Generazione Rent: benessere e nuove abitudini di consumo delle generazioni Y e Z
Incorpora video
Generazione Rent: benessere e nuove abitudini di consumo delle generazioni Y e Z
Intervento dedicato alla "Generazione Rent", ovvero giovani appartenenti alle generazioni Y e Z. Si discute del loro approccio ai consumi, caratterizzato dal noleggio piuttosto che dal possesso, e del suo impatto sull'economia. Intervengono esperti e rappresentanti di startup che illustrano casi di successo in diversi settori, evidenziando sia le opportunità che le sfide di questo nuovo modello di consumo.
E British is Buona giornata a tutti, benvenuti in questo appuntamento lennesimo all'interno del Festival dell'economia di Trento. Come avete visto in questi giorni l'idea del gruppo, solo le 24 ore, che è co-organizzatore di questo evento è quello di ragionare e raccontare i principali trend del nostro tempo e porsi delle domande per capire dove sta andando in generale il mondo, dove stanno andando i vari settori dell'economia. Non poteva non esserci un evento dedicato a questo tema, ai giovani, alle generazioni cosiddette rent, cioè quelle che non hanno più il punto d'arrivo del possesso della proprietà, ma per alcuni mezzi, per esempio l'auto, ma non solo, anche le moto, persino gli appartamenti con il caso di Airbnb. Insomma, che oggi è un mondo diverso anche di approcciarsi, è un modo diverso di approcciarsi anche ai consumi di cui vogliamo parlare oggi. E lo facciamo in due modi diversi, da un lato con un'analisi, un inquadramento, diciamo così teorico, una visione da parte del professor Zamagni, dell'università di Bologna, e poi avremo però i racconti di quattro giovani che si sono orientati in diversi settori dell'economia e che con storie diverse di startup ci vanno a raccontare esattamente quello che sta cambiando all'interno dell'economia. Io vedo soltanto un dato per capire, così mi ha colpito l'altro giorno, la velocità delle trasformazioni che stiamo vivendo. I dati sono arrivati dal più grande produttore di chip ad alta velocità del mondo che è Nvidia, che ha pubblicato i suoi numeri l'altro giorno, ha fatturato nel trimestre 26 miliardi di dollari, che è il quadruplo rispetto a quello che fatturava l'anno precedente. Quindi ha quadruplicato i ricavi, sono i chip che vanno in particolare nell'intelligenza artificiale, ma sono quelli dedicati all'alta potenza di calcolo. 26 miliardi di dollari è in tre mesi il doppio di quello che il Trentino esporta in un anno e questi chip vanno ad alimentare cose che facciamo tutti noi tutti i giorni e che fanno anche i ragazzi di cui parleremo tra poco. In questo evento che è organizzato dai giovani di Confindustria, e ovviamente nella natura diciamo nel DNA dei giovani di Confindustria c'è questo ragionamento, cioè andare a intercettare, capire, interpretare, analizzare quello che accade nelle nuove generazioni. Vi invito intanto qui con me sul palco Stefano Zamani, qui intanto vedo gente in piedi, là in fondo qui abbiamo qualche posto, se volete sedervi in prima fila abbiamo 3 o 4 posti liberi. Stefano Zamani, docenti di economia civile presso l'Alma Mater di Bologna, e da anni insomma interprete dei cambiamenti della società italiana. Quindi con lui cominciamo a ragionare, prima di avere poi le start up e di ragionare poi con Riccardo Di Stefano, presidente dei giovani di Confindustria, ma cercare di capire a suo avviso che cosa sta cambiando, come stanno cambiando e quali sono le cose che lei vede più diverse rispetto al passato nei consumi, nel modo di ragionare, nell'atteggiamento dei giovani. Zamani. Grazie, buonasera a tutti. E entro subito nel merito dell'argomento che ci ha introdotto Orlando. Quella che viviamo oggi è la seconda grande trasformazione di tipo polagnano, questo è un po' il termine tecnico. Polani, il grande studioso nel 1944, pubblicò questo libro intitolato La Grande Trasformazione. E in questo libro, veramente uno dei punti forti della cultura occidentale tradotto in tutte le lingue, raccontava quello che era cambiato alle società dell'Occidente avanzato dell'epoca in seguito alla prima e alla seconda rivoluzione industriale. Ebbene, oggi noi viviamo la seconda grande trasformazione associata alla terza e alla quarta rivoluzione industriale, soprattutto la quarta, caratterizzata come l'impiego di intelligenza artificiale, ecc. Allora, dobbiamo essere consapevoli che quella che viviamo non è una stagione di cambiamento. Molti confondono il cambiamento con la trasformazione. Qual è la differenza? Che il cambiamento implica la continuità. Io cammino su un sentiero, a un certo punto cambio l'andatura, però il sentiero è sempre lo stesso. La fase di trasformazione invece implica la scelta del sentiero, perché il sentiero che fino ad ora abbiamo percorso, nei diversi modi che possiamo immaginare, non è più percorribile. E questo crea a volte angosce, un po' eccessiva, altre volte paure e altre volte anche errori e così via. All'interno di questo, il discorso dei consumi assume una connotazione particolare, perché quella che oggi di fronte alla quale ci troviamo è la società dei consumi. Il consumo è un'attività antropologicamente originaria, anche nel passato si consumava. Però oggi il consumo ha assunto una connotazione particolare, quella di rappresentare il modo di consentire al mondo delle imprese di creare valore. Oggi il valore viene soprattutto dai consumi, non più dalle fabbriche come era all'epoca della società industriale. Noi oggi viviamo in una società post industriale. Ora, tutto questo non vuol dire che demonizzare i consumi, come qualcuno dice, assolutamente, però dobbiamo rendersi conto del seguente fatto. Che anche nel linguaggio corrente, cosa vuol dire consumare? Consumare vuol dire distruggere. Se io dico ho consumato le scarpe, vuol dire ho camminato tanto e ho distrutto le scarpe. Cioè il consumo riguarda l'azione che consiste nel mettere dentro. Ora, questo è inevitabile, però se noi non consentiamo, soprattutto ai giovani, soprattutto anche a chi non è giovane, di anche rendere concreta il mettere fuori, osserviamo quello che ci è dato, le cronache che ci informano. Perché il consumo, per quanto possa essere allettante, non riesce a soddisfare quel bisogno di realizzazione pieno del sé che è legata alla generatività. Cioè con il consumo noi mettiamo dentro, ma il mettere dentro deve essere affinalizzato ad uno scopo, che è quello di generare. Se questo viene a mancare, come in questa fase storica sta avvenendo, noi registriamo che ad esempio i giovani, anziché tenderà alla felicità, tendono all'appagamento. Cioè il consumo serve ad appagare, non a rendere felici. Perché la felicità, come noi sappiamo, è legata allo sviluppo pieno del proprio potenziale di vita. Voi direte, e allora cosa si può fare molto? Ed è chiaro che si deve fare. Il punto qual è? Che noi siamo ancora troppo abbaccinati, abbarbicati alle vecchie categorie di pensiero. Già lo diceva il grande Keynes, economista famoso inglese, quando diceva, nelle fasi di trasformazione, la fatica più grossa non è legata alla mancazza di risorse. Non è che ci mancano le risorse, ne abbiamo fin troppe. E la fatica più grossa consiste nel sbarazzarsi delle vecchie categorie di pensiero che ci obbligano a pensare, a ragionare in un certo modo, per far posto invece al nuovo. E oggi noi ci troviamo in generale, ma in particolare nel nostro Paese, in Italia, esattamente in questa situazione. Quello che i giovani chiedono, è chiaro che chiedono di consumare, ma di un consumo che serva a consentire loro di essere generativi. E voi sapete cosa vuol dire essere generativi? La generatività non è solo quella in senso biologico, che è una forma di generatività, ma ci sono tante forme. Se noi neghiamo questa