Siamo pronti per la prossima pandemia?
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Siamo pronti per la prossima pandemia?
Esperti di sanità pubblica, rappresentanti del Ministero della Salute e dell'industria farmaceutica discutono le lezioni apprese dalla pandemia di COVID-19, sottolineando la necessità di investimenti in prevenzione, sorveglianza sanitaria rafforzata, e ricerca. Vengono inoltre analizzate le sfide poste dall'antibiotico-resistenza e dai cambiamenti climatici, con un'attenzione particolare al ruolo della collaborazione tra pubblico e privato e alla responsabilità individuale nella gestione delle crisi sanitarie. Infine, si discute l’importanza di una comunicazione scientifica trasparente ed efficace.
Sono e qualcuno non ha più tanta voglia di sentir parlare, siamo pronti per questa possibile prossima pandemia. Direi che forse è anche un sentimento legittimo, comprensibile. Direi che c'è una sensazione diffusa forse che dopo i tre anni drammatici che abbiamo vissuto come se avessimo già dato, come se fossimo al sicuro per i prossimi 200 anni. Eppure la pandemia che ci ha colto di sorpresa, vi ricorderete in Italia a marzo del 2020, anzi prima a marzo del 2020 cominciarono le chiusure, tutto sommato era in realtà già stata un po' annunciata o prevista da diversi anni. E per questo diciamo che è come se ci fosse un'amnesia collettiva, non volessimo più pensarci. Per questo oggi abbiamo messo insieme forse le persone che sono state in trincea dal primo giorno contro quella pandemia da covid. Insomma vorrei cominciare da voi per chiedervi cosa abbiamo imparato da quei tre anni drammatici e se saremo in grado la prossima volta, che speriamo sia più lontana possibile, saremo in grado di dare una risposta diciamo più ragionata, studiata, consapevole. Comincerei da Vaglia. Vaglia è Francesco Vaglia, è l'ex direttore generale dell'Istituto Spallanzani. Forse qualcuno si ricorderà che lì furono ricoverati i famosi pazienti cinesi, i primi due pazienti cinesi in Italia e Vaglia era il primo che leggeva i bollettini del covid. Anche allora in quei giorni si pensava che saremmo stati in grado di gestirlo e che non sarebbe arrivato da noi. Oggi Vaglia è direttore generale della prevenzione al Ministro della Salute. Comincerei da lei Vaglia. Che cosa abbiamo imparato da quei tre anni? Abbiamo la possibilità di dare una risposta un po' più ragionata la prossima volta. Cominciamo dalla lezione del covid. Allora intanto buonasera a tutti. Diamoci del tuo. Ma certo, anche perché ci siamo sentiti al telefono diverse volte, anche allora. Tu hai detto ci ha accolto di sorpresa, quindi questa è la prima cosa da sottolineare. Anche perché è vero, quando tu ti riferisci al primo bollettino, salutiamo con soddisfazione il fatto che non si fanno più bollettini. Per decisione di Vaglia. Una mia decisione, non si fanno più bollettini. Avevo cominciato da direttore dello Spalanzana a leggere a mezzogiorno, come cannone del Gianicolo, a mezzogiorno, leggevamo questo bollettino agli italiani e poi abbiamo deciso, come è giusto, avendo attraversato tutto questo tempo, in positivo e negativo, di chiudere una fase che anche simbolicamente si chiude con il bollettino. Ci saranno i rapporti, perché la trasparenza, la sopiazio, il virus non se ne è andato via. Tutti i virus sono. Noi parliamo di respirator, parliamo di tutta la batteria di virus e di batteri da controllare. Influenza. Abbiamo dato delle indicazioni, quindi controlliamo tutto, anche il Covid, non solamente il Covid. La prima lezione viene dal fatto che se tu chiedi a qualsiasi cittadino italiano in questo momento, la cosa più importante che cos'è? È fare in modo che quello che accade, delle malattie infettive, ma accade per i disastri geologici, per i terremoti, se tu chiedi ad un puteolano, uno dei campi fregrei, la cosa più importante è la prevenzione, cioè fare in modo che il fenomeno, più o meno in atteso, ma è sempre atteso, possa essere prevenuto con gli strumenti che abbiamo. Perché noi non sappiamo il quando, ma il se. Non è che dobbiamo fare i menagrami, ma la storia della medicina, la storia dell'infettibologia ci dice che ad ogni periodo potrebbe accadere. Quello che ci deve preoccupare non è quello che accadrà, ma come arriviamo rispetto a quello che accadrà. Cioè noi come ci predisponiamo, perché se siamo preparati non ci facciamo cogliere impreparati come siamo stati in quel tempo. Noi eravamo impreparati. Il cittadino italiano era sgomento. Quando ero alla fontana dello Spallanzani, ho cercato di dire agli italiani, richiamando anche un grande vecchio e santo Papa, Giovanni Paolo II, io dicevo non abbiate paura, perché la prima cosa, il primo errore che non bisognava fare, poi parleremo della comunicazione se vorrai, era quella di dare forza. Perché il primo errore era di dimostrarsi depoli e quindi con un sistema immunitario che conseguentemente ti espone di più ad un nemico che in quel momento era sconosciuto. Quindi la prima lezione è prevenzione. Che significa prevenzione? Come dirò poi anche nel corso degli altri interventi, il tema non è solamente ciò che faccio io come individuo. Cioè come io mi atteggio in una modalità che è appunto quella di prevenire, ma una prevenzione che è di sistema. È la prima risposta che il sistema paese deve dare alla prevenzione e qui richiede una cosa che il ministro per la Vita ha già detto e che mi auguro si faccia e di aumentare le risorse per la prevenzione al 7% del fondo sanitario. Grazie Vaglia. Allora darei la parola al professor Brusaferro, oggi docente a Udine, ma presidente di studio superiore di sanità, portavoce del CTS, anche lui dal primo giorno in trincea davvero. Ecco professore diamoci del tu, anche perché anche allora ti ho disturbato tante volte per chiederti di spiegarmi cosa accadeva e cosa si stava studiando. Ecco la lezione innanzitutto e la prossima risposta. Comincerei da cosa è accaduto in quei tre anni e come diceva Vaglia ci ha accolto davvero impreparati? Intanto grazie e buonasera a tutti e grazie per questa opportunità di condividere questa riflessione. Io credo che a distanza di anni il tema è cogliere alcuni elementi e cercherò di farlo attraverso alcune parole chiave. La prima l'ha già ben illustrata Vaglia, cioè il tema prevenzione. Prevenzione non è soltanto una parola, prevenzione è attività che vuol dire investimento. La prevenzione ha un vincolo e ha un difetto che quando funziona non la vediamo e quando noi non vediamo più il problema tendiamo a dire mettiamo delle risorse altrove perché il problema non lo vediamo. Qual è il punto? Che non lo vediamo perché c'è la prevenzione e qui entra un circolo non virtuoso che noi dobbiamo imparare a interrompere cioè continuare a investire, auspicabilmente ad aumentare gli investimenti tradotti in