Lezioni di Futuro/1
Incorpora video
Lezioni di Futuro/1
Il talk ha sottolineato l’importanza di utilizzare metodi e conoscenze adatti per costruire un sistema di studio del futuro. È emersa l’importanza di anticipare i possibili futuri e i cambiamenti che essi porteranno, attraverso strumenti e metodologie sviluppati ad hoc.
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Lezioni di futuro, sono tre incontri che si chiamano così lezioni di futuro, perché vogliamo fare delle lezioni di futuro? Perché pensiamo che abbiamo bisogno di imparare come studiare il futuro allo scopo non nascosto e non di fiction di costruire un istituto di ricerca sul futuro in Italia, ce ne sono in California, ce ne sono in Germania, ce ne sono in Danimarca, ce n'è uno importantissimo a Dubai, a Singapure, in Italia manca. E noi cerchiamo di imparare dagli ospiti di queste tre lezioni di futuro come dovrebbe essere fatto oggi un sistema per fare ricerca sul futuro. Nei prossimi giorni ci ritroverete, insomma nel programma ai vari ospiti, vedrete che sono tutti punti di vista molto diversi e lo facciamo, dico noi, non perché sono megalomane, anche se mi chiamo Luca De Biasi, il lavoro al solito di 4 ore ne sono molto orgoglioso, ma perché è questo un progetto che stiamo pensando, lavorando, a cui lavoriamo da molto tempo, grazie alla leadership e alla capacità di pensarlo di Enrico Giovannini, che ringrazio appunto di aver accettato di essere qua per tutti e tre gli incontri della serie lezioni di futuro. Enrico Giovannini all'Ox per molto tempo come economista e capo della statistica, insomma all'Ox, lo conoscete in particolare a Trento, un luogo di conoscenza significativo, poi presidente dell'Istat, poi ministro del lavoro, poi recentemente ministro delle mobilità sostenibili delle infrastrutture, poi l'ordine degli addendi più o meno dalla stessa... poi qui abbiamo Cristina Sivieri Tagliabue, direttrice della Svolta, un giornale nato circa un anno fa, che si occupa di sostenibilità di giovani di futuro e Roberto Poli, che a Trento conoscete perché è qui che ha organizzato il primo master in Italia per gli studi di anticipazione, futuro, eccetera, perché lavora da qui, la sua ricerca, poi si svolge in diversi continenti, da diversi punti di vista. E quindi se avete la pazienza di seguirci in queste tre incontri, insieme a voi impareremo come si dovrebbe costruire sul piano delle curiosità, dei metodi, delle conoscenze che sono necessarie un sistema per studiare il futuro, ma voi dite perché dovremmo avere un istituto di ricerca del futuro? Allora io questa è la domanda numero uno, il motivo di tutto questo che girerei a Enrico Giovanni per il primo intervento, tenete presente che tutti gli interventi, specialmente il primo intervento di ciascun ospite viene registrato, finisce in un podcast che il sole 24 ore metterà a disposizione poi anche online, bello confezionato prossimamente. Enrico Giovannini. Grazie Luca, buonasera a tutte e a tutti. Franza o Spagna, purché se magna. Ricordate forse questo modo di dire di qualche secolo fa, modo di dire italiano, e cioè chi comanda comanda, purché io possa campare tranquillo. Forse è per questo che l'Italia non ha un istituto di studi sul futuro, e cioè perché abbiamo sempre pensato che il futuro non dipendesse da noi, ma dipendesse da qualcos'altro, da qualcun altro, dai poteri forti e dunque perché mi devo impegnare a cercare di capire dove andrà il futuro, tanto poi mi aggiusterò. Questa logica è una logica che non porta da nessuna parte ed è una logica che da molti anni ormai le organizzazioni internazionali hanno diciamo così condannato per spiegare proprio perché non ci prepariamo, attenzione, ai futuri possibili. Poi Roberto Poline parlerà perché io nella mia carriera all'inizio facevo modelli per provare a prevedere ma il futuro breve termine, a sei mesi, a nove mesi, a un anno. Qui parliamo di un futuro di medio e lungo termine che non puoi prevedere, ciò nonostante puoi provare e devi provare a prepararti a quei possibili futuri e poi di questi se le realizzerà uno. Quindi è un modo per anticipare i rischi, per individuare le opportunità ed è questo che l'Ox da molti anni raccomanda ai paesi. Più recentemente con la crisi della pandemia la Commissione Europea ha sposato in pieno questa logica, al punto tale che nella Commissione von der Leyen il compito di occuparsi di strategic foresight che è una delle tecniche per provare a immaginare di prepararsi al futuro è stata assegnata a un vicepresidente della Commissione, quindi è stato in qualche modo elevato da un problema tecnico a un problema politico. E poi è arrivata la pandemia e lo dico personalmente perché io per quattro anni avevo lavorato con il Joint Research Center della Commissione Europea sui temi della vulnerabilità e della resilienza. Parola che ormai è diventata di moda proprio perché la Commissione nel 2020 scoppiata la pandemia scoprendo quello che avevamo preparato ha abbracciato questo approccio. Ma il capo di gabinetto della precedente Commissione Juncker mi fece dire che io dovevo smetterla di parlare di sostenibilità e resilienza perché la Commissione non avrebbe mai abbracciato quelle idee perché? Perché diceva non possiamo raccontare alle persone che il futuro è pieno di shock. Ci ha pensato diciamo la storia a insegnarcelo ma è un esempio per far capire come se tu non ti prepari al futuro anche se poi il futuro sarà diverso da quello che è ma la cosa sicura è che ti coglierà di sorpresa e magari avresti potuto prepararti a quel futuro. Ecco la logica di studiare i futuri possibili e provare anche a decidere qual è il futuro che vorremmo realizzare