Etica ed economia del business musicale. La strada cooperativa
Incorpora video
Etica ed economia del business musicale. La strada cooperativa
Si discute la precarietà del settore, evidenziando le basse retribuzioni e il lavoro in nero, proponendo come soluzione l'adozione di modelli cooperativi. Vengono illustrate le esperienze di successo della Rete Doc, un network di cooperative che offre ai musicisti migliori condizioni lavorative, tutele e maggiore stabilità economica. L'intervento include testimonianze di musicisti e dirigenti di cooperative, analizzando i vantaggi del modello cooperativo rispetto al sistema tradizionale, evidenziando la maggiore equità nella distribuzione dei profitti e la possibilità di una carriera sostenibile a lungo termine.
La Fondazione è un'azienda di risultati, che si tratta di un'azienda di risultati, che si tratta di un'azienda di risultati, che si tratta di un'azienda di risultati, che si tratta di un'azienda di risultati, che si tratta di un'azienda di risultati, che si tratta di un'azienda di risultati, che si tratta di un'azienda di risultati, che si tratta di un'azienda di risultati, ...aaa, e sono qui. Buongiorno a tutti e tutti, siamo molto contenti di essere qui e che voi state qui con noi per questo nostro incontro che sarà dedicato alle suono delle campane, no, scherzo, al suono, giusto, dai, a tema comunque, a una riflessione critica sul modello economico dell'industria musicale e alla proposta di un modello alternativo basato prevalentemente sulla proposta cooperativa e l'obiettivo è quello di presentare un modello che valorizzi al meglio la figura del musicista. Io sono Francesca Martinelli e sono la direttrice della fondazione Centro Studi Edoc e parlerò oggi di questi temi con il mio collega Andrea Ponzoni, CEO di Fricomatta, e Omar Pedrini, cantautore e autore televisivo che però non ha bisogno di tante presentazioni. Come avete visto rispetto al programma originale non c'è Demetro Chiappa che è presidente di Red Dock, ma purtroppo ha avuto dei gravi problemi personali. Mentre le campane continuano a fare da sottofondo, ne approfitto per fare una domanda a voi del pubblico e intanto volevo chiedervi se tra voi ci sono dei musicisti o delle musiciste, se potete per favore alzare la mano. Ok, 4, 5, 8, anche dopo lavoristi eh, non è che sto parlando di... Cosa che capita no? Ok, e invece chi tra voi conosce almeno un musicista o una musicista? Ecco, quasi tutti per chi a casa non vede il pubblico. Ok, allora quello di cui vi andremo a parlare oggi probabilmente non sarà qualcosa di completamente nuovo perché se siete musicisti ha maggior ragione, ma se conoscete i musicisti e le musiciste, sapete come funziona un po' questo mondo, che poi sono regole che possono valere un po' anche per altri settori dello spettacolo, come gli attori, gli attrici, i danzatori. Intanto, anche solo se avete seguito la cronaca dell'epoca, sapete che durante la pandemia da Covid-19 lo stop che è stato imposto ha costretto molti musicisti a interrompere il loro lavoro e ha sostanzialmente scoperchiato il vaso di Pandora del settore, mostrando tutta una serie di fragilità, di difficoltà, di limiti e di criticità che effettivamente erano già endemici al sistema e avevano già un impatto molto forte su chi lavorava nel settore. Quel periodo ha provocato tutta una serie di proteste, immagino che vi ricorderete ad esempio Baul in Piazza, che si è stato svolto prima a Milano, poi a Roma e che ha visto anche rete Doc tra gli organizzatori. Anche se oggi quindi noi vediamo che il mondo dello spettacolo si sta riprendendo e in generale la pandemia è stata superata, infatti ci sono numeri molto in crescita nel settore discografico, tra i nati soprattutto dallo streaming, vediamo anche una crescita del live molto importante, nonostante questi dati positivi rimangono delle criticità che attraversano questo settore e che colpiscono chi vi lavora. Ad esempio pensate alle realtà piccole e indipendenti che fanno una grande fatica ad affermarsi in un settore che è prevalentemente dominato da multinazionali, ma vi è anche il progetto imprenditoriale stesso e il modello organizzativo dell'industria discografica che si basa molto sul successo immediato dell'artista e i criteri per definire questo successo sono spesso il profitto e il successo sui media e i social network, anche a discapito alle volte del progetto del singolo artista. Questo meccanismo ha chiaramente un impatto molto forte sulla vita di chi produce musica, tant'è che questo impatto ce lo raccontano le tante storie che sicuramente avrete sentito anche dopo il festival di Sanremo e tanti musicisti e musiciste che hanno raccontato la loro esperienza di burnout, i disagi psichici che hanno avuto e le ragioni che li hanno portati quindi anche a lasciare il mondo della musica, causa di queste difficoltà. Pertanto, anche pensare con questo meccanismo, questo sistema che possiamo definire in qualche modo estrattivo del talento diventa anche difficile immaginare una carriera di lungo corso in questo settore. Ricordo anche che oggi i musicisti e le musiciste in Italia sono oltre 43 mila. Questo è un dato che ci dà l'IMS e che indica tutte le persone che hanno svolto almeno una giornata di lavoro come musicista. Quindi non stiamo parlando solo dei famosissimi, ma proprio di tutti coloro che svolgono questa professione. L'IMS però ci dice anche un'altra cosa, ovvero che la media dei guadagni di coloro che lavorano all'interno di questo settore è di circa 6.800 euro all'anno. Il motivo di questa retribuzione così bassa, che è al di sotto della soglia della povertà italiana, è dovuta prevalentemente a due fattori. Il primo è che spesso, chiaramente anche solo banalmente per sopravvivere, questo lavoro è combinato con altre professioni. Quindi il musicista spesso svolge anche il lavoro di insegnante, di musica o altri lavori all'interno del settore sesso musicale, ma può svolgere anche un lavoro che è completamente diverso. E questo fa sì che spesso quello del reddito del musicista non sia il primo reddito. La seconda ragione, che a mio avviso è quella più importante ma di cui si parla davvero troppo poco, è il fatto