Federico Caffè, l’economista dal volto umano per scelte consapevoli
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Federico Caffè, l’economista dal volto umano per scelte consapevoli
Panel dedicato a Federico Caffè, economista scomparso nel 1987 in circostanze misteriose. Partecipano al dibattito ex allievi, una scrittrice che ha dedicato un romanzo a Caffè, e una badessa. Si discute della sua figura di economista umanista, della sua attenzione per l'economia civile e per le disuguaglianze sociali, e delle possibili interpretazioni della sua scomparsa, tra cui il suicidio o il ritiro in un convento. Emergono riflessioni sulla sua eredità intellettuale e sulla sua attualità nel contesto economico contemporaneo.
non vedo se in poco, questa metà fa tutta sola cosa ne manca ancora uno sei pronto per il festone sta sette? e quest'anno cazzo? non sei in buca? non sei in buca? loro vanno in caldaura cosa dire? credo che ne manca ancora uno che sognano la mano ma vengo a questo le faccio in diritto vai, perché stai vedendo ora dormito non vedo e anni fa non vi siate fatti irretire dal fascino e dalla bellezza di una gite montagna che potrete rimandare al primo pomeriggio parleremo di Federico Caffè che è un stato un grandissimo economista un economista umanista che è scomparso 37 anni fa uno si chiede è un tempo importante per quale momento sorge la necessità di riparlarne e invece proprio ora uno dei nostri uno dei nostri ospiti ora ve li presento tutti mi diceva che negli ultimi mesi stanno proliferando incontri seminari forum sulla figura di questo economista così importante che è stato docente e capo di dipartimento a l'università di Roma i nostri ospiti abbiamo un parterre molto molto interessante e qualificato e quindi vi vado a raccontare alla mia destra c'è Carmen Pellegrino che è una scrittrice una scrittrice che ha appena terminato un libro il cui titolo è Dove la luce che è candidato a un premio, è in finale e ha un premio Italo-Americano The Bridge e che mi pare i volumi siano a disposizione là in fondo e perché abbiamo invitato Carmen Pellegrino? perché il suo romanzo ha ispirato alla figura di Federico Caffè, non vi dico altro ma è molto piacevole alla mia sinistra c'è la professoressa Grazia Ietto che è stata una lieva di Federico Caffè la professoressa è professoressa emerita di economia applicata alla London South University e avrà un sacco di cose interessanti da dirci perché lo ha conosciuto personalmente e ha lavorato con lui sempre alla mia sinistra un passo più là c'è Noemi Scarpa che è madre abbadessa nel monastero di Santana a Bastiaumbra ormai si sta fidelizzando al Festival dell'economia di Trento perché ha già partecipato e quindi le sue parole e le sue considerazioni sono sempre di grande portata intellettuale e morale e quindi ascolteremo con grande piacere ultimo, last but not least non per importanza, al professor Daniele Archibugi che anche lui autore di un bel libro su Federico Caffè maestro delle mie brame anche il professor Archibugi è stato alievo di Federico Caffè e quindi avremo a questo proposito diverse voci diverse sensibilità e soprattutto cercheremo, cercherò di strappare qualche considerazione personale ai nostri ospiti anche sul destino di Federico Caffè perché ricordo per chi non ne fosse al corrente che in una mattina del 1987 lasciò sul comodino di casa gli occhiali, l'orologio i documenti e scomparve, nessuno ne sepe più niente, le ricerche durarono settimane mesi e poi quelle più individuali anni non si è mai approdati a una verità definitiva le ipotesi che sono sorte quelle di cui la letteratura specializzata e i grandi media hanno propalato informazioni diffuso ipotesi, una quella di un possibile suicidio e un altro il ritiro in un convento, queste sono state due delle ipotesi più sponsorizzate, più perorate questa è la mia breve presentazione e partirei con la professoressa Ietto che è stata una appunto una sua allieva una delle poche allieve un po' perché allora c'erano meno donne nelle università, a differenza di ora che le donne sono più dei ragazzi e l'ha conosciuto personalmente, ha lavorato con lui e quindi le chiederei di raccontarci qualche piccolo aneddoto delle sue relazioni di lavoro e quindi grazie Grazie Mi sentite? Va bene grazie Grazie Roberto Io ho studiato ho seguito il corso di Federico Caffè e ho dato l'esame con lui nel 1962 sono vecchia, sì quando lui entrava nell'aula non volava una mosca, letteralmente in un'aula in quell'aula, a mal grado forse del terzo anno l'aula era affollata perché spesso ci venivano persone che avevano già fatto il corso e volevano risentirlo eppure non volava una mosca c'era l'aula piena e persone in piedi poi l'ho conosciuto anche dopo c'è stato un corso post universitario in cui lui ha insegnato eccetera io intanto parallelamente io la mia testa non l'ho fatta con lui l'ho fatta con Bruno Definetti che forse forse l'ha sentito parlare di lui, però in effetti a me non piaceva dedicarmi alla matematica, io volevo dedicarmi all'economia e poi un giorno o sai mi sono sentita, ho parlato con dei colleghi, diceva va e parlargli, darsi pure che ti accetta, non sappiamo e ho cercato di fargli capire che volevo entrare nel suo istituto per cercare di avviarmi a una carriera accademica in economia o in politica economica lui fu gentile non mi scoraggiò ma non mi incoraggiò e mi senti io ero timidissima allora adesso un pochino di meno, ma allora