Gli economisti incontrano i filosofi: nuove generazioni e incertezza morale
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Gli economisti incontrano i filosofi: nuove generazioni e incertezza morale
Matteo Ploner, professore di economia politica presso il Dipartimento di Economia e Management, ha intervistato Tiziana Andina, professoressa di filosofia teoretica presso l'Università di Torino e Luigi Marengo, professore di economia presso l'Università Luis Guido Carli di Roma, in un dialogo sinergico il cui tema centrale erano le nuove generazioni e l'incertezza morale.
Benvenuti a tutti, grazie per essere qui, numerosi. Il mio nome è Matteo Ploner, sono un professore di economia politica presso il Dipartimento di Economia e Management e oggi coordino questo intervento. Insieme a me ci sono i colleghi Tiziana Andina e Luigi Marengo e come vedete dal sottotitolo l'idea è di far parlare economisti e filosofi. Il tema centrale è il tema delle nuove generazioni e l'incertezza morale. Introduco brevemente i relatori. Tiziana Andina è professore di filosofia teoretica presso l'università di Torino, ha scritto numerosi saggi e articoli sia in lingua inglese sia in lingua italiana su temi relativi anche alla presentazione di oggi, in particolare ci tengo a segnalare il volume transgenerazionalità, una filosofia per le generazioni future che fondamentalmente tratta i temi dal punto di vista filosofico di cui parleremo oggi. L'intervento della professore Andina ci farà anche entrare nell'idea della nostra protensione verso il futuro come noi ci relazioniamo a queste nuove, alle generazioni che ancora non esistono e parlerà anche del ruolo importante delle emozioni in questa nostra proiezione verso il futuro. Luigi Marengo è professore di economia presso l'università Luis Guido Carli di Roma, anche lui ovviamente non cito ma ha scritto numerosissimi articoli e saggi, si occupa di temi legati all'economia dell'innovazione, la gestione della conoscenza e le scelte economiche con un'attenzione anche agli aspetti di tipo comportamentale. Questa è l'introduzione, l'idea è, io farò una breve introduzione all'argomento, farò vedere anche alcuni dati che abbiamo raccolto principalmente dai nostri studenti e poi passerò la parola ai miei colleghi e lasceremo alla fine un po' di spazio per domande e chiarimenti. Se ci sono dei dubbi su quello che diciamo anche durante la presentazione potete chiedere dei chiarimenti ma le domande un po' più diciamo sostanziali le lasceremo per la fine, per il dibattito. Grazie. Allora per cominciare questo nostro intervento mi sono affidato a una persona più autorevole di me, Adam Smith, lì ritratto su una vecchia banconota da 20 sterline, adesso fuori corso ho scoperto perché ho provato a usarla in Inghilterra ma mi hanno detto che non funzionava più, io ce l'avevo da molti anni nel cassetto, però io diciamo mi richiamo Adam Smith perché fondamentalmente è sicuramente una figura che incorpora questa idea di incontro tra filosofia ed economia. Molto spesso Adam Smith viene richiamato per il concetto di mano invisibile che viene anche usata come sostegno dell'egoismo dell'individuo e dell'operare dei mercati. Io qui mi rifaccio a Adam Smith della teoria dei sentimenti morali in cui viene detto che fondamentalmente al di là del nostro egoismo dentro di noi nella nostra natura ci sono dei in principio base che ci rende partecipi al destino degli altri. Riassumiamo questo nella voce pro-socialità, quindi l'idea anche in Adam Smith che noi come esseri umani, come homo sapiens, siamo caratterizzati da un istinto alla pro-socialità. Il passaggio di Adam Smith è molto bello perché oltre a parlare di questa pro-socialità secondo me va al cuore di una questione che poi appunto anche l'intervento della professore Sandina riprenderà, l'idea dell'importanza delle emozioni nel guidare la nostra pro-socialità, quindi un'unione di empatia e di simpatia, quindi capire cosa gli altri pensano e vogliono e essere partecipi alle gioie e alle sofferenze degli altri, questo è quello che ci spinge a essere pro-sociali, ad essere altruisti. Quindi in Adam Smith, almeno nella teoria dei sentimenti morali, troviamo questa importanza delle emozioni e come ho detto su questo torneremo poi dopo. Per quello che riguarda l'intervento di oggi vi farò vedere appunto alcuni dati che abbiamo raccolto principalmente su studenti universitari e studenti delle scuole superiori, era un'idea per capire un po' come gli più giovani, forse anche qui in sala c'è qualcuno, non so magari addirittura qualcuno che questo questionario l'ha fatto, affrontano un dilemma morale molto stilizzato che riguarda la distribuzione delle risorse tra il presente e il futuro. Immaginate in maniera ipotetica di dover distribuire 100 euro tra due soggetti anonimi e in un caso c'è un soggetto A, appunto anonimo, che voi non conoscete, per questo soggetto ogni euro che trasferite viene moltiplicato per 4, cioè un guadagno di efficienza. Per l'altro soggetto invece ogni euro che trasferite rimane uguale, viene moltiplicato per 1. Questo è già un dilemma morale. Come distribuire questi 100 euro tra i due individui? Voi siete una specie di giudice imparziale, non avete in questo caso nessun interesse diretto nella distribuzione e già in questa situazione molto stilizzata abbiamo diverse idee che ci possono guidare su come distribuire. Se abbiamo una visione utilitarista dovremo dare tutti i 100 euro al soggetto A perché in questo modo massimizziamo il benessere della società. La nostra società avrà 400 euro. Se invece abbiamo una visione un po' più egalitaria, se siamo guidati a un principio di equità, troviamo che in realtà il soggetto A riceve solo 20 e il soggetto B riceve 80 gettoni. Faccio questo