamo difendere la pellicola della Polaroid come l'avessimo difesa, quando ormai con il digitale le pellicole sono sparite. Noi dobbiamo guardare al futuro, essere i primi, mai primi coi piedi per terra, con realismo. Quindi il percorso ce lo diamo e ce lo diamo su quello, naturalmente compatibile con le tasche degli italiani e il bilancio dello Stato che significa le tasche degli italiani, vale su quello. Diverso e non ideologico è la questione dei veicoli. Biocarburanti. Biocarburanti è una convinzione che all'origine poteva essere solo un eccesso d'ambizione o un qualcosa di puramente ideologico da parte della Comissione Europea nel dire no a un'ambizione. No alle basse emissioni, no alla neutralità tecnologica. Poi è diventato una questione di interesse al Paese perché poi lì ognuno rappresenta il proprio Paese. L'Italia è il grande produttore biocarburanti. Lasciare la produzione di biocarburanti libera significa andare a discapito di quello che produce qualcun altro. Il subietto la marmellata di ciliegie probabilmente mangia in più marmellata di fragole. C'è un altro tema su cui lei è, diciamo, particolarmente attento, ma insomma è tutto il governo che in qualche modo spinge, che è quello del nucleare. Ha creato una piattaforma nazionale per portare avanti soprattutto il tema della ricerca e di recente anche istituito un gruppo di studio che presiede il professor Guzzetti che ha il compito di studiare l'aspetto normativo. Quindi c'è evidentemente una volontà di dare, diciamo, di uno sprint. Qui che cosa ci dobbiamo aspettare? Perché è pur vero che in questo Paese di scettici sul nucleare ne abbiamo tanti oltre che un'eredità lasciata da un referendum? Allora, al di là degli scettici puntuali, diciamo questo. Noi la previsione che abbiamo, che i dinamisti danno, è di oltre 700 terawatt-ora di domanda di consumo al 2050 rispetto ai 310 di oggi, significa una continua crescita. Voi siete i grandi consumatori, non è che siete i bassi consumatori. Questo significa che noi non possiamo raggiungere questi obiettivi con un aumento dell'iroelettrico, che lo possiamo anche fare, possiamo anche svuotare un po' di diga, fare qualche nuova diga. Tenete presente che le ultime le hanno fatte 40 anni fa in questo Paese. Possiamo usare il nuovo geotermico che va fino a 4-5 mila metri, anzi lì ci prendiamo pure il litio, un po' di litio lo portiamo via. L'idrogeno fa la sua parte, il fotovoltaico funziona di giorno, poi devo accumulare e qualcosa perdo anche da accumulo, l'eolico funziona quando c'è vento, ma qualcosa che dà continuità al momento è il nucleare. Parlo di un nucleare diverso, che tra l'altro proprio dalla piattaforma e dai tanti confronti che ho avuto, non solo in questo periodo, ero convinto del nucleare prima, quindi mi è più facile, mi ha sempre appassionato un po'. Il nuovo nucleare di nuova generazione sarà fatto modulo, sarà una sequenza di moduli, sarà un meccanismo diverso rispetto ad oggi, sarà concessione, sempre con l'integrazione dello stato come integriamo il resto, ma è l'unico percorso che possiamo darci. Parlo della fissione di quarta generazione, di terza generazione, mezza avanzata, poi naturalmente i tecnici, gli esperti, gli scienziati nel collocare l'asticella tra il 3 e 8, il 4, si divertono loro in attesa di avere l'energia da fusione, che io ho invitato un suo collega prima, mi faceva le domande, dall'inaugurazione dell'energia da fusione, ho visto che aveva i capelli un po' bianchi, ma l'ho comunque invitato al 2060 quando inaugureremo. Quindi se non viene lui manderà il nipote. Lì c'è anche un tema sul nucleare, c'è anche un tema di filiere industriale, c'è