ll post Covid: imprese, sostenibilità e nuove frontiere della sanità
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ll post Covid: imprese, sostenibilità e nuove frontiere della sanità
Il sistema sanitario nazionale italiano, pur riconosciuto come eccellenza, sta affrontando nuove sfide nel post-pandemia. L'aumento della domanda, le liste d'attesa e la carenza di personale medico spingono verso un maggiore ruolo del privato. L'intelligenza artificiale offre opportunità per migliorare l'efficienza e la ricerca medica, ma solleva interrogativi etici. La sostenibilità del sistema sanitario richiede investimenti nel capitale umano e un'attenta governance per garantire equità e qualità delle cure
Abbiamo scelto di vederci qui oggi con un titolo che vi ricordo il post covid, imprese, sostenibilità e nuove frontiere della sanità. Allora noi abbiamo una grande capacità, quella di rimuovere le cose che accadono, travolti dalla quotidianità, la presa con lo smartphone un minuto per minuto e ci dimentichiamo in tempi rapidissimi di quanto accade. Questo vale su tutti i fronti, ma vale perfino per il covid, per la pandemia, ma per quasi due anni, senza esagerare, ha cambiato la nostra vita nel privato e nel mondo del lavoro. Adesso è passato relativamente poco tempo e ne abbiamo quasi perso memoria. Questa è la terza fase, la prima fase dove la pandemia era un caso estremo studiato dalle società di riassicurazione del rischio. Un caso estremo per cui veniva fatto perché le compagnie di assicurazione dovevano considerare quello scenario, ma era uno scenario che nessuno riteneva probabile e anche forse l'unica realtà che le ha considerate, che era la fondazione Bill Gates, che immaginava scenari di pandemia, era considerato come un esercizio accademico che era destinato a lasciare il tempo che trovava. Questa è stata la prima fase. La pandemia è arrivata sul serio, ci ha sconvolto la vita, è passata dopo pochissimo tempo, non ce la dimentichiamo più. Adesso non vorrei che fossimo sul punto di entrare in una terza fase. Le pandemie sono davvero uno scenario che ormai dice che ha avuto, abbiamo dato e non se ne parla più? Oppure possono anche tornare magari sotto altre forme e poi il mondo a questo è davvero preparato? Oppure no? L'esperienza che abbiamo attraversato sono servite a insegnare qualcosa oppure non è andata così. Questo è uno dei temi che poi approfondiremo questa mattina. Io direi di partire dallo Stefano Pessina, che è alla guida di un gruppo davvero di dimensioni significative a livello internazionale e leader nelle farmacie e nella sanità. Io gli chiederei intanto di partire da qualche analisi riflessione di carattere generale. La situazione internazionale noi abbiamo vissuto nella convinzione che il modello della globalizzazione fosse un modello destinato a durare per sempre, con quindi una interconnessione tra mondi, tra l'Occidente e per esempio l'Oriente. Poi invece abbiamo constatato che la globalizzazione è tramontata. Adesso qual è la situazione internazionale e dove sta andando? Prima di tutto grazie per essere qua e complimenti per l'organizzazione. Io devo dire che non sarei così sicuro che la pandemia è passata e ce ne siamo dimenticati. Ancorché prima di tutto il virus è ancora lì, circola, meno forte, meno pericoloso, ma può sempre mutare in maniera non gradevole. È vero che noi abbiamo acquisito come esseri umani una certa resistenza dovuta evidentemente ai vaccini, dovuti al fatto che i nostri sistemi immunitari si sono adattati, però dobbiamo sempre essere abbastanza attenti e non trascurare una possibile ricaduta anche con la stessa famiglia di virus. Questa è la prima cosa. E poi veramente ce ne siamo dimenticati. In realtà oggi noi diciamo prima del Covid, quando facevi questo, ah prima del Covid, oppure sì sì il Covid era passato, il Covid ha già segnato in maniera che diventa un'era, come prima della guerra e dopo la guerra, non durerà per sempre evidentemente, ma oggi è così, oggi si dice prima del Covid. Come diceva lei il Covid ha veramente cambiato tantissimo, ha cambiato tantissimo prima di tutto per la globalizzazione. La globalizzazione per la verità aveva già subito qualche ferita dalle cattive relazioni fra gli Stati Uniti e la Cina che alla fin fine erano le due assi portanti della globalizzazione. Ma chiaramente col fatto che il Covid ci ha isolati, ci ha messo tutti in un angolo, i trasporti, la logistica è diventata impossibile, noi ne sappiamo qualcosa e quindi c'è stata una corsa verso la regionalizzazione, verso la produzione più vicino al consumatore e la globalizzazione oggi non è morta, però certamente non è quella che era una volta e certamente non tornerà per molti molti anni perché oggi ci sono tantissimi investimenti per regionalizzare, vedete cosa stanno facendo gli Stati Uniti e una volta fatti questi investimenti si cercherà di utilizzarli. In effetti però non è stata solo l'unico effetto la globalizzazione, l'altro effetto è stato che noi tutti ad un certo punto siamo stati richiusi, richiusi per un certo periodo di tempo e in questo periodo di tempo le nostre abitudini sono cambiate, abbiamo cominciato a comunicare sempre di più per videoconferenza, per telefono e quindi ci siamo abituati ad un sistema che è diverso, abbiamo cominciato a sperimentare su larghissima scala il lavoro a domicilio e adesso che si sta tornando indietro ci sono fortissime resistenze, ci sono fortissimi problemi, quindi c'è stato veramente un cambio e le persone, io penso che anche se l'hanno dimenticato, sono restate colpite da questo fatto e se dovesse tornare una pandemia io penso che la reazione sarebbe estremamente più forte ed estremamente più crescente. Quindi in effetti se io guardo allo scenario, dico la pandemia ha avuto un grossissimo effetto, ne stavamo uscendo, ne stiamo uscendo, abbiamo altri problemi adesso, non solo i problemi economici lasciati dalla pandemia, l'indebitamento enorme che tutti gli Stati per motivi buoni o meno buoni hanno subito, motivi buoni, la ricerca, l'assistenzialismo in termine assolutamente positivi, lo dico perché evidentemente molte aziende stavano collando e molte persone non avevano più mezzi di subsistenza e quindi il debito è cresciuto enormemente e devo dire c'è stata un po' l'abitudine a far crescere il debito non preoccuparsene tanto e anche alla fine della pandemia la gente non si rende conto che la pandemia è finita e forse bisognerebbe essere un po' più attenti al debito. Ma abbiamo avuto il grande problema della sicurezza internazionale, abbiamo avuto dopo la pandemia, non causa nella pandemia certamente, però abbiamo avuto un altro grosso problema e che è quello dell'invasione dell'Ucraina che ha sovvertito le nostre le nostre aspettative. Mai più noi avremmo pensato di avere una guerra in Europa, mai più avremmo pensato di avere una operazione militare come la definisce Putin eufemmisticamente che sconvolgeva le nostre vite. Pensate alle conseguenze economiche di questo, il petrolio e tutte le conseguenze economiche, le sanzioni e