La ricchezza del bene. Storie di imprenditori fra anima e business
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La ricchezza del bene. Storie di imprenditori fra anima e business
Safiria Leccese, autrice del libro “La ricchezza del bene. Storie di imprenditori fra anima e business”, in dialogo con Francesca Barbieri, giornalista Il Sole 24 Ore, per raccontare esempi concreti di multinazionali e imprese che hanno creato un’economia virtuosa, vincendo la scommessa che si può fare del bene, sia ai propri dipendenti sia alla comunità, producendo ricchezza.
Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Sottotitoli creati dalla comunità Amara.org Bene, buonasera, benvenuti a questo nuovo appuntamento di incontri con l'autore. Ho il piacere di dare il benvenuto a Safiria Leccese, che è uno dei volti più noti dei TG Mediaset, è inviata a parlamentare e ha tanta esperienza anche sul campo. Questa sera parliamo di questo libro, La ricchezza del bene, storie di imprenditori tra anima e business. Allora, Safiria, tu hai raccolto dieci storie di imprenditori, anche molto famosi, altri meno. Tutte storie comunque di successo, famiglie che comunque si sono magari fatte da sole, che sono arrivate al successo, ma questo successo è stato accompagnato anche da tante opere di bene. Come ti è venuta l'idea di questo libro? Intanto Francesca, grazie, permettimi di ringraziarti, perché non è semplice che una collega si presti poi in questi giorni con tanti impegni del festival a fare anche questo tipo di servizio. Grazie a voi per essere venuti, perché era l'inaugurazione e hanno fatto mezz'ora di ritardo. Ero convinta che saremo stati quasi io e Francesca. Quindi grazie per essere qui e vengo subito alla tua domanda, Francesca. L'idea mi è venuta proprio pensando al contrario, cioè che chi si occupa di economia, tu lavori nel gruppo del sole 24 ore, quindi chi più di voi. Però anche io nel mio piccolo ho insegnato 12 anni economia all'università poi sono riuscita a fare il mestiere che amavo, ma per tanto tempo ho mantenuto l'insegnamento pensavo sempre che questo pensiero forse è un po' comune, forse anche un po' stupido, però che vedo che persiste nella mentalità comune, cioè che chi fa impresa tutto sommato si arricchisce, un po' anche a spese delle persone che ci lavorano, un po' sfruttando chi lavora. Noi abbiamo sempre un po' questo retropensiero dell'imprenditore che diventa ricco che possono essere gli operai, gli impiegati, i collaboratori. Poi piano piano però la mia idea è cominciata a cambiare quando ho incrociato questo festival dove veniva premiato un festival di un vario su vari argomenti, però una delle quattro serie del festival ra dedicato al premio dell'imprenditore del bene comune. Allora ho cominciato a fare link, e vengo all'altra domanda, ho cominciato un pochino a fare link tra la mia idea che piano piano anche maturando, andando avanti con gli anni, con l'esperienza, con l'esperienza fatta sul campo, andava cambiando e poi lì ho cominciato a conoscere perché mi hanno invitato a condurlo il primo anno e ho accettato poi il secondo anno ed infine un terzo. Ma già dal secondo anno ho cominciato a conoscere questi premiati che erano effettivamente imprenditori italiani di grande business, però che l'avevano raggiunto questo business anche coinvolgendo i collaboratori, non sfruttandoli, essendo amati dai collaboratori, quindi cominciando a fare questo bene che noi spesso fraintendiamo, perché noi subito bene ci viene in mente subito il buonismo, invece questo bene, cioè trasmettendo una bellezza del lavorare insieme, allora ho detto ma guarda che forse è possibile fare impresa in un modo della bellezza, non sfruttando gli altri ma addirittura valorizzandoli. E allora da lì, da queste persone che ho conosciuto, ho conosciuto loro, infatti alcuni sono tinti da questo premio dell'imprenditore del bene comune, alcune storie e poi ne ho aggiunte altre che ho conosciuto nella mia vita personale, tra cui alcune molto grandi tipo Ferrero, tipo Branca, tipo Mediolanum, che avevo conosciuto nel tragitto, però non voglio rubarti le domande, perché quando uno scrive poi andrebbe così. No, diciamo che la prima storia che mi ha colpito è quella dei fratelli Campagnolo, loro, insomma, la famiglia ha avuto un grave lutto, sono cinque fratelli, si sono fatti da soli con la