Raffella Carrà. Tra mito e moda
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Raffella Carrà. Tra mito e moda
"Raffella Carrà. Tra mito e moda". Si discute della genesi del libro, incentrato sul rapporto tra la carriera di Raffaella Carrà e il mondo della moda, analizzando l'evoluzione del suo stile e la sua influenza sulla cultura italiana e internazionale. Vengono evidenziati i collaboratori chiave nello sviluppo del suo stile, come i costumisti, e si sottolinea l'importanza di Carrà come icona di emancipazione femminile. La struttura non convenzionale del libro, descritta come un "caleidoscopio", è spiegata, e si conclude con una riflessione sul suo lascito duraturo e sul suo impatto sulla moda contemporanea.
Dal 2000 praticamente da subito mi sono occupata di industria della moda però è chiaro che essendo al sole 24 ore più dal punto di vista economico, ve lo ricordo perché mi viene quasi naturale, insomma il sistema moda in Italia vale più di 100 miliardi da lavoro a 600 mila persone solo in modo diretto, quindi quando la si tratta così con un po' di superficialità a tutti noi del sole viene un po' di così, viene come un moto di ribellione e proprio per questo secondo me un libro come questo, adesso Massimiliano ci racconterà anche come è nata l'idea, ancora una volta fa vedere che la moda oltre come ho detto ad avere un valore economico incredibile, uno specchio della cultura, della società, dei cambiamenti oltre naturalmente a raccontarci tantissimo delle persone perché poi dirò due cose su Raffaele La Carra che mi hanno colpito, lei era del 43, io sono del 69 però certo che me la ricordo molto bene, fa parte anche del mio immaginario però ecco Massimiliano la prima cosa che volevo chiederti è come è nato questo libro perché poi spiegacelo anche un po', magari tanti di voi ce l'hanno, ha una sua struttura molto, insomma non complicata però particolare. Articolata potremmo dire, allora buonasera a tutte, buonasera a tutti, la responsabile di questo libro è Chiara Savino perché devo dire che lei che mi fece una telefonata chiedendomi di pensare un libro dedicato a Raffaele La Carra, però attenzione non deve essere un libro con un taglio tradizionale su il personaggio Raffaele La Carra ma deve essere un libro di moda, cioè espressamente di moda e che racconta il rapporto tra Raffaele La Carra e la moda e quindi è stata una proposta che mi ha lettato sicuramente occupandomi io da molti anni di relazioni soprattutto tra arte e moda, tra arti e moda ed è evidente che Raffaele La Carra poi indipendentemente dal nostro anno di nascita, appartiene un po' a tutti nel senso che in modo veramente molto trasversale è un personaggio di famiglia, tanto è vero che il primo capitolo del libro, l'aspetto forse anche la parte più tradizionale, quella biografica, l'ho proprio dedicata, l'ho proprio intitolata con storia di una diva di famiglia perché fondamentalmente è entrata nelle case di tutti, tutti abbiamo un aneddoto o comunque un ricordo particolare di Raffaele La Carra. Quindi il primo pensiero è stato come posso impostare, come posso concepire questo libro. Devo dire che io sono sempre un po' la dannazione degli editori perché non invento mai delle strutture molto semplici, quindi tradizionali con i classici capitoli chiusi, tematici, ma cerco sempre di inventare dei libri con una struttura, io dico trasversale, quindi dei libri che è vero hanno dei capitoli che si aprono e si chiudono ma poi il corpo centrale del libro è quasi sempre una timeline, nel caso specifico proprio di Raffaele La Carra, questo caleidoscopio Carra, quindi questa timeline che ci racconta dagli anni 50 fino all'anno della sua scomparsa, quindi il 2021, qual è stato il suo rapporto non solo con la moda ma con la società, con la cultura, con le trasformazioni culturali della nostra società in modo particolare con quelle trasformazioni culturali legate al ruolo della donna nella nostra società proprio tra gli anni 50 e il 2021. E quello che può sembrare un po' curioso per chi non ha studiato forse non ha approfondito il fenomeno Carra, io lo dico sempre ha fatto molto di più Raffaele La Carra per l'emancipazione femminile che molte battaglie feministi in senso stretto, quindi non dico tutte figuriamo, certo, perché è riuscita a comunicare veramente in modo estremamente diffuso e in modo trasversale dal bimbo all'anziano un concetto di donna indipendente, un concetto di donna di grande professionista che ha preso in mano la propria vita privata e personale e ne ha fatto realmente quello che ha voluto. Io ho una ragazza giovane, ho una nipote di 19 anni, direi guarda questa donna che prima di tutto aveva studiato, continuava a cercare di migliorarsi, aveva