esempio perché poi verrà ripreso nel piccolo questionario che vi presenterò. Però già questo schema molto stilizzato vi dà un'idea del fatto che è già difficile scegliere tra persone presenti, persone che esistono già. L'intervento di oggi sottolinea l'ulteriore complessità del decidere tra persone che esistono e persone che non esistono ancora, i non nati, quindi quello diventa un grado ulteriore di complessità nella scelta. Quindi come ci rapportiamo tra noi e gli altri, i non ancora nati? Qui uso una rappresentazione che è presente in un recente libro di William McCaskill che si chiama What we owe the future. Non è ancora tradotto in italiano ma fondamentalmente devo dire cosa dobbiamo al futuro e lui usa questa rappresentazione. Dice che il presente siamo questo omino, circa dieci miliardi di persone ovviamente arrotondando, il passato sono questi, sono dieci di questi omini ma il futuro è questo e è questo continuando per mille slide come queste. Io ho messo dei puntini, cioè dovremmo mettere un numero di omini, potremmo stare qui tutta la durata del festival e oltre a mostrare le slide. Quindi l'argomento forte è questo. Il futuro è grande, ci sono tante generazioni che devono venire. Come ci rapportiamo a questa idea? Questo è al centro del libro di McCaskill, addirittura assumendo che l'homo sapiens esista per un milione di anni, che è la durata media della vita dei mammiferi, il 99 per cento degli homo sapiens deve ancora nascere. Quindi l'idea di base è che le scelte che facciamo oggi possono avere una grande leva sul futuro, sul benessere delle future generazioni. E cosa vuol dire queste scelte? Nel libro appunto di McCaskill che tratta questi temi, lui fa una dichiarazione molto forte, dice che influenzare il benessere a lungo termine, il futuro a lungo termine, deve essere una priorità dei nostri tempi e lui in questo libro tratta soprattutto dei temi legati al rischio esistenziale. Rischio esistenziale vuol dire eventi catastrofici che potrebbero potenzialmente porre fine all'umanità o almeno all'umanità come la conosciamo. E qui prendo invece da un altro libro di Toby Ord, sempre collegato comunque a questa corrente di pensiero che fa capo all'ursa di Oxford principalmente, e in questo libro Toby Ord identifica alcuni rischi che potrebbero terminare l'umanità. E terminare l'umanità vuol dire che non vedere tutti quegli omini che vi ho fatto vedere nella slide precedente. Ci sono rischi naturali e rischi antropici, appunto lui elenca alcuni questi ovviamente per noi sono più familiari perché ne parliamo spesso, altri un po' meno come l'eruzione super vulcanica. Abbiamo chiesto ai nostri studenti di cui vi farò vedere i dati dopo come diciamo ritenevano quali fossero i più importanti tra questi problemi, quasi il 46% dice che il cambiamento climatico è il problema più preoccupante. Questi sono ragazzi molto giovani appunto, seguito dalle armi nucleari, ovviamente stiamo vivendo tempi che spingono molto su questo aspetto, danno ambientale. L'intelligenza artificiale viene segnalata in maniera piuttosto bassa ma nel dibattito corrente sta guadagnando sempre più spazio. In una recente survey tra esperti informatici di intelligenza artificiale questi esperti danno un 10% di probabilità che l'intelligenza artificiale diventi non allineata agli interessi umani e possa portare alla fine dell'umanità. Sono scenari un po' distopici però nel dibattito corrente l'intelligenza artificiale non allineata cosiddetta sta secondo me aumentando in termini di preoccupazione. Quindi andando al noccio e poi cerco appunto di mostrarvi i dati e passare poi la parola, quello che interessa a me isolare qui è l'idea che le scelte altruistiche di lungo termine implicano, e qui faccio un po' l'analisi economica poi lascio l'analisi filosofica e l'analisi sull'impostazione della società ai colleghi, un'assunzione di rischio perché quello che facciamo oggi non è detto che poi abbia risultati che ci aspettiamo, c'è una componente inevitabile di rischio che quello che ci aspettiamo non succeda, un differimento del beneficio perché per definizione fare del bene alle generazioni future implica avere un beneficio non immediato ma futuro, quindi qui stiamo parlando di propensione al rischio e propensione al consumo presente dal punto di vista economico, però al contempo implica anche un potenziale guadagno di fficienza perché alcune azioni intraprese oggi potrebbero avere questo leva enorme sul futuro, pensate sempre a tutti quelli o minimi si infila e al fatto che quello che facciamo oggi avrà delle ripercussioni sulle loro vite. Quindi la domanda chiave che abbiamo provato a chiederci in uno schema molto stilizzato che abbiamo chiesto ai nostri studenti è quanto pesano questi fattori nelle scelte di allocazione tra presente e futuro e adesso vi faccio vedere appunto questi dati che abbiamo raccolto dal sondaggio giusto per inquadare un po' il tema. Abbiamo raccolto 249 risposte principalmente studenti universitari di scuola superiore, siamo focalizzati su un campione appunto volontariamente molto giovane per capire anche un po' la loro prospettiva, abbastanza bilanciato in termini di genere e a questi soggetti abbiamo chiesto di, avevano davanti una schermata come questa, un esperimento online, avevano questi due soggetti ipotetici, sono scelte ipotetiche quindi l'ho chiamato sondaggio, e dovevano scegliere come distribuire i gettoni, quelli che ho già citato, tra un soggetto A e un soggetto B. Quello che abbiamo manipolato nelle varie schermate era la probabilità per un soggetto di riceverlo per l'altro e la distanza nel tempo e l'efficienza dell'allocazione, nel senso che come vedrete quelle cose che qui sono in giallo cambieranno nei nostri varie condizioni, comunque