riconoscendo naturalmente che ci sono le grandi potenze, che ci sono i grandi poteri e così via ma ripeto non studiare tutto questo è il modo perfetto per arrivare impreparati. D'altra parte le imprese quelle più dinamiche fanno sattamente questo cioè cercano di identificare spazi di mercato, investono poi se hanno fatto le scelte giuste si trovano al momento giusto nel posto giusto perché i governi non dovrebbero fare altrettanto ed è per questo che negli anni questo tema è andato crescendo, gli istituti di studi sul futuro si sono moltiplicati e adesso anche l'ONU, il segretario generale dell'ONU nel suo documento che è il documento di base per il summit sul futuro chiamato proprio così che si terrà nel 2024 dice anche l'ONU si deve dotare di uno strumento di un luogo dove prepararsi a anticipare i possibili futuri perché anche l'ONU ha riconosciuto di trovarsi impreparato al futuro perché è vero che il futuro non è più quello di una volta caro signora come qualcuno dice ma se non ci prepariamo certamente appunto arriviamo impreparati. Un'ultima considerazione ci sono varie metodologie per fare tutto questo non è che uno semplicemente si siede intorno a una palla di cristallo e dice ma quale potrebbe essere e già il fatto lo sentiremo tra poco di sedersi e di domandarsi quali sono i rischi più probabili le opportunità che abbiamo davanti stimola un modo nuovo di pensare un modo che però deve essere realizzato con metodo perché appunto altrimenti rischi di fare i bla bla bla che sentiamo spesso anche nei talk show. Queste lezioni di futuro cercano di porre questa base perché appunto come alle anzi italiana per lo sviluppo sostenibile stiamo immaginando di promuovere questa cosa in Italia ma per concludere devo dirvi che esternamente al governo Conte 2 abbiamo provato a realizzarlo e ci fu risposto che non era un tema interessante benché il ministero delle economie delle finanze fosse pronto a finanziare questo istituto. Anche il governo di cui ho fatto parte ci ho provato e la risposta è stata più o meno simile lo dico perché queste risposte sono un indice di quanto è difficile accettare questa logica forse perché è una cosa di lungo termine quindi la politica dice va bene ci penserà qualcun altro voi sapete che uno degli atturi principali è la canzone dei POU ci pensero domani no perché come Francia e Spagna in qualche modo l'ha presentato un riferimento culturale del nostro Paese la buona notizia è che la commissione europea è molto concentrata su questo e sta facendo di tutto perché nei paesi e in Europa in generale questo sia un nuovo modo per affrontare il futuro per ridurre rischi le opportunità e aumentare la resilienza trasformativa attenzione lo shock mi colpisce tipicamente io penso non vedo l'ora di tornare a dovero prima ma perché voglio tornare a dovero prima se non ero in una posizione ottimale quindi il tema è di rimbalzare avanti non rimbalzare indietro ma dove voglio rimbalzare posso rispondere a questa domanda solo se ho un'idea di qual è il futuro che voglio realizzare chiusando vorrei ricordare anche il maestro che diceva lo scopriremo solo vivendo che comunque è altrettanto peraltro di juncker vorrei ricordare il fatto che in un'intervista un po' strappata lui disse sì noi lo sappiamo che cosa dovremmo noi politici lo sappiamo che cosa dovremmo fare ma se lo facessimo non ci rieleggerebbero che è abbastanza rotondo come ragionamento e se dovessimo fare l'istituto del futuro insomma poi dovremmo essere responsabilmente coerenti con quello che viene fuori e questo è abbastanza un indirizzamento complesso insomma questo tipo di approccio non è male il fatto che adesso invece alla commissione ci sia il for site all'onulo stiano costruendo significa che forse a forza di martellate insomma hanno capito che prepararsi come suggeriva insomma Enrico Giovannini comincia a essere un rischio minore che non prepararsi e questo mi sembra un tema interessante poiché l'italia segua è un ulteriore ulteriore problema ci mancherebbe se noi siamo in grado di decidere qualche cosa o se siamo semplicemente a Francia o Spagna questo è un altro tema allora vediamo però che cosa vuol dire studiare il futuro che significa studiare i futuri tutte le possibili alternative i modi con i quali si immaginano questi futuri è evidente che il futuro non essendo noto deve essere plurale per forza perché ci devono essere delle possibilità diverse insomma in questo momento ci sono possibilità diverse poi del resto il gatto di Schering è sempre sia vivo che morto fino a quando non abbiamo cercato di vedere come si trova dentro la scatola in totale tanto per aggiungere ulteriori complicazioni insomma e quindi comincerei per logica narrativa da Roberto Apoli che lui effettivamente insegna e quindi in una lezione sul futuro lezioni di futuro insegna come ci si mette lì intorno a un tavolo a studiare e quali sono gli output che come è il metodo insomma come si studiano questi futuri buonasera a tutti io userei un'altra espressione come si lavora con il futuro che è qualcosa di profondamente diverso io credo per poterci lavorare lo devi studiare prima perché altrimenti non sai cosa devi fare ma il punto fondamentale è che il lavoro che noi facciamo non è tanto quello di immaginare di pensare di visualizzare di fantasticare sul futuro attività nobilissime peraltro perché comunque ampliano la mente e fanno capire molto di più di quello che potrebbe succedere la sfida vera è come usare il futuro all'interno dei processi decisionali che prendiamo cioè come usare il futuro come forza attiva ffettiva che ci mette in grado di prendere decisioni migliori faccio un passo