capito che ovviamente essendo una donna di spettacolo il modo in cui si presentava passava anche per i vestiti, ma detto questo aveva una tale forza vera che non dipendeva dalla stylist del momento e questo è veramente come dicevi tu, è qualcosa che va oltre le battaglie più politiche o strettamente filosofica. Io è logica, però è incredibile che Raffaele innanzitutto si affida ad una stylist che non è una stylist solo nell'ultimo programma Raccontare Cominciatù, vi ricordate del 2019 quando intervista da Fiorello, Riccardo Muti e tutta una serie di personaggi assolutamente straordinari, lì diciamo che il mondo anche della televisione è cambiato e quindi anche lei non si affida più agli storici costumisti che l'hanno sempre vestita e hanno contribuito a creare lo stile Carrà, però attenzione uno stile Carrà che lei ha guidato sempre, ha fatto delle richieste molto precise perché ha capito che andava a creare un codice estetico molto preciso e quel codice, sempre apprezzano banale dirlo, dal caschetto quindi dalla testa per dire fino ai platò quindi ai piedi, è rimasto fondamentalmente quello o apparentemente sempre quello con tutta una serie di declinazioni che invece ci raccontano come questi elementi della moda sono mutati con il mutare dello stile delle tendenze stesse. Quindi quello... È intelligente anche in questo a dire comunque se colgo dei segnali di cambiamento vediamo se riesco a inserirli comunque nel mio percorso coerente estetico quindi non rifiutare niente. Il fatto quello che emerge in questo caleidoscopio Carrà tutti i colori dell'arcobaleno perché ho scelto questo titolo perché Raffaella ha veramente indossato tutti i colori possibili seppur lo sappiamo bene aveva delle predilezioni, lo sappiamo il bianco, il rosso, il nero e l'oro proprio i classici colori Carrà dei colori scaramantici che lei molto spesso indossava magari rimaniamo poi su questa slide. Ma come dicevi Giulia ha creato insieme al più grande genio del costume teatrale e televisivo vero Corrado Colabucci lo stile Carrà definendo tutte quelle caratteristiche ripeto il caschetto disegnato da Virgottini su indicazione dello stesso Colabucci vita sottilissima valorizzazione di queste gambe e del piede e di questo il cazzo del cazzo del cazzo del cazzo del cazzo del cazzo del cazzo del cazzo del cazzo del cazzo del cazzo del cazzo del cazzo del cazzo quindi è un'idea che è sempre accompagnata da questo da questa zeppa da questo plateau che la caratterizzate insomma dalla fine degli anni 60 o comunque almeno dall'esplosione del fenomeno Carrà 1970-1971 fino alla fino alla fine. Quindi Corrado Colabucci, Luca Sabatelli altra figura assolutamente straordinaria che a 1977-78 disegna gran parte del suo guardaroba pensate che Sabatelli è quel fenomeno straordinario che disegna i costumi anche per Renato Zero è lui che disegna la famosa pancia di Loredana Bertel Festival di Sanremo del 1986 cioè veramente un couturier ma soprattutto un costumista cinematografico e televisivo che ha preso quelle tendenze principalmente rock e punk degli anni 70 e le declina in modo estremamente popolare e poi altre in modo particolare un'altra figura che accompagna Raffaella soprattutto negli anni 80 quella di Gabriele Maier ovvero il costumista che disegna tutto il suo guardaroba per Pronto Raffaella e quindi disegna oltre 180 creazioni che lei indosserà nelle diverse puntate e nelle diverse diversi anni di questo secondo me è interessantissimo vorrei che chi studia nelle scuole di moda facesse una riflessione cioè c'era sicuramente una sorta di non so chiamiamolo ping pong creativo tra Raffaella e costumisti di cui guarda caso non conosciamo i nomi tranne insomma tra esperti era un rapporto diverso da quello che c'è adesso che con tutto il rispetto che possa avere per i grandi marchi ma loro interesse solo che sul red carpet appaia Lady Gaga vestita da col prendere c'è molto poco anche se vogliamo a volte rispetto cioè infatti a volte vedi dei look sui red carpet che dici ma nessuno ti ha detto che non ti sta bene invece è molto bello che invece lei riconosceva il valore e anche di aver bisogno di certe professionalità però loro appunto facevano delle cose su misura per lei non per glorificare se si no no ma è vero vanno glorificati perché invece sono figure che hanno fatto veramente la storia non solo del costume televisivo ma di conseguenza hanno fatto molta storia delle tendenze di quegli anni quindi se noi pensiamo con rado colabucci ripeto che la prima figura che prende raffaella e ne plasma lo stile è il costumista di fiducia di mina colabucci vestiva praticamente mina non andava in scena se non era colabucci a definirne lo stile quando carri e mina