dopo di questo evidentemente un po' meno un po' meno sorprendente ma comunque scioccante israele, tutto quello che è successo in israele è l'invasione della striscia di gasa lì evidentemente le tensioni non sono mai finite ci sono sempre state però adesso sono esplose in maniera quanta. Di questi giorni il fatto che la Cina comincia a fare esercitazioni nel territorio di Taiwan, io non credo che alla Cina arriverebbero a guerra, i cinesi sono pazienti e quindi utilizzano utilizzano le loro le loro posizioni di forza molto attentamente però insomma certamente questo non non facilita. Voi siete presenti in Cina significativamente? Si, abbiamo 10 mila. E colga l'occasione per chiedere Quali sono i numeri del gruppo? Noi abbiamo 10.500 farmacie in Cina e siamo praticamente presenti in quasi tutta la Cina e una cosa interessante sulla Cina è che noi avevamo farmacie dove è nata è nata la pandemia nella provincia in cui è nata la pandemia nella città di buongiorno è nata la pandemia e noi avevamo queste farmacie che sono di fatto state requisite e dallo stato i farmacisti erano costretti a stare dentro non potevano lasciare i negozi dovevano servivano i clienti mettendo un bancone fuori fuori dalla farmacia perché non la gente non poteva entrare per il contagio quindi ero fuori e aveva aperta un baccone serviva lo stato riforniva le farmacie lo stato lo stato imponeva i prezzi dovevamo vendere senza alcun margine al prezzo che ci dava lo stato e l'unico contatto che noi potevamo avere era avere il fatturato che ci dava un'indicazione dell'epidemia di come andava l'epidemia ma di fatto i contatti che avevamo con i nostri farmacisti erano limitatissimi e questo è durato per due mesi tre mesi quanto è durato nel mio ricordo e quindi e quindi effettivamente una situazione molto molto tesa in cui i nostri farmacisti ci dicevano tutto quello che vedevano e le decine di migliaia di morti che ci sono stati per questa per questa pandemia nella sola città di guangzhou e quindi quante farmacie avete nel mondo venti direi 22 mila 23 mila quanti ricade fatte ne ha profito 140 miliardi di dollari chiedo scusa per l'introduzione ma ho fatto l'occasione per dare qualche numero che dia l'idea delle dimensioni del gruppo che è quotato alla borsa di londra di new york quindi come è questa situazione oggi c'è certamente molta ansia in giro si percepisce questa ansia se parla con le persone la gente non è molto tranquilla ecco ma se come lei ha ricordato concordiamo sul fatto che la globalizzazione così come c'è stata non tornerà ma cosa si può immaginare per il prossimo futuro perché mi pare che il clima sia di lo ha ricordato ne stesso di grandi tensioni e questo cosa cosa vuol dire che previsioni vi sentite di fare sulla situazione internazionale io penso che torneremo alla regionalizzazione chiamiamola così non dico l'autarchia questo no ma certamente ad una minore internazionalizzazione io penso che soprattutto gli stati uniti chiunque sia il nuovo presidente spingeranno molto per riportare il più possibile le produzioni negli e io penso che l'europe dovrebbe cominciare a fare lo stesso in europa discorso molto lungo come lei sa veda la le tutti i discorsi che si stanno facendo l'europe che ha dato una buona prova tutto sommato durante il covid con con i finanziamenti che hanno fatto con gli interventi sui vaccini tutte queste queste buone azioni nella buona direzione adesso però quando si tratta poi di mettere le risorse insieme veda solo per solo per per la difesa quando si tratta di mettere le cose insieme nicchia e la cosa la cosa più brutta che io vedo adesso e che vede io io mi ricordo degli anni 50 60 c'era un ottimismo in giro si pensava che le cose dovessero andare sempre di bene in meglio si pensava che la democrazia avrebbe vinto da pertutto c'era il sistema che è basato sugli stati uniti il sistema basato sull'unione sovietica due modelli diversi chiaramente in occidente si pensava che il modello occidentale alla fin fine avrebbe vinto come in effetti è stato e che l'altro modello non potesse reggere dall'altra parte si si diceva l'opposto e si lavorava molto sulle leologie però era chiaro quello c'era una certa chiarezza e la gente ne almeno nella parte occidentale aveva questa i tempi della dei sviluppi economici dell'europe i tempi della grande espansione economica americana i tempi i tempi in cui anche anche le cose negative come che so i morti lungheria o la decononizzazione che pur erano violenti venivano vissuti in maniera positiva venivano vissuti come un anelito alla libertà un anelito alla la democrazia e poi le cose sono cambiate poi abbiamo cominciato avere abbiamo avuto la guerra del vietnam le contestazioni studentesche in tutto il mondo le tensioni sociali che sono che sono esplose e da loro in poi io direi che la situazione sia sempre regalata abbiamo avuto un momento un momento di come dire un sussulto di ottimismo quando è caduto il muro di berlino e quando si è disegata l'unione sovietica ricordiamo che bush aveva invitato putin dell'alleanza atlantica poi gli europei si sono posti ma voglio dire c'è stato un momento ma è durato lo spazio di un mattino e poi siamo riandati verso una situazione di continuo degrado o leggero degrado non continuo degrado leggero degrado quindi voglio dire la gente ha ragione di avere una certa ansietà anche mescolata a un certo pressivismo voi siete giovani molti la più parte dei presenti qui siete giovani io non avrò penso la possibilità di vedere la fine di questo degrado ma voi forse lo vedrete come sempre nella storia ci sono cicli alla fin fine ci sarà un evento speriamo non che non sia una guerra speriamo che non sia un evento catastrofico ci sarà un evento che rimetterà le cose a posto e comincerà un altro ciclo positivo incrociando le dita con nella barra abbiamo parlato del del covid del pre covid del post covid e questo ha impattato sulla sanità non soltanto in italia ma in tutto il mondo tutto il mondo ha constatato che l'organizzazione sia pure molto diversa tra paesi e paesi non era un'organizzazione adeguata e adesso che punto siamo si è imparata la lezione del covid oppure no e se sì in che misura e che cose invece non si è imparato buongiorno da anche da parte mia grazie grazie al direttore complimenti per questa organizzazione di questo festival che sta assumendo dimensioni sempre sempre più grandi complimenti veramente il discorso sulla sanità richiederebbe tanto tempo perché nel covid durante il covid abbiamo visto come i paesi come l'europe come l'america e gli altri paesi gli altri arei geografiche hanno reagito se vogliamo tornare o rientrare fare focus sull'italia nonostante tutte le critiche perché poi si è sempre molto spinti a criticare o a mettere in evidenza quello che non funziona soprattutto noi italiani siamo bravissimi su questo la sanità ha dato dei segnali positivi e anche il sistema sanitario nazionale italiano è stato riconosciuto internazionalmente come qualcosa che ha funzionato che ha dato delle risposte molto positive detto questo c'è