sarà un po' più dettagliato quando vi mostrerò i risultati. Però l'idea era questa, focalizzarsi un po' su quanto, qual è l'implicazione di maggior rischio nel dare queste risorse a un soggetto, maggiore differimento nel tempo e maggiore o minore efficienza, ovviamente in una chiave stilizzata cercando di raccogliere gli elementi quantomeno economici, cruciali delle scelte transgenerazionali. I risultati sono questi, sarò molto breve, questa è la condizione che abbiamo chiamato rischio, in cui il soggetto A riceveva i nostri gettoni con il 90% di probabilità, mentre il soggetto B lo riceveva solo con il 10%, quindi in qualche modo dare gettoni a B è molto più rischioso, perché c'è un'altra probabilità che B non li riceva, con il 90% non riceve nulla, mentre A con il 90% li riceve. I risultati, le persone muovevano uno slider e davano ad A e B, quello che vediamo è che effettivamente il rischio scoraggia l'allocazione di risorse, la maggior parte dei gettoni vengono dati ad A, perché la maggior parte delle persone dava tutti i gettoni al soggetto A, ne dava 0 a B, quindi in questo caso come ci aspettiamo se c'è un alto rischio nel dare, e questo rischio per noi appunto è l'idea di dare al futuro, le persone tendono a evitarlo. Per quanto riguarda il tempo l'evidenza è simile, quando il soggetto B riceve ipoteticamente i nostri gettoni tra 20 anni anziché tra un anno, le persone tendono a dare più gettoni ad A rispetto a B, vedete il 100 gettoni ad A è molto grande, che vuol dire 0 a B, anche se il 50-50, che è la distribuzione di equità, comunque occupa una fetta grossa della distribuzione. Questa cosa del 50-50 è molto importante quando iniziamo a ragionare di efficienza, in questa condizione invece i due soggetti avevano la stessa differimento, tutti e due ricevevano i gettoni tra un anno, tutti e due le ricevevano con alta probabilità, quello che cambiava era l'efficienza della donazione, se noi davamo i nostri gettoni ad A venivano moltiplicati per 4, a B rimanevano uguali per 1 e con mia sorpresa, perché non me l'aspettavo, qui le persone non sembrano seguire un criterio di efficienza. Vedete qui il 100 vorrebbe dire dare tutto ad A, non è il pallino più grande, il pallino più grande è l'80 e l'80 è esattamente la locazione che rende uguali i due soggetti a posteriori, quindi questa è un'evidenza, è tutto ipotetico però, io sono rimasto sorpreso perché è un'evidenza molto forte il fatto che i nostri studenti, ragazzi molto giovani, usano come criterio guida non l'efficienza ma l'equità e questa è ancora più forte in questa condizione, questa è l'ultima poi vi prometto che concludo, in questo caso avevamo provato a mettere in contraposizione equità e le altre due dimensioni, nel senso che il soggetto A ra penalizzato perché riceveva i gettoni tra vent'anni con bassa probabilità ma in maniera molto efficiente, mentre il soggetto B li riceveva a breve con alta probabilità ma con bassa efficienza e in questo caso addirittura il soggetto A riceve pochissimo, nel senso che anche questa efficienza di A non basta compensare il rischio e il differimento quindi concludendo quello che voglio lasciare come spunto, ovviamente questo è un questionario non incentivato su un campione limitato però ci dà alcuni spunti, l'idea è che sicuramente le azioni volte al futuro hanno una forte leva di efficienza perché possono influenzare la vita di moltissime persone dopo di noi, come avete visto il 99% degli homo sapiens potenzialmente deve ancora esistere, tuttavia dobbiamo ricordare che hanno siti incerti e differiti nel tempo e questo rischio e differimento potrebbe ssere un elemento che potrebbe scoraggiare queste scelte, quindi la domanda che io lascio un po' aperta e che spero appunto anche nella discussione di oggi trovi qualche spunto è come promuovere l'allocazione altruistica a lungo termine e probabilmente come anche la collegandina ci dirà, non possiamo limitarci ad un'analisi di tipo economico come quello che ho fatto io su rischio e differimento ma dobbiamo dare un fondamento legato anche alle emozioni all'empatia, al modo in cui noi ci rapportiamo a questi futuri esseri umani che non possono essere solo delle figure stilizzate ma devono trovare una loro identità per in qualche modo sollecitare il nostro altruismo. Grazie e lascio la parola alla collega. Grazie intanto che cerchiamo di introdurre la mia presentazione, giusto qualche slide che aiuta a tenere meglio il filo e io mi metto anche il tempo così sono sicuri di non sforare, allora intanto che lui reagisce forse agli stimoli che non è detta, che è una questione, no la reazione degli stimoli è una questione di percettologia quindi in qualche modo c'entra. Allora in che modo la filosofia si aggancia alle cose che ha detto Matteo e quali contributi i filosofi possono dare a questo tipo di dibattito? Allora intanto un buon punto di partenza per ragionare su queste questioni è in un certo modo radicalizzarlo, ce l'abbiamo fatto. E in qualche modo radicalizzarlo nel senso sapete i filosofi non tutti ma insomma amano porre spesso la domanda in maniera radicale in modo da vedere le conseguenze effettive di certe questioni. Allora un punto di partenza che stiamo adottando riguardo a questa questione dell'importanza delle generazioni future perché questo è quello che Matteo ci ha detto per dirlo in una battuta che spesso io cito con i miei studenti da un film di Woody Allen perché diavolo dovremmo occuparci delle generazioni future se loro non hanno mai fatto nulla per noi. E tecnicamente è vero, non esistono o meglio ci sono due tipi di generazioni future a cui possiamo pensare. Il concetto è in realtà un concetto ampio e quindi lo possiamo declinare in due modi. Ci sono le generazioni future nel senso delle