Progetto di vita, inclusione e lavoro: nuove prospettive, valorizzazione delle persone e ruolo del Terzo settore
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Progetto di vita, inclusione e lavoro: nuove prospettive, valorizzazione delle persone e ruolo del Terzo settore
Il tema principale affrontato in questo dialogo riguarda l'inclusione delle persone con disabilità nella società, con un'evoluzione dal concetto di integrazione a quello di inclusione. Il dialogo mette in luce anche la collaborazione necessaria tra le istituzioni e il terzo settore, per fornire risposte efficaci al tema della disabilità.
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Quindi diciamo questo è un primo decreto. Poi c'è pronto, io spero nelle prossime settimane il decreto di istituzione del garante nazionale per le persone con disabilità. Perché sarebbe importante il garante? Beh è una figura importante perché molto spesso ci sono delle istanze che arrivano dai cittadini, che vengono proprio discriminati e questo è un veicolo al quale loro possono, attraverso il quale possono perorare ancora una volta i propri diritti possono vedersi in qualche modo anche assistiti e supportati in un percorso, che è diverso naturalmente da ascoltare politicamente quelle che sono le istanze degli stessi cittadini. Quindi questo mi auguro che venga approvato a breve dal Consiglio dei Ministri. Poi c'è uno importante sull'istituzione del tavolo per i LEPs che andrà di pari passo con quello dell'autonomia differenziata che individua i LEP, quindi i livelli delle prestazioni, il nostro sui livelli delle prestazioni sociali già previsti dalla Costituzione e mai individuati, quindi un grande lavoro. E poi ci sono due decreti attuativi, forse quelli diciamo anche un po' più strutturati, dove stanno lavorando due tavoli con tanti sperti del mondo medico, del mondo dei comuni, delle regioni, del mondo associativo, esperti che provengono da tutte le realtà che partecipano per esempio sia all'accertamento della condizione di invalidità civile sia alla stesura del progetto di vita. Allora la condizione di invalidità civile deve essere riformata e rivista alla luce di un principio importantissimo che fino ad oggi si basa sulla capacità residua delle persone di lavorare. Invece noi adesso diciamo che le persone devono essere valutate per le proprie funzioni, non solo per la capacità residua di svolgere il proprio lavoro e lì impiegheremo anche le ICF che sono le valutazioni proprio funzionali che richiede anche l'Europa. È una cosa molto complessa dopo trent'anni che si utilizzano tabelle percentuali, sono più semplici, poi si è sempre fatto così e dall'altra parte invece noi diciamo anche se si è sempre fatto così adesso è il momento di immaginarci un percorso dove davvero la persona con disabilità sia protagonista di questo cambiamento, quindi partendo dalla sua condizione con il concetto di disabilità derivato dalla convenzione ONU e non dalla capacità residua di lavorare poi quello sul progetto di vita. Progetto di vita, allora io vorrei che lei ci spiegasse che cosa si intende per progetto di vita e poi che lei legasse questo concetto ad una legge che è stata varata un po' di tempo fa e che forse sta iniziando a dare i primi risultati ma che forse può essere completata con la visione del progetto di vita prima d è la legge sul dopo di noi, perché secondo me sono due questioni molto collegate perché anche il dopo di noi contiene un progetto di vita, il problema è che contiene un progetto di vita alla morte di chi si prende cura o comunque diciamo dopo che ci sarà il passaggio di testimone di chi è chiamato a prendersi cura. Allora diciamo che il problema della legge 112 sul dopo di noi è proprio quello di non essere sempre stata compresa pienamente dal territorio, dalle associazioni, dalle famiglie, quindi la prima cosa che ho chiesto è un po' complessa, che in realtà contiene un progetto di vita che inizia quando comunque la persona vuole intraprendere un percorso all'autonomia ma che viene chiamato palestra di vita, quindi già è difficile da comprendere. La prima cosa che ho chiesto adesso che abbiamo istituito il tavolo per la riforma della legge sul dopo di noi è di intanto di chiamarla durante dopo di noi e poi di semplificare alcuni concetti, oltre al fatto che dobbiamo ampliare le maglie per consentire a tutti di poter attivare questo percorso, perché fino adesso si rivolge semplicemente a una certa categoria, cioè alle persone con grave disabilità. Invece io penso e pensano anche tanti genitori, tanti familiari che anche chi ha una disabilità meno grave o una disabilità gravissima debba poter accedere al percorso del durante e del dopo di noi, questo perché è importante per tutti fare un percorso all'autonomia nella vita quotidiana, poter iniziare a convivere con altre persone, altri compagni di vita che possono anche diventare un modo