molto da fare e quindi c'è molto da fare in italia ma c'è molto da fare anche negli altri paesi una delle lamentelle e delle negatività che ci sono in questo momento sono le famose liste da tesa e la crescita della sanità privata rispetto alla sanità pubblica la sanità privata ha raggiunto delle cifre mai viste prima del covid siamo a 40 miliardi 3 miliardi più dell'anno scorso ma c'è anche da dire che su 100 richieste che vengono fatte normalmente 35 vengono passate poi alla sanità privata e abbiamo visto anche che nel 2023 il 50 per cento degli italiani se dovevano avere necessità di una cura passavano direttamente al sistema privato e molto spesso non richiedevano al sistema sanitario nazionale detto questo la spesa continua a salire e siamo arrivati a 129 miliardi ed è salita il 15 per cento rispetto negli ultimi negli ultimi dieci anni quindi questo è un segnale estremamente positivo di come comunque i governi abbiano a cuore nella sanità una sanità che vede a livello italiano dei livelli di professionalità o soprattutto di servizio diverso perché c'è chiaramente dei servizi di eccellenza e non dobbiamo dimenticarlo detto prima che è stata riconosciuta a livello internazionale e poi purtroppo ci sono delle liste da tesa oppure degli aspetti negativi a seconda della regione d'altra parte la famosa legge delega ha fatto sì che le ragioni potessero essere indipendenti potessero allocare una parte delle loro risorse anche alla sanità ma chiaramente a seconda delle entrate a seconda degli introiti le allocazioni alla sanità sono diverse e da questo dipende poi di conseguenza anche il servizio medesimo e questo là il ricorrere alla parte privata e questo spostamento da una regione all'altra è raggiunto delle dimensioni notevole parliamo di circa 50 miliardi che è una cifra estremamente notevole e 5 miliardi scusate 5 miliardi e è una cifra comunque estremamente importante su i 40 della spesa privata che avevo detto prima. Assunto questo dal covid abbiamo imperato che il sistema sanitario nazionale che compie 45 anni quest'anno ha funzionato ha funzionato bene se vediamo le liste d'attesa ci sono in Italia ma ci sono anche negli altri paesi io passo molto tempo in Inghilterra e oggi le liste sono molto lunghe e parliamo di circa 7 milioni e oltre di lista d'attesa che significa una persona su sette e in lista d'attesa ma gli Stati Uniti stesso che sono il paese che investono di più sulla sanità dove l'economia ha l'economia più forte in assoluta del mondo nonostante questo la sanità ha degli aspetti molto critici anche perché l'assistenzialismo che abbiamo in Italia in Europa in generale in America è determinato prevalentemente dalle assicurazioni e quindi non c'è un assistenzialismo così protetto e soprattutto così determinato per tanto che cosa abbiamo imparato dal covid abbiamo imparato innanzitutto che tutto può cambiare e ci si deve adattare rapidamente ma abbiamo imparato anche che le risorse umane sono l'aspetto fondamentale e sulle risorse umane che dobbiamo dobbiamo investire non dobbiamo dimenticare che cosa i medici in ospedale hanno fatto per noi che cosa i farmacisti hanno fatto per noi durante quel periodo e pertanto è su di loro che dobbiamo investire dobbiamo investire con una programmazione dobbiamo investire coinvolgendoli dobbiamo investire motivandoli oggi c'è un certo rallentamento in questo senso e molti delle persone della filiera della sanità si spostano dall'Italia verso altri paesi la critica è di dire si guadagna di più è vero in inghilterra o in america soprattutto si può guadagnare di più ma la vita costa anche molto più cara è interessante che un giovane si sposti è interessante che vada in altri paesi che veda il sistema che veda anche la tecnologia quello che è importante poi per il nostro paese aver la capacità di richiamarli e di far sì che possono tornare che possono trovare un ambiente altrettanto interessante e dove possono esprimere quanto hanno imparato altrove nell'ambito stesso dell'Italia però se devo fare un bilancio devo dire che è un bilancio nonostante tutto positivo. Ha ricordato come il servizio sanitario pubblico servizio sanitario nazionale in Italia è stato un punto di eccellenza per questo paese. Assolutamente. Devo dire in testa la classifica in occidente e lo soltanto in occidente. Dopo di che era un servizio pubblico poi si è determinata una situazione lei stessa l'ha ricordato come negli ultimi anni sono cambiati gli equilibri si è affermata una sanità privata significativa e adesso si è arrivati quasi a un bilanciamento almeno in alcune tipologie di prestazione. Se si dovesse immaginare dove stiamo andando, se stava a terza fase, come si assesterà questo rapporto tra sanità pubblica e sanità privata peraltro convenzionata con pubblico in molti casi. Gli ultimi dati dicono che la sanità privata pro capita è cresciuta del 21% rispetto al 9% della spesa sanitaria pubblica pro capita quindi questo bilanciamento c'è. Dovuta però alle conseguenze del covid perché non dimentichiamoci che durante il covid c'è stato un rallentamento nell'attenzione a certi praticamente ricerca ma anche a certe richieste per visite o al voler fare determinati esami determinata analisi per ragioni varie le persone non volevano entrare giustamente negli ospedali quindi hanno rimandato questo rimandato questo il fatto di rimandare ha causato chiaramente un accumulo di richieste questo accumulo di richiesta sovraccaricato al sistema sanitario nazionale quindi fare un bilancio oggi io ritengo che sia ancora troppo presto i dati dicono questo però dobbiamo avere la pazienza la capacità di aspettare e soprattutto ripeto di investire sul capitale umano anche perché prossimamente circa 30 mila dottori naturalmente andranno in pensione e soltanto mille sono gli studenti che entreranno nell'università di medicina l'anno quindi ci sarà un altro bilanciamento per cui quando insisto sull'investire sul capitale umano e l'aspetto che maggiormente il sistema sanitario nazionale deve tener conto. Secondo lei si va verso uno scenario in cui la sanità privata aumenterà ancora di peso oppure abbiamo raggiunto un livello di bilanciamento? Allora nei prossimi sei mesi un anno credo che ci sarà ancora uno sbilanciamento. Crescerà ancora la sanità privata? Crescerà ancora ma per le ragioni che ho spiegato prima. Poi io sono estremamente positiva e sono supporto al sistema sanitario nazionale perché faccio il confronto con gli altri paesi e la qualità è estremamente elevata quindi sono certa che superato questo momento di sovraccarico chiamiamolo così si può tornare ad un bilanciamento tenendo conto la diversità di servizio che purtroppo abbiamo nell'ambito delle diverse regioni ma che non è ancora una volta solo un fatto italiano ma è un fatto di tutti gli altri paesi anche europei perché ci sono chiaramente nelle città una maggiore qualità rispetto a degli altri. Quindi nel breve termine più privato nella sanità nel medio lungo a quel punto i rapporti si assesteranno? Si assesteranno perché il sistema sanitario in