La rivoluzione degli outsider. La nuova leadership che cambierà il mondo
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La rivoluzione degli outsider. La nuova leadership che cambierà il mondo
Claudia Parzani, avvocato e leader nel mondo finanziario, riflette sul suo percorso come "outsider". Nonostante i successi, si è spesso sentita esclusa, soprattutto in ambienti maschili. Parzani incoraggia i giovani a non temere l'esclusione, a scegliere con audacia il proprio percorso e a infrangere le regole del sistema, portando il proprio stile e talento. L'autrice sottolinea l'importanza di imparare dagli errori, di non arrendersi di fronte alle difficoltà e di "lasciar andare" ciò che non è importante, concentrandosi sulle proprie passioni e sui valori autentici.
Buongiorno, mi chiamo Maria Latella, sono una giornalista da alcuni decenni, faccio TV su Sky, scrivo sul sole 24 ore e ho un paio di programmi su Radio 24. Conosco Claudia Parzani, anche lì, quasi da un paio di decenni, ma non sono qui solo perché la conosco, la apprezzo e trovo che sia una delle persone che si occupano di temi pubblici con maggior vigore. Sono qui perché questo è un bel libro ed è un libro che io personalmente regalerò ai due ragazzi della vostra età che girano per casa mia, i figli di mio fratello, perché hanno un sacco di cose che potranno esserli utili ora e dopo. Questo è un libro che parla di un tema che per voi può essere anche adesso lontano nel tempo, la leadership, che cosa significa essere un capo, come deve essere un capo e come non deve essere. Ma le tappe per cui ci si arriva attraverso successi e cadute, ecco, queste sono un bellissimo racconto, si legge come un romanzo davvero. Vorrei cominciare, Claudia, con un'immagine e poi andare a quello che è l'ultima parte del libro, subito, quella dedicata a loro. Claudia Parsani è un avvocato e quando ha cominciato, subito dopo la laurea in giurisprudenza a Milano, ha cominciato in alcuni studi di avvocati milanesi, come erano questi uomini capi. Il libro ho cercato di renderlo visuale, non ho disegnato perché non ho questa arte, ma ho lasciato delle immagini. Quindi l'immagine che vi lascio, di quando ho iniziato a lavorare e che spero sia molto diversa dall'immagine che voi troverete quando inizierete a lavorare, erano uomini, eserciti di maschi, tutti nelle loro camicie abbottonate, negli abiti impettiti e la differenza stava nella quantità dei pallini sulle cravate o nelle strisce regimentale. Questa è la massima diversità che io sono riuscita a trovare e con questa immagine parte questo mio racconto che guarda al passato ma solo per aprire una fenestra sul futuro, perché lì non mi riconoscevo, adesso ci vedete qua oggi, uno in azzurro e l'altro in rosa, manco a farlo apposta, però effettivamente di donne ce n'erano poche, quelle che c'erano non mettevano la cravatta ma mettevano lo stesso vestito dello stesso grigio e probabilmente sotto una camicia sempre ben abbottonata. Il primo lavoro che ho fatto Maria era obbligatorio avere le calze, obbligatorio non portare i sandali, obbligatorio avere una lunga gonna che si chiamava lunghette che si buttava sulla caviglia, cioè proprio affossata lì e bisogna lavorare il sabato e quando non c'era da fare niente il sabato come mi insegnava il mio avvocato si riordina perché aiuta i pensieri e io dicevo ma andrei a sciare? No no no no no, meglio riordinare i libri perché aiuta i pensieri. Ora voi immaginate questo succedeva nei primi anni 90, molto è cambiato, in mezzo c'è stata una vita ma ci torneremo, adesso vogliamo parlare di voi perché alla vostra età si ha molto timore di sbagliare, si hanno un sacco di paure ci si sente inadeguati. Questo libro si chiama la rivoluzione degli outsider perché anche a Claudia come a me oggi parliamo di lei è capitato di sentirsi fuoricasta, outsider, non considerata, ci racconti come quando? Allora intanto ovviamente se vuoi tornare a queste immagini di questi eserciti di maschi che popolavano, prima il mondo degli avvocati ma io mi sono sempre occupata di finanza quindi ovviamente un mondo che era il mondo che affacciava sull'economia del paese, è difficile riconoscersi quando non