mamma poi sono riusciti ad arrivare appunto al successo ma anche a fare del bene, non solo all'interno dell'azienda ma anche fuori dall'azienda. Ci racconti che cosa hanno fatto, che cosa ti ha colpito di questa storia? Innanzitutto mi ha colpito Giorgio Campagnolo, che se non vi viene in mente niente, se uno dice Campagnolo, pensate che loro sono i proprietari del marchio CMP, quando si tratta di fare pubblicità si tratta solo di renderli riconoscibili, che è il marchio, diciamo, tecnico sportivo di abbigliamento, quindi non solo sci ma tutti gli sport. Ora, mi ha colpito questo signore di 83 anni, quando io l'ho conosciuto, adesso ne ha già 86, con uno sguardo da 25enne, con quell'entusiasmo di chi ha ancora tanta fame di vita e di fare cose belle, quando ci siamo conosciuti lui mi ha raccontato la sua storia e cosa mi ha colpito Francesca? Il fatto che lui da bambino è stato un bambino orfano, figlio di cinque, loro cinque fratelli, la mamma rimasta vedova, questo è il grave lutto a cui tu ti riferivi, la mamma rimasta vedova a 35 anni, iscritti nel registro dei poveri per 10 anni, la mamma, e questa sembra una storia del libro cuore però, è proprio vera, cioè è così, e la mamma per dignità, per orgoglio, per pudore, non ha mai voluto usare questa tessera dei poveri, non ha mai voluto prendere lì il cibo, si è rimboccata le maniche e ha cominciato a fare quello che faceva così, quando era moglie, quando lo faceva per i bambini, e cioè filare la lana, filare la lana, fare i berretti, fare le sciarpe come le faceva per i suoi figli. Giorgio quando è poco poco più cresciuto da quando è rimasto orfano, aveva cominciato a vedere che alla mamma rimanevano un sacco di filati, di vari colori, perché se tu fai una sciarpa di un colore poi ti rimane un pezzo, poi di un'altra ti rimane un pezzo, e a 15 anni gli è venuta l'idea di cominciare a fare dei berretti colorati a chi li ha commissionati, alla sua mamma, e lui li andava a vendere in giro con la bicicletta. Io mi rendo conto quando racconto queste storie e poi dico quali sono i fatturati che adesso hanno le loro aziende, che le persone magari dicono vabbè ma queste sono favole, no, sono le storie nostre della nostra Italia, del dopoguerra, quando dalle famiglie si pensava o a una necessità, perché in questo caso prima ancora della passione mi viene da dire che c'era di mezzo la sopravvivenza, la sopravvivenza di una famiglia poi certamente è stata una passione. Da lì Giorgio prima andava a vendere con la bici per farvi proprio un piccolo sunto sperando anche di invogliarvi a leggere queste storie che sono belle, sono edificanti anche per i ragazzi poi con la mamma ha aperto un banchetto al mercato e la prima svolta è stata quando è arrivato un signore che gli ha commissionato 300 cappellini e Giorgio non credeva alle sue orecchie perché diceva ora c'è il primo ordine grande poi mamma non ce la farà fare tutte queste cose e da là ha coinvolto altri signore che diciamo sarebbero state le prime collaboratrici, oggi si sarebbe dipendenti ma neanche di campagnolo da lì è cominciata una grande storia che come diceva giustamente Francesca Barbieri non è finita a loro perché man mano che loro sono diventati sempre più grandi hanno cominciato a non pensare più soltanto alle persone che lavoravano con loro e al loro benessere ma a guardarsi intorno ma intorno è significato anche conoscere delle persone che in Romania che in Africa avevano bisogno allora in Romania hanno messo i lavoratori ma non solo perché costavano di meno ma perché così delle famiglie che lavoravano per loro con dei bellissimi ricami potevano rimanere a lavorare lì dove erano loro non migrare in altri paesi e in Africa hanno cominciato a aiutare con gli ospedali ora anche in nuova Guinea purtroppo con la pandemia hanno mandato tanti respiratori e allora ecco qui questo filo di bene intrecciato ad una modalità di semplicità campagnolo, hai letto Francesca questa cosa che a me piaceva un sacco lui dice io non ho dipendenti perché l'unico dipendente della mia azienda sono io, tutti gli altri sono i miei proprietari perché io non ho mai fatto un giorno di ferie ma se un mio collaboratore mi dice che ha bisogno di qualcosa lui viene sempre prima di me lui e sua moglie hanno costruito la loro casa praticamente meno distante che da qui al teatro sociale quindi c'è