questi 45 anni ha tenuto bene, ha dato dimostrazione di eccellenza. E il suo giudizio su questo nuovo livello di equilibrio aggiunto? Va bene così o forse è meglio? Diciamo che io credo molto all'integrazione tra pubblico e privato non soltanto nella sanità ma in generale perché è uno scambio di esperienza, uno scambio di opportunità e uno scambio di cultura, uno scambio di scienza che comunque ci deve essere, quindi con l'auspico che continua ad esserci. Certo che lei ha ricordato un fatto che è fuori discussione e cioè l'attrazione verso l'estero per i medici italiani e anche per il livello degli infermieri è sempre più forte. Questo non è un bene anche perché noi come Paese formiamo delle professionalità che poi regaliamo ad altri Paesi con in più il fatto che non siamo sufficientemente attrattivi perché per esempio a livello degli infermieri con i due giovani non si fa più di sbaglio ma noi eravamo fortemente attrattivi per infermieri che arrivavano dalla Romania piuttosto che da Roma e noi non siamo più attrattivi perché andiamo da altre parti quindi abbiamo questo doppio problema, perdiamo risorse che abbiamo formato e non siamo più in grado di attraverci, non siamo sufficientemente attrattivi. Ecco ma come si potrebbe rimediare a questo doppio inconveniente? Lo accennavo prima, il fattore fondamentale è la sostenibilità del sistema sanitario, la sostenibilità deriva dalle risorse umane che lo compongono, bisogna investire su di loro e investire significa investire attraverso risorse economiche, attraverso dei contratti diversi. Bisogna pagarli di più? Non soltanto pagarli di più ma dare loro la possibilità anche di esprimersi in modo diverso e di esprimersi anche in diverse formi perché chi lavora in ospedale molto spesso non può anche avere la possibilità di poter fare visite private. C'è da rivedere una riforma ma ci stanno lavorando e credo che stiano prendendo molto a cuore questo aspetto perché è vero che la parte salario è una parte componente determinante ma come ho detto prima molto spesso chi si sposta va in paesi dove la vita è molto più cara dell'Italia quindi sono attratti prevalentemente da un aspetto scientifico e da un aspetto del sapere che li valorizza e che li motiva quindi noi dobbiamo avere la capacità anche di motivare sia i giovani medici, sia gli infermieri e tutti gli altri componenti della filiera della sanità e poi creare un sistema di richiamo all'Italia perché in Italia ci sono delle eccellenze e ce ne sono tante e lo dimostra il fatto che nonostante la criticità poi in tanti vengono a curarsi in Italia questo molto spesso non si dice. Intelligenza artificiale allora rappresenta nelle scelte che abbiamo fatto per questo festival una delle priorità in questi quattro giorni abbiamo almeno una dozzina di eventi che sono dedicati proprio a capire l'intelligenza artificiale, le opportunità che offre, i problemi che solleva, il futuro che sta venendo costruito che è già partito perché già adesso quindi non stiamo parlando di cose che accadranno l'intelligenza artificiale già sta cambiando il nostro modo di vivere e di lavorare anche nella sanità. Ecco a questo punto chiedo a Dottor Persina ma qual è e quale sarà l'impatto dell'intelligenza artificiale sulla sanità? Comincerò con un anedotto, un ricordo personale, 8-9 anni fa andai come ero solito andare ad uno degli degli annuali convegni di Microsoft a Seattle dove si parlava di tecnologie di quello che Microsoft faceva e quell'anno, è passato nove anni fa penso, il tema era intelligenza artificiale e come si sarebbe sviluppato. Alla fine mi intervistarono e mi chiesero come io pensavo che l'intelligenza artificiale avrebbe cambiato la farmacia e io devo confessarvi che ero completamente impreparato, non ci avevo mai pensato seriamente e quindi detti delle risposte che certamente non erano particolarmente intelligenti. Adesso devo dire che a posteriori se vedo quanto l'intelligenza artificiale ha cambiato i rapporti delle nostre farmacie con i clienti, quanto la utilizziamo per capire quali sono i loro bisogni, quali sono i loro desideri, quanto la utilizziamo per capire come organizzarti internamente o come avremmo potuto fare durante il picco del Covid a fare decine di milioni di vaccinazioni senza l'aiuto di una programmazione basata completamente sull'intelligenza artificiale dove evidentemente avevamo da elaborare una quantità di dati enormi in un tempo brevissimo, mi sono reso conto che probabilmente dovevano fare di dato delle risposte diverse. Certamente l'utilizzo che abbiamo fatto, che possiamo fare in una farmacia dell'intelligenza artificiale è evidentemente l'abilità dei algoritmi di mettere insieme una quantità enorme di dati, di elaborarli velocemente, di arrivare a delle conclusioni molto più velocemente di quanto potrebbe fare l'uomo o un insieme di uomini, quindi sostanzialmente è un aiuto enorme nel risolvere certi problemi, di dare una risposta a certe domande. Questo è stato fino oggi l'intelligenza artificiale, ma adesso noi cominciamo a vedere che esiste un diverso tipo dell'intelligenza artificiale, un'intelligenza artificiale molto più forte dove veramente parliamo di una intelligenza che diventa sempre più autonoma, sempre più in grado di seguire un percorso che non necessariamente è quello che seguirebbe la mente umana, di non emulare la mente umana in alcune delle sue caratteristiche, ma di andare per conto suo e di creare una diversa risposta o avere delle conseguenze diverse. Ecco io non so dove arriveremo e penso che nessuno sappia dove ci può portare l'intelligenza artificiale. Una cosa è certa che per quanto riguarda le farmacie noi continueremo ad utilizzarla in maniera sempre più attiva e sempre più profonda nel risolvere i nostri problemi, ma per quanto riguarda la società umana la situazione è completamente diversa. Vedete oggi, vedete cosa, che potete dialogare con una macchina, una macchina non sempre dà delle risposte coerenti perché segue una sua logica che non è la nostra, però comincia a dare delle risposte, vedete come si può tradurre da una lingua all'altra e con traduzioni accettabili. Andremo molto molto più avanti, specialmente quando avremo la potenzialità dei quantum computer che evidentemente hanno un potere di calcolo enormemente superiore e ormai ci sono, è un problema tecnologico di poterli avere a disposizione a dimensioni accettabili e costi accettabili, però i quantum computer sono là e funzionano benissimo. Tutto questo ci porta a dire avremo degli aiuti enormi, ma qual è il rischio? Perché ci sono anche rischi enormi e non dimentichiamoci che degli 8 miliardi e più di esseri umani che ci sono sulla terra e che continuano a crescere, sempre più gente ha accesso alle tecnologie e quindi il rischio che queste tecnologie vengano usate per scopi non completamente etici è estremamente forte, quindi è molto giusto fare quello che sta facendo l'Europa, l'Unione Europea, di cercare di rioramentarla, anche la Cina lo sta facendo. Gli Stati Uniti un po' meno perché si affidano in più ai