vedi nessuna come te, no? Quando effettivamente io poi sono sempre stata anche un pochino, magari un pochino colorata, dei miei un pochino divertente nei toni, nei modi ed effettivamente ritrovarsi lì era difficile. Ho pensato che fosse un tema di età, ho fatto fatica, ho lavorato molto, ho conquistato tanti posti di lavoro dove escono quei titoli di giornale super belli che ti danno proprio quel senso che te lo sei meritato, la prima donna, sembra che sei arrivata sulla luna no? E invece non sei arrivata sulla luna ma sei arrivata in un posto dove la gente non pensava che tu potesse arrivare, quindi un tema di genere importante. Ho avuto tanti temi anche di generazione, cioè sono arrivata in tutti i posti dove sono arrivata, sono arrivata che ero la prima donna, poi mi facevano notare che ero la più giovane, poi in contesti internazionali mi è stato fatto notare che ero la prima sud europea perché sei sempre una minoranza di una minoranza di qualcuno che no? Perché avanti ci sono i nord europei e poi ci sono i sud europei. Quindi in tutta questa esperienza io ho elaborato lentamente l'idea che ero un outsider, che cos'è un outsider? Uno che non fa parte di un cerchio magico, se è un po' quello che forse se volete vederlo in questo modo all'inizio sei l'eccezione che conferma la regola, però arrivando lì e non trovando chi mi somigliasse io mi sono sempre chiesta che cosa avrei lasciato agli altri, è un po' un'idea di vita vorrei rendervela molto semplice, un po' come il caffè sospeso a Napoli, no? A Napoli c'è questa idea che tu entri nei bar, ti compri un caffè, se tu puoi permetterlo ne lasci uno pagato per qualcuno che viene dopo di te e magari fa un po' più fatica a pagarlo. Ecco, voi siete il mio caffè sospeso ragazzi, cioè io qualsiasi fatica ho fatto la faccio e l'ho fatta anche con l'idea che voi quella non la facciate. Ho tre figlie, probabilmente un paio della vostra età, e quello che secondo me è stato difficile o non ho trovato io vorrei che voi non lo trovasse difficile e lo trovaste invece come opportunità. Ecco quindi l'idea dell'outsider, ma l'outsider non finisce, cioè la mia cosa che prima pensavo sono giovane, sono donna, non finisce, perché ti racconto perché non finisce, perché oggi sono la vicepresidenta del sole 24 ore, sono la presidente della Borsa Italiana e questo ve lo dico solo perché voi vi facciate un'idea, ovviamente è sempre la prima volta, sono stata presidente di una grossa assicurazione, quindi sempre questa prima volta, ma poi tu arrivi e sei in un contesto in cui pensi che sei lì esattamente come ci sono stati i tuoi predecessori. Ma non è così perché non sei mai parte di quel sistema per cui il tuo set informativo, il tuo coinvolgimento accade nello stesso modo. Quindi prima volta che sono stata presidente nella mia vita mi succedono un po' di cose che non capisco completamente, quindi chiedendo a chi mi aveva preceduto e mi accompagnava, perché ovviamente poi le persone ti accompagnano, magari trovi persone che sono dei mentor, persone e gli ho detto ma scusa, mi dico ma come mai questa cosa qui io non la so, non l'ho vista, non le cose e lui mi disse ma non ti hanno invitato a cena l'altra sera? No, risposta, forse hanno pensato che preferivano stare con le bambine, oppure vedevo gruppi di maschi che uscivano a pranzo che pur essendo miei soci pari livello chiamateli come volevano, non mi invitavano mai. Allora un giorno gli ho detto ma ragazzi ma pensate che io non mangio? Perché mi passate tutti avanti davanti alla stanza tutte le volte e non mi chiedete mai se voglio mangiare con voi. No ma sappiamo che tu vai di fretta, poi comunque tanto noi parliamo del calcetto, delle cose, ma in quei posti succedono le cose. Allora mi sono trovata che io le cose non le sapevo, quindi per un po' mi sono chiesta come ci si sente nel non saperle cose, forse un po' mi sono sentita forse vorrei dirvi quasi offesa, oppure comunque poi ho pensato e lo vorrei dire in un gergo slang giovane che è una figata, c'è un momento che non sapere le cose è una figata, perché tu che non conosci le regole perché nessuno te le insegna e perché non te le raccontano le puoi gentilmente