per relazionarsi, per imparare e per crescere, quindi è fondamentale. La parte importante della legge sul dopo di noi è stata proprio questa, progetto di vita poi per realizzare qualcosa che ti accompagna durante tutto il percorso, cosa che vogliamo riprendere però in maniera più chiara nella riforma, quindi immaginando anche poi dei percorsi sperimentali per esempio per i ragazzi con un disturbollo spettroautistico e anche il sollievo perché a volte purtroppo anche dopo la pandemia non tutte le famiglie si sentono di lasciare andare i propri figli, adesso devi andare a vivere da solo e c'è un po' di preoccupazione e poi soprattutto per i casi più gravi c'è anche quella preoccupazione proprio di lasciare il proprio figlio in un contesto di coabitazione dove magari non ci sia un controllo e io dico perché non dovrebbe esserci il controllo, io invece penso che il monitoraggio possa far parte di tutto questo percorso anche all'autonomia soprattutto nel durante e anche nel dopo di noi a seconda dei casi. Si lega al decreto attuativo sul progetto di vita, intanto perché parliamo sempre di un progetto di vita, ma il progetto di vita che intendiamo nella valutazione multidimensionale della persona con disabilità significa scrivere tutte quelle che sono le risorse sanitarie, sociosanitarie, sociali del mondo del volontariato, della famiglia, degli amici, del contesto sportivo, tutto quello che davvero concorre a realizzare pienamente la vita della persona. Naturalmente questo impiega un'equip multidisciplinare, una condivisione con la famiglia, deve partire dai desideri della stessa persona, anche quando è gravissima c'è la possibilità di individuare insieme alla famiglia dei percorsi che sono più adeguati e magari anche delle scelte che la persona con disabilità intende fare, quindi questo è veramente quello che mi preme di più e naturalmente dietro tutto ciò ci sta il budget di progetto che porta poi, io mi auguro un domani, alla realizzazione di un fondo unico perché altrimenti diventa tutto molto complicato. Ecco quindi, mi scusi, è passato il tempo della istituzionalizzazione? Beh allora io penso, dico sempre una cosa, la dignità della vita di una persona deve ssere rispettata sia che la persona viva in famiglia, sia che la persona viva da sola in un percorso di vita indipendente, sia che la persona viva in una scelta di vita comunitaria. Purtroppo ci sono dei casi di segregazione anche in famiglia, ci sono dei casi di segregazione anche di persona sola che vive in un contesto di un quartiere, allora dobbiamo stare attenti alla persona, ai suoi desideri, ai suoi bisogni e che la vita sia dignitosa ovunque egli scelga di svolgerla. C'è anche un problema di prendersi cura di coloro che si prendono cura perché la solitudine dei caregiver è veramente un problema enorme e quindi come dire in questo contesto naturalmente non può mancare una tutela dei caregiver. No, infatti come sapete abbiamo da poco tempo risposto anche all'ONU che giustamente ci diceva che l'Italia era l'ultimo paese a non aver trovato una cornice normativa per il conoscimento dei caregiver familiari, stiamo per istituire un tavolo interministeriale quindi tra il ministero della disabilità e il ministero delle politiche del lavoro e politiche sociali intendiamo mettere diciamo un fattore comune tra tutte le richieste che nel corso della tempo purtroppo poi non si sono sviluppate perché ne abbiamo quasi 7 mi pare depositate tra Camera e Senato che non hanno mai visto la luce perché una dice una cosa e una dice un'altra, adesso non possiamo più perdere tempo, queste persone sono persone che amano, che curano, che non vogliono essere sostituite ma che hanno bisogno di essere sostenute in un compito che gli è stato affidato anche dalle stesse istituzioni e che abbiamo il dovere insomma di seguire e di tutelare, da questo punto di vista mi piace sottolineare che io premerò perché all'interno di questo riconoscimento ci sia una particolare attenzione al caregiver familiare convivente che è quella persona che sta tutto il giorno di notte anche quando la persona con disabilità o il proprio congiunto, può essere una persona con una malattia cronico degenerativa, una malattia oncologica, una malattia rara, cicli di terapie particolarmente debilitanti, Alzheimer, tantissime sono le fragilità anche quando queste persone di notte stanno male, magari si svegliano, hanno attacchi anche di crisi violenta e quel familiare è lì sempre presente pronto a lavarli, a curarli, a far da mangiare e quindi vive in una condizione che può essere come stava dicendo lei anche di estremo isolamento. Certo, c'è il problema appunto da un lato dell'aiuto pratico e poi dall'altro c'è un problema appunto quando uno parla di solitudine dei caregiver, c'è un problema anche che talvolta occorre fornire degli strumenti culturali per capire. Certo, ma infatti in alcune di queste proposte