che spesso i musicisti e le musiciste sono retribuiti in nero. Qui stiamo parlando anche di tutti quei lavoratori e lavoratrici che voi vedete quando andate al ristorante, che accompagnano le vostre serate e che appunto spesso lavorano in nero, non per scelta, ma perché il sistema spesso impone questo. E addirittura con una ricerca che abbiamo realizzato con la fondazione Centro Studi Doc nel 2019, abbiamo analizzato i dati del 2018 e abbiamo visto che solo in quell'anno nella musica dal vivo c'erano circa 4 miliardi di lavoro sommerso. Chiaramente questo è un impatto enorme sulla vita di chi lavora in questo settore, che è un settore già che prevede una discontinuità strutturale. Si parla di persone che viaggiano molto, hanno tanti clienti, tanti committenti, lavorano per persone diverse, fanno molti periodi in cui non sono remunerati, ma fanno un investimento sulla propria vita, quando si fanno le prove, quando si produce un disco, non c'è sempre la grande etichetta discografica che supporta quando si studia, quando si compone. E in più, questo genera una generale situazione di isolamento, difficoltà della contrattazione dei contratti, difficoltà quindi anche di accedere alle tutele, precarietà e pertanto fare la carriera del musicista, scegliere questa carriera non è semplice. Detto questo, noi non siamo qui per parlare solo dei problemi e delle difficoltà, ma anzi il nostro obiettivo è proprio quello di cercare di proporre delle soluzioni e delle alternative positive, in particolari cooperative, per affrontare queste criticità. Quindi intanto chiedo cortesemente ai tecnici se possono presentare la slide che abbiamo preparato. E mentre la mettono, ci tengo a sottolineare che quando si parla del rapporto tra cooperative e spettacolo, non stiamo parlando di un fenomeno nuovo e non stiamo nemmeno parlando di un fenomeno di piccole dimensioni, perché le cooperative dello spettacolo in Italia nascono già dagli anni 80 e oggi, per chi non lo sa, la stragrande maggioranza di chi lavora nello spettacolo lavora in cooperativa. Parliamo soprattutto di tecniche e tecniche dello spettacolo, ma non solo. Grazie per la slide. E tra le cooperative più antiche che lavorano in questo settore si trovano quelle che fanno parte della rete doc, in particolare Doc Servizi, che è una cooperativa che è stata fondata nel 1990 a Verona da un gruppo di musicisti e musiciste che volevano ottenere migliori condizioni di lavoro, non volevano più lavorare nel sommerso, volevano essere riconosciuti per il proprio lavoro e avere una maggiore continuità. Ma la domanda a cuore è perché hanno scelto il modello cooperativo? Hanno scelto il modello cooperativo perché soprattutto attraverso la cooperazione di lavoro si sono resi conto che potevano al contempo mantenere una certa autonomia nella gestione della propria attività da un lato e dall'altro lato diventare dipendenti della cooperativa e quindi accedere al tutele del welfare. Infatti creando la cooperativa i musicisti e le musiciste si sono autoassunti e in questo modo sono diventati dipendenti e questo ha permesso loro di accedere a tutte le tutele che sono legate a questo status. Quindi all'indennità di malattia, alla disoccupazione, molto utile quando la stagione stiva finisce e quindi poi inizia quella invernale che spesso per molte persone significa una fine della propria attività momentanea. E anche per le colleghe musiciste l'indennità di maternità, la protezione in caso di fortuni ma anche la possibilità di lavorare in legalità e sicurezza, la sicurezza sul lavoro che è molto importante. Allo stesso tempo però essendo i soci e le soci e soci della cooperativa e quindi proprio coloro che hanno deciso come organizzarla, come fondarla, hanno deciso di mantenere una certa libertà, una certa autonomia nella gestione del proprio lavoro perché è fondamentale, bisogna essere liberi per scegliere con chi e quando lavorare. E quindi in sostanza hanno creato questa figura per cui sono al contempo tutelati come ogni lavoratore e lavoratrice dipendente ma hanno la libertà del freelance e questo ha permesso a molti davvero di dare una maggiore continuità al loro lavoro, di trasformare quella che forse era più una passione al momento in una professione. E trent'anni dopo possiamo anche dire che ci sono musiciste e musiciste che stanno andando in pensione, alcuni che sono andati in pensione con la pensione da musicista proprio perché è diventata la loro professione principale. E questo sicuramente è un elemento importante. Nel corso degli anni poi questo modello è diventato interessante anche per coloro che non sono solo musicisti e musiciste ma ha cominciato ad attrarre tutte le figure che ruotano attorno al mondo dello spettacolo. E quindi stiamo parlando dei tecnici e tecniche dello spettacolo che oggi rappresentano la base sociale maggiore della cooperativa DocServizi ma anche perché banalmente dovete sapere che ogni spettacolo per ogni artista ci sono tre tecnici e quindi è abbastanza normale. E poi si sono avvicinati fotografi di scena, gli attori, le attrici, i danzatori e poi anche le altre figure, quindi social media manager che servono sempre di più e anche tutte le nuove figure. Ed è proprio da questo movimento, dalla ricerca di più certezze da parte di tutti quei lavoratori e lavoratrici che lavorano in modo autonomo che nascono tutte le realtà e le società che compongono la rete Doc. La rete Doc infatti è composta da nove società di cui cinque cooperative e quattro SRL e nelle cooperative troviamo ancora DocServizi ovviamente che concentra la propria attività su chi lavora nello spettacolo e ad oggi è diventata la più grande cooperativa di spettacolo in Italia. Ma ci sono anche Doc Educational che riunisce tutti coloro che insegnano materie artistiche e musicali, c'è Doc Creativity per chi lavora con la creatività digitale e analogica, c'è Hypernova, cooperativa di persone esperte del digitale e dell'information technology, Estea che è una cooperativa che invece riunisce esperti ed esperte di sicurezza che organizzano eventi grandi e piccoli in sicurezza. Ci sono poi le quattro SRL che sono possedute al 100% dalle cooperative e quindi dai soci