Formula Anti-Odio il valore delle parole e dei gesti
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Formula Anti-Odio il valore delle parole e dei gesti
Approda a Trento il progetto ACE Formula Anti-Odio per promuovere una nuova cultura del pulito volta a lottare contro l’odio in tutte le sue forme e a sensibilizzare, anche le nuove generazioni, sulla diffusione di un linguaggio più inclusivo. Vengono presentate diverse iniziative per contrastare l'odio, tra cui campagne di sensibilizzazione nelle scuole e progetti di riqualificazione di spazi pubblici. Testimonianze di persone discriminate evidenziano l'impatto devastante delle parole e l'importanza di promuovere inclusione e rispetto.
Un'estate di trance Un'estate di trance Un'estate di trance Un'estate di trance Un'estate di trance Un'estate di trance Un'estate di trance ... ... ... ... ... ... Il nostro canale è stato ricordato da un'altra persona che ha avuto un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un'opera molto importante di un' opabilità buon paese buon paese benvenuti il nostro incontro di oggi è formulante odio il valore delle parole e dei gesti quando mi hanno proposto di eh moderare questo incontro mi è bastato il titolo per eh per essere felice sono pietre, diceva Carlo Levi, ed è proprio così. Descrivono la realtà ma definiscono anche il nostro pensiero, definiscono quello che immaginiamo, quello che pensiamo, quello che vediamo e condizionano le nostre azioni. Questa è una consapevolezza che si sta facendo sempre più forte in questi anni e di cui mi sembra fondamentale parlare. Allora nell'obiettivo che condividiamo qui di avere una società più paritaria e più inclusiva anche grazie al corretto utilizzo delle parole, riflessiamo, prendiamoci questo tempo per parlarne insieme. Lo faremo con i nostri ospiti, che a cui do il benvenuto e che vi presento subito. Con noi c'è Barbara Poggio, professoressa ordinaria del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale dell'Università di Trento e prorettrice alle politiche di equità e diversità. Benvenuta. Con noi c'è Daniele Giardinelli, categoria leader ACE, grazie per essere con noi. Elisa Basile, educatrice di sostegno nelle scuole, Elisa è impegnata per favorire l'inclusione di bimbe e bimbi con disabilità e lavora per una maggiore consapevolezza del corpo e ambassador della campagna ACE antiodio contro la grassofobia. Benvenuta. In collegamento non è potuta essere con noi oggi c'è Francesca Vecchioni, presidente di Diversity Lab che da oltre dieci anni lavora per combattere stereotipi e pregiudizi che colpiscono ogni tipo di diversità e nel suo lavoro aiuta anche le aziende ad adottare politiche sempre più inclusive. Ben trovata Francesca, felici di vederti. Grazie mille, grazie a voi per l'invito. Vorrei iniziare subito perché abbiamo pochissimo tempo, io potrei parlare di queste cose per ora e quindi evito. Professoressa Poggio, partirei subito da lei. La discriminazione in Italia è un fenomeno evidente di cui parliamo, leggiamo. Ce lo racconta la cronaca e spesso ci troviamo ad avere a che fare con situazioni discriminatorie, difficili e pesanti. Potrebbe farci lei un quadro di questo fenomeno rispetto alle sue ricerche e ai suoi studi e quali sono gli strumenti che abbiamo per affrontarlo? Perfetto, grazie. Allora intanto forse dobbiamo dire che ci sono tendenze contrastanti, non è tutto buio, nel senso che ci sono dei cambiamenti in corso, ci sono cambiamenti legislativi, ci sono in gran parte anche dovuti alla spinta europea a cui dobbiamo molto su tutti questi ambiti. Ci sono attività di sensibilizzazione a vari livelli e c'è anche un cambiamento di sensibilità, in particolare nella popolazione più giovane che su i temi legati alle minoranze, sicuramente generalizzando naturalmente poi ci sono differenti, sicuramente più attenta. È vero che però al contempo c'è una persistenza di alcuni fenomeni e ci sono anche in alcuni elementi che sono in grado di avere