l'azienda e la casa tu la vedi dall'azienda quindi questo per farvi capire come avevano inteso il lavoro certo quindi diciamo che sono storie che queste persone crescono, riescono a realizzarsi ma non si fermano, coinvolgono in questo loro successo anche le persone che lavorano con loro lo trasmettono anche all'esterno, un'altra storia che mi ha colpito è quella della BB meccanica perché qui cambiamo completamente settore, cambiamo anche regione e la storia se vuoi raccontarci la tua appunto di questa persona che inizia a fare l'assicuratore mi sembra poi ha una specie di folgorazione e cambia completamente e riesce a coinvolgere anche delle persone speciali nella sua attività del tutto, proprio così, del tutto speciali la storia a cui si riferisce Francesca è la storia della BB group, di un folle ma di quella follia un po' come le persone che hanno cambiato gli scenari sono sempre un po' folli perché se uno segue sempre il corso diciamo nulla mai cambierà Marco Bartoletti che peraltro è un signore io dico giovane perché noi ci sentiamo giovani anche andando avanti è un signore di 56 anni quindi giovane faceva appunto come diceva Francesca l'assicuratore perché veniva da una famiglia in cui Toscana in cui il suo papà lavorava nelle concerie ora voi dovete immaginare che un 35 anni fa anche di più quando Marco era bambino vedere un papà che lavora nelle concerie la maggior parte delle volte ho paura che rimbombi però ho paura che così va bene che non mi sentiate è significato tante volte vedere i propri papà o le proprie mamme ammalarsi perché non c'erano tutti i meccanismi di sicurezza di adesso nelle concerie quindi l'aspirazione di Marco era fare felice suo padre avere la sua approvazione, avere il famoso lavoro giacca cravatta però dopo un po' ma gli comincia a stare stretto questo lavoro in particolare gli comincia a stare stretto quando va dall'ennesima famiglia a proporre i prodotti assicurativi e si rende conto che li doveva un po' abbindolare non ingannare però un po' abbindolare per vendere questi prodotti si toglie la cravatta e dice no io voglio fare una cosa diversa però lui si ricorda di quello che sapeva fare, sapeva fare questa cosa insieme a questo suo caro amico che poi è stato il suo primo vero socio sapeva fare le cose meccaniche ci sono quelle persone che hanno quel talento che stanno a giustare tutto, io purtroppo non appartengo però vedi quelle persone che appena c'è qualcosa si rompe cco Marco era così, aveva questo talento, chiama questo suo amico e in un garage cominciano a fare degli oggetti semplici di meccanica ma non oggetti di design dicono che in questo garage scarrupato vicino a Firenze cominciano a fare delle cose di riparazione e da lì piano piano perché in realtà non è una cosa che inizia subito lui dice io mi ero appassionato a fare queste cose, a fare le riparazioni anche grazie a questo signore che assomiglia un po' al personaggio del film Il Ciclone, te lo ricordi? Quello che lo chiamava di lontano, chiamava Pieraccioni Marco quando tornava prima dall'assicurazione e poi quando ha avuto bisogno c'era questo signore che poi gli entra nel cuore e che gli insegna sostanzialmente questo nuovo mestiere fino a che un giorno lo manda e dice sei pronto a cominciare da solo La svolta di Marco Bartoletti perché sennò non si capisce come da un garage dove pioveva nasce la BB Group, succede quando un grande gruppo che io nel libro non ho nominato per ragioni di contratti però le signore e oramai anche gli uomini che amano il lusso e i grandi marchi voi immaginatevi i grandi marchi, quelli dove non trovi mai una borsa che costa meno di 5-600 euro li chiama, Francesca ma tu se vuoi interrompimi perché sennò io... No, no, ti faccio raccontare la storia perché arriviamo poi al punto in cui lui comunque assume del personale Assume del personale, ma il bello è che prima di assumere il personale fa questa mattata di fingere che un'azienda sia sua e invece non era sua perché questo grande gruppo lo chiama e gli dice noi abbiamo visto che tu ripari queste scinte, fai queste cose perché lui faceva dei pezzi di meccanica noi vogliamo venire a visitarti perché vorremmo fare un contratto con te e li prende un colpo secco perché stava in questo garage dove pioveva e si fa prestare l'azienda di un napoletano Chiaramente li gag su gag perché lui non sapeva