generazioni giovani che esistono diciamo così ovviamente nello spazio-tempo in carne d'ossa, ci pizzicano e ci dicono tante volte guardate che ci sono certe scelte che state compiendo che non ci piacciono e altre invece sì e sono portatori di diritti in parte sono rappresentati politicamente con molta difficoltà perché non hanno diritto dell'accesso al voto fino fino fino a una certa età e perché poi comunque la politica li rappresenta insomma a lungo in maniera parziale e poi ci sono i nonnati però no quindi i nonnati rientrano nella categoria delle generazioni future quindi perché sottolineo i nonnati e dei nonnati la filosofia sta incominciando a occuparsi molto per delle ragioni teoreticamente interessanti. Allora i nonnati sono quelli che non ci sono nello spazio-tempo ma sono individui possibili. Chi di voi conosce un pochino Anna Arendt e va a certi scritti di Anna Arendt, Arendt parla molto del tema della natalità contrapponendosi ad Heidegger in qualche modo e Arendt dice la questione della natalità fa sì che la possibilità dell'esistenza e della venuta in vita sia una possibilità molto concrete quando noi dobbiamo riflettere sul mondo cioè sulla complessità delle cose dobbiamo pensare che ci sono degli individui possibili cioè non portatori di diritti in termini concreti persone che esistono nello spazio-tempo ma qualcuno che entrerà nella catena della vita e dell'esistenza. Vediamo se riesco a dominare queste cose. Allora questa cosa che chiamiamo long-termism che sono appunto i problemi l'insieme dei problemi a lungo termine è una cosa che sta impegnando la filosofia molto in questa fase. Io ne ho elencato tre grandi questioni due se volete diciamo così sono quelle che vengono usate di più quando parliamo del problema delle generazioni future. Crisi climatiche ambientali cioè grandi problemi complessi che il cui impatto, l'impatto delle decisioni e delle azioni che prendiamo qui e ora sarà molto avanti nel tempo, sostenibilità del sistema di welfare eccetera. Questo insieme di cose diciamo sono insieme di ambiti della prassi sociale delle azioni sociali in cui non possiamo pensare che le nostre azioni non abbiano non abbiano come dire impatto nel tempo molto in là. L'ho declinata vedete sostenibilità di sistema di welfare è ovviamente ovvio ma è giusto per ricordarcelo pensioni, sanità, istruzione. In tutti questi ambiti pensate all'equilibrio del sistema pensionistico. Esiste questa cosa che alcuni filosofi hanno chiamato catena delle generazioni cioè non è possibile pensare all'individuo singolo le filosofie occidentali sono molto come dire costruite sul modello dell'individuo, riduciamo tutto all'individuo pensiamo tutto a partire dell'individuo e dell'individualità in realtà per alcuni tipi di problemi non possiamo non pensarci nella nostra forma di collaborazione più o meno volontaria di acronica cioè estesa nel tempo. Collaboriamo in qualche modo più o meno spontaneamente è vero c'è una dimensione una protensione alla prosocialità ma come diceva Kant c'è prosocialità ma c'è anche una forte difesa del senso dell'individuo, dell'identità personale e quindi c'è questa tensione, questo conflitto da un lato l'individuo che lavora per soddisfare del tutto legittimamente i propri bisogni, i propri interessi, difesa della sfera personale d'altro canto la necessità di collaborare, di essere prosociali ma non soltanto in una dimensione sincronica cioè con chi diciamo così nel nostro mondo, nel nostro spazio sociopolitico ma anche e soprattutto per certe questioni in una dimensione di acronica. La dimensione di acronica non è evitabile perché noi possiamo anche dirci che cosa che fanno certi filosofi, per chi è filosofo qui può andarsi a leggere per esempio un filosofo britannico molto famoso, molto importante che si chiama Derek Parfit che ha lavorato molto su questa questione dell'intergenerazionalità? Beh noi possiamo anche dirci che non sappiamo come saranno le generazioni future e quindi prendere delle decisioni oggi comporta gravi rischi di paternalismo cioè di decidere per loro però di fatto è che non possiamo evitare di agire e quindi non possiamo vitare di compiere delle azioni che avranno delle conseguenze, ci piaccia o no le conseguenze ci saranno. Quindi il rischio di paternalismo non è evitabile nel senso che se può essere moderato, può essere più o meno prudente, può essere più o meno sposti ma le conseguenze ci saranno e quindi di nuovo per citare un altro filosofo che ha riflettuto moltissimo su queste cose, Anzionas, è meglio prendersi la responsabilità di questo perché comunque non è evitabile. Quindi una parte della filosofia già direi da alcuni anni sta molto ragionando su queste questioni in termini sia morali come vi ha anticipato dal punto di vista diciamo dell'economia che intersega la filosofia Matteo, sia fondazionali cioè si sta cercando di capire qual è la struttura della realtà sociale, una parte dei filosofi fanno quello cioè come è costruita la nostra realtà, quali sono i fondamenti e se ci sono delle parti della realtà sociale che intersecano, diciamo così, impattano di più su queste questioni. I filosofi che si occupano di teoria dell'azione per sempio hanno individuato un tipo di azione, diciamo così, collaborativa e cooperativa che hanno definito azione sociale transgenerazionale e l'hanno descritta. L'hanno descritta come quel tipo di azione nelle quali la collaborazione tra generazioni diverse su alcune grandi questioni non è vitabile, quindi supponete che è un'azione iniziativa, un'azione cooperativa e collettiva iniziativa e che questa azione per essere, diciamo così, strutturata e svolta richieda un certo tempo. Questo tempo è un tempo concreto, è un tempo lungo e quindi dobbiamo immaginarci un passaggio