infrangere. Ecco la mia idea di outsider, voi le donne, le persone che voglio dire includono assolutamente anche i maschi che hanno avuto dell'esperienza o hanno degli stili di licenzi diversi, entrano in questo mondo e comprendendo che non fanno parte del sistema, perché a voi ragazzi è già tanto che vi insegnano un lavoro non è che vorrete anche guadagnare e a me quando il momento che prendo una posizione importante mi dicono ma sei brava, sei una quota rosa ce l'hai fatta, no? Quindi c'è sempre questa idea che noi non ce le meritiamo, che possiamo aspettare, ma questo è l'opportunità per noi di entrare e in un contesto in cui tutto il mondo va velocissimo e tutto deve cambiare, finalmente noi possiamo portare quello che è il cambiamento. Intanto però ci si rimane male no? Quando ci si sente esclusi, è successo tante volte anche a me di lavorare in un gruppo di colleghi maschi che a un certo punto se ne andavano tutti a mangiare la pizza la sera loro e nessuno mi chiedeva vuoi venire. Siccome non vogliamo no? Che succeda anche a loro perché va bene ignorare certe cose ti consente di rompere gli schemi però va bene anche dire voglio essere anch'io parte no? Parte di quel gruppo, come si fa? Che consiglio daresti a loro quando magari capiterà di sentirsi esclusi? Che è una cosa che a 15 anni, 16 anni, 18 anni fa male come fa male a 35? La prima cosa che vi vorrei dire è ragazzi esclusi da cosa? Perché in realtà noi dobbiamo decidere a cosa teniamo e a cosa non teniamo. Essere esclusi da qualcuno che probabilmente non ci rappresenta, non ci rappresenta infatti non ci vuole forse non è essere esclusi ma è decidere di non partecipare. Cioè credo che sia veramente il momento in cui dobbiamo guardare le cose upside down no? Dicono gli inglesi. Guardiamole al contrario, guardate la possibilità incredibile che voi avete di scegliere. Siete una generazione incredibile. Credo che per la prima volta siete la generazione che sta da giovane scegliendo. Non so Maria se hai un'idea diversa però la mia sensazione è che tutto quello che imparo quando quando vado coi ragazzi in università parlo con loro è che loro hanno un'opinione molto più forte di quella che avevo io alla mia età, alla loro età. Cioè io alla loro età speravo di essere presa, di riuscire a entrare in uno studio e alla fine mi sentivo, scusate la prova, mi sentivo una miracolata essere scelta. Voi invece scegliete. Avete una capacità di giudizio. Si dice di voi che sono quelli che per primi guardano alla parte sostenibilità o guardano al mondo delle cose giuste quindi voi state diventando un interlocutore importante perché siete diversi e state affermando in modo positivo e forte la vostra diversità. Ecco quindi che secondo me per voi il tema dell'esclusione non è un tema se lo guardate dall'altra parte. Voi scegliete. Scegliete perché voi siete il talento. Voi siete il talento che le aziende sono disperate di cercare perché per tanti anni hanno offerto lavori e hanno scelto le persone che volevano. Ora non è così. I giovani talenti più hanno talento più scelgono dove andare e lo fanno in una modalità estremamente critica. Quindi il mio consiglio per voi è siate audaci, siate critici e cambiate il mondo perché la mia idea di essere outsider non è che gli altri ci mettono fuori, è che noi a questo punto scegliamo dove entrare e quando entriamo mettiamo le nostre regole, usiamo il nostro stile e che il vostro stile sia il vostro. Io ho tenuto fede a me stessa negli anni, mi è costata tanta fatica forse e ho pagato dei prezzi tanto alti. Ho lasciato diversi caffè sospesi credo però oggi ho 52 anni e non mi farai portare via da nessuno quello che mi sono conquistata perché non mi sono divisa tra quello che sono e quello che ho fatto. Io sono Claudia appunto e quello che ho fatto è una parte della mia esperienza. Non ho ambito a una posizione pensando che poi quella cosa li sarei stata io. Io non sono la presidente della borsa o un altro lavoro che faccio, io sono Claudia poi faccio altre cose e quelle che faccio le faccio come Claudia con il mio stile quindi voi portate il vostro stile e fatelo con giudizio. In Italia a differenza del mondo anglosasso