nel 74 mille luci sono 50 anni quest'anno del primo programma televisivo condotto esclusivamente da due donne oggi non si fa altro che parlare di girl power di tutta una serie di aspetti in cui il ruolo della donna ma voi pensate a queste due figure mina raffaella carri nel 74 che gestiscono in totale autonomia e indipendenza con antonello falqui ovviamente che ne cura la regia un programma che ancora oggi considerato il più straordinario programma televisivo per bellezza ritmo contenuti con due padrone di casa che sono l'eccellenza a livello professionale nell'ambito musicale e nell'ambito del showbiz o comunque della danza dell'entrattenimento proprio come raffaella scusami fammi dire una cosa perché io proprio ogni volta la sera vado a salutare mia mamma è lì che guarda l'eredità mi sembra che si chiami e io tutte le volte mi prendo un'arrabbiatura perché c'è il conduttore i concorrenti e su questi due sgabelli spesso in minigonna ci sono le professoresse che tra l'altro sicuramente non c'è bisogno di un costumista per vestirle però per dire come davvero siamo nel 2024 e stiamo ancora parlando di programmi di grande visibilità che danno quella quell'idea di mentre appunto lei io davvero poi poteva piacere non piacere essere simpatica meno simpatica anche se credo che fosse simpatica a tutti però bisogna apprezzarne questo che veramente è base e parte tutto dal lavoro su se stessa e anche dall'ascolto degli altri parte tutto dalla capacità che ha avuto di creare una squadra di lavoro che è rimasta sempre quella fino alla fine quindi i suoi costumisti il suo truccatore il suo parrucchiere chiaramente il rapporto prima con gianni boncompagni e poi con sergio iapino per quanto riguarda quindi le fotografie la regia tutto questo ci fa capire come lei aveva molto chiara la propria identità e creando la squadra che è riuscita da seconda è riuscita ad essere sempre se stessa sempre riconoscibile seppur mutando negli anni diciamo ad esempio una cosa oggi è molto difficile riuscire a trovare un artista che sia un'attrice una cantante una ballerina che con 50 60 anni di carriera è sempre riconoscibile oggi c'è una rincorsa folle al trasformismo a questo a questo a questo cambiamento e continuo lei invece è questo che è unico ma a livello internazionale non c'è un'altra figura penso ad esempio agli stati uniti che ha avuto al fianco bob macchi il più grande costumista di hollywood l'equivalente dei nostri colabucci e sabatelli eppure una trasformazione continua sia a livello fisico che a livello stilistico invece questa questa ricerca di unicità ripeto riconoscibilità fanno di raffaele la cara un unicum a livello non solo nazionale ma internazionale però contestualmente continuo a tornare su quella slide perché vediamo se eccola qua riusciamo a fermare le slide comunque qua guardate qua ho voluto raccontare in due semplici pagine poi il libro si sviluppa con altre 70 80 pagine per padannum come raffaella pure essendo raffaella riconoscibile fondamentalmente negli anni 60 70 80 90 2000 e si è completamente fatta ispirare dalle tendenze e dalla moda del periodo quindi è questa la sua grandissima intelligenza il fatto di guardare negli anni 60 che cosa la rivoluzione della swinging landon e quindi la minigone quindi twig quindi meri quanto e tutto quella quella cultura giovanile rivoluzionaria che aveva trovato proprio in londra quel centro quella cucina quel laboratorio in cui produrre le nuove tendenze gli anni 70 quindi tutte le tendenze anche se vogliamo poi ippi con quei grandi gonnelloni con quelle grandi soluzioni vestimentare raffaella spesso ha presentato anche in televisione oltre ovviamente a quei mini abiti e chiaramente a tutte quelle tendenze in cui la luce e la paiette piuttosto che il cristallo erano elemento centrale elemento dominante che lei sapeva che in scena doveva brillare gli anni 80 sono poi gli anni della ridefinizione no della signora carla garfi prende in mano chanel ridefinisce il leggendario tajer che mademoiselle cocconi il 54 ripresenta riaprendola la propria mesone e la stessa raffaella tutti la ricordiamo nella famosa pubblicità della scavolini alla fine si presenta seppur con un abito come in quell'immagine di rocco barocco ma fondamentalmente una sorta di meri poppins contemporanea in cui le spalline rinforzate il la struttura geometrica tipica proprio di quegli anni anche il suo stesso caschetto cambia in questi anni 80 nel senso che da una foggia più tradizionale a bo cut diventa invece un caschetto con un taglio con le pieghe verso l'esterno con tutta una serie di sfumature che acquisiscono anche il grigio che prima certamente non aveva le tendenze poi degli anni 90 più minimal sempre in linea