crude scienze o comunque alcuni elementi che emergono in maniera diversa e da questo punto di vista un ruolo importante è quello giocato dai media, sia i media più generalisti, sia i social media in particolare che tendono poi a radicalizzare il discorso in cui le persone in generale si sentono libere di esprimere pregiudizi, stereotipi, pensieri che forse una volta c'erano comunque ma che adesso ci si senti più legittimati di esprimere anche magari restando appunto dietro lo schermo. Quindi questo è un tema e è un tema importante, ci sono ricerche anche che poi vanno a analizzare questi aspetti, di solito sono ricerche sui discorsi d'odio, le speech, ci sono diversi osservatori italiani e nazionali che misurano da questo punto di vista sicuramente un aumento del problema e poi c'è la politica anche che spesso su questo tipo di pratiche tendono magari a marchare, ci sono alcuni politici che usano magari i discorsi d'odio per toccare la pancia delle persone, la pancia degli elettori ma così facendo magari per ragioni di consenso, così facendo però tendono a aumentare il fenomeno e ancora una volta legittimarlo perché se lo fanno i politici normalizzarlo, lo si naturalizza assolutamente. Quindi il problema c'è in forme magari diverse, non è qualcosa di nuovo ma quello che è nuovo sono appunto le modalità in cui si esprime. L'altra domanda era che cosa possiamo fare, direi che abbiamo da questo punto di vista anche i pari per ieri, nel senso che sono molte le azioni, le attività che possono essere realizzate e da un certo punto di vista il primo aspetto è proprio quello di misurare i fenomeni per poter dire se aumentano, se sono diversi, come cambiano, quindi il monitoraggio, l'analisi, qui ci sono anche soggetti che questa cosa la fanno, è assolutamente importante poi c'è tutto il tema di rafforzare proprio il contrasto anche dal punto di vista normativo ovunque delle politiche, degli interventi che possono essere fatti a vari livelli sia a livello nazionale, a livello locale, nei contesti organizzativi. Poi c'è il lavoro invece che va fatto di supporto ai gruppi che sono più discriminati e di supporto poi alle persone che in particolare sono vittime di discriminazione, di discorsi d'odio e questo è assolutamente un'altra di attività fondamentali. E poi c'è un ambito che io credo sia anche quello più privilegiato che porta insieme la dimensione del cambiamento culturale perché la radice è sempre una radice culturale, è sempre un ambito di percorsi educativi, di contesti scolastici a tutti i livelli, noi ci proviamo anche all'università, anche se bisogna iniziare molto prima e anche della sensibilizzazione quindi le campagne promozionali, le iniziative che possono essere fatte in questo senso. Se posso, mi piace segnalare una iniziativa che abbiamo fatto all'interno della Unione del nostro ateneo e che andava proprio nella direzione di contrastare forme di discriminazione attraverso il linguaggio, attraverso frasi che magari possono sembrare innocue ma se collocate all'interno di particolari contesti possono invece diventare problematiche. La campagna si chiama hashtag finisce qui ed è una campagna che è un'altra di un'altra espressione evocativa perché da un lato è una presa di impegno proprio della nostra università che riconosce il fatto che queste cose ci sono, ci sono state, però dice basta adesso smettiamo ed è molto semplice, abbiamo ragionato tantissime modalità grafiche, disegni, in finiette di tutto, abbiamo deciso questa forma che secondo noi era la più semplice con una frase, una normale frase che potrebbe sembrare in cui non c'è problema ma sotto c'è sempre un'altra frase più piccola ma che se uno poi vede contestualizza e può essere come in questo caso il fatto di non essere stati chiamati nel modo giusto, può essere in altri casi come sei bella detto all'interno di un colloquio dottorato e queste sono in particolare poi sul genere, qui vedete ce ne sono tantissime, abbiamo tappezzato