normative, ma alcune regioni, alcune province autonome si sono già strutturate in questo, hanno dato delle risposte anche di tipo formativo di supporto psicologico, queste anche devono essere complementari a tutto il resto perché poi la parte centrale è chiaro che è un pensionamento anticipato per via proprio della fatica, del compito di cura e anche delle agevolazioni fiscali piuttosto che anche delle risorse da mettere a disposizione. Però ci sta anche tutta una serie di proposte di accompagnamento di sostegno alla persona e anche agli altri che poi in quel caso anche i caregiver non conviventi volendo ma che possono collaborare al benessere della stessa persona. Bene, abbiamo in qualche modo delineato quello che è il punto, abbiamo fatto un po' il punto della legge delega quindi alcune cose sono, un decreto è stato approvato mi sembra il 1 di maggio e gli altri si seguiranno. Entro primavera del 24? Entro la primavera del 24 anche perché credo che poi la delega scada no? Scade la delega ma quella volendo si potrebbe slitare ma c'è il PNRR quindi abbiamo due milestone. Ecco abbiamo parlato dei caregiver e abbiamo parlato e vorrei introdurre qui un altro elemento che quello della rete sociale perché abbiamo parlato di come dire come affrontare la solitudine, uno degli elementi su cui appunto qualcosa si è iniziato a vedere è il riconoscimento di quelle associazioni del sociale, terzo settore mi riferisco, che possono in qualche modo aiutare questo percorso di inclusione. Allora il terzo settore è molto importante perché moltissime organizzazioni del terzo settore nascono proprio per rispondere a questi bisogni nei loro statuti c'è appunto il desidero di rispondere a questi bisogni di inclusione nel decreto lavoro, nel decreto legge lavoro voi avete iniziato a seminare diciamo un piccolo, a mettere una piccola pietra per dire quanto diciamo riconoscere quanto gli organi del terzo settore possono fare nell'inclusione e soprattutto nelle assunzioni dei lavoratori con disabilità. Sì abbiamo iniziato a tracciare un percorso molto chiaro che è quello per cui io credo che da qui in poi non si possa fare a meno di immaginare politiche che siano condivise tra le istituzioni, il mondo del terzo settore anche il mondo privato del privato sociale perché no, però sicuramente il binomio istituzione terzo settore è fondamentale per cogliere i bisogni, dare le esposte ai cittadini come abbiamo fatto durante la pandemia. Il terzo settore diciamo che parte avvantaggiato rispetto al privato sociale perché il terzo settore è scritto ad un registro pubblico quindi c'è trasparenza, gli obiettivi sono... Ancora non tutti ma ci stiamo provando h piano piano. Piano piano si arriverà insomma almeno questo è il piano dell'opera. La legge 117 istituisce il registro unico, il RUNS, come sapete abbiamo qualche complessità nel poter diciamo trasmigrare tutti immediatamente sono in corso le operazioni però piano piano insomma perché alcune associazioni si devono un po' riorganizzare e ripensare perché prevede anche diciamo l'adeguamento degli statuti, prevede insomma tante caratteristiche che alcuni devono decidere di intraprendere quindi stiamo convincendo anche tanti a farlo ma tante piccole purtroppo non potranno farlo quindi io spero anche visto che parliamo di terzo settore e che ci tengo tantissimo che anche le piccole trovino il modo di poter... Magari il modo può essere l'adesione ad una rete che potrebbe facilitare molto e quindi eh questo potrebbe essere una possibilità. Assolutamente questa è una cosa che io dico sempre, devono collaborare tutti i grandi coi piccoli perché abbiamo bisogno di coesione sociale sono loro che ce la garantiscono. Nel decreto del primo maggio abbiamo inserito due provvedimenti importanti proprio di riconoscimento di questo grande lavoro del terzo settore anche in un momento in cui la legge 68 non è stata purtroppo in questi anni sufficiente pienamente applicata e nei quali abbiamo dato spazio a loro per valorizzare questo compito di accompagnamento e eh diciamo di intermediazione all'inserimento lavorativo quindi con un incentivo economico e eh anche un fondo che in qualche modo possa andare a dare un contributo per ogni persona con disabilità fino ai 35 anni che hanno assunto all'interno di cooperative, imprese sociali e associazioni che fanno parte proprio del mondo del terzo settore. Io ho voluto tracciare questa strada perché anche nella legge 68 vorrò proprio andare a toccare questo tema. Mi scusi, ne voglio eh chiederle una una questione forse tecnica che io non ho eh ben capito ehm voi date questo contributo rivolto agli enti del terzo settore che hanno però l'autorizzazione a ehm eh operare come agenzia per il lavoro. Sì sì sì assolutamente sì sì perché assumono no direttamente le persone con disabilità. Certo. Ma ce ne sono molte di. Beh io girando tutta l'Italia ne ho trovate tante e devo dire