comunque con le linee che la moda contemporanea presentava sulle passerelle e poi ci ricordiamo la raffaella di the voice di forte forte forte degli ultimi degli ultimi spettacoli in cui fondamentalmente guarda a quella moda più rock punk di cui chiaramente il kaiser della moda ovvero carl agarfeld è stato il più grande interprete e certamente di quel periodo ecco mi piace molto perché a volte appunto dicevo si vedono anche delle mise sui red carpet che dici ma proprio non hai visto che non ti stava bene però emerge che lei si sentiva bene nelle cose che indossava e che comunque la moda la divertiva tantissimo perché ci diverte tutti e tutte quindi la moda sì perché alla fine la moda è da un lato divertimento l'altro giorno stavo ragionando con questa signora che si occupa di rivisitazioni di pezzi vintage e io le dicevo la moda in fondo ha delle regole perché lo sappiamo il sistema della moda ha delle regole però poi la moda è proprio libertà nel senso che la genialità del grande catturio è quello di rivoluzionare stravolgere le regole e da lì poi il genio raffaella aveva delle idee molto chiare fuori dalla scena era raffaella pelloni quindi semplicissima jeans leggings sneakers maglietta che anche negli ultimi anni diceva apertamente insomma citando uno dei brand più celebri di moda fast and food fast and furious oserei dire e poi però diceva quando voglio sognare io ho messo mi pare una sua citazione di una delle ultime interviste dove dice in fondo a me basta un ginson a t-shirt poi però quando voglio veramente sognare entro in un negozio versace e a che sballo quindi poi aveva le idee molto chiare anche su quei brand che erano molto in linea con il proprio stile e lei viveva di luce viveva di paietta cosa che proprio vorrei chiederti che tu che l'hai studiata così tanto a me ha sempre affascinato questa sua affinità elettiva con la spagna che guarda caso oggi possiamo dirlo tranquillamente il paese più avanti in europa su tantissime cose compresi di diritti civili non credo che sia casuale no no nemmeno io anche perché nel momento in cui raffaella era anche censurata in italia penso proprio al 76 77 a far l'amore cominci a tu quindi tutta una serie di testi estremamente rivoluzionari perché con dei contenuti in cui si parlava di omosessualità di libertà sessuale anche per le donne lei veniva censurata arriva in spagna proprio nel 76 come prima esperienza viene capita immediatamente pensiamo la cattolicissima spagna no la cattolici certo tuca tuca che viene lo sappiamo no c'è viene censurato viene censurato per il look di raffaella ma anche per la coreografia dove ci si toccava quindi viene imposta la censura lei non può più eseguirlo ed è solo grazie all'intervento poi di alberto sordi e alla alberto sordi che raggiungerà raffaella casa lei chiederà un aiuto e lui andrà in trasformazione e grazie alla partecipazione di alberto sordi chiaramente era una potenza straordinaria non solo da un punto di vista artistico ma anche da un punto di vista potremmo dire politico quindi ideologico il tuca tuca viene sdoganato e quindi diventa un una hit a livello europeo oggi diremmo addirittura a livello mondiale dal momento che sappiamo benissimo che la stessa madonna nel 2012 balla una coreografia proprio del tuca tuca in un'altra occasione di un suo tour mondiale proprio quello del 2012 cosa ce l'hai tra le tue slide ma questa del 78? Quella è assolutamente rivoluzionaria e qui ci sono molti temi poi magari ritorniamo il tema del nero e dei colori ecco il libro è strutturato in questo modo proprio a seconda degli anni vado a raccontare che cosa succede nel mondo di raffaella che cosa succede nel mondo e da dove raffaella e i costumisti trago in ispirazione poi ci sono dei focus in cui approfondisco in modo ancora una volta trasversale dagli anni 60 70 agli anni 2000 dei temi i colori piuttosto che il caschetto e poi c'è un tema arriviamo anche a quell'immagine perché poi c'è la colla della suora censuratissima del 78 ma prima vorrei portare con attenzione su 1974 colabucci ancora una volta che veste mina e raffaella mille luci l'ispirazione qual è il tema dell'androgenia ovvero abiti maschili ovviamente l'ispirazione è Marlene nel film marocco del 1930 dove tra visbanton la veste è uno dei più grandi costumisti del del del di hollywood la veste introducendo pensate 1930 il primo bacio lesbico su un grande schermo una donna che si veste da uomo e il tema del questo tema molto caro oggi della fluidità maschile femminile femminile maschile già negli anni 30 si non si parlava di questi temi ma si veicolavano questi temi attraverso dei testimonial assolutamente straordinari la stessa raffaella dopo che colabucci nel 74 le da