possibilità, è chiaro che i giovani, nonostante siano pieni di strumenti, di mezzi di ogni tipo, manifestano quel senso di soddisfazione. Ho visto recentemente un'indagine demoscopica del census di Roma, noto a tutti, che, ce l'ho qui, ha la domanda se è contento della vita. Il 72% dei giovani italiani ha dichiarato, il 72% di essere scontento della vita che conduce. Ma non scontento perché non ha da consumare, hanno fin troppo. Io ricordo, io sono molto vecchio, quando ero giovane io, avevamo meno cose, però avevamo il desiderio di uscire, di essere generativi. Il miracolo economico italiano, com'è che è nato? Nel dopoguerra avevamo una miseria che si tagliava a fette, eppure siamo stati capaci di realizzare il miracolo economico. Ecco, oggi quello che ci manca è esattamente questo. Ecco, questo mi pare un aspetto interessante da sottolineare, cioè lei ricordava adesso la vastità delle opzioni davanti a un giovane. Oggi un giovane, aprendo un computer, ha una miriade di possibilità di consumo, e questo livello di insoddisfazione ricorda quello che capita a me quando, per esempio, io vado in una pizzeria, e in una pizzeria ci sono 72 tipi di pizza diversi, io non li leggo e vado sulla bufalina, perché mi stanco subito. Ma il fatto di leggere 72 cose mi crea ansia da un certo punto di vista. Il giovane oggi ha di fronte mille cose diverse che può utilizzare, quindi forse anche da qui, mentre nella sua generazione, quando arrivava un oggetto fisico, un regalo, c'era un valore diverso, perché aveva una unicità particolare. Oggi c'è una vastità di consumo che forse genera questo problema. Esatto. Questo che tu dici è verissimo. E ha a che vedere con una distinzione che raramente si mette in chiaro. La distinzione tra problemi di scelta e problemi di decisione. Sono due cose completamente diverse. Un problema si definisce di scelta quando una persona è chiamata a selezionare un'opzione tratante, le 72 appena citate, di cui però più o meno conosce le caratteristiche. Qual è l'esempio banale? Il ristorante. Mi siedo al ristorante, il cameriere mi porta il menù, io leggo le diverse piatte e poi scelgo. Per risolvere un problema di scelta, basta fare appello alla razionalità, al criterio di razionalità. I gioni di oggi sono infinitamente più bravi rispetto ai gioni delle generazioni precedenti nell'affrontare problemi di scelta. Dove casca l'asino? E nei problemi di decisione. Decisione in latino, decidere vuol dire tagliare. Cos'è un problema di decisione? Il problema di chi, trovandosi di fronte a una pluralità di opzioni, è chiamato a selezionarne una di quelle, senza che lui o lei sappia ciò che gli può capitare. Cioè, è quindi un'incertezza dovuta alla non conoscenza. Però deve decidere. Perché se non decide, cioè se non taglia, vi ricordate dalla mitologia greca la metafora della testa di Medusa, che se tu non tagliavi la testa di Medusa, scomparivi, morivi. Oggi è la situazione analoga. Quindi i giovani di oggi sono molto più bravi che non nel passato ne risolvono il problema di scelta, perché applicano i criteri di racionalità, facilitati anche dall'accesso ai nuovi strumenti di acquisizione delle informazioni e delle conoscenze. Ma quando si tratta di chiedere loro di decidere, si bloccano. Perché? Perché per decidere la racionalità conta poco. Ve lo assicuro io, conta pochissimo. Ci vuole la saggezza. Quella che i greci chiamavano l'afronesis, la saggezza. E la saggezza è diversa dalla racionalità. Quando Cristoforo Colombo prende il largo, sapeva dove sarebbe andato, ma neanche per sogno. Pensava di andare da una parte e arrivato dall'altra. Però non è stato lì a cincischiare. Ha tagliato, in quel caso, ha tagliato gli ormenzi e ha preso il largo e così via. Ecco allora che tutto questo discorso, se noi lo andiamo a parametrizare sull'attività economica di tipo imprenditoriale, capiamo il fenomeno di cui si parlava anche pochi minuti fa con gli amici qui presenti, che mentre c'è un aumento del tasso di managerialità, e abbiamo degli ottimi manager in Italia, se li invidiano all'estero, a volte se li portano via, come sapete, il tasso di imprenditorialità è in calma. Perché l'imprenditore è un soggetto che deve decidere, non che deve scegliere. Chi sceglie è il manager. Fateci caso. Se voi frequentate certe imprese, se parlate così, vi ne danno conferma. Perché il manager è uno che riceve dall'imprenditore, a mo di bussola, la direzione, qual è il punto da raggiungere. E in funzione del punto da raggiungere, sceglie la strategia più efficace, più efficiente, eccetera. Però ci vuole qualcuno che gli indichi. L'imprenditore invece è uno che non ha la mappa, ma ha la bussola. La mappa ti indica il sentiero da seguire, la bussola ti dà solo un orientamento. Ecco perché dicevo ci vuole questa saggezza. Ora, qualcuno mi dice a volte, beh, ma se uno non è vero, non è vero, perché va coltivata l'imprenditorialità. In Italia noi non facciamo abbastanza, anzi facciamo niente. Io ho sempre insegnato diverse università, dalla Bocconia a Milano, a Parma, a Roma, adesso, eccetera. Vi posso assicurare che mentre siamo molto avanzati, nella cultura manageriale, anche quella molto raffinata, legata alle nuove tecnologie, non si sta facendo uno sforzo analogo e voi direte perché. Ecco il punto. La risposta ci viene, non lo sapevamo già, però a livello empirico dal lavoro di James Hackman. James Hackman è un economista americano premio Nobel dell'economia. Con la sua squadra ha condotto un'indagine della durata di tre anni proprio per accertare il problema di cui sto parlando. Il lavoro è uscito tre mesi fa, è un lavoro meraviglioso. È un meraviglio che i professori non lo facciano studiare o non ne parli, perché in questo lavoro lui dice, oggi dobbiamo coltivare molto di più le character skills che non le cognitive skills. Le cognitive skills sono le abilità cognitive, quello che uno impara, la razionalità. Le character skills sono le abilità del carattere. E lui dice, lui con la sua squadra premio Nobel, americano, non di un paese, non ci siamo capiti, dice, oggi il fattore decisivo sono le doti di carattere, dove il carattere vuol dire intraprendenza, coraggio, fortezza, prudenza. La prudenza è una virtù fondamentale, come sapete che è la capacità di anticipare il futuro. Il prudente non è uno che sta guardando il passato, ma quello non è un prudente, quello è uno sciocco. Il prudente, dal latino providenzia, vuol dire guardare in avanti, providenzia, ecc. E allora lui conclude dicendo, bisogna che il sistema scolastico, soprattutto universitario, cambi come venga rovesciato come un calzino. Perché il nostro sistema scolastico universitario è molto efficace per alimentare le cognitive skills, cioè le abilità cognitive, il sapere, le materie. Ma è un disastro nella formazione del carattere. E noi tra poco vedremo quattro storie imprenditoriali di ragazzi che invece hanno deciso di mettersi in gioco e di gettarsi in questa avventura creando un'attività da zero. Io volevo chiederle questo, lei ha insegnato, insegna e quindi ha si confrontato con i giovani di più generazioni. Che cosa vede di diverso oggi nei ragazzi e nelle ragazze? E magari una caratteristica positiva e invece una problematica negativa? In parto ho risposto. Quello che manca è la formazione del carattere. Pensate a voi una virtù come la fortessa, che oggi viene chiamata resilienza. Cioè, di fronte alle prime difficoltà ci si arrende. Dice, non ce la faccio più. Un tempo era vero il contrario. Un tempo c'erano meno abilità cognitive, si sapevano meno cose ma più determinazioni. Chi vive in questo territorio del Trentino non lo sa bene. Nel dopoguerra i nostri imprenditori erano all'80% semi-analfabeti. Non sapevano niente. Però hanno fatto il miracolo, il miracolo