che è veramente un mondo hm importante che dobbiamo valorizzare sempre di più eh e proprio per questo dovremmo introdurlo anche nella riforma della legge sessantotto perché poi sarà lì diciamo la vera spinta all'inclusione lavorativa, al miglioramento anche del rapporto eh che c'è e anche devo dire a quel rispetto di alcune situazioni difficili anche di persone con disabilità che trovano comunque una valorizzazione completa nel mondo del terzo settore io vorrei stimolare anche tutta la parte privata perché poi diciamo che dobbiamo fare anche quello e ed è il cuore poi della riforma della legge sessantotto ma ci saranno tavoli di lavoro per questo eh ma riconoscere anche il giusto pagamento perché anche qui ogni tanto purtroppo sento che o l'utilizzo di cooperative che hanno assunto persone con disabilità o comunque il riconoscimento ritributivo non è lo stesso e questo non è giusto. Senta ci può anticipare quali possono essere o quali dovrebbero essere secondo lei le linee di riforma della legge sessantotto e qui come dire completiamo un po' il quadro, no? Siamo a partire dall'inclusione, dal superamento dell'obbligo, adesso ci poniamo il problema di superare la legge sessantotto che è stata per un certo periodo anche una legge forse interessante però per le aziende è stato un po' difficile. Per l'azienda è stato difficile però anche le sicuramente ci sarà tutto un tema del quale si occuperà in particolare il ministero del lavoro su l'agevolazione, gli incentivi eh si dovranno trovare delle nuove modalità sicuramente però serve anche quel cambio di eh mentalità di prospettiva perché tutte le aziende, molte lo stanno iniziando a fare soprattutto le più grandi ma io spero che tutte iniziano a vedere davvero h offrire opportunità e a vedere negli altri un investimento per la stessa azienda perché tutti i nostri ragazzi hanno delle capacità straordinarie e possono davvero dare un contributo strategico. Questo deve entrare nella legge sessantotto come principio secondo me fondamentale e poi naturalmente il riconoscimento del terzo settore che in questo momento non è non c'è. Sì ricordiamo che ehm rispetto alle imprese lei ricordava le imprese più più grandi eh diciamo c'è tutta la tematica della sostenibilità e la SD SG come dire è una sostenibilità sociale quindi come dire l'inclusione delle persone con disabilità entra a tutti gli effetti quindi anche da qui può venire un eh come dire un un incentivo un non un incentivo ma un appello a fare meglio. Assolutamente sì io credo che poi si possano anche creare circoli virtuosi no? Anche modelli di riferimento per cui eh si vede che quelli funzionano allora lo faccio anch'io. Eh cco l'altra questione che volevo affrontare forse questa hm insomma può portarci a concludere il questa nostra chiacchierata eh è il fatto di diffondere eh modelli ehm modelli positivi, modelli di successo, modelli di ehm come dire di hm che sono riusciti davvero a superare eh gli ostacoli e le difficoltà e probabilmente serve mettere insieme eh queste esperienze per intanto per per aprire la strada ad altri e poi per anche per per dire è possibile fare. Assolutamente sì lo sguardo positivo eh intendiamo farlo anche nelle prossime nostre attività eh ci sarà un expo nazionale proprio aperto al mondo del terzo settore a settembre eh credo che però bisogna anche saper cogliere la straordinaria capacità quotidiana di tante persone di tanti nti. Io l'altro giorno ho visto il presidente dell'Ordine dei giornalisti e e gli ho proprio chiesto insomma a parte il tema un po' della formazione su questi temi ma anche di saper valorizzare non solo le eccellenze dello sport diciamo che che balsano agli occhi di tutti perché con le paralimpiadi eh giusto è una realtà straordinaria non solo i fatti drammatici perché anche quelli fanno notizia e balzano, insomma, facilmente all'occhio del cittadino, ma anche quelle realtà straordinarie che operano in Trentino, come in tutto il nostro Paese, quotidianamente realizzando progetti che veramente mettono al centro la persona, l'inclusione lavorativa, la dignità della vita e comunque hanno una loro, insomma, capacità di risolvere, diciamo, temi che riguardano le famiglie, che riguardano le persone e riguardano anche le istituzioni. Bene, io su questo la ringrazio ministro, la ringrazio perché, insomma, per questo confronto breve ma credo che siamo riusciti, insomma, a toccare un po' tutti i principali punti e credo davvero che sia davvero molto importante quello che lei ha detto alla fine, cioè bisogna raccontare un po' la vita e non solo le cose che, come dire, si discostano dall'ordinarietà, dalla normalità. Bisogna saper raccontare un po' tutto con semplicità ma anche con un certo ottimismo. Bene, grazie. Grazie a lei, grazie. Grazie a lei, grazie a lei, grazie a lei. Grazie a lei, grazie a lei, grazie a lei.
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