e dalle soci delle cooperative che sono Fricomab, la più antica, di cui ci parlerà poi Andrea Ponzoni, DocLive che si occupa di produzione e organizzazione di eventi, FlashFuture che è una casa di produzione e distribuzione cinematografica e The Box che produce case, flat cases. Queste società insieme contano oltre 9000 tra soci e soci che appunto svolgono tutte le professioni all'interno delle industrie culturali e creative, nel 2023 hanno prodotto 80 milioni di euro di fatturato e lavorano in 29 filiali in Italia, quindi sostanzialmente c'è un'importante capillarità territoriale. Inoltre queste società hanno deciso di fondare e di creare la fondazione Centro Studi Doc che è la fondazione che io dirigo che si occupa proprio di studiare soluzioni cooperative e collaborative per tutti quei lavoratori e lavoratrici che fanno esperienza di precariato e di scontinuità nel loro lavoro quindi dagli artisti fino ai rider e in generale in tutte quelle aree in cui la dignità del lavoro non è garantita. Visto che appunto però siamo al Festival dell'Economia vorrei anche puntualizzare un attimo per quanto riguarda il modello economico che sostiene queste cooperative che lavorano in questo particolare settore. Intanto al contrario di quanti molti pensano bisogna sapere che le cooperative sono imprese e quindi devono fare profitti e pertanto le cooperative entrano sul mercato come tutte le altre imprese. Questo significa quindi che la differenza tra le cooperative e le altre imprese non risiede appunto nel fatto di entrare sul mercato ma piuttosto nella struttura organizzativa delle stesse. Se in altri tipi di imprese il musicista, la musicista è vista come l'oggetto di un progetto estrattivo per cui dal talento bisogna trarre dei profitti all'interno della cooperativa il musicista e la musicista sono invece protagonisti. Perché? Perché sono soci della cooperativa. Nel momento in cui entrano in cooperativa, acquistano una quota, diventano soci quindi proprietari dell'impresa e quindi attraverso il principio democratico una testa un voto possono partecipare alla gestione della cooperativa. Il momento più importante durante l'anno è sicuramente l'assemblea dei soci che è l'organo statutario della cooperativa durante il quale viene approvato il bilancio. Approvato il bilancio vuol dire che tutti i musicisti e le musiciste che partecipano all'assemblea possono sapere in modo completamente trasparente in che modo vengono gestiti tutti i ricavi della cooperativa e possono decidere come orientare l'organizzazione e la gestione di questi ricavi anche solo perché sono loro che votano i membri del consiglio di amministrazione, il presidente e via dicendo. La trasparenza, ci tengo a sottolinearlo, è una qualità fondamentale in generale per il modello cooperativo. In particolare all'interno delle cooperative della rete doc, questo si traduce ad esempio nel fatto che ogni cooperativa è dotata di una piattaforma e su questa piattaforma ogni persona può vedere l'andamento dei propri introiti. E questo insieme al fatto che ogni cooperativa anticipa la paga base prima ancora che il comittente salda il cachet e al fatto che ci sono le tutelle del lavoro dipendente permette di creare una continuità maggiore e di fare un minimo di programmazione della propria vita privata e lavorativa. È chiaro che il lavoro resta discontinuo, è la sua natura, però questo meccanismo chiaramente permette di aiutare la gestione. Un altro elemento interessante riguarda la peculiare gestione dei margini per cui tutti i costi di gestione vengono gestiti e vengono individuati all'inizio dell'esercizio. Ed essendo individuati all'inizio dell'esercizio, quindi all'inizio dell'anno, tutto quello che poi è fuori, in tutti i ricavi ulteriori, vengono reinvestiti nella cooperativa e quindi sui soci e sulle soci. Ogni musicista partecipa poi ai costi di gestione della cooperativa mettendo come ogni altro membro una piccola quota e nel corso degli anni queste quote sono state utilizzate dai soci e dalle soci per creare sempre più attività, servizi che andassero a supporto della loro professionalità. Parliamo quindi di servizi come l'ufficio Bandi per scrivere meglio i propri progetti, finanziare le proprie attività anche discografiche o ancora l'ufficio legale, contratti, l'ufficio estero per gestire al meglio in modo semplice anche quando si lavora all'estero. Tutte le attività legate anche alla formazione. Anche se devo dire che l'attività che a me ha sempre affascinato di più è quella dell'agenzia Viaggio, che sembra originale ma in realtà come potete immaginare questi lavoratori e lavoratrici viaggiano tanto. E però non sempre hanno da parte quanto basta per anticipare i costi dei tour. Quindi l'agenzia Viaggio, essendo dentro la cooperativa, permette di mantenere, di anticipare i costi del viaggio, permettendo anche di organizzare il viaggio stesso, e semplifica molto quindi la gestione delle attività. Oltre a questo, forse la sorpresa più grande è stata che, essendo specializzata nel settore dello spettacolo, questa agenzia è diventata la principale agenzia in Italia per organizzare la logistica dei Grandi Tour. Quindi oggi organizza Grandi Tour di tutta Italia. E stiamo parlando di un'agenzia che da sola fa 8 milioni di euro di fatturato all'anno. Sono anche soldi, è un ricavato che va dall'esterno verso l'interno della cooperativa e che quindi permette poi di andare a finanziare le altre attività della cooperativa. E per chiudere un altro numero che può essere interessante riguarda anche quanto guadagnano i soci. Vi ricordo che in media in Italia si parla di 6.800 euro all'anno per ogni musicista. Le migliaia di soci e soci di Red Dock guadagnano oltre il 65% in più, perché parliamo di più di 11.000 euro all'anno. Una differenza non da poco in un settore come quello che vi ho descritto. Detto questo, visto che vi piacerebbe anche approfondire appunto di più il tema della gestione del musicista, passo la palla ad Andrea Pozzoni che ci racconterà come questa visione grande di Red Dock che ho cercato di raccontarvi possa essere trasposta direttamente nel rapporto con i singoli artisti e artiste, magari anche attraverso qualche