economico italiano. Ma perché? Perché avevano dentro di sé come una pulsione a dire devo uscire dalla mia condizione e guardare avanti. Ecco allora la prima cosa. La seconda cosa invece è che oggi i giovani sono terribilmente più tra virgolette esigenti che non nel passare. Questo è un punto positivo. Cioè il giovane non lo può più accontentare semplicemente appunto con una concessione dei consumi alla vecchia maniera. Cioè ti prometto questo gettino, ti prometto l'automobile se fai questo o quest'altro. No. Oggi i giovani hanno bisogno di riscoprire il desiderio. Non so se voi avete mai sentito parlare il desiderio. Il desiderio non è appunto la pagamento. Letteralmente desiderio vuol dire tornare alle stelle. Desidera, desidera sono le stelle. Cioè bisogna che ai giovani si dia una prospettiva indipendentemente poi dal fatto che quella prospettiva venga conseguita. Ma se io mi limito ai giovani di oggi a dargli soltanto il qui e ora a contentare di piccoli risultati, il giovane non resiste. Quando questo viene fatto i risultati sono veramente notevoli. Perché i giovani oggi sono, non è vero poi quello che una certa pubblicistica dice, i giovani sono più egoisti, non è vero, non è vero. Basta vedere i dati sul volontariato, sull'azione volontaria. Quando ci sono i disastri i primi a correre sono volontari quasi tutti i giovani. E però nessuno ne vuol parlare. Capite il tradimento di chi manovra i mezzi di comunicazione? Si parla del male che si fa, se uno ammazza o fa pagini intere, ma del bene che si genera, e sono soprattutto i giovani, la verità è che il giovane deve riscoprire il valore fondativo del desiderio. Cioè dire di trascendersi, perché se gli togliete questo, gli togliete la ragione di vita. Il grande filosofo danese Kierkegaard diceva la felicità è una porta che si apre verso l'esterno, non verso l'interno. Capite? È proprio così. Cioè noi siamo felici quando vediamo che col nostro pensiero, le nostre opere, realizziamo qualcosa che altrimenti da ragione, la consapevolezza che lui è importante nella situazione di vita in cui si trova, perché senza di lui o di lei le cose sarebbero peggiori, è in questo momento la cosa più importante che occorre. Bisogna che tutti, a cominciare dalla scuola o all'università. Io non ho difficoltà a dire che la nostra università, la nostra scuola, fa letteralmente schifo, ma fa schifo non dal punto di vista tecnico, ma dal punto di vista dell'impianto filosofico, perché è ancora basata su un modello che ormai non c'è più, che è il modello tailorista tipico della seconda rivoluzione industriale. E oggi siamo nella quarta rivoluzione industriale. Ecco allora, poi ovviamente la grande politica dovrebbe occuparsi di questo anziché preoccuparsi di dipingere di colori vari leali. Ma ai giovani cosa gli interessa di quelle cose lì? A loro interessa la sostanza, interessa essere stimolati e spronati ad andare in quella direzione. Ed è chiaro che tutto questo ha come obiettivo ultimo quello di superare il cosiddetto individualismo singolarista, che è in questo momento storico la componente culturale dominante. Voi sapete che l'individualismo è di due tipi. L'individualismo dell'appartenenza e l'individualismo del singolarismo o singolarista. L'individualismo dell'appartenenza nasce durante l'illuminismo, e cioè la centralità dell'individuo rispetto alla comunità o alla società, ma di un individuo intanto in quanto appartiene a qualcosa, appartiene a un gruppo, ad una famiglia, ad una opzione religiosa. Sono tante le forme di appartenenza. Qual è la novità di oggi? Che l'individualismo ha assunto la forma dell'individualismo singolarista, cioè un individuo che taglia, deve tagliare tutti i legami che fino a questo momento lo hanno tenuto unito ad una qualche appartenenza in nome di una garanzia di successo. Questa è la falsità più grossa, perché questa corrente di pensiero è nata in America circa 40 anni fa. E è arrivata anche in Italia come altrove. Questa è la più patente menzogna che si possa fare ai giovani. Perché? Perché creano il paradosso. Voi sapete, paradosso è una parola greca che vuol dire sorpresa, meraviglia. Cioè, quanto più io dico al giovane, tu devi pensare al tuo futuro, tu sei l'artefice del tuo successo, tanto più il giovane cade in frustrazione. Perché? Perché lo sanno anche i sassi, che il successo non è un frutto solo di quello che faccio. Il successo presuppone il principio cooperativo, non il principio competitivo. Colpa degli economisti che, come non studiano, non sanno le cose, insegnano le cose sbagliate. Perché la competizione è fatta di cooperazione. Perché competere, cumpetere in latino vuol dire tendere assieme, cum petere, tendere assieme all'obiettivo. Ma se alla competizione voi togliete la componente cooperativa, qual è il risultato? Che rimane solo la componente animalesca. Nel mondo animale c'è la competizione intesa nel senso morse tua vita mea, la tua morte e la mia vita. E noi vogliamo ridurre il genere umano in queste condizioni. Ecco perché oggi l'altra, e aspetto che occorre avere la lealtà di direggione, non pensate di farcela da soli. Nessuno può farcela da soli. Ma per non farcela da sola bisogna stabilire legami di tipo cooperativo, dove il termine cooperativo va assunto nel senso proprio del termine. E per chiudere, ricordate sempre la metafora di Platone nel Fedro, quando Platone scrive Il solco sarà diritto e il raccolto abbondante se i due cavalli che trainano l'aratro procedono con la medesima andatura. Perché nell'antica Grecia l'aratro era trainato dai cavalli, e non dai buoi come da noi. E i due cavalli sono esattamente il principio cooperativo e il principio competitivo, che devono procedere di pari passo. Perché altrimenti, se l'uno fa gocci dall'altro, i disastri sono assicurati. Io ho motivo di ritenere che, osservando la realtà che frequento in Italia, ci sono segnali oggi di una ripresa. Ed è importante, il motivo per cui è importante, parlare di queste cose e soprattutto adesso ascoltare la testimonianza di alcuni giovani che, magari senza rendersene conto, hanno attuato, come dire, e intrapreso una via di uscita di questo tipo. Grazie. Grazie. Grazie, professor Zamagni. Grazie per essere stato con noi. Lo invito ad accomodarsi. Grazie. Grazie, sì. E quindi andiamo a raccontare le storie di questa nuova generazione. Abbiamo con noi Mirko Cerisola, country director per l'Italia di Too Good to Go, che invito qui a prendere posto insieme a me. Gianluca Daluiso, che è direttore e fondatore di About Media Cose non Cose, parliamo di informazione, sì, e Michele Laureola, cofondatore di Essence, qui parliamo di noleggio, di sostenibilità nell'ambito delle imbarcazioni, e poi abbiamo Sylvia Wang, fondatrice di Serenis, e qui parliamo invece di assistenza psicologica. Allora io partirei da Too Good to Go. Per fortuna che non sono finite le start-up, altrimenti devo restare in piedi. Ma Too Good to Go, i cambiamenti, noi stavamo ragionando prima della velocità dei cambiamenti, non esisteva questa società fondata in Danimarca fino a pochi anni fa, voi oggi avete 9 milioni di utenti in Italia, siete arrivati complessivamente a salvare e risparmiare 20 milioni di pasti in Italia, mentre siamo qui a ragionare, in una giornata di oggi, 20 mila persone avranno deciso di accedere al servizio. Il servizio, in poche parole, è quello di evitare lo spreco del cibo. Nelle stime delle società di consulenza siamo attorno al 20-30% del cibo, che è reso disponibile al consumo, che in qualche modo viene sprecato, per motivi volontari oppure no, perché non viene ritirato, perché si fanno male i calcoli, perché comunque i supermercati devono sempre avere una certa ridondanza in quello che offrono, perché lo scafalle vuoto è sempre nemico del