ero molto timida e non sapevo come comportarmi con una persona così importante e in effetti uscì di là pensando, in effetti non mi vuole e pensavo che fosse perché io non mi considerava abbastanza brava e vabbè, poi senza l'ho accetto ho accettato questo poi la mia vita ho preso un altro corso ho fatto altre cose, eccetera la verità poi fu che io dopo di allora gli mandai ogni tanto cose che stavo scrivendo e sulla prima cosina mi ha dato dei commenti molto utili e che poi ho pubblicato poi una seconda scritta in inglese e gli ho mandai quando ero già in inghilterra ed era già pubblicato e lui mi scritto una bella lettera di apprezzamento e mi incoraggiò a tradurlo in italiano da allora ogni tanto ma non spesso l'ho visto allora c'è questa idea che lui era contro le donne che era si è usato l'aggettivo misogino cosa ne penso io? in base alla mia esperienza lui non pensava che le donne non fossero in grado di studiare economia o politica economica o di contribuire lui scriste delle bellissime parole e recensioni su john robinson per esempio e lui scriste cose di incoraggiamento a me e non però so anche per sentito dire che è stato ostile con alcune ragazze secondo me lui non sapeva trattare le donne attu per tu forse le temeva, non lo so ma non era ostile nel senso che lui apprezzava se una donna poteva, aveva contribuito oppure no non pensava che le donne fossero inferiori ma non le voleva nel suo istituto non m'ha voluto però secondo me lui ha sentito un po se è sentito un po in colpa perché è stato da allora in poi quando il pericolo che io andasse nel suo istituto era passato in effetti poi è stato molto gentile e mi ha dato supporto dall'esterno e questo che posso dire ti ringrazio, è molto interessante e io aggiungerei per contestualizzare meglio la figura di questo grande economista che ha sempre guardato alla società pur essendo un uomo di accademia lui non aveva una vita affettiva così almeno lui ha sempre dichiarato e scritto e si sentiva una testa e non un uomo, questo compare esplicitamente nei suoi scritti l'aspetto che però mi ha incuriosito in una stagione in cui molto spesso l'economia usa dei linguaggi formalizzati ha delle tecnicalità che prevedono che ci si possa avvicinare solo con delle competenze specifiche e quindi di una disciplina ormai così considerata negli ultimi decenni scissa dal corpo della società ecco una delle frasi che ho letto di lui che mi ha più impressionato è questa, lui ogni mattina andava in università con i mezzi pubblici non aveva la patente non guidava e ha scritto non so se nella mia vita di studio ho imparato di più sui libri dove in pratica passava tutto il suo tempo oppure nel tragitto del tram numero 47 mi sembra che fosse quello che prendeva Roma che lo portava da casa sua all'università, cosa vuol dire questo? vuol dire che l'osservazione degli altri degli altri passeggeri di quanto guardava fuori dal finestrino delle scarpe consumate diremmo noi giornalisti per chi appunto deve poi mantenere il contatto con il corpo sociale con cui condivide spazi e attività di lavoro ecco per lui si è sempre stato prioritario, tanto da dire non so se nella mia formazione influisca più l'osservazione quotidiana di ciò che vedo, oppure di ciò che studio sui testi, ecco questo per rilevare quanto lui a dispetto di qualche difficoltà personale di socializzazione fosse una persona molto attenta agli altri molto attenta a quanto viveva in quel momento la società di Roma per esempio, nella quale lui era calato evidentemente, oltre a ai rapporti internazionali che lui manteneva coi suoi allievi che ha spedito all'estero a studiare e ad approfondire tematiche che lui considerava importanti a questo proposito darei la parola a un altro economista che è Daniele Archibugi come vi ho detto autore anche lui di un bellissimo libro che trovate là in fondo e che è uno un altro degli allievi più considerati e più apprezzati dal professore a te Daniele Grazie infinite per l'invito ed è un piacere essere in compagnia di questo panel di tutti voi che siete venuti qua domenica mattina io nei confronti di Federico Caffè ho avuto un rapporto privilegiato e credo di essere stato nonostante la differenza di età, avevamo 44 anni di differenza e nonostante la differenza di altezza, 38 cm perché Federico Caffè era molto piccolino era alto 1,50 m e questo ha condizionato molto la sua vita poi dico 38 cm e non è del tutto vero nel senso che quando sono entrato in facoltà ero alto 1,80 m e lo so perché fu lui che mi misurò mi fece una volta togliere le scarpe e mi mise contro un muro prese una scaletta che aveva nel suo studio e fece un segno sul muro e poi quando dopo che mi laureai mi misurò un'altra volta e avevo raggiunto la statura attuale di 1,88 m e quindi c'erano queste due cose e quindi ho avuto con lui un rapporto privilegiato un rapporto privilegiato per cui non ho alcun merito perché l'ho ereditato da mio padre lui aveva conosciuto mio padre nel 1945 quando mio padre era più giovane di lui è stato testimone di nozze dei miei genitori e improvvisamente io a differenza dei miei fratelli e sorelle che non hanno studiato economia improvvisamente di quest'uomo ostero senza figli che viveva tra casa e università università e casa sono arrivato lì e quindi sono stato credo una sorta di figlio mancato quel figlio che lui non ha avuto e quindi quando lui è scomparso quella tragica mattina io mi trovai alle 7 della mattina e