I bambini nascono per essere felici
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I bambini nascono per essere felici
Incontro sul tema della sofferenza infantile causata dalle guerre moderne. Si discute del cambiamento nella natura dei conflitti, con un crescente coinvolgimento dei civili, e della conseguente necessità di una maggiore attenzione alla protezione dei bambini. Intervengono diversi relatori, tra cui un premio Nobel per la pace e esponenti della Chiesa cattolica, che sottolineano l'urgenza di agire contro la guerra, la povertà e le ingiustizie, promuovendo la pace e la fraternità. Viene inoltre evidenziata la connessione tra guerra ed economia, con riflessioni sulla mancanza di leadership adeguata e sul ruolo delle donne in un cambiamento positivo. I
che si fa. Bene grazie a tutti per la partecipazione siamo perfino sopravvissuti a un temporale di forte intensità però ce l'abbiamo fatta siamo qui con qualche minuto di ritardo ma va bene così. Vedete nella nello scenario del festival di questi quattro giorni di festival dell'economia l'iniziativa questa iniziativa eh è una cosa che mi fa particolarmente a cuore intanto perché credo che sia un titolo reale e insieme bellissimo. È fotografa perfettamente quella che dovrebbe essere la realtà e che purtroppo non è la realtà ed è eh sempre peggio da questo punto di vista. Perché? Perché è una cosa che rende evidente un cambiamento strutturale eh di come sta andando il mondo e che affonda le sue radici in un dieci quindici anni. Negli ultimi dieci quindici anni eh si è eh determinato un grande cambiamento direi un grande cambiamento. La sostanza di questo cambiamento è che le guerre sono tornate a essere strumento di soluzione dei conflitti. E questa è una grande novità per il mondo. Perché dopo il trauma della seconda di come è finita la seconda guerra mondiale, Nakazaki e Hiroshima eh a parte il tranceo dei morti ma alla fine stiamo parlando intorno a trecentomila morti in pochi in pochi attimi. Ecco il trauma per l'umanità è stato tale che da quel momento in poi si è eh è cominciata un'epoca di pace, certo una pace armata, una pace di blocchi contrapposti. Però era comunque una era eh del mondo in un'era atomica eh di non andare a conflitti globali. Ecco il cambiamento strutturale che si è determinato negli ultimi a partire dalla nona di quindicina di anni fa è che la memoria è corta. La memoria è corta per definizione. La memoria è corta per definizione. Eh sono la guerra è tornata a essere uno strumento non dico considerato normale però certo molto diffuso se noi facciamo i conti stiamo parlando di una sessantina di guerre in corso non è è un numero significativo vuol dire che le guerre non sono più frutto come sono come stato a lungo di questa sessantina di guerre determinato. Il primo a parlare è stato Papa Francesco, bisogna dargli aneatto per l'appunto la quindicina di anni fa tutti noi abbiamo pensato al meno una parte significativa di noi forse tranne il padre fortunato abbiamo pensato che fossero parole da papa quindi che esagerasse quando diceva attenzione stiamo andando verso il punto di vista che deve destare grande preoccupazione e poi in rapida successione è passato a dire c'è una terza guerra mondiale per pezzi, la terza guerra mondiale è cominciata sono parole forti e poi a poco a poco si è capito che non erano parole da papa ma fotografavano esattamente quanto non è più e che è poi quello che giustifica anche il titolo dell'evento perché siamo qua oggi e cioè sono guerre diverse dal passato in passato le guerre hanno significato lo scontro tra eserciti c'è sempre stato un problema dei civili ma pari valeva il concetto della guerra tra eserciti adesso non è più così si è sostituito cioè si è sostituito allo scontro tra eserciti almeno in buona parte una una una tattica uno scenario di guerra che vede pesantemente coinvolte in prima fila le popolazioni civili cioè il far male ai civili diventa la condizione dominante l'obiettivo dominante della guerra stessa e di conseguenza quando si tratta di civili ecco che arrivano i bambini ed ecco il collegamento col titolo che abbiamo scelto per questo panel i bambini che nascono per essere felici alla fine vanno incontro a dei traumi che segnano per sempre la loro vita con le dei loro parenti le mutilazioni dei scenari terrificanti ecco scusate questa piccola introduzione ma volevo spiegare come siamo arrivati a proporvi il titolo di oggi e ringrazio anche l'attenzione di chi ci sta seguendo in string ecco padre francesco è qui diciamo che ha un interesse specifico verso questi argomenti e lo conferma anche il fatto che è l'organizzatore di una grande giornata mondiale che vede proprio i bambini protagonisti si terrà sabato a Roma l'incontro col papa che vede che vedrà partecipare il numero atteso è di almeno 70.000 bambini quindi un evento che segnerà un po' anche la storia della di questo papato ecco a padre Fortunato io vorrei chiedergli ma come è potuto accadere che l'umanità non si dimenticasse alla fine in fretta perché dal 1945 è passato un arco considerevole di tempo ma non è passato alla fine nell'arco della storia stiamo parlando di mezzosecolo ecco come ha potuto come ha potuto l'umanità dimenticarsi del trauma a cui ha assistito e che poi ha portato alla fine della seconda guerra mondiale. Intanto un pace bene a tutti voi ringrazio sempre il direttore S. 24 e tutto il festival dell'invito a quale partecipo sempre con questo convenio con tanto interesse per i temi che toccano anche il cuore di questo pontificato. Tra l'altro un ringraziamento speciale perché lui è impegnato in prima fila per l'appunto di sabato e un mordi e fuggi che ha fatto un ingraziamento doppio. Ho fatto un sacrificio grandissimo veramente ma volentieri. Come è potuto accadere? Io prendo spunto da due parole dove è stata spesso la parola dimenticare. Voi lo sapete nella chiesa invece c'è una parola diversa che non è nemmeno ricordare ma è fare memoria per chi partecipa alle celebrazioni eucaristiche per