indietro perché mai dovremmo voler usare il futuro che non si sa bene che cosa vuol dire almeno apparentemente diciamo enrico prima la commissione europea sta andando in maniera molto splicita in questa direzione l'onu similmente sta andando in modo del tutto esplicito in questa direzione ma lo stesso fondo monetario internazionale lox e ovviamente l'interpol la croce rossa sono tutte istituzioni militari mille sono tutte istituzioni internazionali che assumono futuristi e costruiscono e hanno unità di previsione strategica che è il termine che usano per dire abbiamo un'unità che si occupa sistematicamente di futuro forse la prima domanda da possia perché tante istituzioni internazionali che fanno cose molto diverse fra di loro è chiaro che l'interpol fa un lavoro molto diverso da quello che fa lox e da quello che fa la croce rossa al fondo monetario internazionale quindi istituzionalmente sono molto differente tutte stanno andando nella stessa direzione allora forse c'è qualcosa che ci è sfuggito c'è qualcosa nella situazione contemporanea che richiede di modificare gli strumenti o se volete di usare altri strumenti oltre a quelli che tradizionalmente abbiamo usato nei decenni precedenti io spero se siete qua siete tutti persone colte avete letto tanti libri spero che a nessuno sia avvenuto in mente qualcosa del tipo ma viviamo in un periodo di cambiamenti per cui è ovvio che ma proprio perché siete persone colte siete in grado di trovare un unico periodo nella storia dell'umanità in cui non ci siano stati i cambiamenti quello è il caso di default certo ci sono stati i periodi più sonolenti periodi più agitati ma i cambiamenti sono la norma quindi non è questo il motivo fondamentale che ha convinto praticamente tutte le grandi istituzioni internazionali a dire ci servono nuovi strumenti c'è qualcosa in più che va reso esplicito per farla molto breve il qualcosa in più sono al meno due in realtà sono molte di più ma almeno due caratteristiche i cambiamenti sono sempre più veloci è l'accelerazione dei cambiamenti quel fattore che mette in crisi praticamente tutti dal decisore più semplice che ci possa incontrare a quello più sofisticato secondo elemento molti dei cambiamenti che stiamo per affrontare sono fuori scala sono troppo grandi e semplicemente gli strumenti tradizionali non ce la fanno a novembre siamo arrivati a essere otto miliardi di persone su questa terra da un dato che probabilmente molti di voi conoscono già e come sappiamo le persone hanno dei difetti hanno bisogno di mangiare bisogno di vestirsi magari di avere un lavoro magari di mandare i figli a scuola eccetera eccetera ccetera e sono tutte cose che costano costano energia ad esempio e quindi si pone un grosso problema otto miliardi 1950 eravamo due miliardi e mezzo e continuiamo a crescere per fortuna non alla stessa velocità un po' di meno ma continuiamo a crescere allora primo aspetto poi ci sono mille altri sempi la crisi climatica è un altro di quegli elementi che accumula una serie di trasformazioni che semplicemente sono fuori scala a meno che non si abbia l'illusione che tanto ce la faremo comodamente magari proprio comodamente ci sono delle decisioni importanti da prendere allora l'accelerazione e il fatto che i cambiamenti sono fuori scala hanno convinto un numero enorme di organizzazioni internazionali a dire servono nuovi strumenti bene gli studi futuro lo strategic foresight in azienda si parla di corporate foresight i nomi sono diversi ma l'idea è la stessa come si lavora allora col futuro due velocissimo due elementi fondamentali primo l'ha già menzionato enrico non si lavora col futuro con i futuri si cerca di rendere visibili i diversi modi in cui le cose possono andare perché se li vedo e li metto per così dire sul tavolo nero su bianco diventano uno strumento di lavoro li posso discutere posso dire ma ho considerato tutte le informazioni importanti mi sono dimenticato qualcosa che conseguenze emergeranno da questo da quello quindi diventa uno strumento questo il punto non è solo un'idea ma è qualcosa su cui possiamo lavorare primo aspetto secondo aspetto noi lavoriamo tendenzialmente con futuri lontani nessuno di noi lavora ai sei mesi a un anno a due anni come minimo e cominciamo a lavorare dei 5 10 15 anni su perché si lavora sui futuri lunghi molto schematicamente per due ragioni primo perché quando guardo troppo vicino tutti i cambiamenti sono del tipo 0 virgola qualcosa c'è sono minuscoli quando li vedo da oggi a domani è solo guardando abbastanza lontano che riesco a individuare i cambiamenti che sono veramente potenti quelli con cui mi piaccia o non mi piaccia dovrò fare i conti secondo motivo mi dà tempo mi permette di prepararmi mi permette di dire se sta arrivando questo magari non riuscirò come dire però almeno mi faccio trovare pronto se è un problema negativo cercherò di rendere un pochino meno negativo se è un qualcosa di positivo che sta arrivando cercherò di essere in grado di sfruttarlo la logica è la stessa mi dà tempo quando ragiono solo su breve vengo costantemente travolto dagli eventi e solo ragionando con un'ottica strategica che posso impostare un piano mi fermo qui e sono un incipitua per dire che poi in realtà è molto concreto il lavoro del futurista è quello di guardare avanti per poi tornare sul presente e prendere decisioni è un campo estremamente applicato per questo che parlo di lavorare con il futuro quindi non è solo un'immaginazione ma un usare quello che si vede nel processo decisionale in un secondo giro ci ci dirà anche un po' di più dei metodi con i quali questo viene fatto indubbiamente questi sono binari che comunque quelli che