codici etici delle aziende, però recentemente, non so se l'avete notato, c'è stato un convenio tra americani e cinesi per discutere un po' come limitare le applicazioni dell'intelligenza artificiale. Se lei mi dice come si evoluterà, beh io non rifarò l'errore di dare delle risposte, ma poco fube, le dirò semplicemente non lo so, non lo so perché quando noi accettiamo, e dobbiamo accettarlo perché è ineluttabile, non è che noi possiamo veramente bloccare lo sviluppo, ma quando noi accettiamo che ci sia qualcosa che può ragionare e ragionare il termine esatto con una logica diversa dalla nostra non sappiamo dove questa possa portare e quindi io non so dirle in futuro che cosa faremo con l'intelligenza artificiale, io posso dirle con assoluta certezza che buona parte dei problemi che noi abbiamo saranno risolti dall'intelligenza artificiale e saranno, diciamo così, alla portata di tutti. Diciamo anche però che la mente umana evolve molto meno rapidamente della tecnologia e quindi prima che effettivamente si abbia un, come dire, che l'intelligenza artificiale sostituisca la nostra mente ci vorrà del tempo. Comunque è un pericolo di cui dobbiamo essere assolutamente coscienti. Anche se adesso sta facendo progressi importanti l'intelligenza artificiale cognitiva e quindi questo si avvicina alla mente umana. Speriamo non si avvicini troppo. Il problema vero non è tanto questo, è il problema che si può discostare dalla mente umana perché quando poi cominciano a lavorare su certi algoritmi lei non sa dove possono finire. Si ricorderà per esempio, per dare un esempio banale che non c'entra, ma parlando di algoritmi, che c'erano tutti i fondi, quant'un fan, che erano bravissimi perché avevano degli algoritmi e riuscivano a prevedere più o meno quello che succedeva in borsa, insieme tante informazioni anche senza un'intelligenza artificiale primordiale e questi fondi andavano benissimi. Poi successe che ci furono dei crack completi borsistici perché prendendo una direzione sbagliata crearono dei problemi enormi alla borsa e alcuni di questi fondi fallirano. Perché poi queste cose possono capitare sia perché l'algoritmo ha delle conseguenze inaspettate, sia perché ci può essere un errore umano. Il fatto recente, è stato due anni fa o tre anni fa, era quella gente di borsa di HSBC, no, di Barclays mi pare, non ne sono sicuro, ma di una marcha inglese che in un giorno di festa era un trader, aveva cominciato a fare dei trading, ha sbagliato l'input e ad un certo punto, anziché acquistare azioni di un certo tipo, un certo settore per diciamo dei milioni di sterline, l'ha acquistato per non so quante, migliaia di migliaia di sterline, semplicemente perché aveva fatto un errore, si ricorderà questo caso. È stato condannato recentemente dopo due anni e la banca ha dovuto pagare non so quanto. Questo per dire che evidentemente finché seguiamo la mente umana e quando più o meno riusciamo a imbrigliarla, va bene, tutto sommato non sarà un grossissimo problema, ma ad un certo punto potrebbe deviare, potrebbe andare per conto suo, non dobbiamo assolutamente sminuire questo rischio e questa ipotesi che invece secondo me è molto cogente. Nella nuova sanità l'intelligenza artificiale avrà un ruolo? Che tipo di ruolo potrà essere? È già presente, Stefano parlava dell'intelligenza artificiale e della funzione a livello di farmacie, però è già presente nei sistemi vocali per il supporto a persone con dosibilità, all'ottominizazione dell'assistenza sanitaria, alla presenza dei sistemi robotici a supporto di tutte le fasi cliniche e nell'ambito della chirurgia. Nell'ambito poi della ricerca medica, l'elaborazione dei dati è assolutamente fondamentale per favorire nuove scoperte, ma per dare la possibilità anche di attivare e di operare soprattutto nell'ambito delle malattie rare, per cui ha una funzione estremamente importante e inoltre se poi andiamo all'estremo e all'ultima, una delle tante applicazioni di un chip a livello del cervello in un tetraplegico, e per dargli la possibilità di connettersi poi con il computer, e questo è stato fatto sia da NeuroLink, però anche da tante altre società come BlackRock o altre. Ora, questo chiaramente sono i primi interventi e sono i primi esperimenti. Io dico, è assolutamente perseguibile, però alla fine occorre sempre il cervello umano che possa dare la possibilità e gli input a questo chip, per poi potersi collegare, per poter usare il computer. Però l'applicazione nella sanità è estremamente importante. Recentemente Google ha creato un nuovo software applicato sempre all'intelligenza artificiale, mi sembra si chiama Alpha Fold 3, che permette lo studio di tutte le proteine all'interno delle cellule. Questo sarà una nuova frontiera, perché permetterà una nuova ricerca, permetterà la possibilità di sviluppare la medicina e la ricerca in una una evoluzione diversa, perché se questa è applicata alle proteine, molto probabilmente potrà essere applicata poi anche degli altri elementi. Quindi l'applicazione alla medicina oggi è estremamente elevata, sia come a medicina di ricerca, ma anche proprio come alla chirurgia. Volevo giudicare una cosa, sempre stando NeuroLink mi fa venire in mente questo, Musk sta mandando, vuole mandare su Marte un robot. E allora gli chiedevano ma perché sei così fissato di mandare un robot su Marte? Sapete che Musk ha la fissazione del genere umano che dovrebbe poi conquistare gli astri, le stelle e progredire altrove, colonizzare altrove. E lui ha risposto sì, sì, io so benissimo che non andrò mai su Marte durante la mia vita, però se riusciamo ad avere un normale collegamento, diciamo così, con Marte, mettere dei robot, poi con i sistemi tipo NeuroLink potremmo estrarre il sapere e la conoscenza della mente umana e potremmo inserirlo nel robot. E quindi potremmo mandare su Marte dei robot i quali non hanno le limitazioni del corpo umano e cominciare la civilizzazione così. Questo l'ha detto, e questo è la sua visione. Vedete come le cose possano assumere delle direzioni e degli aspetti incredibili, ma tecnicamente non possibili ma teoricamente possibili. Oggi è una questione di tecnica, ma si arriverà a farlo, perché alla fin fine anche la mente umana, alla fin fine è complessissima, ma funziona su dei principi anch'essi, su dei principi fisici anch'essa e quindi se c'è abbastanza potenza di calcolo si può si può replicare. Ora per replicare la mente dell'essere più semplice, perché sono non so quali moscerini, sono quelli che hanno il cervello più piccolo, ci vorrebbe oggi un computer grande forse come questo palazzo, non lo so, ma in futuro con la potenza di calcolo che può diventare enorme con i computer quantisti, c'è altre cose che potrebbero essere pensate. Queste cose possono verificarsi in uno spazio e in un tempo molto più ridotto e quindi perché no? Io penso che si possa arrivare veramente alla duplicazione della mente umana nel tempo e per questo che io non so dove si arriverà, bisogna stare attenti, perché lei vede le conseguenze negative che ci potrebbero essere. Soprattutto