neanche dove era il bagno e quindi aveva paura che lo scoprissero, non lo scoprono, li danno il contratto e arriviamo al punto che dice Francesca che giustamente è il più importante Perché Marco Bartoletti ha questa intuizione? Lui produce prodotti di lusso, guardate io sono andata lì e c'era la borsa degli Oscar di Angelina Jolie che nel libro lo racconto, una borsetta così 90.000 euro, io mi sono presa un colpo secco quando mi ha fatto vedere Ma qual è la straordinarietà? Che lui ha cominciato ad assumere persone senza guardare le loro abilità o inabilità nel senso Tu sei brava nella logistica? Che importanza ha se non cammini? Tu sei brava nella logistica? Tu sei bravo nel controllo di qualità? Che importanza ha se sei nello spettro autistico a basso funzionamento e non parli? Sei bravo nel controllo di qualità E cioè questa azienda che secondo me meriterebbe di essere conosciuta veramente da tutti, Marco ha avuto l'intuizione di guardare ogni persona che si è presentata da lui come tutti noi vorremmo essere guardati E cioè per le abilità che abbiamo, perché tutto sommato nessuno di noi è abile in tutto, tutti abbiamo delle abilità ma anche delle disabilità E Marco ha assunto indistintamente persone malate, persone con dei disagi, persone con delle disabilità che erano brave a fare quello per le quali si proponevano Quindi morale lui ha questa responsabile della logistica che è Orietta che è una signora molto brava in gamba che è sulla sedia rotelle e responsabile del controllo di qualità che in dodici anni da quando è entrato in BB Group non ha detto mai una parola Però io vi assicuro che lui ha riconosciuto i difetti su una cinta e io no Bene, quindi diciamo che non si è fermato alle apparenze, è andato oltre, ha guardato le abilità delle persone, non le ha fatte sentire a disagio soprattutto perché questo spesso accade Anzi valorizzate Infatti quindi Valorizzate, anche persone malate, anche persone malate malati anche di tumori E poi proprio l'idea anche di sentirsi quasi in una famiglia, no? Tutti per uno, uno per tutti Quindi non il classico rapporto tra datore di lavoro e dipendente, assolutamente queste storie che veramente il libro si legge tutto d'un fiato, è molto bello, sono storie che appassionano Anche quelle famose che riguardano per esempio Ferrero, io ad esempio non conoscevo la storia della Nutella quindi è stato interessante Ecco anche lì la famiglia, una famiglia molto famosa poi diventata nel tempo però anche loro hanno trovato il modo di aiutare e di dare agli altri, giusto? Di aiutare, di dare agli altri Francesca, ma anche lì diciamo la chiave è sempre raccontare la storia, almeno io ho usato questa chiave, di raccontare la storia dall'inizio Perché uno immagina Ferrero, cioè ha il fatturato di una finanziaria, no? Corregimi tu che ti occupi di economia tutti i giorni, cioè parliamo di un fatturato di 11 miliardi di euro, cioè di che cosa parliamo? E invece dall'inizio, ma non un milione di anni fa, Michele Ferrero era ragazzino, è morto pochi anni fa, Michele Ferrero, oltre 80enne e chi di noi diciamo non è proprio ragazzino Ricorda perfettamente quei due giorni, perché tutti i telegiornali ne abbiamo parlato, due giorni di fila alla camera ardente fatta dentro la fabbrica E per due giorni di fila non è mai stata smessa, sembrava veramente la fila per il papa, non è mai stata smessa la fila per andarlo a salutare, ma Michele Ferrero era un ragazzino, figlio unico di un padre pasticcere e di una mamma che sapeva fare i conti E che dopo la guerra sono andati a Torino in cerca di fortuna e che in questa pasticceria a due metri per due lui faceva l'assaggiatore del papà, lui faceva l'assaggiatore del papà Quando poi lo zio, una volta che sono tornati ad Alba, si è messo in combutta con il fratello, Pietro faceva i dolci e Giovanni andava con Michele nelle sagre di paese a portare questo panetto Mi dicono tutti che dopo che leggono il libro sono più felici e si sentono meno in colpa a mangiare la nutella Perché loro hanno scoperto questo oro, che era l'oro del Piemonte, fate conto che noi parliamo di un momento storico in cui la cioccolata si regalava alla comunione La cioccolata si regalava alla comunione, non c'erano i soldi per coprire il cioccolato, il cioccolato era troppo caro Allora loro pensano a quello che realmente hanno e cosa ha il