chi va a messa sa che questo far memoria è una parte centrale della celebrazione. E questo aiuta la chiesa e chi guarda la chiesa a non dimenticare ma a trasformare, a guardare con attenzione. Quando questo non accade l'uomo non è che dimentica le cose si dimentica di essere uomo che poi arriva a quell'altro termine che ha adoperato scenari terrificanti. Noi ci stiamo ponendo una domanda che è davvero oggi tragica e cioè i bambini non nascono più per essere felici ma nascono per essere le prime vittime della guerra. Il conflitto tra Israele e Palestina tra Russia e Ucraina per citare quelli più grandi ma se andiamo anche nello Yemen o in altre regioni noi vediamo che i bambini sono diventati merci di ricatto. Allora Papa Francesco vuole rimettere al centro la realtà dei bambini ponendo due domande una già l'ha anticipata nell'annuncio della giornata mondiale era l'8 dicembre con l'Angelus a Piazza San Pietro che futuro vogliamo dare ai nostri figli? Quale futuro vogliamo riservarli? Vedete qua non ci tratta solamente di tenere la casa pulita ma anche la propria abitazione dall'aria che devono respirare da quello che devono mangiare dalle agenzie educative avete mai parlato con gli insegnanti oggi? Io direttore ti invito a portare qui l'anno prossimo gli insegnanti a prendere dal nord al sud e dal centro la realtà delle scuole io sto venendo perché la giornata mondiale mi sta portando a coinvolgere gli insegnanti con le scuole ma mi dicono che la situazione è davvero tragica i bambini arrivano in classe con grandi problemi arrivano in classe e quando iniziano dei 10 anni non rispettano più gli insegnanti e solo la cronaca di questi giorni ci sta mettendo in luce con piccoli accenni le punte di un dramma che sta covando sotto terra e che a mio avviso che emergerà con tutta la sua gravità tornando ai bambini io vedete mi sono confrontato moltissime volte con papa Francesco soprattutto in questo periodo quando ti confronti con questi dati qui si vede eccoci qui quasi un bambino su 3 circa 663 milioni vive in condizioni di bisogno 385 milioni sono stretti in una morsa ancora più stretta l'estrema povertà lottando disperatamente per sopravvivere con meno o con più non si tratta solo dei teatri di guerra ma pensiamo Afghanistan, Siria, Iraq Sudan, Mozambique o le guerre a bassa intensità America Latina, Asia, Africa l'Africa che troppo spesso dimenticata in Congo molti bambini sono stati in un posto in Congo molti bambini vivono nell'assoluta mancanza non solo di prospettive ma anche di educazione istruzione e cibo allora noi possiamo continuare a far finta che tutto questo non esista vogliamo rinchiuderci come occidentali nelle nostre torre d'avorio e poi se mai facciamo come alcuni politici che vogliono chiudere alzare mura perché la puzza dell'Africano non la vogliono sentire oppure solamente al nord perché poi tutto agisce con una tragica logica di interessi iniqui o solamente di asservismo prendere pezzi della popolazione perché mi servono per andare nei campi mi servono per produrre e basta io credo che Papa Francesco con la scelta di mettere i bambini al centro ci sta avvertendo l'occidente per la questione della denatalità è un fatto chiarissimo che ogni anno l'Italia perde una città con 200.000 persone una città con 200.000 persone questi sono i dati e si potrebbe continuare ad alencare esempi concreti allora avverte l'occidente con questo evento riscopri la bellezza la tua bellezza di madre e l'occidente è stato madre di cultura madre di leggi e avverte i paesi poveri a darsi una scossa a darsi la dignità anche a saper protestare a saper protestare perché le migrazioni sono una forma drammatica e silenziosa di proteste verso i paesi più industrializzati e papa ci sta avvertendo su questo tocherà a noi mettere in atto politiche alla chiesa di testimonianze ma alla società politica di mettere in atto scelte che non siano dettate dalla logica del voto ma siano dettate dalla logica di una prospettiva per i paesi o per il paese l'Italia sta andando a voto all'Europa e voi sentite discorsi che fanno veramente pietà cioè dobbiamo sentire parlare del condono per una manciata di voti ma io mi domando ma che dignità è questa eh si è dignità è dignità anche politica ecco ritornare e mi fermo all'innocenza alla bellezza dell'innocenza alla bellezza della purezza alla bellezza del fare le cose perché ci credi non perché ami degli interessi mi fermo qui sennò poi vado oltre grazie ho detto prima e lo ripeto un ringraziamento doppio perché è arrivato stamattina di corsa temporale dopo di che c'è il treno di 9 e mezza per entrare alla Roma insomma organizzare un evento con 70.000 e quindi direto il mondo è complicato 70.000 bambini allo stadio olimpico e credo che Piazza San Pietro il giorno dopo con Benigni che conclude arriveremo penso o dico il numero penso che supereremo in 150.000 ora vediamo che succede bene nella tesa abbiamo qui con noi carman premio Nobel per la pace ero Yemen un lungo viaggio il suo amico e grazie per l'applauso ve l'avrei chiesto avete giocato d'anticipo mi ha fatto molto piacere carman è diventata premio Nobel per la pace questo ha significato ritengo di avere un po' riflettori accesi di diventare volente o onolente un punto di riferimento ecco come come sono cambiate le sue relazioni col mondo dopo questo premio Nobel che realtà forse non dico a scoperto ma immagino che prima forse l'elemento distintivo della sua esperienza era lo Yemen forse dopo il premio Nobel non è stato più lo Yemen ma è stato diventare un punto di riferimento più generale del tema della pace ecco come è cambiata la sua vita e che cosa ha significato questo cambiamento che mi ha mostrato qui per la viaggio prima del premio Nobel e dopo il premio Nobel la mia viaggio per la viaggio prima del premio Nobel era contro l'injustice contro la tiranina e cercando la libertà la giustizia, la democrazia l'equalità e il regolo della legge e lo stesso che ora faccio dopo aver vinto anche il premio Nobel diciamo che prima del premio