l'università, abbiamo fatto dei calendari, qualcosa trovate fuori, abbiamo fatto dei segnalibri e abbiamo fatto dei messaggi social e ha avuto sicuramente un impatto tanto che anche altre università adesso la stanno adottando, sono numerose, c'è qui la dirigente davanti che tiene i contatti con tutte quante e anche abbiamo vinto un prestigioso premio europeo sulla comunicazione pubblica appunto nei contesti universitari. Perché appunto è molto semplice ma a volte sappiamo che la semplicità poi è efficace e gioca sulle parole, quelle parole che poi si dice a volte è solo una battuta, che problema c'è, in realtà il linguaggio può essere offensivo. Assolutamente sì, vi invito poi magari ne leggo qualcuna, si è abbassato per parlarmi, sono sul salzio di Arrotelle, non sono un bambino piccolo, mi ha detto che parlo bene l'italiano, non è venuto in mente che sono nato qui, dice che ho ancora motivazione sul lavoro nonostante l'età, mi ha chiesto il mio nome, quello vero di nascita non quello che ho scelto, signorina vorrei parlare con il commercialista, sono io, che è la prima che abbiamo visto, ma vi invito a leggerle perché almeno io leggendole mi sono ritrovata anche ad averle dette, non solo a scandalizzarmi per averle sentite ma secondo me la forza di questa campagna è che ci aiuta a metterci in discussione noi per primi. Grazie professoressa. Daniele Giardinelli diceva la professoressa al cambiamento culturale, in questo senso il cambiamento culturale lo diciamo, lo ripetiamo, è importante ma non è una cosa che cala dall'alto, è qualcosa che ci riguarda tutti e tutte nei nostri vari ruoli, quindi come cittadini, come aziende, come istituzioni a seconda dei nostri ruoli, ci vuole raccontare qual è il vostro impegno in questo senso? Noi in Fater ci siamo dotati di un chiaro piano di responsabilità sociale, l'abbiamo fatto attraverso i nostri brand, perché fortunatamente i nostri brand sono presenti in tre case su quattro, quindi pensiamo di poter fare più la differenza utilizzando i nostri prodotti e abbiamo scelto un parco su un perché di ognuno dei nostri brand per permetterci di fare azioni concrete come responsabilità sociale. In particolare su Ace abbiamo scelto di essere vicino a tutti colori che pensano che il parco sotto casa, la piazza del quartiere meriti la stessa cura che abbiamo all'interno delle nostre case e quindi siamo coloro che vogliono promuovere una nuova cultura del pulito che si prenda cura degli spazi pubblici per poi viverli insieme perché uno spazio più pulito e curato ci permette di viverli insieme. Da qui nasce il parkos di Ace, Ace è il pulito che unisce. Questo viaggio per noi è partito nel 2022, abbiamo avuto il piacere di legarci ad un grande partner che è Retake, Retake è un'associazione che è presente in tutta Italia e nasce a Roma e un'unione di cittadini volontari che si occupano di riqualificare spazi pubblici e di diffondere la cultura del prendersi cura degli spazi pubblici. Noi abbiamo cominciato questo viaggio proprio lungo l'Italia, abbiamo fatto 10 tappe in giro per l'Italia e abbiamo convolto più di 1500 persone e da questo inizio di viaggio abbiamo imparato tanto e abbiamo cercato di inglobare quello che abbiamo imparato nel progetto di cui parliamo oggi, dei formula anti-odio. Noi abbiamo capito due cose in particolare, non ci bastava riqualificare gli spazi pubblici come abbiamo detto ma volevamo creare una cultura del prendersi cura degli spazi pubblici e quindi tutti insieme abbiamo deciso che il posto dove dovevamo andare erano le scuole. Quindi abbiamo organizzato un concorso con le scuole, abbiamo chiesto agli studenti delle scuole di suggerirci il loro posto del cuore che volevano riqualificare o rendere più vivibile per vivere insieme. Quindi abbiamo fatto quattro tappe a Milano, Roma, Pescara e Palermo con questi ragazzi abbiamo riqualificato questi posti e abbiamo toccato con mano questa voglia di cambiamento culturale. L'altro pezzo che abbiamo imparato