allora andato a dormire da poco perché i giovani forse non lo capiscono ma a volte anche noi siamo stati giovani e mi chiamò alle 7 della mattina il fratello per dire se era venuto a casa mia e purtroppo no e quindi lì cominciarono le ricerche io qui sulla via di Trento ho visto sul treno un video che mi ha molto impressionato e quindi lo facevano vedere proprio dentro il treno e chiederei se è possibile alla regia di mandare questo video di 30 secondi perché fa vedere una cosa molto rilevante è un video della Polizia di Stato che non può essere denuncia subito la scomparsa di una persona chiama il numero unico di emergenza 1-1-2 commissario straordinario del governo per le persone scomparse ecco in questa vicenda io provo delle colpe profonde no? una delle colpe profonde fu il fatto che l'unità di crisi che si istituì da alcuni familiari, ma soprattutto da alcuni dei suoi più chiari allievi, decise di non dare la notizia pubblicamente per i primi sei giorni. Io ero contrario, un po' perché non appartenevo al gruppo, avevo un'altra vita professionale, ma ovviamente ero il più giovane, il meno atorevole, non ero professore ordinario, non ero neppure professore incaricato, e quindi la mia opinione non venne presa in considerazione. E, come discuto nel mio libro, nella prima parte del mio libro, ci fu tutta questa ricerca che fu fatta per i primi giorni, quelli che ci dice oggi la polizia, quelli più importanti per trovare una persona scomparsa, in cui cercavamo indizi senza dare una notizia pubblica che avrebbe aiutato probabilmente nelle ricerche. Chissà se sarebbe cambiato qualcosa, forse no, ma era una cosa che bisognava fare. E però la ragione per cui non è stata fatta, e ci dice qualcosa di profondamente sbagliato su quella che è l'Accademia Italiana, non si poteva dichiarare pubblicamente che il maestro, il capo cordata, l'economista atorevole che c'aveva un sacco di allievi sotto concorso, e quindi quella situazione di Federico, che era quella di essere uomo, pensiero e non essere umano, è stata valorata fino al punto che è stato deciso che bisognava tenere tutto quanto nascosto. E io devo dire, non è che mi sento in colpa, sono in colpa, perché avrei dovuto dire no, manco per niente, io vado e lo dichiaro pubblicamente. Soltanto al sesto giorno fu finalmente deciso che bisognava andare a dare una notizia pubblica e ovviamente fu incaricato io di farlo e quindi andai con un comunicato stampa all'agenzia ANSA. E questo ci dice qual era il rapporto profondamente e profondamente impari che c'era, da una parte tra l'uomo, l'accademico e dall'altra l'uomo-uomo, che questo uomo-uomo non esisteva. E quindi questa ricerca di Federico Caffè è stata molto complicata, mi ricordo grazie al mio prozio Monsignore dove ti andava alla congregazione degli istituti di fronte a San Pietro per riuscire a capire se fosse possibile che lui si fosse rinchiuso in un monastero e quindi fosse lì. Mi dissero che non era possibile però, anzi il cardinale che mi ricevette grazie al mio zio a un certo punto si arrabbiò e disse ma la chiesa non è la regione straniera. E io le sono capita ma voi potete sapere quello che succede in tutti i conventi e i monasteri e questo spaziente dito, ma certo che ne possiamo sapere se qualcuno non rispetta le nostre regole? Dopo qualche tempo mi trovai addirittura interrogato dai servizi segreti, i quali servizi segreti si erano fatti in mente un'idea strampalata e senz'altro sbagliata, ossia che fosse stato io quello che l'aveva preso e portato all'aeroporto di Ciampino e poi dall'aeroporto di Ciampino con un volo charter pieno di danesi e bronzi dopo l'ultima notte romana fosse andato a copenaghen e a copenaghen fosse stato preso da un altro suo allievo brun amoroso e che tramite brun amoroso fosse andato poi nascosto nell'unione sovietica prima del crollo del muro di berlino. Cosa che io dovetti smentire per la semplice ragione è che il giorno in cui scomparve chiama io brun amoroso a copenaghen e quindi era a copenaghen e bruno cadde dalle nuvole io la prese alla lunga perché non mi fidavo del tutto quindi voglio dire ma feci una ben orchestrata telefonata per dire che la situazione era quella che era. Io finisco ramentando che la vita e anche l'uscita di scena di Federico O'Caffè è una vita che c'è una forte congruenza. Quest'uomo era da un certo punto di vista un fratellaico, un fratellaico molto tollerante molto aperto e questa sua situazione personale lo rendeva particolarmente attento alle ragioni dei più deboli alle ragioni alle ragioni degli anziani alle ragioni e quindi dello stato sociale e ci spronava a noi allievi ad avere un ruolo più importante nei confronti dell'impegno sociale nei confronti nostri e nei confronti tutti quanti gli altri e questo si trova sempre nei suoi scritti appunto scritti che non erano dedicati a fare i teoremi di economia ma erano quelli di vedere ogni giorno come l'economia potesse rispondere ai problemi della vita sociale. Lui non ha mai rinnegato la sua origine abruzzese, lo diceva lo scriveva a proposito di altri allievi la saggezza abruzzese, ecco questa saggezza abruzzese gli è rimasta per tutta la vita di economista, l'economia deve essere una scienza che serve a risolvere i problemi delle persone, lui sosteneva quella che chiamava un'economia civile, un'addizione che c'era una volta nel pensiero economico setticentesco e che poi non c'è più stata se persa per i confronti di