esempio, qualche caso di successo. Grazie. Sì, direi che con questa panoramica mi dai proprio anche l'assist per raccontare un po' quella che è stata l'intuizione. Io sono Andrea Pozzoni, sono membro del CDA della cooperativa, sono CEO di Freecom. Vi racconterò ora cosa è Freecom. Freecom è una delle società insieme a Dock Live che in qualche modo si occupa e si preoccupa di organizzare tutte le attività di tutti i soci musicisti all'interno della cooperativa, all'interno di questo macrosistema che si chiama Dock Music e che all'interno dei numeri che ci raccontava prima Francesca muove circa 8 milioni di euro di fatturato dei soci che si occupano appunto della parte artistica. Quindi escludendo la parte tecnica. Freecom è stata un'intuizione di vent'anni fa. Cioè, Freecom quest'anno compie vent'anni. Esatto. E' un'intuizione del presidente della cooperativa e del vecchio CDA, chiaramente, che si sono immaginati di mettere al servizio dei soci della cooperativa anche una struttura che potesse occuparsi di tutta quella parte produttiva di filiera, quindi la parte discografica, la parte editoriale e poi arrivata la parte di management, che è quella che afferisce alla mia attività lavorativa. Inizialmente proprio come col concetto di dire mettiamo a servizio una struttura che sia al servizio dei soci, quindi che sia assolutamente al di fuori da ogni logica di divisione degli utili, che chiaramente è una logica di senso e ovvio per tutti coloro che fanno impresa. Nel nostro caso invece era un'intuizione anche decisamente coraggiosa, no? Se vogliamo, perché uno dice ci occupiamo di discografia, ci occupiamo di sostegno alla carriera discografica e di supporto, sostegno, assistenza alla carriera editoriale, non solo dei nostri soci, però poi dopo tutto quello che diventa un utile lo trasformiamo per sostenere altri soci e sostenere altre carriere. Da lì siamo partiti con un modello discografico che era forse una terza via, in quel periodo poi la trasformeremo in una chiacchiera, quindi mi piacerà ascoltare anche il punto di vista di Omar sotto questo aspetto. Vint'anni fa cosa c'era? C'era l'universo delle multinazionali, c'era qualcuna di più, c'era un universo delle strutture indipendenti, dal punto di vista proprio della gestione della filiera, cioè essere una casa discografica indipendente negli anni 90, era una casa discografica che si produceva i dischi, si gestiva la comunicazione dei propri prodotti, molto spesso si gestiva anche l'attività performativa e di vendita degli spettacoli e si gestiva la filiera. Alcune volte con una vendita in mailing list o attraverso le fanzine, alcune volte proprio organizzando un sistema di filiera completamente indipendente. Questo invece era addirittura una terza via perché era il servizio completo dei soci e delle soci della cooperativa, quindi in maniera assolutamente democratica, dal cantautore all'orchestra di Liscio alla persona che faceva piano bar poteva godere dello stesso supporto dal punto di vista strutturale, quindi era decisamente ambizioso. Decisamente ambizioso, chiaramente non siamo partiti col botto vent'anni fa, ci è voluto del tempo prima che questo diventasse un modello. Questa cosa oggi cosa genera? Arriviamo vent'anni dopo ad essere una piccola media impresa, ci sono gli 8 milioni di cui prima di tutto il settore musicale, la parte invece afferente alla parte discografica, editoriale e manageriale, Fricom, una società che fattura intorno ai 400 mila euro per capirci, ci sono circa 30 progetti attivi che vanno dalla consulenza manageriale per Marlene Kuhns, il supporto che diamo a Omar Pedrini, per John De Leo, per Animo Formidable, artisti più o meno affermati, più o meno giovani, fino proprio anche a quello che noi definiamo il management amministrativo che facciamo per CCCP, per il tour europeo di Salanda Maitreya, abbiamo una varietà di attività che è decisamente più articolata rispetto a quando siamo partiti. Indubbiamente la forza di Fricom, noi abbiamo visto ad un certo punto un cambio di passo, dal momento in cui i nostri soci storici, i nostri soci storici, potrei appunto, Marlene Kuhns sono un esempio, Marlene Kuhns sono soci della cooperativa, credo probabilmente da vent'anni, ad un certo punto si sono resi conto che all'interno della struttura avrebbero potuto trovare tutto quello che generalmente andavano a pescare al di fuori, una struttura che si occupasse del management, una struttura che si occupasse della produzione esecutiva, una struttura che si occupasse di tutelare i propri diritti editoriali, la consulenza legale, la sicurezza, qualcuno che potesse insieme a loro anche lavorare sulla parte finanziaria, sulla progettualità finanziaria, quindi lavorare sul lungo termine, con un modello che fosse completamente al loro servizio, perché di fatto, e questo va un po' in antitesi rispetto a quello che viviamo i giorni d'oggi, l'interesse primario è quello di trovare condizioni lavorative migliori per i nostri soci, quindi se i nostri soci lavorano di più noi siamo più felici, quando i nostri soci lavorano di più noi siamo più felici e abbiamo la possibilità di supportare altri soci che magari lavorano meno o che sono semplicemente all'inizio. All'interno di questo ecosistema, oltre appunto a come raccontava prima Francesca, alla produzione esecutiva, avere una società che si occupa di produzione e distribuzione cinematografica, la logistica con l'agenzia viaggi, la tutela legale, tutto ciò ci permette di poter, quantomeno, un'altra cosa che tengo a sopporto, il fatto che si cerca di rendere sempre più consapevoli le persone con cui lavoriamo, questo è fondamentale, cioè noi non abbiamo, ci sono domani Marlene Kunz, dovessero approdare un'altra società di management, è viva, uguale, non sarà un problema, però siamo sicuri di aver lavorato per renderli più consapevoli e per evitare che loro possano avere qualche tipo di intopo da qua in avanti, magari per Marlene Kunz è un discorso che vale meno rispetto magari a casa di Lego, invece che un'artista che curiamo come management che è un po' più giovane. Addirittura si parlava del mercato discografico in crescita, si parlava dello streaming, sì, è una