sono stati accennati da roberto poli sono binari abbastanza stabili purtroppo il clima è qualcosa o la demografia è un po' tanto come dire prevedibile a questo punto purtroppo sappiamo che le decisioni modificheranno qualche cosa ma la realtà sta andando con una sorta di inerzia di movimento relativamente prevedibile infatti stiamo facendo un esercizio di cambiamento climatico come sentite la temperatura sta salendo nella sala possiamo cambiare qualcosa ma scusate lo dico soltanto scusare la battuta luca perché talvolta questi studi sul futuro sono fatti questo lavorare col futuro sono fatti con una simulazione di ciò che potrà accadere e quindi viene portato magari in una sala operativa che gestisce un'improvvisa alluvione come quella drammatica perché devi vivere in diretta a quella situazione e poi a ritroso magari essendo colpito da quell'esperienza lavori con il futuro in modo molto più ingaggiato rispetto a uno studio teorico scusa ma infatti di questo ha scelto insomma Roberto di insistere sui perché prima di parlarci del come e quindi ci torniamo adesso subito dopo perché stavo cercando di individuare un po' queste cose che più o meno sappiamo tipo il cambiamento climatico l'uno e mezzo gradi no sono oppure la demografia stiamo andando verso i 10 miliardi è facile che cambi le virgole ma fondamentalmente 2050 sappiamo che andiamo in quella direzione come sappiamo che il 75% di quei 10 miliardi vivranno in città mentre adesso è la metà degli 8 miliardi che vive e quindi fondamentalmente possiamo immaginare che 2 miliardi e mezzo di nuovi cittadini dovranno trovare posto nelle città da qui a 25 anni questi sono tutti come dire grandi benari nei quali si muovono le cose che penso che possano in qualche modo essere uno dei punti di riferimento ma adesso ce ne parlerà per una testata nuova che nasce che quindi in qualche modo deve pensare futuro con una operatività precisa scegliendo delle notizie da mettere delle analisi da pubblicare deve pensare alle come dire all'organizzazione del suo della sua impresa perché a sua volta deve immaginare il futuro di un giornale che nasce la direttrice della svolta può raccontarci come immagina lei come lavora lei sul futuro per prendere le parole di poli e che tipo di approccio ci può come dire comunicare rispetto a questo lei ripeto si occupa di ambiente quindi tutto ciò che abbiamo detto del clima e parte integrante del suo discorso di giovani di futuro di diritti umani allora mi è venuto un po di ansia in tutto ciò perché riuscire in realtà ssere concreta all'interno di questa visione del futuro e pensare che in ffetti ho fatto una piccola impresa editoriale che guarda al 2030 come obiettivo non soltanto narrativo ma anche proprio come obiettivo di riuscita conomica se vogliamo se volete sono tanti anni ma in realtà non sono tanti mi mette ansia ma soprattutto perché probabilmente io non ho usato il metodo giusto ma anche perché il futuro diciamo quando ero piccola comunque quando ho letto l'ultima ricerca di mercato era vissuta come una cosa assolutamente negativa dalle persone cioè la percezione in effetti del futuro tempo fa ma anche da tutti i pubblicitari insomma leggendo le ricerche il futuro crea ansia, il futuro è una cosa negativa adesso è cambiata la questione però a me è ritornata perché poi alla fine dovendo fare un giornale stavo uscendo questa intelligenza artificiale e allora mi sono detto ma cosa sta succedendo qui soltanto guardando oggi pensando di fare questo intervento sono andata sui giornali vi dico tre cose che ho letto e sono tutte e tre cose che in realtà sono tre ottimi motivi per non fare un giornale oggi nuovo che si occupa di future di ecologia per esempio parlando di così intelligenza artificiale è cosa che De Biase conosce molto molto bene in realtà su Repubblica c'era una ricerca che raccontava i mestieri che verrano eliminati tipicamente dalla intelligenza artificiale e 63% dice questa ricerca verranno integrati il 30% non verranno impattati i 7% sostituiti ecco tipicamente il giornalismo rientra all'interno di questo 7% insieme alla parte della pubblica amministrazione tutta una serie di altri motivi di messeri che non vi dico perché potrebbe vedere anche voi un po' di ansia la seconda notizia è che soltanto oggi sono stati trovati 49 siti di informazione europei completamente costruiti con l'intelligenza artificiale per la maggior parte tra l'altro costruiti con notizie false quindi con fake news però questo è quanto e la terza è un articolo di un collega che si chiama Giaima d'Alessandro che è molto simpatico di Repubblica sempre che di fatto ha fatto tutta una serie di domande sul climate change e quello che succederà a questo programma di intelligenza artificiale c'è a TGPT e tutte le risposte in realtà sono state ottime perfette quindi mettendo insieme il fatto che ci sono già una quantità di immagini che sono prodotti dall'intelligenza artificiale che già ormai sono utilizzate come se fossero vere il fatto che comunque il giornalismo è un mestiere difficile che già i giornalisti il giornalismo è in competizione con gli influencer con le grandi piattaforme tecnologiche che la carta sta sempre più diminuendo e c'è anche perché uno deve fare un giornale in realtà sul clima e sul futuro che traguarda il 2030 io diciamo mi sono un pochino risposta così il primo la prima risposta è in realtà poco futurologa ma è basata sul fatto che il futuro è già adesso è stata cambiata la nostra costituzione sui temi ambientali proprio l'anno scorso quindi l'articolo 9 ma anche l'articolo 41 il paesaggio di fatto è diventato patrimonio artistico al pari diciamo dei nostri beni culturali