si insegna ai figli ad avere paura di provare, avere paura di sbagliare, guai se si sbaglia, l'errore, che paura. Invece credo che sbagliare e imparare dai propri errori sia l'unico modo di crescere ma la paura dell'errore, la paura di sbagliare, di sbagliare mossa, di sbagliare un compito in classe è una cosa che frena moltissimo. Nel libro di Claudia ci sono molti racconti di cose che le è capitato di sbagliare e cose che le è capitato di fallire. Io ne scelgo una perché credo che sia quella più vicina a chi studia ancora, cioè l'esame, in questo caso l'esame d'avvocato. Claudia racconta con che ansia, con che dispiacere l'ha tentato varie volte ma c'è una cosa che mi piace moltissimo citarvi perché è una cosa che fa bene ricordare a tutti noi. Tutte le volte che mi è successo di pensare di mollare, ogni volta ho accelerato il mio processo di resilienza, cioè c'è un fallimento e uno dice basta mollo, è successo, è successo a tutti noi ma se si tiene duro da lì si riparte con più energia. Allora scegliamo questo fallimento dal quale sei ripartita, l'esame d'avvocato. Ragazzi lo ho fatto, intanto per scrivere questo libro siccome poi avevo paura di scrivere cose sbagliate, intanto dicevo che per scrivere questo libro ho dovuto chiamare una mia amica per essere sicura che scrivevo quante volte avevo fatto l'esame d'avvocato perché non riuscivo più a ricordarmi se l'avevo fatto quattro o cinque volte perché la complessità è stata enorme allora quindi intanto facevo parte di quelli lì a cui il sole 24 ore stamattina regalava l'abbonamento, laureata con 110 lode nei tempi giusti e quindi ovviamente tu arrivi con quella lieve spavalderia fresca che ci sta e ti bocciano, ti bocciano tra l'altro voglio dire non vi racconto tutti gli aneti ma ti bocciano avendo passato magari l'esame ad altri che intanto passano e quindi ovviamente il tutto è frastornante poi vedi gli altri in un sistema fortemente strutturato che siccome hanno passato l'esame d'avvocato salgono di un gradino e tu quel gradino non lo puoi fare perché puoi essere brava non brava ma non c'è quella medaglietta che ti manca quindi ho fatto l'esame d'avvocato due volte a Milano poi sono andata a fare l'esame d'avvocato a Catanzaro perché non potete ricordarlo ma è l'unico modo che c'era di passare l'esame d'avvocato a quei tempi in cui bocciavano in un modo selvaggio e così senza distinguo era recarsi al sud ma non è che uno va alla giusta era creato ovviamente un contesto in cui questo era un quasi un business ma non è che uno va facile perché dovevi prendere la residenza dovevi quindi praticamente essere adottato da una famiglia dovevi salire scendere facendo udienze come come un disperato e lì poi c'era talmente tanta gente che faceva l'avvocato che si scavallavano gli anni quindi io in realtà l'esame tecnicamente l'ho passato credo la quarta volta o la terza ma in realtà ho dovuto rifare degli iscritti perché non facevo mai l'orale perché non veniva mai il mio turno quindi ho dovuto chiamare la mia amica Anna Sara per dirle secondo te quanti esami hai fatto? Allora lei dice allora io ti ho conosciuto sull'aereo per Catanzaro tu arriva e abbiamo dovuto fare una ricostruzione per dirvi ma al di là del fatto che io in realtà penso di aver rimosso perché comunque male mi ha fatto male l'esame di avvocato credo che sia stata la cosa che mi ha reso più umana più umana possibile. Maria citava la resilienza quindi io da parte mia ovviamente ho imparato che ti sbucci le ginocchia vedi magari persone che consideri meno brave di te o meno adatte o meno cose che vanno avanti perché hanno quella medaglietta magari che tu non hai e vale in tanti contesti perché magari non sono degli outsider poi in altri in altri modi diversi però il vero punto è che io lì mi sono chiesta tante volte se non dovevo mollare se non fosse stato il caso di cambiare lavoro e quindi in realtà in quegli anni in cui in questo farto mi sono sempre anche chiesta quale fosse la cosa che potevo restituire e quindi quello che ho fatto è stato siccome poi l'avvocato di carriera ne ho fatta tanta se doveste misurarle su un metro nel senso che rispetto ai tanti giovani che mi guardano io