altre edizioni e credo che oggi giorno se siamo qui al festival dell'economia a parlare di Federico Affè è perché questa nozione di economia civile ha bisogno di essere ripresa e revitalizzata. Grazie. Molte grazie al professor Kibugi, non avevo dubbi sul fatto che avrebbe offerto uno spaccato molto chiaro di quello che per Federico Caffè significava economia civile e dell'ancoraggio alla vita reale. Ciò che vale la pena di sottolineare è che lui aveva visto quaranta anni fa una deriva che poi si è rafforzata, quindi uno scollamento molto spesso tra, come anticipavamo prima, tra molti economisti che con linguaggi astratti e da tori d'avorio sanciscono, stabiliscono regole, principi che non trovano poi riscontro nella vita delle persone o quantomeno che non sanno prefigurare un punto di caduta tra le discipline e gli approfondimenti effettuati in accademia e i risultati che poi si debbono produrre nella società. Quindi il grande scollamento lui, Federico Caffè, lo aveva anticipato quaranta anni fa, questo è uno dei suoi grandi meriti, a questo possiamo aggiungere che era entrato in un momento personale di fatica, di depressione, che sicuramente aveva indebolito anche le sue difese immunitarie, quindi questo lo aveva reso più fragile e da lì questo epilogo che nessuno di noi può individuare con certezza, ma di sicuro la sua scomparsa ne è il punto sicuro. A questo punto chiederei a Madre Noemi di fermarsi su due punti, magari uno alla volta. Il primo che le chiedo, visto che ne ha accennato il professor Rachibugi, è questo, cioè in che termini si può scomparire o chiedere rifugio in un convento, c'è la figura dell'oblato che vorrei che lei illustrasse ai nostri ospiti, che margini ci sono per sfugirne, per esserne riconosciuti, quanto le parole del professor Rachibugi che è stato, ha avuto la possibilità di dialogare con dei prelati quando è accaduto il fatto. A lei. Grazie Roberto, un saluto a tutti e certamente la possibilità di rifugiarsi un monastero esiste, è esistita nei secoli, nei millenni. Io sono una monaca benedettina e ci tengo a precisare la differenza tra monastero e convento perché c'è una differenza sostanziale da questo punto di vista. Il monastero è un luogo protetto, un luogo chiuso dove vivono i monaci che sono dediti principalmente alla preghiera e dove la famiglia monastica ha sempre gli stessi membri che vivono stabilmente nel monastero. Il convento è più legato alle figure mendicanti dal XII secolo in poi, quindi fratti per esempio che però vivono una vita missionaria più all'esterno. Cosa vuol dire? Vuol dire che all'interno del convento possono circolare più persone, cambiare ogni tre anni e quindi nascondere una persona, doverla giustificare sempre sarebbe molto più complicato. Mentre per noi dove entriamo moriamo abbiamo una sorta di non detto che rimane, quindi se la Bata o la Badessa spiega una volta una cosa a delle persone quella rimane. In più nel monastero c'è una clausura per quanto possa essere stretta o meno stretta è un luogo protetto e protetto non solo fisicamente da dei luoghi delimitati ma anche dal silenzio. San Benedetto per esempio nella regola dice di non parlare con gli ospiti ma di salutarli, far un chino del capo se si incontrano nel monastero che non mancano mai. Noi siamo per esempio, veniamo da Bastia Umbra, la nostra comunità accolse Santa Chiara quando Francesco le tagliò i capelli e la portò in un monastero benedettino perché non sapeva cosa fare con questa donna e giustamente la porta in un monastero che era un luogo protetto, aveva i soldati, i parenti non potevano entrare eccetera eccetera quindi questo storicamente è successo e succede. Tanto più ci può essere una semplicità, una ingenuità, una umiltà per cui non viene chiesto tanto a chi entra chi è. Per noi è quasi, non dico vietato, ma quasi vietato, è l'abate che sa le cose, chi c'è in foresteria, chi non c'è, non spetta a tutti di poter intrattenersi con gli ospiti quindi potrebbe esserci. L'ingenuità di che cosa? Nell'87 è possibile che nessuno di noi nei nostri monasteri comunicasse la questura a chi dormiva al monastero. San Benedetto tra l'altro diceva chiunque tu sia che entri in monastero non chiedeva carta di identità, non chiedeva chi eri, da dove venivi, semplicemente vuoi seguire il signore? Sì, prego, vediamo se vedi, se cerchi veramente Dio, se sei disposto alla preghiera, se stai buono puoi stare, ma non veniva chiesto e ancora oggi soprattutto in certi ambienti più chiusi, più claustrali, è difficile fare questa ricerca. Anche noi ci mettiamo tanto tempo prima di chiedere una postulante tutte le carte, di mettere le regole insomma. Prima c'è una accoglienza incondizionata della persona, quando la persona viene cerca Dio va bene, stai con noi perché chiedere in primis il curriculum, i test psicologici come si fa magari più nella vita attiva non è nel nostro stile, quindi la conoscenza viene gradualmente nel vivere insieme e poi capita anche di dire ma tu allora facevi questo lavoro o non lo facevi, ma non è interessante dal punto di vista monastico, quindi una persona tranquillamente può sparire in un monastero, noi abbiamo un monastero che sono stati in monastero dirigenti dell'Olivetti, parlamentari, abbiamo delle persone o che sono morte da poco che ci sono ancora ma che quando entrano viene azzerato tutto, quasi le sorelle nemmeno sanno che lei aveva quel lavoro, dipende dallo stile che la Bate o la Badessa