quindi vuol dire che anche come cittadinanza stiamo acquisendo una sensibilità sempre superiore sempre più importante non soltanto noi come cittadini ma anche nelle materie che si studiano a scuola i ragazzi ed educazione civica di fatto l'ambiente è qualcosa che merita comunque il nostro interesse giornalistico un po' di più rispetto a quanto lo stiamo facendo in maniera anche magari un pochino più verticale la seconda notizia buona che volevo darevi all'interno delle lezioni futuro è che anche per le aziende il futuro è una cosa interessante e anche per le aziende la sostenibilità è una cosa interessante vorrei chiedervi secondo voi nel 2019 quali quante aziende in italia hanno fatto l'impatto di sostenibilità cioè hanno fatto quel documento che serve alle aziende oggi per un po' anche farsi belle no rispetto al mercato ai lettori ma anche al modo della finanza dite un numero a caso 0 non ce n'era nessuna nel 2019 che aveva fatto l'impatto di sostenibilità e invece nel 2020 erano 7 nel 2021 22 nel 2022 58 questo è posto un consulting comunque come fonte quindi mi sembra abbastanza autorevole le cose cambiano velocemente in italia scusate mi le cose quindi cambiano molto molto molto velocemente e la terza cosa ovviamente è che il giornalismo forse ha ancora una missione sociale e quindi di fatto un po' appunto la missione di raccontare di narrare di andare un po' contro tendenza rispetto al futuro e rispetto alle chettive notizie quindi anche per esempio andare in controtendenza rispetto a quello che sta succedendo anche la popolazione italiana noi facciamo un giornale per giovani e per raccontare il clima ai giovani quando in realtà i giovani sono un terzo della popolazione per esempio e quando tutti ci dicono che appunto l'informazione del giornalismo di approfondimento forse anche un po' terminato perché di fatto sono poche le fonti che vengono tanto distribuite però ecco forse un po' questa mission sociale ci dà ancora il senso di questo mestiere e crediamo profondamente che vaga la pena traguardarlo e fare un po' gli sherpa anche delle giovani generazioni il sottotesto è che anche voi avete pensato diversi futuri possibili perché il futuro diciamo tecnotecnico diceva una cosa ma un futuro scelto un futuro nel quale viene valorizzato il lato sociale di una cosa invece esiste anche quello perché altrimenti non avreste scelto di perseguirlo perché tutto sommato se c'è una regola una veramente certa del futuro è che quella è la conseguenza di quello che facciamo e quindi se non facciamo il futuro comunque avviene in relazione a ciò che non abbiamo fatto quello che facciamo delle conseguenze e quindi in qualche modo avvicina a vera sfida le possibilità alternative a diventare quella che poi effettivamente vivremo quindi lo scopriremo solo vivendo c'entra ma il solo è limitativo lo scopriremo vivendo sì luca siamo in un festival che ha scelto un titolo provocatorio no il futuro del futuro oggi se ho contato bene ci sono stati 96 eventi non so se avete fatto se non hai contato bene tu che sei il maestro della stade ora è con centinaia di speaker sarei curioso di sapere quanti sanno che con la modifica costituzionale che è stata richiamata da cristina e che sulla quale ho lavorato per sei anni appunto abbiamo introdotto la parola futuro in costituzione una parola che non esisteva perché l'articolo 9 modificato dice alla faccia di udi allen marx gruscio marx l'attore non carlo marx che dicevano perché mi devo occupare delle generazioni future cosa hanno fatto loro per me abbiamo scritto è compito della repubblica tutelare l'ambiente la biodiversità e gli ecosistemi anche nell'interesse delle future generazioni ora se c'entrate un attimo dentro non abbiamo scritto che la politica si deve occupare dei giovani cioè quelli che votano o che voteranno magari nelle prossime elezioni si deve occupare di chi non è nato e che quindi se nascere a domani per i prossimi 18 anni non voterà io politico avendo fatto anche questa esperienza da ministro tecnico ma veramente non mi devo occupare del futuro di chi non è ancora capite la rivoluzione che abbiamo fatto con queste parole è talmente rivoluzionaria io ero sui banchi del governo quando il parlamento ha votato l'ultimo voto quasi unanime uno ha votato contro se non era sbagliato a spingere bottoncino mi dicevo ascoltando le dichiarazioni di voto dei partiti ma non hanno mica capito cosa abbiamo fatto no sinceramente ma lo dico proprio perché avendoci lavorato sette anni tutti a dire no ma vabbè abbiamo cambiato l'articolo 41 dicendo che l'attività economica non può svolgersi contro la salute e l'ambiente sì però non è che questo limita le imprese non voglio dire quali parti politiche ha detto cose del genere ma potete immaginarli e quegli altri invece a dire no l'ambiente nessuno faceva riferimento a questo elemento della giustizia tra generazioni e questo il principio che abbiamo inserito e non a caso tante costituzioni nel mondo hanno la tutela dell'ambiente poche hanno l'interesse delle future generazioni allora avendolo messo in costituzione ancora di più noi siamo obbligati a lavorare coi futuri perché teoricamente ogni nuova legge dovrebbe possi il tema per non essere incostituzionale qual è l'impatto sulle generazioni future mi sto spaventando lo so ed è incredibile che abbiamo avuto l'unanimità e tra l'altro abbiamo fatto in un anno e codunque perché crediamo credo che quella cambiamento della costituzione sia così importante perché conseguenzialmente non possiamo non interessarci appunto di come valutiamo le politiche rispetto ai futuri possibili negli interessi delle future generazioni questo ha due