se poi i robot si incattiviscono e vogliono tornare sulla terra con qualche... Andiamo a vedere un film, tra l'altro visto che abbiamo fatto uno stacco, se c'è qualcuno che ha delle domande informata di questi eventi prevede che chi è qua nella bar, stia parlando per sire, è pronto a rispondere a vostre domande. Sostenibilità, alla fine però, allora sostenibilità e responsabilità sociali dell'impresa, sono valori nobili. C'è a volte una tendenza pericolosa e cioè che possono diventare anche una moda e quando diventano una moda la positività tramonta e invece sorgono delle negatività, almeno secondo me. Ma a che punto si ha? Allora, io sono presidente dell'ACG all'interno dell'azienda e come WBA abbiamo la modestia di lavorare con un obiettivo chiaro, cioè migliorare il mondo che ci circonda secondo dei principi chiari e dei principi soprattutto etici, dei principi solidi, creando un valore per le persone, per questo che ho detto che siamo molto modesti. Ora, migliorare il mondo significa renderlo più sostenibile all'interno della sostenibilità, non parliamo soltanto di sostenibilità di ambiente perché questo poi le aziende oggi si attivano per ridurre emissioni inquinanti, per utilizzare delle energie rinnovabili, diminuire l'impatto ambientale, però la sostenibilità sta anche nella sostenibilità sociale e sta anche nella sostenibilità economica sociale per cercare di rendere un ambiente il più adatto possibile per tutti i collaboratori e una sostenibilità economica che è legata poi alla governanza dell'azienda stessa. Lei ha detto una cosa giusta, è diventato una moda soprattutto negli Stati Uniti e soprattutto per le grandi aziende è diventato praticamente un obbligo perché poi gli analisti, perché poi gli shareholder, perché poi tutti gli stakeholder chiedono comunque dove ci si trova e che cosa si fa per la sostenibilità e per migliorare il mondo, quindi è diventato un obbligo anche se devo dire che adesso negli Stati Uniti si sta tornando un pochino indietro e si sta arrivando a delle cose più concrete. C'è il fatto che anche la guerra ha messo di fronte a determinate realtà perché si parlava che nel 2020 o nel 2030 a seconda degli Stati Uniti e dell'Europa si doveva arrivare a una riduzione di CO2, molta elevata, con le guerre che purtroppo ci troviamo di fronte diventa tutto molto più difficile. L'Unione Europea poi... Tonnellate e tonnellate di CO2 nell'atmosfera prescindere. L'ha detto lei, dopodiché l'Europa recentemente ha consentito anche e ha reso sostenibile tutto quello che è legato agli impianti nucleari e questo ha ulteriormente cambiato e portato l'Europa in una posizione diversa rispetto all'America. Allora per venire alla sua domanda, per le grandi aziende c'è stato ad un certo punto l'obbligo di interessarsi di sostenibilità e di s'interessarsi, di applicare alla sostenibilità una governanza molto stretta. Per le piccole aziende c'è stato un avvicinamento per voler raggiungere poi dei rating che gli consentivano di posizionarsi in modo diverso soprattutto se poi volevano fare una IPO o se volevano creare delle partner ship con degli altri ed o con delle altre aziende. Quindi una posizione diversa tra grandi e piccole aziende, un ritorno indietro leggero da parte degli Stati Uniti, un posizionamento da parte dell'Europa verso il nucleare che fa far sì che la sostenibilità all'interno delle aziende sia sempre necessario, ma con una posizione meno forzata e soprattutto meno evidente di almeno 4-5 anni fa. E poi c'è forse un aspetto da considerare, c'è un'azienda, ci sono delle attività, ci sono delle regole sulla sostenibilità e fin qui tutto chiaro. Però poi c'è la catena delle forniture e questo determina forse una problematicità perché è davvero immaginabile e a quale condizione, a quale prezzo riuscire a tenere sotto controllo l'intera catena delle forniture e qual è il livello di responsabilità accettabile dell'azienda capofila. La rivolta capofila può garantire per se stessa, ma garantire per tutta la catena delle forniture diventa complicato forse. Immagino una farmacia, con tutta la farmacia se voi dovete essere responsabili della catena delle forniture di tutti i prodotti che sono nella fornacia credo che sia complicato. E' complicato ma di fatto lo siamo, perché poi la responsabilità finale è così. In teoria ma riuscite davvero a essere davvero? Riusciamo a essere davvero se lei mi dice che ogni farmacia singola ha la possibilità di controllo, di capire il prodotto dove è stato, che arriva in farmacia dove è stato prodotto, se all'interno della produzione si sono rispettate tutte le regole della governance prima di tutto e poi ho parlato prima di sostenibilità sociale, quindi del rispetto nell'ambito delle persone che lavorano, perché poi uno dei maggiori problemi, e l'abbiamo visto anche recentemente aziende di altissimo livello che danno in produzione, ma bisogna poi andare a controllare dove vengono prodotti a prescindere dai medicinali, però anche qualsiasi tipo di prodotto, perché se parliamo di sostenibilità non è soltanto la sostenibilità legata all'ambiente, ma dicevo la sostenibilità anche sociale che paradossalmente è quella più difficile da controllare, perché lei dovrebbe andare nelle aziende dove producono per verificare che effettivamente sia tutto perfettamente la regola d'arte e questo a volte diventa estremamente difficile soprattutto quando la produzione non è fatta nell'ambito regionale vicino all'azienda medesima. Sa che cosa si riduce questo in realtà poi? A vedere un sacco di documenti, quando lei è il nuovo fornitore manda fisicamente a visitare il nuovo fornitore, certo se è un fornitore se è la Glaxo non lo fa, ma se è Johnson & Johnson non lo fa, anche se poi ci sono problemi anche lì, però lei non lo fa, ma se è un fornitore in Cina, in Bangladesh, in India, manda fisicamente a visitarli, però anche lì, lei che cosa può vedere? Può vedere evidentemente i documenti che hanno fatto, quelle ispezioni che hanno avuto, da un'occhiata, ma non può sapere se non ci sono assolutamente impurità nei prodotti, oppure se usciono a casa il lavoro minorile da un'altra parte, come può vedere, quindi è praticamente una visita necessariamente superficiale e una enorme quantità di carte, questa è la verità, la verità è che poi molte di queste pratiche sono della burocrazia, che purtroppo però bisogna fare, quindi come dice lei è un costo enorme, qualcosa fanno però, perché quantomeno danno a queste aziende l'obbligo di crearsi certe carte e nella più parte dei casi le visite che fanno, le organizzazioni a cui si affidano sono abbastanza valide, quindi come sistema educativo funziona nel medio e lungo termine, che poi uno possa garantire al cento per cento che i prodotti che vengono siano assolutamente perfetti, beh, questo è difficile siamo arrivati almeno da parte mia all'ultima domanda, dove Pestina lei ha fatto riferimento prima al problema del debito, a tutti è noto che come Italia non siamo particolarmente virtuosi su questo terreno, però attenzione ormai non è più