quell'imprinting che le fa capire l'importanza ecco del tema dell'ambiguità o androgenia sceglierà sempre credetemi sempre nelle interviste più importanti al deville terma insciò negli stati uniti da minoli in italia ma anche in spagna quando doveva parlare di tematiche come l'indipendenza della donna il ruolo della donna nella società il tema delle tasse le ci teneva molto a dire io ho gli stessi diritti di un uomo perché lavoro in modo sono indipendente pago le tasse esattamente come un uomo si presentava sempre in queste occasioni con giacca cravatta giacca papione proprio per cercare di non spostare l'attenzione dal tema o da quello che lei voleva comunicare all'aspetto frivolo di un costume di scena e anche questo credo che sia assolutamente straordinario e poi è vero che raffaella non ha fondamentalmente inventato delle tendenze l'ombelico di cui anche lei prima parlando del tucatuca dice ha fatto scandalo è stato censurato è vero però a livello di moda già nel 67 68 con i san loran con i missoni con azzaro ci sono stati tutta una serie di tendenze principalmente moda mare in cui quei bolerini in cui la donna esibiva tranquillamente l'ombelico venivano indossati certo che usare la cassa di risonanza della televisione e far arrivare questo stile veramente a tutti non soltanto a quelli signore che si potevano permettere l'aut couture e quindi di andare di frequentare i grandi atelier o le grandi mesole è quello che è stato rivoluzionario lei ha fatto questa dichiarazione nel 20 febbraio 2019 a Vanity Fair e lei dice allora perché le avevano chiesto altrimenti questa storia dell'ombelico e lei risponde allora l'ombelico 1970 mi portano un disegno ho i pantaloni bianchi un toppino e l'ombelico scoperto al mare in vacanza io ci vado così con un paio di shorts dove era lo scandalo dove era la provocazione era tutto pulito senza secondi fini e non ho mai pensato alla censura nessuno mi ha detto non si può come sia nata la leggenda io non lo so sapeva anche ironizzare e soprattutto ridimensionare queste sorti di fenomeni di costume culturale di rivoluzione di costume e lei in fondo diceva ma io non ho fatto assolutamente niente alla fine io ho portato la mia normalità in scena il problema è che quella normalità per le regole del costume della televisione del fine anni 60 prima anni 60 erano estremamente audaci e quindi parlando di audacia guardate qua 1978 censuratissima ma che sera torna dalla spagna dopo due anni di esperienza 76 77 nella televisione spagnola che le affida in prima serata un programma una ora con raffaella torna con questo programma è la prima collaborazione con luca sabatelli luca sabatelli che le impone la pelle le borche quindi un look molto più punk e molto più o molto più rock ma le disegna anche un look da badessa estremamente audace con reggie calze e vengono ovviamente censurato tanto che imposero una ripresa da lontano da lontano in modo che non si percepisse lo scandalo ma quello che a me è molto interessato in questa ricerca è stata quello di mettere in fila ecco che cosa accadeva in quel periodo ma che cosa lei ha condizionato e mi sono ricordato di quella leggendaria copertina del disco traslocando di l'oredana bertemi 1982 per dire il disco di non sono una signora quando la bertemi vinse poi il festival bar vestita da sposa la copertina fotografia di mauro balletti uno dei grandi geni insomma della della fotografia che realizza questo scatto di l'oredana vestita da suora guardate 1978 raffaele l'aveva già fatto e anche quando l'oredana bertemi apparve e su questa copertina si gridò allo scandalo e nessuno devo dire mai nessuno ricordava che raffaele ha già quattro anni prima aveva aveva indossato una miss molto simile in in televisione una cosa che mi colpisce sempre per parte la sua descrizione nella parte finale sulla malattia che io ho ammirato tantissimo tu l'hai accennato nella sua vita sentimentale e però anche questo io non l'ho mai sentito dire ma lo avevo già fatto io era vabbè se ve ne accorgete ve ne ricorderete bene io intanto sono già da un'altra parte sì ma perché alla fine allora io credo che quando innanzitutto era una donna molto spirituale lei l'ha detto in moltissime occasioni che quando lasciava la scena lei amava ritirarsi al mare in solitudine o con pochissimi amici aveva un filo lei diceva sempre diretto con un qualcosa che è superiore senza mai dire esattamente o dare un nome a questo qualcosa di superiore quindi io dico c'era una grande consapevolezza io credo che quando ma a qualsiasi livelli e in qualsiasi professione c'è la consapevolezza e dell'onestà di quello che si fa e della grande professionalità che ci si mette e sicuramente lei è stata una delle più grandi