La transizione verde e l'economia industriale europea
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La transizione verde e l'economia industriale europea
Questo video esplora l'impatto della transizione verde sull'economia industriale europea dal 2019. Il dibattito si concentra sull'analisi dei costi asimmetrici imposti all'industria europea rispetto a competitor globali come Stati Uniti e Cina. Si discute la necessità di un approccio più pragmatico alla transizione verde per bilanciare gli obiettivi di sostenibilità con la competitività industriale e la stabilità sociale. Viene anche analizzata l'importanza di investimenti massicci per finanziare la reindustrializzazione dell'Europa, con un focus sul ruolo della scienza, dell'innovazione tecnologica e dell'economia circolare.
Buongiorno a tutti. Il tema di questa sessione, come sapete, è la transizione verde e l'economia industriale europea, cioè che cosa è successo all'industria europea quando ci siamo lanciati nella transizione verde nel 2019, quando si insediò la commissione von der Leyen, quindi cinque anni fa, e quando decise che il Green Deal, come si chiama in gergo, sarebbe stato il punto focale del suo mandato. Siamo qui a discuterne con Antonio Damato, come tutti voi sapete ex presidente di Confindustria e presidente del proprio gruppo, che è il Packaging International Group. D'altra parte abbiamo la voce della finanza, perché il Green Deal senza finanza non va da nessuna parte, e dunque abbiamo già Maria Gross-Pietro, presidente del gruppo Intesa. Quindi, diciamo, due voci piuttosto pesanti in questa sfida che ci sta coinvolgendo. Dico due parole di introduzione. Sostanzialmente, nel 2019, quando la commissione von der Leyen lanciò il Green Deal, il mondo era qualcosa di totalmente diverso. Non avevamo ancora avuto il Covid, non c'era la guerra in Ucraina, non c'era dunque la necessità del decoupling dal punto di vista delle forniture energetiche per l'Europa, che dipendeva in modo pesantissimo dal Russia, e non c'era la necessità di, oltre alla transizione energetica, rilanciare la difesa europea. Non si era visto il crollo di competitività dell'industria europea seguito proprio a una battaglia per la transizione climatica, che sicuramente è una battaglia sacrosanta perché tutti vogliamo un'area più pulita da respirare, ma che è stata combattuta più che altro con l'arma dell'ideologia. Direi anche abbastanza critica, nel senso che non si è mai fatta prima di lanciare il Green Deal un'analisi di impatto sui costi e gli oneri asimmetrici che in questo modo sarebbero stati imposti a un'industria che doveva competere con Stati Uniti e Cina, che invece non solo non hanno le nostre stesse preoccupazioni ambientali o comunque non nella stessa misura, ma soprattutto con Stati Uniti e Cina che nel frattempo, diciamo che rompevano un po' le regole internazionali comprese per esempio le regole commerciali che sono governate dall'Organizzazione Mondiale del Commercio e quindi l'industria europea si è trovata in breve a dovere, come dire, tenere a una concorrenza con una mano legata di dietro perché oneri asimmetrici che non sono condivisi appunto dei concorrenti e in più proprio per questo, proprio perché diciamo la sensibilità sul tema adesso è un po' cresciuta anche in altri paesi ma comunque viene combattuta con le mani libere quindi sovvenzioni massicce quindi per esempio anche in Europa per chi ha i soldi aiuti di stato in libertà quindi a poco a poco l'industria europea si è trovata penalizzata da una battaglia che era solitaria nel mondo se si tiene conto che in più l'Europa inquina oggi il 7% del pianeta ci si rende conto di come si è fatta una battaglia che ha penalizzato la nostra industria ma al tempo stesso non poteva e non può ripulire il pianeta se gli altri non seguono quindi è un po' questa incongruenza che oggi si ha coscienza del fatto che l'ideologia ha prodotto risultati disastrosi per la nostra industria senza industria naturalmente non c'è prosperità in Europa non c'è questione sociale che possa essere trattata se non produciamo ricchezza e quindi c'è stata ultimamente una retromarcia il prossimo quinquennio dovrebbe diciamo fare entrare la crociata ecologica dentro se si può dire nell'età della ragione della maturità e quindi calibrare gli oneri e i costi per l'industria europea con gli obiettivi da raggiungere ma in modo molto più graduale e sensato allora io darei la parola al presidente Damato che è stato tra l'altro un attivissimo combattente nel Parlamento europeo per quanto riguarda appunto il tentativo di fare ragionare i legislatori europei sulla diciamo la necessità assoluta di imporre traguardi e obiettivi realistici e sostenibili visto che