parole molto povere, i sistemi di sorveglianza che sono nati durante la pandemia e che oggi sono in piedi e che sono in piedi grazie all'impegno dei nostri colleghi a livello territoriale, dei dipartimenti di prevenzione, delle microbiologie, delle ARPA, delle regioni, dell'istituto, del ministero, dello spalanzer, cioè di tutta la rete italiana, beh quello è un passaggio estremamente importante che dobbiamo mantenere e che anche per agganciarci alla prospettiva che dicevi è il primo elemento che se collegato a livello internazionale ci consente di intercettare dei fenomeni, certamente dei fenomeni che come tutte le cose noi intercettiamo i fenomeni che conosciamo, i fenomeni che non conosciamo dobbiamo intercettarli anche con forme diverse per cui il tema della sorveglianza che oggi è in atto ed è ripeto con questa rete ampia è un fenomeno di cui dobbiamo ottenere conto, anche la capacità di intercettare degli elementi che noi non so. Tutto sommato la sorveglianza allora funzionò? La sorveglianza grazie all'impegno di tutti fu una cosa fatta molto in maniera molto intensiva in un periodo in cui tutto sommato la diagnostica si fu costruita lì per lì perché non c'era una diagnostica specifica, il sequenziamento del virus avvenne nelle prime settimane e anche il tampone, poi i tamponi di massa. Tutti i meccanismi, diciamo quelli che noi siamo abituati oggi, poi ne parlerà che del collega industriale, la produzione industriale in quel tempo era artigianale, non per sminuirla, è scientificamente corretta ma fatta dai nostri bravissimi microbiologi da questo punto di vista. Questo è il primo elemento, il secondo elemento che è un tema anche su cui si sta lavorando ma che forse possiamo ancora rafforzare è del tema dei sistemi di sanità pubblica, noi possiamo chiamare Public Health Officer, possiamo chiamarli come vogliamo, però da noi tradizionalmente sono le figure che poi si concentrano ai dipartimenti di prevenzione che sono quelli che sostanzialmente supportano l'autorità sanitaria locale che sono i sindaci nel prendere le decisioni e che poi si declinano a livello erogionale che trovano poi il Chief Medical Officer a livello del ministero. Ecco questa rete è preziosissima perché poi è la catena di trasmissione, da una parte abbiamo i dati dall'altra c'è l'azione che deve essere portata avanti in maniera coordinata organizzata perché questo tipo di rischi non sono localizzati, sono rischi che possono essere localizzati. E' una catena che non era troppo presente, ma che in realtà bisogna rafforzare e per rafforzare occorre anche inserire del personale, vuol dire potenziare, formare e tenere continuamente aggiornata. Il nostro sistema di servizio di sanità nazionale l'ha organizzata nella sua architettura credo che sia importante rafforzarla e coordinarci. Il terzo elemento che mi ero segnato l'ha già citato anche vai, lo passo solo, la consapevolezza e qui entriamo anche sugli aspetti personali di come i nostri comportamenti, questo vale per tutto il tema salute, non soltanto per certamente vale anche per le malattie infettive, che come i nostri comportamenti personali sono legati un po' alla comportamento della comunità e viceversa e quindi noi affrontare problemi di salute, parlo di salute non necessariamente di sanità, vuol dire avere una dimensione dove il mio comportamento contribuisce a determinare un modus vivendi di chi mi sta attorno e chi mi sta attorno in qualche modo. La salute non mi viene erogata ma sono io il primo. Sono un protagonista, in questo senso è molto importante avere questa e questo vale per molte altre cose. Questo devo dire in pandemia l'abbiamo imparato, è stato un evento molto forte. Il nostro comportamento è quello che poi influisce sulla salute degli altri. L'ulteriore elemento è il tema della ricerca, noi abbiamo potuto affrontare, poi ne parleranno farmaci, vaccini, cioè strumenti anche diagnostici, vaccini, altre cose, perché c'era una pipeline di ricerca mondiale coordinata che ha fatto degli sforzi in gran parte coordinata sostanzialmente, che ha fatto degli sforzi straordinari per mettere a punto degli strumenti e per renderli disponibili su base globale. Anche questo è un altro elemento importante che vuol dire ricerca da un lato, vuol dire anche trasferimento tecnologico quindi industrializzazione e logistica per mettere a disposizione banalmente anche le mascherine, detto in maniera molto molto concreta. Prevenzione e potenziamento della sanità pubblica nella sorveglianza, ricerca, queste sono le cose che... Io aggiungerei un'altra cosa, dobbiamo imparare ad essere un po' più flessibili, perché in realtà i nostri meccanismi organizzativi spesso sono in qualche modo organizzati in maniera molto strutturata. Di fronte a eventi particolarmente innovativi viene chiesto di modificare anche le tue architetture banalmente, i tuoi percorsi. Ecco questo... E in quei giorni si faceva giorno per giorno. Esatto, per avere una mentalità. Perché no, vai a... Si è fatto in tempi brevi? No, si è fatto in tempi brevi, sì. Si è fatto in tempi brevi anche perché ci sono stati finanziamenti enormi. Noi in Italia vogliamo fare il vaccino nostro con 30 milioni. I Stati Uniti hanno investito oltre 64 miliardi di dollari. E tanto ci arriviamo adesso con Giacomo Andreose. Però ecco, la flessibilità nella progettazione dei nostri spazi è una cosa molto importante che oggi diventa sempre più necessaria anche per altri motivi, tipo la tecnologia emergente, il turnover rapido della tecnologia, quindi l'adattamento delle nostre strutture, ma certamente vale anche per i percorsi, per gli accessi, per le cose differenziate. L'ultima cosa che secondo me noi abbiamo imparato in maniera molto evidente, devo dire che poi l'Italia è stata promotrice all'interno del G20 di questa iniziativa, recuperando una dimensione, ma poi ne parleremo magari nel prossimo giro, storica che appartiene all'Italia, è il tema della relazione tra economia e salute. Questa è una cosa, la riprenderò dopo, ma il dato che abbiamo imparato è che tu non puoi far crescere un paese se non garantisci salute. Garantire salute è un modo, è un investimento per far crescere anche il benessere, che è un benessere fisico ma anche tangibile, anche di ricchezza economica. Mi ricordo studi economici per cui la velocità in cui si vaccinava poteva far crescere il pill, poteva far ripartire il pill, in effetti l'astrodinale campagna vaccinale che si è fatto in tutto il mondo, in Italia, in Europa, ha fatto ripartire poi il paese abbastanza rapidamente. Questo è vero per quello ma vale anche, penso, per le malattie, parliamo di prevenzione cronico-degenerative, una serie di patologie, se tu garantici, voglio dire, una riduzione dell'obesità per essere molto concreta, ovviamente favorisce, da una parte riduce soprattutto la