professioniste nulla era improvvisato c'era un grande studio c'era una grande ricerca c'erano prove estenuanti tutto doveva essere effettivamente calcolato e allora cosa devi andare a ribadire che l'ho già fatto non serve perché io adoro difendere ogni tanto forse non riesco a difendere me stesso ma mi piace difendere gli altri quando sento dire tu dicevi prima questa tendenza del gender fluide adesso si dice lo abbiamo anche nominato ma guardate che è Renato Zero una serie di cose le ha fatte non dico le volte che si è sentito nominare David Bowie ecco forse qualche volta in più dovremmo nominare anche lei perché comunque è un pezzettino di questo puzzle di grandi persone che vedevano avanti consapevolmente o inconsapevolmente quindi insomma renderle un po giustizia però io credo che al di là di arriviamo a quello che mi stai dicendo perché è effettivamente molto interessante così ci colleghiamo anche alla conclusione del libro ecco qui solo per capire ancora una volta la struttura del libro perché veramente una struttura molto molto particolare quest'abito plissé multicolor è da qui l'idea del kaleidoscopio e di tutti i colori dell'arco bernardo qui addirittura è indossa un rosa che quasi un viola che era il colore che lei mai indossava era molto superstiziosa raffaella e però vedete no i riferimenti costumisti guardate questo questo un abito sempre di gabriele maier per un servizio sotto i vussori se canzoni per pronto raffaella i riferimenti alle creazioni di roberto capucci sono evidenti no evidente dove il dare ed avere tra scena televisione e passerella e questo rimescolare tutto e adattare alla personalità di di di raffaella poi però per venire esattamente a quello che tu stavi dicendo ecco io credo che invece lei venga venga citata venga venga ricordata tanto è vero che l'ultimo capitolo del libro questo raffa mania o raffa mania peraltro sono stato aiutato proprio da sergio iapino che ha curato la direzione artistica del libro e quando anche in una telefonata che abbiamo avuto e avevamo individuato una serie di omaggi a raffaella principalmente di di stara di cantanti di attrici italiani lui stesso ha detto prova ad allargare l'orizzonte e a guardare l'aspetto il mondo ecco aprirte all'internazionale ed è lì che in effetti abbiamo notato come da madonna ledi gaga bionse jennifer l'opez una linea addirittura nel 2019 di questo una linea londinese di questo barlington 19 che lancia un'intera collezione interamente dedicata e ispirata proprio a raffaella allora io credo che alla fine ancora oggi sui red carpet anche dei grandi eventi internazionali per pensiamo al met gala che forse oggi è l'evento di costume più significativo a livello internazionale vediamo costantemente degli omaggi a raffaella pensiamo solo come da jennifer l'opez a ledi gaga raffaella sono proprio immortalate su red carpet del met gala e quindi dell'evento più importante quindi il fatto che questi artisti internazionali ne riconoscono o vadano a copiare delle delle miso degli elementi estetici di raffaella secondo me è forse l'omaggio migliore perché alla fine è l'arte che cita l'arte e alla fine la rimette in circolo non so come dire io credo che appunto l'ho detto all'inizio insomma la moda spesso è assente dal discorso economico ma anche da quello culturale sociale poi dopo in realtà ce la ritroviamo dappertutto e quello che mi piace io sono reduce della lettura del libro di coccia e michele che mi sembra fin troppo intellettualizzante tra l'altro guarda casa è un libro senza immagini qui invece ci sono tante occasioni di fare di un po e unire i puntini ecco ma non si può fare senza le immagini perché e davvero vi invito a sfogliarlo adesso io ho sotto questa cosa mi ha colpito tantissimo un collier bustieri svaroschi di moulin rouge di l'urman e poi c'è una foto di raffaella del 98 quindi davvero alla fine è tutto un gioco di specchi di eterni ritorni di citazioni però queste citazioni le puoi fare se hai cultura e anche cultura dell'immagine e della moda tu prima dicevi anche questo è un aspetto che va sempre sottolineato e ci tengo a dire la moda non va banalizzata perché la moda è l'espressione più importante del contemporaneo io dico sempre che la moda è l'espressione culturale che esprime al meglio la contemporaneità molto di più dell'arte della letteratura ma non molto di più nel senso perché è molto più pop e quindi popolare perché tutti volontariamente involontariamente siamo condizionati dalla moda poi qualcuno chiaramente sfoggia creativa di altissime situazioni e ripeto di altissima sartoria qualcuno invece altro però anche quell'altro è il risultato di un percorso di un percorso ideologico culturale stilistico che parte da un