profitto, però è nemico anche della sostenibilità. Voi avete intrapreso questo percorso e i risultati sono, devo dire, abbastanza eclatanti, perché da zero a 9 milioni di utenti è una bella strada. Ci sono due driver di cui vorrei che lei ci parlasse. Da un lato c'è l'aspetto sostenibile, e poi dall'altro c'è invece l'aspetto economico, cioè il sostegno alle persone che accedendo a questo pacchetto, riescono comunque ad accedere a un pacchetto di cibo fresco, a costi però più che dimezzati rispetto a quello che avrebbero pagato. Cosa sta succedendo? Quello che sta succedendo con Tugut Tugoh e quello che stiamo cercando di fare innanzitutto è avere un impatto sull'ambiente, dal punto di vista economico e dal punto di vista sociale. Tugut Tugoh è un'azienda in impatto sociale e ha una missione molto semplice, sogna un mondo senza spreco alimentare. Per fare questo ci sono due parti importanti. La prima è quella di sensibilizzare, ispirare, aumentare la consapevolezza, perché se non si conosce il fenomeno dello spreco è difficile voler fare qualcosa ed è difficile capire perché è urgente fare qualcosa. Dall'altro è quello di creare degli strumenti concreti, quindi trovare dei modi, come ad esempio l'app, che permettano alle persone di poter subito immediatamente, in modo facile e semplice, fare la differenza. Fare la differenza oggi vuol dire innanzitutto avere la possibilità di salvare del cibo. Prima stavamo un attimo raccontando anche come funziona. Di fatto Tugut Tugoh mette da un lato le persone normali, quindi le persone che vogliono salvare del cibo, vogliono evitare lo spreco. Dall'altro negozi e attività commerciali che oggi hanno una problematica di spreco. Quello che succede è che sia dalla grande distribuzione al piccolo locale, al piccolo panificio, alla piccola pasticceria di paese, è possibile oggi andare proprio a evitare che questo spreco ci sia. Andando a ritirare un sacchetto di cibo in venduta ancora buono, questa surprise bag, che ha poi anche una componente di risparmio. Perché quello che succede quando vado a ritirare questo pacchetto è che il valore del cibo che ho viene scontato di due terzi, proprio perché quel cibo sarebbe stato gettato e invece diventa una risorsa. Ecco, ci sono molte catene, piccole catene, piccoli negozi di prossimità. Ho provato a curiosare nel vostro portale migliaia di negozi che partecipano. Però mi pare soltanto Carrefour, tra le grandi catene, ha deciso a livello nazionale di intraprendere questo percorso. Come mai? In realtà gran parte della grande distribuzione è con noi. Quindi in questo momento chiaramente a seconda delle regioni ci sono... Quindi non su base nazionale ma su base locale. Sì, a livello nazionale abbiamo diverse insegne. Abbiamo anche in realtà come ad esempio Autogrill, che collaborano con noi a livello nazionale. Quindi sempre di più sia il mondo della grande distribuzione, ma anche il mondo dell'industria inizia a collaborare con noi. Abbiamo grandi nomi dell'industria con cui abbiamo l'anno scorso iniziato un progetto dedicato. Il punto principale è come si arriva a questo impatto, come si fa la differenza, ma anche cosa vuol dire questo impatto. Parlevamo di 20 milioni di pasti. 20 milioni di pasti sono non solo il cibo che è stato salvato, nel senso che si è evitato lo spreco, ma sono anche le risorse che non sono state impiegate per produrre quel cibo. Perché se pensiamo a 20 milioni di pasti, pensiamo a 56 mila tonnellate di CO2 che è stata evitata nel produrre questo cibo. Parliamo di 56 milioni di metri quadri di suolo, che sennò sarebbe stato utilizzato, e di 16 miliardi di litri d'acqua, che sono praticamente 7 mila piscine olimpiche. Quindi questo è il collegamento fra quello che è anche un po' una componente magari di risparmio che è importante per le persone, che poi si trasforma in un impatto economico, ambientale, soprattutto e anche sociale, perché da un lato abbiamo persone che soffrono di fame e dall'altro abbiamo la possibilità di salvare. Ecco, questa attività, questa start-up nasce a livello europeo in Danimarca. Tra l'altro ho scoperto viaggiando recentemente lì, che la Danimarca in effetti se ne parla pochissimo, ma è un paese davvero ricco di iniziative, per esempio al distretto più grande in Europa della robotica. Ma tra l'altro è nata lì perché la mensa universitaria aveva ideato appunto uno strumento per dire come mai possiamo evitare di buttare via tutto il cibo che a fine giornata i ragazzi non mangiano ed è nata questa iniziativa. La domanda è capire qual è secondo te la tendenza che spinge a questa crescita? Cioè è diciamo la coscienza green delle persone o è il fatto che poi alla fine risparmi due terzi e c'è un tema non diciamo magari di povertà assoluta, ma insomma di difficoltà economica nel paese, che cos'è che spinge? Anche andando ad analizzare la generazione Z, ad analizzare quello che è la spinta al volere utilizzare To Good To Go, ed è una cosa che abbiamo chiesto ai nostri utenti, quello che abbiamo iniziato anche ad analizzare, a capire, è quante persone, ad esempio quanti giovani utilizzano l'app, quanti della generazione Z utilizzano l'app. Ad oggi il 25% delle persone che salvano il cibo con noi appartengono alla generazione Z. E un altro punto che ci siamo chiesti, che abbiamo approfondito, è stato, ma perché c'è questo utilizzo così forte? Innanzitutto parliamo della generazione che sicuramente porta voce del tema della sostenibilità, del tema anche di spreco alimentare come modo per impattare il cambiamento climatico. E un'altra cosa è una generazione che è nata e cresciuta con il second hand, quindi con l'ottica che il consumo e l'economia circolare vede quello che è un rifiuto come una risorsa ed va un po' oltre quello che è l'economia lineare, quindi un processo lineare di consumo. Quindi queste cose sono parte della spiegazione. Abbiamo fatto poi un passo ulteriore, ci abbiamo chiesto alla generazione Z, all'interno di To Go To Go, a questi dirtenti e a studenti, a persone giovane, perché per loro è importante. Uno è l'aspetto ambientale, quindi la consapevolezza è forte, è una generazione che ha una consapevolezza fortissima delle tematiche ambientali e 7 su 10 di queste persone ha dichiarato di conoscere che lo spreco alimentare e fare i diversi tipi di spreco. È una connessione molto forte col cambiamento climatico, perché evitare lo spreco è uno dei modi più forti, sono il primo per fare in modo anche di avere un impatto come persona, come consumatore rispetto al cambiamento climatico. Breve sondaggio volante, chi di voi è iscritto a To Go To Go? È un bel po'. Li avete portati tutti voi, no? No, facciamo la seconda domanda. Chi di voi è dipendente di To Go To Go? No, ecco nessuno. Non c'è la clac. L'aspetto interessante però di queste startup, che poi va in qualche modo a rispondere alla domanda di che cosa succede al mondo del futuro, al mondo del lavoro. È chiaro che qui non stiamo parlando dell'intelligenza artificiale, quindi non c'è una sostituzione diretta, però la speranza vera è che comunque le startup di vari settori in qualche modo riescano a riequilibrare tutto ciò che viene perso nei lavori tradizionali. Ieri ero in un evento in cui un acciaiere mi diceva che ha appena sviluppato un'acciaieria dove è governata... L'intero flusso produttivo è governato da otto persone che stanno in una sala di controllo, che sembra quella della NASA, però sono in otto, perché nella linea produttiva nessuno lavora più l'acciaio. Qui siamo in una condizione diversa, però voi avete già creato 100 posti di lavoro. Questo è il vostro perimetro. In questo momento volevo capire i vostri obiettivi futuri e chi sono le persone che assumete? Sicuramente, e ad oggi in Italia, la priorità è quella di crescere, di