qualità della vita di chi poi ha questo problema, ma soprattutto consente di far crescere la comunità e la sua ricchezza. Va bene, allora invece al zio di Angelini Farma, Jacopo Andreosi, a lui invece mi vorrei concentrare visto che in questa prima fase stiamo cercando di scavare su quello che è avvenuto. Ecco, va riconosciuto che magari qualcuno non sarà d'accordo, c'è qualche, come dire, nemico di Big Farma, che normalmente no, nel sentire comune spesso appunto si si attaccano le farmaceute, in realtà la filiera farmaceutica in questa esperienza, il covid, di fronte a questa emergenza ha risposto con una esposta straordinaria, sia mostrando resilienza alla produzione ma soprattutto poi realizzando un vaccino in tempi record, un nuovo vaccino. Adesso chi si è inventato quel vaccino facendo ricerca ha ricevuto anche il premio Nobel per la ricerca, un vaccino in meno di un anno. Dalla sua esperienza anche precedente ad Angelini, per esempio ha seguito la produzione di un antivirale per il covid, anche quello prodotto in tempi brevi. Angelini, io almeno me lo ricordavo, ma in realtà ha avuto pure Angelini un ruolo da protagonista perché, insomma, è importante perché produce come voi saprete molti di voi la muchina che allora è stata ribattezzata l'oro trasparente. Quale lezione è stata per l'industria farmaceutica, Andreos? Ecco, possiamo dire che oggi abbiamo più armi dopo questa esperienza per una prossima pandemia dal punto di vista dell'anno. Grazie per l'invito. Si, ha detto molte cose giuste, di fatto è stata una risposta senza precedenti a un evento senza precedenti. Quindi partendo dall'antivirale, ci ricordavate appunto che i lockdown sono iniziati a marzo del 2020 in Italia. Io all'epoca ero a Filadelfia negli Stati Uniti con un padre a 85 anni a Milano, quindi con chiaramente molto stress per la distanza di diverse miliardi di chilometri e vedendo le immagini dei camion militari di Bergamo, come tutti ci ricordiamo, il primo maggio del 2020 l'Auto Regolatorio americano approvava con quello che loro chiamano Emergency Use Authorization, quindi autorizzazione straordinaria, l'antivirale per il Covid, quindi a maggio del 2020, che è rimasto poi lo standard nel paziente ospitalizzato con necessità di ossigenoterapia. Quindi veramente una rapidità mai vista dovuta al fatto che comunque questo prodotto, questo farmaco, aveva dimostrato una certa efficacia in coronavirus precedenti, quindi c'era un razionale scientifico perché questo potesse funzionare anche sul Covid e per fortuna la ricerca. Esattamente, quello che diceva la professora Brusaferro. Lei ha ricordato i vaccini, l'Istituto Superiore della Sanità americano, l'EniH, ha distribuito, ricordava anche il professore Brusaferro, la sequenza del coronavirus a inizio del 2020 e a dicembre del 2020 avevamo già i vari vaccini, quindi a tempi di record. Di solito il sviluppo dei vaccini richiede tre anni, quattro anni, cinque anni o anche di più a seconda della metodologia. Come ci ricordava lei, anche con una modalità completamente diversa, quella dell'RNA messaggero che non esisteva fino a pochi anni prima. Ci ricordava anche l'esempio di Angelini in Italia dove intrincea erano in particolare le persone della produzione, con grande senso di sacrificio come gli operatori sanitari nel nostro sito di Ancona, il nostro sito di Casella vicino a Genova. Sono riusciti in poche settimane a raddoppiare la produzione, siamo riusciti a donare alla protezione civile centinaia di migliaia di flaconi di amuchina e quindi l'industria farmaceutica ha risposto in maniera importante a questo evento senza precedenti, ma in grande collaborazione con le autorità sanitari. Questi sono tutti strumenti, diciamo esperienze che ora ci rimarranno lì. Per la prossima pandemia alcune cose sono già state dette e ci sarà, non facciamo immenagramo però di fatto la domanda è quando e quale. Esatto, infatti arriviamo alla seconda e comincerei questa volta da Brusofero. L'OMS parla di, ha evocato forse esagerando questa malattia X dicendo appunto non sappiamo il quando ma il se non è in discussione. In realtà forse qua sarete d'accordo, si parla anche di pandemie silenziosi che già esistono, c'è quella dei batteri. E' leggevo questo studio di Lancet che ho condiviso con voi, ci sono stati 7,7 milioni di morti per infezioni batteriche, è la seconda casa di morte nel mondo e 5 milioni di queste morte sono provocate da superbatteri che sono resistenti agli antibiotici, questa è la battaglia contro resistenza antibiotica di cui si parla troppo poco e magari adesso è già cominciata. Oppure il vettore potrebbe essere una zanzara, adesso si parla di malattie tropicali, oppure la viaria di cui si parla tanti anni, è monitorata la via. Ecco, Brusaferro cominciamo da te, il clima, l'ambiente, cosa bisogna monitorare? Io credo che noi viviamo in una situazione che ha molte fragilità e molte criticità, alcune le hai già citate, c'è il tema dell'antimicrobico resistenza ma io partirei ancora prima dal tema delle guerre, anche oggi nelle varie tavole con momenti che ho avuto il piacere di poter ascoltare, si parla di proiezione dove milioni e milioni di migranti ci saranno legati al clima, alla desertificazione piuttosto che alle inondazioni, questo innalzamento delle temperature non vale per l'ità, vale per tutto, è un tema globale, stiamo parlando a questo modo, il tema climatico è un altro tema importante, c'è un bellissimo lavoro sull'ansia che mostra come l'innalzamento di alcune temperature cambierà anche nei nostri climi, io vengo dal nord-est, la presenza per esempio dei vettori, con i vettori e con migrazione di persone. Zanzare, su fondamentale. Zanzare ma anche con persone che provengono da luoghi dove alcune patologie sono presenti, fanno da serbatoio e possono... E' stata ritrovata la zanzera della malaria in Puglia. Ecco quindi è un'evoluzione che è tutto molto collegato, non a caso, questo concretamente, oggi si parla di One Health che qualche volta sembra una cosa molto astratta ma che in realtà dice una cosa che forse i nostri vecchi traducevano in maniera molto concreta, cioè se tu vuoi soprattutto i contadini, vivere insieme con gli animali sia per produrre alimenti sia per compagnia, vivere insieme ad altre persone, in un ecosistema dove la qualità che è sano, quindi ti permette di vivere sano, è un po' l'obiettivo per garantire salute, quindi trovare un equilibrio tra questa cosa. One Health in fondo vuol dire questo, oggi One Health è molto attenta al discorso antimicrobico resistenza, poi c'entriamo, però ecco quello che vorrei dire, noi viviamo molte crisi contemporaneamente che si declinano e che ovviamente ci creano anche molta ansia, allora le crisi le abbiamo però è altrettanto vero che abbiamo anche degli strumenti e che in qualche modo strutturarci