si parla tanto di sostenibilità l'Europa certo che deve fare la battaglia verde ma la deve fare in modo sostenibile per la sua industria quindi presidente come la vede dopo questi cinque anni è stato un vero disastro o mi sbaglio per l'industria europea in generale questi cinque anni sono stati buongiorno a tutti questi cinque anni sono stati veramente pesanti per l'intero sistema economico industriale europeo ma hanno anche segnato in maniera molto profonda la stabilità sociale dei nostri paesi e hanno accentuato una tendenza molto pericolosa della quale dobbiamo essere tutti quanti avvertiti di valorizzazione verso gli estremi estrema destra ed estrema sinistra di molti dei contesti politici dei paesi europei quando le classi lavoratrici e soprattutto il ceto medio vengono mortificati e vengono posti sotto stress la storia del novecento ci insegna che cosa accade accade il peggio accadono come dire sovranismi accadono nazionalismi soprattutto si verificano le guerre e lo scenario che noi abbiamo davanti a noi non è uno scenario che ci vuole uscire tranquilli perché noi dopo 70 anni li troviamo nuovamente nella nostra Europa nel cuore dell'Europa si continua a dire alle porte dell'Europa in realtà nel cuore dell'Europa una tensione è anche un conflitto che al quale non eravamo né preparati né tanto meno più abituati dopo millenni di guerre che ogni generazione ha vissuto noi abbiamo avuto una pace lunga rispetto alla come dire dinamica della storia ma che oggi col il rischio di essere veramente sempre più in pericolo così come quello che sta accadendo in Medio Oriente quello che sta accadendo nel resto del mondo ci dimostra che oggi noi tutti siamo chiamati ad avere un atteggiamento più realistico più responsabile e soprattutto più sostenibile dal punto di vista anche di ricreare le condizioni di pace e di governance in un mondo che sembra sempre più impazzito. Allora il processo quindi della tenuta sociale si base innanzitutto sulla tenuta economica perché la sopravvivenza e la qualità della vita rappresentano un principio fondamentale che quando viene meno innesca proprio queste enormi rischi e queste enormi pericoli e bisogna dire che questi cinque anni sono stati pesanti questo green deal si è dimostrato essere un black deal in realtà non solo per l'economia e per la stabilità sociale ma anche per l'ambiente perché io qui vorrei cominciare a fare giustizia in alcuni luoghi comuni che continuano a essere ripetuti anche in questi giorni cioè che la transizione se si chiama verde comunque va fatta magari c'è una questione di dare risorse e garantire tempi adeguati perché possa essere realizzata ma ancora oggi sono pochi quelli che vanno e realmente fanno un assessment una valutazione se quella transizione è realmente verde o meno e se quella transizione veramente ci aiuta a proteggere tutelare l'ambiente piuttosto che no e se apriamo quindi questo capitolo vediamo che moltissime delle cosiddette transizioni che hanno caratterizzato questi cinque anni di politica di timerman per chiamare per nome per cognome come dire il vape di questo processo non sono state affatto transizioni che andavano nella direzione di rendere più sostenibile l'ambiente anzi al contrario hanno determinato e stanno determinando enormi disruption dal punto di vista ambientale una per tutte quella dell'automobile il passaggio dall'automobile al motore come dire a combustione all'automobile elettrica non rappresenta affatto un miglioramento dal punto di vista dell'impatto ambientale non è mai stato fatto un vero lca vero analisi di impatto ambientale a 360 gradi come pure dovrebbe essere fatto e come pure previsto che venga fatto ma è stata fatta esclusiva per l'analisi ambientale alla varmitta senza considerare tutti i costi a monte di produzione di energia e soprattutto tutti i costi anche gli impatti in termini di depauveramento delle risorse naturali nell'estrazione dell'itio piuttosto che nuttere se si andassi a fare un'analisi adesso finalmente si stanno facendo analisi di questo tipo si si vede con grandissima chiarezza che questa è stata una scelta accelerata sarebbe stato molto meglio rendere possibile l'obliterazione di automobili sono decine di milioni di automobili ancora euro 0 1 2 3 che girano per le strade dell'europe sarebbe stato molto meglio fare un programma di accelerazione delle come dire della migrazione alle nuove alle nuove alle nuovi standard piuttosto che non è così tante altre cose ma questo processo di industrializzazione che il green deal di questi ultimi cinque anni ha accelerato in realtà parte da più lontano parte dagli ultimi 15 anni quando noi abbiamo passivamente accettato il principio nutriendoci di sensi di colpa che in