costituisco un avvocato mettetelo un po' così in modo leggero però un avvocato che è arrivato ha fatto tante cose ho avuto un ruolo internazionale importante e allora io cosa ho fatto che da ogni ragazzo che ho conosciuto che doveva fare l'avvocato l'esame io ho bussato quella stanza e gli ho raccontato tutte le volte che ho fatto l'esame quante volte sono stata bocciata per dirgli che alla fine il sasso che loro vedevano davanti a loro a me era caduto addosso ma non mi aveva ucciso ero sopravvissuta e questa è un po' l'idea secondo me mia del fallimento no questo libro nasce da una persona che qua in stanza che voglio voglio estremamente ringraziare francesca è venuto a trovarmi ma lo so è seduta da qualche eccola qua fa il video ciao francesca è venuto a trovarmi dopo una cosa che avevo fatto all'università louis un'alexio magistrali si in cui mi hanno chiesto unalexio come presidente di borsa e io anziché fare unalexio sui mercati finanziari ho fatto l'elogio dell'insuccesso che non era proprio il titolo che forse tutti si aspettavano ma io ho voluto dire a quei ragazzi che è solo sbagliando che si cresce e così ho elaborato un po' di tutte queste idee che che stanno nel libro no che parlano di di scienziati che parlano di sportivi cioè parlano di quelle categorie di quelle professioni dove sbagliare e non arrivare al successo a meta è parte dell'esercizio e invece a noi a scuola a famiglia al lavoro non ce lo insegnano la parola sasso evoca questa piccola storia che claudia ha citato nel libro e che ha trovato su tiktok ve l'ho raccontata no prima facciamo così ri raccontala tu brevemente e poi siccome la conoscete già vorrei chiedervi che ne pensate qual è il finale la mia terza figlia ritenendo che non potessi essere out of tiktok mi ha fatto un account e ogni tanto quando tipo viaggio così come dicono scroll guardo un po qualcosa e devo dire che ho capito che aventa di siano tiktok un sistema intelligente ti rimanda le cose che quindi questa parte delle delle storielle una delle parti che che mi interessa di più o meno arrivano un sacco questa è carina un padre e un figlio il figlio chiede al padre papà che valore ha la mia vita e il padre gli da un sasso e dice vai fuori dal mercato non parlare quando qualcuno ti si avvicina per comprare questo sasso tu fai questo segno no e il figlio va torna la sera dice papà mi danno due soldi benissimo prendi lo stesso sasso vai fuori dal museo non parlare quando vengono tu fai lo stesso segno papà sono andato fuori dal museo mi danno 20 soldi ok prendi lo stesso sasso vai fuori dal negozio di sassi antichi e pietre antiche non parlare quando arrivano fanno così papà è venuto un signore mi ha offerto 200 soldi fermati secondo voi qual è il senso di questa storia chi me lo me lo propone una versione chi la propone dovete alzarvi perché lei non vi mollerà cioè uno si alza ci prova e poi lei vi molla altrimenti lei è giornalista lei è giornalista nell'anima vengo dai tu che ti stai mettendo il golfino orrore dai qual è il senso di questa storia se davanti al mercato gli danno due soldi davanti al museo gliene danno 20 e davanti alla gioielleria gliene danno 200 aspetta aspetta che ti diamo un microfono a seconda del contesto il valore cambia anche perché secondo le persone che valutano l'oggetto penso astratamente la persona poi il valore a cui viene che viene attribuito è diverso è proprio così e tu che cosa scrivi nel libro a questo proposito io scrivo che alla fine dobbiamo decidere dove ci mettiamo che valore ci diamo che un po' tornare a questo punto appunto di essere outsider quanto siamo coerenti con noi stessi quanto siamo nel posto giusto e ci sentiamo nel posto giusto quanto ci siamo s venduti per stare in un posto che in realtà non ci appartiene dobbiamo trovare dove stiamo bene non siamo tutti probabilmente appartenniamo tutti allo stesso posto però in realtà ricordatevi che alla fine dove ci mettiamo lì ci rappresentiamo gli altri ci vedono lì le persone con cui ci accompagniamo sono le persone che fanno sì che noi veniamo inseriti in un certo contesto siamo a parte di un gruppo tra l'altro c'è un tema estremamente interessante anche in un