per affrontare anche socialmente questo tipo di problematiche è importante perché possiamo conoscerle, possiamo cercare di interpretarle, non sempre possiamo prevederle, possiamo però cercare di studiarle al meglio e in questo senso uno degli effetti anche se volete di questa pandemia è stato che il nostro Paese ha investito anche sull'ambito ambientale, si chiama PNC e oggi un po' tutti... Pia mazzale complementare legato al PNRR? E che si ha creato sistema SPS che fa da pandan con le arpa, quindi c'è un tema di monitoraggio del cambiamento climatico ed ambientale che insieme all'arpa che mette insieme i dati sanitari insieme alla sorveglianza o alla sorveglianza delle aquarefle. Quindi diciamo alla preoccupazione forza numero uno è il cambiamento climatico? Certamente quello è un elemento ma c'è anche tutto il tema per esempio del particolato, oggi il dato più recente che esce sul Barden of Disease ovvero sia il carico di malattia e i fattori di rischio che lo determinano che è stato prodotto da Lancet questa settimana dice che nel 2050 il primo fattore di rischio sarà il particolato che andiamo a respirare, il che vuol dire attenzione a come produciamo, a cosa produciamo, al tipo di riscaldamento, le energie rinnovabili, il che vuol dire però anche tutta questa serie di cose tradotto per esempio rispetto al tema che tu citavi dell'antimicrobico resistenza vuol dire per esempio uso consapevole dell'antibiotico. Che poi mi dicevi che l'antibiotico noi pensiamo no al consumo dentro casa ma in realtà il consumo più importante è con gli animali. 60% del consumo è di animali e nell'animale per produzione alimentare. E qui ritorna il guanelta appunto. Esatto, dopo di che c'è il tema che poi tu lo espelli questo antibiotico finisce nei sistemi fognari quindi percola nelle falde e si chiude un cerchio da questo punto di vista. Allora l'uso l'antibiotico è fondamentale senza quello certe patologie moriremmo. Tra l'altro qui è fondamentale la ricerca sui nuovi antibiotici, una ricerca che spesso non è tanto come dire che non è molto remunerativa quindi non è molto gettonata. Per questo dovrebbe incentivarla. C'è un'incentivazione oggi a livello di Unione Europea, c'è anche il nostro Paese sta investendo, certamente questo è uno di quei beni che dobbiamo da una parte salvaguardare per salvaguardare la prima cosa e usarla in maniera appropriata. Se lo usiamo in maniera inappropriata andiamo a selezionare microorganismi che poi sviluppano la resistenza. Il secondo evento è laddove però si sviluppa la resistenza e possiamo controllarla in parte, dobbiamo poter disporre di nuovi principi attivi in grado di sconfiggere i microorganismi resistenti e per questo serve ricerca, ricerca che poi trova applicazione e disponibilità e accessibilità da parte degli utenti. Questo è un elemento estremamente importante. Quindi quello che fondamentalmente credo sia importante in termini di sanità pubblica è quello di essere preparati a censire questi rischi, avere un sistema di monitoraggio connesso certamente tra regioni, centrato col ministero come punto di riferimento, l'Istituto Superiore per altri aspetti e le agenzie nazionali che si occupano di questo, ma che sostanzialmente ci consenta di comprendere e collegati anche con il resto dei paesi perché questi sono fenomeni che non hanno un confine amministrativo, non finiscono con un comune, soprattutto quando parliamo... E neanche un confine nazionale, no? Sì, dicono, cioè quando parliamo di cambiamento climatico è un qualcosa che tocca, che noi gestiamo, a cui contribuiamo ma che anche possiamo affrontare in maniera coordinata. Non so se vuoi che affrontiamo ancora il tema dell'antimicrobico, se no... Ma guarda, proprio un accenno, se tutto sommato è vero che si può definire una pandemia silenziosa, proprio... Ma diciamo che il tema MR è un tema che rappresenta anche prima, l'Italia purtroppo non brillava e non brilla nel consumo di antibiotici, anche una volta con tutta una serie di differenze, ci sono tra i vari setti... Posso testimoniare, mia socia era quando mia figlia è malata, dici, dagli antibiotico ancora... Ecco, il problema vero... Esatto, lo Zidromax lo conosce tutti quanti, immagino... Quindi il problema vero è quello di usare l'antibiotico quando c'è l'indicazione e li va usato e va usato in maniera appropriata, nel dosaggio giusto, per la durata giusta, un sottodosaggio per esempio porta a selezionare dei microorganismi resistenti, quindi usarlo quando è necessario. L'altra cosa è non scambiarcelo perché in realtà spesso avanza delle pastiglie, però do l'amico, non è una forma, non è un ricostituente, un integratore, ecco, è un principio attivo che va usato, è potentissimo, ma solo se usato appropriatamente fa il suo affetto. Ancora una volta, questo è un elemento importante perché è dove il nostro comportamento individuale influenza, perché se io poi faccinito lo sviluppo di un cepo resistente, questo non si ferma a me, ma circola e quindi in realtà il mio comportamento diventa un problema e dopo di che c'è tutto il tema per dire animale e quindi devo dire che qui in Italia i nostri veterinari hanno fatto un lavoro straordinario, negli ultimi anni con la ricetta elettronica c'è stato un abattimento molto significativo, il che vuol dire che nel nostro Paese si possono raggiungere questi risultati. L'ultima battuta, ma qui credo che il professor Vagia può sicuramente entrare ancora più nei dettagli come direttore della prevenzione, noi abbiamo un piano che si chiama Piano Nazionale per l'Acconto dell'Antimicrobico Resistenza che ha affronto al tema umano, il tema animale e il tema identale, che ha degli indicatori, ha dei finanziamenti non enormi, ma qualcosa c'è, che ha ingaggiato tutte le nostre regioni. Credo che noi abbiamo anche una roadmap per fare delle cose concrete e credo che questo sia un'occasione per poter affrontare un problema concreto che oggi abbiamo senza rimanere solo in attesa di qualcosa che potrebbe avvenire. Ci auguriamo di affrontare questo in maniera efficace e ci mette nelle migliori condizioni per affrontare anche altre situazioni che magari conosciamo meno. Vagia che ogni tanto mi scuoteva la testa perché giustamente tira le orecchie giornalistiche e tendono i giornalisti a creare allarmismo spesso, come se noi inseguissimo ogni tanto una pandemia per poterci titolare. Comincerei da qua, sugli allarmi, che forse a volte sono eccessivi, continuo, alcuni colleghi inseguono le nuove varianti del Covid come se fossero una minaccia e mi piace di ridere, sorridere, quando parliamo di varianti. Faccio un brevissimo ricordo, eravamo gli unici, all'epoca ero direttore dello Spadanzani, parlavamo con le colleghe, erano tutte donne del Sudafrica e della variante omicron che allora avevano, diciamo, isolate per prima. Tutti