finta crescita, è una crescita sui massimi sistemi, ci sono dei volumi che ci fanno in qualche modo intuire che ci sia una crescita del mercato, però poi di fatto il 3% dello streaming mondiale è, solamente il 3% arriva ad avere degli incassi che sono superiori ai 50 mila, quindi rendetevi conto di tutto quel 97% che contribuisce ad una crescita ma che di fatto probabilmente non arriva a suddividere neanche 1000 euro grazie allo streaming. Noi queste cose come le affrontiamo, ad esempio una piccola cosa che noi facciamo, per mettere a tutti i nostri associati, i nostri soci di avere la distribuzione digitale sulle piattaforme, quindi streaming, Spotify per quanto riguarda audio, Amazon Prime se parliamo di piattaforme, video, riconoscendo il 100% degli utili. E già questa è una cosa che ad esempio è un piccolo segnale che però ci permette di redistribuire tutto alla nostra base sociale. Detto questo, chiaramente la nostra filosofia è quella di mettere al servizio le competenze e l'infrastruttura sia per quelli che sono i nostri big a un certo punto di vista che per le nostre lavoratrici e lavoratori emergenti, indipendenti che stanno iniziando ora una carriera. E questa possibilità, l'opportunità di poter lavorare con serenità sul medio e lungo termine è un privilegio. Ed è un privilegio che solo questo modello ti consente di avere, perché chiaramente non avendo l'ossessione della divisione degli utili, ma avendo la responsabilità di gestire i profitti che arrivano dal lavoro dei soci, è come se si creasse una sorta di patto che non diventa un'operazione di sostegno. Non diventa un segno mutualistico o di mecenatismo puro, ma diventa un patto che si crea con l'artista con il quale si lavora di responsabilità. Si lavora sulla sostenibilità vera di un progetto, si cerca di capire come possa essere portato ad un livello successivo, si cerca di capire come si possa fare un percorso di crescita. Lavoriamo moltissimo sulla formazione, lavoriamo moltissimo sul mettere in connessione anche artisti più affermati con artisti emergenti, proprio perché si parte da questo presupposto. Per cui è sicuramente Freecom, si occupa di editoria musicale, ma si occupa di editoria cartacea. Noi siamo editori di Fumodichina, che è l'ultimo baluardo della critica letteraria in ambito fumettistico. Pubblichiamo libri di nostri soci e socce che hanno bisogno anche di distribuzione e consulenza in questo senso. Facciamo tutta una serie di operazioni legate anche all'accompagnamento del fundraising, grazie anche all'ufficio Bandi, ma non solo. Questo è l'ambito all'interno del quale ci muoviamo. Il privilegio del poter lavorare progetti un po' più di pregio o di più riconoscibili dal punto di vista del pubblico è percorsi che facciamo con situazioni più indipendenti. Per darvi un'idea di quei 34 progetti attivi che stiamo seguendo in questo momento, ci sono alcuni artisti che hanno iniziato quest'anno a lavorare in regola, a fare un tour in regola. E non è banale questa cosa, perché la grande difficoltà per un artista, vi faccio dei nomi, Alessandro Ragazzo, un cantautore talentuosissimo che vive a Roma ma è di Venezia, che ha 26 anni e che finalmente si ritrova in una struttura dove riesce quest'anno a fare i suoi primi 30 concerti con un tour manager, con un avvocato che si occupa della contrattualistica. Con la possibilità di vendersi il merchandising in regola e la possibilità di avere anche un percorso di crescita di senso per lui, così come Noemi Cannizzaro oppure artisti che hanno fatto magari un percorso. Penso ad esempio Gabriella Martinelli, cantautrice Tarantina, fa Sanremo Giovani nel 2000 ed è il 2000, quindi come non essere passata da Sanremo. Arriva il Covid, si ferma completamente, c'è quindi un artista in rampa di lancio che si ferma ai blocchi di partenza. Ho detto 2000, quando ci si diverte il tempo passa in esola. 2020, grazie. Nel 2020 e quindi grazie, lì c'è stato fatto un grande lavoro di supporto anche, mi permetto di dire psicologico anche se non dovrei dirlo, perché non è qualei, quindi non può raccontarci se è vero o non è vero. Però sicuramente di incoraggiamento questo sì, perché non è mica semplice per un artista di 26-27 anni arrivare al sogno, arrivare finalmente all'inizio di una carriera e poi si chiude tutto. E noi abbiamo fatto due anni, in questi due anni l'abbiamo incoraggiata, l'abbiamo supportata, siamo arrivati a ottenere poi un nuovo contratto con l'Universa, da trovare un nuovo accordo con un'agenzia di booking, ora in questo momento è uscito il disco ed è in tour. Quindi questo è il nostro compito, il nostro lavoro, che è un po' diverso rispetto al racconto che ci faceva Francesca e che conosciamo molto bene di artisti, invece magari che vivono un hype improvviso, giovani, che ricevono magari anche degli anticipi importanti, poi non funziona e quindi devi ripartire da zero e non è sicuramente sano né semplice. L'ultima cosa che vi voglio raccontare, proprio per darmi un po' una panoramica rispetto alle belle attività che abbiamo fatto in questo periodo, è sempre in coda la pandemia, sempre parlando di Marlene Kunz, è nata l'idea di fare questo progetto, questo progetto si chiama Karma Klima. Karma Klima è stata, ne l'abbiamo sempre definita un'opera relazionale, non sapevamo se avremmo fatto un disco, però l'idea era quella di provare a raccontare, a vivere il mondo delle residenze, chiaramente c'era un tema forte, che era quello del sensibilizzare il problema del cambiamento climatico, affrontandolo dal punto di vista poetico. Cristiano Godano è sicuramente un autore che sa bene interpretare anche questi temi dal punto di vista poetico e quindi abbiamo deciso di immaginare questo progetto che partisse da un'esperienza di residenza in tre luoghi del cunese, in Marlene Kunz per chi non li immagino, tra voi non conoscerà Marlene Kunz, è una band che ha 35 anni di carriera, in qualche modo ha contribuito alla storia del rock, quindi è un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza che è stata realizzata da un'esperienza cosa poi sono diventate sono diventati 70 concerti poi c'è la possibilità di fare un nuovo tour celebrativo del primo disco che ci