realtà non dovremmo avere che noi siamo fra virgolette come sistema industriale europeo fra i promotori del cosiddetto come dire depoveramento ambientale e del cambiamento climatico non è vero l'industria europea fra tutte le industrie del mondo è quella che ha fatto i più grossi progressi e più grossi come dire le più grossi innovazioni scientifiche dal punto di vista della riduzione dell'imprunta carbonica negli ultimi 25 anni l'imprunta carbonica dell'europe è diminuita del 35 per cento oggi non siamo solamente il 7 per cento del pianeta fra questi paesi l'italia e fra i migliori in assoluto in europa e nel mondo ma quando abbiamo accettato la logica del taglio lineare delle emissioni di co2 dopo gli accordi di parigi abbiamo accettato noi che avevamo già fatto un enorme riduzione della nostra emissione di co2 di avere un taglio lineare simile a quello che altri paesi che nel mondo stati uniti giappone cina oltre che paesi in via di sviluppo avrebbero dovuto fare che in realtà loro non hanno fatto noi l'abbiamo applicata in maniera talebana creando una iper regolamentazione che nel corso degli ultimi anni sia si è accresciuto in maniera molto molto pesante e significativa e questo ha determinato un processo di deindustrializzazione per cui moltissime imprese europee soprattutto in settori di base la siderurgia la chimica e il tessile si sono delocalizzati multinazionali aziende globali si sono delocalizzati a un metro dei confini europei abbassando i loro standard ambientali liberi di esportare nuovamente in europa in dumping ambientale in dumping sociale in dumping fiscale e creando quindi una concorrenza che ha sempre di più deindustrializzato l'europe il processo di deindustrializzazione dell'europe è partito 15 anni fa e si è accresciuto in maniera significativa in questi ultimi cinque anni nella illusione che noi potessimo essere ancora l'area nel mondo che manteneva innovazione intelligenza ricerca sviluppo e gli altri potessero produrre a basso costo nelle aree più come dire più povere del mondo in realtà la storia industriale ci dice esattamente il contrario dalla prima rivoluzione industriale in poi a cui voglio dire con le storie che lo spietro è un maestro di questo ci dimostra chiaramente che dove c'è manifattura c'è innovazione ricerca e sviluppo e le due cose non possono vivere lontanea infatti noi abbiamo perso capacità di innovazione di ricerca e sviluppo che si sono fortemente accresciute nelle aree emergenti del mondo e noi abbiamo reso disoccupati i cittadini europei i consumatori europei il mercato più ricco del pianeta è diventato il mercato più povero del pianeta ed è un mercato adesso a rischio di rottura sociale quindi abbiamo bisogno di recuperare una nuova strategia di politica industriale in europa reindustrializzando l'europe con industrie di qualità innovative competitive e questo è nelle nostre possibilità ma naturalmente richiede un cambiamento di questo paradigma culturale di questo mainstream che ci ha portato completamente fuori dutta perché andassimo anche zero noi come europa in termini di emissione di co2 continuando a lasciare il resto del mondo libero di inquilare come sta inquilando non risolveremo affatto i problemi del pianeta li aggraveremmo perché creeremmo una situazione nella quale gli scolibri sociali genererebbero anche tensioni politiche e belliche che certamente nessuno di noi può permettersi di affrontare Presidente Grospieto immagino che lei condivida questa impostazione oppure no questo lo chiedo lei e comunque la mia domanda visto il suo ruolo è proprio siamo di fronte oggi non solo un problema di transizione energetica digitale eccetera il problema della competitività come finanziare il rilancio della competitività dell'industria e come tra l'altro crearci una difesa europea proprio in questo mondo sempre più instabile e con guerre che ci si aumentano i nostri confini quindi si calcola che diciamo per poter affrontare questa sfida l'europe abbia bisogno per i prossimi anni dai 650 ai mille miliardi annui di investimenti una cifra spaventosa che in un'europe tra l'altro che non ha un'unione del mercato dei capitali come invece esiste in Stati Uniti e non ha un'unione bancaria sul scale europea non è così diciamo evidente da risolvere quindi chiedo a lei adesso dopo diciamo 10 anni che si parla inutilmente di unione del mercato dei capitali sembra che qualcosa si possa sbloccare lei crede che siamo arrivati al punto in cui c'è una maturità anche europea che aiuterà a superare i conflitti di interesse che sono strutturali dentro al mercato unico e quindi arrivare a un'integrazione salutare per cercare di raccogliere questi soldi oppure lei come la vede come ritiene che saremo