corollari il primo è che dobbiamo portare questo tema nella scuola nell'università nella formazione degli adulti perché come diceva Cristina il futuro mette paura noi abbiamo fatto il festival dello sviluppo sostenibile 17 giorni in giro per l'italia e lo spot del festival è proprio cosa succede se togliamo e si spegne la f la fiducia del fatto che combatteremo contro la guerra la u dell'unione tutti eccetera eccetera e poi finisce con la o con gli obiettivi di sviluppo sostenibile 2030 poi la luce si riaccende la sostenibilità tiene acceso il futuro è stata una scelta non facile perché tante persone sono così spaventate del futuro che non ci vogliono pensare proprio perché non sembra che noi siamo in grado di occuparci e di cercare di guidare il nostro presente verso un futuro desiderabile ed è quello che poi la gente chiede la politica senza avere una risposta cioè vorrebbe anche questa visione di un futuro possibile in cui trovarsi un angoletto pure un articolo molto bello di galli del logge sempre disaccordo sul correde della sera in cui domanda quale potrebbe essere il ruolo di un partito conservatore certo non scimiotare il passato dice e dunque conclude la faccio breve dare una visione di futuro in cui io mi senta a casa mia cioè in cui io mi senta protetto in cui io mi senta di avere un ruolo quindi conservazione di un mondo in cui io ho ancora un ruolo non entro nella nelle seggesi ma la verità è che tanta gente non si ritrova nel presente e dunque si domanda il futuro se non mi ritrova adesso che ruolo avrò e quindi la domanda di protezione la retrotopia come la chiama bauman cioè l'ideale di poter tornare indietro o noi accettiamo questa logica oppure grazie agli strumenti anche scientifici sviluppati prendiamo il coraggio e pensiamo a quali futuri sono possibili e quali vogliamo realizzare il secondo corollario è che la psicologia è molto importante non è solo una questione di tecnica non so se qualcuno è affascinato ho letto i libri di Asimov no la fondazione in cui c'era la psico storia questa scienza più o meno sconosciuta che però consentiva di capire dove andava la società veniva vista in contrasto invece con la tecnica alla fine della scusa all'inizio della pandemia nel cosiddetto comitato colau se qualcuno ricorda un gruppo che fu creato dal governo all'epoca per immaginare non come gestire la crisi ma come pensare alla ripartenza perché i manuali militari ti dicono che chi si occupa di gestire la crisi non può occuparsi anche di pensare al futuro questo è un passaggio su cui chiedo a Roberto appunto di aiutarci a capire perché queste unità di anticipazione strategica sono una cosa diversa da le strutture che abbiamo perdemo io o qualcun altro degli psicologi perché una delle nostre proposte era di portare il tema del futuro nelle scuole perché avevamo intuito che la pandemia avrebbe colpito dudamente l'immaginario dei giovani rispetto al futuro cosa che sappiamo è avvenuta in me puntualmente e quindi il bonus psicologo eccetera non riuscimo a far passare questa idea perché altri dissero ma questa cosa esoterica di psicologi questo vi dà un'idea di quanto abbiamo bisogno di un pensiero integrato multidisciplinare anzi transdisciplinare che è una dei grandi sfide perché i sistemi complessi umani se non mettono l'uomo al centro dovranno quindi in pratica c'è una specie di tendenza passiva di chi pensa al futuro come a un futuro di avere avrò un futuro e quindi di conseguenza pensa qualcuno me lo darà un futuro e c'è chi invece se lo vuole scrivere questo futuro pensa che comunque ciò che fa abbia delle conseguenze non so quale sia l'atteggiamento in crescita o in decrescita tra questi due ma sicuramente per liberare le nostre capacità di scrivercelo questo futuro bisogna lavorarci e quindi è il momento che Roberto Polici dica come si fa cosa fanno loro che tra l'altro chiamano futuristi non futurologi anche se proprio qua insomma tra De Perro e company futuristi voleva dire qualcos'altro, prego. Sono tanti tipi, non è un problema quello. Allora come si lavora col futuro? Prima avevo fatto alcuni esempi parlando essenzialmente di mega traccia, di quei grandi cambiamenti talmente potenti da diventare o da promettere di diventare lo scheletro di qualunque futuro si possa verificare ma il lavoro col futuro che si fa concretamente molto spesso ha caratteristiche diverse. Quello di prima ra più un lato tecnico. Da un punto di vista effettivo innanzitutto un primo aspetto. Se io vedo un futuro che è uguale a quello che so già, un lavoro di futuro non serve a nulla. Uno dei compiti quando si fanno esercizi di futuro, uno dei compiti fondamentali che si cerca di ottenere con i decisori è di portarli al di fuori di quella che viene chiamata la loro comfort zone, cioè far vedere che ci sono più possibilità di quelle che usualmente vengono prese in considerazione. E' una forma di stretching mentale, perché altrimenti ognuno rimane chiuso all'interno della sua prospettiva, del suo cono, delle cose che dà per scontate e quindi si continuerà a rifare quello che si è sempre fatto e già sappiamo che la direzione rischia di non essere quella positiva. Allora il primo compito è quello di fare un lavoro di ampliamento di prospettive. Questo ha subito due o tre caratteristiche. È un lavoro che si fa assieme, non è un lavoro che si fa come dire, non è un desk office, non è un lavoro che vi faccio io col mio computer da solo, è un lavoro che faccio con un gruppo di persone. Quando lavoro con un'azienda, con un'istituzione, con una comunità è un lavoro che facciamo assieme. Primo aspetto fondamentale. Lo si fa in modo cooperativo, seconda componente