purtroppo è quando ci trovavamo a riqualificare questi spazi e quando i volontari di retake tutti i giorni andavano in giro per riqualificare gli spazi non solo erano degli spazi non vivibili da un punto di vista fisico, ma in realtà erano pieni di scritte di odio, pieni di offese nei confronti di tante tipologie di persone. Questa cosa ci ha colpito tantissimo e grazie alla forza di un nostro collega, un chimico che nella tappa di Pescara, l'ESEC, si è trovato a dover rimuovere queste scritte dai muri e tornato nel laboratorio si è messo a studiare una formula che potesse rimuovere queste scritte, ci è riuscito e volevamo fare la differenza. A quel punto entra in gioco un altro grandissimo partner strategico che è Daiversi di Lab e qui c'è Francesca che ci ha guidato lei insieme al suo team in questo percorso di comunicazione, di sensibilizzazione verso le tematiche dell'inclusione contro ogni forma di odio. Lì, fortunatamente, di Lab ci ha guidato verso un'avventura, abbiamo trovato quattro persone che sono volute diventare il nostro ambassadore, che con coraggio hanno raccontato la propria storia. Qui abbiamo Elisa che vi racconterà la sua e ci ha permesso di raggiungere tante persone e di contribuire in questo lavoro verso una maggiore inclusione e diversità. Adesso mi taccio e forse c'è un video che racconta meglio di me questo argomento che mi emoziona sempre del tanto. Grazie, vediamo il video. Ecco, quello che riflettevo, quello a cui pensavo mentre ascoltavo raccontare quello che ha definito come un viaggio, è che poi il ruolo delle aziende molto spesso, secondo me, viene ancora sottovalutato rispetto al potenziale fortissimo di cambiamento che hanno, fortissimo. Non solo per la cassa di risonanza esterna, quindi la potenza comunicativa che possono rappresentare, che è forse la parte più evidente del cambiamento, ma che può arrivare fino a un certo punto perché poi la comunicazione a tutte le sue regole, ma anche per quello che rappresentano per se stesse, per le persone che lavorano nell'azienda, per la crescita della consapevolezza della cultura aziendale, perché poi, se ci pensiamo, la vita delle persone è fatta per la maggior parte di lavoro, passiamo tantissimo del nostro tempo a contatto con colleghi, con aziende, con la struttura in cui siamo, i valori che rimanda, sapere che un'azienda è impegnata e crede in un progetto, fa sì che si creino situazioni come questa in cui il chimico si è fatto venire in mente e magari si è posto domande che non si era mai posto nella sua vita personale, così, come dire, si crea il cambiamento, creando anche incontri come questo in cui se ne parla, si racconta e magari, io come dico sempre, basta che ci siano due persone, ma anche una sola persona che torna a casa e che non ha una scintilla in più e il risultato c'è, arriva, è tangibile, è concreto, il cambiamento di cultura, culturale che sembra così gigantesco, così difficile, così lontano, fa un piccolo passetto avanti. Per cui grazie per questo racconto. È importantissimo, dicevamo la comunicazione, ma anche il fatto di essere insieme, cioè di fare rete, questo è un progetto corale come avete ricordato, il ruolo di Diversity Lab è stato fondamentale. Volevo, ecco, da Francesca Vecchioni sapere qual è per voi il valore di questa collaborazione e quanto è importante secondo lei che convolga anche le scuole. Intanto grazie per questo invito, spero che mi sentiate bene, perdonate, sono assente non per mia volontà, però piccolo grazie per questo invito. È fondamentale il ruolo di una serie di soggetti, le scuole, adesso ci arriveremo su un tema, ma voglio cogliere l'assist sulle organizzazioni perché si trascura un elemento fondamentale. Nel momento in cui le organizzazioni hanno in realtà un grandissimo potere, nel modo in cui possono modificare anche se vogliamo la vita, le abitudini, l'economia, il benessere di una società. Noi pensiamo che la società possa avere un benessere condotto quasi esclusivamente, ci