tutta una rete di Inizia che lavora moltissimo sul nucleare per commesse all'estero. Ho scoperto, ma lo dico sinceramente, dal 21 settembre 2023, quando è stato sdoganato il tema costituendo questi gruppi, la piattaforma è divisa in 7 gruppi, abbiamo fatto giurare anche il segreto di stato ai membri della piattaforma. Non è una cialata nata di quelli che poi vanno fuori e la sparano a destra e a sinistra. Devo dire, ho scoperto che abbiamo delle conoscenze elevatissime, ma se pensate che Iter in Francia dove l'investimento ha superato i 5 miliardi, di cui 4 francesi un miliardo anche alla nostra impresa, la dirigenza è tutta italiana, i tecnici sono italiani. Nonostante i 40 anni abbiamo tenuto un oavo alto nell'alta conoscenza. È chiaro che rientrare al nucleare significa anche poi produzione, tipo di quelli che chiamano gli small reactor. Per rientrare in produzione ho tutto un livello di istruzione e formazione che devo andare ad integrare. Il saldatore dell'involucro di small reactor non può essere lo stesso saldatore che uso per i tubi dell'acqua, in qualche modo deve avere una formazione di tipo diverso. Quindi è una sfida di formazione, di istruzione, di alta formazione e industriale. Perché a questo punto io mi immagino, uno dice ma come te lo immagino? Ma immagino là dove ci sono le grosse concentrazioni di imprese che il gruppo di imprese fa il contratto con il produttore dello small reactor da 300, 400, 500 metri. E il merito, dico una cosa, un reattore da 300 megawatt può occupare correcinto, le piante, mi dicono, tutta questa roba lì, 5 ettari. Per avere la stessa produzione di fotovoltaico, tra l'altro questa ce l'ho continuativa e l'altra no, devo averne 2.000 ettari. Perché? Perché ci va un ettaro per ogni megawatt, adesso non andiamo a ricamare il 10% più, 10% meno perché può saltarne sempre fuori l'ultimo. E qui mi dice, io ho i pannelli che producono di più, diciamo circa due, però parlo da 4, 5 ettari a 2.000. E qui il tema dell'occupazione del suolo, in un paese dove il suolo lo deve anche utilizzare, avendolo molto bello, lo deve utilizzare oltre che per l'agricoltura. Come dice Francesco Loro Brizia, deve utilizzarlo anche per la sua bellezza, per quella che è la parte turistica, la parte di sviluppo, la parte culturale, ha il suo peso, ecco quella che deve essere la nuova Italia. Ecco cosa vuol dire avere un sistema delle imprese in grado di competere nel mondo, se vogliamo rimanere nel mondo di quelle che tirano, se vogliamo rimanere tra quelle che sono tirate, peccato per i miei nipoti. Abbiamo ancora 7 minuti, allora le faccio due ultimissime domande un po' più rapide. Allora la prima sul PNRR che evocavamo, perché ci avviciniamo alla scadenza della sestarata, 39 obiettivi, 6 sono quelli del suo ministero, a che punto siete voi? Raggiunti totalmente 5, il sesto sono le aree donne, che lo raggiungo, ha detto lei. Quindi deve andare giocatamente sotto casa della Todde, perso. Esatto, devo dire parato, io ho molta stima della Todde perché è stata mia collega nel governo Draghi, andavo frequentemente a scroccare il caffè da lei. Perfetto, quindi le deve comunque qualche caffè, ci può essere uno scambio. Però bene, la sfida che ho come ministero, essendo uno che ha più maestro di target, ho 136 miliardi, più le case che erano parcheggiate lì, 14 miliardi di super bonus, è quella che in questo momento abbiamo 2.000 cantieri. Se partono le CER, è vero che sono un po' meglio misurabili rispetto ai cantieri perché me li misura il GSE, se non esistono non passa la corrente del filo, ma possono diventare 15, 20, 30 mila. Quindi è un lavoro che ha una dimensione