così perché l'Italia, diciamo che magari non ai livelli italiani ma il debito cresce ovunque, c'è un debito mondiale di proporzioni ormai abnorme e non riguarda, ripeto, solo l'Italia in Europa, riguarda anche paesi dove il debito pubblico è aumentato davvero significativamente negli ultimi anni, paro della Francia, perfido della Germania, gli Stati Uniti non ne parliamo perché negli Stati Uniti ogni anno a dicembre si pone il problema che non riescono a chiudere il bilancio perché c'è un debito pubblico fuori controllo e quindi c'è tutto messo in scena avanti indietro, avanti indietro fino poi a un certo punto, siccome gli Stati Uniti per definizione non possono fallire anche perché grazie al dollaro stoppano moneta, alla fine si trova la quadra e si rimandano dopo, già quest'anno c'è molta inquietudine su come andrà a finire ma non ho dubbio che alla fine una soluzione la troveranno, la Cina è seduta su un debito pubblico enorme, le cui dimensioni non si riescono a capire bene perché poi lì c'è un problema di attendibilità dei numeri, di che cosa si intende per debito pubblico, quello dello stato centrale, quello a livello regionale, il caos è totale, quindi non parliamo dell'Africa, dell'America Latina, la verità è che il mondo è seduto su una montagna di debiti che non si capisce bene come verranno ripianati con tutte le conseguenze che questo ha anche sulle attività delle imprese, soprattutto se sono imprese che lavorano su paesi diversi. Iniziale Pestina, come le pensa? Sto debito pubblico a un certo punto lo verrà cancellato tutto, votiamo pagina o è immaginabile che si trovi una soluzione? Perché mio papà mi ha insegnato che i debiti vanno pagati, però qua vedo difficile questo scenario se consideriamo che per l'appunto il mondo è seduto sopra una montagna di debiti e mi sa che manca la capacità di pagarli, di ripagarli. Io ho letto delle statistiche che dicevano che il debito mondiale è pari a oltre tre volte il prodotto nazionale l'audo mondiale, quindi 300-400% non so se sono veri o no, perché poi queste statistiche si fanno un po' così, però è chiaro che c'è un debito sproporzionato a quello che si produce ed è trasi chiaro che il debito può essere utilizzato bene o male dagli Stati, se uno Stato fa debito e costruisce infrastrutture, migliora l'efficienza pubblica alla fin fine questo debito produrrà ricchezza e quindi sarà ripagato, ma se lo usa in assistenza, se lo usa per continuare ad avere dei sistemi inefficienti è logico che questo debito non farà che crescere. E questo vale anche per la sanità, perché è virtuoso aumentare gli investimenti nella sanità, ma se poi si va a creare una situazione per cui il servizio sanitario pubblico, la stessa siringa, la paga 10 carabini, la paga 1 tretino, va bene, perché si aumenta il debito non per ragioni nobili. E anche parlando degli Stati Uniti, sono in accordo con lei, il debito è fuori controllo negli Stati Uniti. Le agenzie di rating sono cattivelle per quel che riguarda l'Italia, ma con gli Stati Uniti stanno più attenti. Le agenzie di rating non capiscono niente, sono estremamente politicizzate, vogliono semplicemente avere introiti e quindi che la gente vada da loro a chiedere che cosa ne pensano prima di fare qualsiasi mossa, ma le agenzie di rating non capiscono niente, guardi, che sono state logo responsabili della grande crisi degli anni 2000, sono stati loro dando la tripla A delle costruzioni che non avevano niente, ma che formalmente erano perfette, si ricordi su Prime? Non capiscono niente, su questo sono tutti d'accordo, però tutti hanno paura, perché effettivamente sono potenti, è un potere creato artificialmente, ma c'è. Ma a parte anche la stessa stessa costruzione, a parte questo, vede negli Stati Uniti per esempio, il problema è che le infrastrutture sono catastrofiche, nel Dopoguerra, nel Primo Dopoguerra, gli Stati Uniti crearono, o anche durante la grande crisi con Roosevelt, il New Deal di Roosevelt, crearono una serie di infrastrutture incredibili, in effetti queste contribuirono alla crescita della potenza industriale degli Stati Uniti e quindi negli anni della Dopoguerra gli Stati Uniti riuscirono a pagare il debito che avevano, fecero molto bene. Ma oggi sono in una situazione catastrofica, cosa succederà visto che continuano a creare, a stampare moneta? Perché oggi ormai... Beh, atti loro lo possono fare, ormai sono gli Stati Uniti. Certo, ma gli altri non possono farlo e quindi se ci fosse una crisi del dollaro la crisi evidentemente sarebbe generale, ma anche senza avere la crisi del dollaro gli altri potrebbero essere in crisi perché purtroppo non possono stampare moneta. Ma cosa può succedere? Io non lo so, certamente io penso che nei prossimi anni continueranno a spendere, anche negli qualunque sia la Presidenza continueranno a spendere. Ormai sono in una logica di spesa, ma tutti i paesi dopo il Covid, il Covid ha dato una accelerata tremenda perché ha dato la scusa di poter spendere, perché evidentemente c'era qualcosa, c'era una emergenza, è come una guerra, bisogna spendere. Perfino la Germania. Ma tutti perché c'era una emergenza, c'era una guerra, perché quando ha fatto le guerre la Germania si è indebitata molto, non è che non si è indebitata, quindi poi ha avuto la grande inflazione dopo la Prima Guerra e il condono dei debiti dopo la Seconda, però insomma si è indebitata molto e quindi si andrà avanti, il debito non si ripagherà, perché per ripagare il debito sì è vero che c'è l'inflazione, da una parte c'è l'inflazione, dall'altra parte c'è gli interessi. Ora se gli interessi sono veramente in termini relativi negativi, minori dell'inflazione, allora il debito teoricamente potrebbe beneficiare di questo in futuro, però se non lo sono evidentemente c'è l'inflazione ma c'è anche la crescita del debito per gli interessi, quindi ci vuole un disavanzo prima degli interessi, un avanzo del bilancio prima degli interessi, e questo è praticamente impossibile, quindi non ci sarà, cosa succederà alla fine? Succederà che continuerà a crescere e poi prima o poi succederà qualcosa che ribalterà il debito sui creditori, insomma dai rei inglesi che non pagavano i banchieri fiorentini, la famosa crida dei banchieri dei banchi fiorentini, a una serie di eventi che si sono susseguiti nel tempo dell'ultima guerra, la valutazione della lira dell'ultima guerra, i buoni del tesoro che non valevano più niente, alla fine è stato questo l'epilogo, che ad un certo punto si è avvolto, si è avvolto e alla fine è stato questo l'epilogo, che ad un certo punto i creditori non sono pagati o sono pagati nominalmente e si riparte da una base diversa, e io penso che questo succederà prima o poi. Quindi il mio papà che diceva che i debiti vanno pagati si rivolterà nella tomba? Eppure lui probabilmente suo papà avrà visto la valutazione della lira dopo la seconda guerra mondiale. E cosa è successo? Che l'Ostatto non ha pagato, la Russia azerrista non ha pagato i suoi debiti, anche oggi, anche in questo secolo, nei due secoli ci sono un'infinità di