parlavano della variante omicron, dicevamo scusate, di cosa parlate? Le colleghe ci avevano detto che questa variante determinava una grande contagiosità del virus, ma così come determinava una grande contagiosità, altrettanto rapidamente si abbassava e diminuiva, perché allora, guardavamo per distritti, quel distritto era cresciuto, poi si abbassava, risaliva a quell'altro e si abbassava e diminuiva, diciamo, la patogenicità, cioè era praticamente meno pericoloso. Io voglio dire, guardate, tanti tuoi colleghi, indotti anche da tanti miei colleghi, continuavano in questa, la comunicazione è stata... tu l'hai chiamata un po' di un'ideologia quasi... Cognismi, è diventato, è che ha prodotto delle cote ancora oggi, per cui oggi tu non puoi parlare di certe cose perché rischi di essere strattonato da una parte e dall'altra, mentre la scienza deve essere libera, deve essere libera, non puoi, come dire, su certe cose sentirti più una, ecco appunto, non può essere politizzato. Non puoi fare bandiere, come purtroppo è caduto. Volevo dire, però, oltre le cose che da maestro ha detto Giasivio Busaferro, un'altra cosa per quanto riguarda l'antibiotico resistenza, che non chiamerei pandemia, perché scordiamo su questo termine, anche perché ben prima della pandemia l'OMS aveva detto che era il nostro programma, dovevamo lavorare su quello, ma se noi pensiamo alla sostenibilità del sistema di cui abbiamo bisogno, perché il tema è sicuramente finanziare molto e di più, è meglio il servizio sanitario nazionale, ma il tema è anche un suo efficientamento, intervenire sulla prevenzione significa intervenire sulla domanda e non c'è nessuno che si occupi proprio di minima economia che non comprenda, come in un mercato, se tu diminuisci la domanda evidentemente risparmi. Fare la lotta dell'antibiotico resistenza significa, oggi, non domani, risparmiare 1,3 milioni di giornate di degenza ospedaliera. 1,3 milioni, vogliamo fare una media di quando, siccome molti vanno in rianimazione, che costa tantissimo, allora una media tra rianimazione che costa più di 2000 euro al giorno e un posto di degenza, diciamo, in medicina che può costare 500-600 euro al giorno, fate la media di quanto può costare 1,3 milioni. Le agenzie internazionali hanno stimato che da qui a 2050 noi potremmo spendere per l'antibiotico di resistenza in costi diretti 4,5 miliardi di dollari o di euro. Capite di che cosa stiamo parlando rispetto alla sostenibilità del sistema, però anche qui, l'ha detto ma io voglio esplorarlo un po' di più, il tema non è solamente convincere il cittadino a consumare meglio l'antibiotico, il tema non è non consumare l'antibiotico, il tema tra l'altro è non rincorriamo nuovi nuovi nuovi antibiotici, perché ce ne sono di buonissimi, si tratta di utilizzarli nel modo e nel momento giusto, affidandosi soprattutto al medico e non al dottor internet, come vogliamo chiamarlo, ma il vero tema che noi abbiamo davanti è come il sistema si adegua, è armonico rispetto all'individuo, lo ribadisco perché se poi voglio dire gli allevamenti intensivi in Italia meno, grazie a quello che fanno i dipartimenti di prevenzione, anche i naz fanno lavoro egreggio, ma nel mondo è quello che accade, una logica di visione oltre il cortile, quello che accade fuori là fuori ci interessa, è quello che accaduto a Wuhan, quello che accaduto a Wuhan ci siamo ritrovati qua, tu hai parlato, chiudo su questo, della via aria, io non mi spavento e ne rincorro qualche collega che fa la dichiarazione, adesso la via aria calma, in Italia e in Europa zero, ci sono due casi, vi ho portato anche i numeri, se volete potete sapere quanti sono nel mondo, sono 13, sono 7 in Cina, 2 negli Stati Uniti, 2 in Cambogia, 1 in Austrailia e 1 in Vietnam, non ci dobbiamo preoccupare, non ho detto questo perché lunedì io ho convocato e questo dobbiamo fare, il direttore della prevenzione in Italia convoca lunedì i direttori dei laboratori di virologia e di microbiologia per capire cosa sta succedendo, questo dobbiamo fare, sempre prepararci, predisporci in un atteggiamento di prevenzione. Il direttore della prevenzione ha preparato perché no si è detto nell'emergenza di anni fa non eravamo pronti, non era stato aggiornato il piano pandemico, il direttore della prevenzione, il piano pandemico nuovo è stato fatto, aggiornato, in realtà non è stato ancora approvato, a che punto siamo? Tanto ti corrego se mi permetti, non è stato aggiornato, questo è un altro errore, quando io ho firmato il piano pandemico subito qualche politico, ovviamente non faccio nome perché non faccio politica, ha detto è il nostro piano, quello è il nostro piano, dopo che dall'altra parte hanno detto ma no, non è il tuo piano, anzi se ha fatto il tuo piano ha sbagliato, ma non è così, intanto perché i piani pandemici non ce n'erano, giusto Silvio, c'era il piano che si chiamava Pan Flu, il piano antinfluenziale, che non c'entra niente al piano pandemico, il nostro piano pandemico è un piano, non fosse altro, diciamo originale perché è il primo per questo, perché non ce n'erano, è stato, posso dire, è stato apprezzato da tutta la comunità scientifica, non c'è un collega, anche qualcuno che fosse non mi ama troppo a tutto dire, ma ha fatto un piano apprezzabile ed è stato sostanzialmente condiviso anche dalle regioni, c'è stata qualche osservazione e noi l'abbiamo ripreso, per cui il piano è quasi pronto, io sono certo che verrà approvato, ci sono lì dei principi che rispecchiano anche quello che io ho sempre pensato, intanto la libertà individuale, non ci sarà, non è previsto obbligo vaccinale, c'è la volontarietà dell'accesso al vaccino, l'universalità ma anche la volontarietà, c'è la responsabilizzazione del cittadino, cioè noi non andiamo da nessuna parte se vogliamo imporre, perché chi voleva vaccinarsi non si è vaccinato, anzi ha azionato anche qualche atto, come sappiamo, fraudolento, e poi adesso abbiamo le gode giudiziarie, non argomenti di cui mi occupo. Qualcuno però ti ha detto che in quel piano ci sono le chiusure. Allora che cos'è un piano? Un piano è la scrittura di quello che può accadere, se sei bravo devi dire cosa può accadere e in base a quello che accade cosa devi fare, quindi declinando da 0 a 10 una cosa, se sei gravissima devi fare quello che anche le mie nipotine in America farebbero, cioè se voglio dire se io e te siamo insieme, tu sei malatissimo, io no, la tua responsabilità ti dovrebbe portare a stare a casa, non ti devo obbligare, è una tua responsabilità, cioè io ti voglio convincere che se tu hai dei sintomi influenzali, respiratori, stai a casa figlio mio, non andare a scuola. Quelle misure se sono eccezionali sono determinate da fatti eccezionali, dopodiché noi prevediamo nella ordinarietà che le decisioni vengano prese da chi, non solo da un uomo, quindi non è per