immaginiamo, no, dalle istituzioni, dallo Stato, ma in realtà le organizzazioni possono sia con il loro impegno a livello di comunicazione esterna, cioè come possono modificare per esempio l'immaginario collettivo nel momento in cui fanno comunicazione, lavorano su alcune tematiche, quanto possono impattare sulle persone al loro interno nel modo in cui modificano i loro processi, in cui migliorano l'inclusione all'interno delle organizzazioni. Ecco, tutti questi livelli in vari modi sono molto simili alla modalità in cui nel pubblico e in particolare nella scuola si riescono a portare alcune tematiche. È logico che la scuola ha di per sé come dire un valore, una valenza primaria rispetto al modo in cui si riesce nella società a modificare e a portare una cultura inclusiva. Perché parlo di inclusione, perché come avete visto anche il progetto che è stato servito dal Marchio, dal Brandace, è un progetto che va a fare con varie aree di gruppi sottorapresentati. Ci sono più ragazzi, più ragazzi e in realtà si parla alle scuole perché quello è un momento di grandissimo ascolto, il parodosso che sono molto più avanti di noi, le generazioni più giovani, proprio nel comprendere il valore dell'inclusione. È qualcosa che è la prima volta quasi che in questo gap culturale generazionale è quasi un'altra generazione che riesce a parlare meglio a noi delle generazioni successive. Faccio solo un esempio, nel momento in cui noi, 30-40 anni fa, andavamo a fare un colloquio di lavoro e il modo in cui sceglievamo o cercavamo di puntare ad un azienda era molto diverso di come viene scelto oggi. Cioè l'importanza che si dà e che danno i giovani e le giovani generazioni all'inclusione, all'inclusività di un'azienda, di un brand, del modo in cui parla di valori è fondamentale. Questo si ritrova anche, per esempio, dei dati, penso, al diversi brand index che è un dato proprio che ci riferisce quanto le persone scelgano dei brand che riescano a manifestarsi autenticamente inclusivi. Questo ci va a capire come campagne come quella di ACI che sono fatte appositamente per andare a sensibilizzare su una tematica come quella dell'odio e delle parole dell'odio, in realtà vadano a toccare un tema molto sentito dalle nuove generazioni. Altra questione fondamentale che non possiamo più escludere è che tutti i gruppi sottorappresentati non solo devono essere rappresentati, non solo bisogna riuscire a parlarne nella maniera più giusta, cioè a parlarne nel modo giusto e a fare in modo che parlino loro, per modo che siano le persone che di solito non sono parte di un gruppo privilegiato che di solito è quello che disegna questo mondo, ma iniziano loro a disegnare questo mondo e si dia l'opportunità, quindi si ampli questa possibilità. Elisa è qui adesso, sicuramente dirà anche lei quanto sia necessario che nella rappresentazione siano le stesse persone a raccontare di sé, con le loro esperienze, con la loro competenza e con il loro modo di arrivare davvero in maniera autentica a chi li ascolta. Questa è la comunicazione migliore che può fare un brand. Grazie Francesca Vecchioni. Ha lanciato la palla a Elisa Basile, ve l'ho presentata prima, quando ci siamo sentite in maniera un po' rocambolesca per preparare questo intervento, ci siamo dette tante cose, mi piacerebbe che ci raccontasse la sua esperienza come persona discriminata, però quello su cui poi ci siamo concentrate è qual è stato il punto di svolta, perché dicevamo sì ok c'è tutta una fase di difficoltà, sofferenze, di disagio, ma poi c'è quello che è importante anche testimoniare che il modo c'è, quali sono stati gli strumenti che l'hanno aiutata e dove c'è stata la svolta? Io ho sempre ritenuto fondamentale un detto più della spada uccide la penna, perché sono sempre state le parole quelle che hanno ferito più di ogni altra cosa tutta la mia vita e diciamo che nonostante siano passati 23 anni, da quando io avevo 16 anni, vedo tuttora che il modo di discriminare, di ferire, di dire