fondamentale, evitare al massimo la contraposizione, perché la contraposizione impone ognuno di difendere le idee che dà per acquisite, mentre se vogliamo fare emergere nuove idee, nuove possibilità, è fondamentale che ci sia un clima cooperativo in cui ognuno deve poter dire la sua. Anche l'idea apparentemente più bislacca che gli viene Voi verranno valutate ovviamente, ma intanto si devono mettere sul tavolo per poter poi fare dei ragionamenti. Già queste sono due caratteristiche fondamentali. C'è una terza che è fondamentale, lavorare con persone diverse. Ognuno di noi è capace di vedere certi futuri ed è cieco verso altri futuri perché non fanno parte della sua sensibilità. Ognuno di noi è figlio della famiglia in cui è cresciuto, degli studi che ha fatto, delle esperienze che ha avuto, e non c'è nulla di male ovviamente, è come siamo come persone, ma ecco che se riusciamo a lavorare con persone che hanno background, differenze, esperienze diverse e si lavora assieme in modo cooperativo, assieme come gruppo si vede di più, si amplia lo spettro delle possibilità di azione che ci sono. Sembra qualcosa di strano ma se lavoro con un'azienda il primo requisito che vado a fare è che nel gruppo che farà l'esercizio di futuro ci siano persone che vengono dei diversi reparti di quell'azienda. Perché ognuno è portatore anche di una cultura implicita perché fa parte con quel tipo di lavoro che fa, se produzione, se design, se amministrazione ovviamente, e sa delle cose che gli altri reparti dell'organizzazione non conoscono. Mettendoli assieme si crea quella situazione in cui emergono le diverse esperienze, le diverse sensibilità e assieme si vede. Tutto questo è preliminario, non dice nulla dei metodi di futuro, dice solo di come si imposta un esercizio di futuro. Ma c'è qualcosa in più, giusto per essere molto preciso, immaginiamo che un'azienda venga da me e dice vogliamo fare su cosa lo voglio fare l'esercizio. Spesso non lo sanno. Perché? Perché gli studi di futuro non sono una competenza diffusa. Magari percepiscono di avere dei problemi o delle difficoltà ma non sanno bene come si formula una domanda di futuro e quindi c'è un lavoro che può portare via diversi incontri, diverse settimane fin che si cristallizza la domanda su cui dovremo lavorare. Lavoreremo sul futuro se la domanda è vaga non è essere nulla di buono. Quindi il lavoro di precisazione del che cosa ci interessa veramente è fondamentale. Seconda domanda che cosa voglio ottenere? L'output è fondamentale. C'è un problema di costruzione di strategia ottimo, c'è un problema di gestione dei conflitti, è una cosa completamente... io devo sapere qual è il deliverable che devo andare a consegnare e su questo dobbiamo essere d'accordo e deve essere deciso prima. Sto dicendo queste cose per dire attenzione, un esercizio di futuro si imposta, non è qualcosa che si improvvisa. C'è tutta una metodologia che porta a strutturare l'esercizio in modo che possa dare risultati. Poi c'è tutto il pacco dei metodi, ce ne sono tanti. La cassetta degli attrezzi del futurista, Erika, va da metodi molto elementari che si fanno in 2-3 ore di lavoro e quindi, come dire, danno un risultato immediato. Ovviamente rimango a un certo livello di superficialità, altri metodi come la costruzione di senari può richiedere 6 mesi di lavoro. È chiaro che danno risultati a un altro livello e hanno dei costi diversi anche ovviamente. Se lavoro 2 ore è una cosa, se lavoro 6 mesi con un'azienda è una cosa abbastanza. Ma per dire, ci sono molti metodi diversi che servono anche e come gli attrezzi che abbiamo nella cassetta. Il lavoro che faccio con un mortello è diverso dal lavoro che faccio con un cacciavite. I diversi metodi sono più o meno adatti a seconda anche di come viene formulata la domanda di ricerca. Ci sono metodi, ad esempio, che lavorano bene con i valori, quando ci sono dei valori impliciti nella domanda, altri che lavorano meglio su altri settori. Questa è parte della competenza professionale che un futurista deve avere e questa è l'ultima cosa, mi fermo, vedo che siamo ormai sul rosso e quindi c'è da correre. Noi pensiamo al lavoro del futurista con un lavoro professionale, cioè con un lavoro che viene svolto con una metodologia, con una formazione specifica, anche con una formamentis particolare, come per qualunque altra professione. Ovviamente non stiamo parlando di professioni ordinistiche, non c'è dubbio, ma pur sempre di professioni, cioè di una competenza autentica che viene messa in gioco per aiutare le organizzazioni a prendere decisioni più esplicite e consapevoli. Bene, quindi c'è, diciamo, è un lavoro di gruppo, il gruppo deve essere formato, le persone devono essere diverse, saper cercare un punto di comunanza, un terreno comune nel ragionamento e forse nel metodo della discussione che non abbiamo approfondito, hanno un output da raggiungere e dei tempi di lavorazione attraverso i quali possono condividere le loro idee su quello che succederà, perché poi questo con un'osservazione in più io prendo come criterio fondamentale per distinguere se un esercizio di futuro ha avuto successo o è fallito, prendo la capacità di prendere decisioni. C'è un esercizio di futuro che non porti a nuove decisioni, per me è un esercizio fallito, cioè magari una meravigliosa esperienza intellettuale, niente da dire, però non ha svolto il ruolo che doveva svolgere, quindi la capacità di prendere nuove decisioni è la cartina attorno a sole. Quello che mi dice, ho lavorato bene oppure non ho capito quell'organizzazione, non ho capito il problema, in qualche modo qualcosa è andato storto. Questa è una nota a piedi pagina fondamentale da