criticare chi l'ha fatto in quel momento, è un'altra storia, ma vengono diciamo assunte sicuramente dal governo ma anche dal legislatore, quindi dal parlamento, dalle regioni, quindi c'è come dire una cabina di regia che prevede che ci sia l'esecutivo, il legislativo e anche le regioni, ma soprattutto io insisto su questo, c'è una corresponsabilizzazione del cittadino, cioè il cittadino non voglio più sentire che parli di democratura a torto o a ragione, a torto o a ragione, questo è il cuore di un piano che evidentemente non può non essere approvato perché noi mai più ci dobbiamo far trovare impreparati. Bene Vaglia grazie, chiarissimo. Androssi io mi ricordo pure che ne ho scritto anche diverse volte sul giornale, il governo italiano ma anche l'Europa, l'Italia devo dire ha partecipato alla produzione dei vaccini, soprattutto nelle fasi finali, l'infialamento, noi in Italia siamo molto bravi, non tutti lo sanno, nel fare farmaci, nel produrre vaccini, diciamo la manifattura manca la ricerca, però già durante la pandemia si era tentato di fare un vaccino sia italiano o comunque si è parlato a lungo di fare in modo che l'Europa, noi alla fine siamo stati dipendenti dai vaccini arrivati dagli Stati Uniti oltroceano e che l'Europa e l'Italia raggiungissero una sorta di indipendenza e autonomia vaccinale, però non mi sembra che questi sforzi finora siano stati raggiunti, lei chiederei appunto, forse c'è un problema l'Europa e l'Italia sulla ricerca e lo sviluppo dei vaccini o comunque delle terapie così importanti non è forse l'ecosistema più favorevole, c'è solo una legislazione in Europa che dovrebbe fare una riforma della farmaceutica che forse non offre poi tutti questi incentivi per fare ricerca, oggi c'è una grandissima competizione tra i Paesi per produrre, si parla di asset strategico, cioè la difesa e poi la salute nel senso dell'organizzarsi, come sta messa l'Europa e l'Italia. Guardi o guarda, eravamo passati al tu, volendo vedere il bicchiere mezzo pieno, in realtà il vaccino AstraZeneca Oxford non è un'azienda dell'Unione Europea però Regno Unito, quindi sempre Europa, anche Biontech che poi è vero, ha avuto bisogno del muscolo Pfizer per la distribuzione su scala, comunque appunto parte tedesca, anche il ceo di Moderna, un francese volendo andare proprio a vedere un po' di zampino europeo in molte altre cose, il professore alludeva anche all'investimento del governo americano nell'operazione, come la chiamavano loro Warp Speed, il leader di quell'operazione è un Belga di origine nord-africana, quindi un po' di zampino europeo c'era nel roll out dei vaccini e come ricordava lei l'Italia è un'eccellenza da un punto di vista di produzione sia dei vaccini che di farmaci anche molto avanzati e quindi abbiamo partecipato in quel senso. Venendo alla seconda parte della domanda, che è quella sull'Europa, esatto, fosse il bicchiere mezzo vuoto, sull'Europa come un'area attrattiva per gli investimenti sulla ricerca e lo sviluppo c'è una proposta di legge che è stata inizialmente votata dal Parlamento europeo uscente, quindi poche settimane fa, su cui ci sono delle perplessità, quindi ci sono degli elementi positivi, per esempio un maggiore accesso alle agenzie regolatorie con trasparenza e dialogo tra l'industria e l'agenzia regolatoria, però ci sono degli elementi di grande preoccupazione come la diminuzione della protezione e quindi questi sono parti che possono disincentivare... La protezione dei dati, non esattamente del brevetto che molto spesso... I competitor non accedono al file dei dati, al dossier dei dati e questo si riduce e quindi diventa meno attrattivo. Quindi può disincentivare l'innovazione a livello europeo, già l'Europa è vista da aziende americane o asiatiche un pochino come complessa con sistemi sanitari molto diversi, prezzo e rimborsabilità molto fermentati e quindi se disincentiviamo anche l'innovazione con legislazione che limita la protezione dell'innovazione questo può diventare ancora controproducenze per l'Europa. Chiarissimo, allora, Bursaferro, tornerei a quello che poi diceva anche Vaglia, stavamo parlando del piano pandemico, della gradualità da 1 a 10, atti straordinari di fronte a eventi straordinari e quindi questa gradualità. Tornando indietro, nella pandemia, nei tre anni ti ricorderai benissimo perché eri lì insieme ad altri, al Comitato Tecnico-Scientifico, a pensare a questi strumenti di intervento graduali che sono stati graduali, sono arrivati anche quelli più radicali, lockdown, quelli che forse hanno fatto più male la chiusura delle scuole, hanno funzionato, sono strumenti che secondo te comunque in base all'emergenza devono essere sempre considerati come un possibile strumento e poi noi cittadini abbiamo imparato qualcosa perché come dicevate, avete sottolineato più volte vostri interventi, si parte dalla responsabilità individuale quindi quello che abbiamo imparato, magari l'uso della mascherina che oggi magari non c'è proprio bisogno, qualcuno ci si è affezionato, la usa secondo me anche all'aperto quando non c'esserebbe bisogno, oppure il lavarsi le mani, che è forse l'atto più semplice ma quello più efficace. Io credo che ne abbiamo già parlato, già stato introdotto il tema, consentiremi un accenno storico, la gestione degli eventi pandemici che hanno accompagnato la storia dell'uomo da sempre, ha trovato una prima sistematizzazione, chiamiamola di sanità pubblica, proprio in Italia nell'Alto Adriatico e della Serenissima. La Serenissima a partire dal 1400 ha costruito un sistema di gestione, 1400 ricordo a tutti la microbiologia, quindi la scoperta dei microorganismi, dei batteri, dei virus, è avvenuta nell'800, quindi molti anni prima, è riuscita per motivi di tutelare i propri commerci, la propria ricchezza. Venezia ricordo non conquistava territori, governava i punti di commercio sostanzialmente e governava il commercio con l'est, quindi con tutta la parte con la Cina sostanzialmente. Era una potenza. Era una potenza. Ecco, ha messo appunto dei sistemi perché va accolto che la presenza di una pandemia in quel caso avrebbe portato a un disastro anche economico. E che ritorniamo all'economia. E quindi aveva messo insieme una serie di misure, date dall'osservazione empirica, perché certamente a quel tempo non c'era la microbiologia, non c'erano i test diagnostici, non c'era, che però portava a che cosa? Intercettare precocemente, quindi sorveglianza, sistemi informativi, gli eventi o i territori dove si diffondevano delle patologie che portavano a morte. E hanno inventato lo strumento. Hanno inventato una serie di strumenti, l'Azzareto, la quarantena, la contumacia, la bonifica delle merci, la prima mascherina, che oggi è una maschera del carnaval di Venezia, dentro quel nasone c'erano delle erbe disinfettanti lateriache anche, che