pensiero che è alla base della veramente della moda e della creatività della moda non va banalizzata non va nemmeno troppo intellettualizzata più importante più forte del contemporaneo l'ho detto di recente appunto Kaiser Carl che diceva in una delle sue ultimissime interviste 2017 poi è morto nel 2019 la filosofia è la filosofia la moda è la moda e parliamo di un uomo che aveva una casa editrice credo a averse non so quanti libri non era uno che quando serviva non si metteva lì e studiava e faceva e usava un altro tipo di talento però la moda è la moda e quindi però c'è un'altra cosa che a me colpisce tantissimo visto poi oggi come oggi quanto è di attualità questo per affare la carra poi tutti abbiamo le nostre insicurezze però sembrava anche a suo agio a suo agio nel suo fisico non si è appunto non si è sottoposta a trasformazioni artificiali era aveva il fisico da ballerina quasi atleta quindi anche questo mi sembra un bel messaggio oggi che non so chiedono alla talatrice di dimagrire 10 chili a quell'altro invece magari ingrassare un po cioè era molto fissava i paletti mi sembrava io sono così quindi sempre per secondo me una questione di consapevolezza di aver definito un codice perché alla fine quando tu nel bene o nel male ma questo vale per ogni pensate anche ai brand di moda nel momento in cui viene individuato un linguaggio viene creato un linguaggio alla fine quel linguaggio viene declinato in mille modi ma è sempre quello perché quando hanno quando sia la fortuna di individuare quel tratto distintivo poi ci giochi in quello ma quello è guardiamo ad esempio tutti tutto il lavoro che viene fatto in questi ultimi anni sugli archivi della moda tutti questi direttori creativi che passano da un brand all'altro e uniformando il linguaggio di questi brand in modo spaventoso che non riesce a riconoscerli molto spesso quando riesce ancora a riconoscere e quando risponde a fare la differenza quando fanno lavoro d'archivio e vanno a ripescare quegli elementi che hanno che hanno realmente che sono stati fondanti del linguaggio di quel brand ecco raffaella fondamentalmente avendo avuto la fortuna di aver creato tra il 1960 1978-1970 un codice uno stile carat io nel libro parlo proprio di stile carat fatto di colori fatto di forme e appunto quindi lei aveva questa consapevolezza non aveva bisogno secondo me di trasformarsi né a livello fisico di stravolgersi diciamo così perché questo avrebbe portato ad una non riconoscibilità comunque della sua fisicità e quindi della sua identità e nemmeno una trasformazione poi a livello stilistico questo è veramente interessantissimo anche appunto io penso a tutti i giovani che si che vogliono entrare nel sistema della moda nell'industria moda a qualsiasi non necessariamente naturalmente per essere i grandi stilisti costumisti ma proprio studiare un pochino questi meccanismi cioè il lavoro sugli archivi come come ci si ci si relazione si rispettano gli archivi è importantissimo qui abbiamo un archivio di raffaella carat io avevo un archivio di raffaella cabra ci tenevo ecco ancora a raccontarvi di questo aneddoto perché è molto interessante al di là che io avevo tre anni io sono del 71 nel 74 ricordo che in casa girava questo 45 giri felicità tata l'accento sulla e io ricordo che ero ipnotizzato da questo viso questi occhi bistrati il retro poi di questo 45 giri era una canzone il guerriero che era molto dark come come come il pezzo una sorta di easy rider dove lei raccontava di questo personaggio che girava con il rombo di questa moto e soltanto soltanto facendo questo libro mi sono poi reso conto che in fondo lo stile di una raffaella definito da colabucci con l'occhio bistrato il passamontagna e stile che anche in televisione lei ripropone l'anno seguente viene poi nel 1976 quindi due anni dopo ripreso da valter albini una delle figure più straordinarie per il preta porte soprattutto milanese c'è una mostra tra l'altro proprio in questo periodo si si c'è una mostra al museo del tessuto che è veramente straordinaria che ha approfondito tutto il discorso dell'archivio ecco che valter albini presenta la sua guerriglia urbana dove manda in passerella tutte queste modelle con passamontagna e occhio bistrato alla carrà quindi in questo caso sicuramente la carrà e lo stile carrà ha influenzato anche valter albini al di là di tutti gli aspetti sociali della rivoluzione culturale parliamo di un grandissimo parliamo di un grandissimo perché io per esempio si vedono le campagne pubblicitarie e veramente fai il confronto con alcune campagne di adesso dove il prodotto non si vede cioè va bene creare l'immaginario va bene farmi volare altrove però prima di tutto fammi vedere appunto quello che