notevole. Finiamo con il G7, clima ambient energia, che è stato in scena a Venaria reale un po' di tempo fa. Anche lì, alla vigilia, si erano arrivati con qualche scetticismo, qualche prudenza, non si era comunque almeno così sicuri di riuscire ad arrivare a una quadratura. Che bilancio trae a bocce ferme di quell'esperienza? La conclusione mi è piaciuta, non si esalta, non si deprime troppo, ma sinceramente mi è piaciuta. C'è stata una serietà di approccio da parte non solo dei 6 paesi che con l'Italia rappresentano il G7, ma anche dei paesi che hanno comparticipato. Brazile che era preso, che è presa del G20, l'Azerbaigiana dei Emirati Arabi che sono Emirati Arabi con 28, l'Azerbaigiana con 29, gli africani, inoltre che i due paesi, l'Algeria per il Maghreb, il Kenya per l'area sussariana, l'Unione Africana, la Banca d'Africa. C'è stata una partecipazione globale, ma nel merito sui temi, è stata una trattativa per alcune specie anche difficile, ma con uno sforzo comune per l'obiettivo. Pensate allo sforzo che hanno fatto Giappone e Germania rispetto al carbone. La loro economia dipende ancora tanto dal carbone. Per me forse è sembrata più comoda, ho detto che sono pronto a chiudere il carbone domani mattina, almeno nella parte del continente. Non ho detto che per la Sardegna andremo al 28-29 a chiudere il carbone, ma anche quando si è parlato di nucleare, la convergenza sulleanza, quando si è parlato dell'impegno sui paesi in via di sviluppo, che è parte di quella che ha anche l'azione del cosiddetto piano Mattei, ma questo impegno di adozione rispetto agli obiettivi di carbonizzazione di un paese in via di sviluppo, con la convergenza su questo degli Stati Uniti convintamente. È chiaro che la prima cosa che mi ha detto il giapponese è che non venga a prendertelo in Africa, è del tutto naturale, prenderà qualcosa nell'area del Pacifico, così come gli Stati Uniti, probabilmente nell'area caraivica. Ma certamente la nascita per la prima volta, nel 2017, abbiamo posto il problema dell'acqua, forse perché pioveva anche, e da lì è nato l'impegno per questa alleanza sull'acqua, che è una alleanza sull'acqua che riguarda la gestione dell'acqua nei paesi ricchi, ricchi di acqua. E l'impegno è intervenire sull'acqua nei paesi che hanno il problema dell'acqua, perché se gli africani passano da 700 milioni a 2 miliardi e mezzo, nel giro di molto poco, si dice di 20 anni, il problema non è solo dell'Africa degli africani, il problema è nostro anche. Ecco quindi la necessità che questi 7 paesi si muovono. La cosa più bella, biocarburanti, alleanze di biocarburanti, è il fatto che la conclusione condivisa da tutti è stata quella di dire, noi abbiamo un dovere, io su questo ci tenevo, un dovere di guidare il cambiamento, il dovere di proporre le azioni per guidare il cambiamento e di proporle a tutti nell'ambito del G20, quindi per raccogliere gli altri 13 e nell'ambito delle COP, per raccogliere il resto del mondo. Se vogliamo rimanere le 7 realtà ricche, se facciamo altre scelte, diciamoci, e devo dire che su questo c'è stato un impegno proprio a 7 mani, in realtà erano 30 perché avevamo poi 30 ministri e 3 commissari europei, io ero uno e tre, io no, ma gli altri no. Quindi qualcosa di molto bello. Però, insomma, alla fine, diciamo, in questa carta di veneria la sintesi, la politica, insomma, l'ha comunque trovata. Allora, noi praticamente abbiamo esaurito il nostro tempo, quindi io ringrazio Gilberto Pichetto Fratin, ministro dell'Ambiente della Sicurezza Energetica. Grazie a voi. Grazie. Qui e a quelli che ci hanno seguito in streaming. No
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