in qualche modo avevano un po' che poi oggi sappiamo avere qualche potenza disinfettante, che nascevano come esigenza di evitare l'olezzo che c'era qualche volta dai malati, dalla peste bubonica e anche qualche modo inconsapevolmente facevano. Ma la stessa avvestizione del medico della peste è in qualche modo, qualche volta mostriamo queste slide, era quello che noi oggi viaggiamo con l'FFP3 piuttosto che con le tute in Thai e che così via. Loro hanno fatto un sistema che ha funzionato, hanno messo anche un'autorità importante, che era il magistrato della Salute, che aveva un potere molto importante proprio perché attribuivano grande importanza al tema Salute. Allora, oggi tutte queste misure, in una epoca dove c'è fondamentalmente una leadership anglosassone da questo punto di vista, le chiamiamo non pharmaceutical intervention oppure interventi non farmacologici e questo pool di interventi è quello che ha informato sostanzialmente l'approccio alla pandemia che l'Italia ha adottato e che poi... Cioè non ci siamo inventati niente e abbiamo visto... Abbiamo adattato sostanzialmente l'approccio laddove mancavano le conoscenze, man mano che poi, da lì la ricerca, le conoscenze si sono sviluppate, sequenze efficace, altre cose, poi si sono adottati strumenti che hanno cambiato certamente la storia rispetto a quanto avveniva nel passato. In una fase però dove non conoscevi quegli strumenti sono strumenti, io la chiamo una cassetta degli attrezzi, dopodiché come ogni cassetta degli attrezzi devi usare l'attrezzo giusto al momento giusto, nel contesto giusto, non c'è un attrezzo universalmente valido per tutto, dipende dove ti trovi, in che contesto ti trovi e se sei in una grande città, se sei in una zona montana con scarsa adessità di abitazione, ci sono tutta una serie di modellistiche, adesso non è il tempo questo per entrarci, però quello che il concetto che mi piacerebbe passasse è il concetto che noi abbiamo una cassetta degli attrezzi, che dobbiamo ai nostri avi, di cui che dobbiamo essere orgogliosi, che dobbiamo ottenere attiva e modellare in funzione dei contesti, senza dire uso per forza quell'attrezzo o quell'altro, lo uso quando ci sono delle condizioni perché so che funziona in qualche modo, tutti gli attrezzi che abbiamo usato, scusate questa parafrazione, sono stati poi valutati dal punto di vista epidemiologico, ci sono pubblicazioni che hanno mostrato l'efficacia e che hanno mostrato l'efficacia nel nostro paese anche in altri paesi, perché questo è un altro elemento importante soprattutto quando parti nel nuovo è importante poi verificare un approccio se questo è stato efficace o meno e modellarlo in funzione di questo, però è importante avere contezza che non c'è la pallottola magica, esiste una organizzazione che ha una serie di attrezzi e che usa col consenso, perché poi in un sistema democratico poi questo è l'altro passaggio, abbiamo imparato che le democrazie elettorali e i contesti dove c'è maggior fiducia nella sanità pubblica o comunque nelle istituzioni sono quelli capaci di ottenere migliori risultati di fronte a eventi come questi, li modelli ovviamente dentro questo sistema, questo io credo sia il grande insegnamento, dentro questo vale quello che ti ho detto, oggi il lavaggio delle mani sappiamo essere lo strumento più potente anche a livello a casa per ridurre la trasmissione di microorganismi e questo vale l'altra cosa ancora che abbiamo è più importante, in questo senso c'è un progetto che CCM finanziato anche dal ministero che vede coinvolta alle regioni di porre particolare attenzione a dei setting particolarmente fragili, noi abbiamo dei setting quali sono per esempio le case di riposo o l'RSA dove concentriamo persone che sono immunologicamente più fragili un po' per l'età, un po' per le patologie che in caso di agenti infettivo sono più a rischio di altri e quindi importante che si ponga una maggiore attenzione per proteggere queste persone più fragili. Vaya che pensi di questi strumenti? Mi piace la cassetta degli attrezzi, il problema vero è quando utilizzare questi attrezzi e se utilizzi questi attrezzi in un tempo prolungato oltre necessario, questo è il tema. Durante la pandemia il lockdown secondo me ma l'ho detto in epoca non sospetta protratta nel tempo ha creato problemi nei giovani, è aumentato il problema dei giovani e davanti a tutti, adesso conoscete tutte le statistiche che sono venute fuori, quanti ragazzi hanno avuto problemi anche psichologici, la dipendenza, è stato un problema, gli attrezzi sono anche quelli, declinati da 0 a 10 sono anche quelli ma vanno utilizzati come granosaris e soprattutto io qui l'ipocrisia, perché tu sei un maestro per carità, ma qualche collega tuo del cts io non la sopporto, se qualcuno oggi mi dice quando io dicevo e sono stato massacrato da alcuni componenti, dice ma come direttore Spallanzana dice non bisogna vaccinarli i bambini, io non ho mai detto che non bisogna vaccinarli i bambini, ho detto un'altra cosa, l'ho detto all'epoca e la redico oggi, che bisogna utilizzare come dice mio amico Mogol, deve essere sintetico, povero ma soprattutto deve dire la verità, cioè mettere sulla bilancia rischi o benefici, io non vedevo in quel tempo i benefici, cioè secondo me i rischi erano maggiori rispetto ai benefici, oggi non vuoi venire a dire a distanza di tre anni per rifarti una verginità, perché metti il rischio, cioè quando parli del piano pandemico, cioè attenzione agli ismi, questo è il mio tentativo di restare in equilibrio, quando tu dici che oggi no ma è lo contrario a vaccinare i ragazzi perché c'è stata quella ragazza che è morta in un caso, può capitare per carità ma è capitato, a quel punto scappano tutti rispetto al morto, io ero contrario a vaccinare i ragazzi, non è vero, c'era chi e io lo voglio dire, riconturlo anche al lavoro che ho fatto io insieme con i miei colleghi in un documento formale dello Spallanzani in cui dicevamo bisogna fare attenzione, così come eravamo contrari e lo sarei sempre e comunque di utilizzare i ragazzi come strumento di protezione della salute collettiva, vi ricordate quando si dicevano che ragazzi erano degli untori, quindi vacciniamo i ragazzi così quando vanno a casa dei nonni, questi nonni non si ammalano, ma è gravissimo, tra l'altro è un errore di sanità pubblica, gravissimo, quindi bisogna essere chiari sulle cose, dire sintetici poveri ma anche veri, bisogna dire la verità anche che il vaccino può avere così come qualsiasi altro farmaco tanti effetti collaterali anche gravi, questo se tu mi chiedi ancora torniamo a piano pandemico, è ben delineato e ben scritto in questo non nuovo, questo piano pandemico che risente come è giusto che sia anche dell'impostazione del direttore generale della prevenzione che è diversa da quello che c'era prima. Grazie, grazie