Nobel mi concentravo tantissimo su giustizia la lotta contro la tirannia la lotta per la libertà la lotta per l'uguaglianza per lo stato di diritto e dopo il premio Nobel continuo ad occuparmi di queste cose per la prosperità per il buio per la giustizia e per l'equalità per tutti dentro il mio paese e intorno al mondo La mia principale battaglia è per i miei bambini e per i bambini del mio paese e per i bambini del mondo soprattutto i bambini che vivono sotto l'injustizia sotto la tiranina sotto la poveria sotto il rizzo sotto l'ignoranza La mia battaglia è una battaglia che faccio soprattutto a favore dei miei figli dei vostri figli dei figli di tutto il mondo è una battaglia che faccio perché possono vivere in un mondo che non è che non sia dominato dall'ingiustizia che non sia dominato dalla tirannia che non sia dominato dalla povertà che non sia dominato dalla guerra Ogni bambino ha il diritto di nascere felice contento ma anche di vivere felice E da questo consegue anche che i figli i bambini debbano avere un pieno diritto alla scuola, alla formazione alla formazione che dà un diritto a una formazione che è la sua e la sua e la sua e la sua e la sua e la sua un pieno diritto alla scuola, alla formazione un pieno diritto alla salute e poi anche che debbano avere questo è la mia battaglia diritto ad acqua ma quando dico acqua dico acqua buona, potabile servizi vari le leggi le leggi e quindi e quindi quindi quindi e non si tratta di varie... l'elettricità per esempio, che manca a tanti bambini. E poi hanno anche il diritto di vivere in un paese, in una situazione che non sia sottoposta a tirannia e a corruzione. Per esempio anche il diritto di espressione. Insomma, in breve tutti i diritti che sono iscritti nella Convenzione delle Nazioni Unite sull'infanzia. Queste città che soffrono dalla confinezza hanno il diritto assoluto di vivere. Questo è molto importante perché i bambini in queste città non hanno il diritto di vivere. E sono assolutamente d'accordo con quanto detto da padre Fortunato. Ci sono tantissimi bambini, milioni di bambini che soffrono, soffrono tantissimo, soffrono nei conflitti. E questi bambini hanno il diritto di vivere in un paese, in una situazione che non sia sottoposta a tirannia e a corruzione. E sono assolutamente d'accordo con quanto detto da padre Fortunato. Queste città che soffrono dalla convenzione delle Nazioni Unite sull'infanzia. E sono assolutamente d'accordo con quanto detto da padre Fortunato. E sono assolutamente d'accordo con quanto detto da padre Fortunato. E sono assolutamente d'accordo con quanto detto da padre Fortunato. E sono assolutamente d'accordo con quanto detto da padre Fortunato. E sono assolutamente d'accordo con quanto detto da padre Fortunato. E sono assolutamente d'accordo con quanto detto da padre Fortunato. E sono assolutamente d'accordo con quanto detto da padre Fortunato. E sono assolutamente d'accordo con quanto detto da padre Fortunato. E sono assolutamente d'accordo con quanto detto da padre Fortunato. E sono assolutamente d'accordo con quanto detto da padre Fortunato. E sono assolutamente d'accordo con quanto detto da padre Fortunato. E sono assolutamente d'accordo con quanto detto da padre Fortunato. Quello cheнимamoortediconerictionco 엄청erem transaction time è molto più per i membri è molto più silenzi allá dei membri foolishWashingtonin è ora di lavorare insieme, di stoppare questa guerra. È ora di lavorare insieme, di stoppare la pauvia. È ora di stoppare tutti i tipi di abusi ai bambini, anche i bambini di Demostek. È molto importante essere uniti per supportare questi bambini. Agguardo tutti i conflicti, israeli, palestini, ucraniani, russi, i tyrannici, le guerre e l'operazione della dittatura. È ora di lavorare insieme. E questo è il mio combattimento. Per salvare questi bambini, per salvare la generazione currenta e la generazione prossima di tutti questi conflicti, di paura e di guerra. È venuto il momento di impegnarci. È venuto il momento di stare insieme, di impegnarci per fermare la guerra, tutte le guerre. È venuto il momento di impegnarci per fermare e sconfiggere la povertà. È venuto il momento di fermare situazioni come l'abuso dei bambini. È venuto il momento di essere uniti, di essere uniti per sostenere tutte queste battaglie. Mi riferisco a tutti i bambini che sono stati in grado di fare e mi riferisco a tutti i conflitti, a nessuno in particolare, ma a tutti in generale. Il conflitto israeli-palestina, ucraina, russia e molti altri. È venuto davvero il momento di metterci insieme e di cercare di salvare questa generazione e la generazione futura. Una delle cose che possiamo salvare a questi bambini, quei perpetratori dei crimini di guerra, devono essere davvero sbattuti, devono essere arrestati, devono essere seguiti da giustizia. E qui mi saluto molto alla Corte Criminale Internazionale per la loro decisione di seguire i crimini in Israele e in Palestina che attaccavano i bambini palestinesi. I bambini palestinesi, più di 30.000 bambini in Palestina, sono morti in questa guerra. Dobbiamo poter dire ai nostri figli, ai nostri ragazzi che coloro che si macchiano di questi crimini di guerra saranno catturati e saranno puniti come meritano. Con questo vorrei porgere le mie congratulazioni alla Corte Penale Internazionale per la recente richiesta di un concetto di giudizio di mandato di arresto per i capi di Israele, i governatori di Israele e i governatori della Palestina, per gli attacchi che sono stati fatti contro la Palestina perché lo sappiamo, lo sapete tutti, in Palestina fino ad ora sono morti 30.000 bambini. Ma come è potuto accadere che nel concetto di guerre si sostituisse lo sconto tra eserciti con l'uccisione sistematica dei civili? Che cosa è successo secondo lei? È una domanda difficile perché la guerra è qualcosa che tutti noi dovremmo combattere e dovremmo stoppare. Anche se è tra eserciti o militari, la guerra deve essere rifusa da persone e comunità internazionale. È una domanda difficile a cui rispondere