Piemonte? Le nocciole E organizzano questo panetto che all'inizio era fatto proprio tipo, immaginate come sono adesso i tartufi, con dentro il cuore della nocciola E lo portano alle feste dei bambini e allora con questo furgoncino, come un po' l'arrotino Allora mamme portate il pane che noi vi diamo il dolce E mettevano una fetta sul pane che portava la mamma da far assaggiare i bambini E da lì sono partiti e questi camioncini sono sempre più aumentati fino a che cominciano ad assumere collaboratori Ma come però? Come? Con questo modo del bene, perciò si chiama la ricchezza del bene Perché Ferrero è diventato poi leader mondiale, pensate che Ferrero è una delle nostre aziende leader mondiale di primo livello e terzo nel mondo Non solo di fatturati ma proprio come leadership nel suo settore Però sempre con questo modo di bene, finché sono stati 30 anche 40 Francesca collaboratori Piera Ferrero preparava la merenda per tutti E' chiaro che poi non è stato più possibile ma questo modo di bene è rimasto E chi viene assunto nella Ferrero che ha avuto uno dei primi asili nido in Italia Certo, infatti si distingue, scusate interrompo, ma da anni il Ferrero si distingue come tra le aziende all'avanguardia nel welfare familiare Nel aiutare proprio i dipendenti a conciliare la vita lavorativa con quella del lavoro Non solo le mamme, i papà, è veramente all'avanguardia Io ne ho scritto già tanti anni fa per il sole, è stato proprio uno dei primi casi aziendali esempio, modello per altre aziende Poi sono andati anche all'estero, per esempio non so se voi sapete che alcuni dei Kinder Bueno, la maggior parte dei Kinder Bueno vengono prodotti all'estero Ma sotto forma di aiuto, cioè la Ferrero manda i suoi dipendenti collaboratori esperti ad insegnare il lavoro in modo da affrancare alcune popolazioni E poi comprano il prodotto come Michele Ferrero con i suoi genitori faceva con le nocciole dei suoi collaboratori che non ha mai voluto far spostare Sapete questa cosa meravigliosa, Ferrero non ha mai voluto che i collaboratori prendessero la casa vicino all'azienda Ma ha sempre fatto in modo che i pulmini andassero a prendere alle 5.30 del mattino i collaboratori dipendenti, li portassero a lavorare E alla fine della giornata loro raccontano e ci sono dei racconti che giocavano a carte, in pulmana, che scherzavano e vendevano le nocciole del loro giardino, della loro campagna a Ferrero che gliele comprava Per questo io penso che ci sia un grande bene in questo modo di fare business Mi ha colpito una frase che tu hai citato, lavorare, creare, donare, quindi era un po' il loro motto E un altro caso passando in un'altra regione, vi faccio raccontare questa ultima storia Ma racconta anche tu Francesca, perché a me fa il piacere Questa storia è appunto dei crisantemi per la vita, quindi in Sicilia c'è questa azienda, la Mediterranea, che riesce ad avviare un business che lì non c'era mai stato, vero Safiria? Chi ci poteva pensare, perché dici in Sicilia i crisantemi, a parte che il crisantemo diciamo la verità al noi subito evoca un'idea cimiteriale evidentemente Invece il crisantemo in altre culture, per esempio quella giapponese, è esattamente il contrario, cioè considerato il fiore della vita Ora questo signore, il papà di Paola Gorrieri, che faceva il perito agrario, ma in realtà faceva il professore di tecnica agraria Aveva pensato insieme a questo suo amico di, a un certo punto, di impiegare il resto della giornata, quando gli insegnanti ancora lavoravano, perché ora è un pochino diverso, solo mezza giornata Di impiegare il resto della giornata a provare a fare delle serre di questi crisantemi, ma perché pensa ai crisantemi? Perché questo suo amico sapeva che c'era questa richiesta dal nord Europa E allora cominciano a fare questa sperimentazione a ciclo continuo, perché grazie alle serre riescono in realtà a sfidare il caldo e il freddo della Sicilia Potete andarla a vedere, tra l'altro è un'azienda meravigliosa da vedere, perché è tutta di fiori, quindi anche visivamente non è la classica azienda con il cemento, ma è molto bella E comincia a pensare a questo business, che diventa un grande business, perché loro diventano leader europei nell'esportazione di crisantemi a ciclo continuo Ma fin qua il bene dov'è? Il bene c'è perché tutti noi, purtroppo anche per tanta cronaca non bella, sappiamo