di staffetta. Qual è il problema in questo tipo di azione? Che chi sta un po' più in là nel tempo, magari molto più in là nel tempo, non è stato coinvolto nel modello decisionale, non nel momento della scelta che è magari sociale, politica eccetera, ma si trova a entrare in quell'azione collaborativa. Quando questo viene necessariamente, cioè quando quell'azione sociale che è stata messa in atto, che è lunga e richiede necessariamente la collaborazione di generazioni diversi, quindi di attori diversi che si, come dire, che collaborano in momenti del tempo anche abbastanza distanti, può nascere e dobbiamo porci un problema di tipo ovviamente etico-morale, perché non c'è la senso e quindi ci si trova a collaborare senza volerlo fondamentalmente, ci si trova inseriti in un contesto. Allora questo tipo di azione è un tipo di azione che normalmente facciamo, è un tipo di azione, diciamo così, sono azioni collaborative complesse che normalmente ci accade di sviluppare e che hanno dei problemi di, diciamo così, che hanno delle questioni morali di sfondo e etiche di sfondo abbastanza impegnative che generalmente tendiamo a sottostimare. Allora quindi come vi metto nella slide, sono azioni complesse che si protraggono per un tempo piuttosto lungo o molto lungo, sono compiuti da due o più gruppi di persone che appartengono a generazioni diverse. Allora il problema delle generazioni diverse, vi dicevo, è molto interessante quando dal punto di vista filosofico, ovviamente noi ci facciamo delle domande che sono non di ordine quantitativo come si fanno gli economisti, ma di ordine appunto in questo caso di ordine fondazionale come lo sto proponendo io, è come trattare quei soggetti che sappiamo che entreranno nell'azione collaborativa a un certo punto che non esistono, come facciamo? Perché allora abbiamo un problema di senso comune nel senso che qualcosa che non esiste non è detto che esisterà e quindi siamo portati a non preoccuparcene e anche legittimamente da un certo punto di vista perché abbiamo talmente tanti problemi salienti con chi esiste che uno dice ma insomma va bene va bene guardare lungo e poi però abbiamo un problema quindi di sociale politico di senso comune, convincere le persone che è importante occuparsi anche di chi non esiste ma che esisterà, che diciamo così stante le attuali condizioni della vita umana e della specie homo sapiens esisterà e diciamo così un problema fondazionale come trattiamo queste entità in potenza? I non nati che coloro i quali non ci sono ma esisteranno. Allora il nostro la nostra giurisprudenza la nostra filosofia è piena devo dire di questo tipo di entità perché ci servono per fare una certa quantità di cose, il diritto è pieno di entità quindi entità che ci servono per postulare delle cose nella norma e che ci servono per regolare i comportamenti. Allora i non nati sono entità fittizie a tutti gli effetti cioè entità in potenza per darvi un'idea che cosa sono quali altre entità fittizie troviamo nel nostro mondo personaggi dei romanzi per sempio madame Bovary non la trovate da nessuna parte nello spazio tempo però gli scrittori predicano come attribuiscono una certa serie di proprietà a madame Bovary solo che madame Bovary non esisterà mai nel senso che è un'entità davvero fittizia a tutto tondo. L'entità fittizie che sono i non nati hanno una proprietà nello specifico cioè possono passare dalla potenza all'atto quindi a un certo punto ci saranno come descrive molto bene ripeto di nuovo in testi classici a un certo punto ci saranno e noi dobbiamo regolarci effettivamente sul fatto che potranno esserci e entreranno nella catena delle generazioni che vi ho descritto prima. Guardate i sistemi e questo è un grandissimo problema per sempio in tutto prendete la macro area delle azioni e delle decisioni politico-sociali relative al cambiamento climatico per esempio perché stiamo attrezzando in parte i nostri sistemi giuridici su questo. Il cambiamento dell'articolo 9 della costituzione italiana va in questa direzione, a un certo punto c'è un riferimento, non ricordo se lo porto nelle slide forse sì, c'era? Nell'articolo 9 che tratta appunto di tutela per esempio dell'ambiente c'è un riferimento molto chiaro alle generazioni future e generazioni future ripeto nel modo di, la stessa cosa fa la costituzione tedesca in una revisione recente in cui si parla di due cose generazioni future e di introduzione della regola del tempo, cioè di prendere in esame la diacronicità dei nostri sistemi sociali, il fatto che il tempo abbia un impatto importante almeno quanto ne ha lo spazio sulla costruzione della nostra società. Ebbene il tentativo che facciamo che fa la filosofia e che e che fa la giurisprudenza è quello di considerare queste entità potenziali che di fatto non esistono come dei portatori di diritti e che possono essere sollecitate come portatori di diritti a tutti gli ffetti. Perché considerarle come portatori di diritti effettivamente ci fa cambiare o ci fa, come dire, può consentire all'opinione pubblica opportunamente sollecitate al legislatore di considerare le generazioni future in un modo diverso, come degli ideali regolativi. Visto che Matteo ha richiamato il tema delle emozioni, chiudo rapidamente su questo. È molto complicato riflettere sulla questione delle emozioni dei non nati, ok? Ed è molto complicato per una ragione semplice. Allora, come esseri umani, diciamo così, appartenenti alla specie homo sapiens che hanno delle terminate caratteristiche, animali, quindi biologici, biologiche e istintive e prosociali, siamo fatti in un certo modo? Questo nostro essere fatti in un certo modo è ovviamente costantemente corretto dalla cultura. Abbiamo imparato a correggere il privilegio che accordiamo costantemente al