perché mi viene da pensare che è la guerra stessa che dovremmo cercare di fermare, di non avere. È contro la guerra che dobbiamo andare, è contro la guerra che dobbiamo agire, sia che sia una guerra tra eserciti, fra milizie. La cosa importante è fermare questa guerra. Ma in generale i civili devono essere evitati da ogni tipo di guerra, da ogni tipo di confine, specialmente donne e bambini. Ma sono soprattutto i civili che dovrebbero essere risparmiati da ogni tipo di conflitto, da ogni tipo di guerra, e in particolare le donne e i bambini. E poi anche strutture pubbliche come gli ospedali, le scuole, non dovrebbero assolutamente essere oggetti di attacchi. Non dovrebbe proprio succedere che la popolazione, la gente, i civili, siano messi sotto attacco, siano oggetto di questi attacchi, di questi assedi. Ed è qui che dobbiamo cercare di dare il nostro sostegno, affinché i civili non siano sottoposti a queste atrocità alle conseguenze della guerra. Sto parlando di come fare con la guerra, come la guerra deve essere escluda dai civili. I civili devono essere non le maggiori casualità della guerra. Ma come ho detto, è molto importante da iniziare la guerra, in modo da farlo in prevenzione. Ci sono dei ricordi internazionali che ci aiutano nell'affrontare la questione della guerra, la guerra che colpisce i civili. Grazie a questi trattati internazionali, credo che, se ci impegnassimo, sarebbe veramente possibile escludere i civili dalle conseguenze della guerra. Comunque non c'è alcun dubbio che la cosa principale sarebbe non cominciare la guerra proprio per niente. Non dobbiamo evitare la guerra e il conflitto dall'inizio, prima di che si svolgia. Questo è molto importante. Questo significa che dovremmo evitare i dictatori di usare il loro dictatore contro i loro popoli, di stendere la città dei popoli, di uccidere i popoli, di evitare i ricordi internazionali e altri ricordi. E questo è come possiamo supportare i bambini e come possiamo supportare i civili. Dall'inizio non dovremmo evitare i dictatori di essere nella parte di fronte dell'autorità. E questo è quello che chiamo di risolvere i problemi dalla rusa. È molto importante iniziarla dalla rusa se vogliamo riuscire alla humanità e ai civili. La cosa più importante sarebbe prevenire la guerra prima che cominci a fermarla. E come lo facciamo? Secondo me la cosa più importante sarebbe partire dalle situazioni, dagli stati che sono governati da situazioni dittatoriali. Perché uno stato governato da un dei stati che sono governati da un dei stati che sono governati da un dei stati è uno stato governato da un dittatore, è uno stato dove viene rubato il futuro delle persone, dove vengono uccise le persone, dove vengono negati i diritti delle persone. Dunque per evitare l'esplosione di una guerra prima di tutto cominciamo dall'affrontare la questione delle dittature. La cosa che mi piace dire è che bisogna cercare di partire dalle radici dei conflitti perché secondo me la radice di un conflitto è la presenza di dittatori che tolgono speranza all'umanità. Sono poveri e soffrono dalla guerra e una delle ragioni è che le colonie tolgono la profondità dei cittadini, le città ricche che i cubani sono stati e lasciano le persone sotto la poverà e sotto la crisi, sotto il conflitto. E questo è anche quello che sta succedendo in Iraq, in Afghanistan, dall'inizio quando gli americani decise di destruire i cittadini e lasciare i bambini e le persone in questi cittadini. Quindi, stop l'occupazione, stop l'intervento nelle affare degli altri cittadini e stop supportare i dittatori. Bisogna cercare di fermare, di prevenire l'occupazione, se vogliamo, di certi paesi da parte dei paesi più ricchi, più potenti. E quello che sta succedendo in diversi paesi, in Africa, per esempio, dove la gente scappa, se ne va, perché ci sono altri paesi, possiamo chiamarli anche colonizzatori, che rubano quello che sono i loro beni e che rubano anche le prospettive di miglioramento di quei paesi. E quello che è successo, per esempio, in Iraq, in Afghanistan, quando gli americani se ne sono andati, in questo modo hanno permesso che ci fosse la diffusione di tutte quelle situazioni molto difficili. Dunque bisogna cercare di fermare assolutamente l'occupazione da parte di questi paesi e di fermare anche l'emergere e l'affermarsi delle dittature. In Palestine, si è stoppato l'occupazione israeliana e si è imparato l'Unione di Unire, un'aggredizione che ha dato al paese palestino. Quindi l'occupazione in sé ha attaccato i civili, ha attaccato i palestini da 48 fino a ora. Quindi come possiamo stoppare, come possiamo aiutare questi bambini mentre l'occupazione, fino a ora, continua? Mentre le risoluzioni dell'Unione non sono imparate. Mentre il derecho di palestine a avere il loro stato fino a ora non è imparato. Come possiamo aiutare i bambini palestini mentre l'occupazione continua? E poi, facendo riferimento al conflitto tra Israele e la Palestina, bisogna fermare l'occupazione di Israele, della Palestina da parte di Israele. Ci sono le possibilità di farlo, le risoluzioni ONU che prevedono la costituzione di uno stato di Palestina. Questo a favore dei bambini palestinesi a cui viene sottratto un futuro. Ci sono le possibilità di farlo. Come possiamo farlo? Mettendoci tutti insieme, cercando appunto di dare uno stato palestinese in base a quelli che sono gli accordi internazionali e le risoluzioni ONU. E finalmente, in Ucraina, i bambini in Ucraina pagano il prezzo e le persone, in generale, le donne e i bambini, pagano il prezzo della comunità internazionale, della comunità occidentale, quando permettono a Putin di supportare il dittor Bashar al-Assad in Siria da inizio, di supportare e di chiamare i bambini e i bambini di Siria da inizio. E ora i bambini in Ucraina pagano lo stesso prezzo di questi bambini. Quindi, cercare di fare giustizia è il main key, è il password, è il keyword per difendere e proteggere i bambini da inizio. Lo stesso succede in Ucraina, dove, alla fine, chi paga il prezzo