coinvolgere sia quelli che sono i negozi sul territorio, perché l'Italia è un mercato molto frammentato, dove nel piccolo paese ci può essere la pasticceria che è famosa, il panificio, quindi bisogna da un lato riconoscere e far emergere queste realtà locali così importanti, dall'altro lavorare con la grande distribuzione, con l'industria. Quindi sono due approcci diversi, ci chiamo persone da un lato che riescano a portare sempre di più, a sensibilizzare e a creare sempre di più connessioni con la grande distribuzione e con l'industria, e dall'altro persone che poi anche vanno a parlare nel territorio, con le persone del territorio e il linguaggio semplice, e andare a raccontare come la tecnologia oggi può aiutare un panificio in un comune di 2.000 abitanti ad evitare che quello sprego che magari ci è stato per anni... Quanti sarete alla fine dell'anno? Allora, abbiamo ancora qualche assunzione per quest'anno. Grazie, Mirko Cerrisola. Poi ricordo, ci ritagliamo alla fine 7-8 minuti per le vostre domande. Quindi andiamo di corsa, andiamo con Silvia Huang, fondatrice di Serenis, qui andiamo a un settore diverso. Ma anche qui, a proposito di rapidità di cambiamenti, questa è un'azienda nata nel 2021, si occupa di erogare servizi di assistenza psicologica online, quindi per via remota. L'aspetto interessante è guardare la nostra azienda che in 2021 faturava 45.000 euro. Oggi siamo, anzi, lo scorso anno, a 12 milioni di euro di fatturato. Questo ci dà due considerazioni. Molto bene l'azienda, forse l'Italia ha un problema dal punto di vista dell'assistenza psicologica. Però risponde a un bisogno, dirà della battuta idiota, che tra l'altro si è moltiplicato dopo il Covid. E' un bisogno che si è moltiplicato dopo il Covid. Chi sono gli utenti vostri? In realtà è tutta la popolazione. Perché, faccio una precisazione, noi non siamo solo supporto psicologico, noi facciamo benessere mentale, che non sempre passa dal supporto psicologico. Sicuramente c'è il supporto psicologico, ma benessere mentale vuol dire anche meditazione, anche coaching, capire, si può anche crescere. Benessere mentale vuol dire anche imparare a conoscersi meglio. La nostra piattaforma non fa semplicemente portare l'attività online, ma crea innovazione nel settore del benessere mentale. Perché tramite Serenis puoi avere più psicologi, più professionisti che seguono il tuo percorso. E' un bisogno che si è molto piaciuto, perché la cosa più difficile non è trovare uno psicologo online, che ormai c'è Google, ma è capire qual è la persona che è adatta a te. Perché uno psicologo che va bene per la tua migliore amica probabilmente non va bene per te. Quindi, grazie alla tecnologia, abbiamo sviluppato un algoritmo che ti permette di trovare il terapeuta più adatto. Il fatto che tu non fai una cosa più adatta è che tu hai accesso a centinaia di terapeuti. Invece, se vai nel tuo paese, probabilmente puoi scegliere fra quei 3 o 4. Pensiamo al paesino da 5 mila abitanti. Quindi la nostra missione è rendere più accessibile il benessere mentale. E' una cosa che è piaciuta tantissimo. Questi numeri rispecchiano un po' quello che è stata la concepevolezza dopo il Covid, che è la salute mentale. E' importante. E' paragonabile al benessere fisico. Quindi, se hai sempre parlato della palestra di prendersi cura del proprio fisico, nessuno parlava del benessere mentale grazie al fatto che le nuove generazioni sono online. Cioè, sono sui social. La generazione Z è al 95% sullo smartphone. Questo permette di abbattere il rischio che è quello di dire il benessere mentale solo per i pazzi, solo per chi ha problemi. E c'è stato un risveglio che ha portato alla creazione di Serenis. Ecco, come si sta sviluppando il business? Voi avete un primo approccio in cui c'è la prima consulenza gratis e poi ci sono delle fasi successive. Qual è la retention delle persone? E se ci sono delle regioni in Italia più pronte a utilizzare questo tipo di servizio? La cosa bella è che va in realtà a pari passo con la popolazione. Quindi, nei grandi centre c'è più gente che rispetta ai paesi più piccoli. Non c'è tanto disparità geografica, ma sicuramente demografica sì. Più uomini o più donne? Più donne. Perché siamo più attenti a tutto quello che è il tema del benessere mentale. E anche perché le donne hanno un carico mentale molto più elevato. Quindi sono anche più propense ad avere bisogno di supporto psicologico, perché purtroppo esiste il gender gap. Forse anche più propense ad aprirsi a un, tra virgolette, estraneo. Sì, c'è sicuramente un tema caratteriale come diceva prima il professore, ma anche dovuto ai fattori esterni della società che mette più pressione sulla donna. Senti, la crescita esponenziale, voi siete ancora, diciamo, nel 2024 ipotizzate un altro balzo del fatturato. Quali sono i problemi della crescita? Se ci sono, so che voi avete già raccolto. Spesso le startup in Italia hanno difficoltà di finanziamenti. Uno dei nodi è sempre quello del risultato ai capitali di rischio, che in Italia non sono così sviluppati come altrove, penso agli Stati Uniti, ma non solo. Voi invece avete già raccolto 6 milioni e mezzo. Quali sono le difficoltà per una ragazza, per una giovane che vuole fondare un'azienda? Allora, no, gli ostacoli sono visibili, perché solo il 20% delle startup è a costruzione femminile. Quindi sicuramente c'è più rischio per essere fondatori, e per essere fondatori, bisogna avere un certo tipo di carattere. In realtà c'è anche bisogno di un supporto da parte del governo. Quindi, perché noi siamo così indietro rispetto alla Spagna, alla Francia? Perché, effettivamente, in Italia è difficile trovare fondi. Nel 2015, quando io sono partita con la mia prima startup, in tutta Italia erano stati investiti 100 milioni. Praticamente niente. E mentre in Francia già era un per sette. Quindi, diciamo che sicuramente noi possiamo fare tanto, ma tanto deve venire anche dalle istituzioni e dal governo. Grazie. Sivia Wang, cambiamo settore. Lasciamo l'assistenza al benessere mentale. Andiamo all'informazione. C'è la possibilità di accedere a una quantità sterminata di nuove informazioni, notizie, con un punto interrogativo abbastanza ampio sulla qualità, sulla viridicità e sulla possibilità anche di essere manipolati. Poi, oggi, adesso che ci avviciniamo alle elezioni americane, vedrete che ci sarà un crescendo di notizie legate a accheraggi vari, ma più che accheraggi, diciamo, a manipolazione. E' un'opposizione di un'opposizione di un'opposizione di un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione che è un'opposizione Quindi io ti andrei a rispondere con semplificazione che non vuol dire rendere semplicistico un argomento ma renderlo capibile a tutti anche chi non ha nessuna base ma renderlo capibile a tutti anche chi non ha nessuna base Cioè, quello che dico spesso è noi spieghiamo l'ABC delle cose Cioè, quello che dico spesso è noi spieghiamo l'ABC delle cose perché oggi veramente bisogna ripartire dalle basi perché c'è una mancanza di cultura e formazione che arriva proprio dalla scuola e quindi non ci sono mai delle pizze sull'informazione poi diciamo che è sollevato a tantissimi punti Magari mi facciamo qui e mi dici cosa approfondire Anche per te, così come per noi media tradizionali Anche per te, così come per noi media tradizionali c'è una concorrenza sterminata come si fa ad emergere in questo mondo in cui le informazioni ormai arrivano da tutte le parti e sta succedendo anche qualcosa di curioso perché sono le persone che sono fisicamente lì che ti dicono, ho sentito una scossa Ecco, è un mondo complicatissimo Una volta i politici quando dovevano parlare alla popolazione convocavano una conferenza stampa Noi giornalisti eravamo contenti perché ci chiamavano poi c'era