vuole dare, quindi la possibilità c'è. Mi dispiace perché hanno risposto nella congregazione degli istituti di vita consacrata, perché veramente insomma potevano che risparmiassero, perché l'altra questione del monastero, il monastero è laico soprattutto degli ordini femminili, noi non siamo clero quindi non entriamo in una logica di potere o siamo tra virgolette un po' più anarchici, un po' meno sottomessi, quindi meno controllati, soprattutto i monasteri sono autonomi mentre i conventi sono le legati da congregazioni, quindi hanno le visite, il generale che passa, il monastero è sui Uris, quindi ancora oggi la caratteristica è proprio questa, ogni monastero ha un mondo a sé, ha il suo abito, il suo regolamento, le sue cose e rispetta certamente delle linee generali, però tutto questo ci può far dire che tramite per esempio oblazione che è un'offerta di una persona a Dio nel monastero senza emettere voti, quindi senza allegarsi completamente e fare un percorso più rigido, più ascetico, monastico, può partecipare in totale alla vita del monastero, può mangiare, può lavorare con i monaci, non può partecipare però ai capitoli, quindi al governo, alle decisioni, però può veramente vivere e fare tutto ciò che fanno e nessun monaco chiederà mai chi sei, da dove vieni, perché per regola non si deve chiedere, lo deve sapere la bate, in più si lavora in silenzio, ci sono pochi momenti di scambio e ripeto ancora più, trent'anni fa, oggi magari si parla un po' di più, quindi l'oblato secolare o regolare c'è una differenza, è un uomo, una donna che può partecipare alla vita del monastero dall'interno, se è oblato regolare, cioè che vive una regola, quindi senza fare i voti, quindi senza dover rendere conto dei soldi che ha, dove gli ha messi, cosa fa, senza contrarre matrimonio e in obbedienza vive totalmente o parzialmente la vita del monastero, magari non fa tutte le preghiere ma ne fa abbastanza, o un oblato secolare, ossia un uomo, una donna che segue la spiritualità del monastero si orienta nel quotidiano, partecipa, vive purvendo a casa sua della vita del monastero, quindi questa possibilità c'è. Molte grazie a madre Noemi che ci ha dato uno spaccato di una vita di monastero e ci ha presentato un distinguo tra monastero e convento che sono sicuro non forse chiarissimo a tutti e soprattutto ci ha spiegato che è possibile che poteva essere una possibilità quella del rifugio di Federico Caffè in un convento. C'è stato un bel libro di Hermano Rea che è uno scrittore napoletano che ha destinato più di un anno, adesso purtroppo è mancato, alla ricerca di Federico Caffè e si è spinto fino in Calabria dopo aver seguito delle indicazioni che io non conosco e che nel libro non ha specificato, il libro si chiama L'ultima lezione, un bellissimo libro e racconta appunto di essersi confrontato con degli abati che naturalmente non hanno offerto versioni definitive ma hanno lasciato aperte delle possibilità, ecco questo traspare dal libro di Hermano Rea e a proposito di libri naturalmente vorrei chiedere e coinvolgere naturalmente Carmen Pellegrino che è una scrittrice, una scrittrice brava e nel suo ultimo libro alleggia la figura di Federico Caffè nel suo ultimo romanzo che l'ha espirata quindi le chiederei come è nata questa idea e come ha vissuto questo tuffo nella vita raccontata inevitabilmente da altri della figura di Federico. Buongiorno anzitutto e grazie, grazie per l'invito, io non sono un economista e non ho conosciuto Federico Caffè e quindi dici come hai fatto, perché come ti è venuto in effetti la domanda e la domanda che da quando ho uscito il libro a febbraio mi sento fare più spesso perché effettivamente non ce ne sarebbero di contatti diretti nella mia vita con tutte le memorie private con cui mi sono confrontata in questi anni di studio a partire appunto dall'incontro con Daniele proprio sul suo libro che mi fu mandato in bozze quando io scrivo per la lettura del Corriere della Sera che è un inserto che si occupa di libri quindi il suo ufficio stampa mi inviò in anteprima le bozze del suo libro perché sapeva che io mi stavo occupando di Federico Caffè e quindi questo sicuro ti piace questo libro infatti me lo mandò ad agosto a settembre recensì il libro in concomitanza con l'uscita e così poi ci siamo conosciuti con Daniele e l'ho presentato anche questo libro a Fabriano ed ero proprio nel pieno delle mie ricerche personali che ovviamente nell'incontro con Daniele si sono si sono ampliate gli orizzonti proprio si sono in un certo senso anche complicati però la figura di Federico Caffè era come in tutte le persone che io ho incontrato con le quali ho parlato una figura che ti entra dentro e non esce anche se non lo hai conosciuto io questo ho constatato in questi anni di studi anche prima di incontrare Daniele attraverso i memoir che leggevo perché durante il periodo del governo Draghi, Draghi è stato un allievo di Federico Caffè sono usciti alcuni libri di memorie insomma parecchi ex-allievi hanno voluto così fermare sulla pagina i loro ricordi soprattutto e io dall'esterno notavo questo da una certa distanza si può mettere un po' in fila le cose con un certo distacco per quanto possibile notavo di come in tutte le persone che lo avevano incontrato che fossero allievi ex-allievi o che fossero persone che in qualche modo avevano incrociato la sua parabola esistenziale era come se Federico Caffè avesse lasciato un seme che poi questo