cattiverie ai ragazzi di oggi, bene o male è lo stesso, con l'aggravante che ci sono i social, con i social le cose permangono ancora di più e vengono ripetute ininterrottamente, queste cose creano dei tarli all'interno della mente dei soggetti più fragili, nel mio caso è stato un tarlo che secondo la mia logica di allora soltanto il cibo era in grado di colmarlo, poi con il tempo ho avuto modo di, cioè ho usato l'autorionia per difendermi e quindi era un anticipare quella che era la battuta di tutti i giorni che arrivava, però in questo modo non facevo altro che fomentare quel tarlo che penetrava sempre più a fondo e di conseguenza continuavo a ferirmi io stessa, diciamo che tante forme di discriminazioni non si fermano soltanto alla parola stessa ma anche il fatto di associare il concetto di grasso a sei malato, io fino all'anno scorso non mi sono mai sentita malata ma semplicemente perché gli analisi erano opposti, perché mi devo considerare malata, solo perché sono grassa, sì sono grassa ma ciò non significa che non posso vivere come tutti gli altri, non mi posso vestire come voglio, non posso fare quello che voglio, questa era una cosa che non sopportavo, a dicembre però mi è stato detto sei malata perché gli analisi dicono il contrario e quindi devi cercare di trovare una soluzione, io a quel punto nei momenti in cui mi è stato detto devi fare l'intervento bariatrico, la ristrizione dello stomaco ho detto no, io assolutamente questa cosa non la voglio fare quindi ho fatto tutto quello che era il mio potere per poterla evitare quindi mi sono circondata di un team force che grazie al quale sto riuscendo ad avere degli ottimi risultati quindi uno psicologo, un nutrizionista, un personal trainer, solo l'unione di queste tre persone professionali mi sta dando la forza e la competenza di poter affrontare tutte quelle difficoltà che comunque continuo ad affrontare giorno dopo giorno però nonostante ho perso nove chili quindi diciamo che gli obiettivi si iniziano a vedere, la strada è ancora lunga però allo stesso tempo secondo l'indice di massa corporea io dovrei pesare sotto i 60 chili però secondo la mia logica se io arrivassi a quel peso a quel punto davvero mi considererei malata perché io non mi ci vedo, io le mie forme le voglio, non riesco a vedermi senza di esse quindi ci sono comunque concezioni diverse del vedersi, del sentirsi nel proprio corpo quindi sono da tenere in considerazione anche quelle diciamo che altre forme di discriminazione io purtroppo le vivo anche nell'ambito della moda perché non posso vestirmi come voglio perché se non faccio shopping che non so da quanti anni perché se vado nei negozi non trovo cose adatte al mio stile, alla mia persona quindi per forza di cose io mi devo affidare ai siti per poter vestirmi come voglio e con i colori che voglio io per i bambini sono la maestra arcobaleno se vado nei negozi trovo solo cose scure cose mosce io non mi ci vedo con quelle e diciamo che la pubblicità sta facendo diversi passi in avanti rispetto agli anni passati ma la strada è ancora lunga io ancora non posso dire sì da quella pubblicità posso dire che finalmente mi sento mi sento rappresentata ma ancora non è ancora così perché è poco il passo che è stato fatto ma si spera sempre il meglio invece si può dire diversamente per quanto riguarda i film e i telefilm praticamente ormai diciamo che negativamente sento dire persone ormai nei film e nei telefilm ci sono i gay i grassi i negri sembra quasi una barzelletta no perché l'unico modo per poter rendere queste realtà veramente incluse nella nostra società e farle vedere farle conoscere farle vivere quotidianamente anche attraverso i film e soprattutto e i telefilm perché più si fanno vedere più si pubblicizzano più si rendono reali e più le persone magari impareranno ad accettarlo perché comunque gli occhi hanno sempre bisogno di un ricordo ricordarsi sempre che ci sono tante realtà diverse non esiste una sola unica al mondo diciamo