di questa guerra sono ancora una volta i bambini. Guerra scaturita dal fatto che la comunità occidentale ha consentito a Putin di sostenere Bashir in Siria con tutti le stragi che ha fatto di bambini, di civili. E alla fine, chi paga il prezzo sono stati i bambini. Adesso sono i bambini ucraniani, così come in passato sono stati i bambini siriani. Ma c'è un percorso che possiamo intraprendere e quel percorso è una strada che io chiamo giustizia. La giustizia è veramente la strada che dobbiamo cercare tutti noi di intraprendere per proteggere i diritti dei bambini. Grazie. Il suo cursio, questo è il festival dell'economia. Abbiamo visto che la geopolitica ci regala conflitti di guerra, estrema. Ma se uno però poi va a vedere come va l'economia, che cosa si scopre? Faccio soltanto due esempi. Negli Stati Uniti c'è una inflazione da sviluppo economico che è un'economia che è un'economia che è un'economia che è una inflazione da sviluppo economico che non si riesce a tenere sotto controllo nonostante l'aumento deciso dalla fede alla reserva in tassi di interesse perché lo sviluppo economico è impetuoso. Quindi la guerra fa bene all'economia. Altro esempio, la Russia. La Russia, nonostante le sanzioni, uno, tira una riga e la Russia cresce a ritmi due, tre volte superiori a quelli dell'Europa. Quindi che rapporto c'è tra guerra ed economia? La guerra fa bene all'economia? Doviamo trarre questa triste conseguenza? Gli rispondo subito, direttore. Grazie per questa domanda, perché era un po' quello che pensavo dopo i due interventi di prima. Quello che stiamo vivendo adesso, a mio avviso, è una resa dei conti di come abbiamo pensato il sistema dopo la Prima Guerra Mondiale e dopo la Seconda Guerra Mondiale. Noi, lasciatemi dire, abbiamo pensato un po' ad un sistema schizzoide. I grandi dell'Occidente si sono messi a tavolino e hanno disegnato il mondo. Quello prima, però, hanno fatto anche delle cose positive, questo anche nella Prima Guerra, con dei fallimenti che hanno portato alla Seconda. La Società delle Nazioni, ecc. C'è da una parte, si è usciti fuori dal terrore, dall'orrore totale, e quindi ci si è chiesti come possiamo prevenire un altro orrore totale e mettiamoci insieme. Prima si creò la Società delle Nazioni e dopo la Seconda Guerra Mondiale si sono create le Nazioni Unite, il multilateralismo. Dopodiché le stesse potenze che dicono dobbiamo evitare un altro terrore. Tra l'altro, voglio dire, il primo esempio di paura basata sull'attacco ai civili avviene con la bomba di Hiroshima e Nagasaki, dove in dieci secondi muoiono 100.000 persone. Quindi è il primo esempio di terrore basato su ciò che avverrà dopo la Seconda Guerra Mondiale, ma che lasciò tutti sbicottiti anche quelli che l'ha inventato, sono anche gli scienziati stessi, che tra l'altro Einstein fu uno di quelli che promosse un manifesto contro la proliferazione degli armamenti nucleari. Ma quello che voglio dire è un sistema positivo basato sul multilateralismo e invece il sistema di sicurezza internazionale fu basato sulla paura, sul terrore, la corsa agli armamenti. Quando lei, all'inizio di questa discussione, diceva che siamo arrivati a un punto, sì, siamo arrivati al punto per cui questa seconda parte, cioè un sistema basato sulla deterrenza, va in sintesi. La sintesi di questo è che non è vero che è questo sistema che ha prodotto 70 anni di pace. Questo lo dobbiamo francamente dire, l'ha detto il Papa, tutti hanno paura che si pronuncii su questo punto della deterrenza perché tutto il nostro sistema di difesa è basato su questo concetto. Tant'è vero che se uno va in America e dice che abbiamo avuto 70 anni di pace, uno statunitense ti dice che ogni 20 anni gli Stati Uniti escesse in guerra in questo secolo. E allora cosa da una parte? E dall'altra parte, circa questo sistema di deterrenza basato sulla corsa degli armamenti, nel primo mondo ha provocato zero morti, nel terzo ha provocato più di 50 milioni di morti per l'accapparramento dei beni di prima necessità e dei beni energetici. Quindi è affatto fallace questa cosa che il sistema della sicurezza internazionale basato sulla deterrenza ha prodotto una pace e duratura. La pace e duratura in Europa è stata prodotta da una scommessa che è stata l'Unione Europea. Questo dobbiamo dirlo con chiarezza. Abbiamo lasciato perdere la paura, il concetto della paura, i memori del terrore e della distruzione totale in Europa e abbiamo scommesso sul metterci insieme per creare un altro tipo di entità che andava al di là degli interessi di Francia e Germania o di Italia, Inghilterra, Germania e Francia. Ecco, tutta questa parte positiva negli ultimi anni si è molto indebolita. Anche il concetto di Europa, prima che diceva padre Enzo, la campagna elettorale a cui stiamo assistendo per l'Europa è una campagna flebile, ma perché flebile è il dibattito sull'importanza di avere un'Europa stabile e ancora più sviluppata nei vari settori che mirano allo sviluppo della società e non solo della difesa europea, perché adesso il main dibattito è la difesa europea. Allora, però non voglio divagare dal tema principale dei bambini, perché una cultura della deterrenza basata sulla paura è una cultura che non solo rimane nel sistema della difesa, rimane nel sistema economico, con un sistema economico dove praticamente il 90% della ricchezza del pianeta è in mano a otto persone, una lista di otto persone, e il 99% si arrangia col resto, e dove essenzialmente questa cultura della paura non crea un'altra parola che è, cara Papa Francesco, la speranza. Ma appunto i bambini, in questo tipo di dinamica, possono essere felici in questa situazione? Ovviamente no, anche perché i bambini non hanno colore politico, non partecipano alla vita di una nazione, cioè vittime sono due volte i bambini di questa grande contraddizione dell'adulto, perché noi abbiamo avuto bambini vittime, appunto, e 30 mila in Palestina, ma anche le vittime del terrorismo nei kibbutz, il del 7 ottobre, cioè i bambini non hanno nessun tipo di... Sono