Vagia. Se posso però vorrei precisare alcuni elementi perché io credo che come abbiamo detto c'è da valutare però che ci si muove dentro un corpus di evidenza scientifica e regolatorio per cui i farmaci ma come si dicevano i vaccini si sono mossi dentro sistemi autorizzativi EMA prima di tutto che raccordati peraltro con FDA poi approvati dalle nostre agenzie e dentro queste approvazioni con queste indicazioni, no no no ma volevo dare un qua non ho detto che volevo precisare che comunque le scelte vengono fatte all'interno di meccanismi autorizzativi che tengono conto della sicurezza delle cose e che prevedono anche degli effetti collaterali, ogni farmaco ha degli effetti collaterali e della qualità e della qualità che danno ovviamente nel perimetro del quale poi può essere utilizzato in maniera più o meno estensiva e quello fa parte della discrezionalità però il messaggio è che comunque anche nel periodo diciamo emergenziale così stato con la disponibilità di questi farmaci sono avvenuti dentro i sistemi di autorizzazione sostanzialmente senza i quali nessuno mai avrebbe fatto in nessun paese peraltro non soltanto da noi sostanzialmente questo è un elemento anche le approvazioni accelerate sono venute comunque sulla base di studi randomizzati controllati sono state invece di essere messi in consecutivo sono state messi in parallelo ma di fatto i dati sono stati acquisiti e sono stati fatti e su quello sono state costruite le varie cose dopodiché come giustamente diceva ci sono delle discrezionalità nell'uso degli strumenti che sono soggette a ovviamente la sensibilità al contesto probabilmente anche a livello di conoscenze il meccanismo di cui abbiamo parlato è che lavorare con una conoscenza approfondita vai a detto correttamente prima abbiamo pan flu erano piani legati all'influenza questa non era un'influenza e l'abbiamo visto molto bene tra virgolette e quindi in realtà i piani che tu fai per l'influenza hanno delle indicazioni ma certamente non tengono conto di una complessità che quella che emerge da un dato nuovo e dato nuovo implica che tu raccogli dati per quello io enfatizzato molto i dati sulla base dei dati poi costruisci dei modelli raccogli e sui modelli le previsioni vai a verificare e mai a sostegnere le indicazioni esperienze dati numeri questo x vuol dire che non c'è prima avevamo la flu prima l'indicazione mondiale era sulla influenza questo invece contro tutti i virus esatto però i dati sono importanti perché coi dati costruisci grazie ai colleghi matematici ai modellisti dei modelli su cui puoi fare delle ipotesi di comportamento rispetto alle quali poi ci sono delle scelte che fa poi ovviamente che non fa al tecnico perché poi alla fine viene riportata una scelta soprattutto quando hanno valenza così ampia ha una valenza giustamente che ha a che fare con i nostri rappresentati è una scelta della comunità a quel punto decidere come declinare le cose era solo però precisare sempre da discutere su questo ci sarà sempre da discutere allora indice è stata invocata vai a me dire la orecchia perché parlo ancora uso il termine pandemia no però si è detto forse giornalisticamente esagerando che la pandemia ha provocato questa altra pandemia della salute mentale di cui abbiamo pagato il prezzo un prezzo molto salato che ancora se ne vedono le tracce un dato il governo si è inventato questo bonus psicologo e con pochi fondi perché i fondi mancano sempre fondi per circa 30 mila per tutto ragazzi persone sono arrivate 400 mila domande quindi c'è un fabbisogno di assistenza psicologica enorme ecco su questo angelina ha più di un'iniziativa mi sembra di capire però si come dice giustamente il la pandemia ha creato una specie di tsunami di salute mentale quindi o per l'isolamento e quindi o per l'ansia della malattia al dolore per la perdita di un congiunto ci sono stati una serie di fattori scatenanti che hanno creato un aumento di queste malattie significativo un paio di dati i disturbi depressi maggiori dopo la pandemia sono saliti del 28% quelli d'ansia del 26% a livello globale quindi dati abbastanza importanti e soprattutto nei giovani per i giovani sono stati tra i più colpiti da questo tsunami di salute mentale e un giovane europeo su 2 riconosce un bisogno di salute mentale non soddisfatto dal sistema salute e questo probabilmente è riflesso anche del dato che lei citava sullo psicologo e cosa fa angelina una serie di cose noi chiaramente ci occupiamo di salute mentale anche da un punto di vista di ricerca di sviluppo e di commercializzazione di farmaci siamo attivi nella depressione siamo attivi nella schizofrenia e in tempi recenti ci siamo attivati anche del settore dell'epilessia che è un altro di quelli poco conosciuti ancora con un grosso stigma nei confronti dei pazienti ci occupiamo anche di educazione quindi cerchiamo di sensibilizzare sia gli operatori sanitari che il pubblico generale attraverso gli operatori sanitari dell'importanza di queste malattie e della risposta del sistema salute e ci occupiamo anche di quello che si chiama advocacy quindi cercare di connettere i puntini tra gli operatori sanitari l'industria e i decisori quindi i politici e quelli che poi possono legislare o investire nel miglioramento del sistema salute stiamo supportando da alcuni anni un progetto che si chiama headway che è diretto da ambrosetti del european house il think tank europeo che è una specie di dossier sulla salute mentale che copre tutti i 27 paesi dell'unione europea dell'unione europea più il regno unito e crea una specie di indice che dà una misura della opportunità e della capacità di rispondere alle necessità di salute mentale dei vari sistemi in salute e cosa emerge emerge emergono molte cose uno che su cui ci vergogniamo un pochino è che l'italia da un punto di vista di investimenti sulla salute mentale e al terzultimo posto in europa in questo momento anche se sappiamo che c'è un ministro della salute con una sensibilità particolare che ha creato il tavolo sulla salute del cervello però ad oggi da un punto di vista di investimenti siamo un pochino il fanalino di coda rispetto ad alcune altre realtà europee è chiaro che questa collaborazione tra il privato il pubblico e gli operatori sanitari è il modo di rispondere a questa necessità crescente di salute mentale che emerge non solo dal covid perché di fatto anche prima del covid la percentuale di europei impattati da queste malattie è molto alta. Sì, devo dire anche l'impatto delle tecnologie sulle sulle nuove generazioni. Bene siamo arrivati alla conclusione devo dire che è stata un'ora molto intensa ringrazio davvero chi ha partecipato a voi che ci avete seguito e chi ci ha seguito a distanza e grazie ancora e buon festival dell'economia tutti quanti.
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