esempi. Siamo arrivati alla fine di queste domande, le mie domande, di questa chiacchierata, se avete delle domande da fare ci siamo. Venendo al vostro mestiere, venendo al uso del digitale e della tecnologia, quanto pensate che in futuro i farmaci verranno comprati degli distribuiti online, invece che fisicamente presso le farmacie, tenendo anche conto del fatto che avremo facciato di sanità i vaccini, quindi sarebbe bello valutare la rischiudità di un'esima farmaco rispetto ai precedenti? Sì, online certamente sì, poi il problema però è che fisicamente bisogna distribuirli. Quindi il problema di un network di farmacie che praticamente sono presenti dappertutto nel mondo, ci sono sempre le farmacie, va in Africa, nei paesi africani c'è una farmacia, in India c'è una farmacia ogni 20 metri, c'è un network di distribuzione, questo è vero che lei li può spedire per posta, li può spedire con i corriere, ma costa molto. Poi c'è un fattore psicologico da non sottovalutare, i pazienti vogliono il contatto col farmacista, specialmente i pazienti che cominciano ad avere una certa età vogliono il contatto col farmacista, perché è un contatto umano, un contatto di conservazione, un contatto di consiglio, un contatto di qualcuno che li segue umanamente. Guardi, alla fin fine gli ordini per posto, i mail order, sono una cosa vecchia di 60 anni, immediata dopo guerra, sono saliti immediatamente anche spinti in America, parlo soprattutto, spinti dalle assicurazioni che non volevano passare attraverso le farmacie perché gli costava di meno mandare il prodotto che volevano a tempi predeterminati ai pazienti, sono saliti fino al 25% del mercato, oggi sono al 16%, sono tornati indietro. Amazon, tutte le cose che ha fatto, le iniziative che ha fatto per la farmacia e per la sanità, una dopo l'altra le ha chiudite tutte, le fa, sta un po' lì e poi le chiude, perché il farmaco è una cosa importante per l'uomo, non è semplicemente la pillola da prendere, è un fatto psicologico. La salute dell'uomo è molto basata sulla psicologia. Se posso le rispondo da farmacista. Un conto che lei ordini un libro o qualsiasi cosa dell'abbigliamento o qualsiasi cosa della casa, un farmaco ha bisogno dell'attenzione e soprattutto le deve arrivare allora prestabilita, il farmaco giusto, la dose giusta, alla temperatura giusta. Mettere insieme tutte queste cose in un sistema logistico, le garantisco che è estremamente complesso. E l'abbiamo visto anche durante il Covid quando le prescription online sono aumentate, però poi venivano in farmacia, ci chiedevano nella farmacia più vicina, chiaramente, però venivano in farmacia a ritirarle. Allora si arriverà a quello che dice lei, però ci si impiegherà tanto tanto tempo, sarà molto complicato e molto molto costoso, con il rischio comunque di danni poi alle persone stesse, perché se lei è un paziente, non le parlo del paziente cronico, ma del paziente normale che ha bisogno di quel farmaco di quella fialla, di quella dose a quell'ora e la riceve due giorni dopo, con un dosaggio diverso, il problema è molto grave. Ma noi consegniamo direttamente al paziente, non è detto che le va a venire in farmacia, ma consegniamo dalla farmacia vicina. Infatti c'è una farmacia vicina. Dalla farmacia che è a 2 km di distanza, 1 km di distanza, non da un centro che è a 2000 km di distanza. E questo è il network, il network sul territorio che conta. Bene, c'è un'altro domanda? La prima riguarda la produzione di principi attivi, se con la regionalizzazione si potrà portare la produzione magari in Europa in quantità maggiore, visto che dipendiamo tanto da Cina e India. E la seconda, se quando fate comunque i vostri investimenti, tornando a parlare del debito pubblico italiano, si considera che abbiamo un debito privato molto basso. Sì, certo, il debito privato è basso, sicuramente. Contrariamente alla Cina, dove il debito di tutte le aziende è elevatissimo. Però questo non cambia la situazione per gli Stati. Gli Stati devono continuare ad investire. In Italia lo Stato ha la fortuna che gli italiani comprano i titoli di Stato e risparmiano e compreno i titoli di Stato. Ma questo non cambia la situazione, che il debito comunque è estremamente elevato e lo Stato prima o poi dovrebbe pagarlo e dovrà trovare dei modi per non pagarlo. E allora cosa succederà? Succederà che i privati hanno un debito molto basso ma comprano i titoli di Stato, in un certo punto questi titoli di Stato non verranno rimborsati per il pieno valore. Questo non so come succederà dopo una guerra, succederà perché le banche centrali si metteranno d'accordo, perché devono stare attenti al rapporto dei cambi. E quindi si metteranno d'accordo di farli qualcosa insieme, non lo so. Ma prima o poi succederà. Prima o poi ci sarà, c'è sempre stato nella storia. I periodi di grande indebitamento ci sono sempre stati nella storia. I debiti che c'è stato durante la Prima Guerra Mondiale erano enormi. I americani hanno emesso un sacco di titoli nella Prima Guerra Mondiale, eterni, che pagavano un interesse e che non sono nella loro contabilità anche oggi. Anche oggi si scambiano questi titoli che hanno un valore nominale, che adesso è molto più basso di allora, però si scambiano, ha un valore nominale perché è un debito, però paga gli interessi ogni anno, però siccome è eterno viene messo nei loro conti. C'è sicuramente qualcosa che poi rimetterà le cose a piatto, per forza. Speriamo che non sia una guerra, perché il modo più semplice per farlo è la guerra. La guerra è un grande caos. Sarà qualche altra cosa, ma arriverà magari un accordo pacifico fra le banche centrali. Arriverà un punto, io penso non fra tre anni o cinque anni, forse più là nel futuro, però in cui si deve trovare una soluzione, perché questo debito non è ripagabile, come diceva lei. Per rispondere al problema delle metri prima, noi dipendiamo quasi completamente dalla Cina. Questo è un grosso problema, un grosso problema legato ancora una volta ai trasporti. L'abbiamo vissuto in maniera drammatica durante il periodo del Covid, però anche il post-Covid perché comunque, per esempio, adesso le problematiche che c'è nel canale di Sue, questo è il fatto che i cargo devono fare la circunnavigazione dell'Africa e che quindi tendenzialmente non vanno al porto di Trieste, ma vanno piuttosto che al porto di Rotterdam. Questo chiaramente crea dei problemi logistici, dei ritardi di arrivi delle materie prima considerevoli. Tutto questo non si risolve facilmente, perché l'Europa soffre di anni di mancati investimenti nei siti produttivi. Adesso ci si rende conto, perché il fatto che diceva Stefano prima della regionalizzazione, della necessità quindi di avere una capacità produttiva anche in Europa, però la creazione e la costruzione di questi siti produttivi necessita dei tempi, degli investimenti e degli anni. Per cui per anni purtroppo saremo ancora dipendenti dalla Cina e dall'India. Bene, a questo punto abbiamo chiuso questa chiacchierata. Grazie a voi dell'attenzione.
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