che la Sicilia, ma non da oggi e neanche da ieri, è terra meta di migrazione, di migranti E allora il papà di Paola e dei suoi fratelli aveva cominciato a vedere che in effetti loro avevano bisogno di forza al lavoro E queste persone che arrivavano lì anche sull'onda della disperazione, senza un vero lavoro, ma anche senza una casa Cominci a pensare di costruire delle casette in modo tale che loro possano avere una dignità E gliele dà sostanzialmente in cambio di una parte di stipendio, come se li desse la casa in affitto, con uno stipendio un po' più arrotondato E lì succedono delle cose anche con una faccia di grande paura, anche di grandi ombre, perché sappiamo che in Sicilia c'è la malavita, c'è la mafia, quindi ogni business viene attenzionato E quando succede l'incendio alla Mediterranea, tutte queste persone vanno e cercano di spegnere questo incendio, prima ancora che arrivino ai vigili del fuoco, esattamente come era successo in Ferrero con l'alluvione E questo dice di una famiglia che riesce a diventare famiglia e punto di riferimento per i suoi dipendenti E poi è interessante anche la figura della figlia Paola, che riesce anche ad affermarsi in una regione come la Sicilia, in cui la donna non è più così ovviamente, basta guardare i tassi di occupazione femminile che sono molto bassi, invece lei riesce a diventare una leader E riesce Francesca a diventare una leader non con poca fatica, perché in realtà all'inizio nella sua azienda non la voleva nessuno, comprese il papà Cioè tu sei una donna e anche se ti sei laureata, il massimo, e lo dico con tutto il rispetto e anche l'affetto, che puoi fare è pensare di insegnare come se fosse un po' un ripiego che ti consente anche poi di tenere soprattutto i ritmi della famiglia Non è che puoi pensare di diventare né una manager, né tanto meno la leader nella nostra azienda E soltanto dopo, infatti Paola racconta che lei arriverà sostanzialmente dopo essersi laureata, dopo aver avuto i figli, arriverà alla soglia dei 40 anni e alla soglia della sua separazione matrimoniale quando suo padre già avanti con gli anni ad avere un reale riconoscimento Tanto che poi il premio nel quale ci siamo incontrate è stato dato proprio a lei come donna leader che ogni fine mese si mette lì vicino alle persone dell'amministrazione a consegnare le buste paga dipendente per dipendente, dare la mano Ed è anche un momento di scambiare qualcosa, non so quanti di noi abbiano l'opportunità ogni mese ma forse anche ogni anno di poter stringere la mano al proprio capo, al proprio datore di lavoro e poter magari scambiare uno sguardo, una parola, un problema, un apprezzamento Non è così frequente, mettiamola così Quindi insomma riesce anche lei a far sentire ai dipendenti che sono parte di una famiglia, questo è proprio il filo conduttore delle 10 storie che sono qui raccontate Io adesso vi chiederai se avete delle domande da rivolgere a Safiria Certo, aspetti che le portano Grazie, è una testimonianza bellissima e proprio anche coinvolgente, anche emozionante E mi sono subito chiesta storie di imprenditori e imprenditrici o sarà il prossimo libro È brava, lei si chiama? Franca, Franca Ha letto un po' nel futuro perché l'unico mio rammarico di questo libro che ho amato e continuo ad amare davvero perché penso che sia pieno di cose positive sia per i ragazzi e vedo qualche ragazza e qualche ragazzo più giovane Perché dà fiducia davvero che se hai un talento e ci metti passione e impegno puoi arrivare ovunque, l'unico mio rammarico Francesca è che ci è soltanto una donna Io ho provato a cercare però come ha detto lei Franca penso che se tutto andrà bene perché poi bisogna sempre essere un po' aiutati oltre che dal proprio impegno anche un po' dalle circostanze esterne Mi piace chiamarla Fortuna e sarà il prossimo libro una sorta di ricchezza del bene al femminile perché penso che ci siano solo che richiedono tempo e impegno perché non sono così tante Io avevo la necessità vi dico di dare due messaggi con questo libro e cioè per questo ho voluto un po' quello che viene considerato uno simoro nel titolo La ricchezza del bene perché volevo sfatare questa cosa che la ricchezza è cattiva e il bene è buono La ricchezza può essere buona e la ricchezza è buona perché un imprenditore che non paga gli stipendi lascia a terra le famiglie ma tutti noi non