doppiamente vittime, doppiamente vittime perché non hanno nessun futuro, anche quelli che sopravvivono, sono quelli che vengono uccisi. L'antidoto della paura, di una cultura basata sulla paura, è una cosa che noi abbiamo già sperimentato, che ci ha portato al multilateralismo, che è una parola che Papa Francesco ha riportato, è ritornata di moda, la parola fraternità, che sembra quasi una cosa new age, come si dice a Roma, del volemo sebbene. In realtà non è così. Cioè, il concetto rilanciato dal Papa in queste ultime settimane è un concetto che riprende la triade che portò grandi speranze in Europa dopo la rivoluzione francese. Noi abbiamo sviluppato, durante il secolo scorso, di quella che fu la rivoluzione francese, libertà e eguaglianza, come diceva anche Tawakul prima, la lotta contro i tature per l'affermazione della libertà, eccetera, eccetera. Ma scarsamente istituzioni, ma anche culturalmente, la scuola, eccetera, ha mai associato a questo binomio la parola fraternità. E il Papa ha dato una lettura. Uscire dalla cultura della paura si può. Basta unire al binomio di eguaglianza e di libertà la parola fraternità. Apro una parentesi. Uno dei temi di questo festival è anche la leadership, la crisi della leadership nell'Occidente. Beh, credo che sia una cartina di torna sola, perché quando si parla di questi temi alla fine viene fuori Papa Francesco, ma non è che si va molto più in là, e quindi credo che questo sia un segnale davvero di un problema per l'Occidente, la mancanza di leadership adeguate ai tempi. E sì, abbiamo anche una sequela di leader 80enni, diciamo, che salvano l'Occidente. Alla fine anche per i laici il punto di riferimento su questi temi è diventato il Papa. Esatto. Per prima il sottoscritto. Inevitabilmente. È uno scenario inedito. Prima si faceva un'altra citazione del 90% e Papa Francesco. Però anche su questo... E c'è da riflettere su questo punto. Sì, da una parte sì, dall'altra parte noi, cioè compreso la mia, siamo la generazione della pace in Europa. Cioè, di quelli che hanno... Io ho sentito parlare degli orrori della guerra nella mia famiglia da mio nonno. Le altre generazioni successive, neanche questo. E secondo me la nostra generazione ha una responsabilità principale. Ha la responsabilità dell'azione. Appunto, quando... Dell'azione è perché abbiamo vissuto un tempo di pace e possiamo essere testimoni di questo tempo di pace. Hai detto una cosa importante, perché effettivamente, se io devo guardare anche... Poi noi tutti abbiamo una storia personale, no? Ma anche è una mia storia personale. Chi ha vissuto la guerra è stato certamente i miei nonni, sono stati certamente i miei genitori, e io no. Sono la prima generazione che non ha vissuto una guerra. E quindi, e questo giustifica... No, giustifica, spiega anche perché ce ne siamo dimenticati. Il mondo se n'è dimenticato. E siamo la prima generazione che può testimoni... Siamo le prime generazioni che possono testimonare la pace in 2.000 anni di storia, diciamo. Testimoniare la pace. Perché noi la pace l'abbiamo vissuta. In altri paesi del mondo, mediamente ogni 15-20 anni, c'è una guerra, in altre aree, diciamo. Noi abbiamo testimoniato la pace e sappiamo anche quali relazioni portano a mitigare conflitti, a prevenirli e a risolvere. Non siamo in grado di capire cosa succede se non accade il contrario. Esattamente. Questo è il problema. Anche perché... Se ti permette, voglio intervistare qui. È molto importante quello che stai dicendo, che sei la prima generazione che non hai vissuto la guerra. Ma, infatti, la guerra è a fronte. La guerra è a fronte e il mondo, magari, vissuta il nucleo, un'altra guerra nucleo, che è più pericolare di prima. Quindi, cosa... Cosa la generazione prossima e cosa i leader mondiali hanno la responsabilità di salvare la umanità da questa guerra. Cosa succede in Ucraina è una guerra che tutti noi vediamo. E il sud non è fuori da questa guerra. Se Putin vede il suo combattimento o la sua guerra in Ucraina, è venuto in Italia, in Francia, in altri paesi europei. Quindi, questi dictatori non dovrebbero veder le loro guerre contro le persone. Quindi, tutti noi... Non pensate che i sudese non sono andati, ma che vedete una guerra vera e vera che sta passando in Ucraina, in Palestina, nella regione arabica. E anche, penso... Non so come... Non so come chiedere, ma non ho molto informazione. Ma Francesco... Come lo chiamo? Fr. Francesco? Fr. Enzo. Quindi... È molto importante vedere che la guerra in altri paesi è la guerra contro noi. La guerra e il conflitto in altri paesi non sono un affare internazionale. È un affare internazionale. E questo è quello che volevo dire. Quando la guerra è stata in Siria, per esempio, la guerra è in Ucraina. Quindi, se la guerra in Ucraina non si è restata, la guerra sarà qui, in Italia, e in Germania, in Francia e in ogni paese. Se la guerra non si è restata in Palestina e Israele, non si è restata qui, si è venuta qui. Quindi, tutti noi dovremmo sentire che ora siamo la generazione di una guerra. E dobbiamo fermarla fino a che la guerra si distraga. Se pensiamo che siamo fuori da questa guerra, commettiamo un grande errore. Dobbiamo considerare che le altre guerre sono le nostre e dovremmo fermarla. Tutti da sua posizione, voi, come editora di un newspaper, oh, mio Dio, scusatevi. Ho fatto. Mi scuso che vi ho interrotti, ma ho voglia di dire anche la mia su questo. È vero, è importante dire che voi, noi, voi, siete la prima generazione che non ha vissuto la guerra. Non ha vissuto la guerra, è vero, però fuori dalla vostra porta c'è una guerra. C'è anche il pericolo, la possibilità che questa guerra prima o poi si trasformi in una guerra nucleare. Ma magari non sarà la guerra nucleare che abbiamo già visto a Hiroshima o Nagasaki. Sarà ancora peggiore, sarà ancora più pericolosa. Ed è responsabilità dei leader mondiali affrontare questa situazione. E, come avete detto voi, noi siamo testimoni, siamo stati testimoni di un periodo, ma adesso siamo testimoni di questo periodo