presente, alla dimensione del presentismo, dicono i filosofi, introducendo dei correttivi sotto profilo tecnico, tecnologico, culturale, che ci portano a guardare un pochino di più a lungo termine. Questo lo sappiamo fare, pensate ai testamenti, pensate alla tutela della proprietà, tutta una serie di cose. Questo ci riesce abbastanza bene, diciamo così, finché pensiamo ai figli e ai nipoti, ci riesce molto molto più difficile quando pensiamo oltre, perché? Perché i figli e i nipoti sono entità che esistono nello spazio-tempo ricchi di proprietà, cioè abbiamo delle relazioni, sono li conosciamo, li descriviamo, abbiamo delle relazioni empatiche, simpatetiche, simpatiche, ci orientiamo verso di loro, verso i non nati no, cioè verso quella dimensione di futuro che, diciamo così, va al di là della nostra capacità di relazione diretta, lì c'è un grandissimo problema. E quindi è molto difficile dirigere le emozioni verso quella quella sfera della temporalità e se è difficile dirigere le emozioni è difficile in realtà orientare le nostre pratiche sociali e politiche in modo da tutelare quella parte del nostro futuro. Come si può fare per correggere questo? Noi abbiamo corretto un sacco di cose, continuiamo a correggere un sacco di cose, cioè a rendere la specie homo sapiens più resiliente, più capace di resistere e noi abbiamo in questo momento moltissima necessità di resistere nel tempo, costruendo delle narrazioni efficaci per esempio, cioè usando le arti per riempire di proprietà il futuro in maniera immaginativa, non per dire come sarà, ma per aiutarci a darci una visione, pensate al cinema, tantissime opere che in questo senso hanno fatto delle operazioni già molto interessanti, per aiutarci a diriderci verso una direzione piuttosto che tutte le altre, quindi usando quello che ci può rendere le proprietà, le entità in cerca di autore, come le ho chiamate, cioè le generazioni future, perché sono molto povere di descrizione specifica, come qualcosa di più vicino e concreto. Chiudo qui. Grazie. Come faccio però a farla apparire? Certo, iniziamo a parlare mentre cerchiamo di risolvere i problemi tenici. Allora io vorrei spostare, purtroppo appunto passiamo da una filosofa ad un economista, quindi voleremo molto più basso, mi scusa è sempre imbarazzante parlare dopo un filosofo e l'economia come forse sapete è stata definita, infatti, è una disciplina triste. Io vorrei passare mentre Matteo ha posto l'accento sulle scelte individuali, sugli individui, in parte anche quello che ha detto Tiziana Andina, si concentra su aspetti culturali, individuari, vorrei invece passare un po' a una trattazione delle istituzioni economiche. Già qui c'è un piccolo contrasto perché questa famosa frase, io ho visto che è stata fatta da Gruccio Marx e poi W.D. Halle e la ripresa, quindi perché dobbiamo occuparci delle generazioni future visto che queste non hanno fatto nulla per noi e come vedremo questo anche da un punto di vista di istituzioni economiche molto importante perché molte norme pro-sociali di cui ha discusso Matteo comportano una reciprocità. Io faccio un sacrificio, do qualcosa a te perché mi aspetto di ricevere qualcosa, ma ovviamente dalle generazioni future noi non possiamo ricevere nulla per definizione e quindi questa reciprocità che è molto importante nelle decisioni umane non può esserci nei confronti di generazioni non ancora esistenti. Quindi io mi concentrerò sulle istituzioni e in particolare provo a chiedermi se l'economia capitalistica di mercato in cui tutti noi viviamo è un sistema adatto a garantire un minimo di equità intergenerazionale, si occupa in qualche modo di questa trasmissione di benessere, di ricchezza, di qualità della vita tra le generazioni diverse, tiene in qualche modo in conto l'interesse delle generazioni future. La mia risposta è in parte sì, anzi in parte il sistema capitalistico è stato molto più efficace dei sistemi precapitalistici nello svolgere questa funzione, in parte invece non lo fa perché è un sistema che funziona su alcuni presupposti prima di tutto i diritti di proprietà che funzionano molto bene in alcuni campi, funzionano molto Quindi la risposta è in parte positiva e qui lo stesso nome capitalismo cos'è la centralità del capitale, cos'è il capitale, sono beni che oggi i capitali non sono i soldi, sono macchinari, sono edifici, sono beni che noi oggi produciamo ma che non consumiamo oggi ma li destiniamo a maggiore produzione nel futuro e questo ovviamente esisteva già prima anche in un sistema precapitalistico ma il capitalismo ha spinto enormemente fin dall'epoca dell'industrializzazione per la produzione di capitale, il capitale non è nient'altro che un sacrificio attuale per avere qualcosa di più nel futuro e questo in società precapitalistiche era molto molto più limitato. Secondo gli investimenti anzi qui una parte di capitale molto importante è quella che viene messo nella produzione di innovazione cerchiamo di migliorare le nostre tecnologie produttive proprio per produrre di più in futuro. Anche i mercati finanziari svolgono questo in parte questa funzione, servono a trasmettere risorse dal presente al futuro e scontano il futuro. Nei mercati finanziari ci si pone molto il problema di aspettative, cosa succederà nel futuro e cercano di fare da ponte tra il presente e futuro. Altrettanto importante abbiamo istituzioni molto solide, qui siamo nel rettorato di un'università, anche questo esisteva già ovviamente in un sistema precapitalistico ma il capitalismo e l'economia dei mercati hanno spinto moltissime in questa direzione, abbiamo istituzioni solide investiamo tantissimo nel trasmettere tra generazioni una componente fondamentale che è la nostra conoscenza, in questo caso in particolare la conoscenza