veniamo fuori da un'impresa da qualcuno che si preoccupa di dare gli stipendi come diceva la mamma di Campagnolo ogni 10 del mese hai dato tutti gli stipendi la prima forma di bene di carità di un imprenditore è pagare gli stipendi quindi la ricchezza è un bene il punto è come viene utilizzata allora se è condivisa è un bene se uno si deve arricchire solo per se non sarà in questo libro e non è un bene e poi l'ultima cosa il sottotitolo recita storia di imprenditori tra anima e business mi è sempre rimasto qua che chi ha l'anima deve fare le cose che sono poi ai margini della società un po' sei buono che poi sembra quasi un'offesa sembra quasi un segnale di debolezza brava brava un ufficio e tu dice un ragazzo oggi o una ragazza sei buono quando si sente quasi uno sfigato scusate a Roma diciamo così perché invece no devi essere perché buono è una parola fraintesa allora a me stava qua questa cosa e invece tu sei uno di business quindi sei strong allora ti prenderai tutto il meglio di questa società ma chi l'ha detto? queste sono dicotomie che noi ci siamo fatti nella testa si può fare un business con l'anima si può avere un'anima e fare business quindi queste due cose io volevo rompere quindi mi servivano aziende anche di grand business non ho voluto nessuno del volontariato proprio perché avevo la necessità personale di poter portare testimoni di queste due cose insieme e donne ne ho trovate poche ci sono altre domande? nessuno? i ragazzi laggiù in fondo che dite? i ragazzi non è i veri giovani non diversamente giovani come noi che dite? vi affascina di poter cominciare qualcosa in cui credete ma è particolare nel senso non ci si aspetta questa comunanza diciamo come ha detto lei tra anime business e soprattutto da parte nostra nel senso noi vediamo sempre il business come qualcosa di anche magari trattato dai genitori qualcosa di avverso a quello che è il bene nel senso il datore di lavoro sarà sempre la persona che ti fa lavorare e ti dà lo stipendio magari minimo e quindi è sempre visto un po' come una figura avversa invece probabilmente nel suo libro lo metto ancora più in chiaro questa comunanza può esserci come ha detto lei e quindi qualcosa in più qualcosa su cui sperare che può cambiare ma sperare mi permetto di dire con dei testimoni di carne come li chiamo io perché poi quando è arrivato Papa Francesco io ho già cominciato a scrivere il libro e lui è arrivato in maniera meravigliosa con l'economia di Francesco e diceva questa economia che non uccide le persone ma le salva cco io mi sono trovata in questa scia senza volerlo perché questa è proprio un'economia che salva le persone e non le ammazza quando io ho litigato con la casa editrice perché loro non volevano una banca perché la banca ditemi voi nell'immaginario collettivo cosa di bene invece ci sono delle banche che si muovono in una maniera tale da coinvolgere e proteggere come ha fatto Banca Mediolanum ma lo fanno anche altre quando ci sono stati i grossi crolli finanziari si sono preoccupati di mettere a riparo i loro clienti mettendo sul piatto tutti gli utili di un anno ci sono queste storie, sono vere, sono linee, libri contabili poi se non avete altre domande io Francesca spenderei un minuto solo per spiegare l'ultima storia certo te lo volevo chiedere io infatti l'ultima storia si distingue un po' dalle altre perché appunto è la storia di Carlo Acutis, penso che abbiate letto comunque un caso abbastanza noto di questo ragazzo che nella sua breve vita purtroppo ha fatto tanto del bene è stato un esempio vero Safiria? Allora Carlo oggi è beato quando io l'ho messo nel libro non era ancora beato e io dico sempre nove imprenditori più uno perché Carlo non era un imprenditore è morto a 15 anni però Carlo ha da insegnare a tutti gli imprenditori del libro anche ai più grandi il senso della ricchezza cioè la condivisione perché Carlo nasce figlio unico di una famiglia ricchissima io nel libro non lo dico perché il papà ha molto pudore sono persone riservate ma suo nonno è il fondatore di Vittoria Assicurazioni, suo papà ne è il proprietario, Carlo ne sarebbe stato l'erede quindi un gruppo molto importante e Carlo nasce bellissimo in questa famiglia ricchissima però per questo suo amore e nel caso di Carlo devo dirlo perché sennò li farei torto, per questo suo grande amore per Gesù perché gli altri imprenditori