che comunque l'autorironia ritornando alle varie tecniche diciamo di i vari strumenti l'autorironia è stata l'unica forma di difesa che ho messo in atto però da tre anni ho imparato una nuova tecnica che è quella di amarmi e questo l'ho potuto fare solo grazie al burlesque e effettivamente sembra strano perché una persona grassa che fa burlesque e invece sì perché grazie all'associazione le fan farlo mi sono sentita accolta mi sono sentita amata ma soprattutto grazie all'insegnante lisa dalla via siamo riuscite e quelle che abbiamo partecipato a vivere momenti in cui privi di giudizio perché noi siamo i primi che creiamo tanti pregiudizi su noi stessi e sugli altri nelle sue elezioni lei è la prima cosa che dice eliminate tutti i giudizi che avete voi qui non dovete guardare le criticità ma dovete vedere le vostre potenzialità quindi grazie alle sue parole al suo modo di gestire la maison delle fan farlo abbiamo avuto io in persona la possibilità di imparare che le parole non solo feriscono ma aiutano a rinascere a curare quindi niente volevo dire questo grazie grazie perché vabbè adesso speravo parlasse ancora un po' di più che perché adesso ce l'ho io la conmozione no e pensavo che è molto importante comprendere quanto raggiungere questa consapevolezza di sé con una fatica no comunque attraversando sofferenze difficoltà raggiungendo poi risultati si confronti costantemente con il contesto quindi è vero uno può fare il lavoro che vuole su di sé ma come dire la cultura la società il mondo noi tutte e tutti siamo dentro a questa possibilità di cambiamento di ognuno perché poi la forza del singolo si misura anche con lo sguardo no come diceva poco fa a lei trovarmi in un contesto in cui non ero giudicata mi hanno insegnato a non giudicarmi a non guardare le criticità non hanno sottolineato quello che uno magari si può anche piacere ma certo che se c'è costantemente un messaggio negativo dall'esterno come dire fatica di più a tirarlo fuori per cui è proprio è come una musica armonica no che dovrebbe andare di pari passo grazie davvero per questa bellissima testimonianza piena di di grande resilienza che è una parola un po abusata però in questo caso invece c'è tutta e anche di grande esempio grazie adesso vorrei con voi vedere il secondo video che abbiamo in programma che è un'altra bellissima testimonianza anche qui diciamo poi non dovevo parlare quando l'ho visto la prima volta quindi ero bella tranquilla però fa mi è fatto abbastanza il fatto è quello che hanno mandato degli studenti della scuola di palermo che hanno partecipato al progetto perché poi uno dei messaggi che penso sia importante lasciare oggi è proprio l'importanza del lavoro nelle scuole sulle generazioni più giovani che sì come diceva prima francesca vecchioni hanno come dire sono un passo avanti rispetto a noi sul tema dell'inclusione ma viviamo in un momento storico in cui rischiano anche un grosso passo indietro proprio un po come il rimbalzo no quando ci sono dei grandi movimenti in avanti c'è sempre e purtroppo la risacca che riporta un po indietro alcune fasce e allora questo lavoro diventa importante vediamo il video noi siamo le ragazze del corso di giornalismo pensare che nello scuola veri e gentili di palermo dallo scorso abbiamo vinto il concorso aceri take su ripuolificare lo spazio davanti questo concorso ci ha reso protagonisti per la trasformazione dello spazio antittante la nostra scuola inoltre grazie adesso abbiamo imparato a collaborare con le altre persone a confrontarci con altre in realtà e abbiamo capito che se qualcosa la si vuole ottenere lo si può fare attraverso costante dedizione per me è molto importante stare attenti su come piacciono le persone come ci parla perché comunque le parole ci dobbiamo sempre ricordare che comunque hanno un peso e che possono colpire sia per attività menti che per la persona e che comunque possono anche provocare delle sofferenze così si possono creare dei muri invisibili che