produttiva, la conoscenza di come fare le cose, quindi scienza e tecnologia, investiamo molto in questo e investiamo molto nella trasmissione al futuro di queste conoscenze per cui non non ci rimentiamo la ruota ogni giorno Anzi, ripeto, questo non è ovviamente sempre esistito nell'umanità ma sicuramente per la parte con un valore di mercato, quindi la parte di conoscenza destinata alla produzione, il sistema capitalistico di mercato ha incentivato moltissimo e investe tante risorse in questo. In tutto questo ovviamente c'è entrare il ruolo della proprietà, la trasmissione di risorse attraverso il meccanismo della proprietà e ha un ruolo fondamentale, anche Tiziana l'ha citato precedentemente, pensate dei meccanismi di eredità, di successione, di proprietà intellettuale per le conoscenze, sono dei meccanismi fondamentali ma anche tutta la parte di istruzione. Uno dei punti che vorrei discutere alla fine è che se questi meccanismi funzionano piuttosto bene per la trasmissione, pensate al meccanismo di eredità e successione, questi sono però anche meccanismi che portano tipicamente ad un aumento delle disuguaglianze all'interno di una generazione. Il fatto che una persona ricca possa trasmettere tutta la propria ricchezza ai propri figli crea, e vedremo dopo ci ritornerò, crea tipicamente una crescita della disuguaglianza Infatti uno dei punti che vorrei discutere è un certo potenziale conflitto non banale tra trasmissione intergenerazionale ed equità all'interno delle generazioni. Allora in parte il sistema capitalistico funziona molto bene in questo, in parte no e tipicamente non funziona bene quando non c'è di mezzo il meccanismo della proprietà, la proprietà del capitale. Prima di tutto, vabbè, su questo ritornerò un attimo, prima di tutto c'è comunque anche all'interno del sistema capitalistico una forte spinta, la cosa qui è abbastanza banale ovviamente, un sistema di mercato al primo scopo è quello di vendere e fare profitti e ovviamente le generazioni future non hanno potere d'acquisto, non ci sono ancora, quindi alle imprese sostanzialmente non interessano molto. Secondo, per vari motivi soprattutto nel sistema anglosassone, qui il Giappone in parte un'eccezione, la Germania lo era ma sempre di meno, l'Italia come è solito sta un po' a metà strada, ci sono stati dei meccanismi di, esistono molti tipi di capitalismo, capitalismo anglosassone per vari motivi, spinge molto verso quello che si viene chiamato short termism, cioè un fortissima spinta a guadagni immediati, ad esempio lo si vede nella remunazione dei manager, ormai i manager sono pagati con le stock option, hanno questi bonus molto legati all'andamento azionario a brevissimo termine e quindi abbiamo tantissimi casi di manager che anche in modo turfaldino gonfiano la valutazione dell'impresa nel breve periodo si prendono un sacco di soldi, scappano con la cassa e vanno a vivere di rendita alle bama, soppure vanno a fare i manager altrove, è stato cognato il termine capitalismo trimestrale su questo, si guarda ai risultati trimestre per trimestre, perché anche i mercati finanziari lavorano su questo. Un'altra questione fondamentale, ormai nei mercati finanziari si fanno molti più soldi su una speculazione, su movimenti a pochi giorni, addirittura a pochi minuti, a pochi secondi, c'è sempre più trading fatto da algoritmi che speculano e fanno miliardi su differenziali di prezzo nel giro di pochi pochi istanti, pochi secondi, quindi abbiamo, e questa è una delle cose che molti dicono dovrebbero essere informate e questo si può fare pur restando all'interno di un sistema capitalistico di mercato, fare alcuni, attuare alcuni correttivi che spingano il sistema ad essere meno concentrato su risultati immediati a brevissimo termine. Ma forse il problema più importante è questa che fare con i temi che sono già stati trattati da Tiziana Andina, l'inquinamento, il degrado ambientale, che ovviamente questo sistema funziona bene dove ci sono diritti di proprietà ben definiti, trasmissibili, eccetera eccetera, dove invece questi diritti di proprietà non ci sono, questo meccanismo non funziona, non funziona sui beni comuni, sui beni ambientali, qual è il problema dei beni ambientali che l'aria pulita che respiriamo non appartiene a nessuno, appartiene a tutti appartiene anche alle generazioni future, ma su questo non c'è un interesse specifico per tutelare e trasmettere possimenti anche migliorandoli questi beni invece di depredarli, c'è una fortissima spinta inevitabile a privatizzare i profitti scaricando i costi sulla società, se poi questi costi li si possono scaricare sulle società future meglio ancora, i posteri non protestano, non comprano, non fanno nulla, non esistono e quindi il problema ce lo vedremo nel futuro. La teoria economica su questo è clamorosamente impreparata, giovani economisti speriamo ci stanno già lavorando e devono fare grossi progetti, chi di voi ha studiato economia questi fenomeni vanno sotto le etichette esternalità che si studiano nell'ultimo capitolo del libro, quando il professore ormai è stufo e gli studenti sono stanchi, l'ho fatto due settimane fa nella mia università di corsa perché siamo alla fine del corso, arriva l'esame, ah ci sono anche l'esternalità, va bene pazienza eccetera, invece sono veramente centrali in queste cose, no quindi distruzione delle risorse ambientali, distruzione del tessuto sociale è anche tutt'altro che irrilevante, non è solo le risorse ambientali ma sono anche le risorse sociali che vengono, l'industrializzazione ha avuto delle conseguenze pesantissime sull'organizzazione della società creando come al solito miglioramenti ma anche devastazioni sociali, devastazioni del tessuto sociale. L'altra cosa preoccupante che tradizionamente, questo