qualcuno crede, qualcuno non crede, qualcuno crede a cose varie Carlo dobbiamo dire la verità credeva molto per questo suo amore per Gesù cominciò ad avere questa idea che tutto è bello purché sia condiviso a cominciare dal suo sorriso a finire alle sue scarpe alle sue scene che portava giù nel quartiere in maniera molto semplice alle persone che vivevano insomma senza tetto della Milano dove abitava lui quindi aveva capito molto e quindi la ricchezza può essere un bene ma nel caso di Carlo anche il suo bene ha generato una ricchezza perché i suoi genitori dopo che Carlo è morto hanno fondato una sorta di impresa su Carlo che è un'impresa al rovescio cioè dove loro solo investono soldi però non ne ricevono ed è un'impresa che produce audiovisivi e sostanzialmente per la diffusione di tutte le cose in cui credeva Carlo a cominciare dai cartoni animati per i bambini che sono gratuiti sparsi su youtube su tutta la rete i libri eccetera eccetera quindi è molto bella anche il racconto diciamo delle persone che poi hanno partecipato al suo funerale gente povera bisognosi di cui i genitori magari non avevano neanche contezza lui in una vita così breve è riuscito comunque a dare tanto a seminare e devo dire che stando ad Assisi sono andata questo scorso weekend proprio a presentare il libro e si vede proprio che evidentemente c'è un'attrazione come un piccolo San Francesco dei giorni nostri però vedere questo ragazzone alto 1,83 con le scarpe da tennis evidentemente incuriosisce un po' da tutte le parti del mondo questo cuore semplice di Carlo l'episodio a cui si riferisce Francesca è questa cosa che mi hanno raccontato i genitori quando sono arrivati al funerale essendo appunto così benestanti diciamo pure ricchi da una parte c'erano tutti i loro amici quindi tutte le famiglie di imprenditori che voi ben conoscete che noi raccontiamo e leggiamo sui giornali dall'altra parte tutte queste persone evidentemente anche vestite diversamente insomma i genitori si sono ritrovati diciamo in questa tra virgolette doppia vita di Carlo e l'hanno scoperta sostanzialmente quel giorno però poi da lì è venuta sempre più fuori bene Safiri allora se non ci sono un'ultima domanda se non ci sono domande possiamo chiudere ti chiedo io secondo te queste storie sono casi isolati oppure c'è un'economia del bene che si sta un movimento che si sta portando avanti in Italia guarda Francesca io sul serio credo che questo non è che veramente la punta di un grandissimo iceberg che noi abbiamo in Italia e dovunque ci è andato a presentare il libro ma anche le storie che semplicemente nel nostro mestiere ascoltiamo raccontiamo la nostra Italia è piena piena di piccole e medie imprese che io volutamente non ho voluto perché volevo come dire sfondare una porta no però poi ci ha messo del suo il papa e stanno venendo fuori un tessuto sta venendo fuori un tessuto italiano fatto di un sacco di bene quindi io penso che si potrebbero scrivere altri 10 volumi della ricchezza del bene forse non con nomi così alti sonanti ma sicuramente c'è un tessuto di bene e la cosa bella che vi vorrei dire è che forse la soddisfazione più belle la cosa che mi ha più emozionato insomma io ci ho pianto che una scuola ne ha fatto un progetto e ha portato questo libro con i suoi ragazzi un istituto tecnico di una professoressa che non conoscevo praticamente tutto l'anno loro hanno letto il libro invitando ogni mese in videoconferenza online un imprenditore protagonista delle storie ultimo hanno invitato me abbiamo fatto una giornata insieme loro hanno preparato queste tesine ciascuno sull'azienda che voleva questi imprenditori hanno offerto degli stage proprio Campagnolo che ti ha colpito per primo ha offerto degli stage e due ragazze l'anno scorso sono state assunte e io penso che questo sia quello di cui abbiamo bisogno vi ringrazio grazie Francesca grazie grazie consentitemi di di ringraziare ancora Francesca Barbieri volevo ringraziare il festival dell'economia di Trento che è un evento meraviglioso in cui si ha la possibilità davvero di incrociare tanti momenti belli e di ringraziare ciascuno di voi per essere qui se avete la pazienza un istante facciamo una foto la facciamo al contrario mi farebbe piacere poter avere un ricordo di questa di questo momento grazie grazie
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