magari anche il buffet qui di fianco e quindi capitava qualcosa di divertente e poi tu ti sentivi investito di un ruolo e poi c'era una platea di gente che ti ascoltava Oggi c'è una disintermediazione completa Se un politico vuole dire una cosa, scrive su Twitter e ci sono molti giornalisti che di mestiere fanno seguo gli account Twitter dei politici Poi è un po' semplificato, ovviamente non è così Ci sono i parlamentari che bazicano Montecitorio perché parlando direttamente con le persone acquisisci tante informazioni in più Come si riesce ad emergere anche nello sterminato mondo internet dell'informazione? Ovviamente devi trovare una tua chiave di lettura una tua chiave di interpretazione delle attività Uno dei punti che ho allevato prima tu anche sull'uscita di una notizia magari che c'è su Twitter sai, c'è, come dicevi prima, anche sulla questione delle fake news della certezza della fonte, quindi magari si vuole anche del tempo per controllare la determinata fonte quindi magari sei in un mondo dove ci sono un bombardamento di notizie rapide e veloce senza neanche un controllo della fonte da dove arriva quell'informazione Da un punto di vista invece di business con About Media l'idea è stata proprio questa non essere generalisti, cioè essere verticali su ogni tema Cioè noi abbiamo una testata che parla solo di cinema e serie tv una testata solo esclusivamente sul mondo B2B sull'imprenditoria una testata appunto più di spiegazioni, determinate dinamiche un altro che sarà femminile che lanceremo nelle prossime settimane Quindi, cosa vuol dire essere donna oggi? Silvia è una bellissima che esistono e poi ci ha raccontato anche da un punto di vista imprenditoriale un'esperienza veramente molto stimolante anche per tante ragazze ma anche ragazzi che sono qui oggi Quindi diciamo cercare... La verticalità, la specializzazione. Grazie allora Gianluca e andiamo alla quarta startup, Michele Laureola che è co-fondatore di Essence eBoat Experience dove ci sono due cose insieme Cioè il noleggio intanto della barca e vabbè lì non è che avete inventato nel senso che esistono tanti noleggiatori, però voi fate solo barche elettriche, voi noleggiate soltanto barche elettriche Allora, siete partiti ovviamente da poco ma avete già più di 10 località in cui siete presenti dalla Sardegna a Portofino Non chiedo qui di voi chi è che è già abbonato perché qui a Trento mi pare difficile riuscire a gestire questa cosa Diciamo che noi siamo... Grazie mille a tutti per la presenza Noi siamo partiti l'anno scorso con un P.O.C, con un Proof of Concept Abbiamo testato il mercato Il test di mercato fortunatamente è andato bene quindi quest'anno abbiamo lanciato la startup Iniziamo una vera startup, iniziamo veramente quest'anno Inizia quest'anno con la stagione stiva a tempo permettendo e abbiamo sviluppato un processo di servitizzazione delle barche Entro un po' e spiego un attimo il perché Sì, è vero, facciamo un noleggio facciamo un noleggio soltanto con imbarcazioni elettriche ma facciamo un noleggio soltanto attraverso l'applicazione attraverso un'applicazione mobile o web quindi abbiamo reso tutto il processo di noleggio quindi tutte le frizioni che si vengono a creare durante i processi di noleggio, li abbiamo ridotti i minimi e quindi il cliente, dal momento in cui scarica l'applicazione dal momento in cui arriva sul molo e prende la barca per fare la sua uscita giornaliera è totalmente assistito dall'app mobile sia nel momento prenotazione e pagamento ma anche nel momento di navigazione quindi diamo anche un supporto alla navigazione al cliente questo perché entriamo in quella che poi tocca o due o tre punti che abbiamo toccato quindi, ma quelle che sono le richieste del cliente finale diciamo che il nostro cliente finale va dai 20 anni età media, 20 anni, da arrivare ai 45 quindi diciamo usciamo un po' dalla generazione Z che è quella a cui appartengo ma abbiamo deciso di creare un'esperienza ci siamo resi conto che ormai il cliente finale a parte che non è più dedito al possesso dell'oggetto ma punta molto di più alla condivisione all'uso per la condivisione, al creare l'esperienza quindi mi è capitato di rivolgermi a tanti giovani che hanno famiglia la cui risposta è stata preferisco portare mio figlio su un'imbarcazione elettrica e fare il bagno non in una chiazza d'olio o di carburante più che andare a 20 nodi in più per fargli provare lebrezza della velocità e poi farlo accogliere cosa significa non avere impatto, avere una relazione lenta silenziosa, sentire l'acqua che batte contro lo scafo non dover sentire la puzza della benzina e così via è chiaro che lo dovete vedere se funziona e attrae però volevo capire se voi puntate davvero su questa sensibilità green come una leva di sviluppo perché parlo per un altro settore se tu fai un sondaggio tra i consumatori il 90% ti dice che preferiscono i prodotti green e se no i prodotti biologici poi vai a comprarli al supermercato e scopri che costano un 25-30% in più e come d'incanto questa propensione verso il mondo green e biologico svapora secondo te questo funziona? è una nicchia di clientela che ha già avuto nella propria vita l'opportunità di poter provare l'elettrico ma su strada qui entriamo in un campo che è un po' quello del consumer behavior quindi il cliente classico è colui che già ha un monopattino elettrico, una bicicletta elettrica una macchina elettrica e vuole portare trasporre questa esperienza da strada a navigazione in acqua in ogni caso il 95% dei clienti che hanno utilizzato le nostre imbarcazioni l'anno scorso erano clienti che avevano già possesso gli tesla o bici elettriche, motorini elettrici quindi hanno già la propensione a voler utilizzare qualcosa che sia meno impattante ma anche qui è cambiato il livello valoriale siamo molto più coscienti che abbiamo un impatto per ridurre questo impatto facciamo leva sui nostri valori ultima domanda sui capitali perché evidentemente un'attività come questa richiede un investimento in infrastrutture barche banalmente in questo caso la difficoltà o la facilità con cui si va a relazionarsi con il mercato dei capitali di rischio in Italia? molto complesso soprattutto nel nostro settore dove il mio è un settore capital intensive è un settore che è stato molto più facile raccogliere i capitali tra family, friends o persone che ci hanno conosciuto durante il nostro percorso di crescita rispetto alla classica VC o al classico fondo che in Italia da un lato direi per fortuna dall'altro non lo so, vuole vedere delle metriche quindi prima di poter concedere grandi fondi grandi disposizioni economiche bisogna avere delle metriche che è un ragionamento totalmente diverso anche se è un ragionamento che avviene in US dove soldi si elargiscono con molta più facilità però dall'altro canto constatiamo che la percentuale di startup che muore in Italia è molto più bassa rispetto a quelle che muoiono in US perché dietro c'è molto più ragionamento il livello di rischio si abbassa notevolmente dopo un'estrapolazione delle metriche e quindi Grazie allora, grazie Michele D'Auriolla, grazie a Mirko Cerisola Gianluca D'Aluiso e Silvia Huang Restano qui, se avete poi domande ci ritagliamo come detto qualche minuto in coda e quindi restano qui così come il professor Zamagni chiudiamo con Riccardo Di Stefano che è il presidente dei giovani di Confindustria tra l'altro organizzatore di questo evento qui abbiamo avuto di Stefano intanto quattro storie diverse, quattro settori diversi però quattro racconti di come effettivamente stanno cambiando le abitudini, stanno cambiando le esigenze, stanno cambiando le modalità di consumo quindi è un mondo nuovo e io volevo da lei appunto intanto una valutazione di questo perché poi all'interno di Confindustria