secondo me è un punto molto molto importante che tra altri probabilmente si allaccia, ci sarà un dibattito oggi con il professore Gili che vedo là alle 5 in Aula Kessler, proprio in cui si parleranno anche di queste cose del risvolto dell'equivalente politico di questo short-termism. Tradizionalmente la politica cercava di correggere in parte, anche facendo degli rrori però cercava di correggere in parte questi errori. Io temo purtroppo che oggi la politica soffra di short-termism, soprattutto nei paesi occidentali, forse ancora più delle imprese del mercato, perché è cambiata radicalmente, ad esempio c'è stata una crisi di partiti, di movimenti politici con una visione di lungo termine. Se pensate a quello che è successo in Italia, è clamoroso, ma non è solo l'Italia. Avete ormai movimenti politici, partiti che nascono come funghi, durano due anni, hanno successo, poi spariscono e la politica è sempre più concentrata sugli effetti di brevissimo periodo, l'uso di social media, i tweet, eccetera eccetera. Questa prospettiva di lungo periodo sta venendo meno clamorosamente, no? E anche la politica ha un incentivo a scaricare sul futuro i costi delle proprie decisioni. Quì la cosa clamorosa è che i nonnati non votano, i giovani votano poco e a causa della crisi demografica i giovani sono sempre meno. Quindi ho visto qui il 73% degli elettori in Italia più di 40 anni. Quindi è ovvio che la politica asserva gli interessi degli ultraquarantenni e si concentri molto più sulle pensioni che sull'istruzione e l'aiuto ai giovani. È ovvio perché gran parte del loro elettorato è così, va bene. Cerco un po' di scegliere perché sono in ritardo. L'ultima cosa, vabbè, equità in generazione, quindi scusate, sono andato un po' troppo lento. Allora, volevo dire due parole rapidissime su un possibile, questo secondo me è un tema molto importante, un possibile conflitto tra equità intergenerazionale ed equità sociale. Come sapete, noi viviamo in occidente, in società, sempre più diseguali all'interno della stessa generazione. Quando io ho studiato economia tante nel secolo scorso, si diceva che il migliore indicatore del grado di avanzamento conomico di un paese era l'eguaglianza della distribuzione del reddito. Da 20 anni questo non lo si dice più perché in tutto l'Occidente scandinavia inclusa sta peggiorando. Viviamo in società sempre più diseguali. Non c'è dubbio che i meccanismi che abbiamo di trasmissione della proprietà della ricchezza, che hanno funzionato molto bene per certi aspetti, sono una delle cause, non certo l'unica, ce ne sono nante altre, ma sono una delle cause. Volevo citare questo bellissimo studio di due economisti dell'ufficio studio Barone e Moccetti hanno trovato dei dati sulle famiglie più ricche, perché c'è stato un censimento a Firenze nel 1427 della ricchezza, perché la volevano tassare i medici. Tra le famiglie più ricche nel 1427 a Firenze, le famiglie più ricche oggi, la stragrande maggioranza, i più ricchi oggi sono discendenti dei più ricchi del 1427. In 600 anni non c'è stata, c'è stata pochissima redistribuzione a ricchezza. Questo è drammatico, è drammatico ad sempio per chi creda nell'economia di mercato liberale, crede che la società debba rivoltersi continuamente in base ai meriti. Quindi i meccanismi di trasmissione della ricchezza che hanno funzionato molto bene tendono però a generare disuguaglianza e quindi possiamo anche aspettarci che siano socialmente meno e meno accettabili. Quindi c'è una potenziale contraddizione tra equità intergenerazionale ed equità sociale e infatti storicamente, di questo ne parla sempre il famoso economista Thomas Pichetti ma anche altri, questo libro di Walter Scheidel, che è un austriaco che ha studiato, che dice sostanzialmente che storicamente abbiamo, con pochissime eccezioni, abbiamo un aumento dell'uguaglianza sociale solo quando questo meccanismo di trasmissione tra generazioni viene interrotto a causa di venti drammatici, guerre ed epidemia. Il libro di Scheidel si chiama il grande livellatore e lui dice guerre, pandemie, il covid non ha funzionato neanche in questo, anzi il covid è stato un disastro perché alla fine non ha ucciso pochissime persone e soprattutto anziani, non giovani lavoratori, ma guerre e pandemie sono stati gli unici casi in cui proprio per il fatto che una grossa parte di lavoratori venivano uccisi dalla peste o dalla retribuzione del lavoro aumentava e questo ha generato un aumento della disuguaglianza e gran parte, una buona parte del capitale nelle guerre viene distrutto, le guerre sono un momento in cui il capitale viene distrutto, viene bombardato, quindi proprio degli shock nella trasmissione sono stati tra i pochi episodi in cui l'uguaglianza è aumentata nelle società umane. Finisco qui perché ho già detto No l'ultima, no fatemi finire, solo dire questo, una nota positiva dopo tutto questo pessimismo, la mia nota positiva è che in realtà noi stiamo occupando, iniziamo ad occuparci ad esempio dei problemi ambientali perché non li percepiamo più come problemi futuri, stanno diventando problemi attuali, quindi la nota positive che molti di queste questioni che per 200 anni abbiamo totalmente trascurato perché il futuro non ce ne importa nulla, adesso sta diventando attuale e quindi qualcosa si inizia a fare. Grazie, siamo vicini alle 12 ma se qualcuno vuole dire qualcosa, vuole fare qualche domanda abbiamo ancora qualche minuto, c'è qui il microfono so che intimorisci un po' il microfono ma non abbiate paura, se invece non c'è nessun intervento direi che ringraziamo tutti della partecipazione e sicuramente ci sono molti altri eventi di grande interesse a cui potete andare. Grazie mille a tutti, grazie. Grazie.
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