in grado diciamo di superare i conflitti decennali che ci dividono per riuscire a fare questo passo come a suo tempo col mercato unico insomma. Beh è una bella domanda e le saprei rispondere ti saprei rispondere un po' meglio dopo il 25 giugno il 25 giugno siamo tutti invitati noi banchieri poi io vi dirò che non sono un vero banchiere non sono siamo invitati a francoforte ad ascoltare madame christine lagarde che ci dirà che cosa si aspetta da noi e ti anticipo che cosa noi stiamo già facendo loro si aspettano ma ce lo diranno in termini molto più pesanti come usano fare loro si aspettano che noi facciamo una fotografia molto dettagliata e molto profonda nel tempo loro non dicono dettagliata dicono granulare granulare e long term di quelle che saranno le emissioni dei nostri clienti ma non dei nostri clienti quelli che per esempio abbiamo hanno un conto corrente con noi o che abbiamo finanziato ma di tutta la filiera che c'è alle spalle naturalmente i nostri clienti non ce l'hanno questi dati sulla loro filiera figuratevi se ce li abbiamo noi quindi questo significa fare un lavoro enorme noi abbiamo già cominciato a farlo perché ci aspettiamo questa domanda e abbiamo già i dati di 220 mila imprese che sono poche rispetto ai milioni di clienti che abbiamo però sono 220 mila imprese di cui dobbiamo sapere tutto e questi dati devono essere aggiornati idealmente ogni trimestre cioè questo ti dà l'idea del compito e questo quindi sono molto d'accordo con quanto dice il presidente Damato che la cosa è difficile però prendiamola da un altro lato vi ho detto non sono un banchiere perché io per la maggior parte la mia vita ho fatto ricercatore e ho diretto un istituto di ricerca del consiglio nazionale delle ricerche in economia dell'impresa qui c'è qualche caro collega che saluto con affetto quindi mi è rimasta un po questa mentalità allora vorrei spostare un attimino l'attenzione dalle emissioni di co2 che sono un grosso problema a un altro problema del quale si parla molto di meno la biodiversità io ho letto uno studio dell'ONU di un'organizzazione legata all'ONU che dice che negli ultimi 50 anni il mondo ha perso il 58 per cento della sua biodiversità e questo è uno degli effetti dell'industrializzazione della deforestazione delle culture intensive degli antiparassitari eccetera eccetera allora io ho provato a fare un calcolo e ve lo sottopongo perché forse voi lo farete sicuramente se non più esatto almeno più in fretta di quello che ho fatto io cioè 50 anni che cosa sono rispetto alla storia della vita su questo pianeta la stima non è che ci sia una certezza assoluta ma la stima è che la vita sia comparsa su questo pianeta circa tre miliardi e mezzo di anni fa allora 50 anni rispetto a tre miliardi e mezzo quanto fanno rispetto a una giornata di 24 ore? Il conto che ho fatto io dice 1,27 millisecondi ecco questo vi dà l'idea di che cosa stiamo facendo e di quanto deve essere rapida l'azione di correzione naturalmente questo è solo uno degli aspetti è la biodiversità ma poi c'è appunto il co2, cambiamento climatico eccetera eccetera allora adesso invece mi metto il cappello di ordinanza che è quello di presidente della più grande banca italiana come si fa a fare quello che ci dicono perché poi qui c'è un problema giustamente il presidente di Amato ha fatto presente che la soluzione di questo problema non sta nelle mani di un punto di decisione neppure della presidenza del consiglio di un grande paese neppure nella presidenza dell'unione europea perché ci sono centinaia di milioni di abitanti dell'europe e circa 8 miliardi di abitanti del pianeta le soluzioni devono essere tollerabili sostenibili si dice che è un termine più ampio nel senso che non bisogna che fracassare il pianeta ma devono essere tollerabili perché se non sono socialmente tollerabili vi impediscono di portarle a termine vi prendo un esempio banale e forse voi ve lo siete già dimenticato quello dei gilets jaunes francesi che hanno devastato la francia per qualche settimana coi loro trattori rovesciando le tame o incendiando eccetera qual era la causa di tutto questo un aumento del prezzo del gasoglio agricolo facciamo un esempio un po più importante supponiamo che si decida che tutti i governi del mondo si mettano d'accordo e dicano adesso siccome l'agricoltura inquinante ma soprattutto gli allevamenti sono inquinanti più niente allevamenti e più niente gasoglio ai trattori o qui si muore di fame il pianeta non è in grado di produrre cibo per otto miliardi di persone senza trattori allora prima bisogna trovare il modo di fare andare i trattori senza il gasoglio o meglio ancora di produrre cibo senza bisogno dei trattori ci sono già degli esempi no l'agricoltura in