che se vogliamo come immagine istituzionale è un'immagine un po' paludata per usare un'espressione, perché è fatta di grandi imprese è fatta di dialogo istituzionale ai massimi livelli con il governo, è fatta di confronto con i sindacati però c'è la parte vostra che è quella dei giovani che è quella invece un po' più spettinata che guarda a queste realtà, come sta cambiando questo mondo che è una valutazione da lei di questa trasformazione Intanto consentitemi di ringraziare il nostro moderatore ma con lui il gruppo Sole 24 ore per questa bella opportunità di collaborazione in un evento come quello del Festival d'Economia che giudico veramente uno degli esempi più belli di condivisione, di conoscenza nel panorama italiano Mi ha fatto molto pensare non solo l'intervento del professor Zamagni, ho avuto tante volte l'occasione di sentire, ma anche proprio l'esperienza di questi ragazzi che in un momento in cui fare imprese nel nostro Paese è molto complesso per le per i fondamentali che sono complessi loro hanno saputo, secondo me, da 4 punti di vista differenti, interpretare le grandi trasformazioni che la nostra società sta compiendo e che sono testimoniate dal cambio radicale di tanti comportamenti dei giovani di questa nuova generazione lo hanno saputo fare, secondo me, con l'occhio che spesso alcuni colleghi maturi che appartengono o meno a Confindustria non sono in grado di fare Per interpretare questi giovani e quindi i loro consumi, il loro modo di vedere la vita di affrontare i grandi temi della vita occorre una visione e una postura diversa da quella che abbiamo avuto fin qui forse anche Confindustria, per non eludere la domanda Sono generazioni che portano la sostenibilità tra le proprie priorità in maniera molto più evidente che nel passato Sono giovani che guardano al profitto naturalmente, come tutti coloro che fanno impresa, ma non dimenticando gli altri elementi della soddisfazione personale In un Paese, dicevo, ai noi in cui negli ultimi 15 anni ha sostanzialmente chiuso il numero delle imprese è diminuito di quasi un quarto quasi il 25% delle imprese oggi non esiste più Mi piace però, come controcanto ricordare che nel frattempo il numero delle nostre state appennovative scritte al registro di Union Camera è aumentato del 30% negli ultimi tre anni A dimostrazione che l'innovazione continua a camminare sulle gambe dei giovani perché dentro questo dato c'è una forte componente giovanile fatti dai spin-off universitari, dalle iniziative degli incubatori Quindi un nuovo modo di approcciare questa generazione in combinato disposto con la trasformazione digitale alle grandi opportunità che l'intelligenza artificiale sta aprendo alla condizione naturalmente che si trova in olle chiavi di lettura giuste Questi racconti rappresentano plasticamente quello che si va raccontando nelle tavole rotonde e che poi anche, se vogliamo, quella che è la filosofia alla base dell'ultimo incentivo di transizione 5.0 che, ahimè, ancora è carente nel suo decreto attuativo a sei mesi di distanza dalla decisione Inoltre, in questo senso, si trova insieme digitale e sostenibilità perché questi racconti ci fanno capire come, sfruttando la digitalizzazione, vai a intercettare dei percorsi sostenibili Quindi, esattamente, sono i due filoni delle transizioni gemelle che si sposano e anche a livello europeo, devo dire con tante critiche che facciamo a Bruxelles però ci abbiamo visto giusto La trasformazione non a caso è chiamata da quelli più bravi, la Twin Transition perché è evidente che oggi il digitale non può fare a meno di avere questa forte attenzione alla sostenibilità, alla dimensione del del minor consumo di suolo, di energia di... insomma, come dire di elementi naturali e allo stesso tempo la transizione richiesta di una grande sostenibilità perché è una forte richiesta dalla base da queste nuove generazioni si può giovare e si giova del digitale proprio per erodere consumi per una produzione logistica e consumi più intelligenti l'industria 5.0 che lei ha citato è per l'appunto, tanto nel quadro di una finanza pubblica che ha grandi stimoli, incapace naturalmente per ragioni evidenti, numeriche di dare grandi stimoli agli investimenti e oggi l'unico booster che si può dare per accompagnare il cambiamento e stimolare l'economia ai noi però ad oggi i decreti attuativi che non vengono messi sta non solo non incentivando gli investimenti ma paradossalmente bloccando anche gli investimenti che magari si sarebbero fatti o che sono in programma nella pipeline dell'impresa indipendentemente ma che nell'attesa e nella speranza di ricevere incentivo vengono sostanzialmente frenati e chiunque di voi anche non addetti ai lavori comprende quanto per fare un investimento su linee produttive, su cambiamenti radicali nell'organizzazione di un'impresa occorrono tempi lunghi quindi rischiamo veramente di avere un impatto molto negativo sul 2024 però l'ultima nota alla sollecitazione che do è che tutto questo richiede grandi investimenti, 1100 miliardi solo la transizione green all'anno per tutta l'Unione circa 150 in Italia ma soprattutto richiede competenze competenze che in questo momento noi non formiamo o che non formiamo nella misura sufficiente I giovani in Italia in questo momento hanno un problema e il problema principale lo vedo anche in termini soprattutto dal punto di vista politico, è che sono pochi ed essendo pochi, in termini demografici abbiamo da anni un calo e un aumento invece della popolazione anziana, quindi uno squilibrio che porta più pensionati che non gente che lavora sempre meno giovani e quei pochi che abbiamo e questo crea un problema perché se tu hai un target politicamente piccolo l'investimento in quella direzione lo fai poco, infatti se noi pensiamo alle politiche giovanili, se noi pensiamo a ogni volta che c'è un dibattito pubblico che riguarda le pensioni, prendiamo i sindacati io non mi ricordo l'ultima volta in cui un sindacato ha preso un'iniziativa legata nello specifico ai giovani i pensionati invece come e come non è sono sempre in cima alle priorità di tutti i partiti chiunque tocca alle pensioni in Italia non andrà mai al governo allora no, l'idea è capire dal suo punto di vista cosa si potrebbe fare, quale riforma si potrebbe adottare per dare una spinta invece a questo settore sui mutui, sulla scuola, sugli stipendi questo era un altro aspetto che volevo toccare naturalmente l'è accolto non un tema ma il tema del paese che viene prima credo ormai in tutti noi e nelle coscienze degli imprenditori prima di qualunque altro problema che ci attanaia il tema della demografia non ci sarà un frutturo da affrontare con questo trend e la risposta purtroppo non è univoca non esiste un unico ingrediente è una grande concorrenza di rimedi che partono da un welfare che ha tutelato anche lì occorre un po' di risposta anche lì occorre vedere la sanità generalista, la terza età forse non in emero vero, in generale tutto il welfare nel nostro paese ha vissuto un calo ma tanto in maniera ancora più evidente quando parliamo di assistenza alle giovani famiglie asili nido, servizi integrativi, scuola vera potremmo citarne tantissimi c'è un tema di ritrovare anche la partnership con i privati una risposta alle giovani famiglie che gli consenta di non dover scegliere tra vita professionale e lavoro ed altri temi perché esiste una problematica interna alle mura familiari prima ancora che è economica sappiamo che i nostri salari purtroppo non crescono perché nel nostro paese non cresce la produttività e quindi non si può fare una cosa di più io inserirei, per prendere spunto da quello che diceva il professor Zavagni anche all'incentivo alle giovani imprese perché le giovani imprese create da persone, da cittadini giovani