contesto in cui si impara e il nostro modo di apprendere è così cambiato ovviamente il contesto in cui stiamo e le persone con cui ci accompagniamo sono quelle da cui noi impariamo di più è il contesto da cui impariamo di più quindi che cosa vogliamo imparare chi vogliamo essere con chi ci vogliamo accompagnare che valore diamo alla nostra vita non mettiamoci al mercato guardate il vostro talento perché il libro è una storia che spero possa portare a riflettere sui propri talenti no anche contando quelli che hai e quelli che non hai anche decidendo se vuoi sviluppare di più quelli che hai o vuoi arricchirti in quelli che ti mancano perché sono due modi diversi forse non ce n'è uno giusto non ce ne è sbagliato però dovete pensare questa parte qua secondo me in un modo veramente importante dove vi mettete mettetevi nel posto giusto ragazzi scegliete sempre il museo o almeno andate al negozio di sassi non mettete il vostro talento in un posto dove non sia sotto i riflettori la nostra amministratrice delegata è nel posto giusto allora ho ancora un paio di domande per te e poi spero che ce ne sia almeno una un'altra da parte vostra un'altra cosa che nel libro mi è molto piaciuta e alla quale sai che non avevo mai pensato pensate e claudia fa una differenza tra le persone educate e le persone gentili qual è questa differenza ma volendo farla molto molto breve è che in realtà nella mia vita ho incontrato tante persone educate no cioè ben educate quindi a che hanno studiato nei posti giusti che sanno sanno leggendo il contesto comportarsi le persone gentili secondo me hanno un'attitudine che viene dal cuore c'è un modo diverso quindi siccome io credo molto nella gentilezza e credo molto nel fatto che questo nostro mondo sarebbe tanto migliore se ognuno di noi fosse gentile con qualcun altro ho sempre tratteggiato nelle persone che ho incontrato questa distinzione tra chi aveva imparato le buone maniere e chi invece aveva un cuore buono questa questa secondo me è un po' è un po' il modo cioè uno è un istinto è una cosa che tu hai l'altra è una lezione ben imparata l'ultima cosa che voglio estrarre da questo libro che è pieno di cose che fanno riflettere dite la verità quando litigate con i vostri genitori quanti di voi l'ultima quando è che avete litigato con mamma o pompa l'ultima volta vi capita no non vi capita mai io ho fatto delle litigate amicidiali con mia figlia quando era adolescente e anche quando è diventata un po' più grande e ho due nipoti e figli di mio fratello della vostra età con i quali non litigo però insomma ho dei franchi scambi di opinione una cosa che avrei dovuto leggere molti anni fa che avrei imparato è quella che scrive claudia aiuta a lasciare andare cioè anche quando hai ragione qualche volta conviene lasciar correre una cosa difficilissima è da raggiungere perché conviene lasciar correre no scusa parte da un angolo semplice secondo me allora io ho fatto un sacco di fatica ma mi voglio molto bene c'è sono una persona che nel tempo si è rispettata se tenuta bene quando vedeva che una cosa era troppo difficile sull'esame d'avvocato che raccontavamo prima e cioè mi bocciavano e allora cosa facciamo magari andavo comprami un regalo perché pensavo non me lo farà nessuno perché siccome l'esame non l'ho passato e mi compro regale cioè i regali che mi sono comprata le volte che mi sono sbucciata le ginocchia sono i regali più preziosi che ho perché era un segno di amore verso me stessa perché non è che non avessi studiato io avevo studiato non avevo solo passato l'esame quindi c'era qualcos'altro che non era andato bene no quindi questa questa idea del volermi bene io secondo me lo sviluppata quindi quando tutti mi dicevano a che mamma sarai perché hai tre figlie lavori come una pazza io ho sempre detto ma guarda l'ultima cosa che mi manca è il senso di colpa no nel senso che sto corro tutto il giorno da una parte all'altra mi ridò le priorità in modo intelligente penso che sarò e sarò il meglio di me stessa come mamma soprattutto se non avrò rinunciato ai miei sogni che per me voleva dire appunto lavorare quindi partendo dal presupposto che mi voglio bene mi sono sempre chiesta e sono