serra e le serre verticali eccetera eccetera però adesso non voglio andare troppo fuori del mio campo voglio dire che le soluzioni ai problemi che noi abbiamo di fronte sono soluzioni complesse in cui molti fattori devono convergere in una determinata direzione e questo è il motivo per cui da un lato è molto importante quello che fanno i giovani ne cito una molto famosa greta thomberg che sollecitano che fanno presente che il problema è sentito ma la sollecitazione non basta non basta neanche che qualcuno dica siete obbligati a fare così perché se poi quel fare così non funziona la protesta non è più solo quella di chi ha deciso che non va a scuola il venerdì e sono di quelli che bloccano bloccano il funzionamento del paese e ne hanno ragione di farlo perché ci noi non possiamo più vivere in questa situazione cambio di nuovo cambio di nuovo prospettiva perché sembra che io vi abbia voluto dare delle indicazioni negative sottolineare solo i problemi no io ho sottolineato gli ostacoli che vanno superati e sono convintissimo per la mia storia di ricercatore che noi abbiamo la possibilità di superarli e vi racconto un episodio quando io venne nominato ricercatore del direttore di un istituto di ricerca andai per la prima volta alla riunione dei direttori a roma e in questa riunione c'era una signora molto energica che diceva sono molto preoccupata perché non vedo nel mio istituto qualcuno che possa succedermi come preparazione io rimase stupito e chiese a qualcuno di io era la prima volta che andavo come chi è quella signora che si sente così diversa dagli altri dice ma tu che sei di torino dovresti conoscerla è una molto brava pensemo che potrebbe anche vincere un nobel di così come si chiama si chiama rita levi montalcini e infatti il nobel e lo ha vinto e ha portato dei principi nuovi nella medicina che permettono di affrontare problemi che prima non erano assolutamente affrontabili ecco io adesso nella mia posizione attuale in cui vedo gli investimenti che fa una parte della nostra banca in sostegno delle cosiddette nuove tecnologie delle cosiddette startup vedo che stanno nascendo delle idee e delle realizzazioni assolutamente impensabili prima la scienza la scienza è il nostro primo strumento per vincere le battaglie che abbiamo di fronte che sono vi ho parlato del uno virgola ventisette millisecondi quelle è l'ordine di grandezza l'ordine di grandezza di quello che può fare la scienza è senza limiti per esempio questi rimanendo nella medicina questi nuovi principi che permettono di portare in giro per il corpo una infinitesima porzione di farmaco e portarla solo su quell'acello la tumorale che sta facendo morire la persona senza effetti collaterali ma questo è uno una delle delle cose su cui stiamo lavorando voglio dire che presidente parlava prima del litio si possono fare buone batterie forse anche senza litio forse al posto del litio si può usare il sodio che è un minerale abbondantissimo sulla faccia della terra e quanto tempo ci vuole ecco allora qui torniamo sul discorso che è quello che vi voglio portare a cui vi voglio portare non si riesce ad affrontare il problema che è anche un problema di differenze noi ci sentiamo molto avanzati stiamo bene e pensiamo di dettare delle regole che valgono per tutti dimenticandoci che siamo una piccola parte del mondo e che quando noi ci diamo delle regole severi semplicemente da noi i pomodori non si coltivano più e compariamo dei pomodori coltivati dove li fanno dove noi non vogliamo che vengano fatti spostiamo il lavoro altrove ma non risolviamo assolutamente il problema allora il problema risolto a livello mondiale quindi non è una cosa semplice allora torno a quello che possono fare le banche le banche possono fare tanto nel coinvolgere i governi e quello che sta sopra i governi per esempio l'unione europea nella direzione giusta per risolvere il problema perché una banca ha milioni di clienti e quindi è in grado di fornire dati problematiche e possibili soluzioni a chi ha in grado di decidere allora qui poi bisogna mettere dell'ordine allora siccome non voglio mettere troppo tempo lascio ad Adriana Cerretelli il tema successivo in che ordine vanno affrontati questi problemi vi faccio semplicemente un elenco uno è il problema finanziario che tu dicevi esattamente le dimensioni sono quelle e sono tra i 500 e i mille miliardi di euro all'anno che è una cifra in commenso orabile in più in più rispetto a quelle attuali se la confrontate con l'attuale bilancio europeo con quello che sta agitando in questi giorni il governo italiano e cioè il super bonus già una voragine di 100 miliardi una tantum qui parliamo di mille miliardi all'anno però l'europe è in grado di produrre questi mille