seme ha continuato a fiorire insomma negli anni nei decenni perché dalla scomparsa sono passati quasi quattro decenni è diventata una sorta di assenza che agisce più di una presenza ed è accaduto così in piccolo anche per me perché quando Federico Caffè è scomparso nell'ottantasette io avevo dieci anni e crescevo in un buco di mondo dimenticato da Dio e dagli uomini nel sud più sud insomma l'osso del sud un paese dell'appennino e ha tanti chilometri di curve da eboli dove si è fermato Cristo no e infatti ho fatto il liceo classico a eboli e immaginate anche questo paradosso perché quando il professore di letteratura spiegava che cosa lei intendeva con quella metafora del Cristo che si era fermato ad eboli doveva indicare la mancanza di civiltà in tutti quegli altri il non arrivo della civiltà in quegli altri luoghi quali luoghi quelli dove vive Pellegrino quindi io andavo a scuola nella civiltà e tornavo a casa nell'inciviltà secondo questa e in effetti lì dove sono nata io e vive ancora mio padre mia madre morta purtroppo l'anno scorso e ho potuto constatare no come Cristo non è mai arrivato ma le conseguenze della grande storia quella che accadeva negli anni 80 a livello nazionale arrivavano e come anche lì nello sprofondo dove vivevo io in quello sprofondo vivevo con mio padre che era un sindacalista lo è stato per tutta la vita e qualche volta mio padre con una delegazione di sindacalisti partivano alla volta di Roma dove Federico Caffè teneva dei livelli ai livelli base del sindacato delle lezioni gratuite quindi già allora mi aveva colpito la figura di un professore un accademico che faceva qualcosa gratuitamente per delle persone che neanche conosceva no e poi quando è scomparso questa notizia è arrivata fin laggiù è una scomparsa per fa un piano perfetto non si è trovato manco più il corpo no come Majorana di cui Shasha ci ha raccontato la scomparsa non si è saputo più nulla un piano perfetto questa questo seme anche dentro di me ha attecchito e negli anni poi ha continuato ad agire fino a quando poi ho deciso di scriverne in che modo ovviamente nel libro di cui parliamo c'è una parte che tiene conto della biografia di Federico Caffè no quello che ho potuto leggere quello che ho potuto leggere attraverso i suoi libri quello che mi hanno raccontato quello che ho letto sui libri degli altri e poi c'è una parte essendo io una scrittrice in un certo senso agitato quella che Alexandio Ma definiva la pazza di casa l'immaginazione la letteratura ne ha facoltà no un certo punto lì dove hermano rea si ferma alla notte tra il 14 15 aprile dell'ottantasette giorno della scomparsa notte della scomparsa poi ha una sua intuizione segue la rotta di serra san bruno fino al monastero laggiù ovviamente non gli vengono date risposte e ferma il suo il suo libro lì il mio comincia da quel momento in poi dal giorno dopo la scomparsa o anch'io seguito una mia vista molto immaginativa ma l'ho ricondotto in quell'abruzzo che diceva prima daniele dove lui era nato quella terra da cui in effetti si era allontanato ma mai affrancato e mi sono rimaste molto nella mente le sue parole riferite ai poveri d'abruzzo che scendevano in città con le pianelle sulla testa quando lui era bambino aveva l'immagine di questi contadini insomma che scendevano in città mettendosi queste ciabatte sulla testa per non rovinarle e io in questa sensibilità di federico caffè quella che prima definiva daniele economia civile questo anelito questa necessità di ricondurre l'economia alla sua essenza la parola economia contiene nell'ittimologia qualcosa che ha a che fare col nutrimento col cibo col dare da mangiare questa attenzione agli ultimi è quello che diciamo ai maltrattati dalla sorte anche è quello che più mi è interessato della sua parabola che fosse misogino e qui si è fermato l'uditorio vedi come io non lo credo non lo non l'ho mai creduto certo è arrivata anche a me questa in effetti penso anche perché non me ne sarei interessata di una persona per ovvie ragioni di genere non credo che non avrei avuto quell'interesse e poi una persona con quella cultura umanista perché federico caffè prima di essere un economista era un grande umanista non credo che avrebbe mai potuto provare dei sentimenti d'odio solo su una questione di genere o di insofferenza solo su una questione di genere credo invece che fosse spaventato probabilmente avendo avuto una madre molto ingombrante è probabile come chi come me ha avuto un padre molto ingombrante che con questa figura con l'altra figura l'altro sesso ci fai conti per tutta la vita io anche non mi sono mai sposate ho 47 anni e quando mio padre adesso viene a sanzionarmi anche questo non mi è reso neanche nonno mi dice e lo dico vabbè ma io ancora sto facendo i conti con la tua figura che ritorna anche in questo romanzo perché ho voluto mettere in questa storia oltre appunto la biografia di federico caffè la sua scomparsa di come questa senza agito un confronto mio padre che appunto vive lì in questo paese piccolissimo del sud rappresenta esattamente quello che federico caffè diceva che può accadere da un punto di vista emancipativo attraverso il lavoro mio padre era figlio di contadini poverissimi del sud come possono essere poveri contadini del sud da quella terra appunto dove non solo non c'è arrivato cristo ma non ci arriva nulla non ci cabe nulla da quella terra i miei nonni erano chini hanno passato tutta la vita chini su quella terra