porta ad altri 60 concerti questa cosa è stata possibile perché non c'era solamente free con management ma c'erano dei consulenti c'era qualcuno che si occupava di fundraising c'erano i nostri giornalisti copyrighter penso ad Aldo Macchi che si è occupato di tutto il racconto di tutto il progetto c'erano i nostri videomaker c'era Flashfuture che ha distribuito l'opera cinematografica e ora la si trova sulle piattaforme e c'è stato tutto questo e tutto questo è stato possibile quindi se oggi raccontiamo, grazie a Karma Clima siamo andati ovunque dal punto di vista mediatico siamo finiti un po' su tutti i giornali in ogni occasione promozionale, ancora oggi dopo 4 anni ne stiamo parlando è stato possibile grazie all'efficacia di questo modello e quindi un po' raccontarvi questo esempio quindi un po' per andare a concludere anche per passare la palla all'amico Omar mi piaceva un po' fare questo passaggio, free come nata vent'anni fa vent'anni fa c'era un mondo che era completamente diverso oggi si chiede e si richiede ai musicisti, agli artisti e all'artista di saper fare un po' di tutto di essere dei content creator, di essere dei social media manager, di essere degli artisti, di scrivere dei brani però come dice Daniel Ek il CEO di Spotify devi scriverne anche tanti, devi pubblicare ogni mese perché sennò non sei visibile quindi vieni come dire in qualche modo stritolato all'interno di un meccanismo che è difficile per un artista da sostenere e da sostenere in modo autonomo, qual è quell'artista che si può permettere di sentirsi così strutturato da reggere questo tipo di pressione? è cambiata un po' Omar dal 93 ad oggi parliamo di anniversari, sono cambiate no? tu come l'hai vissuto questo periodo, questi cambiamenti? buongiorno a tutti, io proprio appartengo a quella famosa generazione di passaggio, la X generation schiacciata tra i boomers e i millennials che è stata la generazione che ha affrontato questa grande rivoluzione della musica in Italia quindi ho vissuto ai primi successi con I Timoria esordiamo nell'88 e ho la fortuna di avere successo giovanissimo a 23 anni ero già sul palco di Sanremo a 25 il primo disco d'oro e quindi il volume, no la musica è diventata un lavoro sebbene io venga da Brescia una città molto industriale ancora oggi mi chiedano poi di lavoro vero cosa faccia però da quel momento ecco entriamo nel mondo del lavoro eravamo una società, una società estremamente democratica abbiamo sempre diviso per 5 tutti i guadagni e quindi la nostra gestione era la tipica gestione di una società normale già allora ci rendevamo conto quanto mancassero degli appoggi dal punto di vista della gestione io ricordo che facevo impazzire il commercialista perché non c'erano commercialisti specializzati nelle cose musicali e faccio un esempio che mi è accaduto soltanto dopo tre quattro anni mi resi conto che i diritti d'autore della Siae arrivavano da Roma già tassati essendo una cosa che ci pagava le tasse due volte ecco ai tempi c'era abbondanza e anche di volumi dischi d'oro i nostri primi due primi ed unici dischi d'oro con i timori erano 100 mila persone che uscivano di casa con la mancia del papà e andavano a comprare il vinile e se lo portavano a casa poi c'è stata la rivoluzione digitale passando per il cd che ha avuto vita più breve di quella che che sbandieravano all'epoca quando sembrava fosse una cosa eterna ed indistruttibile arriva poi la musica liquida e lì cambiano le cose cambiano completamente gli attori rimangono gli stessi chi ha avuto la fortuna come a me di avere una carriera di 35 anni che festeggio quest'anno faccio ancora un centinaio di serate all'anno e l'impatto fu devastante. Negli anni 2000 insomma è necessario ripensare a come gestirsi a come utilizzare i fondi e avevamo una serie di persone che orbitavano intorno a noi alcune cose le avete già dette ma ripetita io, antimio il punto di vista del musicista, l'avvocato per una cosa, il commercialista per un'altra, a Roma perché si viaggiava per la SIAE e quindi per tutto quello che riguardava i diritti, l'editore era uno, il discografico era un altro e il distributore a volte un terzo ancora era appunto il famoso boom del rock italiano e della musica indipendente italiana. Decidiamo ecco grazie a un consiglio di un'amica di entrare nel mondo delle cooperative quindi amo raccontarlo, io oggi sono qui soltanto per fare una testimonianza e eventualmente rispondere a qualche domanda se ci fossero, sarò brevissimo però rendersi conto che anche noi grandi, allora eravamo uno dei primi tre gruppi italiani come volume d'affari e quindi anche come incassi, ad aver bisogno della cooperativa quindi a dispetto di quello che si pensava, i piccoli stanno con le cooperative, i grandi hanno una partita iva o una srl o una società semplice, invece ecco io consiglio tutt'oggi questo tipo di gestione perché aiuta proprio la gestione dalla A alla Z di tutto quello che è il lavoro della artista quindi di quelle 22 ore viaggi compresi, una delle battute che faccio spesso, volevo fare il musicista nella mia vita ma in realtà faccio il camionista perché sono in strada o in treno su un aereo 20 ore al giorno e sul palco un'ora e mezza due quando quando è tanto e sei invece completamente assediato no, anzitutto dalla paura di sbagliare perché pochi hanno la fortuna mari di aver fatto studi tecnici, io avevo fatto studi umanistici quindi già nella gestione la paura di prendere delle molte, nel 2002 divento cantautore, cantante solista, si scioglie il gruppo dei timori e lì iniziano guai ancora peggiori perché ho dovuto iniziare ad assumere delle persone da cinque soci paritari quindi ognuno aveva gli stessi diritti e doveri, io mi trovo a dare lavoro attualmente a otto persone, giriamo in nove, siamo una realtà media e quindi tutelare la sicurezza, la paura dell'incidente sul lavoro, facendo i musicisti insomma si ha a che fare con l'elettricità, con palchi all'aperto d'estate a volte con un propriamente insicurezza e essendo io responsabile dando del lavoro a delle altre persone mi sono preoccupato anche di questo non soltanto quindi della gestione delle fatture, delle tasse e dei permessi. La cooperativa in un