miliardi bisogna solo mettersi d'accordo su come si adoperano e qui abbiamo una fortuna siamo in una struttura democratica non la faccio troppo lunga ma ovviamente il problema è diverso da quelli che affronto io normalmente però è bello che questo problema vada affrontato da un sistema democratico e non da un dittatore il quale può dire non mi importa di quanti muoiono basta che io vinca grazie quindi il presidente gross pietro dice le risorse necessarie sono immense ma si possono trovare in europa visto che siamo in democrazia quindi possiamo accordarci per speriamo naturalmente che non a questo accordo non ci faccia non si è rimandato alle calende greche perché i problemi vanno risolti adesso allora io chiederei al presidente damato come lui vede la politica industriale necessaria per rilanciare la competitività europea nel prossimo quinquennio visto visto che siamo arrivati qui cioè un quinquennio che ci ha portato a un crollo della nostra competitività in modo preoccupante perché nel frattempo cina e stati uniti diciamo stanno incalzando le nostre imprese non solo diciamo desertificando ed industrializzando l'euro ma proprio anche attirando attirando capitali da loro faccia con fate conto che ogni anno 300 mila miliardi del risparmio europeo vanno negli stati uniti a finanziare le imprese americane quindi non c'è solo il loro protezionismo ci siamo anche noi che ci mettiamo perché perché i loro mercati sono più competitivi perché l'aprire un'azienda si fa in tempi brevissimi e quotare un'azienda si fa sulla borsa si fa in tempi molto più brevi e quindi diciamo chi vuole iniziare un business o chi vuole spando lo trova in america un tessuto molto più fertile del nostro quindi presidente che facciamo in questo prossimo quinquennio? Ci sono tante cose da fare allora la prima prendendo spunto dalla come dire dalla riflessione di gross pietro e la scienza l'innovazione tecnologica sono quelle che hanno consentito all'uomo di progredire in maniera straordinaria risolvere e di affrontare questioni fondamentali dalla salute alla qualità della vita e la curva di accelerazione che noi abbiamo registrato nel corso degli ultimi decenni è straordinaria ma noi in europa abbiamo scelto negli ultimi cinque anni anche un po' più indietro degli ultimi cinque anni di privarci di questo grande vantaggio perché abbiamo deciso di operare non in neutralità tecnologica ma tutta la regolamentazione che è stata promossa dal green deal è stata fatta in chiara violazione dei principi del progresso scientifico in assenza di dati scientificamente misurabili facendo delle scelte ideologiche calate dall'alto in maniera politica con delle soluzioni che guarda caso però quasi sempre finivano per avvantaggiare alcuni paesi sovrani privi di alcuna democrazia cina in testa per cui la gran parte delle scelte di politica industriale indotte da questo approccio del green deal privo di ogni neutralità tecnologica ha fatto sì che dall'energia alle automobili a tanti altri capitoli di scelte come dire di politica industriale ed ambientale fatta in questi ultimi anni noi di fatto negassimo la logica delle neutralità tecnologiche ci affidassimo invece a dipendenze strategiche straordinarie basta vedere per esempio quello che è successo sulla tassonomia dove siamo stati assolutamente schizofrenici una quindicina di anni fa parte la campagna sulla energia pulita il metano l'energia blu metanizziamo tutto improvvisamente no va tutto male la saipem uno degli orgogli della tecnologia italiana era sull'oro del fallimento non si estrae più un metano quindi cosa facciamo andiamo a comprare come dire il gas là dove lo producono sulle coste dell'africa poi improvvisamente andiamo in russia polemica perché siamo andati in russia dimenticando che siamo andati dall'africa in russia perché c'è nel frattempo la jihad che rappresentava un pericolo geopolitico insormontabile andiamo in russia si riapri il problema russia ritorniamo in africa adesso c'è nuovamente in medio oriente il mondo che impazzisce improvvisamente cosa facciamo aboliamo il nucleare la germania esce fuori dal nucleare ma riapriamo le centrali a carbone gretta thunberg si incatena davanti alle centrali nucleari cinque anni fa chiedendo nella chiusura e si incatena sei mesi fa davanti alle cave di carbone chiedendo l'apertura delle centrali nucleari ma dico ma possiamo mai affrontare questioni di questa rilevanza fondamentali dal punto di vista non solo della qualità dello sviluppo ma anche dal punto di vista della qualità della vita e della sicurezza strategica del nostro continente in una maniera così erratica e irrazionale certamente no e quindi sulla tassonomia abbiamo fatto di tutto di più ma anche gli sg sulla