da cui non cavavano nulla però hanno fatto studiare questo figlio il primo delle tante generazioni di dichiaranti illetterati ho fatto una ricerca sull'albero genealogico della mia famiglia dal lato paterno e tutti quelli prima di mio padre venuti prima non sapevano leggere e scrivere erano dei maltrattati della sorte venivano umiliati frodati da quelli che avevano avuto la scuola per esempio e loro non sapevano neanche difendersi mio padre è stato il primo che ha potuto studiare ha poi fatto il concorso pubblico e da lì il cambio tant'è vero che si è trasferito dalla campagna al paese ha fatto questa emigrazione in un certo senso verticale e ha cambiato la sua la sua vita no ha costruito il benessere che è stato per se stesso e per i suoi figli quindi se io in un certo senso ho potuto studiare accedere ai gradi superiori dell'istruzione ad essere qui a parlarvi oggi invece di scrittrice io da letterata proveniente da generazioni di letterati lo devo a quello che federico caffè sosteneva vivamente cioè che la dignità dell'essere umano passa attraverso la possibilità di un lavoro che sia dignitoso il riconoscimento del lavoro per tutti questa è una cosa importantissima l'attenzione agli ultimi della terra l'attenzione dei maltrattati e malcapitati della sorte credo che sia fondamentale recuperare questo di federico caffè non tanto i suoi vizi umani che sicuramente ha avuto era un essere umano calato nella storia ma la grandezza del suo pensiero oggi più che mai avremmo bisogno grazie grazie a carmen molte grazie a carmen pellegrino perché attraverso la sua vita e il suo percorso personale ha saputo ricondursi a quelle che ricondurci a quelle che sono state le istanze di caffè e a quelle che sono state le attenzioni che questo grande economista ha mostrato verso gli ultimi a questo proposito chiederei siccome abbiamo veramente otto minuti farei un secondo giro telegrafico e questo sarà un problema vostro a ciascuno di voi chiederei quindi una battuta innanzitutto alla professoressa aietto che vive in gran bretagna quanto si può recuperare di federico caffè o vede recuperabile in una società quella inglese che lei conosce bene perché ci vive e che ha un ruolo importante nell'economia europea anche se brexit ha significato ha un significato importante da un punto di vista politico e da un punto di vista economico grazie grazie io in effetti e quello che vorrei accennare questo sono passati 37 anni da quando caffè è scomparso eppure l'interesse per lui non diminuisce quest'anno nei primi cinque mesi di questa ci sono già stati tre eventi e io ho partecipato a due ce ne saranno molti altri perché tutto questo interesse e questo riguarda non solo l'italia ma anche la gran bretagna e io cerco la risposta non tanto nella figurata di caffè che lo meritava ma quanto nella nostra società dove siamo adesso vorrei fare brevemente un riferimento a un economista americano lucas che nel 2004 disse qualcosa tipo questo di tutte le tendenze nocive per una sana scienza economica la più seducente e nella mia opinione la più velenosa e di concentrarsi su questioni distributive questo disse l'economista americano e ora questo è esattamente l'opposto di quello che caffè avrebbe pensato cioè soffermarsi su questioni distributive soffermarsi sulla distribuzione lavoro capitale su come sta la gente normale quello di cui parlava anche carmen era importantissimo per caffè l'idea di questo che abbiamo avuto per questi 40 anni è stata quella che non ci dobbiamo occupare della distribuzione non ci dobbiamo occupare della disuguaglianza basta che ci occupiamo della produzione delle imprese e il tutto il resto si concilia perché c'è questo effetto come dire sgocciolamento trickle down ma la verità di queste 40 anni è che c'è stato uno sgocciolamento in su anzi una fiumara che è andato in su uno disuguaglianza nella ricchezza di iniziare a fare le disuguaglianze ora quindi la mia spiegazione del perché tanto interesse per caffè e perché noi tutti e forse i giovani che alcuni morti sono qui adesso stiamo cercando delle soluzioni e lui forse ci offriva con i suoi scritti un po di via alternativa dove andare e non credo che lui credesse al trickle down credo che pensasse che ci fosse questa fiumara che porta su che va su grazie grazie grazie sì molto molto interessante questo questa testimonianza della professoressa ietto che ci ricorda come per molti economisti l'aspetto produttivo sia quello più rilevante considerato che poi secondo questa logica in modo automatico e con le libere forze del mercato la disuguaglianza si possa appianare partendo sempre dall'aspetto produttivo così purtroppo non è le crisi economiche di questi di questi anni in tutta europa ci confermano che questa che questo percorso e questo trickle down non ha funzionato vorrei naturalmente chiedere al professore a chi bugi di agganciarsi a questo ultimo passaggio della professoressa grazie a ietto in un minuto in un minuto in un minuto qui lo dichiaro perché è evidente l'enorme debito intellettuale umano personale che io ho nei confronti del mio maestro però non voglio negare che poi alla fine il mio percorso di ricerca è andato anche in altre direzioni nel senso che federico faceva secondo me un errore e questo errore era pensare che uno doveva privilegiare una società economicamente stazionaria a condizione che questa società stazionaria non provocasse eccessive disuguaglianze per gli economisti in