fai in questi ultimi cinque minuti se avete delle domande ci eravamo ripromesti di lasciare qualche minuto per le vostre curiosità anche in questo libro pa allora come ho spiegato all'inizio il focus è la moda però nella prima parte del libro dove c'è anche tutto l'aspetto biografico ci sono dei focus di aprileggio ci sono dei focus di approfondimento dove racconto i programmi televisivi il suo essere attrice lei nasce inizialmente proprio come attrice e parlo della musica non è pensabile non parlare di raffaella carrà cantante quindi c'è tutto un momento in cui approfondisco questi oltre 60 milioni di dischi venduti nel mondo da raffaella carrà una delle artiste pensate che soltanto a far l'amore cominci a tu ha venduto 22 milioni di copie nel mondo solo quel pezzo tradotto in oltre nove lingue si nove lingue sono anche il turco veramente lingue anche le più apparentemente astruse prossimo libro lo incentri più ma che quello lo farà un esperto chiaramente di musica io non sono un tutologo però insomma devo dire che nel libro anche accanto ad ogni trasformazione di raffaella ovvero accanto ad ogni scelta vestimentaria di raffaella colloquiamo anche la copertina di un disco perché è questo che è straordinario cioè era raffaella era un grande progetto ed era tutto connesso la scelta estetica la scelta musicale la tematica che doveva essere comunicata eccetera eccetera quindi va vista in va riletto il fenomeno carrà con una certa attenzione e anche con una certa profondità credo che non sia casuale che poi confronti che hai fatto sono con le di gaga che ha parte che ha fatto un paio di film per me più belle quello con bradley cooper però insomma protagonista anche di un filmone come gucci chair è un'altra che ha dedicato molto tempo al cinema Jennifer l'opitz forse quasi un peccato che non abbia insomma anche fatto perciò mi sembra che comunque c'è un firru c'è questa questa capacità che poi si declina nell'ambito creativo che sicure poliedriche che hanno avuto insomma ecco la capacità di attraversare le arti se non altro sicuramente televisione musica e cinema un po tutte madonna stessa che abbiamo citato quindi ecco figure che sono con dei talenti multipli ecco questo sicuramente se volete un'altra ultima domanda verissimo assolutamente ma ancora oggi devo dire che quando ho comunicato in altri ambiti ambiti più museali io dirigo anche un museo che però museo legato al barocco quindi alle arti visive in senso stretto e ho comunicato che avrei fatto questo libro e ho riconosciuto un certo snobbismo da parte soprattutto di una generazione più adulta della mia che però ho rimesso subito a posto nel momento in cui ho spiegato il fenomeno carà e anzi mi hanno poi ringraziato dicendo ma sai che non avevo mai capito o avevo sottovalutato questa donna perché l'avevo sempre considerata così nazional popolare così è vero era nazional popolare ma è come il discorso della musica pop perché pop e popolare non vuol dire che non abbia dei contenuti vuol dire che li comunichi in un altro modo è un altro discorso non dire che non ci sono e che in questo caso carà fosse priva di contenuti o di talenti quindi sì questo atteggiamento di snob snob bistico insomma c'era c'è ancora però io credo che la sua eredità invece è lì a dimostrare e lo faccio e non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non è che non io però ho sentito delle telli bestialità in questi giorni in televisione, ho sentito tutti i colori, ho rivisto anche questo speciale che hanno fatto domenica , domenica in dove ne hanno detti veramente di tutti i colori compresi insomma che la unzittersere delle cose dove tu dici boh non capisci. Ma poi quello che non si riesce a capire, questa donna ha venduto oltre 60 milioni di dischi, questa donna è una considerata una dea in tutto il sud america. In un momento che bisognava uscire di casa e andare a comprare un disco, non cliccare un pulsante. E scaricare. E poi veramente è una donna che ha conquistato, io e brividi, perché poi è una donna che ha conquistato il mondo. Come parlava l'inglese, ma vogliamo parlare. L'inglese, lo spagnolo, questo bisogna capire. Certo abbiamo dei fenomeni musicali. Sì a livello musicale certo. Però qui parliamo di una donna che ha condotto veramente delle trasmissioni in prima serata sulla televisione americana che è stata ospite nei talk show più importanti. Parliamo degli anni 80 dove c'erano e sono so quanti milioni e milioni e milioni di telespettatori a livello solo USA, figuriamoci poi il mondo. Quindi non... Bene, ringrazio tantissimo. Grazie Giulia. Grazie a voi, il libro lo trovate fuori, mi sembra un omaggio dovuto. Ecce, grazie.
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