in cui i leader mondiali forse non stanno facendo niente. Perché se Putin vince, non si ferma, dovete saperlo, andrà avanti. E questi dittatori non vanno sostenuti, non vanno ignorati assolutamente perché la guerra che c'è attualmente, la guerra in Ucraina, la guerra in Palestina, la guerra che c'è in alcuni paesi della Penisola Araba, sono tutte guerre che ci riguardano, come ha detto anche giustamente padre Enzo. La guerra magari non l'abbiamo vissuta, ma ce l'abbiamo fuori dalla porta, fuori dalla finestra. E è nostra responsabilità cercare di fermare questo conflitto. Conflitti che sono magari, noi li riteniamo, conflitti interni a certe regioni, a certi paesi, ma non lo sono, sono conflitti che presto diventeranno internazionali. La guerra in Siria. La guerra in Siria è quella che poi ha portato anche alla guerra in Ucraina. E magari la guerra in Ucraina prima o poi, chissà, diventerà la guerra che arriverà in Germania, arriverà in Francia. Ecco, quello che voglio dire è che le guerre che sono sparse adesso in giro per il mondo riguardano anche la nostra generazione, generazione che non ha vissuto la guerra, ma la stiamo vedendo, la stiamo vedendo fuori dalla porta. Ed è un errore non fermare queste guerre. Il problema è che le guerre... Volevo porre la vostra attenzione su un aspetto. Che alla fine le guerre le decidono in pochi e quei pochi che le decidono in guerra non ci vanno. E ci vanno invece i molti che poi non hanno avuto nessun'influenza o potere nella decisione della guerra, però poi in guerra ci muoiono. Quindi qui bisogna fare anche un appello alla coerenza. Un appello alla protesta. Ci deve andare lui in guerra, non deve mandarci gli altri, perché è troppo comodo questo, no, Padre Enzo? Io sogno un grande sussurto di umanità. Alla Martin Luther King, per capirci in America, che ci sia davvero una... Pensando a Martin Luther King mi viene in mente quella affermazione straordinaria. Abbiamo imparato a sorcare i mari, abbiamo imparato ad attraversare i cieli, ma non abbiamo imparato a camminare come fratelli. Su questo che poi la guerra interroga, perché non c'è quella che richiamava Enzo, questa capacità di fraternità. Io sogno questo sussurto di grande umanità. Io vedo che anche noi ci siamo... Ci siamo assuefatti alle notizie che arrivano, alle guerre che accadono. Diventa dibattito per grandi opinionisti sui giornali, nelle TV, una chiacchierata al bar. Perché è un conto la guerra e viverla personalmente, è un conto guardarla in televisione, perché poi questa è la differenza. Ma io appunto ho un sussurto di umanità. All'inizio, quando scoppiava il conflitto tra l'Ucraina e la Russia, io ci sono andato tre volte con tre missioni di pace. Il sogno è che davvero l'umanità si metta in moto e arrivi alle porte dei potenti e li faccia tremare. Li faccia tremare nel senso più nobile del termine. Cioè, io vedo questa assuefazione. Potesse che mi sbaglio. Poi un'altra cosa vorrei aggiungere, direttore, a quello che stavamo dicendo. Lo hai detto, ma l'economia... La guerra produce anche una buona economia? Punto di domanda, la hai messo no. Avendo l'osservatore principale di questo Paese, un giornale che guarda soprattutto l'economia, io qui pongo un'altra dammatica domanda. Andiamo a vedere da una parte chi sono coloro che stanno finanziando le campagne elettorali di quelli che vogliono la guerra. Se noi vediamo i più grandi finanziatori negli Stati Uniti di Trump, sono i fabbricanti di armi e i fabbricanti di energia sporca. Cioè, noi questo dobbiamo dire uno. Al di là del dibattito politico di essere sinistra, a me non interessa, però vedo che c'è questa... Cioè, c'è fiume di denaro. Io lo chiamo fiume di iniquità in questo caso. Papa Francesco l'ha detto pochi giorni fa. Cioè, guadagnare sulle armi che uccidono. E non lo so. Poi l'altro aspetto. Che volevo aggiungere, ma questa economia, che in Russia va bene alla luce del conflitto, che in America va benino, mi domando, ma questa economia fa vivere o uccide? Perché noi, Papa Francesco, a posto la grande questione di economia con Francesco, l'abbiamo parlato tantissime volte, io non sono contro lo sviluppo, anzi, per me le scoperte devono essere, devono continuare, l'uomo deve progredire, deve crescere, la tecnologia è qualcosa di straordinario, anche l'intelligenza artificiale, no? E le applaudo e dico fratello e sorella, come San Francesco diceva, fratello e sorella, nel cantico delle creature, elogiando tutte le cose, guardandole con positività. Però mi domando, ho l'impressione che questa economia sta uccidendo e ha ucciso moltissimo. I numeri parlano chiaro, come sempre nella storia, quando ci sono le guerre, pochi ricchi diventano sempre più ricchi, i poveri diventano sempre più poveri e il centromedio viene massacrato. Si sta accadendo, esattamente quello che è sempre accaduto nella storia. Adesso potremmo andare avanti ancora un bel po'. Però il tempo è scaduto, sentiamo una carman. Se qualcuno vuole fare le domande, molto volentieri, lo prevede il format di questo festival, gli eventi di questo festival. Prego. È molto importante anche parlare di un altro tipo di guerra, che è la guerra contro l'ambiente. Il cambiamento climatico, le grandi compagnie, i ricchi paesi che si distruggiano l'ambiente di terra, è un'altra guerra uccida che dovremmo iniziare e che dovremmo risarire le nostre voci. È una guerra uccida che attacca i bambini e tutte le generazioni fino all'ultimo della umanità. Mi rifaccio a questa questione dell'economia, della guerra, etc. Volevo menzionare che c'è anche un altro tipo di guerra, che è la guerra fatta contro il clima, contro il nostro pianeta. È una guerra che viene fatta dai ricchi, dai potenti, dalle grandi aziende che stanno veramente distruggendo il mondo. Stanno mettendo in piedi una guerra terribile ed è una guerra contro il clima. È una guerra contro i figli di adesso, i nostri figli di adesso, ma anche contro le future generazioni. Credo che dovremmo fare qualcosa anche qui. Ma questo è un altro