sala lui era chinesiano molto più di quanto fosse scionpederiano e invece io pensavo già da studente lo continuo a pensare ancora oggi che bisogna combinare i due aspetti e che è assolutamente necessario arrivare verso uno sviluppo economico e sociale uno sviluppo economico e sociale che si può ottenere grazie all'applicazione della scienza della tecnologia dell'innovazione e che questo sviluppo se giustamente combinato può anche consentire di migliorare la condizione di tutti quanti a cominciare dagli ultimi e indubbiamente non c'è soltanto il modello caniforniano che è un modello di disuguaglianza un modello in cui ci stanno troppi che sono troppo ricchi e troppi che sono troppo poveri no ma ci stanno anche altre esperienze nei confronti delle quali caffè tra l'altro guardava con grandissimi interessi pensiamo ad esempio all'esperienza dei paesi scandinavi dove c'è un altissimo grado di istruzione della popolazione dove si fa di tutto per far sì che la popolazione partecipi alla vita economica e sociale dove la risoccupazione è molto bassa ma allo stesso tempo sono anche le società che per prime sviluppano e applicano le nuove tecnologie e grazie all'applicazione lo sviluppo di queste nuove tecnologie è possibile difendere i più deboli ad esempio per finire alla casa del nostro amico Bruno Amoroso dove Federico andò in uno dei pochissimi viaggi all'estero che fece nel corso della sua vita abitava in quegli anni un pensionato che era assistito dal welfare danese e già in quegli anni venivano applicate delle tecniche di controllo e di sostegno che poi alla fine renderebbero molto più facile alcuni dei problemi della nostra società come quella dell'assistenza agli anziani e delle persone più deboli. Un aneddoto personale sono stato a trovare il professor Bruno Amoroso che purtroppo è mancato che era una figura molto vicina al professor caffè a copenaghen e questo una decina d'anni fa e lui mi ha raccontato in quel momento che gli ospedali pubblici lui doveva essere coberato per una piccola cosa e io ho chiesto dove si sarebbe rivolto pur non conoscendo naturalmente gli ospedali di copenaghen ma sapendo che il sistema di welfare state di sistema sociale era funzionante e ben radicato lui mi ha detto è molto raro che qui qualcuno si rivolga alle cliniche private perché l'efficienza e la sicurezza e naturalmente la gratuità spingono 99 per cento dei pazienti. Quando Bruno si è ammalato io gli feci fare un consulto a ematologia a Roma alla clinica di ematologia ai Mandelli e quindi consultò un medico italiano e il medico italiano gli consigliò un farmaco sperimentale lui tornò in Danimarca dove non conoscevano questa cosa e mi mandò un'email in cui disse i medici danesi si sono commossi per il mio attaccamento alla vita e mi hanno finalmente prescritto il farmaco che ha suggerito il dottor Bricciada Roma il che vuol dire che il nostro sistema sanitario a volte non è tanto da disprezzare. No no questo no senz'altro ma naturalmente con delle divergenze disparità territoriali che conosciamo bene perché in Trentino funziona tutto molto bene ma in altre regioni meridionali assolutamente no di questo ne abbiamo contezza io siamo già oltre quindi chiederei mi fido ciecamente di madre Noemi quindi so che in un minuto saprà serrare le fila di questa conversazione partendo naturalmente dalla sua figura e dal suo punto di osservazione della nostra società e delle istanze che sono state che sono state presentate. Sì leggendo l'ultima lezione di Herman Orea ho sentito profondamente Federico Caffè come un uomo interiore con una grande spiritualità all'illa che lui si definisse credente non praticante che non lo credo per come ha servito i malati e per la sensibilità con la quale ha avuto sempre attenzione per l'economia l'economia era base di tutto e concluderei con le sue parole che l'uomo vale mille volte più del profitto è qui che l'economia di oggi deve orientarsi dobbiamo smetterla di mettere avanti i numeri diceva il problema di bilancio i bilanci in rosso a scapito dei nomi delle persone dell'identità la società va pensata prima va riflettuta è orientato tutto verso questo obiettivo anche San Benedetto nella nostra regola diceva scrive che la bate non aduca a scuse economiche per venir meno ai propri valori grazie a tutti voi siete stati molto partecipi chiederei io avevo saltato con un po di cattiva fede carmen perché aveva avuto più stazio degli altri non per però se tu hai un'ultima battuta ma battuta perché siamo all'una e cinque e mi hanno minacciato molto d'accordo è molto bello quello che ha detto la badessa e infatti in questo libro io ho messo in colloquio Federico caffè con simone bail un'altra che voglio dire andava a ficcare il naso nella sostanza umana lì dove era necessario guardare esercitando quella cosa che abbiamo perduto tutti e chiudo l'osservazione l'attenzione simone bel diceva che la forma più generosa è la forma più bella della generosità ecco forse questo è una cosa che visto che siamo in un festival dell'economia abbiamo totalmente perduto ed è bella quell'immagine che diceva anche la professoressa prima io in copertina ho messo una goccia che cade dal cielo e c'è una mano che sorreggia quella goccia l'ho immaginata come la mano di federico caffè a ributtare sopra il processo contrario al gocciolamento che dicevamo prima grazie davvero per questa bellissima immagine
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