attimo ha risolto tutte queste mie problematiche e questa è la cosa che consiglio anche a chi ha grossi volumi di lavoro quindi oltre che alla bellezza perché esiste anche un'etica nel lavoro anzi col lavoro che faccio con i sindacati non dimentico mai di sottolinearla, ho il cruccio della sicurezza sul lavoro quindi sarebbe davvero drammatico che succedesse proprio a noi un incidente sul lavoro però ecco capitano montare palchi insomma leggiamo lo sappiamo tutti. C'è un'etica che mi interessa che è anche quella di partecipare al lavoro di tutti quindi noi grandi poi il nostro lavoro estremamente se fosse se fosse un grafico sarebbe un grafico impazzito perché gli alti e i bassi nelle nostre carriere sono all'ordine del giorno soprattutto nell'epoca digitale in cui ci sono questi burn out come li hai definiti di successi improvvisi straordinari ma che prevedono già la scadenza breve per fare spazio ad altri fenomeni del momento ecco perché le case discografiche non investono più sulle carriere degli artisti ma investono su un anno quando va bene due di lavoro questo crea anche disoccupazione scontentezza demoralizzazione ecco sapere che parte dei miei proventi vadano a finire in una cooperativa che si occupa anche degli ultimi e non solo non solo per per fratellanza o per empatia ma anche pensando a quando io non potrò più probabilmente fare 100 girate all'anno mantenermi è una cosa molto bella eticamente ecco questo è l'aspetto che ciò che posso aggiungere rispetto a voi pensare appunto che garantisci comunque una maggiori sicurezza una trasparenza una limpidità di rapporto con lo stato con le tasse con i diritti di chi assumi e di chi si esibisce su un palco con te e per finire ecco per avere un'assistenza legale io vi assicuro quando quando apparteniamo capita anche oggi a volte quando appartenevo appunto ai timori ed eravamo una società le notule degli avvocati sono sempre molto salate spesso rinunci a difendere i tuoi diritti perché non hai le migliaia di euro che ti servono per pagare un avvocato io un avvocato l'ho anche sposato piccola parentesi quando incontro quando al mio master dove indegnamente insegno in università consiglio sempre qualcuno prende chi fa legge qualcuno prenda la specializzazione indiritto d'autore perché scarseggiano a milano sono 4 5 avvocati che hanno tutto il mondo della musica quindi è chiaro che aumentano anche gli onorari e qualcuno ne può approfittare ecco una cooperativa ti garantisce di avere un ufficio legale che tutela i tuoi diritti e per un ragazzino che si trova magari fregato dall'organizzatore criminale che non solo paga in nero non paga i diritti non paga l'empals non paga la tua sicurezza tante volte ti frega anche a fine serata dice a un ragazzino sono papà di un ragazzo che ha cercato di fare il musicista anche ne ho sentiti di tutti i colori la serata è andata male non abbiamo incassato invece che 500 euro tenendo 200 e vai fuori dalle scatole alla svelta ne sentiamo ecco eticamente mi fa piacere da artista professionista pensare che ecco questa rete aiuti anche i giovani musicisti o musicisti in disgrazia e questo mi fa mi fa molto piacere grazie e approfitterei per qualche domanda dal pubblico se ne avete sì c'è il microfono che sta arrivando così sentono anche le persone in streaming grazie grazie volevo chiedere ad andrea e se ci sono soci anche che provengono parlo degli artisti dal mondo della classica o del jazz assolutamente sì sì noi tra i nostri soci abbiamo il maestro ennio marchetto abbiamo leila martinucci che appena reduce adesso da tutto un progetto con con boccelli e jazzisti tanti ferruccio spinetti è uno dei nostri soci più antichi e anche tra i più presenti e partecipi all'attività diciamo della cooperativa quindi sì assolutamente non c'è nessun tipo di di vincolo in tal senso anzi adesso stiamo tra l'altro seguendo appunto il stato manageriale una giovane musicista compositrice cantautrice che si chiama chiara iannicello che ha come nome d'arte chiare che sta avendo una buona fortuna insomma è stata anche trasmessa dalla bbc in questi giorni è una ragazza di 22 anni che suona il contrabasso e canta che è stata proprio segnalata da ferruccio spinetti quindi pensa la bellezza appunto di un di un socio master come li definiamo noi che ci segnala un artista di 22 anni con la quale adesso stiamo facendo un percorso sia discografico che di crescita molto interessante seconda cosa 43 mila musicisti il bacino quanto sfondano le cooperative su questi 43 mila musicisti quanto appeal hanno queste cooperative rispetto al lavoro del musicista cioè quanti optano invece per non entrare in una cooperativa selgono altre strade ho presente una musicista in ambito blues che si gestisce autonomamente tra mille mille e mille difficoltà riferirò anche di questo incontro però c'è questa questo questo questo desiderio dell'autonomia questo questo tra mille difficoltà però mi gestisco desiderio di autonomia non è sbagliato e nessuno infatti tengo a specificare che nessuno è obbligato a entrare in cooperativa principio numero uno porta aperta se si vuole entrare si entra se non si vuole entrare non si entra tra l'altro i musicisti le musiciste sono gli unici che possono tutto il mondo dello spettacolo avere la partita iva e pagarsi i contributi aprire le giornate fare tutto il percorso in autonomia e quindi effettivamente sono tra le persone nel mondo dello spettacolo che più lavora in autonomia proprio perché possono farlo perché tutti gli altri lavoratori e lavoratrici dello spettacolo purtroppo si aprono la partita iva tutto il loro proventi vanno nella gestione separate non vanno nella nelle examples e quindi in realtà c'è un buon numero di musicisti musiciste che lavora in cooperativa ma bisogna anche tenere conto che in questi 43 mila diciamo che sono migliaia non saprei quantificare esattamente saranno quanti 5000 6000 musicisti nelle cooperative italiane ma nei 43 mila ci sono anche è un po tecnico però penso che lei conosca i comma 188 cioè ci sono anche tutte quelle persone che magari sono hanno fatto un giorno ma non è detto che pagano i contributi ci sono persone che lo fanno di passaggio c'è anche quello che ha fatto