tassonomia hanno fatto di tutto di più perché dobbiamo dirla tutta da un lato c'è la necessità allora premessa faccio un disclaimer come impresa e come imprenditore noi siamo l'azienda più innovativa al mondo sul piano della sostenibilità nel business che noi facciamo siamo riconosciuti come leader mondiali di sostenibilità lo siamo da quando siamo nati quindi non c'è dubbio che io non sia un negazionista al contrario parola peraltro orribile perché si dice che quelli che la pensano in maniera diversa rispetto all'ideologia del green deal sono dei negazionisti era la parola che veniva utilizzata per quelli che legavano la schoa quindi veramente anche dal punto di vista ideologico è inaccettabile usare una parola di questo tipo quindi io ho una cultura di impresa sostenibile quando ho guidato la confindustria all'inizio degli anni 2000 la confindustria promosse un piano formidabile insieme con tutti gli industriali italiani di innovazione sul piano della sostenibilità dell'industria italiana che ci ha fatto diventare fra i migliori in europa e nel mondo in moltissime delle categorie produttive nelle quali ancora oggi noi siamo leader di produzione ma anche di tecnologia però bisogna dire molto chiaramente che questi temi vanno affrontati dal punto di vista sostanziale scientifico e non ideologico e anche molti di questi cg hanno creato una sorta di condizionamento al quale moltissime delle imprese globali tutte quotate in borsa e quindi misurate secondo questi criteri hanno anche essi in cominciato a devire atteggiamenti molto spesso irrazionali schizofrenici al punto tale che adesso stanno facendo marci indietro dicendo non è sostenibile non si può fare perché se non si fa ad esempio la scelta fondamentale sul nucleare non è possibile dire che noi saremo carbon zero del 2050 non ce l'è e quindi ci sono alcuni presupposti fondamentali perché quelle promesse possono essere rispettate e deliberate che se non vengono chiaramente sciolte sono promesse poi destinate ad essere negate e modificate ad esempio la banca la bay non prevede più il finanziamento degli aeroporti perché dice che il viaggiare per aereo ha un impatto ambientale assolutamente negativo non si viaggia qui in aereo allora qual è il mondo con il quale si viaggia come funziona tutta questa roba non si capisce c'è una grandissima confusione c'è un grandissimo mainstream dal quale bisogna uscire con responsabilità con consapevolezza di quelle che sono davvero i fondamentali scientifici io su questo sono assolutamente d'accordo e bisogna farlo recuperando una visione anche di reindustrializzazione pulita di qualità innovativa intelligente dell'europe perché l'europe ha ancora oggi il primato della sua storia di come dire cultura della sostenibilità che deve però imporre e sviluppare e portare nel resto del mondo allora vogliamo davvero contribuire a rendere il pianeta più sostenibile non è distruggendo l'industria e la scienza europea e andando a zero emissioni che noi rendiamo il pianeta più sostenibile piuttosto esportando il nostro no a la nostra tecnologia il nostro modo di fare di essere negli altri paesi quelli già sviluppati e quelli in via di sviluppo a partire dall'africa che noi possiamo davvero contribuire a rendere il pianeta più sostenibile uno per tutti il no a che noi abbiamo sviluppato negli ultimi trent'anni sull'economia circolare l'economia circolare quella cioè che prevede la raccolta e il riciclo dei materiali per esempio che noi consumiamo e utilizziamo noi lo facciamo ormai da trent'anni nelle nostre case l'europe è l'area economica del mondo più avanzata di tutte l'italia è la più avanzata d'europe questo è un primate un orgoglio voglio dire il conai il sistema di raccolta e di riciclo che abbiamo creato in italia peraltro negli anni in cui ero presidente di goffi industriale quindi ripeto non sono affatto un negazionista al contrario è il sistema che più efficace e che ha raggiunto i progressi e i livelli di riciclo più alti di qualunque altro paese europeo tutto questo è qualcosa che esiste qui ma non esiste altrove allora vogliamo davvero contribuire a rendere il pianeta più pulito non è evitando l'economia circolare come pure è stato cercato hanno cercato di fare nel corso degli ultimi quattro anni in europa una battaglia durissima combattuta e vinta per fortuna ribadendo i principi e il primato dell'economia circolare contro quelli che la volevano smantellare e distruggere per essere chiari e sportiamola cominciamo a disportare innanzitutto nei paesi che sono vicino noi africa in testa ma anche nei paesi più sviluppati possiamo mai immaginare che questi paesi possano crescere ignorando i principi fondamentali di recupero e di riciclo così come