leggere assolutamente perché uno si aspetterebbe che un esercizio di futuro è fallito, non è fallito se quel futuro si è realizzato o non si è realizzato, ma non stiamo prevedendo, questo non è il lavoro di cui stiamo parlando, stiamo parlando di allargare la nostra capacità di vedere le possibilità, anche perché ormai tendenzialmente le previsioni... l'economista ha scritto una frase tipo Gruccio Marx, ha detto l'economia e la scienza che studia perché le sue previsioni non si sono avverate, è abbastanza istruttivo come approccio. Cristina, cosa vuoi commentare rispetto a questo metodo che naturalmente è un mondo diverso da quello della costruzione giornale ogni giorno ma che in qualche modo propone alcuni principi che sono invece importanti nella gestione di una comunità ed è quello il lavoro del giorno, una comunità di diversi, una comunità che trovano un terreno comune, una comunità che sviluppa un pensiero insieme relativamente alle cose da decidere, da sapere per decidere. Sì tipicamente ma l'interno in redazione dovrebbe succedere proprio questo, dico dovrebbe perché ovviamente spesso non ci si confronta abbastanza perché abbiamo anche dei tempi abbastanza stretti quando si lavora durante la giornata quindi probabilmente nell'esercizio nostro del futuro c'è tanto ovviamente affidarsi alle fonti e quindi lavorare con le fonti che noi pensiamo e crediamo, siamo quelle a cui vogliamo dare affidamento e affidabilità. Poi mi ha colpito molto il fatto del lavorare con persone diverse per questa cosa che ci abbiamo in testa, delle nostre origini che non ci fanno allargare troppo la nostra prospettiva perché in realtà il principale problema che io ho oggi con una redazione molto comunque giovane, fatta di 25, 30 anni, 35 anni, è proprio il fatto della mancanza di prospettiva o paradossalmente della prospettiva che si è rimpicciolita invece che allargata. Quindi il fatto di avere già in testa e in qualche modo la maggior parte dei miei ragazzi, una parte dall'altra, ha già delle idee, preconcette che vanno dibattute e che vanno sempre un pochino messe in discussione e questa è la grande difficoltà perché poi alla fine noi abbiamo un ruolo anche etico fondamentale e rispetto al fatto di fare le domande. Noi facciamo le domande e diamo anche le risposte, ma a seconda delle domande che facciamo ovviamente otteniamo delle risposte diverse. Sappiamo benissimo che dalle domande che facciamo dipendono le risposte, quindi poi i titoli degli articoli e poi i sommari che poi insieme alle didascarie sono le cose che vengono veramente lette. Quindi questa cosa del formulare le domande è la cosa che più mi ha colpito forse del professor Poli perché è la cosa centrale anche per noi perché limite con la manipolazione, anche con l'ecochamber, con le bolle che non si toccano, comunque con la fine del dibattito civico è un po' il grande rischio del giornalismo oggi. Se anche guardate tutti i diversi giornali alla mattina ne leggete più di uno, vedete molto ben conto di come diciamo vada un po' la strada. Quindi l'esercizio di lavorare sul futuro, abbiamo imparato questa locuzione, è un esercizio liberatorio perché ci aiuta a immaginare possibilità, è un esercizio che contrasta il pregiudizio, che insegna ad andare oltre il pregiudizio sulla base di un obiettivo comune, di un compito che ci si dà in comune ma che in qualche modo toglie di mezzo, tra l'altro appunto nell'epoca dell'AI, dell'intelligenza artificiale fare le domande sarà sempre più il lato creativo della operazione, il prompt è il gesto creativo nei confronti e i bias sono i pregiudizi che sono la summa di tutti i pregiudizi espressi in passato dagli umani e che hanno allenato, trainato, dicono questi maledetti, l'intelligenza artificiale. E siccome io mi chiamo the bias, mi interessa parecchio toglierli di mezzo. Ecco perché io mi occupo di giovani, perché giovannini sono quelli, ora ho capito il bias da cui pergogliano. E quindi Enrico cosa abbiamo imparato per la costruzione del nostro istituto di studi del futuro italiano? Ma intanto abbiamo imparato che ci sono persone che sanno, perché studiano e praticano, come evitare di rendere questi studi sul futuro degli esercizi puramente teorici, perché la cosa più importante che ha detto un attimo fa Roberto è che il successo dipende dal fatto che poi si prendono delle decisioni, cioè in qualche modo che quello studio, quel lavoro sul futuro, cambia il futuro, perché decidiamo di fare qualcosa di diverso rispetto a quello che avremmo fatto se non avessimo fatto quel lavoro. E questo pone un'enorme domanda. In un, ai margini di un recente convegno, una persona a cui ci conosciamo e litighiamo da 35 anni, dice così informalmente, ma noi mica volevamo cambiare il mondo, volevamo solo passare gradevolmente il tempo che c'era dato. E io gli ho risposto, ecco perché litighiamo da 35 anni, perché io invece il mondo lo voglio cambiare. Nel piccolo, nel grande, perché tutto quello di cui abbiamo parlato questa sera è fondamentalmente inutile se non vogliamo usare tutto questo per cambiare il nostro futuro, magari sbagliando, magari azzeccandoci, ma se io non mi metto nell'ottica di voler cambiare qualcosa tutto resta vago e abbastanza inutile. E questo forse è la domanda che ci dobbiamo porre, ma noi vogliamo passare il tempo gradevolmente o vogliamo cambiare il presente e dunque il futuro? Lo dico semplicemente, è uno spot per domani sera e per la sera successiva, visto che ci sono altre due lezioni di futuro e quindi speriamo di rivedervi anche domani sera. Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org
{{section.title}}
{{ item.title }}
{{ item.subtitle }}