bloccano amicizie e per le persone più sensibili si possono creare sentimenti di scomporto e sentimenti di impotenza questo percorso ci ha permesso di conoscere e valorizzare lo spazio che frequentiamo tutti i giorni ma senza comprendere le potenzialità è perché durante la festa per questa ripuolificazione è stata coinvolta tutta la comunità scolastica, scola media, scuola elementare, genitori e insegnanti ed è stato un momento di grande imputazione Ecco Daniele Giordinelli io sarà per età sarà che è in vecchio non so però insomma quando vedo i ragazzi le ragazze così che lancano questi messaggi li sento molto forti andrete avanti quali sono gli sviluppi di questo progetto? decisamente sì diciamo le due parole d'ordine secondo me sono la scintilla di cui parlavamo prima io ricordo come se fosse ieri la giornata con questi fantastici ragazzi a palermo siamo stati diciamo travolti dalle emozioni che ci hanno trasmesso loro erano una classe che aveva vinto che ha capito che dal mettersi tutti insieme come squadra si può fare la differenza, cosa più bella è che all'inizio non ci credevano la professoressa che ci diceva ma tanto che lo facciamo affare nulla cambia nulla accade invece loro erano travolti dal capire che basta mettersi insieme dei piccoli gesti fanno la differenza loro sono andati classe per classe e poi hanno girato tutto il comprensorio scolastico hanno portato tutto il comprensorio scolastico lì con noi a fare delle cose fattive ed erano avevano una carica che la ricordo come se fosse ieri ed è diciamo l'energia che ci lasciano che ci permette di fare sempre di più io devo dire che racconto questo progetto è il progetto più bello della mia vita lo sento tantissimo ho avuto anche l'opportunità di viverlo in prima persona perché ho partecipato alla tappa di Roma con mio figlio Samuel che mi ha trasportato tantissimo perché lui è tornato nella sua scuola ed era lui ambasciatore di questi nuovi comportamenti mi ha trascinato sotto casa con le pinze che ci avevano regalato gli operatori di retake per ripulire il giardino sotto casa perché voleva viverlo insieme agli amichetti del condominio e diceva che dovevamo fare qualcosa e sono le cose che mi danno energia per partire per questo nuovo anno dove i punti fermi sono le scuole che ci hanno permesso di creare questo legame che ci permettono di creare questa quella che noi chiamiamo la legacy un'eredità importante questa scintilla è particolarmente contagiosa e noi tutte le persone che incontriamo vogliamo lasciare questo questa scintilla per far sì che ci sia un effetto moltiplicativo stiamo aumentando il numero di città stiamo cercando sempre più di potenziare la nostra campagna di sensibilizzazione l'altro punto fermo è diversi di lab senza il quale non potrei più fare neanche mezzo passo fondamentale noi vogliamo dare il nostro contributo ma solo tutti insieme attraverso le associazioni che ci hanno aiutato e alle quali noi contribuiamo possiamo fare la differenza e noi continueremo perché questo viaggio non finirà mai per noi grazie allora io sono sicura che la scintilla di cui parlavamo oggi si è arrivata perché almeno dalle emozioni che che ho visto e sentito circolare è arrivata molto forte e mi fa particolarmente piacere che sia stato proprio qui nel festival dell'economia di trento perché credo che sia un luogo importante proprio perché appunto solo 24 ore aziende politica istituzioni siamo appena usciamo da da qui c'è un turbinio di eventi di corse però ecco prima parlavamo della bolla no si parte da delle bolle in cui si creano delle cose queste bolle poi si aprono e lasciano uscire le scintille io spero che sia un po così quello che è successo oggi per cui vi ringrazio tantissimo per essere stati con noi e grazie a voi per averci seguito e continuate a seguire le attività di asce di diversity lab e di zabasile la professoressa poggio grazie e Il nostro corso gratuito è in descrizione. 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