discorso. Avete qualche domanda? Molto volentieri, chi è qui sul palco è pronto a rispondere. Prego. Buonasera. Volevo fare una domanda al dottor Cursio che parlava della mancanza, alla fine del suo bellissimo discorso, di leader. Ecco, visto che il titolo di questo incontro ai bambini mi viene da parlare anche di madri, cioè le madri che mettono al mondo i bambini. Quindi, se si parla di leader, è legato al titolo, mi verrebbe da dire, di donne leader, però con dei tratti particolari. E secondo me non soltanto mancano leader, non soltanto mancano più donne leader, ma manca un tipo di potere che secondo me potrebbe salvare, non dico l'umanità, ma salvare tanti aspetti del nostro vivere quotidiano, che è un potere al femminile. Perché io vedo donne che rivestono ruoli apicali che si smarriscono un po', che smettono di essere donne. Invece, secondo me, se si declinasse un potere al femminile, mantenendo in queste leader che io immagino, leader dei sogni, dei tratti di cura, di attenzione, di sensibilità e di umanità, si arriverebbe forse a tutelarli veramente questi bambini, a tutelare e a conservare delle speranze, della fiducia. Perché io vedo un po' donne snaturate, donne che poi assumono i stereotipi maschili quando governano o quando rivestono dei ruoli importanti apicali di guida. Lei cosa ne pensa? Un potere al femminile? Attenzione a come rispondi, perché c'è il rispetto... Qualsiasi cosa risponda, esatto. No, comunque sono d'accordo, diciamo. Più che una domanda, è una considerazione che quindi condivido. Però questa cosa mi fa ritornare, perché purtroppo io sono una mentalità storicistica, quindi vado sempre al passato da mia nonna. Mio nonno era ricercato... Questo è l'evento dei nonni. Mio nonno era ricercato dalla polizia fascista, diciamo, tra virgolette, e mia nonna, per salvargli la vita, l'aveva messo in un buco di due metri, e lì è stato per sei mesi. Gli portava ogni mattina da mangiare, e niente, è stato lì per sei mesi. Mia nonna se lo coccolava per dire che deve avere pazienza, finché non è passata tutta questa cosa, non può uscire da questo buco. E questa è una forma di leadership femminile. Cioè, che non ha una dinamica maschile di sfida, ma di protezione. E' la stessa tipa di dinamica che si sviluppa tra madre e figlio, ancora di più che tra moglie e marito, ma è una dinamica che fa la differenza, senz'altro, in una leadership. Nello stesso tempo, rivado a tempi più recenti, io sono stato anche grazie alla collaborazione con numerosi premi Nobel in varie aree di guerra insieme, in varie missioni, e ricordo ancora quando andai a Seraievo, dove, ad accogliermi vicino ad alcune case, su queste case erano cribellate di colpi di mitra, e uscivano prima i bambini, poi la mamma da dietro gli pigliava una... e pensavo, esattamente, che questi bambini, per generazioni, ricorderanno questo orrore, che saranno i leader del paese. Io parlo del 90... Quanto era? Il 97, 98 mesi? No, il 93, 94. E oggi quei bambini che ho visto possono darsi i leader di quel paese. Ora, se uno cresce con un risentimento, come guiderà quel paese? Se uno cresce con l'orrore, con la paura, come guiderà quel paese? E qui la madre ha una sua funzione essenziale, con una sua funzione essenziale è la scuola e la pace. E arrivo al concetto di prima. Cioè, l'Europa, per 70 anni di pace, ha la responsabilità di portare la pace per come l'abbiamo vissuta. Per questo abbiamo bisogno di una leadership che riprende il cammino dei fondatori dell'Unione Europea. Grazie. Giustifichiamo padre Fortunato che deve scappare a prendere il treno, perché l'appuntamento di sabato rimane senza il papà. Ma se c'è qualche altra domanda, volentieri, grazie, padre Enzo, sei giustificatissimo. Mi lascia la domanda. Prego. Se ci sono altre domande, volentieri. Sì, una considerazione. Grazie a tutti voi, grazie a Carmen, che io non conoscevo, che è bellissima e giovanissima, e nel 2011 non so quanti anni avesse. Complimenti, guarda, veramente di cuore. Io sono una persona normale, ma mi commuovo, perché sei una donna e la ragazza ha detto che avremo bisogno di donne. Non so se ci fosse stata la Merkel, se in Ucraina avessimo fatto la stessa cosa. Forse no, forse la Merkel sapeva parlare il russo, ma forse non è che sapeva parlare il russo, sapeva parlare, diciamo, con un cuore diverso da quelli che ci sono adesso, anche magari senza conoscere bene il russo, mettiamola così. Io sono convinta... Va be', la mia storia, chiaramente, sono vagamente feminista, non si può dire, è feminista, adesso è una brutta parola, ti guardano male, è una cosa, insomma, sbagliata. Va be', oserò dire un'altra cosa. Io sono una donna, una mamma, una moglie, una feminista. E dico anche che se ci fossero più donne, però noi dovremmo fare una cosa soltanto, ragazzi, in Italia, cambiare la legge elettorale. Sapete come funzionano le Olimpiadi? La maratona ha gli uomini e le donne, non corrono uguali. Quindi le maggiori votate donne e i maggiori votati uomini vanno in Parlamento, così abbiamo 50 uomini e 50 donne. E finalmente le donne non saranno solo quelle con il testosterone a 2000, che sono peggio degli uomini, ma saranno delle donne come me, come Carmen, come tante altre donne, che possono dare veramente un valore aggiunto. Scusate. Grazie. C'è qualche altro intervento? Che ascoltiamo volentieri. In caso contrario, chiudiamo questo incontro. Chiudo con qualche parola. Voi vi sarete chiesti forse perché in un festival dell'economia abbiamo scelto, l'ho voluto con determinazione, questo evento dal titolo, se vogliamo, un po' distonico rispetto al resto del festival. Perché vedete, alla fine la vita di tutti noi è fatta di investimenti, che non sono investimenti economici, sono investimenti in senso ampio del termine. I bambini sono il nostro principale investimento. Quindi noi abbiamo un obbligo nei loro confronti, come padri, come nonni, di creare le condizioni affinché possano essere felici. Grazie a tutti per la partecipazione.
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