il saggio di musica magari stato chiamato è stato pagato quindi ci sono davvero anche persone che hanno fatto molto poco in questo settore e che quindi magari sono pagati banalmente con la ritenuta da conto o c'è tutto tra l'altro 43 mila ma c'è un universo la fuori perché questi sono quelli che hanno avuto almeno una giornata in chiaro e con quattro miliardi di euro di sommersone non sappiamo è come la dark matter no non sappiamo cosa cosa c'è e mi permette si credo bisognerà fare una cerca dettagliata 43 mila l'ho detto un po provocatoriamente sapevo che sono numeri anche di una giornata come sì sì sì però mi serve per inquadrare il fenomeno cooperativo dal punto di vista quantistico sì il dato se posso è un po difficile dallo con precisione perché ci sono appunto insegnanti che fanno anche i musicisti ci sono tecnici dello spettacolo che fanno anche i musicisti c'è chi magari è scritto e fa il social media manager ma fa anche il musicista cioè è un po è un tema che va un po profondito da un altro punto di vista ecco quindi diciamo il numero sono i dati ims fa più effetto il 4 miliardi di sommerso parzialmente volevo ricordare anche tutti gli addetti ai lavori no spesso parliamo soltanto dei musicisti io prima ho detto assumo otto persone ogni turne 4 sono musicisti e 3 sono tecnici quindi grazie al covid in cui abbiamo scoperchiato questo questo grosso mondo ci sono tantissime persone che non sono sul palco con noi ma che lavorano effettivamente per il mondo della musica quindi tecnici luci i rodis driver tecnici di palco e le cooperative si occupano voglio comunicare ecco che si occupano anche di queste persone non soltanto di noi musicisti ci tenevo perché è importante che il donno delle arti non è il mio forte però ero curioso di una domanda voi come cooperativa prendete dei finanziamenti dal paese italia o dall'unione questo mi serve mi piacerebbe sapere perché come la pensano per investire in questo settore perché visto che l'italia è un paese di grande cultura grandi talenti artistici volevo sapere come la pensano allora grazie una domanda eccellente servirebbe un'altra ora che non abbiamo però cerco di essere sintetico allora c'è un mondo che è finanziato quello che noi chiamiamo diciamo l'ambito tutelato che tutto ciò che ha a che fare con i finanziamenti del fusse cioè il ministero da un tot di finanziamenti prevalentemente diciamo per l'ambito delle stagioni teatrali per capirci poi è stato allargato anche all'ambito poplar dopo il covid però quindi si immagini e quindi c'è una parte che è finanziata finanziata cosa significa significa che chi organizza una stagione teatrale ha una stagione concertistica teatrale musicale alla possibilità di avere dei finanziamenti una volta presentato un bando un progetto che generalmente è triennale è un po' una c'è una barriera d'accesso che è importante non è una cosa semplice serve una storicità eccetera eccetera poi ci sono invece tutto il mondo l'ambito del tutto ciò che viene finanziato attraverso bandi che possono essere bandi nazionali bandi regionali o bandi a volte da collecting come può essere la siai ad esempio e diciamo che le cooperative no non sono non sono sostenute in nessun modo tra l'altro le racconto questo dato quando c'è stato 2020 2021 noi nel 2019 abbiamo fatturato circa 69 milioni di euro se non ricordo male una cosa del genere che è stato praticamente azzerato perché l'ottantacinque per cento del nostro core business è lo spettacolo ok quindi provate a immaginare cioè noi abbiamo 180 dipendenti amministrativi 29 filiali soci e socce da sostenere cioè è stato ovviamente un dramma noi siamo stati gli unici che non hanno avuto nessun tipo di sostegno pubblico perché si è passati come grande impresa perché fatturando 69 milioni di euro per lo stato noi eravamo grande impresa noi siamo usciti a prendere un finanziamento che in qualche modo ci ha salvato perché siamo trasparenti anche in questo grazie al cinema cioè grazie al fatto che noi abbiamo all'interno una società e nel nostro codice ateco ci occupiamo anche di cinema abbiamo avuto la possibilità di accedere ad un finanziamento che premiava le cooperative del cinema ma c'eravamo praticamente solamente noi e quindi siamo usciti a prenderlo ma se non ci fosse stato diciamo questa questa opportunità noi non avremmo probabilmente forse non saremmo che parlare d'altro il nostro tempo purtroppo è finito mi permetto solo di fare un ultima domanda telegrafica a Omar che penso possa essere utile per chiudere sai qualche consiglio da dare a un giovane musicista che oggi voglienti prendere questa carriera se devo risponderti sinceramente di iscriversi a un talent show televisivo se invece ti devo rispondere col cuore credo che ancora oggi con il partire dal basso viviamo in un'epoca in cui devi prima avere successo poi inizia a fare la gavetta faccio ancora parte di una generazione in cui arrivavi alla televisione e grossi media dopo aver fatto tanta strada la cosa che consiglio tutti è quella di proporre musica propria troppo spesso i ragazzi che iniziano si accontentano di quelle brezza bellissima di avere applausi scroscianti e serate facendo canzoni solo di altri ecco io ho sempre consigliato anche a chi canta le cover le cover che non non c'è niente di male anzi cantate soprattutto le mie che guadagno qualcosina di diritti e spesso ecco ti dà l'idea no di avere successo perché riempi locali perché la gente canta magari di inserire un 30 per cento di canzoni propria che ancora il veicolo migliore i talent i talent oggi danno certo una percezione di successo immediato ma spesso non dura molto ormai possiamo dirlo con con dati dati alla mano e si fa parte di quella bolla che appunto la musica digitale spotify predilige ecco trovare una via di mezzo non sempre il nuovo è meglio del vecchio trovare una via di mezzo è utilizzare il mondo digitale la rete ma non allo stesso tempo come diceva robert plant a non usare gli artisti dal vivo in un piccolo locale ti dà l'idea e la gente è ancora in grado di fare passa parola ecco non siamo proprio tutti pecoroni che si fanno gestire facilmente grazie nel bis
{{section.title}}
{{ item.title }}
{{ item.subtitle }}