crea benessere da restribuire sulle persone che sono in grado di creare e quindi non si può fare una cosa di più perché non si può fare una cosa di più perché non si può fare una cosa di più e quindi l'incentivo è molto utile corretta la strada del governo dell'incentivare con un taglio del cuneo fiscale le donne con più figli perché non vengono percepite come un limite ma anzi addirittura come un'opportunità di assunzione però la ricetta non è che non si può fare perché non si può fare un'opportunità di assunzione però ecco la ricetta non è univoca e io inserirei anche che nel frattempo se tutto iniziasse a funzionare da oggi comunque avremmo perso due generazioni buone e quindi l'immigrazione qualificata integrata e valorizzata e l'aggiungerei come una parte del rimedio ecco una parte è chiaro a lei fa bene a citare e quindi abbiamo una produttività che non cresce aggiungiamo anche il fatto che il costo del lavoro il cuneo fiscale è sicuramente più alto che in altri paesi aggiungiamo il fatto che comunque per quanto siano stati detassati ogni volta che tu devi un primo di produttività di aumenti metà se ne va in tasse quindi anche fai fatica in qualche modo a incentivare le persone però ecco la domanda è, questa è l'ultima domanda è possibile a suo avviso però fare qualcosa di più per poter evitare che un ingegnere che esce dal Politecnico di Milano o di Torino guardando lo stipendio in Germania guardando lo stipendio a Milano dica sai che c'è io vado a lavorare di là che io credo sia la domanda che ci poniamo credo ogni giorno nella parte del nostro tempo dedicata alla rappresentanza delle imprese perché è un tema da cui non voglio elutere io ti do però soltanto una prima risposta nell'ultima finanziaria potevamo scegliere cosa chiedere al governo poi ci avrebbero potuto ascoltare o meno noi non abbiamo chiesto sostanzialmente nulla in termini di nuova finanza pubblica a favore delle imprese perché avevamo chiaro che le poche risorse che c'erano andavano dedicate al taglio del cuneo fiscale per le famiglie con i redditi più bassi l'ho chiesto con Findustria il taglio fosse interamente posizionato in favore dei lavoratori chi ci ascolta sa che una parte del cuneo fiscale è sulla busta paga del lavoratore quindi tendenzialmente la paga il lavoratore e un'altra parte la paga l'azienda questo per dire che quando in termini di finanza dovevamo scegliere il mondo dell'impresa aveva chiaro che il tema dei redditi bassi è un freno allo sviluppo del Paese però la competitività che automaticamente fa salire i salari ha bisogno di tante cose di una commissione di cause di recuperare il nostro gap infrastrutturale di incentivare in maniera corretta gli investimenti quindi continuiamo ad essere e poi sul tema dell'ingegnere che va via io credo che l'ingegnere va via perché trova all'estero una offerta migliore ma noi formiamo troppo pochi un numero così basso rispetto alle esigenze attuali delle nostre imprese che aumentare la base non farebbe male il tema comunque sarebbe meno drammatico se noi fossimo in grado anche di attrarre dall'estero non è un problema se i tuoi formati vanno a fare esperienze e poi magari tornano ma se tu hai un sistema che crea uno osmosi per cui ci sono giovani che vanno ma giovani che no e questo però devo lanciare allora una piccola critica perché avevamo una norma di rientro dei cervelli di attrazione dei redditi dall'estero per coloro che si trasferivano e è stata smantellata, depotenziata secondo noi ma è stata assolutamente miope perché aveva fatto entrare tantissime realtà molte delle quali oggi sono imprenditori che stanno al nostro fianco che hanno aperto imprese qui Noi abbiamo qualche minuto adesso per le vostre domande credo che ci sia un gelato che possiamo fare girare in sala anche alle start up, anche al professor Zamagni eccola qua, prego Io ho una domanda non so per chi vuole rispondere e cioè se i giovani oggi sono più appassionati al tema del noleggio perché hanno una consapevolezza perché c'è stato un cambio di mentalità oppure semplicemente perché sono un po' più poveri delle generazioni precedenti? Perché c'è un dato su questo importante di povertà diciamo Non so se c'è un relatorio che fanno... Direi mi Ti rispondo dicendoti che secondo me il cambio valoriale l'utilizzo di tanta tecnologia non deriva diciamo dalla bontà della generazione Z Abbiamo affrontato vent'anni con le più grandi crisi forse dell'ultimo secolo quindi sì, è ragione secondo me si passa dal possesso alla condivisione del mezzo perché è più economico, poi a quello ci aggiungo anche una questione valoriale secondo me molto forte siamo molto più coscienti degli impatti che creiamo ma è sicuramente determinato da una connessione economica molto ma molto più bassa delle spettacole che dovrebbero essere le nostre aspettative Altre domande? Prego Salve, una domanda per Mirko una curiosità da utilizzatore di Togo Togo Ho vissuto per vent'anni a Roma negli ultimi anni l'ho utilizzato parecchio però essendomi ritrasperito giù al sud ho visto che non è conosciuta quindi volevo sapere qual è la penetrazione che avete fra nord, centro e sud e se ci sono delle strategie per poter migliorare la propria presenza nei territori non presidiati Grazie Per la domanda Noi siamo partiti in città come Milano e Roma quindi le città su cui abbiamo avuto anche più tempo per sviluppare il lavoro sono state proprio queste città e il contesto della frammentazione che citavo prima si vede molto in alcune regioni italiane quindi quello che stiamo cercando di fare come strategia è quello di essere presenti Ad oggi siamo in due comuni italiani su tre quindi siamo presenti in 50.000 comuni dove abbiamo salvato almeno una bag e stiamo provando ad usare un approccio più territoriale anche nelle regioni del sud quindi questa è un po' la strategia essere più vicini e anche semplici perché nel momento in cui si parla con negozianti attività commerciali lontani dalla tecnologia è importante cambiare un po' l'approccio quindi ci stiamo un po' anche adeguando quindi queste sono le strategie per migliorare sempre di più Grazie Abbiamo tempo per una rapidissima domanda rapidissima risposta, una ragazza lì e poi chiudiamo Io ho una domanda per Mirko io sono un utente della vostra app e mi chiedo se vi siete mai posti il problema che le aziende con cui collaborate vi stiano aiutando nella vostra missione o che semplicemente vi stiano sfruttando per farsi pubblicità Grazie Quello che stiamo cercando di fare perché la nostra missione è contrastare lo spreco alimentario con la quale stiamo cercando di fare e quindi non è un problema La nostra missione è contrastare lo spreco alimentario quindi questo è una cosa che va un po' distante da quella nostra visione e cerchiamo di evitarlo, di trovare dei modi La prima cosa è che anche quando si va a vedere il risparmio che c'è quindi il fatto che si risparmia a due terzi vuol dire che è poco economico per un'attività commerciale andare a mettere del cibo che è buono e di fatto questa è una prima misura che funziona nella maggior parte dei casi Magari c'è ancora qualche caso su cui dobbiamo lavorare L'altro è educare le attività commerciali nei negozi perché quello che stiamo cercando di spiegare è davvero un modo per evitare che quello spreco che tu oggi hai diventi, si sposta da un problema a una risorsa e anche dal punto di vista culturale stiamo cercando di fare questa sensibilizzazione quindi è un lavoro lungo che stiamo continuando a fare però speriamo di riuscire poi a far cambiare Grazie a tanti, grazie Grazie allora, grazie Riccardo de Stefani, ai nostri ospiti il professore Stefano Zamani e a voi per averci seguito, buona giornata a tutti Grazie a tutti
{{section.title}}
{{ item.title }}
{{ item.subtitle }}