diventata molto più brava con gli anni quindi questo è un pezzo che ho sicuramente elaborato che però secondo me imparato prima è molto utile e se io domani dovessi fare un bilancio della mia vita e dovessi dire me ne vado da qui dove avrei voluto mettere il mio tempo dove avrei voluto avere l'ultima discussione con una persona perché argomento e con questa cosa un po in testa ho scritto un altro libro che ti ricordo che iniziava parlando anche del mio funerale un articolo una volta cioè io sono un po fissata su questa idea di non perdere la sostanza delle cose no quindi ci sono mille cose che non ne vale la pena ci sono delle battaglie che si fanno la battaglia per me per le donne per i giovani per non inclusi adesso ne faccio una da anni sui rifugiati queste sono delle battaglie che sentiranno sempre la mia voce anche quando devo lasciare tantissimi caffè sospesi pagati perché quel pezzo lì è la mia legacy per questo mondo il motivo per cui io faccio dei lavori che hanno agli occhi di tanti potere è perché per me può dire potere di fare e potere di cambiare le cose ma dall'altra parte ci sono mille cose che alla fine uno fa finta di non vedere nel libro credo che perché poi credo ci sia tutta la parte della storia della birro rubata della penna rubata cioè ho iniziato tanti anni facendo una cosa dove questo tavolo dove chiacchieravamo di negoziazione la mia controparte che era un'altra donna voleva affermare il suo potere rispetto a me che era un po' ragazzina e a un certo punto mi ha chiesto la pena ovviamente io avevo una super penna carina perché sono tutta un po' precisetta gli ho dato la mia penna e lei andando via mi ha guardato e si è messa la penna in borsa e io lì avevo due opzioni la prima era venuti dire scusa la mia penna la seconda che secondo me è stata più ha pagato di più col tempo è stata io la penna le lascio lei penserà di avermi fregato ma in realtà ogni volta che vedrà la penna dovrà pensare a me e siccome io volevo fare una cosa con lei lei alla fine quella cosa l'ha fatta come io sono abbastanza convinta che la penna abbia pagato quindi dobbiamo litigare per tutto dobbiamo io no cioè io con le mie figlie e maria le conosce sono una che che lasciato molto andare tante cose nel senso quelle che non erano importanti quelle quelle per cui quando noi ero ragazzina non si sarebbero mai scoperte no perché non c'era un cellulare non c'era nessuno che te lo diceva ecco questa cosa di lasciar andare secondo me fa parte un po' di quelli di anche della gentilezza della dell'aver un po' un cuore buono verso gli altri ma anche verso te stessa quindi è molto è molto complicato capirlo in giovane età perché in giovane età uno tende invece a litigare no a far valere le proprie ragioni che è anche il bello dell'essere giovani però però se qualcosa vi rimane di questa nostra chiacchierata questa mattina a parte la storiella di tiktok che è molto molto importante molto più di quello che sembra perché scegliere conquistare che frequentare può dare un cambio alla vostra vita ecco quest'altra cosa del lasciare andare se ci provate la prossima volta che litigate con un'amica o con un compagno di scuola anche se avete ragione provare a lasciare andare può essere vedere può far stare molto meglio vi lascio vi lascio questa idea chi lascia andare più forte cioè mettete via è un po come essere outsider e conquistare da un altro lato chi lascia andare sapendo di aver ragione e avendo la consapevolezza che è più importante che noi siamo amici piuttosto che io litighi per tutta è una cosa no cioè se tu sai che una persona ti vuole bene se sai che una persona ti rispetta se sai che una persona prova a capire magari perché ha fatto una cosa in che stato d'animo poteva essere cose questo non vuol dire perdonare tutto scusate non è che però tante cose che noi che segnano la nostra vita che ci fanno arrivare nervosi che sono non valgono la pena se voi tirate quella linea che io dico che si tira pensando che hai usato bene il tuo tempo ci sono troppe cose che non valgono la pena ecco quelle secondo me l'ha stato un b grazie grazie Claudia Parsani e grazie a voi
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