noi e quindi le biodiversità la fossil depletion il depaupamento delle risorse naturali nasce dal fatto che non c'è una cultura di economia circolare ed è su questo che noi possiamo fare moltissimo allora l'europa vuole essere nuovamente nella guida dello sviluppo della civiltà e della sostenibilità rirafforziamo nuovamente le nostre competenze recuperiamo nuovamente primati tecnologici industriali esportiamo le migliori pratiche condividiamo il nuovo con gli altri e a questo punto un tema importante difficile che io andrei a proporre alla lagarde se fosse possibile e come andiamo a regolamentare adesso i rapporti anche di libero scambio con le altre aree del mondo che continuano a ignorare i principi fondamentali sulla base delle quali abbiamo fatto tutti gli accordi da chioto ad oggi e che sono stati tutti puntualmente ignorati e allora da un lato noi siamo libero scambisti e abbiamo un mercato che non è aperto e offerto agli altri in assoluto dumping sociale ambientale soprattutto ambientale e dall'altro lato invece continuiamo ad essere quelli che arretrando e non affermando i nostri punti di forza crea una situazione di instabilità che non è più tolerabile quindi la reindustrializzazione dell'europa si fa così e si fa soprattutto riequilibrando il rapporto tra commissione e parlamento perché dobbiamo sapere tutti siamo la vigilia dell'elezione europea le più importanti da quando esiste l'europa che oggi molti di questi enormi squilibri nascono dal fatto che la commissione europea fatta da signori e signore che non sono eletti ma sono lì nominati e affollata da militanti ideologizzati che portano avanti una proposta legislativa in assenza di una visione politica e di responsabilità rispetto a quello che vedremo il parlamento può votare sì o no può emendare può proporre in un complesso giro fra virgolette di check and balance col consiglio dei paesi membri e con la commissione ma non è potere di iniziativa legislativa quindi questo squilibrio va assolutamente rimesso a posto è un problema istituzionale fondamentale insieme con quello del rapporto di libero scambio con gli altri con le altre aree del mondo perché oggi se vogliamo davvero provare la sostenibilità dobbiamo anche affrontare questo nudo rispetto al quale abbiamo messo tutti la testa sotto la sabbia tutti quindi lo tema oggi che prepotentemente alla riba e poi vergo lamentare che è l'altra cosa che che purtroppo c'è la nostra parla il piede purtroppo il nostro tempo sta per scadere presidente grosso e d'accordo su questo in particolare vorrei un flash i francesi proprio per mobilitare risparmi europeo parlano di un prodotto comune da creare nella futura unione dei capitali lei ritiene che sia affattibile magari non a 27 ma che ne so 5 6 paesi con dentro noi ovviamente per raccogliere questo famoso risparmio che se ne vanno gli stati uniti invece che stare da noi secondo lei è un progetto ma io vi voglio dare un segnale positivo e ti ringrazio per la domanda 25 giugno vi ho detto che c'è questa riunione alla banca centrale europea presiduta da una francese quando si stava per creare l'euro i grandi esperti monetaristi mondiali dicevano non si può fare non è un'area monetaria sostenibile sarà un fallimento viene pentire e c'è tra l'euro c'è è una grandissima moneta contende con il dollaro il ruolo di moneta di scambio a livello mondiale e stiamo riuscendo a far funzionare abbastanza anche l'unione bancaria è certo è difficile è difficile perché siamo un insieme di paesi democratici ciascuno dei quali vuole conservare le proprie perogra tivi le proprie abitudini ma questo domanda non è una cosa comprensibile quindi ce la io dico che ce la facciamo e vi voglio dare una notizia noi di intesa san paulo stiamo assumendo migliaia di giovani laureati soprattutto che abbiano voglia di impegnarsi in queste direzioni e il futuro viene da loro loro lo costruiranno noi siamo consapevoli di un fatto se vogliamo che vengano a lavorare con noi a costruire questo futuro noi dobbiamo costruire un'organizzazione che sia adatta alla vita che loro vogliono condurre una vita più libera una vita anche con dei tempi di lavoro più flessibili in cui la famiglia sia compatibile con un lavoro che dia una soddisfazione professionale e ce la faremo grazie a tutti vorrei concludere dicendo che qualcuno ha detto tempo fa l'europe non può essere un colosso erbivoro in un mondo di carnivori io credo che dopo cinque anni di disastri per una politica diciamo climatica ambientale che non ha tenuto conto della realtà oggi l'europe si rende conto che magari non deve diventare carnivora ma certamente non più erbivora e comunque tener testa ai carnivori
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